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Autore: Abby_da_Edoras    23/03/2020    5 recensioni
Questa ff è la mia versione dei fatti di Endgame, ma è anche il sequel di Yo contigo tu conmigo, per cui non si può seguire questa storia senza avere letto quella. Nella mia versione, gli Avengers non sono svaniti perché Strange li ha riportati indietro e adesso lottano insieme nel ricercare le gemme per invertire lo "schiocco" di Thanos, e non passano cinque anni ma un paio circa. Le vicende sono quindi più o meno quelle di Endgame, ma con la partecipazione di tutti i personaggi e con l'attenzione alle mie ships (SteveXBucky e TonyXPeter).
Grazie a tutti coloro che seguiranno i miei sforzi per dare un lieto fine ai personaggi che amiamo.
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a registi, autori e produttori del MCU.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Doctor Stephen Strange, James ’Bucky’ Barnes, Peter Parker/Spider-Man, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: AU, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Legends never die'
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OF JUPITER AND MOONS

Capitolo primo

 

Jupiter and moons show me the way
Following my dream of Babylon
Jupiter and moons show me my fate
Will the sun arise?
Jupiter and moons let me escape
From this world of pain... I'll die alone!
Jupiter and moons show me the way
Back to paradise, back to paradise…

(“Of Jupiter and moons” – Temperance)

 

Erano trascorsi mesi, ormai, senza che il gruppo degli Avengers fosse riuscito a trovare il modo di localizzare Thanos per poi fargli riportare indietro le persone scomparse e infine, come ringraziamento, ammazzarlo e tanti saluti a casa. Fury si era rivolto a tutti coloro che conosceva, compresi gli scienziati più brillanti dello S.H.I.E.L.D., ma nonostante tanto impegno e tanta fatica, nessuno di loro era approdato a niente. Anzi, le cose erano addirittura peggiorate.

Il loro amico Scott Lang, alias Ant-man, era scomparso senza lasciar traccia.

Chiaramente, non era un buon segno. Significava, forse, che lo schiocco di dita di Thanos era in grado di fare vittime anche dopo tanto tempo? Oppure che il maledetto Titano aveva deciso che la popolazione della Terra era comunque oltre la soglia di tolleranza e aveva optato per un secondo schiocco? Il fatto preoccupava non poco Nick Fury e gli altri Avengers.

T’Challa e Shuri erano tornati in Wakanda che, dopo la sparizione improvvisa di tante persone, era nella più totale confusione: tanti guerrieri erano scomparsi misteriosamente e la gente aveva paura, il sovrano e la sorella non potevano abbandonare il popolo in un momento simile e avevano fatto la loro scelta. In fondo quella era la loro gente, la loro terra. Però l’assenza di un alleato forte come Black Panther non era sicuramente una buona cosa per gli Avengers…

E, cosa ancora più preoccupante, Clint Barton, sconvolto per la sparizione della sua intera famiglia, si era autoproclamato giustiziere della notte, aveva lasciato gli Avengers e viveva come un fuorilegge, girando il mondo per assassinare criminali e gang malavitose ovunque ne trovasse. Non potendo scaricare la sua legittima furia su Thanos, aveva scelto di sfogarsi su assassini e delinquenti comuni.

Un giorno, tuttavia, Fury era giunto al quartier generale degli Avengers con un’espressione che, sul suo volto, si poteva definire anche entusiasta. Era accompagnato da una giovane bionda, molto carina, che indossava una tuta rossa, blu e oro e appariva straordinariamente sicura di sé e determinata.

“Signori e signore” disse Fury a mo’ di presentazione, “ecco a voi la risposta alle nostre speranze. Avevo incaricato Maria di mettersi in contatto con lei quando… beh, sapete quando. Ma Maria è svanita sotto i miei occhi e io temevo che non avesse fatto in tempo a contattarla, invece oggi si è presentata a casa mia e… Insomma, lei è Carol Danvers, conosciuta come Capitan Marvel.”

Gli Avengers guardarono la ragazza senza capire. Perché una giovane biondina, per quanto bella e dall’espressione fiera, sarebbe stata la risposta alle loro speranze? Prima, però, che chiunque di loro potesse azzardare anche una sola domanda, la giovane eroina li precedette.

“Bene, ora che ci siamo presentati, proporrei di non perdere altro tempo in chiacchiere inutili e di andare subito ad affrontare Thanos” disse, come se avesse suggerito di andare a far spese nel centro commerciale più vicino.

“Aspetta un attimo” la stoppò Tony Stark, allibito, “tu sai dov’è quel bastardo?”

“E, cosa ancora più importante, sai come ucciderlo?” s’informò Natasha.

“Beh, sì, insomma, sappiamo tutti com’è andata l’ultima volta” commentò Rhodey, poco convinto. “Chi ci dice che non finirà allo stesso modo?”

“E’ semplice” replicò la ragazza, con un sorrisetto orgoglioso. “La volta scorsa non avevate me. Io sono pronta, naturalmente chi non se la sente può restare qui. Fury mi ha detto che i Guardiani della Galassia metteranno a mia disposizione la loro astronave. Parto immediatamente, chi viene con me?”

I modi bruschi della nuova arrivata avevano spiazzato tutti non meno della rivelazione che lei sapeva dove si era rifugiato Thanos e come eliminarlo. Fu Thor il primo a reagire. Con il fedele Stormbreaker in mano si affiancò alla giovane.

“Questa mi piace” affermò. “Io sono con lei.”

“Anch’io, naturalmente” lo seguì a ruota Peter Quill, insieme ai suoi compagni. Beh, del resto l’astronave era la loro.

“Ci sto” disse Natasha, subito imitata da Steve, Bucky e Rhodey.

“Non pensate nemmeno per un attimo di lasciarmi indietro” dichiarò Nebula, decisa.

“Ehi, ragazzi, capisco il vostro desiderio di fare a pezzi quel grosso pezzo di merda, ma la nostra astronave non potrà portarvi proprio tutti” obiettò Rocket, preoccupato per l’assembramento che si prospettava.

“Abbiamo giurato che lotteremo tutti insieme, fino all’ultimo, per uccidere Thanos e riportare indietro le persone che ha fatto sparire” protestò Bucky, avvicinandosi di più a Steve e stringendogli un braccio. “Nessuno di noi vuole rimanere qui.”

“Se non siamo tutti uniti potrebbe finire male… come la volta scorsa” aggiunse Wanda, rabbuiata. Aveva saputo da circa un mese che, tra le persone scomparse dopo lo schiocco, c’era anche suo fratello Pietro… le notizie arrivavano in ritardo, dalla Sokovia.

“Vi ho già detto che non finirà come la volta scorsa e non è necessario che siate tutti presenti, visto che io svolgerò la parte maggiore” ribatté senza falsa modestia Carol. “Inoltre il piccoletto ha ragione: l’astronave non può portarci tutti. Verranno solo coloro che potranno effettivamente rendersi utili.”

“Ma senti questa, effettivamente rendersi utili” protestò Stark, già innervosito dal tono di superiorità della giovane. “Bene, allora io dovrò essere il primo a partecipare alla missione.”

“Primo o secondo non ha importanza per me, quello che conta è che ci sarò” affermò con decisione Steve. Bucky non perse tempo a ripetersi, ma annuì e lanciò uno sguardo di sfida a Carol, come invitandola a fermarlo.

“La forza della Hulkbuster sarà indispensabile contro Thanos” intervenne Banner, che fino a quel momento non aveva parlato.

“Io conosco Thanos meglio di chiunque altro, non potrete fare nulla senza di me” insisté Nebula, sempre più corrucciata.

Nick Fury cominciò a pensare che, se avesse atteso ancora, sarebbe scoppiata una nuova Civil War tra i suoi Avengers solo per decidere chi avrebbe partecipato alla missione contro Thanos e chi no. Doveva essere lui a prendere la decisione finale per tutti o sarebbero rimasti a discutere fino alla fine dei tempi…

“Signori, basta discussioni, stiamo solo perdendo del tempo prezioso e non possiamo permettercelo. So bene che tutti voi vorreste ammazzare quel bastardo e posso capirvi benissimo, perché provo i vostri stessi sentimenti. Tuttavia, come Quill e Rocket hanno spiegato, la loro astronave non può portarci tutti” disse. “Sarò io a scegliere e non voglio sentire neanche un minimo accenno di protesta. Con Carol andranno Peter Quill, Rocket e Drax per i Guardiani della Galassia, poi Nebula, Thor, Stark, Rogers, Bucky, Wilson, Rhodey e Banner. Questa è la mia ultima parola.”

“Ma non è giusto!” si lamentò Natasha.

“Io devo esserci, mio fratello…” cominciò Wanda.

“Signor Stark, glielo dica lei, io posso combattere al suo fianco e poi… non voglio che vada senza di me” protestò Peter.

“Avevo detto NIENTE DISCUSSIONI!” ruggì Fury. “Non abbiamo tutto il giorno e io stesso vorrei andare con loro, ma non lo farò. Ho scelto i più adatti e non tollererò altre lamentele. Avanti, partite. E voi, chiudete il becco!”

I prescelti partirono di corsa, ansiosi di mettere le mani sul maledetto gigante che aveva rovinato la vita di tanta gente, oltre che dei loro amici. Speravano di costringerlo a schioccare di nuovo le dita per riportare tutti indietro e poi, con l’aiuto della nuova alleata che sembrava tanto sicura di sé, di farlo fuori una volta per tutte.

Wanda, indignata per non essere stata scelta per la missione, voltò le spalle a tutti e corse via, per rinchiudersi nella sua stanza. Visione la seguì, preoccupato. Sapeva bene quanto la sua amata soffrisse dopo aver scoperto che Pietro era scomparso a causa dello schiocco e, se c’era qualcuno al mondo in grado di consolarla e rassicurarla, era lui.

Mantis e Groot non erano offesi perché Fury non li aveva scelti, tuttavia erano preoccupati perché i loro amici avrebbero affrontato Thanos senza il loro aiuto e avevano paura che non sarebbe finita bene. Fianco a fianco, si avviarono anche loro verso le stanze che occupavano, sperando di rivedere presto i compagni sani e salvi.

Chi, invece, aveva preso malissimo l’esclusione era Peter Parker. Non si era indignato come Wanda, tuttavia aveva vissuto la decisione di Fury come la conferma, se mai ne avesse avuto bisogno, di quanto lui fosse inadeguato, inadatto, sbagliato per essere un Avenger. Era probabile che, per Fury, lui non facesse nemmeno parte del gruppo e fosse lì solo perché era il pupillo di Tony Stark.

Ed ecco, questa era la seconda cosa che aveva ferito Peter nel profondo: il signor Stark non aveva detto una parola in sua difesa, non aveva cercato di convincere Fury a cambiare idea. Diamine, era talmente entusiasta all’idea di salvare il mondo ed eliminare Thanos che non si era nemmeno degnato di dire una parola in suo favore. Certo, con tutta evidenza anche il signor Stark era d’accordo con Fury: lui non era un Avenger, era solo un ragazzino con tanta buona volontà e poco altro. Non sarebbe stato affatto utile alla loro missione, anzi, probabilmente avrebbe commesso qualche imprudenza e avrebbe rovinato tutto.

Sì, più ci pensava e più si convinceva che sia Nick Fury sia il signor Stark pensassero questo di lui.

Se ne stava lì a rimuginare e ad autocommiserarsi quando si sentì chiamare dalla Romanoff. La giovane donna aveva inizialmente provato delusione e umiliazione per essere stata esclusa da Fury ma, ben presto, si era resa conto che Peter stava soffrendo molto più di lei e si era avvicinata al ragazzo per parlargli.

“Peter, stai bene?” gli chiese.

Che domanda stupida è questa? Certo che non sto bene, non sto bene per niente, fu il primo pensiero di Peter. Ma, per fortuna, si trattenne. Non aveva motivo di prendersela con Natasha, lei era sempre gentile e non era certo colpa sua se lo avevano escluso; anzi, a dirla tutta, nemmeno lei era stata scelta da Fury per la missione contro Thanos. Ma, invece di offendersi, Natasha si stava preoccupando per lui…

“No” ammise Peter con un filo di voce. “Avrei voluto andare anch’io ad affrontare Thanos.”

“Tutti noi lo avremmo voluto” replicò Natasha, “ma l’astronave dei Guardiani della Galassia non poteva contenerci tutti. Credo che a Nick sia dispiaciuto dover fare questa scelta, sa che tutti noi abbiamo validissimi motivi per voler uccidere Thanos e sa anche che uniti siamo più forti, però…”

“Forse questo vale per te, o per Wanda” ribatté Peter, scuotendo il capo, “voi fate veramente parte degli Avengers e Fury conosce il vostro valore. Ma io…”

“Tu cosa? Guarda che tu sei un Avenger tanto quanto noi e il tuo contributo è importante quanto quello di ciascuno di noi” esclamò la ragazza, stupita dal fatto che Peter potesse ancora pensare una cosa del genere dopo tanto tempo che era con loro.

“No, io… non sono come voi” mormorò Peter. Adesso l’insistenza di Natasha lo innervosiva quasi. Perché non era sincera con lui?

“E perché non saresti come noi? Sentiamo” ribatté Natasha. “E’ vero, sei il più giovane, ma ci siamo passati tutti. Oddio, non tutti, forse, credo che Steve… ma lasciamo perdere. Wanda è poco più grande di te e anche lei, all’inizio, era quasi impossibile da gestire. Io stessa… beh, è una lunga storia. E pensi che noi non abbiamo mai commesso degli errori, errori gravi, che potevano anche costare caro? Non hai l’esclusiva, Peter Parker.”

Il tono di Natasha adesso non era più condiscendente, anzi pareva piuttosto seccata, ma fu proprio questo a convincere Peter ad ascoltarla con più attenzione.

“Vuoi qualche esempio? Non è difficile. Sul pianeta Titano Peter Quill ha perso la testa e si è slanciato contro Thanos, accecato dal desiderio di vendetta per la morte di Gamora: così facendo, ha impedito a noi di strappargli il Guanto dell’Universo e impedire lo schiocco. Mi sembra un errore abbastanza grave, no? Ne vuoi sentire un altro? Circa tre anni fa Stark e Banner hanno messo a punto un sistema di difesa globale, almeno così lo definivano loro, chiamato Ultron. Nelle loro intenzioni doveva essere un’intelligenza artificiale che avrebbe prevenuto possibili attacchi alieni alla Terra, una sorta di Avenger perfetto che ci avrebbe permesso di rilassarci un po’, di non dover stare sempre all’erta. Peccato che poi Ultron si attivò autonomamente e si rivelò un androide nemico molto più pericoloso di qualsiasi minaccia avessimo affrontato fino ad allora” raccontò la giovane, ricordando quante volte gli Avengers si fossero dimostrati inadeguati. “E vogliamo parlare del violento dissidio tra Tony e Steve che ha quasi distrutto la squadra, due anni fa?”

Peter ascoltava attentamente. Era vero, gli Avengers non erano stati sempre degli eroi e anzi spesso avevano commesso errori molto gravi. Ma questo, invece di rincuorarlo, rendeva ancora più acerbo il suo dolore.

“Nessuno di noi è perfetto e infallibile, anzi” concluse Natasha, con un sorriso di incoraggiamento. “Siamo umani e come tali possiamo sbagliare. Avere dei poteri non ci impedisce di commettere errori, piuttosto rende i nostri errori ancora più pericolosi di quelli della gente comune. Ma nessuno di noi è migliore di te, Peter, questo te lo devi mettere bene in testa.”

Il ragazzo rifletteva sulle parole di Natasha e si rendeva conto che aveva ragione lei.

Eppure ciò serviva soltanto a farlo sentire ancora peggio…

Fine capitolo primo

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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