OF JUPITER AND MOONS
Capitolo primo
Jupiter
and moons show me the way
Following my dream of Babylon
Jupiter and moons show me my fate
Will the sun arise?
Jupiter and moons let me escape
From this world of pain... I'll die alone!
Jupiter and moons show me the way
Back to paradise, back to paradise…
(“Of
Jupiter and moons” – Temperance)
Erano trascorsi mesi, ormai,
senza che il gruppo degli Avengers fosse riuscito a trovare il modo di
localizzare Thanos per poi fargli riportare indietro le persone scomparse e
infine, come ringraziamento, ammazzarlo e tanti saluti a casa. Fury si era
rivolto a tutti coloro che conosceva, compresi gli scienziati più brillanti
dello S.H.I.E.L.D., ma nonostante tanto impegno e tanta fatica, nessuno di loro
era approdato a niente. Anzi, le cose erano addirittura peggiorate.
Il loro amico Scott Lang,
alias Ant-man, era scomparso senza lasciar traccia.
Chiaramente, non era un buon
segno. Significava, forse, che lo schiocco di dita di Thanos era in grado di
fare vittime anche dopo tanto tempo? Oppure che il maledetto Titano aveva
deciso che la popolazione della Terra era comunque oltre la soglia di
tolleranza e aveva optato per un secondo schiocco? Il fatto preoccupava non
poco Nick Fury e gli altri Avengers.
T’Challa e Shuri erano tornati
in Wakanda che, dopo la sparizione improvvisa di tante persone, era nella più
totale confusione: tanti guerrieri erano scomparsi misteriosamente e la gente
aveva paura, il sovrano e la sorella non potevano abbandonare il popolo in un
momento simile e avevano fatto la loro scelta. In fondo quella era la loro
gente, la loro terra. Però l’assenza di un alleato forte come Black Panther non
era sicuramente una buona cosa per gli Avengers…
E, cosa ancora più
preoccupante, Clint Barton, sconvolto per la sparizione della sua intera
famiglia, si era autoproclamato giustiziere
della notte, aveva lasciato gli Avengers e viveva come un fuorilegge,
girando il mondo per assassinare criminali e gang malavitose ovunque ne
trovasse. Non potendo scaricare la sua legittima furia su Thanos, aveva scelto
di sfogarsi su assassini e delinquenti comuni.
Un giorno, tuttavia, Fury
era giunto al quartier generale degli Avengers con un’espressione che, sul suo
volto, si poteva definire anche entusiasta. Era accompagnato da una giovane
bionda, molto carina, che indossava una tuta rossa, blu e oro e appariva
straordinariamente sicura di sé e determinata.
“Signori e signore” disse
Fury a mo’ di presentazione, “ecco a voi la risposta alle nostre speranze.
Avevo incaricato Maria di mettersi in contatto con lei quando… beh, sapete
quando. Ma Maria è svanita sotto i miei occhi e io temevo che non avesse fatto
in tempo a contattarla, invece oggi si è presentata a casa mia e… Insomma, lei
è Carol Danvers, conosciuta come Capitan Marvel.”
Gli Avengers guardarono la
ragazza senza capire. Perché una giovane biondina, per quanto bella e
dall’espressione fiera, sarebbe stata la risposta alle loro speranze? Prima,
però, che chiunque di loro potesse azzardare anche una sola domanda, la giovane
eroina li precedette.
“Bene, ora che ci siamo
presentati, proporrei di non perdere altro tempo in chiacchiere inutili e di
andare subito ad affrontare Thanos” disse, come se avesse suggerito di andare a
far spese nel centro commerciale più vicino.
“Aspetta un attimo” la
stoppò Tony Stark, allibito, “tu sai dov’è quel bastardo?”
“E, cosa ancora più
importante, sai come ucciderlo?” s’informò Natasha.
“Beh, sì, insomma, sappiamo
tutti com’è andata l’ultima volta” commentò Rhodey, poco convinto. “Chi ci dice
che non finirà allo stesso modo?”
“E’ semplice” replicò la
ragazza, con un sorrisetto orgoglioso. “La volta scorsa non avevate me. Io sono pronta, naturalmente chi non
se la sente può restare qui. Fury mi ha detto che i Guardiani della Galassia
metteranno a mia disposizione la loro astronave. Parto immediatamente, chi
viene con me?”
I modi bruschi della nuova
arrivata avevano spiazzato tutti non meno della rivelazione che lei sapeva dove
si era rifugiato Thanos e come eliminarlo. Fu Thor il primo a reagire. Con il
fedele Stormbreaker in mano si affiancò alla giovane.
“Questa mi piace” affermò.
“Io sono con lei.”
“Anch’io, naturalmente” lo
seguì a ruota Peter Quill, insieme ai suoi compagni. Beh, del resto l’astronave
era la loro.
“Ci sto” disse Natasha,
subito imitata da Steve, Bucky e Rhodey.
“Non pensate nemmeno per un
attimo di lasciarmi indietro” dichiarò Nebula, decisa.
“Ehi, ragazzi, capisco il
vostro desiderio di fare a pezzi quel grosso pezzo di merda, ma la nostra astronave
non potrà portarvi proprio tutti”
obiettò Rocket, preoccupato per l’assembramento che si prospettava.
“Abbiamo giurato che
lotteremo tutti insieme, fino all’ultimo, per uccidere Thanos e riportare
indietro le persone che ha fatto sparire” protestò Bucky, avvicinandosi di più
a Steve e stringendogli un braccio. “Nessuno di noi vuole rimanere qui.”
“Se non siamo tutti uniti
potrebbe finire male… come la volta scorsa” aggiunse Wanda, rabbuiata. Aveva
saputo da circa un mese che, tra le persone scomparse dopo lo schiocco, c’era
anche suo fratello Pietro… le notizie arrivavano in ritardo, dalla Sokovia.
“Vi ho già detto che non
finirà come la volta scorsa e non è necessario che siate tutti presenti, visto
che io svolgerò la parte maggiore” ribatté senza falsa modestia Carol. “Inoltre
il piccoletto ha ragione: l’astronave non può portarci tutti. Verranno solo
coloro che potranno effettivamente rendersi utili.”
“Ma senti questa, effettivamente rendersi utili” protestò
Stark, già innervosito dal tono di superiorità della giovane. “Bene, allora io
dovrò essere il primo a partecipare alla missione.”
“Primo o secondo non ha
importanza per me, quello che conta è che ci sarò” affermò con decisione Steve.
Bucky non perse tempo a ripetersi, ma annuì e lanciò uno sguardo di sfida a
Carol, come invitandola a fermarlo.
“La forza della Hulkbuster
sarà indispensabile contro Thanos” intervenne Banner, che fino a quel momento
non aveva parlato.
“Io conosco Thanos meglio di
chiunque altro, non potrete fare nulla senza di me” insisté Nebula, sempre più
corrucciata.
Nick Fury cominciò a pensare
che, se avesse atteso ancora, sarebbe scoppiata una nuova Civil War tra i suoi Avengers solo per decidere chi avrebbe
partecipato alla missione contro Thanos e chi no. Doveva essere lui a prendere
la decisione finale per tutti o sarebbero rimasti a discutere fino alla fine
dei tempi…
“Signori, basta discussioni,
stiamo solo perdendo del tempo prezioso e non possiamo permettercelo. So bene
che tutti voi vorreste ammazzare quel bastardo e posso capirvi benissimo,
perché provo i vostri stessi sentimenti. Tuttavia, come Quill e Rocket hanno
spiegato, la loro astronave non può portarci tutti” disse. “Sarò io a scegliere
e non voglio sentire neanche un minimo accenno di protesta. Con Carol andranno Peter
Quill, Rocket e Drax per i Guardiani della Galassia, poi Nebula, Thor, Stark,
Rogers, Bucky, Wilson, Rhodey e Banner. Questa è la mia ultima parola.”
“Ma non è giusto!” si
lamentò Natasha.
“Io devo esserci, mio fratello…” cominciò Wanda.
“Signor Stark, glielo dica
lei, io posso combattere al suo fianco e poi… non voglio che vada senza di me”
protestò Peter.
“Avevo detto NIENTE
DISCUSSIONI!” ruggì Fury. “Non abbiamo tutto il giorno e io stesso vorrei
andare con loro, ma non lo farò. Ho scelto i più adatti e non tollererò altre
lamentele. Avanti, partite. E voi, chiudete il becco!”
I prescelti partirono di
corsa, ansiosi di mettere le mani sul maledetto gigante che aveva rovinato la
vita di tanta gente, oltre che dei loro amici. Speravano di costringerlo a
schioccare di nuovo le dita per riportare tutti indietro e poi, con l’aiuto della
nuova alleata che sembrava tanto sicura di sé, di farlo fuori una volta per
tutte.
Wanda, indignata per non
essere stata scelta per la missione, voltò le spalle a tutti e corse via, per
rinchiudersi nella sua stanza. Visione la seguì, preoccupato. Sapeva bene
quanto la sua amata soffrisse dopo aver scoperto che Pietro era scomparso a
causa dello schiocco e, se c’era
qualcuno al mondo in grado di consolarla e rassicurarla, era lui.
Mantis e Groot non erano
offesi perché Fury non li aveva scelti, tuttavia erano preoccupati perché i
loro amici avrebbero affrontato Thanos senza il loro aiuto e avevano paura che
non sarebbe finita bene. Fianco a fianco, si avviarono anche loro verso le
stanze che occupavano, sperando di rivedere presto i compagni sani e salvi.
Chi, invece, aveva preso
malissimo l’esclusione era Peter Parker. Non si era indignato come Wanda,
tuttavia aveva vissuto la decisione di Fury come la conferma, se mai ne avesse
avuto bisogno, di quanto lui fosse inadeguato, inadatto, sbagliato per essere un Avenger. Era probabile che, per Fury, lui
non facesse nemmeno parte del gruppo e fosse lì solo perché era il pupillo di
Tony Stark.
Ed ecco, questa era la
seconda cosa che aveva ferito Peter nel profondo: il signor Stark non aveva
detto una parola in sua difesa, non aveva cercato di convincere Fury a cambiare
idea. Diamine, era talmente entusiasta all’idea di salvare il mondo ed eliminare Thanos che non si era nemmeno degnato
di dire una parola in suo favore. Certo, con tutta evidenza anche il signor Stark
era d’accordo con Fury: lui non era un Avenger, era solo un ragazzino con tanta
buona volontà e poco altro. Non sarebbe stato affatto utile alla loro missione,
anzi, probabilmente avrebbe commesso qualche imprudenza e avrebbe rovinato
tutto.
Sì, più ci pensava e più si
convinceva che sia Nick Fury sia il signor Stark pensassero questo di lui.
Se ne stava lì a rimuginare
e ad autocommiserarsi quando si sentì chiamare dalla Romanoff. La giovane donna
aveva inizialmente provato delusione e umiliazione per essere stata esclusa da
Fury ma, ben presto, si era resa conto che Peter stava soffrendo molto più di
lei e si era avvicinata al ragazzo per parlargli.
“Peter, stai bene?” gli
chiese.
Che domanda stupida è questa? Certo che
non sto bene, non sto bene per niente, fu il primo pensiero di Peter. Ma, per fortuna, si trattenne.
Non aveva motivo di prendersela con Natasha, lei era sempre gentile e non era
certo colpa sua se lo avevano escluso; anzi, a dirla tutta, nemmeno lei era
stata scelta da Fury per la missione contro Thanos. Ma, invece di offendersi,
Natasha si stava preoccupando per lui…
“No” ammise Peter con un
filo di voce. “Avrei voluto andare anch’io ad affrontare Thanos.”
“Tutti noi lo avremmo
voluto” replicò Natasha, “ma l’astronave dei Guardiani della Galassia non
poteva contenerci tutti. Credo che a Nick sia dispiaciuto dover fare questa
scelta, sa che tutti noi abbiamo validissimi motivi per voler uccidere Thanos e
sa anche che uniti siamo più forti, però…”
“Forse questo vale per te, o
per Wanda” ribatté Peter, scuotendo il capo, “voi fate veramente parte degli
Avengers e Fury conosce il vostro valore. Ma io…”
“Tu cosa? Guarda che tu sei
un Avenger tanto quanto noi e il tuo contributo è importante quanto quello di
ciascuno di noi” esclamò la ragazza, stupita dal fatto che Peter potesse ancora
pensare una cosa del genere dopo tanto tempo che era con loro.
“No, io… non sono come voi” mormorò
Peter. Adesso l’insistenza di Natasha lo innervosiva quasi. Perché non era
sincera con lui?
“E perché non saresti come
noi? Sentiamo” ribatté Natasha. “E’ vero, sei il più giovane, ma ci siamo
passati tutti. Oddio, non tutti, forse, credo che Steve… ma lasciamo perdere. Wanda
è poco più grande di te e anche lei, all’inizio, era quasi impossibile da
gestire. Io stessa… beh, è una lunga storia. E pensi che noi non abbiamo mai
commesso degli errori, errori gravi, che potevano anche costare caro? Non hai
l’esclusiva, Peter Parker.”
Il tono di Natasha adesso
non era più condiscendente, anzi pareva piuttosto seccata, ma fu proprio questo
a convincere Peter ad ascoltarla con più attenzione.
“Vuoi qualche esempio? Non è
difficile. Sul pianeta Titano Peter Quill ha perso la testa e si è slanciato
contro Thanos, accecato dal desiderio di vendetta per la morte di Gamora: così
facendo, ha impedito a noi di strappargli il Guanto dell’Universo e impedire lo
schiocco. Mi sembra un errore abbastanza
grave, no? Ne vuoi sentire un altro? Circa tre anni fa Stark e Banner hanno
messo a punto un sistema di difesa
globale, almeno così lo definivano loro, chiamato Ultron. Nelle loro
intenzioni doveva essere un’intelligenza artificiale che avrebbe prevenuto
possibili attacchi alieni alla Terra, una sorta di Avenger perfetto che ci
avrebbe permesso di rilassarci un po’, di non dover stare sempre all’erta.
Peccato che poi Ultron si attivò autonomamente e si rivelò un androide nemico
molto più pericoloso di qualsiasi minaccia avessimo affrontato fino ad allora”
raccontò la giovane, ricordando quante volte gli Avengers si fossero dimostrati
inadeguati. “E vogliamo parlare del
violento dissidio tra Tony e Steve che ha quasi distrutto la squadra, due anni
fa?”
Peter ascoltava
attentamente. Era vero, gli Avengers non erano stati sempre degli eroi e anzi
spesso avevano commesso errori molto gravi. Ma questo, invece di rincuorarlo,
rendeva ancora più acerbo il suo dolore.
“Nessuno di noi è perfetto e
infallibile, anzi” concluse Natasha, con un sorriso di incoraggiamento. “Siamo
umani e come tali possiamo sbagliare. Avere dei poteri non ci impedisce di
commettere errori, piuttosto rende i nostri errori ancora più pericolosi di
quelli della gente comune. Ma nessuno di noi è migliore di te, Peter, questo te
lo devi mettere bene in testa.”
Il ragazzo rifletteva sulle
parole di Natasha e si rendeva conto che aveva ragione lei.
Eppure ciò serviva soltanto
a farlo sentire ancora peggio…
Fine capitolo primo