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Autore: _xhiLauren_    23/03/2020    1 recensioni
In un futuro in cui il mondo è diviso tra progresso e devastazione.
Compiuti i vent'anni viene data a ciascuno la possibilità di migliorare la propria condizione di vita passando ''al lato migliore''. Il lato migliore ha un nome e si chiama Arca. Accedervi non è semplice; gli abitanti dell'Arca sono considerati superiori, puri e privi di difetti. Lo scopo del processo è quello di selezionare tra i candidati solo quelli degni di vivere in un mondo perfetto come l'Arca. La selezione avviene attraverso prove fisiche e mentali, colloqui e test di vario genere. Solo il 3% della popolazione riesce a superarli. Il restante 97% è costretto a vivere in una gigantesca favela.
Una situazione bizzarra, fuori dal comune e certamente discutibile. Che razza di mondo è se costringe più della metà della popolazione a morire di fame? Ma questo non sono io a pensarlo, ma Clarke, che si trova tra coloro che affronteranno il processo. Ma con quali intenzioni?
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, John Murphy, Lexa, Raven Reyes, Sorpresa
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Una donna in divisa era già pronta per accompagnarla. Le mostrò come arrivare alla sala comune, un luogo di ritrovo che, le spiegò, avrebbe dovuto raggiungere a breve per assistere al discorso di accoglienza tenuto dai dirigenti del processo. Clarke la seguiva osservando l’ambiente circostante con meticolosa attenzione. Pensò che i cartelli segnaletici posti alla fine di ogni incrocio erano l’unica cosa che impediva a quell’edificio di assomigliare interamente ad un labirinto.


‘’Prosegua da questa parte’’ disse indicando il corridoio.
‘’Tenga, queste sono sue. Qui è segnato il numero della sua camera, dovrebbe essere l’ultima in fondo ’’
Fece scivolare il mazzo di chiavi sul palmo della sua mano. Clarke ringraziò. Con l’aria di chi non aveva affatto tempo da perdere la donna salutò frettolosamente e si allontanò. Si ritrovò da sola.
Un lungo corridoio si estendeva davanti ai suoi occhi. Sia a destra che a sinistra, ben distanziate le une dalle altre, una fila di porte. Immaginò che dovessero essere le camere degli altri concorrenti. Seguì le indicazioni ricevute, attraversò il corridoio, e si fermò di fronte all’ultima porta. Sopra di essa un cartellino riportava lo stesso numero presente sul suo mazzo di chiavi. Quarantotto. La chiave girò due volte nella toppa poi la porta si aprì.

Clarke non poté fare a meno di sorridere, incredula, quando i suoi occhi percorsero la stanza. Un letto, un comodino, un armadio, un altro comodino più alto e robusto del primo, uno specchio ottagonale. Alla sua sinistra una porta che portava al bagno, anch’esso semplicemente arredato. Non la sorpresero le dimensioni ma l’eleganza dell’arredamento. Entrò lasciando la porta aperta alle sue spalle per curiosare. Si avvicinò allo specchio. Non ne aveva mai visto uno così. Le venne in mente l’unico specchio che aveva in casa, giallastro a causa degli aloni e spizzicato agli angoli e decisamente molto, molto più piccolo. Si avvicinò all’armadio e lo accarezzò con la punta delle dita. Era di legno, come la spalliera del letto, ma di un colore più scuro. Rendeva l’ambiente più.. serio. Aprì una delle ante e un profumo dolciastro le pizzicò il naso. Nella parte inferiore c’erano un paio di magliette, simili a quella che stava indossando. In alto a destra era raffigurato il simbolo dell’Arca. Appesi nella parte superiori una paio di pantaloni elastici e delle giacche dello stesso colore e tessuto. Una divisa, pensò Clarke. Dovevano avere soldi da spendere se acquistare, gestire e mantenere un edificio così grande non costituiva un problema. E non era l’unico nelle loro mani perché quello, quello era solo il luogo dove avrebbero svolto le loro prove. L’Arca, l’isola dove sarebbero stati trasferiti se e solo se avessero superato tutti i test, era sicuramente di portata maggiore. Come erano arrivati a quel punto?

Era nota la leggenda dei due padri fondatori, i primi che ebbero l’idea e progettarono l’Arca. Giravano un mucchio di dicerie sul loro conto, alcune vere altre meno. Si dice che fossero diversi, speciali. Che la loro unicità non fosse casuale, e soprattutto non acquisibile. Che fossero per natura superiori e che se le cose andarono come andarono era perché non poteva essere altrimenti. Li chiamavano Natblida, dal sangue nero. Il loro progetto iniziale consisteva nel dare vita ad un ambiente interamente abitato da esseri puri, perfetti, laddove pure e perfette sarebbero state anche le strutture, le condizioni di vita, i principi e valori. Un luogo che doveva essere necessariamente il più lontano possibile dal mondo imperfetto già esistente. I padri fondatori diedero il via a questo progetto, che passò poi in mano ai loro successori che lo perfezionarono, per poi passare ancora in mano ad altri successori che lo ampliarono e così via. Ogni generazione apportava pian piano delle modifiche e si giunse col tempo all’attuazione di una delle più importanti e maggiormente discusse, la creazione di un programma di selezione che consentisse anche agli impuri di accedere al mondo perfetto. Gira un’altra leggenda a proposito di questo ma è difficile dire cosa sia vero e cosa no. È stata per molto tempo taciuta e, probabilmente, determinate parti sono state censurate per evitare lo scandalo.

Quello che si dice è che ci fu un soggetto, proveniente dalla Terra e quindi dal mondo dei non perfetti, che pur essendo nato al di fuori dell’Arca era un Natblida, esattamente come loro. Si dice che egli dapprima fu un loro oppositore e che poi, ma qui la storia giunge sfortunatamente a spezzoni, entrò a far parte della loro squadra e che molto tempo dopo in qualità di dirigente diede vita a quello che oggi prende il nome di processo. C’erano, come in tutte le storie, delle incongruenze. Perché lasciare più della metà della popolazione a morire di fame? Perché negare ad alcuni il passaggio all’altro lato?
Ci pensi e ci ripensi ma determinate domande rimangono silenti,senza risposta.

Le vennero in mente le parole di sua madre. ‘’Non puoi fare diversamente da come stabilito da chi ha in mano il potere. Il mondo ha preso questa forma e la manterrà finche loro decideranno che è conveniente mantenerla’’. Conveniente per loro, chiaramente. Riconosceva che sua mamma aveva ragione ma non si dava pace, come chi piega la testa perché costretto e in silenzio disapprova.

Stava per stendersi nel letto per lasciare che i suoi pensieri prendessero il sopravvento ma una voce proveniente dal corridoio attirò la sua attenzione. Se l’udito non l’aveva ingannata quella doveva essere una voce familiare. Si affacciò fuori dalla porta della stanza. Riconobbe la chioma riccia e i movimenti un po’ goffi dell’amica intenta a litigare con la serratura della porta. Le venne spontaneo sorridere.
‘’Shana!’’ La sua voce riecheggiò nel corridoio.
‘’Clarke, dio finalmente’’ Shana non le diede il tempo di rispondere, le si fiondò addosso stringendola in un abbraccio.
Clarke ricambiò affettuosamente la stretta. Quando si staccarono Shana fece per dire qualcosa. Il sorriso radioso e gli occhi espressivi lasciavano trapelare il suo entusiasmo. Poi si arrestò di colpo. Cambiò espressione e divenne seria.
‘’Non mi hai aspettata’’ disse con tono severo schiaffeggiando la spalla di Clarke.
‘’Credevo di trovarti dopo che ci hanno messo a nuovo. Ti ho cercata prima del colloquio ma non c’eri!’’

Aveva l’abitudine di gesticolare mentre parlava, soprattutto quando era agitata o doveva esprimere il suo disappunto. Questo e il fatto che si stesse sforzando di apparire imbronciata la rendevano ancora più buffa. Clarke non poté fare a meno di scoppiare a ridere.
‘’Perdonami, avrei voluto farlo. Anch’io ti ho cercato e non sapendo se fossi già sotto esame o no ho deciso di proseguire’’
‘’Esame? Dici che era un esame?’’
‘’Non so, aveva tutta l’aria di esserlo. Ho sentito le lamentele di un ragazzo. Non so cosa sia successo esattamente ma credo sia stato eliminato. Continuava a ripetere di volere un’altra possibilità o qualcosa del genere’’
Shana sgranò gli occhi.
‘’Davvero? Assurdo.. perché eliminarlo, poi? Era richiesta la tua opinione, non erano domande che prevedevano risposte giuste o sbagliate’’
‘’Non so..’’
‘’Strano. Davvero strano. Se è davvero come dici sono contenta di aver fatto il colloquio ignara di tutto. Se mi avessero detto che rischiavo l’eliminazione mi sarei agitata più di quanto già non lo fossi. Ma tu sei già entrata in camera?’’
Clarke fece cenno di si con la testa.
‘’Perché io non riesco, forse le chiavi sono difettose’’
‘’Fa vedere’’ disse Clarke prendendole.
Le inserì nella serratura e provò a girare senza riuscirci. Provò un paio di volte cambiando ora l’inclinazione ora il verso della chiave ottenendo lo stesso risultato.

Un ticchettio ritmico e regolare si fece sempre più forte e una voce femminile giunse alle loro spalle.
‘’Qualche problema? Lasciate che vi aiuti’’ disse.
Shana la ringraziò e le spiegò la situazione. Le fece vedere le chiavi, provarono ad inserirle per vedere quale fosse il problema. La donna allora disse che doveva esserci stato un errore e che se ne sarebbe occupata subito. Portò un telefono all’orecchio e fece cenno di avere un attimo di pazienza.
Mentre attendeva in linea Clarke non poté fare a meno di guardarsi intorno. Osservò le pareti del corridoio, poi scrutò il soffitto. Non c’era nessuna strana sporgenza, nessun occhio elettronico puntato su di loro. Le luci a led erano le uniche a sporgere ma forse.. La donna si fece passare un collega e spiegò il problema. Aspettarono un paio di minuti poi un uomo venne in loro soccorso.
‘’Deve essere la chiave sbagliata’’, disse. Ne tirò fuori dalla tasca un'altra e la provò. Questa volta la porta si aprì dopo un clic. Prese quelle difettose e consegnò a Shana le nuove. I due spiegarono che chi gliele aveva consegnata aveva fatto sicuramente confusione e che se avessero avuto altri problemi non avrebbero dovuto esitare a chiamarli.

‘’Chiamarli?’’ disse Clarke non appena furono nuovamente sole. Shana entrò in camera e la invitò a fare lo stesso.
‘’Perché? Cazzo finalmente’’ disse gettandosi sul materasso.
Clarke chiuse la porta ma questo non la fece sentire più sicura.
‘’Perché nessuno li ha chiamati!’’ Clarke abbassò il tono della voce ‘’Stavamo parlando in corridoio ed evidentemente erano in ascolto ‘’
‘’L’edificio è controllato. Non ci vedo nulla di strano se c’è qualcuno appostato in ogni angolo ’’
‘’Non.. non è qualcuno. Secondo me c’era qualcosa che ci ascoltava. Ci saranno dei registratori nascosti o delle telecamere’’
Shana si tirò su.
‘’Beh.. anche questo. Non è poi così strano. È strano?’’
Clarke non sembrava convinta.
‘’Non lo so’’ disse.
‘’Sono successe.. delle cose gli anni passati. Avranno preso dei provvedimenti e aumentato la sicurezza’’
Già. Questo complicava le cose, pensò Clarke. Aveva una buona memoria e questo l’avrebbe aiutata ad orientarsi in quel posto. Il fatto che la struttura fosse labirintica costituiva un problema arginabile. Il vero problema era.. come aggirarsi nella struttura senza essere vista? Questo non lo avevano calcolato. Avrebbe dovuto apportare delle modifiche al piano, probabilmente ci sarebbe voluto più tempo del previsto. Questo complicava le cose, questo complicava decisamente le cose.

Si massaggiò le tempie e prese un respiro profondo. Andare in panico non era la soluzione. Doveva fare ordine tra i suoi pensieri e mettere a tacere quella vocina che gli diceva che si era immischiata in qualcosa di troppo grande per la sua portata. Cercò di scacciare i cattivi pensieri, doveva trovarne uno buono a cui aggrapparsi. Si fece strada spontaneamente, o forse la trovò, o forse era sempre stata lì e non se ne era accorta, un pensiero, un idea. Pensò che era sufficientemente addestrata. Aveva affrontato imprevisti di ogni genere, si era cacciava in situazioni che sembravano sentieri senza via d’uscita. Ma lei la via d’uscita l’aveva sempre trovata. Doveva focalizzare la sua attenzione solo su ciò che poteva controllare. Doveva fare affidamento sulla sua capacità valutativa. Ecco quello che avrebbe fatto: avrebbe preso una decisione solo dopo aver preso attentamente in esame molteplici possibilità.

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Arrivò l’ora di recarsi alla sala comune. Quando Clarke e Shana arrivarono la trovarono già piena. Erano tutti intenti a parlare, forse si raccontavano l’esperienza appena vissuta, forse si chiedevo cosa avrebbero dovuto affrontare. Il chiacchiericcio aumentò quando irruppero nella sala quattro uomini rigorosamente in divisa. Clarke spostava la testa da una parte all’altra per riuscire a vederli. Indossavano abiti diversi rispetto a quelli che avevano visto indossare fin’ora. Questi erano decisamente più cerimoniosi, a testimoniare il fatto che non erano semplici controllori ma uomini che rivestivano un gradino più alto.

L’attenzione di Clarke fu attirata dall’uomo che per ultimo prese posto al centro della sala che adesso stava prendendo la parola. A differenza degli altri indossava una lunga toga che gli scendeva fin sotto le scarpe. Dall’orecchio, perfettamente visibile data l’assenza di capelli, partiva uno strano tatuaggio fatto di segni e simboli che però non riusciva ben a distinguere.
‘’Candidati. A breve il centoquattresimo processo avrà inizio ‘’
Calò il silenzio in sala. Tutti gli occhi erano puntati su di lui.
‘’Ma non è solo il centoquattresimo, è il vostro processo. Io non mi dilungherò con inutili convenevoli, questo non è compito mio. Sarà colei che è attualmente a capo di questo grande progetto, se così vogliamo chiamarlo, che spenderà qualche parola a riguardo. E sarà..’’ fece una pausa e col braccio teso indicò la porta dalla quale poco prima erano entrati. Sorrise, ma Clarke non riuscì a vedere a chi. ‘’..anche quest’anno’’ un ragazzo più alto di lei le copriva completamente la visuale. ‘’..Lexa’’ concluse.

‘’Grazie, Titus ’’
Questa volta era una voce femminile a parlare. Ne scorse il profilo ma fu un attimo. La sua figura scomparve oltre le teste dei candidati non appena raggiunse il centro della sala.
‘’Prima di ogni altra cosa, benvenuti. Non ufficialmente ma.. Quello che pensate sia un traguardo lontanissimo è in realtà più vicino di quel che credete’’
‘’Scusa’’ bisbigliò Clarke.
Ma non ricevette alcuna risposta. Picchiettò allora sulla spalla del ragazzo per richiamare la sua attenzione.
‘’Che vuoi?’’ sbottò quello voltandosi. Posò i suoi occhi verdastri su quelli cerulei della bionda.
‘’Potresti spostarti? Non riesco a vedere niente’’ provò gentilmente Clarke.
Il ragazzo sbuffò e tornò a girarsi, senza muoversi di un centimetro.
Clarke strabuzzò gli occhi.
‘’Puoi spostarti?’’ chiese, un po’ più forte, pensando che non l’avesse sentita.
‘’Non è un problema mio se non vedi’’ rispose secco continuando a darle le spalle.

Il ragazzo accanto, che aveva sentito tutto, guardò Clarke come per dirle che vuoi farci, e si spostò leggermente di lato. In questo modo la sua visuale sarebbe migliorata un pochino. Clarke lo ringraziò. Adesso la vedeva, per metà, ma la vedeva. Indossava anche lei degli abiti seri, neri, e per niente comodi, a giudicare dai suoi movimenti.
‘’Sono stata anch’io, come voi, dall’altra parte della sala. Ho dovuto affrontare e superare anch’io il processo, e so cosa significa. Non vi dirò che sarà facile perché non sono un ipocrita’’ Titus e Lexa si scambiarono un rapido sguardo ‘’Ma i test, e le prove, esistono per una ragione e dietro ad essi c’è un meccanismo che ha una logica. Saranno prese in esame le vostre abilità. Fisiche e mentali. Vi sarà chiesto di mettere alla prova i vostri limiti. Ma chi ha fiducia in se stesso non perde mai di vista la meta e supera qualsiasi ostacolo. Tenetelo bene a mente e fatene il vostro punto di forza. Non è il test che deciderà le vostre sorti. Siete voi, che con le vostre azioni, determinate ciò che siete e soprattutto chi sarete. Siate il 3% che alla fine di tutto potrà dire di avercela fatta. Siete voi a scegliere se rientrerete o meno in quella percentuale. Che possiate guidare voi stessi verso la giusta strada. Adesso'' fece una breve paura e cercò lo sguardo dei suo colleghi ''non voglio dilungarmi oltre. Seguite i miei collaboratori, riceverete istruzioni per il primo test. Titus, coordinati tu’’
Questo le rivolse un cenno d’assenso.
Gli occhi dei candidati guizzavano tra le due figure. Lexa disse qualcosa a bassa voce, uno degli uomini in divisa piegò la testa per annuire e le fece cenno di andare. Clarke la seguì con lo sguardo finché non la vide uscire.
La sala si riempì novamente di voci e chiacchiere.

Note: Ho sfornato il secondo capitolo e ho quasi pronto il terzo ma prima di pubblicarlo voglio essere sicura di averlo scritto decentemente. Questo lo considero, insieme al primo, abbastanza introduttivo. Sarà a partire dal prossimo che si entrerà un po' di più nel vivo della storia.

Provate a indovinare chi è il ragazzo dagli occhi verdastri e dall'atteggiamento arrogante? Mu? Murp? Poprio lui, esatto. Compare di sfuggita ma avrà un ruolo più rilevante nel prossimo capitolo. Devo insomma affrettarmi a scriverlo. Anche perché è nel prossimo che si capiranno finalmente le intenzioni di Clarke. Studia sempre l'ambiente circostante, sembra criticare il processo ed il suo meccanismo... E' chiaro che è lì per una ragone ben precisa. Chi ha sbirciato la trama di 3% avrà sicuramente capito. E chi ha capito avrà un piccolo spoiler in privato u.u 

Mi sono dimenticata di dirvi nel capitolo precedente che Shana è un personaggio inventato. E' un'amica di Clarke e capirete più avanti perché non ho scelto Raven o Octavia o qualcun altro per questo ruolo. 
Spero che il capitolo sia di vostro gradimento. Buona serata, Mar
   
 
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