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Autore: Lost on Mars    22/03/2020    1 recensioni
È difficile per Lily avere un migliore amico che non perde mai l’occasione di azzuffarsi con suo fratello. È meno difficile aggiustare il naso di Scorpius, nonostante lui non riesca a stare fermo per dieci secondi consecutivi. È facilissimo invece risolvere i problemi altrui, così da non pensare ai propri.
Per Albus, al contrario, è estremamente facile attaccar briga con chiunque gli dia fastidio. È un po’ meno facile stare a sentire gli avvertimenti dei suoi migliori amici, che cercano di tirarlo sempre fuori dai guai – tranne Frank, che lo appoggia in tutto. È difficilissimo chiedere scusa e riconoscere di aver sbagliato, colpa del suo maledetto orgoglio.
Per entrambi, è assolutamente impossibile fare ordine tra il caos che regna sovrano nella loro testa, nella loro famiglia e nelle loro vite.

“Mi limito a guardare Lily, che gli sorride in un modo genuino, spontaneo, che non ha niente di forzato. Se devo dirla tutta, Malfoy non sembra avere più quell’aria da dio sceso in terra, né quell’atteggiamento tanto odioso che lo caratterizza. Il modo in cui la sta guardando, in cui le si rivolge, o anche il semplice tono calmo e gentile della sua voce, lo fanno sembrare tutt’altra persona.”
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Lily Luna Potter, Nuovo personaggio, Roxanne Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Lily/Scorpius
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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XXIII – LILY
 
Galeotto fu il Ceppo di Yule
 
Io sono una completa idiota.
Ho categoricamente rifiutato la proposta di mia madre, quando mi ha scritto che, se volevo, poteva cercarmi un vestito per il ballo e spedirmelo a scuola. Ovviamente, non mi fido dei gusti di mia madre nemmeno per sbaglio, così le ho detto che non doveva preoccuparsi e che ci avrei pensato da sola, facendo qualche giretto ad Hogsmeade insieme a Kelsey.
In questo preciso istante, in un nebbioso sabato mattina, mi ritrovo nel camerino di Strachy&Sons, con un orrendo vestito verde mela addosso e un’immensa voglia di piangere. Sento Kelsey, al di là della tenda, che parla con la commessa.
«In genere non trattiamo questo tipo di abbigliamento, ma abbiamo ricevuto moltissimi abiti in occasione della festa, riusciremo a trovare quello adatto alla tua amica, non preoccuparti!»
«Ma ne abbiamo già provati cinque…» sta cercando di dirle Kelsey. Cinque, uno peggiore dell’altro.
«Siamo solo all’inizio» ribatte la commessa, senza abbandonare il suo tono gentile. Poi, alza poco di più la voce. «Coma va lì dentro, cara?»
«Male!» esclamo io, buttandomi sullo sgabello. Mi infilo le mani nei capelli: non troverò mai un vestito adatto, sarò costretta a scrivere a mia madre, costringendola a trovarmene uno in tempi record.
Sì, perché oggi è il 19 dicembre e mancano solo due maledetti giorni!
Kelsey sospira. «Sai di che colore è il completo di Scorpius?» mi domanda.
«No!»
«Oh! Stiamo parlando di un fidanzato?» s’impiccia la commessa, con fare civettuolo. Basta, mi arrendo. Sono pronta a subire il terzo grado e a farmi rimproverare per non essere stata capace di fare una cosa così stupida da sola. Scosto la tenda, sempre con questo terribile vestito addosso.
«No, è il mio migliore amico. Io non credo di essere fatta per i vestiti, mi sta tutto malissimo!» rispondo.
«Forse è il colore che non va…» tenta di dire Kelsey.
«E la lunghezza» aggiunge la commessa. «Non sei molto alta, cara, i vestiti al ginocchio ti spezzano la figura. Proviamone uno lungo, che ne dici?»
«Sono d’accordo!» dice Kelsey, entusiasta. «Te ne portiamo subito qualcuno.»
Dopodiché, spariscono insieme verso il magazzino. Mi siedo su una poltroncina appena fuori dal camerino ad aspettarle. Chissà quale diavoleria avranno in mente… che poi, perché non posso andare a scegliermelo da sola, questo maledetto abito? E poi, davvero mi sono fatta dire da una perfetta sconosciuta che sono bassa? Questa storia della festa mi sta decisamente facendo esplodere il cervello.
 Ad un tratto, sento la campanella della porta d’ingresso tintinnare, segno che è entrato qualcuno in negozio. Mi sbrigo ad alzarmi e a rinchiudermi nuovamente dentro al camerino, non esiste che mi faccio vedere in queste condizioni da qualcuno.
Mi rilasso quando sento la voce di Alec.
«Non avevano detto di essere qui?»
Faccio un sospiro di sollievo: sono solamente loro.
«Sono qui!» dico a voce abbastanza alta da attirare la loro attenzione. Sento i loro passi avvicinarsi, e poi, di nuovo la voce di Alec.
«Qui dove, esattamente?»
«Nel camerino» rispondo. «Sto aspettando che Kelsey torni con un nuovo abito da provare.»
«Non ti sembra un po’ tardi ormai per il vestito?» chiede Scorpius. «Insomma, la festa è tra due giorni.»
«Sì, lo so» dico, cercando di mantenere un tono calmo. «Ma un abito vale l’altro, insomma.»
«E allora perché siete qui da un’infinità di tempo?» chiede ancora Scorpius, evidentemente non convinto dalla mia risposta. Maledetto.
«Okay, sono stupida e mi sono ridotta all’ultimo momento» ammetto, emettendo poi un sonoro sbuffo. «È che non volevo che mia madre facesse tutto di testa sua, quindi l’ho rassicurata dicendole che ci avrei pensato da sola.»
«C’era da aspettarselo, insomma» commenta Alec divertito. La risata di Scorpius si aggiunge velocemente alla sua, mentre io mi innervosisco sempre di più.
Strano a dirsi, ma sono quasi sollevata quando sento di nuovo la voce della commessa.
«Buongiorno giovanotti, perdonatemi, ma ho una questione urgente da risolvere. Sarò subito da voi» la sento dire.
«Oh, no… non si preoccupi» inizia Scorpius. «Stiamo aspettando le nostre amiche.»
«Ah, capisco!» esclama la commessa. «Beh, accomodatevi. Due pareri maschili non ci faranno affatto male.»
«Lils» mi richiama Kelsey. «Abbiamo trovato altri quattro abiti che potrebbero andarti bene.»
Altri quattro? Voglio morire.
«Quale colore vuoi provare per primo?»
«Qualsiasi cosa che non sia il verde.»
E così, Kelsey scosta di poco la tenda, passandomi un ammasso di stoffa rosso. No, guardandolo meglio non è esattamente rosso, è un colore altrettanto accesso, ma più delicato, con una sfumatura fredda, rosata. Qualsiasi colore sia, credo sia meglio del verde che ho addosso adesso.
Mi svesto non con poche difficoltà, e altrettanto difficilmente provo a capire da che verso si infila l’abito che devo provare. Una volta trovate le maniche e capito qual è il davanti e quale il dietro, trovo anche dei bottoncini posteriori e, pazientemente, li sbottono uno ad uno. Infilo le gambe e tiro tutto su, dopodiché faccio entrare le mie braccia nelle maniche, che mi sembrano in pizzo e arrivano fino al gomito. Il vestito non è scollato, ha un taglio dritto che lascia scoperta la clavicola, si stringe appena sotto il seno e la gonna scende giù liscia e dritta e senza troppi fronzoli.
È sobrio e non credo mi stia troppo male. Inoltre, la mia voglia di rimanere in questo negozio per chissà quanto tempo è nulla.
«Mi piace questo!» annuncio, da dentro il camerino.
«Facci vedere» mi incita Kelsey. Ma in realtà, non so quanto voglio far vedere agli altri come sto. I miei amici sono brutalmente sinceri e ognuno di loro probabilmente troverà qualcosa che non va o non funziona, io mi farei condizionare dai loro pareri e passerei le prossime due ore a provare altri abiti. Come ho già detto, non ne ho per niente voglia.
«No, no, non importa, va bene questo» rispondo. Mentre lo dico, mi sto già sfilando le maniche.
«Ma vogliamo vedere come ti sta!» dice adesso Alec.
«Lo vedrete dopodomani» ribatto, il vestito scivola giù a terra. In tutta fretta mi rimetto i miei pantaloni scuri, il mio maglione caldo e cerco di infilarmi le scarpe stando in equilibrio su una gamba sola. Cosa che, ovviamente, non mi riesce molto bene e rischio quasi di cadere, arrendendomi al fatto che devo per forza sedermi sullo sgabello. Raccolgo sia il vestito che voglio comprare, sia quello orribile che ho provato prima e finalmente esco dal camerino.
La faccia della commessa è impagabile, credo che siamo pensando alla stessa cosa: finalmente ho deciso e sono pronta ad andarmene da questo posto.  
Spero per sempre.
Dopo aver pagato, cammino vittoriosa per le strade di Hogsmeade con il mio bottino tra le mani.
«In camera me lo fai vedere, chiaro?» mi dice Kelsey, minacciosa. Deve essersela presa per il fatto che non abbia voluto il loro parere, specialmente il suo, ma non importa. In dormitorio lo proverà di nuovo e la farò contenta. Tanto ormai l’ho comprato, di certo non me lo farà riportare indietro.
«Anche io volevo vederlo» si lamenta Alec.
«Io no» dice finalmente Scorpius, dopo essere rimasto in silenzio per chissà quanto tempo. «Sarà una sorpresa, no?»
«Nessuna sorpresa, è un abito come un altro» gli dico, con calma. «È solo che non avevo voglia di provarne altri, sono sfinita. Voglio solo buttarmi sul letto e dormire fino a dopodomani sera.»
Le ultime parole famose.
 
Negli ultimi due giorni ho fatto di tutto, fuorché dormire decentemente come tanto desideravo. Credevo ingenuamente che, una volta trovato l’abito, non avrei avuto più alcun pensiero. Kelsey, appoggiata con grande stupore da Harriet e Rowena, ha statuito che dovevamo fare le prove trucco e capelli. Io non avevo nemmeno pensato allo stato dei miei capelli finché Harriet non mi ha fatto notare, con la sua solita mancanza di tatto e gentilezza, che non potevo presentarmi ad un evento del genere spettinata come mio solito. Io ho ribattuto molto ferocemente che non sono spettinata per mia scelta, che io ci provo, ma poi gli agenti atmosferici e in generale l’aria che mi circonda decidono al posto mio e non posso davvero farci molto. Per raffreddare gli animi, Rowena, con fare molto più pacato rispetto a quello della sorella, mi ha prestato la sua Tricopozione Lisciariccio, assicurandomi che per la sera della festa avrei avuto dei capelli liscissimi.
E così, la giornata del 20 dicembre l’ho passata a farmi impacchi ai capelli e a cercare di aiutare Kelsey a farsi una complessa acconciatura che ha visto su una rivista qualche giorno fa: i primi tentativi non sono stati davvero strabilianti, poi ho accettato con un po’di riluttanza l’aiuto di Harriet, che ha migliorato un po’ la situazione. In ogni caso, abbiamo continuato ad esercitarci per tutto il pomeriggio, con la promessa che il giorno seguente saremmo riuscite ad eseguirla alla perfezione.
La situazione, tuttavia, non è ancora degenerata.
È la mattina del tanto atteso 21 dicembre, le lezioni sono ufficialmente finite, tutti gli studenti sono in fibrillazione. Ormai nel nostro dormitorio non si parla d’altro e anche a colazione il clima è lo stesso: pettegolezzi su pettegolezzi riguardo alla festa, a chi va con chi. Nessuna menzione di Scorpius, grazie al cielo. Nessuno ha ancora scoperto che andremo insieme, e menomale, aggiungerei, perché se fosse stato altrimenti, probabilmente qualche ragazza già vorrebbe la mia testa appesa da qualche parte.
E per “qualche ragazza” intendo proprio Harriet.
Finisco di mangiare la mia fetta di crostata, quando arriva la posta. A Kelsey il Settimanale delle Streghe, ad Alec arriva Guida ai Manici di Scopa, mentre a me e Scorpius due semplici lettere, accomunate però da una cosa: i mittenti sono le nostre rispettive madri.
Lascio stare la fetta di crostata e apro velocemente la busta, strappandola con non poca brutalità, al contrario di Scorpius, che la sta aprendo con una precisione certosina e con tranquillità.
 
Cara Lily,
Abbiamo dovuto aspettare fino all’ultimo minuto per dirvelo, perché non sapevamo se gli impegni lavorativi di tuo padre ce l’avrebbero permesso, ma siamo stati invitati dalla Professoressa McGranitt a partecipare alla celebrazione del Ceppo di Yule, assieme a molte altre persone al di fuori della scuola, e siamo molto entusiasti. Ci vediamo questa sera, ci mancate molto.
La mamma”
 
«Fantastico» commento, atona e per niente entusiasta. Guardo velocemente il tavolo dei Grifondoro, cercando di individuare mio fratello: anche Albus sta leggendo una lettera, deduco che mamma ce l’abbia mandata uguale ad entrambi.
«Che cosa c’è?» mi chiede Alec, notando il mio repentino cambio di umore. Anche Kelsey mi sta guardando, e dopo un po’ comincia a farlo anche Scorpius.
«Questa sera potremo assistere al raccapricciante spettacolo dei miei genitori che fanno finta di essere perfetti davanti a tutti gli altri» dico. Nessuna emozione riesce a pervadermi: non sono triste, arrabbiata o altro. Non sento… nulla. Sapere che i miei genitori verranno qui stasera non mi procura nulla. Certo, un po’ sento la loro mancanza, ma non so cos’è peggio tra stare tra le quattro mura della nostra casa e vedere la gelida realtà tra di loro, o vederli tra i corridoi della scuola a far finta di niente.
«Anche i miei verranno» dice Scorpius, appoggiando la lettera sul tavolo. «Addio alcol.»
«Coraggio ragazzi» ci esorta Kelsey, facendo uno dei suoi sorrisi rassicuranti. «Questa sera è nostra, dobbiamo solo pensare a divertirci. Lasciamoli stare, gli adulti, ce li sorbiremo a casa, ma stasera no. Non ve la dovrete far rovinare da loro.»
«Sono d’accordo» continua Alec. «Capiranno se non vorrete stare tutta la sera appiccicati a loro, e capiranno se ci concediamo qualche bicchiere di… di qualcosa. E poi, io e Kelsey siamo qui proprio per salvarvi da situazioni scomode, giusto?»
«Giustissimo» conferma lei.
Mi fanno scappare un sorriso e mi ritrovo subito ad annuire. Guardo velocemente Scorpius, alla mia destra. Lui non sta sorridendo, però con delicatezza mi prende la mano da sotto il tavolo e si gira verso di me.
«Hanno ragione» dice, dopodiché si rivolge anche a loro, che ci sono seduti davanti. «Questa sera, pensiamo solo a noi.»
 
Non mi rendo conto del peso schiacciante dell’ansia finché io e Scorpius non siamo davanti l’entrata della Sala Grande. Non so se voglio davvero entrare: prima di tutto perché allora tutti vedrebbero che siamo venuti insieme e allora dovrei cominciare seriamente a preoccuparmi per la mia incolumità, e poi, c’è il fatto che non ho voglia di passare del tempo con i miei genitori. Al primo problema posso ovviare con una bella dose di minacce e parole cattive, non sarebbe nemmeno la prima volta; al secondo, beh… non credo ci sia soluzione.
Faccio un sonoro sospiro e guardo fisso davanti a me. Percepisco gli occhi di Scorpius su di me, e il suono della sua voce pochi secondi dopo lo conferma.
«Se vuoi possiamo fare un salto nelle cucine e passare la serata in Sala Comune a riempirci di schifezze» mi dice. Sorrido, è proprio quello che ci vorrebbe: uscire da questo vestito, buttare via queste scarpe e starmene in pigiama, comodamente stravaccata su un divano.
«No, devo affrontarlo» dico risoluta. Razionalmente, non c’è niente di cui avere paura: è solo una festa, un momento di allegria e convivialità, di divertimento e affetto. E allora perché ho così paura di varcare la soglia della Sala Grande? Una piccola parte di me conosce molto bene la risposta, ma non riesce ad esplicitarla. La cosa che mi fa tanta paura la conosco bene, eppure ne rifiuto la piena consapevolezza. Forse perché spero sia tutto cambiato, in questi mesi, forse voglio davvero illudermi e credere che sia tutto tornato come tanto tempo fa.
«Allora andiamo» dice Scorpius. Mi posa piano una mano sulla schiena e mi sospinge leggermente in avanti, incoraggiandomi ad entrare.
La Sala Grande, per l’occasione, è stata completamente trasformata, ed è magnifica. Le quattro grandi tavolate sono sparite e al loro posto ci sono tantissimi tavoli tondi, coperti da tovaglie candide e apparecchiati accuratamente; due file d’abeti decorati si estendono sui lati lunghi della stanza; anche il tavolo dei professori è scomparso e al suo posto, sulla piattaforma rialzata, è stato fatto apparire un enorme camino. Ci sono già molte persone, noto con un certo senso di sollievo che nessuno è meno elegante di me, che il mio abito è perfettamente nella norma, per niente esagerato, e ho un po’ meno il desiderio di togliermelo di dosso e scappare via.
«Regola numero uno» comincio, rivolgendomi a Scorpius, mentre avanziamo lentamente. Lui alza gli occhi al cielo, facendo finta di essere scocciato. Questa sera ha fatto qualcosa di strano ai capelli, non ci sono più ciocche a coprirgli la fronte, ma sono tutti tirati all’indietro e stanno fermi chissà grazie a quale diavoleria. Ha un completo blu scuro e una semplice camicia bianca.
«Se incontriamo i tuoi genitori, vado a cercare Kelsey ed Alec e poi tutti insieme ti porteremo via da loro» risponde meccanicamente. Abbiamo stilato una sorta di codice comportamentale da adottare in particolari situazioni, prima tra tutte, lo spiacevole incontro con mamma e papà.
«Adesso tu dimmi la regola numero due» continua Scorpius.
«Se incontriamo i tuoi genitori e tu sei ubriaco, mi assumerò personalmente la responsabilità, dicendo che sono stata io a convincerti» gli rispondo. «Sempre se non sarò più ubriaca di te.»
«Devo ricordarti di quando ti abbiamo fatto assaggiare un sorso di idromele e hai quasi vomitato?» mi rimbecca lui. «Non ci riusciresti neanche ad ubriacarti.»
«Ride bene chi ride ultimo, caro mio» ribatto, facendo un sorrisetto impertinente. «Mi hai appena sfidato.»
«Ah, adesso capisco che sei davvero sorella di Albus» mi prende in giro lui. In questo caso, sta alludendo ai geni Potter, che solitamente fanno scattare qualcosa nel mio cervello che mi porta a fare cose leggermente stupide e sconsiderate.
«Adesso è Albus?» gli domando. «Mi sono persa qualcosa? Hai finalmente capito di essere perdutamente innamorato di lui dopo anni di odio e soprusi?»
«Non esageriamo» mi dice lui, assumendo un’espressione abbastanza schifata. «Te l’ho detto, stiamo facendo una tregua per il bene comune.»
«Oh, quella famosa tregua di cui non mi hai mai voluto raccontare i dettagli.»
«Non posso, è una cosa tra me e lui.»
«Merlino, per me vi siete davvero messi insieme.»
«Ti scioccherà sapere che il mio interesse sentimentale è rivolto solo al genere femminile.»
«Ah, già. Avevo quasi rimosso il periodo in cui morivi dietro mia cugina.»
«Fortunatamente anche io.»
A questo punto, scoppio a ridere genuinamente. Mi piace ogni tanto prenderlo in giro sulla questione di Rose, so che anche lui ci scherza su e non se la prende, ed è divertente ritirare fuori quel periodo oscuro in cui creava dei veri e propri piani strategici per attirare l’attenzione di mia cugina. Sono contenta, da una parte, che lei non gli abbia mai dato corda: allora non mi sarebbe affatto piaciuto dividere Scorpius con qualcuno che non fosse Kelsey o Alec.
«Finalmente!»
Alec si butta tra di noi, mettendo un braccio attorno alle spalle di Scorpius e l’altro attorno alle mie. Anche lui indossa un completo, ma al contrario di Scorpius non credo riesca a tollerare cravatte e farfallini, ha il collo libero da qualsiasi costrizione e anche la camicia un po’ sbottonata.
«Finalmente cosa?» gli chiedo io, divertita dal suo atteggiamento.
«Finalmente siete arrivati! Cominciavo a pensare che aveste fatto dietro front e foste tornati in Sala Comune a mettervi il pigiama» dice Alec.
«Ci abbiamo pensato» rivela Scorpius. «Ma non siamo così asociali.»
«Kelsey dov’è finita?» domando, guardandomi intorno. Ha lasciato il dormitorio prima di me, quindi dovrebbe essere qui già da un pezzo. La Sala è molto affollata e non riesco a trovarla.
«Bagno» dice Alec. «Credo che sia successo qualcosa di spiacevole, era viola di rabbia quando è venuta a dirmi che doveva allontanarsi.»
«È davvero così agitata per l’ammiratrice segreta?» chiede Scorpius, corrugando la fronte.
«Non credo» borbotto io. «Le sarà venuto il ciclo. Il corpo di Kelsey ha un tempismo imbarazzante, certe volte.»
«Non voglio sapere altro» commenta Alec, mentre il suo viso assume un’espressione alquanto schifata.
«Merlino, Alec, è una cosa naturale. Noi femmine abbiamo il ciclo, tutti i mesi, che ci piaccia o no. Credi che sia piacevole per noi perdere una quantità spropositata di sangue dalla…»
«Signorina Potter?»
Mi raggelo nel momento in cui sento il mio cognome pronunciato dalla voce della professoressa Trent, nonché coordinatrice dei Grifondoro. Mi volto lentamente, sfoderando uno dei miei migliori sorrisi.
«Mi duole interrompere la tua… brillante esposizione sul funzionamento del corpo femminile, ma devo chiedere a tutti voi di prendere posto. Comincerà il banchetto, tra non molto.»
«Subito, professoressa» le dico, cercando di non diventare rossa come un pomodoro, mentre Alec e Scorpius sghignazzano sotto i baffi.
Velocemente, cerchiamo di trovare un tavolo con ancora quattro posti liberi. Ne troviamo uno, occupato solo da due ragazzini. Alec si toglie la giacca e la sistema su una sedia tra lui e Scorpius, riservando il posto a Kelsey che, a quanto pare, è ancora dispersa nei bagni. Mi guardo intorno: intravedo i miei genitori, seduti ad un tavolo fortunatamente non troppo vicino al nostro. Assieme a loro ci sono anche i miei zii, Ron ed Hermione, e altri due signori che non conosco. Ad Albus non è andata bene quanto me, dato che il tavolo dove lui e i suoi amici sono seduti, insieme ad altre due ragazze, è pericolosamente vicino a quello dei miei genitori. Credo che, finito di mangiare, mi toccherà andare a salutarli.
Tutti i professori sono seduti ai tavoli più vicini al grande camino, ormai ci sono rimaste pochissime persone ancora in piedi, tutti si accingono a trovare posto.
Kelsey ancora non si vede, e proprio mentre mi chiedo che diavolo di fine abbia fatto, la vedo entrare trafelata in Sala Grande, e vedo chiaramente il suo colorito perdere vivacità quando vede che la maggior parte degli studenti sono già seduti. Agito le braccia in aria per farmi notare, dato che non siamo troppo distanti da lei, e tiro un sospiro di sollievo quando la vedo avvicinarsi al nostro tavolo e sedersi velocemente sull’unica sedia libera, senza prima aver ridato la giacca ad Alec.
«Sei viva!» esclamo.
«Lasciamo perdere» ribatte lei, con il fiatone. Deve aver corso. «Ma vi pare normale che proprio stasera doveva venirmi il ciclo? Tre giorni di anticipo, ma ci rendiamo conto?!»
«Ve l’avevo detto» dico, rivolgendomi ad Alec e Scorpius. «Hai risolto?»
«Sì, sono corsa in bagno. E poi sono tornata in Sala Comune a cambiarmi, ora è tutto a posto. Mi sono persa qualcosa? Perché siete già tutti seduti?»
Non faccio in tempo a risponderle, perché la preside si alza in piedi e richiama tutti i presenti all’attenzione.
«Signori e signore, cari studenti, questa sera e per tutta la notte celebreremo il Solstizio d’Inverno. Sarà il momento di abbandonare tutte le nostre paure e insicurezze, di lasciarci alle spalle il passato e di guardare invece a ciò che questo nuovo inverno ci regalerà. Questa sarà la notte più lunga dell’anno, ma al sorgere del sole, l’indomani mattina, la luce del giorno non potrà che essere sempre più presente, un po’ alla volta, nelle nostre giornate. E allo stesso modo dovrà esserlo nelle nostre vite: abbandoniamo ogni pensiero cattivo, ogni rancore, ogni incertezza, e cominciamo ad aprirci verso il prossimo.
E adesso, diamo inizio al nostro banchetto!»
Una notevole quantità di cibo spunta sui nostri piatti, ma per un po’ rimango ancora persa nelle parole della McGranitt: è il momento di dimenticare il passato e di vivere il presente, di gettare via le cose negative e di rinascere tra le cose belle. Varrà per chiunque, questa cosa? Solo io sono rimasta colpita da queste parole, o hanno avuto un impatto anche sugli altri? Lo avranno avuto su mio fratello? E soprattutto, avranno spinto a riflettere, almeno un po’, i miei genitori? Per questa sera, voglio affidarmi totalmente a queste parole stracolme di speranza e credere davvero che, a partire da domani mattina, sempre più luce entrerà nella mia vita, nella vita di tutti noi, illuminandola e rasserenandola.
«Lily?»
La voce di Scorpius mi riporta gentilmente alla realtà. Intorno a noi tutti hanno cominciato a parlare tra loro, la sala è colma di voci che si sovrastano, di bicchieri che sbattono e di posate che vengono poggiate sui piatti.
«Sì?» rispondo, voltandomi verso di lui. Mi sento ancora un po’ estraniata.
«Tutto bene?» mi chiede ancora lui.
Annuisco velocemente e prendo in mano forchetta e coltello. «Sì, sì. Stavo solo pensando ad una cosa. Niente di che.»
«Avete visto? Harriet è venuta con il cugino di Florence alla fine.» Kelsey s’intromette nella conversazione, indicandoci con il dito i due malcapitati.
«Contento lui» commenta Alec, trattenendo una risatina.
«Contenta lei, vorrai dire» lo corregge Scorpius.
«Contenti entrambi» concludo io, iniziando a mangiare. Gli altri due ragazzi seduti al nostro tavolo ci guardano un po’ straniti e intimiditi e parlottano tra di loro a bassa voce. Scorpius e Alec cominciano a prendere bonariamente in giro Kelsey per via del suo “incidente” e lei non si fa mancare risposte ironiche e pungenti. La cena trascorre normalmente, sembra quasi essere un qualsiasi pasto in Sala Comune, con l’unica differenza che siamo relegati ad un tavolo tondo e vestiti eleganti, e che tra non molto questi tavoli spariranno, per fare spazio alla musica e ai balli. Io smetto di mangiare a metà delle seconde portate, sono arrivata al limite e credo che a breve esploderò, se ingurgito qualcos’altro. I miei amici, invece, continuano a mangiare a sbafo qualsiasi cosa gli compaia nel piatto, tranne Kelsey, che rinuncia alle costolette di maiale per fare spazio al dolce.
Quando tutti hanno finito di mangiare, veniamo invitati ad alzarci. Dopodiché, con un colpo di bacchetta, la preside fa spazio al centro della sala, addossando tavoli e sedie alle pareti. Inizia a diffondersi nell’aria una musica dolce e calma, solo dopo mi rendo conto che proviene da un gruppo di persone in fondo alla sala, una piccola orchestra. Non riconosco nessuno, ma mi sembrano troppo grandi per essere studenti.
«Sorellina!»
Appena sento questa voce quasi non ci credo. Per un momento mi immobilizzo per lo stupore, ma il secondo dopo mi sono già voltata e non faccio nemmeno in tempo ad incrociare gli occhi scuri e caldi di James, che il momento dopo gli sono saltata al collo.
«Jamie!» strillo, incurante del fatto che gli ho probabilmente distrutto un timpano, in quanto la mia bocca, mentre gli sto abbracciata, è eccessivamente vicina al suo orecchio. «Che ci fai tu qui? Oddio, non pensavo ti avrei rivisto fino a Natale!»
«Qualcuno doveva pur controllarli, quelle mine vaganti di mamma e papà» mi risponde lui, mentre ci stacchiamo. È cambiato in questi mesi, si è fatto crescere i capelli e la barba, sembra più grande dei suoi diciotto anni. «Albus è già brillo, mamma stava per affatturarlo prima.»
«Da me non sono ancora venuti» gli dico, aggrottando la fronte.
«Questione di tempo, Albus era seduto vicino al loro tavolo. Io, se te lo stai chiedendo, ero di là – e qui indica con la mano il posto in cui prima doveva esserci il suo tavolo – vicino a Finnigan e ai suoi amici. Merlino, nessuno è cambiato di una virgola, sua sorella ha ancora una cotta per me!»
«Trovami una ragazza che non ha avuto una cotta per te, James» gli rispondo, con un sorriso che va da un orecchio all’altro. Anche lui scoppia a ridere.
«Eccovi, finalmente!»
Io e James ci giriamo contemporaneamente. La mamma ci si avvicina frettolosamente e mi stritola in un abbraccio, è molto elegante questa sera, come anche papà: anche lui mi stringe piano e poi mi piazza un bacio sulla fronte, per poi sistemarsi gli occhiali sul naso, che gli sono un po’ calati.
«Accidenti, come sei bella, tesoro!» mi dice mia mamma. «Cosa hai fatto ai capelli?»
«Rowena mi ha prestato la sua Tricopozione Lisciariccio» le spiego. «Voi come state, tutto bene?»
«Come al solito» risponde papà con un sorriso. Non ci sono significati sottesi, significa che nulla è cambiato da quando io ed Albus siamo saliti sul treno, il primo di settembre. «Ma è stato un gesto davvero bello invitarci qui, da parte della professoressa McGranitt.»
«I tuoi amici dove sono?» mi chiede ancora mamma. Aggrotto le sopracciglia, dovrebbero essere esattamente qui, poco dietro di me, dato che eravamo tutti insieme quando è arrivato James. Mi giro, ma non li ritrovo più. Sono al tavolo delle bevande, credo che Scorpius abbia appena mandato a benedire il nostro codice comportamentale, ma non posso avercela con lui: forse voleva solo lasciarmi un po’ da sola con mio fratello.
«Oh, saranno andati a prendere qualcosa da bere» rispondo. «Insomma, nessuna novità a casa? Quella vecchia antipatica della nostra vicina si è finalmente decisa a smettere di infestarci il giardino con i suoi maledetti Doxy?»
«Sì, abbiamo risolto il problema con la signora Sinclair» risponde mamma. «Le abbiamo regalato sei bottiglie di Filtro Doxycida per il compleanno.»
«Bastava così poco, pensa un po’» commenta mio papà. Non ha mai smesso di sorridere da quando mi ha salutato, forse è un buon segno. Mi ricordo che questa estate l’ho visto raramente ridere o parlare in modo così spensierato. «E a proposito di simpatiche creaturine, ho incontrato Hagrid prima, mi ha detto che hai preso in simpatia il suo Snaso.»
«È bellissimo!» esclamo. «Ne voglio uno anche io, è l’animaletto più dolce che io abbia mai visto.»
«Lily, ti ho preso da bere!»
La voce di Scorpius mi sembra una scialuppa di salvataggio. Mi si affianca e mi porge un bicchiere, contenente un liquido aranciato, non mi interrogo nemmeno su cosa possa essere e lo ringrazio.
«Signor Potter, signora Potter, buonasera!» saluta i miei genitori con disinvoltura e naturalezza, poi guarda anche James. «Potter numero uno.»
«Malfoy» risponde James, con voce piatta.
«Ciao Scorpius!» esclama invece mia madre, che lo saluta con due cordiali baci sulle guance. Mio padre gli stringe solo la mano. «Come stai?»
«Tutto bene, grazie» risponde lui, sempre cordiale e con il sorriso. Io annuso il contenuto del mio bicchiere, è pericolosamente simile a quello dell’idromele con cui, qualche hanno fa, ho rischiato di vomitare.
Ma chi se ne frega, lo bevo tutto d’un sorso. Sento una sensazione strana sul palato, e poi nella gola, faccio quasi fatica a deglutire a mandarlo giù. Almeno, ancora non vi viene da rimettere.
Nel frattempo, Scorpius e miei genitori hanno cominciato a parlare della scuola e del suo promettente e brillante futuro al Centro Pozionologico Nazionale, Scorpius sta dicendo che non è sicuro di riuscire ad entrare e mio padre lo sta invece rassicurando, dicendogli che non è da tutti aiutare il professor Lumacorno nelle sue ricerche.
Devo mettere fine a tutto questo.
«Dove sono i tuoi, Scorp?» gli chiedo, appoggiandomi al suo braccio.
Lui si guarda velocemente intorno. «Non lo so, ma possiamo andare a cercarli.»
Annuisco abbastanza convinta.
«Ora vi lasciamo tranquilli ragazzi, andate pure a divertirvi» s’intromette mia madre. «In caso ci vediamo dopo.»
Li salutiamo e ci allontaniamo, io mi permetto di tirare un sospiro di sollievo e sento un urgente bisogno di bere di nuovo quello che Scorpius mi ha portato prima.
«Era idromele, quello che mi hai dato?»
«Proprio lui.»
«Bene, me ne serve un altro.»
«Agli ordini!»
E così, mi dimentico velocemente del tempo che passa, dei genitori di Scorpius che non siamo ancora andati a salutare, dei miei genitori che sono stati più criptici che mai, e del fatto che a me l’idromele fa proprio schifo, ma che non riesco a smettere di berlo perché mi fa sentire meglio. Ogni mio senso è amplificato: la musica arriva più chiaramente alle mie orecchie, i colori attorno a me sono vividi, le persone che si muovono lo fanno velocemente, mi trasmettono allegria, sento il suono della mia risata anche se non so cosa l’abbia provocata. Ad un certo punto, credo che Albus sia accidentalmente venuto addosso a me e Scorpius, si è scusato e ha continuato a ridere come un pazzo, mentre una ragazza del suo anno lo inseguiva con un’espressione alquanto arrabbiata.
E poi, devo aver messo male un piede, o non aver visto qualcosa per terra che mi ha quasi fatta inciampare. Quasi, perché mi ritrovo con le braccia attorno alle spalle di Scorpius, mentre lui mi sorregge delicatamente per i fianchi.
«Lils, ti senti bene?»
«Sì! Mai stata meglio!» esclamo ad alta voce, mentre cerco di rimettermi in equilibrio. «Questa festa è fantastica! Dove sono gli altri? Balliamo? Dai, lo stanno facendo tutti!»
Sul volto di Scorpius nasce un sorriso divertito e spontaneo. Lo diverto? Sto forse facendo qualcosa di buffo?
«Che c’è?» gli domando.
«Niente, è che mi fai ridere. Sei ubriachissima!» mi risponde lui, senza smettere di sorridere.
«Non è vero!» protesto.
«Dimostralo, allora. Fai quello che faccio io» dice lui di rimando. Si allontana da me di circa un passo, tira su una gamba e si tiene in equilibrio sull’altra, nel mentre unisce le mani e si porta gli indici alla fronte. Mi sembra lui quello fuori di testa, non io.
Comunque, per dimostrargli che sto benissimo, imito il suo gesto. L’unico problema è che appena sollevo la gamba destra, non riesco affatto a tenermi in equilibrio, barcollo e mi comincia a girare la testa.
Di nuovo, Scorpius mi afferra prima che io possa cadere rovinosamente sul pavimento davanti a tutta la scuola.
«Te l’avevo detto» sussurra e incurva le labbra in modo soddisfatto. Non mi sono passati i giramenti di testa e all’improvviso non mi sento più tanto bene come prima: non capisco più cosa fanno le persone attorno a me, non mi interessa vedere i colori sgargianti dei loro vestiti, non so che tipo di musica stiano suonando in questo momento e ho solo una gran voglia di accasciarmi da qualche parte e dormire, mentre sento lo stomaco in subbuglio.
Forse mi sta venendo da vomitare.
Forse no.
Non capisco se sto male o se sto bene, non saprei dirlo. Le uniche cose che riesco a capire scorrono fugaci nella mia mente, appena ne individuo una, quella precedente scompare. So solo che in questo momento sento davvero molto molto caldo, ho voglia di togliermi questo vestito e scivolare nel pigiama, ma ho anche voglia di rimanere esattamente qui, in bilico su questa mattonella e con solo le braccia di Scorpius ad impedirmi di cadere.
Lo so perché all’improvviso le mie mani, strette sopra le sue spalle, si muovono anche se io non ho ordinato loro di farlo, e si vanno a posizionare dietro il suo collo, sotto la sua nuca. E non ci sto capendo niente, ma c’è qualcosa nel mio cervello che assolutamente non mi appartiene che mi sta comandando a suo piacimento.
Sarà l’idromele, sarà la consapevolezza che sono l’unica cretina che riesce ad ubriacarsi con l’idromele, che è una bevanda così poco alcolica da metterla addirittura a disposizione degli studenti ad una festa, o forse sarà la paura di vomitare davanti a tutti, compresi i miei genitori.
I miei genitori a cui non voglio pensare, a cui non devo pensare. E come faccio a non pensarci, se tra pochi giorni dovrò tornare a casa, vivere con loro per due lunghissime settimane, piangere sotto le coperte, dopo cena, dopo l’ennesima litigata? Come si spegne il cervello?
La forza misteriosa che mi muove, comunque, mi fa conoscere presto la risposta.
Precisamente, la conosco non appena mi accorgo che ho chiuso gli occhi perché non mi interessa più vedere cosa succede attorno a me. L’unica cosa che mi interessa, in questo momento, è che sto baciando Scorpius, anche se non ho ordinato al mio cervello di farlo. Non ci siamo mossi di un millimetro, lui mi tiene ancora per i fianchi per impedirmi di cadere, ma adesso sento la sua presa ancora più salda. Non mi spinge via, non si tira indietro, continua a baciarmi. Non so per quanto tempo le mie labbra e le sue continuano a scontrarsi: la McGranitt potrebbe aver acceso il Ceppo nel frattempo, e questo potrebbe essersi consumato fino a diventare cenere, magari fuori è già mattina e io non me ne accorgerei.
Mi gira sempre più forte la testa, ma questa volta, l’idromele non c’entra proprio niente.

Ciao a tutti! ♥
Questo credo sia il capitolo più lungo che io abbia mai scritto per questa storia, è stato come un parto! Non so se ve lo aspettavate, ma finalmente i nostri due testoni hanno combinato qualcosa di grosso. Ci tenevo molto a questo capitolo e soprattutto alla scena finale, spero di non essere risultata troppo sbrigativa, ma in queste situazioni la percezione del tempo è alterata e lui scorre davvero tanto velocemente xD
Volevo poi fare una precisazione per l'idromele... la farò breve: mi serviva qualcosa per far partire Lily di cervello xD 
L'ho voluto assimilare tipo al nostro classico spumante che si usa per brindare, che un goccio lo si dà anche ai bambini. Tra le poche bevande alcoliche che conosciamo del mondo magico, l'idromele mi sembrava davvero la cosa "più leggera", tant'è che lo mettono a disposizione di tutti nel banchetto, a cui per altro c'erano anche maghi adulti, quindi la sua presenza mi sembra giustificata. Il fatto che Scorpius riesca a procurarselo, lo possiamo attribuire al fatto che ormai avendo 17 anni è considerato maggiorenne... mi sto probabilmente arrampicando sugli specchi xD Scusate, spero mi concederete questa castroneria per esigenze di trama ahahaha
E spero ovviamente che il capitolo vi sia piaciuto, non vedo l'ora di sapere cosa ne pensate! Ringrazio di cuore chi mi segue, chi mi scrive e chi legge in silenzio ♥
Vi mando un bacione!
Mars
   
 
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