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Autore: _Cthylla_    24/03/2020    3 recensioni
[Sequel della fanfic del 2013 “The Specter Bros’”]
Dopo la battaglia che ha portato alla distruzione dell’Omega Lock, molte persone in entrambe gli schieramenti si sentono perse o hanno perso qualcosa -o, ancora, qualcuno.
Il ritorno di vecchie conoscenze più o meno inaspettate sarà destinato a peggiorare ulteriormente la situazione o porterà qualcosa di buono?
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Autobot, Decepticon, DJD/Decepticon Justice Division, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Transformers: Prime
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Specter Bros'- la serie'
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(“Se lei è nulla, tu cosa credi di essere?”)















Spectra aveva riconosciuto l’ F16 appena, sentito il rumore, aveva dato un’occhiata a cosa c’era in cielo. Nello stesso istante si era resa conto di essere stata riconosciuta a propria volta e, soprattutto, che Starscream si stava rapidamente abbassando di quota.

“Oh no…”

Accelerò più che poteva con l’idea di cercare di nascondersi in mezzo agli alberi, pur immaginando che non fosse possibile perché si trattava di un bosco piuttosto rado e anche perché, come sapeva bene, Starscream conosceva quel posto quanto e più di lei; tutte ragioni per cui inviò a Dreadwing le coordinate promesse, sebbene non fosse un posto sicuro.

Nel rivedere il seeker i ricordi di tutto quello che era accaduto tra loro tornarono a galla nel suo processore, come il momento in cui Starscream le aveva regalato dei fiori, per esempio, quelli in cui l’aveva fatta ridere, quelli in cui l’aveva sostenuta nella riabilitazione.
Assieme a tutto ciò però giunse anche l’altra faccia della medaglia, molto più importante e che pesava molto di più: lui aveva ucciso la sua famiglia e facendo questo aveva sicuramente contribuito a rendere Spectrus il mostro che era diventato, lui l’aveva resa invalida, lui aveva usato il rapporto che si era creato tra loro per far soffrire Soundwave -verso il quale lei, allora, non provava gli attuali sentimenti contrastanti- lui l’aveva sbattuta contro una parete, le aveva strappato la placca pelvica e aveva cercato di violentarla, e pensare di aver condiviso la cuccetta con lui, con quasi tutto quel che di solito comportava, le stava facendo provare ondate di disgusto verso di lui e verso se stessa fin quasi alla nausea.

Strillò quando un colpo laser di indubbia provenienza esplose davanti a lei facendola finire fuori strada a schiantarsi contro un albero. L’urto per fortuna non fu troppo forte, non perse conoscenza e restò confusa solo per qualche secondo, dopo i quali riacquisì velocemente la sua forma base e riuscì ad alzarsi in piedi.

«Una volta eravamo piuttosto vicini, ora invece ho dovuto spararti perché ti fermassi a salutarmi».

Non velocemente quanto Starscream era atterrato a poca distanza da lei e la guardava col sorriso soddisfatto di chi aveva in pugno la situazione.

«Stando con Dreadwing hai disimparato le buone maniere?» continuò il Decepticon, avvicinandosi.

«Non so cosa vuoi e non mi interessa, Starscream, non ti avvicinare nemmeno. Vai via».

Non voleva vederlo, non voleva parlare con lui, farlo le dava l’impressione di avere ancora le sue mani addosso e, soprattutto, la faceva sentire come se dentro di lei ci fosse stato qualcosa che mordeva e dilaniava con furia sempre maggiore i suoi tessuti tecnorganici pur di uscire allo scoperto. Avrebbe voluto solo che sparisse, possibilmente assieme a Starscream.

«Non ho intenzione di farlo» replicò il seeker, sempre più vicino «Non dopo averti cercata in tutto questo lasso di tempo e averti trovata oggi qui, sola, mentre ero in giro per tutt’altro. Direi quasi che fosse destino e non è una novità, vero? Quando siamo in ballo noi due, ecco che il tempismo diventa sempre perfetto».

«Vai via… per favore».

Lui continuò ad avvicinarsi.

«Tu pensi davvero che “per favore” possa aiutarti in questo momento? Dopo aver capito che sei una delle mie principali fonti di disgrazia? Dopo che tu, con tutto quel che ho fatto per te, mi hai messo in ridicolo?»

“Con tutto quel che ho fatto per te”.
L’ego e l’orgoglio sconfinati del seeker facevano sì che probabilmente credesse davvero in quelle parole, e ciò peggiorava la sensazione di Spectra riguardo il fatto che presto, molto presto, quella sensazione strisciante che faceva battere forte la sua Scintilla sarebbe arrivata al punto di rottura.

«Tu forse sei davvero convinto di quel che stai dicendo ma se anche fosse così non mi interessa. Voglio che tu vada via e non voglio vederti più, Starscream».

«Dopo oggi non mi vedrai più, te l’assicuro: non credo che i morti possano vedere qualcosa. Prima di questo però voglio rivivere i vecchi tempi per un’ultima volta, riprendendo da dove Soundwave, il tuo caro Soundwave che hai già gettato via come hai fatto col sottoscritto, ci ha interrotti. Nessuno ci disturberà e nessuno ti verrà a salvare, ma te ne sei già resa conto» disse Starscream, a pochi centimetri da lei, chinandosi leggermente «Vero, piccola?»

L’aveva chiamata in quel modo molte volte quando erano stati insieme, Spectra lo ricordava e ricordava che le era anche piaciuto.
Erano cambiate così tante cose in così poco tempo.

«Sì» disse la giovane femme «Stavolta me l’aspettavo».

Fu tutto molto veloce.
Starscream, che fino a un attimo prima era in piedi ed era sano, prima sentì un dolore lancinante all’attaccatura tra il busto e le gambe, poi crollò sulle ginocchia; una spinta da parte di Spectra, le cui piccole lame nelle braccia baluginavano alla debole luce del sole, lo fece cadere sdraiato sul terreno brullo e, prima che potesse muovere le braccia, queste vennero disattivate all’altezza delle spalle con due colpi rapidi e precisi.

«E contrariamente alle altre volte non intendo scusarmi per le ferite».

Tutto quel che riuscì a fare Starscream fu emettere una serie di esclamazioni sorprese nel vedere Spectra, con uno sguardo freddo per lui totalmente inedito, guardarlo dritto negli occhi mentre si sedeva poco sotto il suo petto. Le lame erano ancora sguainate e gocciolavano energon ma non sembrava importarle affatto.

«S-Spectra? Spectra possiamo parlar-»

Una lama pericolosamente vicina alla sua scatola vocale lo fece tacere.

«Non sono interessata a quel che vuoi dire, te l’ho già spiegato. Quindi stai zitto».

Starscream iniziò a sperare che qualche vehicon si accorgesse del fatto che mancava a rapporto e venisse a cercarlo, perché quel che stava succedendo e l’espressione di Spectra non promettevano nulla di buono. Tempo addietro, quando aveva saputo delle sue parentele, aveva pensato che la sua potesse essere stata una recita; aveva accantonato quel pensiero ricordando tutto ciò che era successo quando aveva cercato di forzarla alla connessione, dicendosi che se fosse stata in grado di attaccarlo l’avrebbe fatto.
Sembrava aver commesso un errore di valutazione, dopotutto.

«Io volevo solo stare in pace» disse Spectra, con voce chiara «So che non si può piacere a tutti, lo accetto. L’ho accettato con Knockout, l’ho accettato con Airachnid, cerco di accettarlo con mio fratello e, ovviamente, anche con te. Se fossi rimasta nella Nemesis avrei accettato la tua presenza a patto che mi stessi lontano e non mi parlassi affatto. Pensando a quel che mi hai fatto e volevi farmi non è molto, dovresti capirlo nonostante il tuo ego ferito. In tutta la mia esistenza non avevo mai voluto fare del male a nessuno, non mi piace e se è successo è stato perché sono stata costretta. Anche adesso lo sono stata, io te l’avevo detto di andare via. Rispetto alle altre volte però c’è una differenza».

Puntò la lama del braccio destro all’altezza della Scintilla di Starscream.

«Le altre volte non sarei riuscita a trovare un motivo valido per uccidere qualcuno neppure sforzandomi, questa volta invece mi sto sforzando di trovarne uno per non farlo e mi risulta addirittura difficile. Tu non hai idea di quanto ti odio» continuò la femme, senza che la voce si incrinasse nonostante le lacrime avessero iniziato a scorrere copiose lungo le guance «E non hai idea di quanto odi il fatto di essere arrivata a odiarti fino a questo punto. Io non credevo di esserne capace. Io non volevo esserne capace».

A Starscream parve di sentire dei passi di più persone in avvicinamento, cosa che gli diede lo stimolo per superare lo stupore assoluto e tentare di imbastire una difesa impossibile. «A-andiamo, riconosco di aver fatto qualche piccolo sbaglio, non ultimo quello di poco fa, ma in fin dei conti non c’è bisogno di uccidermi, volevo solo… abbiamo passato dei bei momenti, no? Stavamo anche per sposarci, gius-»

«Tu hai ucciso i miei genitori. Per colpa tua li conosco solo grazie a poche fotografie e ai racconti di qualcun altro…»

«Ho travisato gli ordini, è stato un errore! Megatron mi ha punito per quello!»

«Mi hai resa invalida a vita. Ho passato la vita a vedermi come una stupida storpia» continuò Spectra «Stupida lo sono di mio, storpia lo sono per colpa tua».

«Ho cercato di risolvere! Ho cercato di curarti e infatti stai meglio, non puoi dire di no, a meno che tu sia bugiarda come tuo fratel-»

«IO NON SONO COME LUI!» gridò la giovane, allontanando però la lama invece di affondarla nel petto del seeker e poggiando il viso contro la mano «Non sono come lui, non voglio diventare come lui…»

«Ecco, brava, quindi non terminarmi, grazie...» disse velocemente, sentendo che i passi dei possibili rinforzi erano arrivati praticamente lì, ormai.

«È solo per questo che non lo faccio. Ti rendi conto?» gli domandò Spectra, con la voce ormai rotta dal pianto «Capisci quello che hai fatto? Mi hai rovinato la vita, mi hai menomata, hai cercato di violentarmi, ci sei quasi riuscito e ora ci hai riprovato! Che… che ti ha detto il cervello?! Perché l’hai fatto? Perché, Starscream?!»

«Non sarebbe successo se tu mi avessi sposato!» esclamò il seeker.

Spectra scosse la testa, guardandolo fisso. «Non puoi averlo detto davvero».

I rumori divennero tali che finalmente anche Spectra, nonostante le sue condizioni, riuscì finalmente ad accorgersi che c’era qualcun altro nei paraggi.

«Avevi ragione. Pensavo di no, diciamo pure che in un certo senso mi auguravo di no, ma avevi ragione e hai fatto bene a chiamare gli altri. Il cane non si era messo a correre come un pazzo senza motivo» disse Helex, che si trovava di fianco a un Kaon che in quel momento stava faticando abbastanza a trattenere il guinzaglio della propria bestia.

“Che diamine ci fanno qui quelli della DJD?!” pensò Starscream che, da sollevato per i possibili rinforzi in arrivo, era più terrorizzato di prima.

Benché la Decepticon Justice Division fosse, come suggeriva il nome, appartenente alla sua stessa fazione, non significava che il seeker si sentisse al sicuro; tutt’altro, visto e considerato che la loro missione primaria era quella di dare la caccia proprio a coloro che avevano tradito, disertato, recato danni alla Causa o a Lord Megatron in qualsiasi maniera. Avevano una Lista di nomi il cui ordine veniva seguito scrupolosamente dai sei membri del gruppo e Starscream era consapevole che, tempo addietro, era stato presente anche il suo. Per quel che lui sapeva, Megatron aveva ordinato a Tarn -il leader di quello che secondo Starscream era un gruppo di fanatici serial killer legalizzati che, fosse stato per lui, non sarebbe dovuto esistere- di rimuoverlo… ma cosa gli sarebbe successo se quel mostro per una volta avesse deciso di agire di testa propria?

“Il mostro in questione non è qui e se Megatron ha detto loro di rimuovere il mio nome l’hanno fatto. Discutere i suoi ordini non è qualcosa che fanno” pensò il seeker, ostinandosi a cercare di mantenere la calma “E io sono il secondo in comando di Megatron, sono stato attaccato da una neutrale, è loro dovere soccor-”

Le ottiche di Spectra, già molto grandi, lo divennero ancora di più a causa dello stupore. «Voi?...»

“Perché parla come se li conoscesse? Perché parla come se li conoscesse E potesse stare tranquilla?!” allibì Starscream.

«Spectra-» esordì, venendo bruscamente interrotto da un ululato.

«Va bene, hai vinto» sospirò Kaon, lasciando cadere il guinzaglio «Vai a salutarla per primo, magari senza mangiarla!»

Un ondata di entusiasmo in forma canina -anzi di turbofox- investì Spectra, toltasi da sopra Starscream e alzatasi in piedi, facendola cadere a terra e iniziando a leccarle la faccia. Ciò riuscì perfino a strappare una mezza risata alla giovane, una delle poche persone nel cosmo che avrebbero potuto avere una simile reazione nell’avere il cane della DJD appiccicato al volto.

Quando il cane si spostò, una grossa mano blu si posò sulla sua schiena.

«Te l’avevo detto che se non avessi mangiato abbastanza saresti rimasta un lilleth. Un lilleth adulto, ma sempre un lilleth» disse Helex, neppure bisognoso di abbassarsi data la lunghezza particolare delle sue braccia primarie «Dirò a Tess di decidersi a preparare quel rame-N a base di-»

«Teeeh, non credo che Lilleth abbia i tuoi stessi gusti, lascia perdere» lo interruppe Kaon, chinandosi all’altezza di Spectra «Va bene, il nostro secondo incontro è assurdo quasi quanto il primo quindi non so bene che dire, tranne che sono contento quanto il cane ma non posso leccarti la faccia!... credo. Anche adesso che sei cresciuta sei sempre tanto dolce e carina come una volta, anche con le lame sporche di energon altrui!»

«Vi ricordate ancora di me?» fu la prima cosa che riuscì a dire Spectra «Non ero neppure adulta quando… è passato tanto tempo, non pensavo… fa niente» concluse, sorridendo a entrambi «Non siete cambiati per nulla dall’ultima volta che vi ho visti. Come state?»

Helex, già molto serio in volto, lo divenne ancor di più. «Tu come stai?»

«C’è il secondo in comando di Lord Megatron a terra e chiedete a lei come sta? È pericolosa e instabile, non vi fidate» disse Starscream, nel disperato tentativo di non arrendersi all’idea di essere, forse, nei guai. A seconda di se -e quanto- i due della DJD avevano sentito «Fate qualcosa piuttos…»

Kaon si voltò verso di lui, puntando le sue orbite vuote nei sensori ottici rossi del seeker. «Fai qualcosa tu, signor secondo in comando ex Listato, tipo fingere di non esistere» disse, sorridendo perfino, mentre le antenne Tesla poste sulle spalle si illuminavano brevemente «Finché hai questa possibilità. Dicevamo? Ah, sì: tu come stai, Lilleth?»

«È tutto a posto» disse lei, dopo una brevissima esitazione.

I due membri della DJD si scambiarono un’occhiata e Kaon, con un sospiro, allacciò le proprie mani dietro la schiena di Spectra e poggiò la testa sulla sua spalla. «Ora e in futuro sicuramente, quindi forse non è una bugia».

Il rumore di qualcun altro in arrivo si fece più udibile prima di interrompersi del tutto.

«Credo che il mio turno per i saluti sia appena finito» disse il Decepticon rossastro, allontanandosi da Spectra e indicando con un cenno del capo un punto dietro di lei, dove un altro viso familiare -ove con “viso” si intendeva dire maschera- non aspettava altro.

Quando Spectra si fu voltata sorrise, avvicinandosi al grande mech dalle cromature prevalentemente violacee che, senza distogliere le ottiche rosse brillanti da lei neppure un secondo, si stava già parzialmente inginocchiando così da trovarsi a un’altezza più ragionevole rispetto alla sua e protese leggermente una mano quando fu abbastanza vicina.

«Tarn… sono contenta di rivederti» sorrise ancora Spectra, ponendo una mano su quella della prima persona in assoluto che le avesse detto di non considerarsi stupida.

«Anche io, Spectra» disse Tarn, sfiorandole con il dorso delle dita una guancia ancora striata di lacrime di energon nonostante i “saluti” del cane «Molto».

“Sono finito. Sono completamente finito, posso considerarmi morto” pensò Starscream “Non dovevo uscire da Darkmount, non dovevo sbagliare rotta, non dovevo mettermi a inseguirla! Una volta visto quel che hanno fatto a Wheeljack, perché a questo punto sono stati loro, sarei dovuto tornare da Megatron e basta!... no. No, non è ancora detta l’ultima parola. Megatron non mi vuole morto, quindi non mi toccheranno neanche loro. Loro hanno degli ordini, Spectra o non Spectra, e io al di là delle prese in giro che ha osato farmi quel pezzente elettrico ho una certa posizione. Non sono ancora finito!”

«Ci sarebbero molte cose da dire e lo faremo» continuò Tarn «Ma prima di tutto voglio sapere cos’è successo qui di preciso».

«È una cosa un po’lunga…»

«Un buon motivo per iniziare prima che Vos e Tesarus arrivino e vogliano salutarti. Nickel è rimasta nell’astronave ma avremo tempo e modo di rimedia-»

Il rumore di due motori di un jet in arrivo, spinti al massimo, anticipò di poco il momento in cui Spectra gli venne strappata via dalle mani. Troppo poco perché Tarn potesse fare qualsiasi cosa diversa dal riuscire a mantenere miracolosamente l’equilibrio e ad alzarsi in piedi di scatto con un “No!” che, se il rapitore non avesse abbassato l’audio dei suoi recettori uditivi, avrebbe seriamente rischiato di buttarlo giù.

Dreadwing, conoscendo la Decepticon Justice Division, era stato abbastanza previdente sia nel fare questo, sia da star volando via alla massima velocità che gli era consentita per mettere più distanza possibile tra lui, Spectra e un gruppo di feroci assassini la cui presenza era imprevista e costituiva un ennesimo problema.

«D’ora in poi andremo a cercare l’energon insieme, non ti lascerò più sola. Mai più!» esclamò l’ex secondo in comando quando giudicò di essere arrivato a distanza di sicurezza «Non avrei dovuto farlo fin da principio, credevo che in quel modo saresti stata più al sicuro ma sbagliavo. Sono stato così stupido!... la Decepticon Justice Division sul pianeta era l’ultima cosa di cui avessimo bisogno».

«Dreadwing-»

«Come se non fosse stato sufficiente quel maledetto di Starscream a… un momento: sei ferita? Ti ha fatto del male?!» le domandò, consapevole che non sarebbe mai stato in grado di perdonarsi se avesse scoperto di essere arrivato tardi per impedire che quel bastardo finisse il lavoro iniziato nella Nemesis.

«Ci ha provato e ho dovuto dargli due ceffoni, però a parte questo sto bene».

Benché Dreadwing nei giorni passati all’interno dell’Harbinger avesse imparato dai racconti di Spectra cos’erano i “due ceffoni”, l’idea che Spectra non fosse totalmente indifesa come aveva sempre pensato riusciva ancora a stupirlo -anche se ovviamente la riteneva una buona cosa.

«Bene. Bene. Per fortuna. D’altro lato però questo rendeva ancora più pericoloso il resto, la DJD… loro… ne hai mai sentito parlare? Hai idea di cosa fanno?»

«Li incontrai la prima volta che Spectrus mi fece uscire di casa, non ero ancora adulta. Rimasi nella loro astronave per un mesetto o giù di lì, fino a quando Spectrus mi salvò portandomi via dalla loro nave… o “salvò” per modo di dire, pensando che lui…» fece un sospiro «A proposito, secondo gli Autobot è ancora vivo e potrebbe aver fatto qualche disastro a Darkmount».

«È vivo e pronto a fare danni come suo solito, me l’ha detto anche Lord Me- Megatron, prima, ma Spectra-»

«Hai incontrato Lord Megatron?! Com’è andata? Che vi siete detti?»

«Ne parliamo dopo. Spectra, la DJD? Sul serio?! Un mese intero con quei… con loro, e non l’hai detto a nessuno di noi!»

«È successo tanto tempo fa. Pensavo che mi avessero dimenticata, io non facevo niente di rilevante in quell’astronave, non avrei mai immaginato che loro potessero ricordarsi di me né avrei mai immaginato di poterli rivedere qui. Mi spiace di non avertelo detto, se l’avessi fatto avresti capito che non c’erano pericoli per me… e non ti saresti esposto».

«Intanto Megatron non desidera la mia morte né la tua, quindi se si incontreranno e lo chiarirà potremmo essere meno in pericolo entrambi. Forse. In verità lui vorrebbe che tornassimo entrambi a Darkmount ma per quanto mi riguarda non se ne parla, neanche adesso» dichiarò il jetformer «Anzi, direi soprattutto adesso che quel lurido verme delle terre rugginose ha cercato di farti del male di nuovo. Come può Megatron tenere con sé quell’essere? Non ha imparato la lezione neppure dopo il pestaggio di Soundwave!» sbottò «Non me ne capacito. Essere un Decepticon non significa questo, tenere lì Starscream è un’onta per la fazione intera».

«Volevo terminarlo, Dreadwing».

Breve pausa di silenzio da parte del Decepticon. «Vuoi parlarne?»

«N-non vorrei… in questi giorni credo di essermi lamentata abbastanz-»

«No. Parlami anche di questo oltre che di tutto quel che è successo» disse lui «Per favore».

Lei fece un piccolo sorriso. «Sei gentile».

«Puoi parlarmi di quel che vuoi quando vuoi, come io ho deciso di fare con te. Posso aver fatto delle scelte sbagliate in questi giorni ma questa non lo è. Ascolta, in considerazione dell’attacco di tuo fratello a Darkmount, se volessi parlare con Soundwave per sentire come sta potremmo cercare un modo di farlo senza essere tracciati subito. O puoi parlargli e basta, dipende da te, sei l’unica che abbia diritto di prendere una decisione a riguardo».

Non era convinto della cosa né si sentiva granché felice all’idea -persuaso com’era che neppure Soundwave fosse la persona giusta per Spectra- però sapeva che era giusto così e, nel dirle che prendere certe decisioni spettava solo a lei, era stato del tutto onesto in merito a ciò che pensava.

«Io in effetti avevo pensato di farlo, ora mi sento pronta a parlare con lui. Riguardo il come però vorrei pensarci un attimo».

Dreadwing annuì e pensando a un possibile rifugio per il futuro, possibilmente anche da quei pazzi furiosi che nonostante tutto lo preoccupavano molto più di quanto volesse dare a vedere, scomparve con lei in mezzo alle nuvole.

Chi invece avrebbe solo desiderato scomparire a sua volta in mezzo alle nuvole ma non poteva farlo era Starscream che, solo e ferito insieme a quelli che ormai erano diventati cinque dei sei membri della Decepticon Justice Division, continuava a sentirsi tutt’altro che tranquillo.

«Chi era quello? Non abbiamo fatto in tempo a ritrovare Lilleth che l’hanno rapita un’altra volta!» sbottò Helex.

«Era Dreadwing. Conoscere nome, aspetto e valore di ogni Decepticon è qualcosa che in simili casi è un bene» asserì Tarn «Per noi».

L’allampanato Vos, squadrando Starscream, disse qualcosa nel suo linguaggio primitivo.

«Seh, non hai torto. È abbastanza ridicolo che uno che tiene tanto a dichiararsi il secondo in comando di Lord Megatron si sia fatto ridurre così da Spectra» disse Kaon «Non è più delicata come un uovo di Lilleth, eh Tess?»

Il mastodontico Decepticon -un bestione di quasi diciassette metri con un grosso buco dentellato all’altezza del petto col quale aveva triturato del tutto o parzialmente un numero indefinito di malcapitati, non ultimo Wheeljack- fece spallucce. «Bah. Con me non ce l’avrebbe fatta».

«“Non che avrebbe avuto ragione di farlo”, Tesarus, immagino che intendessi concludere così» disse Tarn.

«Certo».

«Per quanto riguarda il resto è buona cosa che sia stata in grado di difendersi» riprese Tarn «Tuttavia, io ritengo che non avrebbe dovuto avere motivo di doverlo fare» aggiunse, puntando i sensori ottici su Starscream.

«E-Ehm, tra me e Spectra c’è stato solo un banale fraintendimento, la sua è stata una reazione eccessiva, volevo solo parlarle, solo che… ti sorprenderà sapere che è una Specter, io stesso l’ho scoperto da poco, e che quindi i miei trascorsi con la sua famiglia-»

«Ne sono al corrente» tagliò corto freddamente il Decepticon.

«A-Ah sì? Beh, comunque il nostro signore Lord Megatron però mi aveva già punito per quel che accadde tempo addietro. Infatti non sono neanche nella vostra Lista, mi risulta così, giusto? Quindi che ne dite se ora io chiamo i soccorsi e andiamo a Darkmount tutti insieme?» tentò il seeker argentato «Così che possiate saperne di più su quel disertore che è Dreadwing?»

«No, tu non te la cavi così» affermò Helex «Credi che io a Kaon siamo sordi?»

«Oltre a essere la ragione per cui Lilleth zoppica, questo stronzo ha cercato di forzarla alla connessione due volte, Tarn, una delle quali poco fa» disse Kaon, per una volta senza temere un ammonimento per il linguaggio «Lei l’ha accusato e lui non ha negato».

Per più di un istante l’unico rumore udibile fu il flebile ululato del vento che aveva iniziato a staccare le foglie disseccate dei pochi alberi attorno a loro.

«Capisco» disse Tarn «Vos, Kaon, siate gentili e aiutate Starscream ad alzarsi in piedi».

I due Decepticon eseguirono subito l’ordine.

«S-sapevo che sareste stati ragionevoli! In fin dei conti lei non è nemmeno una Decepticon, quindi non è nulla, e Lord Megatron mi vuole vivo, ricordate?» disse rapidamente il seeker argenteo «Lord Meg-»

Il tentativo disperato di Starscream di sottrarsi al suo destino divenne un urlo di dolore atroce di potenza inumana quando le mani di Tarn artigliarono le sue ali e le strapparono con violenza dalla sua schiena, tra circuiti divelti che sfrigolavano ed energon che zampillava dalla mutilazione.
Le ali non erano parti rimovibili nelle armature dei seekers, erano parte integrante del loro corpo, della loro “spina dorsale”, quindi era un danno terribile -sebbene riparabile nel caso si fossero trovate delle ali compatibili- che in alcuni casi aveva causato nelle vittime anche difficoltà perpetue a camminare.

«Fondile» ordinò Tarn a Helex, che senza dire una parola aprì lo sportello della camera di fusione per accogliere le ali al suo interno «Tesarus: gambe. Non arrivare a distruggere l’inguine, mi raccomando, il metallo fuso delle ali deve essere pur messo da qualche parte».

«MEGATRON MI VUOLE VIVO!» riuscì a urlare il seeker dopo diversi rantoli inconsulti arrivando a rovinarsi la scatola vocale, folle di dolore quanto di un terrore che in vita sua non aveva mai provato, non fino a quel punto, mentre le lame di Tesarus si facevano sempre più vicine ai suoi piedi «Non mi potete uccidere, mi vuole vivo, mi ha tolto dalla Lista, mi vuole

«Lord Megatron ti vuole vivo. Non intero» replicò, freddo, Tarn «In questo non è mai stato specifico, Starscream, dunque ritengo che sia a mia discrezione. Sarai d’esempio» continuò, mentre Starscream ricominciava a urlare «Tu sarai d’esempio per chiunque pensi di poter toccare un membro della mia squadra senza conseguenze, per chiunque pensi di poterla toccare senza conseguenze. Non ti avvicinerai più a lei» disse, facendo fermare temporaneamente Tesarus per afferrare e stringere il mento del seeker e costringerlo a guardarlo negli occhi «Non parlerai di lei, non dovrai neanche pensare a lei. Pensa a questo e a quello che verrà dopo, piuttosto, mentre rimpiangi che Lord Megatron non ti voglia morto. “Non è una Decepticon quindi non è nulla”… se lei è nulla, tu cosa credi di essere?»

Se anche Starscream avesse voluto farlo non sarebbe riuscito a rispondere a quella domanda: l’ennesimo urlo, ennesimo ma non ultimo, glielo avrebbe impedito.






***






«“Death is taboo, but it's hardly something new/ There's nothing medical professionals can do/ 'Cept maybe just bill you!”...»

«Nano malefico, smetti per un momento di cantare mentre strimpelli quel coso-»

«È un banjo, Specter».

«Quello che è. Smetti per un momento di cantare mentre strimpelli il banjo e ricordami il motivo per cui non siamo atterrati direttamente vicini al giacimento di energon da cui ci riforniamo».

«Perché adesso i Decepticon sanno che sei ancora vivo e sanno della nostra presenza qui» disse Bustin, comodamente seduto nell’abitacolo di Spectrus -in forma veicolo- mentre continuava imperterrito a pizzicare le corde dello strumento musicale «Quindi si presume che intensificheranno i controlli in giro, specialmente nelle zone montuose dei dintorni, proprio pensando alle nostre possibili ricerche di cibo in miniere già note o nuove. O comunque è quello che farei io. Pensando a questo ho concluso che due transformers passano più inosservati di un’astronave intera. È anche la ragione per cui Ultra Magnus si è convinto che restare indietro fosse una buona idea. “If you die while listening to this album/It's still gonna keep playing…”»

«Ora invece ricordami perché sei voluto venire insieme a me per forza invece di restare indietro a fare la guardia al prigioniero e alla Jackhammer».

«Perché abbiamo dovuto sedare il primo, che quindi non può più ascoltarmi mentre canto le canzoni del musical di “Beeteljuice”, e perché se chicchessia cercasse di entrare nell’astronave questa esploderebbe. Non lascerei mai che qualcuno rubi i miei Funko, soprattutto quello di Golden Freezer. Sai quanto è arrivato a costare adesso?»

“C’è di buono che siamo quasi arrivati a destinazione e quindi per un po’ non dovrò più sentirlo mentre canta dentro di me” pensò Spectrus, accelerando ulteriormente nel dirigersi al giacimento di energon segreto… che, lui lo ignorava, ma ormai tanto segreto non era più.

«Se la Jackhammer esplodesse, anche i Funko farebbero la stessa fine» gli fece notare Spectrus.

«No. Non credo» replicò il minicon, col sorriso fisso sul suo visore «Ci siamo».

Arrivati al giacimento, Bustin scese rapidamente e Spectrus tornò nella sua forma base. Per arrivare all’entrata restava solo da svoltare l’angolo.

«Un giorno di questi potremmo trovare qui anche quel pluri voltagabbana che è il nostro Wheeljack» disse Spectrus, rivolto al prioniano che in quel momento gli svolazzava attorno «Oltre a noi e, purtroppo, Ultra Magnus, è l’unico che conosca l’ubicazione di questo posto».

«Se ha aiutato Bulkhead però potrebbe essere tornato con loro e potrebbe rivelare la posizione a lui e al resto degli Autobot» osservò Bustin, tornato a imbracciare il banjo «“There's no destiny or fate/ Just a terrifying wait/ Filled with people that you hate/ And on a certain date, the universe kills you!”»

«Potrebbe. Però conoscendo il soggetto non sono sicuro che sia tornato nei ranghi, quindi non credo che lo farà» concluse Spectrus, svoltando l’angolo.

Ciò che lui e Bustin videro -alias quel che aveva visto anche Starscream pochissimo tempo prima- bloccò i passi di Spectrus per più di qualche secondo.

«No infatti, non credo che lo farà» concluse Bustin, dopo aver dato un’occhiata a ciò che restava di Wheeljack «“That's the thing with life: no one makes it out aliiiiiiiive!”»

Per nulla bisognoso di commenti fatti con un po’più di tatto, Spectrus si mosse in direzione del cadavere.
Da quando Wheeljack aveva deciso di voltargli le spalle, lui aveva sempre pensato che prima o poi il demolitore sarebbe finito offline, forse proprio per mano sua, ma l’ipotesi di trovarlo senza testa, senza badge degli Autobot a campeggiare sul petto, con gli arti inferiori mutilati, fatto a pezzi e incollato in qualche maniera alla parete rocciosa non gli aveva mai attraversato il processore.

«Se avesse continuato a seguirmi sarebbe vivo invece che morto da… oltre mezza giornata ormai» disse Spectrus, notando che l’energon gocciolato dal corpo sulla roccia aveva iniziato a seccarsi «Per quel che mi riguarda te la sei cercata, “amico” mio».

«Non ti importava granché di lui» commentò Bustin.

«Di’pure che non mi importava affatto» confermò il mech «Quel che invece potrebbe importarmi è capire chi è stato. Tutto questo non è nello stile di Megatron, di Soundwave o di uno qualunque dei Decepticon presenti. Ho visto anche Shockwave a Darkmount ma per quel che si sa di lui credo che valga lo stesso discorso, e questo genere di omicidi non è qualcosa che faccia chiunque. È più roba da Airachnid. Mutilazioni, appiccicamenti, decapitazione… è stata Airachnid, è lei che fa certe cose, specie l’ultima delle tre. Si dichiara responsabile dell’annientamento di intere razze aliene, sai» si zittì per qualche istante «Deve essere stata Airachnid».

«Ho la sensazione che, più di esserne convinto, tu stia cercando di convincertene!»

Spectrus non rispose, preferendo -dopo una breve esitazione- controllare con una mano che nel punto dove si trovava il T-Cog di Wheeljack non ci fossero fori.
Mosse quasi impercettibilmente le grandi dita nere quando si trovò a tastare il nulla.

«Bustin, tu che hai le mani più piccole delle mie e l’indice che si illumina-»

«Si illumina e spara!»

«Verifica che il T-Cog sia ancora all’interno del buco» proseguì Spectrus, ignorandolo.

Sapeva che era una speranza vana, perché i buchi ad altezza T-Cog non comparivano dal nulla e tantomeno erano casuali addosso a qualcuno che aveva fatto una così brutta fine, però in quel caso, anche per Specter, la speranza era l’ultima a morire. Aveva più di una buona ragione per augurarsi davvero che il T-Cog fosse ancora presente.

«Niente T-Cog» dichiarò il minicon «Ma questo lo immaginavi, vero?»

«Sì».

«Perché ho l’impressione che tu stia trattenendo un’interessante sequela di bestemmie mentre eviti accuratamente di prendere a pugni la montagna?»

«Perché è proprio così che stanno le cose» replicò Spectrus, allontanandosi da Wheeljack di due passi e schiarendo la voce «Megatron è una vecchia puttana rincoglionita con il culo grosso!» esclamò ad alta voce, per poi ascoltare attentamente eventuali rumori che, invece, non arrivarono «No, come immaginavo non sono più qui, dunque… ma porco Primus monco xenofilo stupratore di luponoidi, di tutti gli stronzi che potevano arrivare sulla Terra dovevano essere proprio gli abitanti del magico mondo di Tarnlandia?!» sbottò, tirando un pugno contro la parete rocciosa «Cosa ci fanno qui? Cosa ci fa qui la DJD?!»

«Avevo sentito parlare di loro quando ero ancora a Prion. Fanno le pulizie di casa nella fazione dei Decepticon ma non disdegnano nemmeno ammazzare qualche Autobot lungo la via, hanno una Lista, si dice che il loro capo uccida la gente con la voce e bla bla bla» spiattellò Bustin con un gesto quasi annoiato della mano «Dalla distruzione di Prion in poi però non ho saputo più nulla. A noi minicon in generale non importava granché e a me ancora meno».

«Ora però sono qui e a quanto pare sono oltre il “non disdegnare” la terminazione di Autobot… ed ex Autobot» disse Spectrus.

Il prioniano fece spallucce. «Immagino che sia per la comunicazione che i Decepticon hanno, credo per errore, mandato su parecchie linee poco più di un giorno fa».

«Quale comunicazione?»

Bustin si schiarì la voce. «“Quanto a te, Starscream, vedi di far fruttare quella microspia. Trova il prigioniero, trova quel maledetto Spectrus Specter, trova almeno uno dei suoi compagni o ex compagni che siano! Possibile che anche con l’esercito di cui disponiamo nessuno sia in grado di portarmi la testa di un singolo Autobot?”. Diceva così, più delle mezze scuse di qualcuno per essersi appoggiato sulla console».

«E tu perché cazzo non me l’hai detto ?! No, aspetta, fammi indovinare: non te l’ho chiesto!»

Il minicon annuì. «Già! Cosa ti cambia? Sapevi che Megatron ti voleva morto, era così già prima del casino che abbiamo fatto a Darkmount» gli fece notare «E dell’arrivo della DJD abbiamo saputo entrambi solo adesso».

«Dovrei credere che sia un caso il fatto che tu, tra tutte le canzoni che sono in quel dannatissimo musical, cantassi “The Whole Being Dead Thing” proprio oggi e proprio adesso?!»

Bustin spalancò le braccia e fece spallucce. «Beh, sì. Quindi ora che facciamo?»

«Prendiamo l’energon per cui siamo venuti, dato che loro non sono qui» fu la risposta che Spectrus diede avventurandosi nella grotta «Per il resto pare che debba darmi una mossa a vendicarmi e/o andare via».

«È la prima volta che ti sento parlare dell’idea di andare via. Ti impensieriscono più di Megatron?» domandò il minicon, facendo brillare l’indice della mano destra per rischiarare la grotta.

«Neanche Megatron è propriamente savio ma loro sono un’altra cosa. Lo so per certo perché ho avuto modo di monitorarli per un mesetto tempo addietro. Usano la filosofia Decepticon come scusa per uccidere chiunque gli pare, e “gli” non è casuale dato che l’unico ad avere voce in capitolo è quel suonato del loro capo, alias Tarn. È un incrocio tra un religioso invasato che si dà a fare l’inquisitore e una fangirl perennemente infoiata: prega Megatron ogni giorno e conosce a memoria quelle porcate di libri che ha scritto. Averlo ascoltato in quei frangenti ha fatto sì che io in quel periodo abbia aggiunto Megatron alle varie cose contro cui poter bestemmiare».

«“Teach me, Megatron senpaiiii!”» esclamò Bustin con voce particolarmente acuta «Il magico mondo di Tarnlandia dev’essere un posto bellissimo».

«Il magico mondo di Tarnlandia, dove piovono cadaveri di infedeli mentre gli alicorni vomitano cannonate a fusione color arcobaleno».

«E gli alicorni hanno la faccia di Megatron» aggiunse Bustin.

«Sì».

«Tutto questo mi fa venire il dubbio che non conosca granché la valvola» disse il minicon, andando a strappare un cristallo di energon da un foro che Spectrus aveva fatto in precedenza.

«Io so solo che nel mese in cui l’ho tenuto d’occhio non l’ha mai cercata, renditi conto del livello».

“O magari ne puntava una in particolare alla quale contava di avere accesso facile una volta cresciuta” aggiunse nella propria testa pensando a Spectra, che quando era finita con la DJD non era ancora adulta “Immagino che lui e il resto dell’allegro gruppetto si siano dimenticati di Spectra da un pezzo”.

«Forse va con qualche prostituta ogni tanto mentre cerca di convertirle al Decepticonismo» ipotizzò Bustin.

«Ciò dopo aver resuscitato il suo cavo morto con un video del suo unico vero dio, se no non gli funziona, e fatto questo via a crivellare la poveretta di turno salmodiando “Towards Peace” a ogni spinta e strillando ringraziamenti a Megatron a ogni sovraccarico» disse Spectrus, estraendo a sua volta dei cristalli di energon piuttosto grossi «E detto questo credo che la mia voglia di connessione sia scesa molto sotto lo zero».

«Immaginalo mentre si asciuga col phon sotto la minigonna da liceale giapponese dopo aver sentito quella comunicazione di Megatron!»

«Io non so se mettermi a ridere o bestemmiare di nuovo».

In quell’indecisione però Spectrus non aveva tenuto conto della terza opzione, alias ringraziarlo perché adesso la sgradevolissima sensazione nota ai più come “paura”, tutt’altro che comune in lui, si era affievolita abbastanza da far rilassare i tessuti tecnorganici rimasti in perenne tensione dopo aver visto il cadavere di Wheeljack. Non era rimasto indifferente a quello spettacolo e non intendeva in alcun caso lasciare che Tarn, il resto della Decepticon Justice Division o chiunque altro gli facessero fare quella triste fine; se poi oltre a sopravvivere fosse riuscito a mandare all’Inferno qualcuno di loro, meglio ancora.
Perdersi d’animo a prescindere non era da lui e tale discorso era valido anche in quell’occasione…

«Senti anche tu? Mi sembrano delle urla di dolore molto in lontanaza» disse Bustin «Credo che le stia portando qui il vento. Oppure è il vento stesso, chi lo sa».

«Non lo so e non mi importa. Muoviamoci a prendere l’energon e andare via da qui» concluse Spectrus.












Finalmente sono riuscita a scrivere le scene nella prima parte del capitolo! Ce le avevo in testa da prima di scrivere l'intera "Day Off To Repent" e finalmente ci siamo :'D
A tal proposito: "Where a Butterfly Can Lead You" e la summenzionata "Day Off To Repent" sono due storie di cui vi consiglio la lettura, perché la prima parla di quando Spectra è venuta in contatto con la DJD per la prima volta, e nella seconda la DJD... diciamo che vive un'avventura che scorderebbe volentieri, se potesse, e che viene menzionata piuttosto spesso nel corso di questa fic.
E niente. Lascio il >>> link a un mio vecchio disegno e con questo mi dileguo. Grazie a tutte le persone che stanno leggendo :)

_Cthylla_
   
 
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