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Autore: Mary P_Stark    23/03/2020    3 recensioni
Cosa succederebbe se gli dèi dell'Olimpo e gli eroi greci camminassero tra noi? Quali potrebbero essere le conseguenze, per noi e per loro? Atena, dea della Guerra, delle Arti e dell'Intelletto, incuriosita dal mondo moderno, ha deciso di vivere tra noi per conoscere le nuove genti che popolano la Terra e che, un tempo, lei governava assieme al Padre Zeus e gli Olimpici. In questa raccolta, verranno raccontate le avventure di Atena, degli dèi olimpici e degli eroi del mito greco, con i loro pregi, i loro difetti e le loro piccole stravaganze. (Naturalmente, i miti sono rivisitati e corretti)
Genere: Commedia, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Pantheon – 1 –
 
 
Santa Cruz (Moore Creek Preserve) – Maggio 2022
 
Pur se abituata a trasferirsi ogni dieci anni circa, così da non destare sospetti negli umani, Athena aveva sentito particolarmente quell’ultimo cambiamento di casa.

Non tanto a causa dell’abbandono di una zona che le piaceva particolarmente – avrebbe potuto tornarvi più avanti – quanto, piuttosto, per i motivi che avevano spinto la sua famiglia a farlo.

La necessità di costruire una seconda abitazione per Alekos, adeguandola ai rigidi standard esposti da Aiolos, li aveva costretti a trovare un luogo più appartato e ampio rispetto al solito.

Per questo, abbandonando la costa, si erano spostati a Santa Cruz, acquistando un ampio appezzamento di terreno lungo Meder Street, nei pressi della Moor Creek Preserve.

Nelle intenzioni di Athena ed Érebos vi era stato l’intento di ricreare una piccola oasi di pace intorno al figlio, così da permettergli di vivere quella sorta di prigionia dorata con maggior facilità.

Nei mesi, però, nessuna delle due divinità aveva trovato in Alekos alcun miglioramento. Pur contando molto sulle capacità di Érebos, Athena aveva cominciato a disperare che potesse trovare una soluzione al loro terribile problema.

Scrutando all’esterno della propria stanza, Athena lasciò che la lieve brezza di quel mattino penetrasse nella camera, scacciando quei lugubri pensieri che, ormai da tempo, affollavano la sua mente.

L’aria umida di quel mattino profumava di fulmini, ed era perciò foriera di tempesta, pur se una ben più devastante stava già sommovendo il suo animo e quello del compagno.

Nel volgere lo sguardo, Athena si lasciò andare a un tremulo sospiro nell’osservare Érebos, che a sua volta la stava scrutando dal bordo del letto, come in attesa di una sua parola.

Nei lunghi mesi di separazione dal figlio, Athena si era chiesta molto spesso come fossero giunti a quel punto, e perché la purezza insita nell’animo del figlio si fosse rivelata così pericolosa, sia per lui che per gli altri.

Al tempo stesso, Érebos si era preso la maggior parte delle colpe, nonostante le repliche sempre più ardimentose di Athena e, più di una volta, erano finiti ai ferri corti, a causa di ciò.

L’amore tra loro aveva comunque prevalso, ma le tensioni all’interno della coppia non erano mai realmente scemate, se non con il ritorno a casa di Alekos.

Quel senso di tranquillità ritrovata, però, era durato più o meno un anno. Il ricongiungimento con la famiglia, oltre alla relativa pace di quei luoghi, erano serviti a chetare solo temporaneamente il giovane.

Alekos aveva iniziato a manifestare nuovamente segni di squilibrio, nonostante quel periodo di quiete e di lontananza da ciò che avrebbe potuto turbarlo.

Mantenersi a distanza dal parentado immortale non aveva sortito gli effetti voluti, alla fine dei conti. Il suo potere aveva tentato più volte di portarlo sull’errata via e, spesso e volentieri, solo la grande determinazione di Alekos aveva fatto la differenza.

Questo tira e molla tra la volontà e i desideri del giovane aveva causato crisi emotive e fisiche sempre più forti, costringendo così Athena a prendere più gravi e drastiche decisioni.

Le visite – anche della parte di famiglia composta da mortali – erano state infine bandite e, pur controvoglia, Alekos aveva obbedito, ben sapendo di aver messo la madre nelle condizioni di vietargli qualsiasi contatto con l’esterno.

La goccia che aveva fatto traboccare il vaso, e che aveva spinto la dea a quel taglio netto con la società, era giunta a sorpresa, e non senza conseguenti scene di panico.

Aver sentito le lagnanze di Buffy e Xena in merito ai loro compagni d’asilo, aveva portato Alekos alle porte dell’edificio scolastico delle bimbe, deciso a farla pagare alle insegnanti per non averle accontentate.

La colpa di tali insegnanti? Non aver permesso alle gemelle di giocare sotto la pioggia, durante un temporale.

Quando il giovane si era finalmente reso conto delle sue azioni, e della follia che lo aveva spinto lì, era tornato lesto entro le sicure pareti della sua abitazione, ma lì Athena lo aveva trovato tremante e privo di energie.

Era servita quasi una settimana, perché il figlio si riprendesse dallo sforzo fisico servito per fermare se stesso dal portare la sua giustizia in nome delle cugine, e questo lo aveva stremato anche a livello psicologico.

Da quel giorno, erano passati sei mesi e, in tutto quel tempo, Alekos aveva lavorato quasi ogni giorno con Érebos per trovare il modo di equilibrare corpo e mente tramite la meditazione.

Athena aveva sperato che, restando a stretto contatto con colui che divideva con Alekos il proprio filo dell’esistenza, il figlio avrebbe potuto trovare un nuovo centro ma, ancora una volta, le sue speranze erano rimaste disilluse.

Nulla era cambiato, e questo la innervosiva ogni giorno di più.

«Come mai sei già desta?» le domandò infine Érebos, strappandola ai suoi pensieri.

Lei scosse il capo, non sapendo cosa rispondergli, quando un brivido lungo la schiena la fece correre con lo sguardo in direzione della casa del figlio.

A sua volta, Érebos la raggiunse alla finestra per scrutare la bianca costruzione in stile greco eretta per Alekos e, turbato, esalò: «La sua energia…»

«Non c’è!» sibilò Athena, sgomenta.

Che, ancora una volta, il lato più selvaggio di Alekos avesse preso il sopravvento, portandolo a sfidare il divieto?

Afferrata in fretta la vestaglia, Athena si catapultò fuori dalla villetta per raggiungere la dependance e, dopo aver bussato più volte, entrò. Se lo avesse trovato assieme a una ninfa, o a una iade, peggio per lui. Si sarebbe scusata e sarebbe tornata a casa. Ma se così non fosse stato…

Quel che però Athena trovò nell’aprire la porta, aumentò non di poco la sua ansia. La casa era immersa nel caos più totale, con oggetti gettati a terra, cuscini divelti dai divani, bicchieri in frantumi.

Cos’era mai successo, lì dentro?

Le parvero passate ore quando, infine, Érebos la raggiunse.

Esalando un ansito di panico pari a quello della compagna, il dio Ctonio domandò: «Dov’è Alekos? E perché c’è questa confusione?»

Athena si limitò a scuotere il capo, replicando scioccata: «Non lo so. Ho cercato di non pressarlo troppo, visto che l’abbiamo obbligato a rimanere confinato in casa, ma non pensavo che… che potesse… inoltre, credevo che stare con te lo stesse aiutando, ma ora…»

«Athena, non è colpa tua. Nessuno di noi ha la più pallida idea di come affrontare questa situazione» mormorò Érebos, stringendosela al petto per consolarla. «Non so davvero cosa gli stia succedendo, perciò non incolparti se neppure tu comprendi che fare.»

Lei si lasciò andare contro il suo torace e mormorò: «Lo so, ma sono sua madre, e vorrei…»

Lui sorrise mesto nel darle un bacio sui capelli, replicando: «E io sono suo padre, e vorrei risolvere il guaio che io stesso ho creato, ma non ne sono in grado.»

«Che è successo, qui dentro?» esalò la voce di Zeus, alle loro spalle.

La coppia si volse sorpresa, non aspettandosi di certo di udire la voce del Padre degli dèi alla loro porta. Intravedendo la figura possente del dio sullo specchio della porta d’ingresso della dependance, Athena mormorò confusa: «Padre… ma tu cosa ci fai qui?»

La divinità penetrò lentamente all’interno della casa, gli occhi puntati sul caos che regnava al suo interno e, dopo qualche istante ancora di perplessità, scrutò la figlia con aria contratta e asserì: «Reco notizie su Alekos, ma vorrei darvele in un posto meno caotico. La faccenda è già abbastanza ingarbugliata di suo, senza che il posto in cui parliamo ci causi ulteriore confusione.»

Pur desiderosa di sapere, Athena annuì. Ascoltare le parole di suo padre, e vedere come Alekos aveva ridotto la casa, non l’avrebbe di certo aiutata a calmarsi.

Di comune accordo, quindi, tornarono nella villetta principale e lì, radunatisi nell’elegante salotto in stile country inglese, Athena disse: «Parla pure, ora.»

Zeus assentì recisamente, accomodandosi su una poltrona e poggiando i gomiti sulle ginocchia, assumendo subito una postura stanca e infiacchita, nonostante fossero solo le sette del mattino.

«Ve la farò breve. Alekos si trovava a una festa organizzata da Dioniso, l’altra notte e, per motivi che non ho ben capito, ha chiesto di essere portato a casa di Eris. Immagino, per non farsi beccare da voi completamente ubriaco… o peggio» iniziò col dire Zeus, sorprendendo entrambi.

«Dioniso lo ha…» ansimò esterrefatta Athena, portandosi una mano alla bocca per la sorpresa.

Scuotendo il capo, Zeus replicò: «No, lui non c’entra. A quanto pare, Alekos era d’accordo con Ares. Morale, il ragazzo era ubriaco fradicio e non voleva farvi preoccupare, così ha chiamato Eris perché lo ospitasse… e qui è successo il fattaccio.»

«Che… fattaccio?» gracidò Athena, ormai pronta al peggio.

«Eris non è stata chiara, in merito, ma mi sembrava in imbarazzo, perciò non ho insistito. Fatto sta che Alekos è riuscito a trasmutare da solo, e abbiamo la quasi totale certezza che sia nel regno di Chaos» spiegò loro Zeus, sospirando fiacco.

«Ma Alekos non può trasmutare da solo!» sbottò Athena, accigliandosi.

«Non dirlo a Eris, o si incazzerà di brutto. Credimi, è successo, perché non si trova da nessuna parte, sulla Terra. Le arpie lo hanno cercato ovunque, e sai bene che, quando Homados e Proioxis si mettono in testa una cosa, non falliscono mai. E poi, hanno una predilezione per quel ragazzo, e non lascerebbero nulla di intentato, pur di trovarlo.»

Athena singhiozzò affranta mentre Érebos, sconvolto, esalava: «Devo andare da Cloto e le altre…»

«Sapevo che l’avresti detto, ma Eris è stata chiara anche su questo. Vuole riportarlo indietro lei» sottolineò Zeus.

«Perché ha detto questo?» esalò Athena, confusa.

«Vai a saperlo! Comunque, mi sembrava molto determinata, e così pure Dioniso, che si è accodato a lei.»

«So che deve essere lei a cercarlo. Io voglio solo convincere le mie figlie a non metterle i bastoni tra le ruote» asserì a sorpresa Érebos, sorridendo poi ad Athena, che lo stava fissando con espressione interrogativa. «Sono sicuro che Eris può riuscire a risolvere il problema. E’ l’unica cosa che ho compreso dai miei infruttuosi studi sulla natura primigenia del potere.»

«Se proprio vuoi andare, non ti lascerò da solo» precisò Athena, stringendogli una mano.

«Tu resta qui e riposa. Sei talmente in ansia che potresti subire dei danni durante la trasmutazione. Io, nel frattempo, chiederò ad Artemide e Hermes di accompagnarmi, così sarai più serena nel non sapermi da solo, va bene?» le raccomandò lui, dandole un bacio sulla fronte.

Athena storse il naso ma acconsentì così la divinità Ctonia, levatasi in piedi, scrutò Zeus e disse: «La affido a te.»

«Non ti preoccupare. Voi pensate ad Alekos» assentì Zeus, alzandosi per stringergli la mano con fare benaugurante.

Ciò detto, lo vide svanire.

Athena sospirò nello stringersi le mani in ventre e Zeus, sedutosi accanto a lei sul divano, le avvolse goffamente le spalle e disse: «Io ci provo… però tu dimmi se vado bene.»

La dea rise di fronte all’affermazione timida e insicura del padre e, nel poggiare il capo contro la sua spalla, mormorò: «Vai benissimo, papà. Davvero.»

Sorridendo un poco più sicuro di sé, Zeus afferrò quindi dal tavolino accanto al divano il telefono cordless e, ammiccando alla figlia, aggiunse: «Sarà meglio se chiamiamo rinforzi. Felipe, ormai, saprà già tutto, visto che ora Érebos si trova da Artemide, ma è meglio se lo diciamo anche ad Anita e Carlos, no?»

«Sì, è giusto. Non voglio mentire loro su una cosa così importante» annuì la dea, allungando una mano per prendere il cordless.

Zeus, però, lo tenne per sé e replicò con un sogghigno: «Lascia, faccio io. Spero che a rispondere sia Carlos, così lo farò ingelosire un po’.»

«Oh, papà…» sorrise suo malgrado Athena, restando stretta alla sua figura possente e protettiva.

Era bello averlo lì in quel momento. Ne aveva davvero bisogno.
 
***

Aiolos uscì dal tempio delle Moire in concomitanza con l’arrivo di Apollo, Era, Poseidone e Acaste.

Vedendoli in ansia e mossi da una fretta divorante, il dio li bloccò sul nascere e disse loro: «Chetate il vostro passo, poiché comunque non si può far nulla, al momento. Possiamo solo aspettare e tenere compagnia a Érebos, o…»

Indicando poi dabbasso, verso le mura di cinta del tempio, aggiunse: «…o a Miguel. Il resto, è affidato a Eris e Dioniso.»

«Eris …e Dioniso?» esalò sconcertata Era, portandosi una mano al volto con espressione sconvolta. «Ma chi ha deciso per una simile accoppiata?»

«Prenditela con Moros, se vuoi, divina Era. E’ stato lui a catapultarli nel regno di Chaos» scrollò le spalle Aiolos, discendendo poi le scale fino a incrociare suo padre. «Io vado da Miguel. Tu che fai?»

«Parlerò un po’ con Érebos, poi verrò da te» gli disse il padre, dandogli una pacca sulla spalla.

Lui assentì e ammiccò ad Acaste, dicendo: «Zéphyros è dentro con gli altri. Sarà felice di vederti. Tende sempre a essere il più ansioso di tutti, quando qualcosa scombina le sue giornate, e questa di sicuro non è una classica giornata come le altre.»

Lei gli sorrise grata e affrettò il passo per raggiungerlo, così ad Aiolos non restò altro che raggiungere la figura luminosa dell’anima appartenente al padre di Alekos.

Era al corrente che, talune volte, le anime potevano divenire senzienti e rammentare il proprio passato, ma non aveva mai parlato con una di loro, e non sapeva davvero che dire, a questa in particolare.

Rammentando però le parole di Athena, ‘sei stato a tua volta padre, no?’, si fece coraggio e lo avvicinò, sorridendo cordiale all’anima per poi accomodarsi al suo fianco contro le mura di cinta del tempio.

«Atropo mi ha detto che tu sei Miguel, il padre di Alekos. Io sono Aiolos, dio dei venti, e sono suo amico» esordì lui, ammiccando al suo indirizzo.

“Non sei mai venuto qui, quando Alekos viveva nell’Oltretomba” denotò Miguel, con una punta di curiosità.

«Punizione» ammiccò simpaticamente Aiolos. «Ero in castigo ad aeternum, assieme ai miei amici, ma ci hanno concesso di venire qui per via di… beh…»

“E’ successo qualcosa ad Alekos, giusto? Non c’è mai stata questa confusione, nei pressi del tempio delle Moire, e anche Ade sembra piuttosto nervoso. Inoltre, ho sentito dire il nome di mio figlio dalle Erinni più e più volte, e questo mi ha messo in allarme.”

«Diciamo che ci stiamo lavorando, ma sì… pare che Alekos si sia cacciato in una sorta di guaio, e ora due dei suoi zii sono corsi ad aiutarlo» ammise Aiolos, non sapendo come eludere la domanda. Vedere un via vai di divinità nell’Oltretomba era, senza alcun dubbio, qualcosa che poteva incuriosire chiunque.

Annuendo, l’anima domandò: “Athena come sta? Ho visto Érebos entrare di gran fretta assieme ad Artemide e Hermes, ma non ho visto lei.”

«Da quel che so, si trova a casa sua, in compagnia di familiari e amici. Penso non se la senta di venire qui, e non le do torto… là dentro, ci sono certe facce lunghe…» ironizzò Aiolos e, suo malgrado, fu lieto di vedere l’anima illuminarsi un poco, quasi stesse ridendo con lui.

Era difficile comprendere quali potessero essere i procedimenti mentali di un’anima, visto che essa percepiva le emozioni, gli eventi e il tempo in maniera completamente disgiunta dal mondo reale. Ugualmente, Aiolos era certo che Miguel riuscisse a capacitarsi di ciò che stava accadendo, e che gradisse il suo tentativo di spronarlo a non cedere all’ansia.

“Athena è sempre stata molto emotiva e diretta, nelle sue esternazioni. Se fosse qui, Ade avrebbe il suo bel daffare per tenerla calma” dichiarò l’anima, annuendo più volte.

«Ade adora vostro figlio e farebbe di tutto, per lui, ma ora non può farlo perché questo compito pare essere spettato ad altri. Immagino che non sarebbe per niente facile restare qui senza aggredire colui che la tiene lontana da suo figlio» chiosò Aiolos, assentendo.

“Érebos si sente in colpa, vero?”

«Temo di sì. L’ho visto piuttosto provato» annuì il dio dei venti.

“Digli di venire qui, per favore… credo abbia bisogno di rassicurazioni da parte mia, o si farà venire un esaurimento per niente” decretò con tono ironico Miguel.

Aiolos gli sorrise pieno di ammirazione e, nello scostarsi dal muro, dichiarò: «Ora ho la certezza che l’anima pura di Alekos è nata da te. Porterò il tuo messaggio al Sommo Érebos, te lo prometto.»

L’anima assentì grata e Aiolos, nel tornare all’interno del tempio delle Moire, si sentì stranamente pacificato. Sì, parlare con quell’anima dava davvero l’idea di quanto Miguel, in vita, fosse stato un essere speciale, pur se solo umano.
 
***

Ares entrò mogio nella villa di Athena e, per la prima volta in vita sua, lo fece usando la porta, e non trasmutandosi al suo interno.

Afrodite, al suo fianco, sembrava quasi sorreggerlo, nonostante la dea apparisse chiaramente più piccola ed esile del dio della guerra. Il fatto che il dio, però, fosse reclinato penitente in avanti e i suoi occhi fossero gonfi di pianto, confermava quanto Afrodite gli stesse effettivamente impedendo di crollare.

Athena sorrise mesta, di fronte a quello scenario davvero inconsueto e, nell’alzarsi dal divano – dove si trovavano anche Anita e Carlos – raggiunse il fratello e lo abbracciò.

Ares le si aggrappò con forza, trattenendo nuove lacrime piene di contrizione e Athena, nel dargli delle pacche sulla schiena enorme, gorgogliò: «Oddio, Ares, ma come ti sei ridotto!»

«Scusami, sorella… davvero! Non mi sono reso conto che lui…»

Lei lo azzittì subito, puntando un dito sulle sue labbra e, nel carezzargli il viso ancora umido di lacrime già versate, replicò: «Posso immaginare cosa sia successo. So benissimo che non metteresti mai coscientemente Alekos in pericolo, perciò ne deduco che lui abbia usato il suo potere su di te per ammansirti.»

«Me ne sono accorto solo stamattina, a cose fatte, quando mi sono risvegliato nel tempio di Dioniso e ho rammentato cosa fosse successo la notte precedente» ammise suo malgrado Ares. «Avrei dovuto essere più accorto, ma la telefonata di Alekos mi ha fatto così piacere che…»

Athena assentì, aggiungendo per lui: «…che sei venuto subito qui per stare con lui. Lo so. Mio malgrado, ho capito a mie spese come fa. O faceva.»

Afrodite, a quel punto, la afferrò a una spalla e replicò con veemenza: «Non dire così. Sono più che certa che, se c’è una persona che può riportarlo indietro, quella è Eris. Vuole bene al ragazzo, e ha una forza di volontà unica. Ricorda che è stata plasmata dal dolore, e niente può spezzarla. Quanto a Dioniso, beh… lui è lui, e ci si può davvero aspettare di tutto. Anche che sia utile, una volta tanto.»

Athena rise nonostante tutto, grata ad Afrodite e al suo tentativo di fare dell’ironia al solo scopo di tirarla su di morale.

Per quanto, su molte cose, fossero agli antipodi, apprezzava l’amicizia di Afrodite e saperla vicina le rendeva meno insopportabile l’attesa.

Deimos e Phobos scelsero quel momento per entrare in punta di piedi, le ali nere ben rattrappite sulle spalle e l’aria di coloro che non volevano assolutamente causare problemi.

Guardando poi Athena con aria di scuse, mormorarono quasi in coro: «Possiamo restare anche noi? Giuriamo che staremo buoni in un angolo, senza aprire bocca.»

La dea della guerra sorrise grata di fronte ai loro tentativi di apparire innocui - come se la personificazione della paura e del terrore potessero sembrare due putti di una chiesa.

Gentilmente, perciò, li abbracciò entrambi e disse: «So bene che siete qui per aiutarmi, e non per seminare panico. Restate pure e non preoccupatevi.»

«Grazie, zia» mormorano i gemelli, andandosi subito a sedere accanto a Buffy e Xena, che stavano giocherellando con un tablet.

Afrodite sorrise nel vederli così docili e, sommessamente, disse: «Alekos è riuscito a toccare anche il cuore di quei due perdigiorno… non fosse che sono in ansia per lui, sprizzerei gioia da tutti i pori per questo evento.»

Athena, allora, le batté una mano sulla spalla e replicò: «Cerchiamo di vedere il bicchiere mezzo pieno. Credo sia l’unica cosa da fare.»

Afrodite assentì prima di volgere incuriosita lo sguardo, quando una nuvola argentata apparve nel salotto.

Da essa presero forma Demetra, Persefone e Nyx e quest’ultima, quasi correndo, raggiunse Athena per abbracciarla e mormorare: «Vedrai che tornerà a casa sano e salvo!»

Lei la ringraziò ricambiando la stretta, mentre Demetra e Persefone chiedevano aggiornamenti a Zeus in merito alla situazione presso il tempio delle Moire.

Stretta nell’abbraccio di Nyx, Athena non poté che sorridere, di fronte alla profonda unione della sua famiglia che, per quanto caotica, folle e a volte autodistruttiva, sapeva unirsi più di ogni altra, quando serviva.

Mentre Anita accorreva al suono del campanello per far entrare il resto dei suoi cugini, giunti in massa per dare coraggio ad Athena, la dea della guerra osservò il lato divino della sua famiglia e sorrise. Fino a pochi anni addietro, non avrebbe mai neppure sognato di vedere suo padre parlare con Carlos, o di saperlo così premuroso nei suoi confronti.

Nonostante le sue pecche, nonostante i suoi colpi di testa, era un buon padre.

Tra sé, quindi, sperò che quel senso d’unione e amore potessero raggiungere Alekos, così da fargli comprendere quanto, tutti loro, lo amassero e lo rivolessero a casa.

Non aveva davvero idea di come il figlio fosse riuscito a raggiungere Chaos, o perché Eris si fosse sentita in dovere di raggiungerlo, ma confidava in lei, così come nella forza d’animo di Alekos.

In quel momento, non poteva che aspettare e sperare.







N.d.A.: gli eventi che vedono Alekos protagonista hanno letteralmente smosso l'intero Olimpo e, come una squadra ben oliata e unita da un forte affiatamento, le divinità si dividono tra regno mortale e immortale per proteggere dal dolore sia Athena che Erebos.
Vediamo così i vari eventi da molti punti di vista - motivo per cui ho deciso di intitolare questa serie di capitoli "Pantheon" - e torneremo presto anche a rivedere Chaos e Dioniso, che attendono in prima persona l'evolversi delle vicende.
Cosa accadrà, nel regno di Chaos, mentre il resto degli dèi attende trepidante dall'altra parte dell'invisibile muro che li separa?
  
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