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Autore: Mari Lace    24/03/2020    3 recensioni
"Non puoi chiamarla gabbia quando le chiavi per fuggire via sono tra le tue mani."
Sono morti loro – perché ha l’impressione che sia finita in pezzi la sua vita? (...)
Susan indossa un bell’abito nero, ma non le importa più.

{Triple drabble; Susan!centric}
{Storia partecipante alla Challenge pro Quarantena indetta da Ile_W sul forum di EFP; 24/3}
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lucy Pevensie, Susan Pevensie
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Susan

Sogni in gabbia





Stay in the cage (or you finally take the key)

Sa come la vedono i suoi genitori.

Per loro è matura, poco adatta allo studio, bella – a molti basta questo: è bella.

All’inizio accetta volentieri il complimento, la rende felice – soddisfatta.

Con gli anni la soddisfazione si muta in mania: chi ha intorno si aspetta che lei sia bella, arriva quasi a pretenderlo. Susan vive nel terrore di deludere quest’attesa.

Controlla il suo peso, sempre – a volte non mangia quel che vorrebbe. Invidia Lucy che può farlo senza un pensiero – è donna anche lei, ma non è la bella di casa.

Scoprire i belletti le apre un mondo – lascia che chiuda la porta di un altro.

 

Ain’t in a cage, so I don’t need to take the key

«Susan, non ti riconosco più!»

«Non so di che parli, Lucy» replica fredda, finendo di sistemarsi l’abito. «Piuttosto, anche tu dovresti curarti di più. Non ti noterà nessuno ai balli, se continui così».

Lo scontento di Lucy è palese, le si legge in faccia, ma Susan sceglie d’ignorarlo.

«Non eri così, a Narnia» protesta timidamente la bambina. Susan la vede ancora così, nonostante abbia ormai tredici anni.

«Ancora ricordi quei giochi infantili? Tu e gli altri siete davvero fissati» commenta distratta. Forse Lucy vorrebbe aggiungere qualcosa, ma non gliene dà il tempo: ha sentito la voce di Robin dal corridoio e si affretta a raggiungerlo.

 

Forget the cage, ‘cause we know how to make the key

Sono morti loro – perché ha l’impressione che sia finita in pezzi la sua vita?

Lacrime amare le scorrono lungo il volto – non è giusto, semplicemente.

Sciocchi sogni li hanno strappati da lei con l’aiuto di un treno.

Susan indossa un bell’abito nero, ma non le importa più.

 

"Piccola cara, tu hai ascoltato le tue paure. Ora dimenticale, lascia che ti abbracci; ecco, il coraggio è tornato?"

Non ha mai avuto un sogno tanto vivido. Si sveglia in lacrime – rimorso.

Come ha potuto dimenticare Aslan?

 

Lo sguardo fisso sull’incisione, poggia il fiore.

Non è un addio.

Nuove lacrime le rigano il volto – felici: stanno bene, sono solo andati avanti.

Li rivedrà – rideremo ancora, promette.







NB: Ci tengo a fare qualche precisazione. Prima di tutto, non c’è niente di sbagliato nel preoccuparsi di come ci si veste/trucca/presenta in generale. Il problema con Susan è che nel suo caso diviene un’ossessione, che ho rappresentato basandomi su come viene descritta da Jill ne L’ultima battaglia: “A lei interessano solo vestiti, creme, rossetti e gran feste. Ha lo sguardo candido e imbambolato di una bambina troppo cresciuta”. L’idea per come nasce la sua “ossessione” viene dal Viaggio del veliero, quando si dice che i genitori portano solo Susan con sé in America vedendola “bella, non tanto portata per lo studio e più matura di quelli della sua età”, circa. In generale si insiste sul fatto che Susan sia “la bella di casa”.

Sempre ne L’ultima battaglia, Eustachio dice che parlandole di Narnia – se per caso si riesce a trovarla e parlarle – l’unica risposta che si ottiene è sulle linee di “Che memoria portentosa, ancora rammenti i giochi che facevamo da bambini”. {seconda drabble}

Inutile dire quanto sia rimasta male leggendo la fine di Narnia, ma, citando Lewis: “I libri non ci dicono cosa è successo a Susan. Lei è rimasta viva in questo mondo, alla fine, essendosi ormai trasformata in una piuttosto sciocca, presuntuosa giovane donna. Ma c'è un sacco di tempo per lei per riuscire a essere riammessa e forse lei sarà arrivata al paese di Aslan alla fine... a modo suo.”

La citazione di Aslan nella terza drabble viene da Il principe Caspian.

I versi citati in corsivo prima di ogni drabble sono tratti da The Other Side, canzone stupenda dal musical The Greatest Showman.

  
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