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Autore: Cora_Blackwood    23/03/2020    0 recensioni
In un mondo devastato dalla guerra, uno dei figli del dittatore Joe, Max si è innamorato di una dei leader della resistenza che lotta per avere la libertà. Il giovane soldato è pronto a voltare le spalle alla sua famiglia e a sacrificarsi per la libertà e soprattutto per amore della ribelle. Ma un matrimonio inaspettato causerà l'inizio di uno scontro, la fine per molti.
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando avvistò la piccola oasi di Abidjan vide che era dominata da alte palme verdi, le case da quella distanza erano piccole e bianche con i tetti grigi; non sembrava un'oasi devastata. L'imperatrice che la governava aveva fatto un bel lavoro.
Più si avvicinavano con i mezzi grossi e infangati, più Max scorgeva meglio le abitazioni bianche; i muri erano invasi ordinatamente da edere verdi e sane, le strade di sabbia rossa erano pulite e nessun'anima viva era vagante.
- C'è troppa calma...
Parlottò Peter incerto.
- Hai ragione Peter, nessuno è per le strade. 
Confermò Max guardando attentamente fuori dal parabrezza del camion.
- Max... 
Deva prese potere al microfono con la voce titubante. 
- Sì, Deva? 
Il ragazzo dalla pelle candida aggrottò la fronte, temendo l'annuncio della ragazza dai capelli fuoco, sapeva cosa stava per dire. 
- È una trappola. 
Affermò guardandosi indietro.
- Cosa?! 
Esclamò il figlio della guerra. 
Dai vicoli che circondavano il piazzale, uscirono degli uomini armati che cominciarono ad avvicinarsi lentamente, puntando i fucili calibro 12 contro di loro. Max prese il microfono e con decisione disse: - Scendete lentamente, proteggete il carico.
Yanez non fece in tempo a ribattere ciò che pensava, cioè che era una pessima idea, ché lui era già sceso. 
Non gli piaceva stare sotto il suo comando. I leader erano lui, Deva e Peter; Max non c'entrava nulla. Tuttavia guardò Deva di traverso e quando gli annuì, capì che non era ancora il momento per scatenare la sua ira su quel che per lui rimaneva solo un grande traditore.
Caricò il suo Xtreme calibro 12; non lo puntò contro nessuno aspettava un cenno da parte di Deva o Peter. 
- Non allontanatevi e non fate passi falsi.
Deva, Peter e Yanez si misero alle spalle di Max e insieme fecero qualche passo avanti. Di fronte a loro, gli andavano incontro due uomini con il dorso pieno di tatuaggi maori. 
- Vogliamo semplicemente rifornirci, prenderemo solo poco del vostro tempo. Poi andremo via senza crearvi problemi. 
Uno dei due, quello poco più basso, dagli occhi spenti e scuri guardò prima Max dall'alto in basso, successivamente allo stesso modo guardò Deva. 
- Sappiamo cosa siete venuti a fare e cosa state facendo. Non vi riforniremo: o ve ne andate adesso oppure prenderemo noi il carico. Le voci si disperdono rapidamente, ribelli, e noi non vogliamo guai o debiti con la cittadella di Irem. 
Il ragazzo alto dalle spalle larghe e la pelle mulatta reggeva lo sguardo di Max con sfida e odio. 
- Non possiamo andarcene e non prenderete il carico: quello appartiene a me. 
Yanez lanciò un'occhiata folgorante al ragazzo accanto a sé e poi ritornò con lo sguardo spazientito sull'uomo che aveva parlato, gli occhi scuri del ragazzo avevano qualcosa di strano che non sapeva decifrare, era una cosa che lo inquietava molto. 
- Mi dispiace ma se volete rifornirvi noi non vi daremo protezione, non dobbiamo nulla ad un ex figlio della guerra. Non vogliamo guai. 
I due tornarono sui propri passi e quello con cui aveva parlato Max lanciò indietro le mani alzandole, era un segnale d'attacco, capì tardi il figlio di Joe. La flotta che aveva davanti a sé si lanciò dritto verso di loro. 
Non potevano ritirarsi; dovevano affrontarli, dovevano parlare con la loro imperatrice. 
Si levò una grossa nuvola di sabbia e voci al cielo splendente e limpido. 
Max colpì uno dei tanti uomini che gli venivano incontro alla mandibola con un colpo di fucile, che aveva preso da un altro uomo, steso poco prima con una ginocchiata al petto. 
Si batteva in vari modi: maggiormente corpo a corpo, non aveva molto tempo per ricaricare il fucile o la pistola in tasca. Dovette estrarre il pugnale a lama lunga per colpire e ferire tutti quelli che gli andavano incontro. 
Deva invece con grazia e movimenti ipnotici colpiva i suoi avversari; ne colpì uno in piena faccia con un calcio. Si girò attaccando un altro ragazzo che la stava per colpire e vide l'ostaggio in difficoltà; scivolò fra le gambe dell' uomo robusto e grande quanto un armadio e si precipitò ad aiutare quella ragazza bionda dalla pelle abbronzata e perfetta. Una scossa di invidia le perverse la mente distraendola. 
Fu colpita in pieno stomaco, balzando su Max che era poco distante. 
Entrambi caddero sulla sabbia preoccupati, con la coda dell'occhio Max notò Ester in pericolo. Si guardarono per un attimo attorno: tutti lottavano contro tutti. Ed Ester si era messa a correre per sfuggire a tre uomini corpulenti che la volevano prendere. 
Deva alzò lo sguardo su Max, che la stava già guardando con gli occhi sorpresi, e si mise in piedi. Il ragazzo non sembrava essersi fatto male attutendo la sua caduta. Gli era atterrata proprio sul bacino e involontariamente gli colpì lo stomaco con un gomito. 
- Dobbiamo prenderla. 
Si limitò a dire. 
Poi entrambi si misero a correre seguendo i quattro; erano rallentati da alcuni dei rivali che cercavano di colpirli, ma loro abili li scansavano. Sembravano una coppia in sincrono perfetto. Si scambiavano occhiate complici. E quella cosa faceva impazzire sia Max che lei, era felice anche in quel momento. 
Max la trovò molto attraente quando la vide arrancare, coi capelli rossi appiccicati al viso sporco e sudato, le sue labbra rosee erano schiuse e respirava a grandi boccate. Tutto intorno era sparito era concentrato su Deva, era lei nel suo campo visivo in quel momento, ed era la cosa più bella che avesse mai visto. Con quei pantaloni neri aderenti e la canotta abbinata. Era bellissima e pericolosa, come un cobra. 
La ragazza cominciava a sentire un caldo tremendo, ma in ogni modo si costrinse a correre dietro l'ostaggio che le sfuggiva. 
Frattanto Yanez e Peter guidavano allo scontro i ribelli, che ai nemici parevano inarrestabili.
 
   
 
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