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Autore: historiae    22/03/2020    1 recensioni
La donna con il camice bianco dice che il tuo cuore ha ceduto. E che è un miracolo che qualche eroe a me sconosciuto sia riuscito a farlo battere di nuovo con le sue mani.
Dice che non mangiavi più. Dice che accade a tante persone. Accade anche in questo strano mondo dove la magia sembra rendere tutto perfetto.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bloom, Icy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La donna con il camice bianco esce dalla stanza e mi dice che posso prendere il suo posto, facendomi cenno di fare silenzio.

Entro, quasi in punta di piedi, ignara di quello che vedrò con i miei occhi e delle sensazioni che ciò potrebbe trasmettermi.

Questo è l'ultimo posto dove desidererei entrare, ne ho il terrore, e non so bene per quale motivo; forse è il mio sesto senso che parla, che mi dice che qui accadono tante cose terribili; che qui c'è tanto dolore, e se mi concentro posso quasi respirarne l'odore.
È un sentore chimico e nauseante, come quello del lattice e del disinfettante.

Fa freddo, e c'è silenzio, un silenzio irreale.

Queste quattro mura sono di un bianco quasi accecante, e quando abbasso gli occhi, i miei pantaloni azzurri preferiti, a contrasto con il pavimento, sembrano improvvisamente troppo azzurri.

Faccio quasi fatica a distinguere la tua figura che giace sull'unico letto che vedo, avvolta com'è dalle coperte candide e indistinguibili dall'ambiente intorno.

All'orecchio mi giunge solo un suono ovattato a intermittenza, lento e regolare come il battito di un cuore stanco.

Sulla parete c'è una sola finestra da cui entra appena la luce pallida del giorno, ma le tende sono chiuse. Il sole non c'è, e ad ogni modo non lo vuoi vedere.

La luce fredda lambisce il tuo volto che oramai mi è familiare, ma che ero abituata a vedere sotto un aspetto differente.

I tuoi occhi sono chiusi, così come la tua bocca sottile. La tua pelle è come la cera, quasi trasparente. Il tuo petto si alza e si abbassa lentamente, come se fossi addormentata.

Sembri un angelo. Un magnifico angelo ferito.
Porti un tubicino al naso; probabilmente ti sta aiutando a respirare. E non voglio pensare che sia l'unica cosa che ti tiene in vita.

Sento un pizzicore agli occhi e devo ricacciarmi a forza in gola la voglia che ho di piangere, perchè ho promesso di resistere.

Nel mondo in cui sono cresciuta, mamma e papà mi hanno sempre tenuta lontana dalla sofferenza. Dicevano che era per proteggermi dal male del mondo. Che era per il mio bene. Ma non ce l'hanno mai fatta. E perfino io, nonostante tutto l'orrore che la vita mi abbia mostrato e contro cui mi sono sempre battuta, ho sempre cercato di evitarlo. Di dire a me stessa e alle persone che amavo che sarebbe andato tutto bene, e che a tutto c'era una soluzione. Ma qui, adesso, mentre mi costringo ad essere forte di fronte a te, che non mi puoi nemmeno vedere, capisco che non è negando il dolore, che esso scomparirà.

La donna con il camice bianco dice che il tuo cuore ha ceduto. E che è un miracolo che qualche eroe a me sconosciuto sia riuscito a farlo battere di nuovo con le sue mani.

Dice che non mangiavi più. Dice che accade a tante persone. Accade anche in questo strano mondo dove la magia sembra rendere tutto perfetto.

E tra tutti è accaduto proprio a te.

Mi siedo accanto al tuo letto, sull'unica sedia che c'è, e raccolgo la tua mano, che hai abbandonato lungo il corpo. È gelida ed inerme, percepisco le tue ossa sotto la tua pelle; le vedo sporgere appena. Mi sembra di sollevare una piuma.

Probabilmente non ti sei accorta che sono qui.

In questo momento non mi importa chi sei, né che cosa mi hai fatto, o come mi hai parlato.

Mi sento orribilmente ingenua per essere stata cieca di fronte a ciò che ti stava succedendo. Cieca, per non essermi accorta di niente. Forse avrei potuto fare qualcosa. Ma sapevo che sarebbe stato difficile, forse impossibile far incontrare i nostri destini e farli camminare assieme; impossibile come tenderti la mia mano e pensare che l'avresti afferrata incondizionatamente.

La donna con il camice bianco dice che sa che cosa si prova. E che è per questo che ha dedicato la sua vita a proteggere le persone da quel demone che, così dice, ora è entrato anche nella tua testa.

Dice che è normale che io non mi sia accorta di niente, e che devo smettere di sentirmi in colpa. A quanto pare è tanto subdolo da non farsi vedere, e che prima di rendersi palese incomincia a logorarti dall'interno.

Dice che c'è molto di più.

Ciò che vedevo era solo la punta dell'iceberg, come se di iceberg non me ne avessi mai fatti mancare. Hai incrociato la mia strada e hai deciso che l'avresti ostacolata sin dal primo giorno, avendo forse trovato in me qualcosa che non avevi e che non potevi avere, mentre io, occupata com'ero a far luce sulla mia vita, ho deciso che te l'avrei impedito, giurandoti forse più odio di quanto il mio cuore potesse contenere. Mentre tu, nascosta ai miei occhi, ti disprezzavi tanto che lottavi per scomparire, nella tua prigione di catene.

Vivevo la mia nuova vita, dove a volte tutto era tanto più grande di me che mi sembrava dovesse sfuggirmi di mano, credendo che tante incertezze quante fossero le mie non le avesse mai provate nessuno.

Mi hai insegnato che non ci sono solo le incertezze, a ferirci. Che dentro di noi si nascondono paure che rifiutiamo di rivelare al mondo, perchè sono tutto ciò che ci rimane.

E ancora non ci basta. Ci facciamo del male con i cattivi pensieri; una mano sconosciuta ci chiude gli occhi di fronte a quello che di buono la vita ci può offrire, e ne raccogliamo invece il male, convinti che ci renderà più forti, finchè non ci schiaccia. E diventiamo nulla.

Svaniamo.

-Non svanire, Icy.

Mi chiedo se tu senta tanto freddo quanto ne sento io.

La donna con il camice bianco dice che il tuo cuore tornerà a battere come prima. Che riacquisterai il vigore che avevi un tempo. Ma anche che la risalita potrà essere perfino più dolorosa della caduta.

Mi ha chiesto se io sia una tua amica. Dice che avrai bisogno di me.

Mi soffermo di nuovo a guardarti, come se temessi di vederti smettere di respirare da un momento all'altro. Come se i miei occhi potessero controllarti e guidarti di nuovo verso la vita.

Non apri gli occhi. Non ne hai la forza.

Ma la tua mano si è mossa, e per il tempo di un battito di ciglia è riuscita a stringere la mia.

E capisco che hai udito le mie parole.

  
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