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Autore: channy_the_loner    22/03/2020    2 recensioni
Finalmente è giunto il compleanno dei trigemini, quindi decorazioni, musica, regali, torta e che festa sia!
...o almeno questo è ciò che vorrebbero loro.
Genere: Comico, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ayato Sakamaki, Kanato Sakamaki, Laito/Raito Sakamaki, Shuu Sakamaki, Subaru Sakamaki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-I diciottenni di Marzo

 

 

Avevano atteso quei giorni con una tale trepidazione da non poter essere correttamente, o meglio, completamente descritta in parole; un paragone lecito sarebbe stato quello del navigante che, dopo mesi passati in balia delle onde e degli squali, scorge finalmente un’isola sulla quale approdare. Sembrava che stessero gridando proprio questo, a pieni polmoni, sventolando la bandiera e preparandosi ad attraccare ad un nuovo porto: Terra in vista!

L’avrebbero scritto anche sui biglietti che avevano distribuito con un mese d’anticipo per assicurarsi che nessuno inventasse scuse dell’ultimo minuto – ops, è troppo tardi per organizzarsi! E poi non ho nulla da mettere! – ma, sotto il consiglio di qualcuno più autorevole, ragionevole e diligente di loro tre messi insieme, su ciascun invito erano semplicemente riportati data, ora e luogo dove si sarebbe tenuta la festa di compleanno, il tutto incorniciato da ghirigori eleganti e un leggero spruzzo di profumo, entrambi marchio di fabbrica della loro famiglia.

Nonostante fossero in realtà molto più maturi rispetto all’età che erano riportate sulle loro carte d’identità, i tre fratelli avevano ben deciso di organizzare l’evento in grande stile, telefonando pertanto a pasticcieri, fotografi, animatori, decoratori e chiunque avesse potuto garantir loro il perfetto svolgimento della serata; non mancavano nemmeno i vestiti con i corrispondenti accessori, e già pregustavano il piacere di scartare tutti i regali che avrebbero ricevuto – possibilmente che rientrassero nei loro rispettivi gusti, nessuna eccezione o qualcuno ci avrebbe rimesso la pelle.

L’immensa villa era finalmente pronta: il salone era stato tirato a lucido come mai prima d’allora – avrebbero dovuto fare attenzione a non scivolare sullo smagliante pavimento – e il giardino aveva, seppur parzialmente, perso quella sua abituale aria misteriosa e agghiacciante per lasciare spazio a festoni, palloncini e un ampio tavolo dove sarebbe stata poggiata la torta a cinque piani insieme agli altri pasticcini, dato che la cascata di cioccolato con i suoi cornetti da intingere sarebbe rimasta all’interno per poter distribuire gli ospiti più golosi; la soluzione di allontanare le tipologie di dolci non era affatto piaciuta al violetto, poiché egli avrebbe voluto mangiare di tutto e di più senza dover andare da una parte all’altra, ma era stato convinto grazie a un compromesso: avrebbe avuto una fontana di leccornie al sicuro in camera sua, in modo tale da non doverle condividere con nessuno. Certamente dal pulpito del secondogenito di famiglia non risultava essere il patto corretto, dato che significava spendere una montagna di denaro in più, ma era anche vero che quella era stata l’unica maniera per placare un pianto esagerato e un fiume di stridenti urla isteriche; d’altronde sarebbe stato lecito dire che quella era anche la richiesta più innocente e fattibile che aveva ricevuto, dato che gli altri due gli avevano esplicitamente ordinato di chiamare a rapporto anche delle cameriere e ballerine degli strip club che erano soliti frequentare, ma lui aveva tirato fuori il proprio novello frustino e l’aveva sperimentato sui loro didietro – una perfetta combinazione tra elasticità e brutalità, un ottimo acquisto.

L’orologio della tenuta rintoccò le nove di sera per altrettante volte, facendo scattare tutti gli inquilini sull’attenti; il cancello d’ingresso si aprì magicamente – o così sembrava, ma da dentro qualcuno aveva ovviamente premuto un pulsante – per poter far entrare gli invitati. Tuttavia nessuno varcò la soglia.

Altamente emozionato e pertanto al limite della sobrietà, Ayato si affacciò alla finestra per scorgere l’orizzonte e scoprire chi era stato il primo ad arrivare ma, quando notò che il viale principale del cortile era deserto, imprecò a denti stretti. «Dove sono finiti tutti?»

Alle sue spalle giunse Laito, ormai già maggiorenne da un giorno. «Saranno qui a momenti, non c’è da preoccuparsi.»

Intervenne anche Kanato; se ne stava in disparte e teneva ben saldo tra le sue braccia Teddy – il quale aveva, per l’occasione, una benda nuova di zecca. «Un minuto in più di ritardo è un minuto in più di attesa per me. Voglio quella torta. In fretta.»

«Voglio capire gli ospiti, ma il fotografo dove si è cacciato?! Doveva essere qui un’ora fa!»

«Torta. Torta. Torta. Torta. Torta.»

«Ci sarà del traffico per strada.»

«Piantatela. Non arriverà proprio nessuno.» I tre gemelli si voltarono in contemporanea in direzione della voce che avevano udito, per poi fulminarlo con lo sguardo; Subaru se ne stava appoggiato allo stipite della porta con le braccia conserte e l’espressione di chi avrebbe voluto, seduta stante, esiliarsi in un continente desolato perché stanco di ciò che era costretto a sopportare di giorno in giorno. Rispose alle occhiate cariche d’odio con il medesimo silenzioso – strano a dirsi – sentimento.

Ayato prese a camminare verso di lui con i pugni chiusi e il passo di marcia, tipico atteggiamento di chi avrebbe volentieri fatto scoppiare una rissa. «Che cazzo farnetichi?» disse con la mascella serrata.

L’albino fece un repentino passo all’indietro. «Stammi alla larga! Non voglio essere contagiato.»

«Dalla stupidità di Ayato-kun?» sputò Kanato, la bocca premuta contro la testa del suo orso di peluche.

«Non lo guardate il telegiornale, branco di deficienti? C’è lo stato di pandemia mondiale.»

Il terzogenito bloccò a mezz’aria il pugno che stava per sferrargli. «Pande-cosa?»

«Ayato-kun, la pandemia è un’epidemia che tende a diffondersi rapidamente attraverso i territori di tutto il pianeta.»

«Il sommo me sa cosa significa pandemia, Laito, grazie.» Tornò a rivolgersi all’ultimo dei suoi fratelli: «E che pandemia sarebbe scoppiata?»

«Informati, no?»

«Tu, brutto…»

Laito scovò il telecomando del televisore – ultimo modello, regalato ai giovani in occasione del precedente Natale – e si affrettò a selezionare il canale del notiziario, conservando nei suoi gesti un’innata eleganza e sensualità; la voce della giornalista arrivò chiaramente alle loro orecchie, e tanto pareva l’eco di un violento schiaffo: “Il problema del Coronavirus ha ormai raggiunto scala mondiale date le statistiche dei contagi. L’epidemia scoppiata a Wuhan, in Cina, è sulla bocca di tutti i mezzi di comunicazione stampa e online, mentre gli scienziati stanno già lavorando a un possibile vaccino che possa placare il disastro umanitario. Il numero dei contagi giapponesi stimato nelle ultime ore è di millecinquantacinque, di cui solo quarantaquattro sono morti. La situazione è ben più critica in Italia, dato che l’ultimo rapporto testimonia la raggiunta di cinquantatremila e cinquecentosettantotto casi, tra malati, asintomatici, guariti e deceduti. Ringraziamo i medici per l’intenso lavoro che stanno svolgendo. Preghiamo tutti i cittadini di rimanere in casa e uscire solo per estreme necessità, quali lavoro, scorte alimentari e visite mediche. Raccomandiamo di lavarsi spesso le mani e usare guanti e mascherine.”

«E questa sottospecie di polmonite sta sterminando l’umanità?» si chiese retoricamente Ayato. «Di questo passo, addio spose sacrificali!»

«Povere le mie bitch-chan umane, stanno soffrendo così atrocemente.» Le sue guance si arrossarono. «Come vorrei essere lì con loro.»

Sul volto di Subaru si dipinse un’espressione disgustata. «Fai schifo ogni giorno di più, pervertito.»

«E quindi ora che facciamo?»

Un sospiro si levò nell’aria. «Non verrà nessuno a festeggiare i vostri compleanni. Sono tutti in quarantena.» Shuu era apparso su uno dei divanetti della stanza, sdraiato su di esso e con in volto una mascherina antivirus a coprirgli naso e bocca. «Meglio così. Niente baccano.»

Kanato, che fino a quel momento era rimasto a fissare il vuoto, sollevò di poco il capo e parlò: «Allora tutti quei dolci me li prendo io. Li mangeremo io e te insieme, vero Teddy?»

Laito sporse il labbro inferiore, dando vita ad una smorfia dispiaciuta. «Che peccato, avevo voglia di divertirmi stasera.» Facendo spallucce aggiunse: «Pazienza, dovremo rimandare i festeggiamenti.»

Subaru tuffò le mani in tasca. «Chissà chi è l’idiota che ha fatto scoppiare tutto questo. Se lo prendo, io…»

«Mi chiedo se quel virus sia pericoloso anche per noi.»

«Bella domanda, Ayato-kun. Comunque siamo proprio fortunati, siamo rientrati dalla Cina giusto in tempo.»

«Già, non potrei mai dimenticarlo. Quel battiscopa di Reiji ha rotto molto più del solito quel giorno.»

Improvvisamente calò il silenzio nel salone; i cinque fratelli trattennero il respiro e si guardarono tra di loro, incapaci di emettere anche solamente il più debole dei suoni. Si scambiarono delle veloci e brevi occhiate fugaci più e più volte, come alla ricerca dell’appoggio degli altri, a confermare l’unico pensiero che aleggiava nelle loro menti. Fu allora, quando si resero conto di essere tutti d’accordo, che emisero un unico e potente strillo dalla nota furibonda:

«REIJI!»

 

 

 

 

Angoletto dell’Autrice!!

Ecco a voi una one-shot spero divertente scritta di getto in occasione del compleanno dei miei amati trigemini – una sorta di regalo per loro – e per essere un po’ di compagnia a voi; questi giorni di isolamento sono davvero duri, quindi ditemi, come state? Spero bene!

La vita scolastica è ancora più difficele a causa di videolezioni e professori che assegnano il triplo dei compiti, perciò ci vorrà ancora del tempo prima che io riesca ad aggiornare Wrong Choices; se non la conoscete, andate a dare un’occhiata ;)

Ci manca tantissimo la vita normale, ma dobbiamo tenere duro! Restiamo in casa!

Vi abbraccio virtualmente uno ad uno,

-Channy



Post Scriptum: dovevo pur incolpare qualcuno per questa pandemia e quindi perdoname Reiji por mi vida loca.

  
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