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Autore: Federica_97    23/03/2020    3 recensioni
Strawberry è una ragazza dura, figlia del capo dell'FBI, con un grande dono.
Ryan è un ragazzo con precedenti, il tipico deliquente senza futuro, con precedenti penali e tanto altro.
Come possono due persone così diverse assomigliarsi tanto?
Eppure qualcosa li accomuna: il senso di colpa.
Strawberry porta dento di sè un segreto, un senso di colpa che da due anni l'ha fatta chiudere in sè stessa
Ryan invece è solo al mondo, senza nessuno a prendersi cura di lui.
Potranno gli occhi ghiacciati del ragazzo scongelare il cuore di Strawberry?
E può Strawberry dare a lui ciò di cui ha bisogno?
Un'amore nato nonostante tutto e tutti, loro per primi.
Ma l'incontro non sarà dei migliori, e i loro mondi così diversi potranno mai realmente incontrarsi?
Genere: Drammatico, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Ryo Shirogane/Ryan
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 10

 

 

L'acqua calda che gli scorreva addosso gli scioglieva i muscoli intorpiditi, quel giorno faceva abbastanza freddo, nonostante fosse già marzo l'inverno non voleva saperne di fare un passo indietro.

Uscito dalla doccia controllò le notifiche del suo cellulare, due messaggi da Strawberry:

''Sto andando al vecchio monastero, vieni con mio padre non appena leggi il messaggio. Forse ho capito''.

Ryan sbattè le palpebre un paio di volte per capire il senso di quel messaggio. Quale monastero?

Poi lì sgranò IL MONASTERO!

“Ma che razza di problemi ha questa ragazza??” imprecò tra sé uscendo dal suo bagno, con ancora solo l'accappatoio addosso si diresse verso il salone dove Albert stava spolverando un ripiano in marmo.

Stava scorrendo i messaggi, leggendone un altro proprio della ragazza stessa, inviato poco prima di mezz'ora dal primo.

Aggrottò le sopracciglia con fare pensieroso.

“Che succede Ryan?” chiese l'uomo.

Lui scosse la testa “è solo che Strawberry oggi mi pare un po' strana”.

“Cosa ha fatto di strano, signorino? Ho notato che ieri notte non è tornato” il sorrisetto malizioso che gli lanciò lo fece leggermente arrossire, non era da lui assolutamente.

“Non c'entra!” esclamò. “Dicevo per questo” li mostrò il cellulare facendogli leggere l'ultimo messaggio. “Non è da lei”. Mormorò infine.

 

 

 

 

“Ashley che cavolo fai?” la rossa si agitava sulla sedia cercando di liberare i polsi stretti dalle corde. Le facevano male ma in quel momento l'unico suo scopo era non farsi pugnalare a morte.

La bionda continuava ad ignorarla mentre lei armeggiava con qualcosa.

“Ho mandato un messaggio a tuo fratello prima di venire qui, arriverà con mio padre”. Le urlò contro.

La ragazza si voltò con una lentezza quasi inumana. “No, non lo farà” disse soltanto.

Si voltò nuovamente.

“Sì che lo farà, verranno a prendermi!”

“Non lo faranno” sbuffò la bionda. “Ho mandato un messaggio a Ryan prima che tu riprendessi i sensi. Non verrà a cercarti”.

La rossa spalancò la bocca. “Brutta psicopatica!” ricominciò a strofinare le corde sulla superficie del muro dietro di sé, nella speranza di poterle tagliare.

Ashley si voltò, indossava una stola di colore viola, come quella che usavano i sacerdoti.

Strawberry la fissò e si rese conto ancora di più quando folle fosse quella ragazza, e lo capiva anche dal suo sguardo.

“Sei disturbata” le disse “Ashley possiamo aiutarti, per favore” la supplicò ancora.

Lei scosse la testa “nessuno può, solo Dio”.

“Non mi sono confessata. La tua...offerta sarebbe vana”.

La bionda ridacchiò. “Lo so, sciocchina. E' per questo che indosso la stola. La religione cristiana dice che un credente può sostituirsi ad un prete per liberare una persona dai suoi peccati”.

“Te lo stai inventando”.

“No giuro. Ti chiederei di informarti ma so che sarebbe impossibile”. La bionda si avvicinò ancora più a lei. “Allora, Strawberry, cosa vuoi confessare?”.

La ragazza continuava a strofinare le corde per liberarsi e Ashley sembrava non essersene resa conto. La sua unica possibilità di salvezza era riuscire a prendere tempo e poi, in qualche modo, riuscire a fermarla e chiamare rinforzi.

“Aspetta io...” pensò a ciò da dire. “Vorrei sapere perché fai tutto questo”.

La bionda la osservò, ignara di ciò che stava realmente pensando la rossa.

“Va bene, vista la tua intimità con mio fratello mi sembra decoroso non farti morire nell'oscurità”. Poggiò il pugnale che teneva in mano e si appoggiò leggermente al tavolo.

“Avevo da poco compiuto quindici anni, i miei genitori litigavano di continuo. Le cose andavano male, il lavoro di mio padre-faceva lo scienziato non so se Ryan te l'ha detto- andava male”. Fece una pausa. “Avevamo solo spese sopra a spese e tutto ciò che riuscivano a mettere da parte se ne andava per i debiti che mio padre, a poco a poco, si era fatto-”

“Un prestito, il mutuo della casa, la macchina e roba così. Crescere due figli non era una passeggiata poi. Ryan stava sempre male e necessitava continuamente di cure mediche. Le assicurazioni ci chiusero le porte in faccia e i medici smisero di occuparsi di lui. Per fortuna nulla di grave, ma rimaneva pur sempre un bambino”. Si mise a giocare con una ciocca bionda.

“Avevamo un fondo accessibile solo in caso di morte di entrambi i miei genitori. Sembra folle ma l'unico modo per garantire una vita decorosa a me e Ryan era la morte”.

“Col passare del tempo mia madre cadde in depressione, mio padre non seppe più che fare e poi arrivò il fatidico giorno. Ryan corse da mio padre perché la mamma non si svegliava, probabilmente nemmeno lo ricorda tanto fu il trauma, e mio papà capì immediatamente della pazzia che aveva fatto. Aveva ingerito due pacchetti di pillole e morì quasi senza rendersene conto. Mio padre pensò al resto”.

“L'incidente d'auto?”.

Ashley annuì. “Ma non fu un incidente. Mio padre si buttò da quel burrone appositamente, con la macchina. Caricò mia madre dentro e poi lo avrebbe fatto sembrare un incidente. Non un suicidio. Così avrebbero lasciati a noi la vita decorosa, che secondo lui, ci meritavamo”.

“Non capisco una cosa, però” Strawberry si era quasi liberata “Perché non sei tornata da tuo fratello? Lo hai lasciato solo tutto questo tempo”.

Lei sorrise “perché io lo odiavo”.

La ragazza sgranò gli occhi.

“Lo odiavo perché lui stava sempre male, attribuivo la colpa per la morte di mia madre a lui”.

“Era un bambino, non puoi realmente pensare ciò”.

“Lo pensavo, fino a poco tempo fa. Poi ho capito che lui era una vittima tanto quanto me”. Sospirò. “Volevo avvicinarmi a lui, trovare il modo di spiegare tutto e magari farmi aiutare a far trovare pace ai nostri genitori”.

“E cosa te lo ha impedito?”.

“Tu, Strawberry. Sei arrivata tu nella vita di mio fratello e lui sembrava quasi aver dimenticato la tragedia che ci ha colpito”.

“Lui non ha idea che i tuoi si siano suicidati”.

“E come potrebbe? Solo io lo so, ho approfittato della situazione per andarmene via”.

“Hai comunque avuto quindici anni di tempo per poter tornare da lui, adesso è tardi”.

“Non lo è perché andrò da lui una volta uscita da qui e gli spiegherò tut-” alzò gli occhi verso le scale perché il rumore di una moto attirò la sua attenzione. Strawberry riconobbe immediatamente quel rombo di motore e sorrise.

Ashley la guardò, arrabbiata come non mai. “E' testardo mio fratello, eh?” poi si rese conto di un'altra cosa. Mentre lei parlava Strawberry aveva quasi segato le corde che la tenevano ancorata alla sedia.

“E' questo che stavi facendo? Mi volevi fregare?! Brutta stronza!” le tirò uno schiaffo così forte da rovesciarla a terra insieme alla sedia.

 

Ryan invece aveva raggirato il perimetro prima di trovare la stessa entrata che aveva usato Strawberry poco prima.

Si guardò attorno con una sgradevole sensazione addosso.

“Strawberry sei qui?!” la chiamò a gran voce. Seguiva il suo istinto ma non era nemmeno sicuro che fosse lì.

“Strawberry?!” ritentò proseguendo il suo piccolo e inquietante tour.

La sua attenzione più attirata da un oggetto a terra, che quasi si nascondeva sotto un mobile polveroso e vecchio. Si chinò a raccoglierlo.

Sgranò gli occhi appena si ritrovò in mano una pistola, ne controllò il caricatore. Pieno. Quella pistola non era lì per caso.

Vide le cornici con le foto, sopra la sua testa, poggiati a quel mobile.

“Strawberry?!” si alzò e corse percorrendo il lungo corridoio alle sue spalle.

Portava ad un piano inferiore, e che quello fosse il covo del killer non c'erano più dubbi.

Mise la pistola dentro la cintura dei suoi jeans nascondendola poi con la maglietta.

Arrivò all'inizio di una rampa di scale e notò immediatamente la ragazza riversa a terra.

“Strawberry!” quasi cadde per scendere di fretta le scale. Notò con sollievo che era viva, un po' livida sul viso ma viva. La liberò dalle corde.

La rossa aprì gli occhi e li sgranò senza aver il tempo di avvisarlo Ashley lo colpì alla testa.

“Scusami tesoro, ma per adesso la mia priorità non sei tu”.

Strawberry scattò in piedi sicura che l'avrebbe seguita per ucciderla e sfuggì alle sue manie omicide, almeno per quel momento.

“Tu sei completamente pazza!” le urlò contro, indietreggiando.

“Devo portare al termine le mie offerte o i miei non troveranno mai la pace!” adesso era davvero arrabbiata. “Tu non capisci!”.

“Capisco io però” Ryan si era ripreso, non lo aveva colpito così forte, forse per istinto o forse appositamente. “Sei davvero tu?” il biondo rimase a fissare la schiena della sorella.

Lei si voltò. “Ciao fratellino” sorrise, come se fosse l'incontro più naturale del mondo.

Il biondo rimase per un attimo a bocca aperta, la fissava.

“Non dici niente?” chiese la sorella.

“Io...” non riusciva a parlare. “Tu sei morta, non è possibile”.

Lei scosse la testa. “Non lo sono mai stata, Ryan”.

“E allora perché non sei tornata a casa!?” le urlò contro.

“Perché non volevo” disse semplicemente. “Non volevo tornare a casa da te”.

Il ragazzo incassò il colpo senza scomporsi. “Lascia andare Strawberry”.

Lei scosse la testa. “Mi dispiace dirlo ma sono costretta ad uccidervi entrambi, adesso. Vedi, tu non sei una delle mie offerte. Ma odio i ficcanaso” lo fulminò con lo sguardo. “Sarei tornata da te dopo tutta questa storia”.

“Dopo quindici anni, Ashley! Dove diavolo sei stata?!”

La bionda sospirò. “In un convento. Sono stata cresciuta dalle monache. Mi sono appassionata al cristianesimo e qui ho scoperto questo rituale. Non mi davo pace per ciò che era successo ai nostri genitori”. Lei sorrise “ma tu forse non lo sai”.

“Albert me lo ha detto prima che io uscissi di casa. Tenuto allo scuro per tutto questo tempo”. Indurì lo sguardo. “Perfino l'unico padre che ho mi ha mentito per tutto questo tempo”.

“Albert è ancora vivo?” rise di gusto “Pensavo che fosse passato a miglior vita”.

Ryan non rispose.

Strawberry nel frattempo cercò di allontanarsi da lì ma Ashley se ne accorse bloccandole ogni via di fuga.

“Ashley lasciala andare per favore” Ryan si avvicinò ma la bionda gli assestò una gomitata dritta allo stomaco.

La ragazza fece per pugnalare Strawberry la lei deviò il colpo colpendole un braccio. Scappò via prima che ci riprovasse, ma la stanza lì era in pieno buio e inciampo su qualcosa. Cadde e subito si giro strisciando via.

“Mi dispiace piccola, è necessario”. Il colpo del pugnale fu nuovamente sferrato ma la rossa si parò con il braccio, esso le si conficcò lì.

Urlò di dolore, mentre il sangue caldo le scorreva lungo tutto il braccio.

“Ashley fermati!” Ryan le urlò dietro ma lei sembrava non sentirlo. Si mise a cavalcioni sulla rossa e alzò le braccia in alto pronta, stavolta, a ferirla a morte.

La rosse chiuse gli occhi in attesa.

Tremò non appena udì lo sparo. Il corpo di Ashley le era piombato addosso privo di vita, il suo sangue l'aveva sporcata.

Se la tolse di dosso velocemente e guardò il suo ragazzo che con entrambi le mani ferrate sulla pistola aveva premuto il grilletto.

Ansimava, forse per l'adrenalina o forse perché aveva reagito d'istinto.

“Ryan...” lo chiamò lei alzandosi cauta.

Gli occhi azzurri di lui la fissarono e gettò via la pistola.

Lei sospirò di sollievo e corse ad abbracciarlo.

“Va tutto bene” gli mormorò mentre lui con lo sguardo sulla sorella ormai morta, la stringeva.

 

 

* * *

 

 

Seduti fuori sulle scalinate di quel vecchio monastero, i due ragazzi videro in lontananza le sirene e le luci delle decine di volanti che stavano arrivando.

Strawberry aveva la testa poggiata sulla spalla di Ryan e non avevano ancora detto una parola. Erano passati all'incirca quarantacinque minuti.

“Ryan senti... io...” prese un bel respiro. “Grazie”.

Il biondo la guardò. “Per cosa?”.

“Mi hai salvato la vita, io non so come ringraziarti. Hai scelto me invece che tua sorella e...”

Ryan si voltò più verso di lei e le sorrise.

“Quella non era mia sorella. Lei morì quindici anni fa insieme ai miei genitori”.

“Posso farti una domanda?”.

Lui annuì.

“Ashley mi ha detto di averti mandato un messaggio per far sì che non venissi. Cosa ti ha spinto a venirmi a cercare?”.

Lui ridacchiò e tirò fuori il cellulare, mostrandoglielo.

Amore va tutto bene, non preoccuparti per me era solo un mio delirio. Ci vediamo presto. Ti adoro”.

Strawberry lo lesse e lo fissò in cerca di spiegazioni.

“Insomma, quel ''amore'' non è da te. Senza contare il fatto che non ammettesti mai di esserti sbagliata”.

Lei rise di gusto. Era vero.

“Fortuna allora che mi conosci”.

“Fortuna che lei non ti conoscesse” la abbracciò.

Le volanti accostarono una accanto all'altra e i primi a scendere furono Antonio e Rick.

L'uomo si precipitò dai due ragazzi. “Strawberry!” il sangue che la figlia aveva addosso lo preoccupò abbastanza.

“Papà sto bene, non è del tutto mio” ricambiò l'abbraccio.

“Incoscienti!” li rimproverò. “Potevate morire!”

I due ragazzi non dissero nulla prendendosi tutti i rimproveri.

Infondo si erano salvati a vicenda, anche se in modi differenti.

“Mi ha salvata papà” Strawberry sorrise al biondo “Ryan mi ha salvato la vita”.

Qualcosa gli arrivò addosso, alzarono tutti gli occhi verso il cielo.

Neve.

Stava nevicando. Proprio come nel sogno della ragazza, anche quest'ultima cosa si era rivelata fondata.

Nonostante il periodo nevicava. Loro speravano che quello strano fenomeno fosse l'inizio di qualcosa di bello.

 

 

Buon salve a tutti!!!!

''Il prossimo capitolo sarà più corto''cit.

Scherzavo, forse è venuto più lungo di tutti gli altri ahahah.

In ogni caso eccoci qui, a fine di questa storia! Alla fine ce l'ho fatta a riscriverla e finirla. Mi sento realizzata!!

Io spero vivamente che vi sia piaciuto questo ultimo capitolo.

Probabilmente pubblicherò tra qualche tempo un epilogo, ci stavo pensando. Quindi al momento non metterò l'opzione ''completa''.

Che dire, grazie a tutti quelli che l'hanno seguita fino a qui. Vi mando un grosso abbraccio!

A presto!

 

  
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