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Autore: ArwenDurin    22/03/2020    3 recensioni
Dal capitolo 3 e ultimo:
"Ma egoisticamente, non voleva rivivere tutto e ricadere in delle emozioni che l’avevano portato quasi all’autodistruzione, tra cui la rabbia del fatto che John non passò per mesi, non voleva che poi tutto ricominciasse."
Intorno alla s3 di Sherlock
Johnlock 💕
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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"I choose to love you in silence for in my silence I find no rejection.
I choose to love you in my loneliness for in my loneliness no one owns you but I.
I choose to adore you from a distance for distance shields us both from pain. I chose to imprison you in my thoughts cause in my thoughts, freedom is for me to decide
I choose to kiss you on the wind for the wind is gentler than my lips. I choose to hold you only in my dreams for in my dreams there is no end."

-rumi

 
 
Sentì i suoi passi nelle scale e dalla cadenza e velocità, capì che volesse dirgli qualcosa motivo per cui Sherlock, appena lo avvertì  arrivare nell’appartamento, si voltò verso di lui.
«Ehi Sherlock.» Ed eccolo lì, John e la sua voce a riempire di nuovo quelle mura che erano state così silenziose per così tanto tempo, averlo lì era la notizia migliore di sempre! Ma dall’altra aveva paura, soprattutto con il suo blogger in agitazione così nervosa, da mordersi le labbra e stringere la mano sinistra così forte che le sue nocche diventarono bianche.
Se doveva buttarsi nuovamente da qualche tetto per dar a John anche soltanto un briciolo di felicità, l’avrebbe fatto senza pensarci, ma paradossalmente era colui che affondava il suo cuore. Averlo di nuovo lì per casa e abituarsi alla sua presenza, era qualcosa di confortante e spaventoso allo stesso tempo perché che cosa avrebbe fatto se fosse andato via di nuovo? Se fosse stato questo che voleva dirgli, in quale braccia oscure si sarebbe gettato? Diceva di averlo fatto per un caso e da una parte era vero, ma sapeva che avrebbe potuto fingere di non essere un drogato-chi meglio poteva fingere?- piuttosto di non esserlo davvero.
Nonostante ciò si preparò al meglio che poteva, portando le mani dietro la schiena.
«Sei tornato prima dalla tua uscita con Mike.»
John crucciò le sopracciglia e annuì.
«Sì ehm beh, voglio chiederti una cosa.»
«Lo so.»
Watson tirò un sospiro prima di continuare.
«Prima che tutto questo casino succedesse vorrei saperlo, avrei preferito saperlo prima ma non ho avuto...ascolta, devi soltanto dirmerlo,» Inspirò prima di aggiungere «Perché andasti via dal mio matrimonio?»
Sherlock rimase impietrito, un "oh" non pronunciato sulle labbra, ed eccolo lì l'unico uomo che riusciva davvero a sorprenderlo; lo osservò per capire se ci fosse dell'altro sotto e c'era dal tremore leggero nel suo corpo e dal luccichio nei suoi occhi blu, ma voleva una risposta a quella domanda.
«Davvero, John? È...semplice, avevo assolto il mio compito e mi stavo annoiando sai che...»
«No, no Sherlock.» Lo interruppe con determinazione.
Sherlock si bloccò e si avvicinò a lui, assottigliando lo sguardo e raccogliendo informazioni.
È diverso.    
«Mio fratello! Ho notato che parlate spesso ultimamente, quale idiozia ti ha detto a questo proposito? Che si è inventato...»
«Molly.» Lo interruppe nuovamente, non togliendo lo sguardo dal suo, una luce così potente negli occhi che come una marea stava per afferrarlo e farlo annegare nelle sue acque, Sherlock si sentì inerme in quelle onde blu.
«John questo non...» Si bloccò, incerto su come proseguire.
Aveva cercato di celare i suoi sentimenti con la mente più affine di tutte proprio Mycroft, quando l’aveva trovato a casa sua dopo quel dannato matrimonio, lì seduto sulla poltrona di John…aveva celato il luccichio nei suoi occhi, eppure qualcun altro che poco aveva considerato, aveva capito. Ora dunque, anche John sapeva e Sherlock deglutì non riuscendo a rispondere, a negare, né aggiungere altro.
«Dimmi perché te ne sei andato dal mio matrimonio.»
Il suo sguardo conteneva la stessa insistenza della sua frase e Sherlock fu costretto a sospirare.
«Non ha importanza.»
Gli occhi del blogger si fecero scuri, un’ombra li attraversò motivo per cui il detective si schiarì la gola, cercando di riprendere un controllo che oramai aveva perduto.
«John, io...»
«No, adesso ascoltami. Quello che mi ha detto Molly io lo sapevo e lo vedevo, ma negavo a me stesso questa possibilità e sono stato un folle.» Le scuse per gli anni persi, i momenti ignorati e gli sguardi dimenticati, erano presenti nelle sue parole mentre gli si avvicinò ulteriormente. Uno sguardo pieno di dolcezza e passione che come un fuoco sembrava possedere ogni parte del suo corpo.
Anche Sherlock lo sapeva, o almeno, aveva intuito un interesse nei suoi confronti ma non questo, John aveva sposato un'altra persona e lui aveva sofferto, come mai avrebbe creduto possibile per una mente razionale come la sua. Ma per John, la sua assenza, lo rendevano scioccamente sentimentale; non poteva farci più nulla, non dopo anni di lotta inutile.
Ma egoisticamente, non voleva rivivere tutto e ricadere in delle emozioni che l’avevano portato quasi all’autodistruzione, tra cui la rabbia del fatto che John non passò per mesi, non voleva che poi tutto ricominciasse.
Controllo. Riprendi il controllo di te stesso.
«John, aspetta...»
Sorrise, uno di quelli che sciolse il suo cuore e in Sherlock tornò la paura poiché ciò che contava di più era vedere John di nuovo sorridere, non avrebbe mai pensato di diventarci dipendente da volerne sempre e costantemente, ma era così.
Li adorava o meglio, li amava.
«Non credi che abbiamo aspettato abbastanza?» Le sue piccole mani erano intorno al suo viso ora e Sherlock dovette abbassare lo sguardo per resistere.
«Potresti pentirtene, dopo.»
«Smettila di dire assurdità.»
Aveva le labbra pericolosamente vicine alle sue, lì sulla punta dei piedi pronto ad un passo che Sherlock aveva sempre desiderato ma mai pensato di meritare, si bloccò togliendo le sue mani dal viso e incontrando i suoi occhi sentì il "suono" del suo cuore spezzato.
«No, John.»
Non voglio rovinarti la vita, di nuovo.
Poggiò i piedi a terra il blogger, un perché scritto nelle sue labbra al posto del bacio che doveva esserci.
«Tu non stai seguendo la logica, e Mary...»
«Non ti azzardare a mettere di mezzo lei, Sherlock! Non provarci nemmeno a nominare una donna che nemmeno è esistita, credi che possa amare qualcuno che non ha nemmeno avuto il coraggio di rimanere e spiegarmi ma piuttosto scrivermi che ha dovuto nascondermi tutto, persino un figlio che non era mio? Che è scappata per proteggermi e un susseguirsi di inutili parole sentimentali? Perché quello che ha fatto dopo aver preso i documenti che Magnussen è stato semplicemente fuggire… no, Mary non centra.»
Gli toccò il braccio per poi afferrarlo con forza, una forte rabbia che scorreva in quella stretta.
«Non è lei, non paragonarti a Mary, tu sei migliore e ci sei sempre stato. La verità l’ho capita è un’altra perché non è lei che...»
«John!» Lo interruppe con un tremolio.
Non voglio essere una seconda scelta.
«Sei arrabbiato e stai seguendo questa emozione, tu sei spesso impulsivo e questo può portarti ad azioni o parole che vorresti non aver mai fatto o detto. Nonostante tutto tu hai sposato Mary, tu l'hai scelta.»
I loro occhi si incontrarono e John lesse più di quanto avesse voluto e fu qui che Sherlock decise di voltargli le spalle, guardò verso la finestra e sul tempo cupo che stava percorrendo Londra.
«Tu non mi credi.»
Ed ecco che pronunciò la frase in un sussurro tinto di rabbia e si distanziò da lui, la pioggia cominciò a battere mentre delle lacrime salate bagnavano il volto del detective.
«Sei un idiota, ma se non è questo quello che vuoi...me ne andrò.» E senza aggiungere altro, si fiondò fuori dall'appartamento.
 
In pochi secondi la pioggia aumentò, mentre sentì John scendere le scale con tutte le emozioni che lo dominavano e le gocce divennero sempre più persistenti.
John è fuori sotto la pioggia e non ha l’ombrello.
Fu questo il pensiero improvviso che percorse la mente di Sherlock e che lo spronarono ad avvicinarsi all’attaccapanni, ma fu lì che notò la fede d’oro a terra e capì. Realizzò il rumore metallico che aveva zittito e ignorato, sovrastato da ben altre fragili emozioni, era appartenuto a quell’anello e lo vide: John che scuoteva il capo deluso alla sua figura di spalle, mentre si toglieva quella fede nuziale che per lui non era nient’altro che un anello senza alcun significato, un peso che stava lasciando alla porta di Baker Street.
Sherlock riaprì gli occhi, uscendo dal suo palazzo mentale, gli stava dando una scelta e nello stesso tempo comunicando ogni cosa: di quanto lei non fosse importante, che chi credeva di amare non esisteva, dunque nemmeno il suo sentimento per lei e che era tutto in mano a lui.
Gli stava lasciando il suo cuore a pezzi quanto il suo.
Cosicché il detective prese l’ombrello e con una corsetta, raggiunse John vicino alla strada.
«John!»  
Lo chiamò con più disperazione di quanto volesse e lui si voltò, abbassando la mano con il quale stava chiamando il taxi e nei suoi occhi blu rivide i suoi stessi sentimenti.
«Sherlock.»
Come disse il suo nome e come lo guardò, da lì null’altro ebbe importanza, Sherlock lasciò cadere l’ombrello e le gocce di pioggia accompagnavano i due uomini mentre lentamente si avvicinarono. Quando furono così vicini da condividere il respiro, si guardarono per un istante, entrambi mascherarono le lacrime nella pioggia e presto le mani di John furono di nuovo nel suo volto.
Non c’era fretta, non c’era bisogno di averne non dopo tutto quel tempo di parole non dette e sentimenti non espressi…semplicemente John carezzò il suo volto, dagli zigomi alti, alle guance e infine le labbra, poi portò le loro fronti ad incontrarsi. Sherlock seguì ogni suo movimento, ogni suo respiro condiviso con lui e lentamente chiusero gli occhi assieme, prima di far unire le loro labbra.
Lì davanti Baker Street bagnati fradici e con qualche persona che li guardava o ignorava passandogli soltanto accanto, si stavano baciando non fregandosene dei pensieri degli altri per una volta. Non importava chi avrebbe parlato o cosa avrebbero detto, le parole erano superflue esattamente come loro due non ne avevano bisogno. Poiché bastavano i loro cuori che battevano all’unisono, le loro risatine a fine di quel bacio e il riunirsi delle loro labbra che ancora si cercavano…lì insieme a dirsi tutto ciò che c’era da dire.


Angolo Autrice: 
Ciao a tutti! Potevo concludere questo racconto mettendo il pov di colui di cui più di tutti  ho fatto, ovvero Sherlock :P? Pss, no XD
 
La scena del bacio sotto la pioggia con la scena a rallentatore, almeno io me la sono vista così, mi è rimasta in mente per parecchio tempo e cercavo di collocarla da qualche parte finché non è arrivata sta fanfiction e finalmente l’ho scritta!

 
💞Grazie a chiunque leggerà e/o commenterà😊
   
 
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