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Autore: Redferne    24/03/2020    7 recensioni
Tra Nick e Judy sta accadendo qualcosa di totalmente nuovo ed inaspettato.
E mentre Nick cerca di comprendere i suoi veri sentimenti nei confronti della sua collega ed amica, fa una promessa a lei e a sé stesso: proteggerla, a qualunque costo.
Ma fare il poliziotto a Zootropolis sta diventando sempre piu' pericoloso...
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Capitan Bogo, Judy Hopps, Nick Wilde, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 70

 

 

 

IL RITO (DI CHUD? FORSE. MA ANCHE NO)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Finn tirò diritto e avanti, oltrepassando ciò che rimaneva del suo Lobos Z – 1 e dirigendosi in linea retta, quasi seguendo l'orizzonte nel punto preciso del futuro sorgere del sole con l'arrivare del mattino successivo. Che probabilmente sarebbe apparso come una sorta di ZAMPA SANTA. Con particolare riferimento agli occhi di chi, quella notte, l'aveva trascorsa ed affrontata in PRIMA LINEA.

Specialmente per loro doveva essere stata una notte a dir poco INDIMENTICABILE. Ma in tutti i peggiori sensi ed aggettivi che avrebbero potuto balzare a mente di mammifero.

Una notte che era sembrata talmente lunga da NON DOVER FINIRE MAI.

Ma non una notte DI FUOCO trascorsa sotto alle lenzuola tra due innamorati finiti in ostaggio della loro travolgente passione. No, non si era trattato proprio di nulla del genere.

Era stata piuttosto una NOTTATACCIA TRA LE NOTTATACCE. Tra TUTTE le nottatacce trascorse fino ad ora.

Una nottataccia a dir poco TREMENDA, TERRIBILE.

Una nottata degna di un FILM HORROR. Di uno SLASHER. Oppure di un SURVIVAL. O che lo si voglia chiamare come cavolo meglio aggrada o si preferisce.

In qualunque modo lo si voglia definire...il SUCCO, la SOSTANZA NON CAMBIANO.

Perché si tratta comunque di roba a base di ADOLESCENTI TRUCIDATI e che finiscono in genere col MORIRE MALISSIMO. Anche se nel caso di una certa VOLPE ROSSA ormai piuttosto rinomata da quelle parti, specie dopo che aveva deciso di vestire i panni del RAPPRESENTANTE DELLA LEGGE...

Ecco, nel suo caso specifico, visto le SEVIZIE e BRUTALITA' a cui era stato sottoposto ed il carico di EFFERATEZZE che si era ritrovato a dover subire...beh, con lui si era assistito più che altro ad un TORTURE PORN, o qualcosa del genere. Una di quelle ROBACCE TRUCI che vanno tanto di moda negli ultimi periodi.

Bah. C'é a chi PIACE, quella SPAZZATURA. Ma di sicuro...PIACE UN PO' MENO A CHI, per ragioni di TRAMA o di SCENEGGIATURA, é costretto a DOVERSELE BECCARE.

UNA PER UNA, senza poter avere la possibilità di EVITARLE. O di SCEGLIERLE.

O di SCEGLIERLE DI EVITARLE, giusto per analizzare tutta la gamma di eventualità disponibili.

Un'intera notte passata a cercare di SFUGGIRE e di SOPRAVVIVERE ad un MOSTRUOSO quanto FEROCISSIMO ASSASSINO.

LETALE. INARRESTABILE. SEMI – INDISTRUTTIBILE e a momenti persino IMMORTALE, forse. Uno che sembrava proprio uscito da una PELLICOLA CINEMATOGRAFICA.

Un vero ed autentico FIGLIO DELLA CELLULOIDE, appunto. O uno che doveva essersene quantomeno NUTRITO, rimanendo chiuso in un vecchio cinema abbandonato stra – pieno fino al collasso di pizze e pizze di vecchie opere in bianco e nero e dell'epoca del muto.

Doveva averne divorate A PACCHI. Dopotutto...alla base della catena chimica che li componeva si diceva che vi fosse persino la FECOLA DI PATATE.

Magari DISGUSTOSE e VOMITEVOLI alla MASTICAZIONE, ma...in fondo restavano pur sempre DIGERIBILI. E quindi...PIENAMENTE ASSIMILABILI.

Doveva aver fatto indigestione di classici a base di MOSTRI, quel tizio.

Creature così non si possono sconfiggere. Perché tanto, alla fine, come nel più prevedibile e scontato dei PLOT – TWIST....L' HANNO SEMPRE VINTA LORO.

Ci si può solo NASCONDERE. E RESISTERE. E PAZIENTARE. E tentare, SPERARE SOLO DI POTERLA SCAMPARE. Rimanersene RINTANATI, aspettando che il mostro...PASSI. E che se ne vada oltre, a scatenare la sua FURIA e cercare di soddisfare la sua SETE DI SANGUE altrove. A scapito di altri sventurati.

Proprio come si farebbe con una generica CALAMITA'. Come un TERREMOTO. Come un TIFONE, oppure un TORNADO. O un ALLUVIONE. O un ERUZIONE VULCANICA. O un METEORITE. O un' INVASIONE ALIENA.

Ok. Queste ultime tre eventualità erano tutt'altro che generiche. Anzi, a volerla dir tutta...erano da considerarsi altamente IMPROBABILI.

Ma quando ci si trova di fronte a una BESTIA simile, così MAGNIFICA e TERRIBILE al tempo stesso...oltre a rendersi conto del fatto di essere totalmente INERMI vi é il tempo per effettuare un'ulteriore riflessione. E considerazione.

E cioé che con la presenza di un simile essere sulla faccia della Terra...TUTTO DIVENTA POSSIBILE, A QUESTO CAVOLO DI MONDO.

Come una PANDEMIA. Come un' EPIDEMIA. Tanto per rimanere sul più consueto. E tanto PER RESTARE A TEMA, di questi tempi.

Si pianta giù un bel CORDONE SANITARIO, anche se gli scettici la diagnosticano come una banale INFLUENZA STAGIONALE. E si cerca di EVITARE DI FINIRE CONTAGIATI.

Almeno fino a che si può. Almeno fin quanto é possibile.

Se poi si finisce col rimanere VITTIME, e la si prende...beh, anche nei casi più tragici e disperati rimangono pur sempre DUE OPZIONI.

Ci si mette in isolamento. E si attende. O SI MUORE, o PASSA.

Ed anche se dovesse colpire TUTTI QUANTI, e vi é il forte sospetto che ciò possa essere GIA' ACCADUTO...esiste sempre qualcuno che GUARISCE. O ne rimane misteriosamente IMMUNE.

Anche se dovesse comparire il MORBO, il VIRUS o il BATTERIO più LETALE che si possa immaginare...c'é, e ci sarà sempre qualcuno che LA SCAMPA, in un modo o nell'altro.

Persino ai tempi del COLERA, del VAIOLO, della PESTE BUBBONICA o NERA e della FEBBRE GIALLA c'era un TRENTATRE' PER CENTO che riusciva a sopravvivere.

L' importante, ciò che conta per davvero...é riuscire a FARE PARTE DI QUEL DANNATO TRENTATRE' PER CENTO. Di quello GIUSTO.

Ma come fare?

Non vi é risposta, putroppo.

Alcuni parlano di DOTI INNATE. Di PREDISPOSIZIONE FISICA, METABOLICA o GENETICA.

Altri di KARMA. Di DESTINO. Di INTERVENTO O VOLONTA' DIVINE.

Oppure di pura e semplice FORTUNA.

Che la si chiami come più aggrada e si preferisce.

Buona sorte. Fortuna. Fondo. CU...

Ci si é capiti.

Una buona cosa é imparare ad ESSERNE CONSAPEVOLI.

Molti lavorano, mangiano, bevono, fanno sport o praticano hobbies, si divertono, amoreggiano con uno o una o più partner assieme o RIMEDIANO PER PROPRIO CONTO IN MANCANZA DI MEGLIO, dormono, guardano la tv e leggono i giornali, svuotano gli intestini e la vescica al gabinetto e pensano “COSA PREPARO STASERA PER CENA? LASAGNE PRE – COTTE OPPURE UN PO' DI PASTA AL SUGO?” Senza accorgersi di nulla, il più delle volte.

QUASI SEMPRE, cioé.

Fanno tutto senza neanche rendersi conto della gigantesca SPADA DI DAMOCLE che pende ogni santo giorno sopra alle loro teste.

Forse é anche meglio così, sotto certi aspetti. Ma poi non ci si deve meravigliare se la spada si stacca, cade...e TAGLIA qualunque cosa incroci il suo cammino.

Non ci si deve stupire se ci si ritrova a fissare le porprie zampe inferiori. Per poi intuire, con una cospiqua dose di rammarico...che lo si sta facendo perché qualcuno o qualcosa ci ha appena TRONCATO IL CRANIO, STACCANDOCELO DI NETTO DAL COLLO E FACENDOLO ROTOLARE FINO AI PIEDI.

Si resta inebetiti come le potenziali vittime alla fine del film. Per lo meno quelle che ce l'hanno fatta, a sfuggire dalle grinfie del SERIAL KILLER PSICOPATICO.

Quei momenti che intercorrono tra l'epilogo e i titoli di coda, fatta eccezione per qualche eventuale SCENA POST – CREDITS. Dove non rimane altro da fare che dare inizio alla CONTA DEI MORTI, coi superstiti che sono giusto buoni di chiedersi PERCHE' NE SONO USCITI INCOLUMI, anche se magari NON PROPRIO DEL TUTTO ILLESI.

PER QUALE MOTIVO NON E' TOCCATO A LORO.

CHE COSA AVRANNO MAI FATTO DI TANTO SPECIALE PER MERITARLO.

Ma per un certo folletto del deserto...le cose non stavano così.

Chi sopravvive...NON HA ALCUN MERITO.

Quella gente NON AVEVA FATTO ASSOLUTAMENTE NULLA DI SPECIALE.

Lui ne era conscio da sempre, dell'esistenza di quella spada.

La vedeva. La sentiva. Ci viveva a fianco.

Lui...lui riusciva a scorgere quella piccola, bianca e luminosa stella vicino al Grande Carro. Sempre presente, ma così fioca da apparire appena percettibile.

Il buon vecchio Finn lo sapeva. Aveva sempre vissuto in compagnia della morte, da quando aveva iniziato a muovere i primi passi, ed effettuare i primi ragionamenti, più o meno logici e consequenziali, col suo encefalo ancora in via di sviluppo. Prima che qualche TRAUMA ANCORA INDEFINITO, SCONOSCIUTO e MISTERIOSO ma di LIVELLO SICURAMENTE GROSSO glielo BLOCCASSE PER SEMPRE. Fermandolo, congelandolo al periodo DELL' INFANZIA.

Si era rifiutato di crescere, novello PETER PAN. Aveva deciso di rimanere da solo a fare da guardia, a fare la sentinella all' ISOLA CHE NON C' E'. Mentre tutti gli altri erano ormai partiti.

Ma a scegliere di RIMANERE INDIETRO, un po' per FATALITA' ed un po' di sua SPONTANEA VOLONTA'...aveva capito molte piu cose di quelli che erano già ANDATI AVANTI. Il più delle volte senza nemmeno sapere DOVE CAVOLO STESSERO ANDANDO, di preciso e con così tanta di quella fretta.

Finn lo sapeva. Da quando era NATO.

Aveva sempre convissuto con la MORTE. E standoci a stretto contatto...aveva ben presto intuito ciò che la separava dalla VITA.

Un sottile strato. Un'infinitesimale pellicola. Poiché...

Poiché le due cose sono CORRELATE. Non può esistere una senza che esista l'altra. E se una dovesse cessare di esistere...l'altra la SEGUIREBBE AL VOLO, perché rimarrebbe priva di SIGNIFICATO. E di qualunque SCOPO.

Il fennec attraversò l'intero piazzale, giungendo sulla sponda opposta. Ma almeno adesso la sua destinazione, che fino a quel momento era apparsa totalmente ignota, stava iniziando a delinearsi e ad apparire un po' meno oscura. Continuavano a rimanere incomprensibili i suoi intenti, tuttavia.

Scartò all'improvviso verso sinistra, con quella sua lenta ma incessante camminata. Pareva che stesse procedendo nel mezzo di un deserto infuocato e dal sole rovente che picchiava in testa come un gigantesco martello fatto di luce, a giudicare dalla cadenza monotona ed esasperante con cui si muoveva. Eppur era costante. Eppur si muoveva, continuava a farlo. E a volerla dir tutta era buio pesto, e si era messo a fare anche un certo freschino, con l'arietta frizzante della notte.

Sul fatto che era e rimaneva PICCHIATO IN TESTA, invece...nessun dubbio.

Arrivò ad un aiuola costruita su uno dei bordi del piazzale. Anche se in realtà era ben più grossa, di un'aiuola. Era il tratto iniziale di un bel pezzo di parco, che si estendeva per quasi mezzo miglio tutt'intorno e nelle quattro direzioni cardinali. Ma, a parte la conformazione tipica di quelle strutture ricreative piazzate in genere con l'intento di abbellire e valorizzare degnamente un quartiere, nonché di fornire un po' di svago ai bimbi e di relax e rinfrancamento ai più grandi, del giardino pubblico pubblico prima menzionato non aveva praticamente NULLA che lo potesse rimembrare o ricordare.

Non una panchina. Non uno scivolo, un'altalena o qualche altro elemento di balocco o trastullo per i più piccini ma anche per i più grandi. Che ogni tanto ci ricascavano e li provavano ancora, anche se non lo volevano ammettere o cercavano di non frasi vedere. Forse per il rischio di farsi ridere dietro dai loro coetanei. O per il rischio ben più concreto di SPACCARE TUTTO e dovere essere costretti a pagare una corposa AMMENDA, dato che ormai con l'avanzare inesorabile sia dell'età che dei CHILI erano diventati davvero troppo GROSSI e PESANTI. Al punto di NON RIUSCIRE AD ENTRARCI PIU'. Al punto che quella roba non riusciva nemmeno più a REGGERLI.

Niente di tutto quello, comunque. Ma neanche un ciuffo d'erba o fiori selvatici a cui fosse venuto in mente di sbucare e spuntare dal terreno. Sempre ammesso che vi fossero delle SEMENTI, là sotto. O un po' di POLLINE trasportato dal vento. Perché vi era solo un fondo rossastro, argilloso e persino lievemente limaccioso. Dava tutta l'impressione che qualunque cosa fosse potuta venir fuori o poggiarsi da quelle parti...avrebbe potuto CREPARE e DISSECCARSI all'istante.

No. C'era da poter scommettere senza paura che i pollini la EVITASSERO DI PROPOSITO, quella zona. Che all'ultimo...STERZASSERO e CAMBIASSERO STRADA. E lo stesso valeva quasi certamente per i semi. Come minimo gli dovevano SPUNTARE LE GAMBETTE, la sera tarda. Quando non c'era in giro nessuna anima viva che li potesse vedere. Il momento perfetto per TRASLOCARE.

E così facevano, garantito.

Una MIGRAZIONE DI MASSA, non appena si rendevano conto di essere finiti lì, anche solo per sbaglio.

Altro non era che un pezzo ridotto allo STATO BRADO. Alla pari di tante altre porzioni INCOLTE che si potevano trovare al di fuori di quella cittadina, ed al confine coi tratti di boscaglia e la brughiera limitrofe.

Unica cosa distintiva, che avrebbe potuto balzare all'attenzione di un eventuale ESCURSIONE AEREA A VOLO RADENTE...un ALBERO.

Un solo, unico, albero solitario. Che sempre dall'alto avrebbe potuto figurare al centro esatto del più o meno simil – quadrilatero della DESOLAZIONE, anche se leggermente defilato sulla destra. E che comunque condivideva numerosi tratti in comune con la radura SMORTA che aveva deciso di accoglierlo, nonostante tutto. Forse nel disperato quanto mal riuscito tentativo di volersi dare ad ogni costo UN TONO. O forse perché era pur sempre UN PARCO, che diamine. Ed in quanto tale...da qualche parte si doveva, doveva pur iniziare.

L'albero era spoglio. Striminzito. Rachitico. Assetato. In tutto e per tutto identico a quelli che davano il BENVENUTO appena al di fuori del paese, ai VIANDANTI ed ai FORESTIERI di passaggio.

Mai l'arrivederci, in genere. Anche perché, con un simile e DESOLANTE spettacolo davanti agli occhi, di solito chi passava da lì TIRAVA DIRITTO SENZA NEANCHE FERMARSI.

Se il buongiorno lo si vedeva dal mattino, in fin dei conti...

Era lo stesso discorso di UN FILM AL CINEMA, sotto certi aspetti. Si dice che i primissimi CINQUE MINUTI siano di VITALE IMPORTANZA. Che siano FONDAMENTALI, poiché fanno da PRELUDIO a tutto ciò che VIENE DOPO. E se lì l'inizio era QUELLO...

Se si cominciava così, FIGURARSI IL RESTO. Doveva essere più o meno paragonabile ad una bella montagnola o carriolata di STERCO FUMANTE.

Con le loro braccia adunche sembravano voler GHERMIRE chiunque transitasse sulla strada che passava in mezzo alla loro file, dividendole in due parti grossomodo eguali. Con una leggera maggioranza sulla sponda di destra, se la carreggiata che li attraversava fosse stata per davvero un fiume.

Sembrava che volessero per davvero AFFERRARLO, il pellegrino o il ramingo di turno. Di persona, oppure la macchina che lo portava in giro. E che aveva finito col portarlo in mezzo a tutto quello SCHIFO. Per farlo GIRARE SU SE' STESSO e così RE – INDIRIZZARLO NELLA DIREZIONE GIUSTA e CORRETTA. Che spesso era proprio QUELLA DA CUI PROVENIVA.

Oppure, nel caso il viaggiatore in questione si fosse rivelato oltremodo OSTINATO...avrebbero magari provveduto a PORRE FINE ALLA SUA ESISTENZA con il loro stessi rami. Per impedirgli di andare oltre.

Non volevano. Se solo avessero potuto non avrebbero permesso a niente e a nessuno di raggiungere il paese situato dopo di loro, oltre le loro fragili e secche spalle. Perché il malcapitato avrebbe quasi certamente finito con L' AMMAZZARSI DA SOLO, una volta giunto tra le mura della RIDENTE Haunted Creek.

Esatto. Si sarebbe SUICIDATO. L'avrebbe FATTA FINITA con le SUE STESSE ZAMPE, nel momento stesso in cui avrebbe capito cosa lo aspettava, laggiù.

Farla finita. In tutti i sensi e in tutte le maniere possibli ed immaginabili con cui si possono etichettare o interpretare quelle due semplici parole.

Sia che il poveraccio decidesse di PROVVEDERE PER PROPRIO CONTO o che finisse per PENSARCI QUALCHEDUN'ALTRO, alla tal cosa. Perché, dopotutto...

Dopotutto non equivale a TOGLIERSI LA VITA, il decidere di mettere piede in un luogo dove ben si sa che qualcuno...CE LA POTREBBE TOGLIERE, se solo si alza la mattina con l'umore sbagliato o con la gamba sinistra, oppure la luna storta?

Il principio é il medesimo.

Posti maledetti. Dove chiunque PARTE, non appena e se ne ha la possibilità. E quasi mai nessuno ARRIVA.

E se qualcuno arriva...meglio NON INDAGARE sui motivi che lo hanno spinto ad arrivare fin lì, in quel puzzolente e fetente BUCO DI C...

Meglio non preseguire. Così come é buona educazione NON ASSILLARE i forestieri o gli stranieri che decidono di giungere in visita. E deliziare con la loro presenza.

Meglio non rivolgerli DOMANDE TROPPO DIRETTE o PERSONALI, sul loro passato o sulla loro vita. Così insegna e prevede la prassi in voga da quelle parti.

Meglio non tormentarli. Corrono già i loro bei PERICOLI, a trovarsi lì. La loro permanenza, per tutta quanta la sua durata...la decidono di fare a loro esclusivo RISCHIO e PERICOLO. Così come qualunque altra cosa decidano di fare, per tutto il tempo che stabiliscono di rimanersene nei paraggi.

Perché molti che si sono fermati con l'intenzione di rimanerci per UN SOLO GIORNO, e non di più...avevano finito col FERMARSI PER SEMPRE.

Anche per quella frase valeva lo stesso discorso. Di poterla illustrare in tutte quante le sue declinazioni e derivazioni possibili ed immaginabili del termine. E della situazione che invocavano.

Si FERMAVANO, talvolta. Che lo facessero SOPRA, il territorio...oppure SOTTO, era pressoché INDIFFERENTE. Ed ININFLUENTE.

Nessuno arriva. SE CI TIENE ALLA PELLE E ALLA PELLICCIA.

Solo due tizi avevano affrontato e osato sfidare L' ANATEMA.

Una volpe rossa. E prima ancora una piccola volpe del Sahara.

Finn. E Nick.

Fiiinn...Nnnicck.

FINN – NICK.

FINNICK.

Afferrato il concetto?

Bella, eh?

No. Ragione piena. Fa semplicemente VOMITARE, ecco tutto.

Lui, ed il suo socio. Fino ad adesso l'avevano scampata. Ma la faccenda...era destinata ad andare DANNATAMENTE PER LE LUNGHE. E niente lasciava presupporre che l'epilogo sarebbe stato diverso. Così come la sorte toccata a tutti gli altri che ci erano passati prima di loro.

Ma...lo si era appena detto. La faccenda...SAREBBE ANDATA ANCORA PER LE LUNGHE.

Non si poteva ancora dire niente, in proposito. Non si potevano ancora stabilire dei pronostici precisi, in merito.

Forse non ce l'avrebbero fatta. Forse NEANCHE LORO DUE ce l'avrebbero fatta. Ma...

Ma era ancora tutto APERTO. Tutto da DECIDERE. Da VEDERE. E da DIMOSTRARE.

In ogni caso...che diavolo ci faceva quell'albero lì, tutto solo soletto?

Sembrava stesse facendo la SENTINELLA per conto di tutti gli altri. Anche se dava tutta l'impressione di non aver NESSUNA VOGLIA DI FARLO.

Di sicuro NON SI ERA OFFERTO DI PROPRIA SPONTANEA VOLONTA', per quel ruolo.

Doveva essere stato alquanto SFORTUNATO AL SORTEGGIO, tutto qui. O magari tra tutti i suoi cosiddetti FRATELLI DI MACCHIA nessuno si era voluto PRENDERE LA BRIGA. Ed avevano finito col TIRARSI TUTTI QUANTI INDIETRO.

Del resto, la cosa bella ed insieme brutta degli alberi e che dove li si piantava...STAVANO. Quindi non poteva certo TOGLIERSI DA LI' e ANDARE DAGLI ALTRI per eventuali PROTESTE o RIMOSTRANZE.

Che appartenesse allo stesso CEPPO era fuori di ogni dubbio e discussione, comunque. Perché come già detto ne condivideva in pieno i TRATTI SOMATICI, se così si poteva dire. Se si fosse tratto di rappresentanti del regno ANIMALE, più che VEGETALE.

Storto. Ricurvo. Con il corpo centrale del fusto totalmente accartocciata su sé stessa, fin quasi a formare una lettera dell'alfabeto. La S, a voler fare i precisini.

Con le appendici legnose della parte superiore che si estendevano e disperdevano in ogni dove, quasi a voler cercare di assorbire ed entrare in contatto col maggior numero e quantità possibili di raggi solari. Forse pensando, se davvero un albero poteva pensare, che potesse compensare in qualche modo la cronica mancanza d'acqua col suo carcio di sali minerali e sostanze nutritive in essa disciolte. In mezzo a tutti gli INQUINANTI, ovviamente.

In ogni caso...si dice che le si collegasse ad appositi cavi ed elettrodi e li si sottoponesse ad un ELETTRO – ENCEFALOGRAMMA...ne verrebbe fuori un tracciato IDENTICO e PARAGONABILE A QUELLO DI UN ESSERE VIVENTE APPARTENENTE AD UN RANGO CONSIDERATO SUPERIORE.

Lo si sapeva?

Molti di quei rami, dei SUOI rami...erano già caduti ai suoi stessi piedi, sul terreno sottostante. Pareva proprio che si fossero staccati da soli, spontaneamente. Per INEDIA, molto probabilmente. Per SFINIMENTO.

La stessa sorte era toccata alle scaglie che componevano il rivestimento del tronco. Desquamate e finite per le terre pure loro. Quasi un simbolo. Testimoni muti, evidenti e terribili di qualche malattia che stava smangiando, corrodendo, consumando la pianta dal di dentro. Paragonabile ad un grave DISTURBO dell'EPIDERMIDE o del MANTO, che cominciava a cadere A CIOCCHE.

Per non parlare delle RADICI, poi. Che affioravano dal suolo in più parti, snudate ed esposte all'aria e al vento. Come i tentacoli di una gigantesca PIOVRA che stesse strenuamente lottando per la propria SOPRAVVIVENZA.

Una lotta VANA. Che era sicuramente destinato a PERDERE, visto il quadro d'insieme a dir poco DEPRIMENTE.

Sembrava proprio che i MIASMI della cartiera di Carrington, dopo aver APPESTATO e RIDOTTO AI MINIMI TERMINI tutta la BOSCAGLIA e la FORESTA CIRCOSTANTE, compreso UNO DEI DUE FIUMI CHE VI SCORREVANO NEL MEZZO...alfine fosse giunta ANCHE LI'. Ad AVVELENARE anche la FLORA CHE CRESCEVA DIRETTAMENTE NEL PAESE.

Finn provò quasi pena, per quel povero albero. Bisognava decisamente fare qualcosa per lui, prima o poi. Ma...

Ma non ora. Un albero ridotto a quelle condizioni era proprio QUEL CHE GLI SERVIVA, in quel momento. Proprio ciò di cui aveva bisogno.

BRUTTO e davvero MISEREVOLE a vedersi, ma UTILE ed ADATTISSIMO allo scopo. E all'UOPO.

C'era un albero proprio dove AVREBBE DOVUTO ESSERCI. Perché GLI SAREBBE TORNATO UTILE A LUI, tra non molto.

Un chiaro segno. Un segno del DESTINO.

UN ALTRO. Un altro IN PIU'.

Del destino che si compiva. Del SUO, di destino. Che si stava per compiere.

Lo raggiunse, e gli andò proprio sotto. Cominciò ad afferrare e a portarsi davanti al muso i rami caduti uno dopo l'altro mettendosi ad osservarli, soppesarli ed a controllarli in maniera minuziosa e scrupolosa. Fino ALL'ECCESSO, persino. Fin quasi a sfiorare il MANIACALE e L'OSSESSIVO, addirittura.

Pareva un compratore, un grossista dal PIZZICAGNOLO o dal FRUTTIVENDOLO ALL'INGROSSO. O ai MERCATI GENERALI. Intento a valutare ed esaminare le primizie. Peccato solo che lì vi fossero unicamente SCHIFEZZE. Ma NON AI SUOI OCCHI, forse.

Non per quello che stava cercando lui, magari.

Analizzò e scartò quelli troppo secchi. E poi quelli che non lo erano abbastanza, almeno a suo giudizio. Ne trovò finalmente tre che dovevano rappesentare l'esatta via di mezzo. Li raggruppò, e poi si mise a cercarne un altro da affiancare al terzetto appena composto. Seguendo probabilmente qualche astruso filo logico di cui solo lui doveva essere al corrente. O forse...semplicemente doveva ODIARE I NUMERI DISPARI, tutto qui. Gli dovevano dare l'idea di un qualche cosa di PARZIALE, di INCOMPLETO.

Quando finalmente gli riuscì di trovare quel che cercava, lo unì al resto dell'allegra combriccola. La famigliola doveva essere al completo, a quanto pare. Perché, infatti, subito dopo smise immediatamente di cercare.

Ne afferrò uno per ogni mano. E facendosi avanti ed indietro, trascinandoseli oltre le proprie spalle, in un paio di comodi viaggetti se li portò dal simil – rettangolo ormai non più erboso da un bel pezzo fino al centro del piazzale, nelle vicinanze del furgone.

Maggie, in tutto questo, se ne era rimasta immobile e completamente paralizzata ad osservare tutto quel che stava facendo, per filo e per segno. Non che potesse fare altro, del resto. Visto che non stava di certo lì bloccata, ferma ed impalata di sua spontanea volontà. Ma piuttosto per via, merito o forse più semplicemente COLPA di un MALEFICIO.

Di una MALEDIZIONE.

Sembrava davvero caduta vittima di una sorta di CAMPO DI FORZA. Di un...di una roba come quella che aveva visto da ragazzina, quando una sua compagna di classe aveva portato da leggere in aula un fumetto orientale acquistato durante un viaggio a San Fransokyo, effettuato con la propria famiglia nel corso delle ultime vacanze estive.

Lei, almeno al principio ma soprattutto PER PRINCIPIO, lo aveva snobbato. Era legata alle tradizioni del suo paese e della sua patria, e di conseguenza...CAMPANILISTA AL MASSIMO. Pure per ciò che concerneva gli HOBBIES, i DIVERTIMENTI ed i PASSATEMPI.

Quella roba strana non la interessava. E nemmeno la riguardava. Preferiva i fumetti classici a base di SUPER – EROI, anche se era una femmina.

Poi, però...aveva iniziato a dare una SBIRCIATINA, giusto di SFUGGITA e di STRAFORO. E quel fumetto...aveva finito con L' INCURIOSIRLA. Sempre di più.

Aveva quindi fatto momentaneamente A CAMBIO con quella sua compagnia, facendoselo prestare dietro apposito e temporaneo BARATTO con una pila di fumetti dei suoi. E...

E, inutile dirlo, ne era rimasta AFFASCINATA. CONQUISTATA.

Non é che vi fosse poi questa gran differenza tra quell'opera e quelle che lei era abituata a leggere, nonostante la diversità dei luoghi di origine. Ambedue avevano UN INGREDIENTE IN COMUNE. Che poi era ciò che CONTAVA DAVVERO, in fin dei conti. Ambedue erano a base di SGANASSONI e BOTTE DA ORBI. E quelle...lei le CAPIVA BENISSIMO. Per il semplice fatto che suo padre già da tempo aveva cominciato ad iniziarla ed addestrarla alle ARTI MARZIALI. Quelle che lui aveva aveva a sua volta appreso quando era SOTTO L' ESERCITO.

Solo che...l'unica differenza era che, nel caso del fumetto giapponese, il tutto era più SOPRA LE RIGHE. EPICO. IMPERIOSO. ESAGERATO. Il tutto era sicuramente MENO SPENSIERATO e SOLARE di quanto non fosse nei suoi fumetti.

Non vi erano COSTUMI o MANTELLI o MASCHERE VARIOPINTE e SGARGIANTI. Ma anche i personaggi di quel fumetto orientale...a conti fatti, INDOSSAVANO PUR SEMPRE GLI STESSI ABITI E VESTITI. Quindi...quindi anche quelli potevano benissimo venire considerati come COSTUMI, sotto ad un certo punto di vista. Come DIVISE.

Bisogna pur PROVARE TUTTO, nella vita. Senza lasciarsi SOPRAFFARE od INCAGLIARE da alcun PREGIUDIZIO o IDEA PRECONCETTA di sorta.

Del resto...CHI LO AVREBBE MAI DETTO?

Chi lo avrebbe mai detto che un acome lei, presumibilmente destinata ad un MASCHIO DELLA SUA STESSA SPECIE...avrebbe finito con L' INVAGHIRSI DI UN PREDATORE?

Di un EX – CARNIVORO ORMAI CONVERTITO ED INNOCUO?

Di un CANIDE?

Di una VOLPE? ROSSA, per la precisione?

Proprio come quando si é alle prese con un bel PIATTO o CIOTOLA di ZUPPA o di MINESTRONE BELLO FUMANTE, da PICCINI.

All'inizio non ne voleva proprio sapere. Poi, piano piano...aveva iniziato a SBIRCIARE. Aveva voluto PROVARE. E alla fine...

Alla fine le era pure PIACIUTO. E MOLTO, anche.

Tornando al presente, e facendo gli opportuni quanto debiti RAFFRONTI COL PASSATO...si ricordava che sulle tavole di quell'albo il protagonista finiva prigioniero di una BARRIERA MAGICA lanciatagli addosso dal suo avversario. Come...com'é che si chiamava?

Ah, si. Un KEKKAI, ecco come si chiamava.

Un baluardo completamente invisibile a forma di cupola. In grado di ASSORBIRE, RIDURRE, DISPERDERE e NEUTRALIZZARE le ENERGIE, la FORZA, le ABILITA' e le CAPACITA' di chi vi si trovava RACCHIUSO AL SUO INTERNO.

In quell'occasione il personaggio principale non capiva cosa gli stesse succedendo. Non capiva perché i suoi colpi non andavanoa segno, e finivano tranquillamente parati dal suo contendente. Non capiva perché gli venissero così GOFFI, LENTI, IMPRECISI. Privi di qualunque VELLEITA' e POTENZA OFFENSIVE.

Lo stesso VALEVA PER LEI, ora. Si sentiva come PRIGIONIERA, IN BALIA di qualcosa di MISTERIOSO che non le riusciva assolutamente di COMPRENDERE, VALUTARE ed ANALIZZARE.

Medesimo discorso per quel che stava guardando. Per quel che stava vedendo fare al nanerottolo dalle grosse orecchie. Più lo stava ad osservare, meno ci riusciva a capire.

Più tempo si ritrovava a passare in quella sorta di PERLUSTRAZIONE IMPOSTA e più si sentiva aumentare il senso di STRANIAMENTO ed ALIENAZIONE nei confronti di ciò a cui stava forzatamente assistendo.

Percepiva sé stessa come CONFUSA, DISORIENTATA. Ed in misura sempre maggiore, con lo scoccare incessante dei minuti. Tutto il contrario di chi aveva di fronte. Che, a differenza di lei, non cessava nemmeno per un solo secondo di fornire l'impressione di SAPERE BENISSIMO QUEL CHE STESSE FACENDO. Ma, soprattutto...COSA CI FOSSE EFFETTIVAMENTE DA FARE.

Dopo averle portate a destinazione, Finn poggiò i quattro rami uno sopra l'altro, a formare una bella quanto corposa catasta. Con le parti frastagliate ammonticchiate, e a convergere verso un ipotetico centro. E quelle opposte rivolte verso l'esterno, con la parte che una volta li collegava al tronco e al resto dell'albero puntata verso le quattro direzioni cardinali. O almeno questo era ciò che lasciano presupporre, ad una prima analisi.

Sembrava esserci del METODO, un CRITERIO persino nel SISTEMA, nel modo in cui stava disponendo quella roba.

Dal mucchio fferrò poi un microscopico ramettino, talmente sottile da risultare quasi invisibile. Lo strappò dal legno rivolto verso Est. La direzione da cui si dicesse arrivassero I DEMONI.

Lo staccò tenendolo ben fermo tra polllice e indice. Niente di più, niente di meno di come avrebbe fatto un moccioso ma anche un adulto in preda a qualche IMPULSO SADICO, che magari lo avrebbe spinto a LACERARE ENTRAMBE LE ALI DAL DORSO DI UNA MOSCA, UN MACAONE O UNA LIBELLULA ORMAI AGONIZZANTI. E totalmente INCURANTE DEGLI SPASMI DI DOLORE E SOFFERENZA IN CUI SI CONTORCEVANO LE VITTIME, mentre compivano un'azione tanto RIBUTTANTE.

Lo osservò per qualche istante. Poi prese a sfregare velocemente le due punte delle dita impegnate nella presa, mormorando una specie di cantilena a mezza bocca. E a quel punto...

A quel punto accadde L' INCREDIBILE.

Persino la vice strabuzzò gli occhi, incredula.

Il rametto. Il rametto aveva...aveva...

Aveva PRESO FUOCO.

Ma come...come era possibile?

COME ERA POSSIBILE, UNA COSA SIMILE? UNA COSA DEL GENERE?

Che...che DIAVOLO ERA?

Un caso di AUTO – COMBUSTIONE SPONTANEA, forse?

No. Non c'era nulla di SPONTANEO o di CASUALE, in quel che era appena accaduto. In quel che stava succedendo.

Forse aveva ragione.

Forse aveva davvero ragione, il tappo.

Aveva davvero avuto ragione piena quando poco prima, intanto che si era ritrovato a GALLEGGIARE IMMOBILE A MEZZ' ARIA, aveva sostenuto che IL BELLO DOVEVA ANCORA VENIRE.

Il fennec gettò il ramoscello ardente inmezzo alla catasta e quella, com'era prevedibile...non ci mise che pochi secondi ad INCENDIARSI, secche e consunte com'erano le componenti che la formavano.

Dal nulla aveva appiccato un FALO' davvero niente male. Una bella fiamma dalle tonalità del rosso, del giallo e dell'arancio che si era spigionata così. Come se nulla fosse.

E senza carburante, alcool, accendini o zolfanelli di sorta.

La fisica spicciola insegna che L' ENERGIA...NON SI CREA NE' SI DISPERDE. Tutt'al più SI TRASFORMA. In QUALCOSA D'ALTRO.

Tutta questa pappardella per stabilire che NON SI PUO' CREARE QUALCOSA DAL NIENTE. Eppure...

Eppure era proprio quello che aveva fatto in nanerottolo.

Aveva dato vita ad un FOCOLARE dal nulla. Dove NON DOVEVA e NON AVREBBE MAI DOVUTO o POTUTO ESSERE.

Si mise a girargli intorno, lentamente. In senso ORARIO, per tre volte. E non distogliendo mai lo sguardo neppure per un secondo dal letto di braci che si era ormai formato sul fondo della legnaia ormai quasi completamente annerita.

Mormorò di nuovo qualcosa, a voce bassa. E questa volta fu ben udibile, anche dalla daina. Anche se alle sue orecchie anche questa rimase TOTALMENTE INCOMPRENSIBILE, all'esatta pari della litania cha aveva pronunciato appena prima.

“NRH SIMHA...MIHKAHWAH MEHIH DAH...MIHWAHKAHSEHI AHMAH RIH...MEHIWAHKAHROH...”

La fiamma parve ravvivarsi per un attimo, al suono di quelle parole.

Al termine dell'ultimo giro Finnick si bloccò. Proprio nel punto esatto in cui aveva dato inizio al suo triplice circumnavigare in tondo. Poi si voltò dalla parte opposta e si rifece altri tre giri. In senso opposto ed anti – orario. E sempre profferendo discorsi ATRUSI quanto SCONCLUSIONATI.

E naturalmente senza smettere di guardare il centro pulsante e ribollente del falò.

“IL SACRIFICIO MUORE SOTTO I COLPI DELL'ARTIGLIO DELLA BESTIA” annunciò, con tono greve. “IL SUO SANGUE CHE SCORRE FORMA UNA STRISCIA CHE AVVELENA LA TERRA MA NUTRE LA VITA. MENTRE L'ANIMA E LO SPIRITO SI INNALZANO VERSO L'ALBA E POI IL TRAMONTO, VOLANDO SU ALI GRANDIOSE.”

Finì anche quel giro. E poi abbandonò il focolare, dirigendosi di nuovo verso il furgone. E verso Maggie.

“M – Ma...ma che cosa stai...” gli bofonchiò dietro.“C – che...CHE C – COSA HAI FATTO?!”

Finn non disse nulla. Si limitò a superarla, rimanendosene perfettamente zitto e muto.

Oltrepassò la fiancata dove si trovava la giovane agente, raggiunse il retro del suo mezzo ormai semi – defunto e completamente in pezzi e spiccò un balzo salendovi sopra. Quindi entrò nel grosso vano posteriore, sparendo momentaneamente alla vista. Sia di lei che di CHIUNQUE AVREBBE POTUTO TROVARSI LI', in quel momento.

“M – ma...ma dove vai?” gli chiese la vice cercando di scorgerlo con la punta posteriore dell'occhio, non potendosi girare per motivi ancora IGNOTI. Ma TREMENDAMENTE EFFICACI, a giudicare dagli EFFETTI che stava SUBENDO. Ed IN PRIMA PERSONA, come se non bastasse.

Udì uno strano rumore, provenire da dentro il trabiccolo semi – scassato. Come di qualcuno che si fosse messo A ROVISTARE e FRUGARE IN MEZZO A QUALCOSA. Da QUALCHE PARTE.

Non riusciva proprio a CAPACITARSENE, per quanto si sforzasse.

Anche questo era ASSURDO. Semplicemente assurdo. Anche se non era l'unica cosa inspiegabile e assurda che era e che LE era capitata. E che LE STAVA CAPITANDO, quella sera.

Non era certo LA PRIMA. E vedendo come si stavano mettendo le cose, e la piega che stavano prendendo...si poteva tranquillamente scommettere pure le proprie BRACHE O LA PROPRIA MADRE CHE NON SAREBBE STATA NEMMENO L' ULTIMA, da quelle parti.

Però, però...però era davvero IL COLMO.

Si. Era proprio il colmo. IL COLMO DEI COLMI. Non aveva senso.

Non aveva ALCUN senso, ecco.

Ci era salita anche lei, sopra a quel CAVOLO DI FERROVECCHIO. Ci era andata su pure lei, insieme a Nick, mentre stavano scappando dalla centrale divenuta ormai una TRAPPOLA INFUOCATA e MORTALE per merito di un certo branco di CAROGNE che filavano appresso ad uno PSICOTICO che aveva avuto la bella pensata di eleggersi a CAPO di quella LURIDA MASNADA.

Si era issata a bordo. Dopo che il piccoletto era intervenuto a SALVARE AD AMBEDUE LE CHIAPPE PELOSE, dopo una manovra SPERICOLATA ed insieme SCRITERIATA.

Ed in quel preciso frangente, nonostante nel corso di altre occasioni avesse potuto constatare benissimo DI PERSONA sia L' ESTREMO DISORDINE che L' ABERRANTE SPORCIZIA, nonché il fatto che risultasse il più delle volte STRA – PIENO FINO A SCOPPIARE...

Ebbene, quella volta aveva visto che ERA COMPLETAMENTE VUOTO.

ERA VUOTO, DANNAZIONE!! Più vuoto DEL DESERTO.

PIU' VUOTO DEL VUOTO, accidenti!!

Quella volta non c'era NIENTE, lì dentro!! ASSOLUTAMENTE NIENTE!!

C'ERA PIU' NIENTE DEL NIENTE!!

E vi era pure il suo CAPITANO, con lui!!

Non poteva essersi IMMAGINATA TUTTO QUANTO, per la miseria!!

Se lo avesse interpellato...il suo COMANDANTE avrebbe CONFERMATO IN PIENO la sua versione dei fatti.

Avrebbe potuto assicurare anche lui CHE ERA VUOTO, quella volta!!

AVEVA PURE I TESTIMONI!!

AVEVA UN TESTIMONE, PERDINCI!!

Ma allora...allora come...COME ERA POSSIBILE, UNA COSA SIMILE?

Si rassegnò quasi subito, a cercare risposte che potessero risultare applicabili o plausibili a quella questione.

Inutile stare a domandarselo. O a LAMBICCARCI e SCERVELLARSI inutilmente sopra.

Quella roba...era possibile come probabilmente era possibile il falò a cui il tappo aveva saputo dar vita in quattro e quattr'otto uguale TRENTASEI. FORSE.

Era superfluo, privo di qualsivoglia importanza tentare di trovare una spiegazione che tanto non sarebbe MAI ARRIVATA. NON SEGUENDO UN FILO LOGICO, almeno.

Perché la logica...stava facendo letteralmente A PUGNI, con i più recenti avvenimenti. Specie quelli generati da un certo mammifero dal manto color del deserto.

E, parlando del DIAVOLO...arieccolo, il mammifero in questione.

Eccolo sopraggiungere di nuovo.

PERSONA TRISTA, NOMINATA E VISTA.

Così asseriva un vecchio e famoso proverbio.

Lo vide fare il percorso a ritroso, pari pari identco a quello fatto in precedenza. Fatta eccezione per il SENSO DI MARCIA, ovviamente.

Di nuovo un saltello, questa volta verso il basso per scendere. Poi ripoggiò entrambe le zampine posteriori sull'asfalto e vi ci atterrò sopra col resto del corpicino, piegando leggerissimamente le gambette per ridistruibuire il peso durante la planata ed evitare danni alle giunture. Che già dovevano avere un bel po' di rodaggio, almeno nel contachilometri interno.

Le ripassò davanti. Ed anche stavolta senza nemmeno degnarla di uno sguardo né profferendo parola alcuna.
COME PRIMA, PIU' DI PRIMA. Proprio come asseriva da sempre una VECCHISSIMA CANZONE, pescata a piene zampe dal nutrito repertorio dei CLASSICI TRA I CLASSICI.

Anche se stavolta...NON C'ENTRAVA CERTO L' AMORE.

NON CON QUEL TIPO, almeno.

“Ehi!!” Gli fece lei, cercando disperatamente di attirare l'attenzione nei suoi confronti. Che già doveva essere sul SCARSISSIMO ANDANTE, o giù di lì. Come minimo.

Il fennec tirò diritto anche in quest'occasione, rimanendo pressoché indifferente alle sue invocazioni.

“Dannazione, Finn!!” Imprecò. “Ti vuoi decidere a dirmi CHE ACCIDENTE STAI FACENDO?! E CHE DIAMINE SUCCEDE?!”

Nessuna risposta. Di nuovo.

“Maledizione!!” Sbraitò ancora la daina. “I – io non...NON LO SOPPORTO, mi hai capita?! NON LO SOPPORTO PROPRIO!! I – io...IO SONO STUFA, SENTITO?! SONO STUFA MARCIA!! NON NE POSSO PIU'!! NON NE POSSO PIU' DI STARE QUI COME UNA SCEMA A NON CAPIRCI NULLA DI NULLA!! Tutto questo...TUTTO QUESTO MI FA IMPAZZIRE, CAPITO?! MI FA LETTERALMENTE AMMATTIRE!! Io...io NON CE LA FACCIO PIU'”

Finn si arrestò subito dopo esserle passata oltre. Ed iniziò a parlare, continuando a guardare in avanti, verso l'immaginaria linea dell'orizzonte. Ed in direzione del falò che aveva creato.

“Anche se te lo spiegassi...” le confidò, con tono fatale.“...A che cosa ti servirebbe, scusa? Tanto, qualunque cosa io ti possa dire...tu NON CAPIRESTI. Per il puro e semplice fatto che chi NULLA SA...NULLA PUO' CAPIRE. Tutto qui.”

“A...almeno...almeno PROVACI” gli chiese Maggie, con la voce e la faccia di chi é consapevole di giocarsi la sua ULTIMA CARTA. La sua ULTIMA POSSIBILITA' di ESSERE DELLA PARTITA.

“Vedi...dicono che uno SPIRITO MORENTE va lasciato LIBERO DI ANDARE” le spiegò il tappo. “Ma nel caso del mio socio...nel suo caso lo spirito lui lo tiene ANCORA BELLO FORTE Y GAGLIARDO. Ma il suo corpo...il suo corpo é piuttosto MALRIDOTTO. E lo spirito é IMPRESCINDIBILE, dal corpo. Le due cose sono COLLEGATE, e non solo quelle. MENTE, CORPO e SPIRITO sono TUTT' UNO. Persino gli individui dotati delle MENTI PIU' GENIALI e BRILLANTI, o degli SPIRITI PIU' FULGIDI e LUMINOSI presenti a questo mondo...hanno comunque UN CORPO. Un POVERO e FRAGILE corpo da ACCUDIRE, da NUTRIRE e da SALVAGUARDARE e CONSERVARE. Un corpo di cui PRENDERSI CURA.”

“Tutto quello che potevamo fare per il suo corpo...LO ABBIAMO GIA' FATTO” continuò. “Non c'é altro che possiamo fare. Ma potrebbe lo stesso NON SUPERARE LA NOTTE.”

Maggie sgranò gli occhioni nocciola, assumendo un'espressione alquanto SPAVENTATA.

Non poteva aver fatto a meno di PENSARCI, prima come adesso. Non era certo STUPIDA, o ILLUSA. Ma...

Ma quell' IPOTESI...quell' EVENTUALITA' ed il solo RIFLETTERCI SOPRA, anche solo per un attimo...la INORRIDIVA. La TERRORIZZAVA.

“C – cosa...” balbettò incerta. “C – cosa v – vorresti d – dire?!”

In realtà lo aveva CAPITO BENISSIMO, quel che le voleva dire. ALLA PERFEZIONE.

“Como te ho detto poc'anzi...” le ribadì Finn, “Per il corpo non possiamo più fare molto. Ma, en compenso...in compenso possiamo INTERVENIRE SULL' ALTRO VERSANTE. E non mi riferisco certo AL CERVELLO. NON ALLA TESTA, di sicuro. Questo no. Perché in una TESTACCIA COMO LA SUA preferisco NON ENTRARCI. Ma non ce pienso proprio. Y nemmeno ce tengo. Non ci rimane quindi che OCCUPARCI DEL SU' ESPIRITO. Del SUO SPIRITO.”

“D – dello sp...d – dello spirito?!” gli domandò lei. “M – ma...ma c – cosa...”

“Per potercela fare bisogna agire da ENTRAMBE LE SPONDE” Proseguì Finn. “Noi lo possiamo TRATTENERE DALLA NOSTRA, AFFERRANDOLO e TENEDOLO BEN FERMO CON TUTTE QUANTE LE NOSTRE FORZE. Ma...ciò NON BASTA. NO ES SUFICIENTE Non é sufficiente. Ce occorre UN AIUTINO DALLA PARTE OPPOSTA. Qualcuno che STA DI LA' deve dargli una bella y decisa SPINTARELLA e RIBUTTARLO VERSO DEFINITIVAMENTE VERSO DI NOI. Tu sas como es...sai com'é. Quando uno es STANCO, AFFRANTO e DISTRUTTO...quando uno é messo così, en genere NON HA ALCUNA VOGLIA DI DARSI DA FARE. E quindi...se LASCIA SPROFONDARE VERSO IL BASSO. Y spesso...spesso NON RITORNA PIU' SU, sai. Y allora...quando uno decide di fare così, di solito per costringerlo a CAMBIARE IDEA ci vuole una bella e vigorosa PEDATA NEL SEDERE. Si si. Gli va appioppato un bel CALCIO IN CU...”

“M – ma...ma c – che stai...c – che stai dicend...”

“Grazie al cielo, qualcuno che può farlo C' E'. Conosco un certa PERSONCINA che é ADATTISSIMA ALLO SCOPO. NON VE N' E' NESSUNA MIGLIORE DELLA PERSONCINA IN QUESTIONE, per fare quel che bisogna fare.”

“E...e c – chi sarebbe, scusa?”

“Posso solo dirte que NON SI TROVA ANCORA COMPLETAMENTE DALL' ALTRA PARTE. Non ha ancora VARCATO IL FIUME DEI MORTI. Non ne ha ancora oltrepassato le RIVE ARIDE ed il LETTO ESSICCATO. Non ha ancora dato inizio alla sua scampagnata nelle LANDE GRIGIE e DESOLATE, per giungere alle CITTA' SPENTE DOVE DIMORANO LE OMBRE DI COLORO CHE FURONO. E che oggi NON SONO PIU'.”

“I – io...io non...”

“Io...io LE HO VISTE, sai? Te posso dire que es UN VIERO MORTORIO, specie nel UAKENDI.

Soprattutto NEL WEEK – END. Ma...ma C' E' UNA GRAN PACE. Una pace a dir poco INCREDIBILE. E dopo una vita intera passata a VAGARE, PENARE e SOFFRIRE...tutta quella quiete appare persino INVITANTE. Persino DESIDERABILE.”

“E' LA CHE FINIREMO TUTTI, prima o poi” Puntualizzò subito dopo. “Ma...quel momento NON E' ANCORA GIUNTO. Non per noi. E NEANCHE PER LA PERSONCINA IN QUESTIONE. En esto momento si deve trovare in una sorta del LIMBO. De VIA TRAVERSA. De TIERRA DE MEZZO. Con tutta probabilità...qualcuno dalle grigie lande deve già aver inviato qualche GUIDA o MESSAGGERO per convincerla a SEGUIRLO, e ad andare finalmente LAGGIU'. Ma, conoscendo la personcina in questione...di sicuro li ha RIMANDATI INDIETRO. A suon di CALCI VOLANTI IN DE LA FAZZA, de seguro. Tirandogli un sacco y una sporta de PEDATE SUL MUSO, como AMBASCIATA. Ma poco emporta. Da dove se trova...ci potrà DARE LO STESSO UNA ZAMPA.

Ce potrà AIUTARE UGUALMENTE.”

“I – io...io n – non c – credo...io credo di NON AVER CAPITO UNA SOLA PAROLA, di quanto mi hai detto.” confessò affranta la daina, mettendosi a scuotere ripetutamente la propria testa.

“Lo vedi?” Le rispose dirimando il fennec. “E' proprio come ti ho detto. CHI NON SA NIENTE...NON PUO' CAPIRE NIENTE. Ed é INFINITAMENTE MEGLIO PER TE CONTINUARE A CAPIRE NIENTE. Puoi CREDERMI SULLA PAROLA. E se SAI DI NON SAPERE e di NON CAPIRE NIENTE...allora TACI. Se sai benissimo di ESSERE INCOMPETENTE, su certe cose...ALLORA STA' ZITTA, per favore. E lasciami fare, please.”

Andò di nuovo oltre, decidendo di lasciarla all'oscuro e di non fornirle più alcuna delucidazione in merito.

Andò di nuovo oltre. Oltre lei, oltre il Lobos Z – 1 e nuovamente verso le fiamme. Che in quel momento sembravano leggermente languire, in attesa di venire ravvivate. Da qualcosa...o da QUALCUNO. Che avrebbe provveduto a dargli IN PASTO. Ed al più presto, anche.

Ma, dopo aver effettutato meno di cinque passi, sembrò cambiare improvvisamente opinione.

Girò su sé stesso, e fece ritorno dalla vice.

Fu proprio allora che Maggie lo notò. O meglio...LA notò.

E capì al volo perché mai il piccoletto avesse così tanta voglia e fretta di raggiungere il fondo del vano posteriore del suo furgone ormai in disarmo.

Finn stava reggendo nella mano destra UNA GROSSA BOTTIGLIA. Dal COLLO ALQUANTO LUNGO. E RIPIENA DA APPENA SOTTO LA META' IN GIU'.

Di un LIQUIDO DENSO e VISCOSO. Di un colore indefinito, che poteva stare perfettamente tra L'ARANCIOGNOLO ed il MARRONCINO.

ARANMARRONCIOGNOLONCINO. Non vi era altro modo per definirlo. Ed in effetti...come termine faceva DAVVERO SCHIFO. Almeno tanto quanto faceva schifo IL COLORE CHE ERA CHIAMATO A RAPPRESENTARE VERBALMENTE, e per cui era stato praticamente CONIATO AL MOMENTO.

Facevano esattamente RIBREZZO alla MEDESIMA MANIERA.

Doveva essere RUM. Oppure RON, come soleva ed amava nominarlo lui.

Ron STRAVECCHIO e D' ANNATA. Proveniente direttamente dalla sua DISTILLERIA E PRODUZIONE PERSONALE. Nonché TOTALMENTE ILLEGALE.

Dalla sua CANTINA ABUSIVA.

“Mmh...a ben pensarci...” le fece il fennec, “...il LEGAME che tu tieni COL MIO SOCIO non é FORTE come quello che lo unisce con LA PERSONCINA de cui te parlavo. Non é ALTRETTANTO POTENTE. Almeno NON NELLA MISURA CHE DESIDERERESTI TU, purtroppo.”

Maggie lo guardò.

“No es forse così, right right right?!” le domandò, con un guizzo negli occhietti vispi e castani. “Ho endovenato, hm?”

Ma, commento a parte...non ricambiò affatto la sua occhiata interrogativa.

Si diresse deciso verso un'altra direzione. Verso UN' ALTRA PARTE DEL SUO CORPO.

QUELLA A CUI SI ERA DEDICATO CON TANTO ARDORE FINO A QUALCHE ATTIMO PRIMA, E SU CUI SI ERA TROVATO COSI' BELLO COMODO E PLACIDO.

Il suo BEL FONDOSCHIENA.

“D – dove...dove stai andando, ancora?” Le chiese lei, non potendo girare la testa.

Ancora non poteva seguire i movimenti che uscivano furoi dal suo campo visivo. Ma forse...forse con la SOLA VOCE poteva ottenere sia le RISPOSTE che le CONFERME che non poteva avere con le proprie PUPILLE. Anche se, a dirla tutta...CI SPERAVA BEN POCO, visti i PRECEDENTI RISULTATI.

Sembrava che avesse comunque intuito le sue intenzioni. E AVEVA INDOVINATO ANCHE SU QUELLO, coma avrebbe avuto modo di scoprire tra poco.

Finn alzò la mano sinistra, rimasta libera, e la portò ancora in direzione dei glutei avvicinandola ad essi.

Poi la sterzò e svoltò e cambiò bruscamente traiettoria, puntando decisamente verso ciò che li sormontava.

LA CODA.

La prese, stringendola ben ben nel palmo. Appena sopra all'attaccatura del dorso.

Rabbrividì, a quel contatto. Ma non si poteva dire con certezza se per PURO PIACERE o per il RAMMARICO DELL' OCCASIONE PERDUTA.

Ma era giusto così. Non le apparteneva. Non era sua. Era del suo socio, e lei stessa non avrebbe chiesto né desiderato di meglio.

Era pane per le mascelle e i denti di NICKYBELLO.

Che peccato, però. In un altro LUOGO, in un altro TEMPO, in un'altra OCCASIONE ed in un'altra VITA ne sarebbe venuta fuori una RUZZOLATA DI QUELLE MEMORABILI.

Da TRAMANDARE AI POSTERI. E da MANUTURBARVISI SOPRA PER MESI, al solo PENSIERO e al solo RICORDO.

Ma andava bene così. NON ERA COSA, punto.

Oltre al DESIDERIO VERO E PROPRIO, esiste anche un'altra via.

Esistono anche le PUGN...

Ehm, esiste anche LA CONTEMPLAZIONE DI QUEL DESIDERIO.

Alle volte...tocca ACCONTENTARSI.

Anche la daina rabbrividì, a quel tocco. Un fremito la percorse per intero, dalla prima vertebra del collo all'ultima dei lombi.

La inarcò d'istinto, piegandola verso l'alto e formando un arco. O almeno si limitò ad abbozzare il movimento che aveva in mente, dato che era ancora paralizzata per intero.

Tutto quel che fece fu di contrarre i muscoli snelli ed asciutti ma insieme anche tonici e possenti.

A partire da quelli che circondavano e sostenevano l'intera COLONNA SPINALE passando per le CUFFIE DEI ROTATORI all'altezza delle SPALLE e poi per la coppia di GEMELLI ed OBLIQUI disposti su entrambi i lati, e preposti alla salvaguardia delle ANCHE. Tutti poderosi e ben ALLENATI, nonostante l'apparenza e l'aspetto alquanto SMILZO.

“C – cosa...COSA FAI?!” Esclamò allarmata. “C – COSA STAI FACENDO?!”

Il tappo non le badò e glielà tirò con decisione verso l'alto, facendo scorrere il pelo che la componeva nella medesima direzione, ed iniziando a giocherellare con esso. I polpastrelli ed i cuscinetti tattili sulla punta delle sue dita si intrecciavano con le ciocche.

Gliele poteva sentire una ad una. Così come poteva sentire la sua eccitazione salire.

“Sm – smettila, Finn!!” Gli fece, con voce tremolante. “SME...SETTILA SUBITO, M – MI HA – HAI SENTITO?! P – PIANTALA!! N – NO!! N – NO, T – TI P – PREGO!!”

Era inutile. Non prendeva in giro nessuno. Era chiaro che LE STAVA PIACENDO, quel che le stava facendo.

Era fin troppo chiaro. Ed il bello...

Il bello era che NON POTEVA FARCI ASSOLUTAMENTE NIENTE.

Il corpo...é fatto così. OGNI CORPO é fatto così. Non fa altro che REAGIRE AGLI STIMOLI A CUI VIENE SOTTOPOSTO. CHE LO SI VOGLIA O NO.

E' COSI' CHE NASCE LA VERGOGNA. IL DISPREZZO PER SE' STESSI.

La base sta tutta lì. Dalla consapevolezza ch esistono cose su cui, per quanto ci si possa sforzare...NON SI RIESCE AD AVERE ALCUN CONTROLLO.

Non si può proprio fare a meno di PROVARE GRADIMENTO, per certe cose. Anche se NON SI GRADISCE ASSOLUTAMENTE CHI CE LE STA FACENDO IN QUEL MOMENTO.

E coloro che ABUSANO di una persona...LO SANNO BENISSIMO. Perché é proprio quell'aspetto che le fa GODERE.

Il poter COSTRINGERE UN ESSERE VIVENTE A FARE, PROVARE ciò che DESIDERANO e che SENTONO LORO.

E' proprio in questo che consiste L' UMILIARE ed il SOTTOMETTERE.

E' così che si impara.

Finn si mordicchiò le labbra, in preda all'impazienza e alla smania.

Davvero un gran peccato. Se avesse davvero POTUTO, e se lei avesse VOLUTO...

E dopo un GIRO SULLA GIOSTRA DEI DIVERTIMENTI E DEL SOLLAZZO DEL FOLLETTO DEL DESERTO...

Dopo un tour di sola andata per FINNEY – LAND...TUTTE, ma proprio TUTTE LO VOGLIONO.

E vogliono SOLO LUI. Senza REMORE o RISERVE di sorta. Ed in genere...NON SI ACCONTENTANO NE' SI FANNO ANDAR BENE PIU' NESSUN ALTRO.

Nessun altro che sia MASCHIO.

Ma i patti sono patti. Anche se vengono stipulati solamente CON SE' STESSI, senza nemmeno il bisogno di CONVOCARE ANCHE L' ALTRA PARTE IN CAUSA. Ma soprattutto...

GLI AMICI NON LI SI PUGNALA ALLE SPALLE APPROFITTANDO DELLA LORO MOMENTANEA ASSENZA.

Capito, caro il mio SHANE?

Provarci con la moglie del proprio superiore mentre quest'ultimo si trova in RIANIMAZIONE...é da autentiche CAROGNE.

Anche il lì presente MARION PROINSIAS FINNICK si definiva UN' EMERITA CAROGNA, e nel SENSO PIU' STRETTO DEL TERMINE. Ma ad un punto simile non ci sarebbe MAI ARRIVATO.

No. Lui no.

Si doveva accontentare di PREPARARLA. E di PREPARARGLIELA. ENTRAMBE A DOVERE.

Lo percepiva. Dalla temperatura che la daina stava sprigionando. Dall'ansimare del fiato. E, giusto per ribadire che si aveva a che fare con UN PREDATORE, e giusto per ritirare in ballo una specialità tipica della sua SPECIE DI APPARTENENZA...i segnali glieli stava mandando ANCHE DALL' ODORE.

Tutti MESSAGGI INCONSAPEVOLI. Ma INCONFONDIBILI.

INEQUIVOCABILI.

Era già BELLA CALDA, la ragazzona. Sia lei...CHE UNA PARTE PIU' PICCOLA DI LEI.

Era bella calda. E pronta all'uso per quando il suo socio AVREBBE FATTO RITORNO.

Sempre ammesso che FOSSE RIUSCITO, a fare ritorno. E qui c'entrava direttamente IL MOTIVO per cui stava facendo tutto questo.

No. Non era decisamente QUELLO, lo scopo. Ve n'era UN ALTRO, sicuramente più IMPORTANTE.

Tempo di muoversi.

“Sssshh.” le fece, con cadenza melliflua. “RILASSATI, bimba. Vedari che sarà TUTTO PIU' FACILE, in questo modo. Non durerà che UN ISTANTE.”

Maggie guardò verso l'alto. Per il semplice fatto che NON POTEVA ANDARE OLTRE, con la sua testa. Ne all'indietro, né di lato. E ciò valeva sia per la destra che per la sinistra.

“M – ma...ma c- cosa...”

“Lasciati andare. Durerà un solo, breve attimo. Ma SARA' DURA.”

Giuochicchiò ancora un poco con la coda, lisciandogliela lentamente e a lungo. Poi non appena le sue falangi giunsero sulla sommità...la afferrò con decisione e diede uno strattone secco all'insù.

Si udì un rumore di strappo. Simile a quello di una foglia che viene sbirciolata in mille frammenti o di un rettangolo di carta da quaderno che viene lacerato in due metà belle distinte ma forse nient'affatto regolari, quando lo si tira simultaneamnete in due direzioni differenti.

Maggie cacciò un altro urlo, mentre gli occhi avevano preso ancora una volta a lacrimargli.

“AHIA!!”

Era stata una cosa fulminea, ma aveva fatto in tempo a sentire male.

ECCOME.

Il fennec gli aveva brutalmente STACCATO UNA CIOCCA DI PELO, proprio sulla punta. Là dove il castano ed il rossiccio decidevano di ri – cedere il passo al bianco già presente sui pomelli alla base del lungo ed affusolato collo. E adesso se la stava tenendo tra le prime due dita e quella opponibile, sfrucugliandola come a verificarne la sostanza.

Lo portò alle nari e l'annusò.

“Aah...” espirò, quasi soddisfatto dall'aver ricevuto quell'inattesa quanto inebriante fragranza.

“M – ma...ma cosa...” obiettò la vice, che nel frattempo si era riavuta dal guizzo di dolore.

Il tappo su di una cosa aveva avuto senz'altro ragione. Ragione da vendere.

Era stato BREVISSIMO, questo era poco ma sicuro. Anche se le aveva fatto un MALE CANIDE. E quello invece...non era stato certo NE' POCO e NEMMENO TANTO SICURO.

Sperava solo che gliene fosse rimasto ancora QUANTO BASTAVA, laggiù in fondo.

La coda é insieme un motivo di VANTO e di ORGOGLIO, per qualunque mammifero. Specie per le FEMMINE, di mammifero. Spesso dice quel che la bocca e neanche gli occhi od il naso riescono a dire. Specie se mossa, agitata o fatta tremolare in presenza maschile.

Ma un'appendice SPENNACCHIATA avrebbe fatto soltanto RIDERE. Sia i MASCHI che le FEMMINE.

Sia la SUA, che L' ALTRA META' del cielo. Sia quella NUVOLOSA, che quella VUOTA. Come i CERVELLI di chi occupava entrambe le schiere, del resto.

“M – ma...ma si può sapere PERCHE' L' HAI FATTO?!” Gli gridò dietro. “M – MI SPIEGHI PERCHE' DIAMINE LO HAI FATTO, EH?!”

“Como te ho detto en precedenza...” le spiegò Finn, mentre intanto aveva ripreso ad allontanarsi. “Il vostro SENTIMENTO non é così forte, putroppo. O meglio...quello che LUI PROVA PER TE...NON E' POTENTE TANTO QUANTO QUELLO CHE TU PROVI PER LUI.”

“Mi dispiace” aggiunse con una lieve punta di beffa. “ZERO IN SEDUZIONE, ragazza mia. TI DEVI ESERCITARE. Anche se nel caso de voi HEMBRAS, de voi DONZELLE...se accetti un mio conseglio spassionato, la SCOSCIATINA VELOCE Y AL VOLO SENZA MUTANDE RESTA LA VOSTRA ARMA MIGLIORE. Impara dalla cara vecchia CATHERINE, muchacha.”

La daina fece tanto d'occhi.

“C – chi?!” Gli chiese. “D – di...di chi diavolo stai parlando, scusa?”

“Eehh...la cara, vecchia CAT. Che NOTTE DI FUOCO, quella volta io e lei al GRAND HOTEL, proprio davanti al MONTE CARAMELLO e ad un tramonto che era talemente ROSSO da parer VERNICIATO COL SANGUE...doveva promuovere uno di quegli SCARTAFACCI che pubblicava lei, e che tanto piacevano al pubblico. A base de SEXO y de GENTE CHE MUORE MALE, ED EN MANIERA ASSOLUTAMENTE INUTILE, CRUENTA y GRATUITA. Tu figurati che BASTARD INSTINCT l'ha scritto proprio DOPO QUELLA NOTTE COL SOTTOSCRITTO. La mattina dopo avevamo tutti e due LE PARTI VILI y INTIME IN FIAMME. Al punto che oltre ad UNA TANICA DI CREMA EMOLLIENTE MISCHIATA CON L' AUREOMECINA ce siamo fatti portare su dalle CUCINE tutte le scorte che avevano di BURRO y de MARGARINA VEGETALE. Ensieme a tutta LA MAIONESE, la PANNA y la BESCIAMELLA che tenevano. Me lo sono SCORTICATO VIVO, ma...l'ho FATTA IMPAZZIRE, quella LURIDONA D' UNA GATTACCIA SELVATICA. Non ne poteva più. Al punto che dopo avermi legati per i polsi al telaio del letto mi ha tirato fuori un PUNTERUOLO DA GHIACCIO, niente de meno!! e me lo voleva INFILZARE NEL CUORE, pur de farmi smettere!! Beh...NON C' E' RIUSCITA. Gliel'ho AFFERRATO COI DENTI y ME LO SONO SGRANOCCHIATO DAVANTI A LEI, per tutta risposta. Y poi mi sono STRAPPATO I LEGACCI DA SOLO, l'ho MESSA SOTTO e le ho fatto BALLARE IL RODEO PER OTTO ORE DE FILA. Eh, eh...a quelle così piace COMANDARE, far vedere a noi maschietti che sono loro, a DIRIGERE IL GIOCO E A DETTARE LE REGOLE. PLAY THE GAME, hm?! Peccato che al QUI PRESENTE...NON LO COMANDA ANIMA VIVA!! El aqui presente...VIVE LIBERO Y LEGGERO COMO L' ARIA Y COMO LE NUVOLE!! LE SECONDE SI MUOVONO A SECONDA DELL' UMORE DEL PRIMO!! NON MI FACCIO METTERE SOTTO DA NESSUNO Y DA NESSUNA, SE NON SONO IO A DECIDERLO!! AHR, AHR, AHR!!”

“Yo soy un ESPIRITO LIBRE, ragazza” dichiarò. “Sono uno SPIRITO LIBERO. De giorno DANZO NEL FUOCO, Y LUI DANZA CON MIGO. Y de noche...durante la notte VOLO VIA CON EL VIENTO!!”

“Ma questo” chiarì subito dopo, “credo de avertelo GIA' DEMOSTRATO A SUFFICIENZA, poco fa. Non lo trovi anche tu, bimba?”

“I – io credo...” fece lei, chinando la testa con aria rassegnata. “...Suppongo di si.”

“Haaw, scusa” saltò poi su lui, quasi senza preavviso. “De che cos'é que stavamo parlando? Aah, esta dannata CONFUSIONE MENTALE...Ah, si. Dicevamo...il vostro LEGAME NON E' COSI' FORTE come quello che lega il mio socio ad un altra PERSONCINA DI MIA CONOSCENZA.”

“Capisco” commentò lei, sempre più avvilita.

“Ma” obiettò lui, “te garantisco che potrai ESSERMI UTILE LO STESSO, in qualche modo. Il tuo sentimento é PURE LUI BELLO FORTE, anche se NON RICAMBIATO EN EGUALE MISURA. NON ANCORA, per il momento. Ma se en futuro LO SARA'...beh, sappi che MOLTO DIPENDERA' DA TE. Y da come deciderai de GIOCARTI LE TUE CARTE. O per lo meno QUELLE CHE IL TUO DESTINO DECIDERA' DE METTERTE EN ZAMPA.”

“Mi potrai essere utile ugualmente” le ripetè, cambiando giusto l'ultima parola. “Anche perché...visto COME SIAMO MESSI, ME SERVIRA' OGNI AIUTO POSSIBILE. AVRO' BISOGNO DE TUTTI I RINFORZI DISPONIBILI, e che ME RIUSCIRA' DE RIMEDIARE.”

“E ringrazia che I TEMPI SONO CAMBIATI” le buttò lì infine, con fare sibillino. “Certe cose, al giorno d'oggi...se sono AMMORBIDITE. Persino RAMMOLLITE, oserei aggiungere. Una volta, per raggiungere lo stesso obiettivo...ad una BELLA FIGLIOLA como ti te avrebbero DISOSSATA seduta stante. E poi avrebbero preso LE OSSA PIU' LUNGHE DELLE TUE TIBIE E DEL TUO BEL CRANIO, DOPO AVERLO RIPULITO DEL CERVELLO CHE CI STA DENTRO. E avrebbero BUTTATO IL TUTTO A FAR RIBOLLIRE DENTRO AD UN BEL CALDERONE CERIMONIALE NGAH – NGAH, fino ad ottenere UN BRODO COI FIOCCHI.”

“Tutto sommato” concluse, “Te la sei CAVATA DAVVERO CON POCO, Occhidolci.”

Anche quelle parole fecero rabbrividire Maggie, alla sola idea. Come l'idea che Nick potesse...potesse...

Ed anche loro lo fecero in senso puramente METAFORICO, ovviamente. Dato che NON POTEVA DAVVERO FARLO.

Chi l'aveva PARALIZZATA non gli aveva DATO IL PERMESSO NEMMENO DI FARE QUELLO.

Fece ritorno al falò. E per prima cosa buttò la ciocca di pelo prelevata dalla coda di Maggie dentro le fiamme.

Com'era prevedibile la piccola matassa prese fuoco e bruciò dissolvendosi all'istante in molteplici corpuscoli di cenere che si disperesero nell'infinito. Talmente microscopici da non generare nemmeno dei minuscoli lapilli, a testimonianza del loro sacrificio.

Non si poté vedere che una breve SCINTILLA nella fitta ed omogenea trama del divampare del fuoco, come unica traccia del loro passaggio lì in mezzo.

Poi Finnick mosse la mano rimasta di nuovo libera e la infilò nella parte anteriore del colletto, da dove tirò fuori qualcosa.

Era un altro di quegli strani sacchetti. Un sacchetto DELLA MEDICINA identico in tutto e per tutto a quello che aveva consegnato a Laureen in precedenza. E a cui aveva dato ordine di bruciare dentro ad un apposita incensiera. Per poi intimargli anche di aprire le finestre subito dopo il termine dell'operazione. E stando attenta a NON RESPIRARE NULLA, onde evitare conseguenze nefaste sulla psiche e al tratto più importante del sistema nervoso ed encefalico.

Era intarsiato e ricucito con gli stessi curiosi segni e ghirigori. Ed era inutile fare supposizioni riguardanti il suo CONTENUTO, dato che doveva essere anch'esso IDENTICO IN TUTTO E PER TUTTO a quello del suo collega utilizzato poco prima.

Lo aprì, tirando un estremità del legaccio che ne assicurava la parte apribile con il pollice. E quella opposta con i denti, dopo averla presa e tenuta serrata mediante essi. Dopodiché...

Dopodiché SE LO INGOLLO'. TUTTO QUANTO. SVUOTANDOLO PER INTERO.

Tenne in bocca ciò che aveva appena ingoiato, qualunque cosa fosse. Di qualunque ERBA o CHISSA' COSA CAVOLO D'ALTRO dovesse essere o trattarsi. Cominciando a masticarla lentamente e a lungo, con gran lavorare di mandibole.

Dopo un bel po' di quell'incessante ruminare senza sosta si portò la bottiglia alle labbra e tirò un ampia sorsata. Ma non mandò giù nulla. Continuò a tenersi tutto quanto ben celato e segregato all'interno del proprio palato, sciaquandosi guance e gengive. Niente di più niente di meno di ciò che avrebbe fatto se fosse stao alle prese con del colluttorio per l'igiene orale.

Ed a riprova di quell'impressione alzò le fauci verso la volta celeste dopo averle ben spalancate, esibendosi in una serie di sonori GARGARISMI.

“Ghghllghllghllgghghll...PTUI!!”

Sputò quindi tutto in mezzo al focolare. Da esso si sprigionò e sviluppo una via di mezzo tra un'ESPLOSIONE ed un ERUZIONE entrambe in formato MINIATURA con la fiamme che da ROSSE, GIALLE ed ARANCIONI con tutte le sfumature intermedie che ne conseguivano divennero di colpo AZZURROGNOLE, BLUASTRE E VERDASTRE.

Da incendio libero che era sembrava essersi tramutato in un FUGA o FUORIUSCITA DI GAS METANO. Oppure addirittura un FUOCO FATUO. Di quelli che si dice si possano trovare nei CIMITERI, di notte e col buio. Sopra le lapidi, provocati dagli effluvi dei processi di decomposizione dei corpi dei cari estinti.

“Et voilà” disse. “Rum e tabacco conditi insieme a qualche ALTRO BELL' INGREDIENTE, insieme alla TRACCIA D' AFFETTO e di PASSIONE TANGIBILI da parte di una SPASIMANTE nei confronti del suo ADORATO. Questo é ciò che vi do IN OFFERTA, per INGRAZIARVI in modo da OTTENERE e GODERE dei vostri FAVORI. Affinché mi possiate CONCEDERE il vostro SUPPORTO e la vostra BENEVOLENZA.”

“Spero sia di vostro gradimento” commentò. “E che vi possa bastare.”

“Allora?” ribadì, subito dopo. “Che dite, VI BASTA?!”

Un tuono brontolò in lontananza. Ma tutto ciò era semplicemente assurdo, e non solo PER LA COSA IN SE'. Che quasi stava a significare che QUALCUNO AVESSE RISPOSTO PER DAVVERO, al suo STRALUNATO APPELLO.

NON C'ERANO NUBI NE' FORMAZIONI TEMPORALESCHE, nel cielo di quella notte.

Solo STELLE, STELLE ed ancora STELLE. A profusione.

Ma com'era...

Aah. Inutile chiederselo.

Il fennec girò attorno alla fiamma, rinnovata nella vitalità e mutata nella variazione dei colori.

Arrivò sulla destra, almeno secondo il punto di vista della vice – sceriffo. Nel punto che doveva rappresentare L' EST, grossomodo. E lì si fermò.

Poggio la bottiglia ancora piena per meno della metà per terra. Poi si mise a frugare nelle tasche degli shorts color oliva e da quell'inattesa ispezione ne ricavò...

Tirò fuori DUE STATUETTE.

Due PICCOLE FIGURE IN TERRACOTTA. Che rappresentavano le FIGURE STILIZZATE di un CONIGLIO e di una VOLPE. Entrambi RITTI SULLE ZAMPE POSTERIORI e in POSIZIONE DI ATTACCO, con le braccia messe ad altezza spalle ed in posizione di guardia, a proteggere capo e busto.

Ma il dettaglio più CURIOSO, ed insieme INQUIETANTE...era al collo di ognuno dei due manufatti vi era annodato UN PELO.

Un PELO DI PELLICCIA. GRIGIO nel caso del CONIGLIO, e ROSSO FUOCO per quanto riguardava la VOLPE.

Ma...ma che diavolo stava...

Inutile chiederselo. Se lo si era già detto. Non era il caso di insistere.

NIENTE DOMANDE. Si credeva di essere già stati abbastanza chiari, a riguardo.

Finn si mise seduto a terra, a gambe incrociate. Poi si mise le due statuine tra le braccia ed in grembo, che se le stesse CULLANDO. Come se le stesse NINNANDO.

Pareva che se le stesse addirittura COCCOLANDO, a dirla tutta.

Come un CUCCIOLO alle prese con i suoi due BALOCCHI PIU' AMATI. Oppure una FEMMINUCCIA intenta a dlettarsi con le sue due BAMBOLE PREFERITE.

Chiuse entrambi gli occhi e si piegò leggeremente col torso in avanti e su sé stesso, iniziando ad emettere dalle labbra socchiuse una sorta di bizzarra ed arcana CANTILENA.

“Mmmhh...OHM N'GH' GHUTH...VHAJHRA WNT' THURR...MHAH' NHUH PHAHAHARAHYAH HOH' JHONHT...DHIHDHOHMHEHBHAHWHAH RH' NHERT...SAHRHBAH SAHR' HBAH HABH' SHLUTH...MHAALAAHKAAHLAH KHARMAH GHON' DHARH...SAHRUDOH SAHSAHBHARMAH CYH' HAM...HOLY' BHUTZ' BAHURA CHITTHAM...MAAHLAHLAHKE' HELEHLAH MIHSHNAFH...”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Si era promessa e ripromessa di NON DIRE PIU' NIENTE.

Di non PRONUNCIARE né SPIFFERARE PIU' NEMMENO UNA SOLA PAROLA. DA QUI ALLA FINE.

Lo aveva considerato l'unico modo possibile per MANTENERE INTATTO QUEL POCO DI LUCIDITA' MENTALE CHE ANCORA LE ERA RIMASTO.

Ma, a fronte di CERTE COSE...

A fronte di COSE SIMILI non era davvero possibile CONTINUARE A TACERE e a A FARE FINTA DI NULLA, come se NIENTE FOSSE.

Era TROPPO. DECISAMENTE TROPPO.

NON POTEVA PIU'. Non poteva più continuare ad IGNORARLO e TACERE, come le aveva detto di fare.

Non si trattene più. Glielo disse, dal profondo del cuore.

“C – cosa...s – si può sapere che...si può sapere CHE DIAVOLO E' QUELLA ROBA?!” Gli domandò.

“Niente de particolare” le disse lui, candidamente. “Prendilo come una specie di SORTILEGIO. Di piccolo TRUCCO. Con cui si AIUTANO GLI AMICI, i FRATELLI e I COMPAGNI D' ARME FERITI ed in DIFFICOLTA'. Si concentra una parte di sé stessi. Una parte del proprio SPIRITO DI SOLIDARIETA', del proprio AMORE e del proprio CALORE, provenienti dritto dritto dal proprio CORPO e dalla propria ANIMA. E li si CEDE, DIVIDENDOLA CON LORO. Con LA LORO.”

“C – cosa?!”

Un'altra volta. Ma ormai non si correva più nessun rischio ad utilizzare quel termine. Era RISAPUTO.

“I GUARITORI, gli STREGONI e i MAMMIFERI DELLA MEDICINA che dimoravano presso i villaggi dei NATIVI facevano così, quado c'era da RESTABILIRE QUALCUNO. Persino quando la MEDICINA e i FARMACI NEMMENO ESISTEVANO.”

Maggie non riusciva a crederci, davvero.

“C – cosa...cosa vuoi dire?!” Gli chiese, allibita. “V – vuoi...vuoi forse d – dirmi c – che...v-vorresti d – darmi a b – bere che t – tu s – saresti....”

“V – vuoi forse d – dirmi che t – tu...” si azzardò a dire. “...C – che t – tu...c – che tu saresti UNO SCIAMANO?! E' q – questo che intendi dire?!”

“Hmm...a dirla tutta NO” le chiarì lui. “Diciamo solo che a furia di fare COMUNELLA y de starmene PAPPA E CICCIA con uno VERO ed AUTENTICO, QUALCOSA HO IMPARATO.”

“Ma te enformo che yo soy ancora alle PRIME ARMI” le spiegò. “Quindi...me se serve MOLTA ma MOLTA MOLTA CONCENTRAZIONE. Quindi, se come noto fin troppo chiaramente dalla tua espressione interrogativa...hai intenzione di farmi qualche altra domanda, FAMMELA ADESSO e poi vedi de TACERE ALMENO FINO A DOMATTINA, se non te dispiace.”

“A...a d – dirla tutta q – qualche domandina da farti CE L' AVREI” s ritrovò ad ammettere la daina, suo malgrado. “M – ma...ma converrai che é...converrai che mi risulta un po' DIFFICILE farlo, rimanendomene INCHIODATA qui dove sono.”

“E allora VIENI QUI A FARMELE” la esortò. “Così, almeno...eviti de farme ALZARE ENUTILMENTE LA VOCE.”

Maggie lo fissò.

“C – cosa...cosa intend...”

Finn le buttò un'occhiataccia di traverso, pur seguitando a mantenere le palpebre serrate. Come a volerle far intendere se era proprio il caso di stare a precisarlo per filo e per segno, il significato delle parole che aveva appena espresso.

“V – vuoi...v – vorresti dire c – che...” gli disse lei.

“Io non te lo impedisco di certo” le rispose lui.

La giovane agente provò a muoversi. E, con sua enorme sorpresa...scopri che adesso POTEVA RIUSCIRE A FARLO.

All'inizio aveva sentito come un'onda di calore avvolgerle le membra. Di nuovo, come quando era rimasta bloccata poco prima. Ma, questa volta...questa volta sentì i muscoli RISPONDERGLI A DOVERE.

Le sue braccia, le sue gambe, la sua schiena ed il suo busto avevano sembravano aver improvvisamente RIACQUISTATO un RINNOVATO VIGORE.

Sentiva di riuscirci. Sentiva di potersi RIALZARE. E seguì l'istinto, trovando opportuna conferma alla sua intuizione.

Si rimise in piedi, e andò da Finn. Quest'ultimo le indicò la bottiglia con un cenno della testa, senza tuttavia aprire gli occhietti.

“Bevi” le consigliò. Anche se, più che un consiglio...dal modo in cui glielo aveva pronunciato aveva più suonato come un ORDINE.

Un ordine TASSATIVO, su cui non era assolutamente possibile SOPRASSEDERE.

“C – come?!” Domandò la daina.

“Coraggio, bevi” la sollecitò ancora lui. “Scioglie la lingua. Ed allenta i FRENI INIBITORI. Ed in più...aiuta il PROCEDIMENTO.”

Maggie parve esitare.

“V – veramente...”

“Avanti” insistette il tappo. “Pensa che lo stai facendo por el tu NOVIO.”

“D – dici...dici davvero che servirà...che AIUTERO' NICK, se TRANGUGIO QUELLA ROBA?”

“Male non te farà de sicuro” asserì il fennec.

Per niente soddisfatta della risposta, la giovane agente decise comunque di afferrare la bottiglia.

“Oh, beh...al diavolo, ho sempre detto che nella vita bisogna PUR MORIRE DI QUALCOSA” proclamò. “Quindi...”

“Haaw, se non é che per questo...NON MORIRAI” la rassicurò lui. “Questo es poco ma seguro. Forse. Almeno CREDO.”

La vice mise il foro della bottiglia a fior di labbra e prese una lieve sorsata.

“Hm” fece. “Non male, però...”

“Tu dici, querida? Aspetta che VADA GIU', poi me dici.”

Non l'avesse MAI DETTO. A costo di RIPETERE L' ULTIMO TERMINE.

Maggie cominciò a tossire convulsamente, in preda agli spasmi.

“ARGH!! SPUT!! COFF!! COFF!!”

La bottiglia le cadde di mano e finì distesa sull'asfalto, versando liquore tutt'intorno.

“Whhooopps...” commentò Finnick, ridacchiando sotto al pelo e sotto ai baffi. Anche se nemmeno li portava, così come le vibrisse. “Dimenticavo che ai BIMBI non piace LA GRAPPA...AHR!! AHR!! AHR!!”

“Che GRAN SPRECO, però...” buttò lì subito dopo con una lieve punta di rammarico, riferendosi alla bottiglia che si era rovesciata sul manto stradale, e che aveva ormai finito di rovesciare tutto il suo mefitico contenuto su di esso. Il tutto mentre la daina non aveva ancora finito di tossire e sputacchiare come una forsennata, tenendosi il collo con le zampe anteriori.

“SPUT!! COFF!! COFF!! AAGGH!! M – ma...mi si può sapere CHE CAVOLO C' ERA, DENTRO?! COFF!! COFF!!”

“Oh, niente de particolare” le illustrò Finn, affettando nonchalance. “Giusto quelle DUE o TRE ROBINE que rendono una bevanda BELLA GUSTOSA. Y TONICA.”

Cominciò quindi ad ELENCARLE. Anche se, a conti fatti...erano BEN PIU', di due o di tre come aveva enunciato in precedenza.

“Allooora...vediamo un poco: RUM, WHISKEY, BOURBON, TEQUILA, PEPE y PEPERONCINO, entrambi DE CAYENNA, TABASCO, SALSA WOERCHESTER, la GRAPPA di cui te ho ACCENNATO PRIMA, ALCOOL ETILICO insieme al SUO COLLEGA PURO Y CONCIENTRATO A NOVANTA GRADI, e NON NEL SENSO DELLA FAMOSA POSIZIONE CHE PIACE TANTO A VOI FEMMINE E PURE A NOI MASCHI...più TUTTA UN'ALTRA SERIE DI PICCOLI INGREDIENTI CHE ADESSO COMO ADESSO NON VALE CIERTO LA PENA DE STARTE AD SPECIFICARE...”

“Eh, no!!” Saltò su lei, non appena ebbe finito coi suoi RIBOLLIMENTI BRONCHIALI e DELL'ESOFAGO. “E invece tu adesso ME LI DICI!! Ed UNO PER UNO, anche!! E' CHIARO?! Credi forse che sia STUPIDA, per caso?!”

“MAI” le chiarì. “Mai PENSATO NE' CREDUTO. Almeno NEI TUOI CONFRONTI, se ce tieni a saperlo.”

“So BENISSIMO quel che TI FUMI e cosa TI BEVI, bello. Così come so QUALI SOSTANZE USI, e DI COSA TI FAI. Non vorrei che CI FOSSE QUALCOSA DEL GENERE, in mezzo a quel DANNATO INTRUGLIO...”

“Aaah, tranquilla” le disse. “NO TE PREOCUPE. Non ti preoccupare. E' tuuutta PRODUZIONE MIA. Roba GENUINA, al CIENTO PO' CIENTO.”

“Sarà anche genuina” ammise lei. “Ma resta il fatto, che COMUNQUE TU ME LA VOGLIA RIGIRARE...quella roba rimane pur sempre e solo PSICOTROPA. ALLUCINOGENA e NARCOTICA. Messa giù in poche, semplici quanto povere parole...chiamala come meglio ti pare ma il succo non cambia, perché in fondo la DROG...”

“No, no no...” la corresse lui, scuotendo sia la minuscola testolina che le enormi orecchie all'unisono. “...Entendevo solamente dirte che quella roba...PROVIENE DA ME. Dall' INTERNO DEL MIO CORPO, por la precisione. Un bel DISTILLATO che arriva diritto diritto dalle mie VIE URINARIE.”

Maggie spalancò gli occhioni, assumendo unespressione che INORRIDITA era dir davvero poco.

“C – come...c – come s – sarebbe a...a...”

“Daai, che hai capito” la esortò il fennec.

No, non aveva ancora capito. Ed infatti partì con un'ennesima domanda, incerta quanto titubante nei toni.

“C – cosa...c – cosa i – intenderesti...c – che c – cosa i – intenderesti d – dir...”

“Quel che t'ho appena detto” le ribadì il nanerottolo. “Né una sillaba più, né una sillaba di meno.”

A quelle parole, i grandi occhioni nocciola di lei si fecero ancora più AMPI e SBARRATI.

Si inginocchiò a terra, portandosi indice e medio della mano destra alla bocca, e risprendendo a tossire e sputare con rinnovato vigore.

Sembrava avesse tutta l'aria di volersele CACCIARE FIN DENTRO ALLA GOLA. Per provocarsi il VOMITO. Ed il PRIMA POSSIBILE, anche.

Invece tutto quello che fece fu di incominciare a LISCIARSI LA PROPRIA LINGUA, con gli ZOCCOLI che si ritrovavano posizionati sulla sommità e parte finale dell'arto utilizzato in genere per stringere e spostare. E pure STRITOLARE, alla bisogna.

Andò avanti così ancora per un po', per poi rendersi conto che anche gli zoccoli dovevano essere SPORCHI, con tutto quello che avevano COLPITO, SOFFERTO e PASSATO.

C'era sicuramente del SANGUE, là di sopra. E del FANGO. E della PALTA. E della TERRA. E della POLVERE. E dello SPORCO. Ed il cielo solo sapeva cos'altro.

E lei...lei aveva appena provveduto a CACCIARSI TUTTO QUANTO ALL' INTERNO DELLA PROPRIA FARINGE.

Di propria SPONTANEA VOLONTA'. NON L' AVEVA OBBLIGATA NESSUNO, a farlo.

Era inutile. NON SE NE USCIVA. Non c'era proprio VIA DI USCITA.

Non ne sarebbe USCITA VIVA, di questo passo.

Quasi le venne un CONATO, non appena ebbe REALIZZATO.

“BLEEAAAGGHH!! DIO MIO, CHE SCHIFO!!” Esclamò disgustata. “T – tu...tu MI HAI DATO...T – TU MI HAI DATO DA BERE I – IL T – TUO...IL TUO PISC...”

“Embé?!” Esclamò a sua volta il folletto del deserto. “Forse non tutti o sanno, ma...te lo ha mai detto nessuno che quella de noi volpi...pare sia MAGICA? Viene usata per preparare moltissime FORMULE y POZIONI. Se dice que fa MIRACOLI.”

“Uuughhll...Farà anche miracoli, ma...” obiettò la daina. “...Ma FA SCHIFO LO STESSO, con tutto il rispetto.”

“A proposito de MIRACOLI...”disse Finnick ,mentre riapriva gli occhi quasi del medesimo colore del manto. “Guarda. MIRA.”

Alzò il muso in direzione del fuoco, come ad indicarle di osservare proprio là.

Maggie diede una rapida sbirciata, e...

Non era possibile. No, questa volta non era proprio possibile. Nella maniera più assoluta.

 

I – io...io sto SOGNANDO.

 

Questo, era ciò che aveva pensato. E lo disse, anche. Forse per sicurezza.

“I – io...io sto SOGNANDO.”

“No, querida” si intromise obiettando il fennec. “NON STAI AFFATTO SOGNANDO. Sempre ammesso che NON LO SIA PER DAVVERO, un sogno. O che LO SIA PER DAVVERO, chissà. E comunque...QUAL' E' LA DIFFERENZA TRA SOGNO E REALTA' certe volte?”

L'immagine che l'aveva tanto sconvolta era quella che aveva formato il fumo appena sopra le lingue blu, verdi ed azzurre che stavano alimentando il falò.

Era una figura alquanto INDISTINTA, almeno per ciò che concerneva i PARTICOLARI. Ma per quel che riguardava i CONTORNI ed il PROFILO...era RICONOSCIBILISSIMA. ECCOME.

Era messa nella stessa posa delle DUE STATUINE CHE AVEVA INTRAVISTO PRIMA.

E si trattava...

Si trattava senza ombra alcuna di dubbio di UNA VOLPE, anche se sia le FATTEZZE che le DIMENSIONI erano decisamente più PICCOLE e MINUTE del CONSUETO.

La CODA era sua. Garantito. Stesso discorso per gli artigli e per il muso, fatta eccezione per LE DUE COPPIE DI INCISIVI CENTRALI.

Quelli SUPERIORI, in particolar modo...erano ENORMI. Sembravano gli incisivi di un...di un...

Ma la sorpresa più grande la rappresentavano LE ORECCHIE. Invece di essere TRIANGOLARI e A PUNTA come quelle tipiche della razza a cui apprtenenvano sia IL SUO CAPITANO che IL PAZZOIDE CHE AVEVA PROPRIO DAVANTI A SE' E CHE AVEVA DATO VITA A TUTTA QUELLA ASSURDA BARACCONATA...erano LUNGHE, ed AFFUSOLATE. Con la parte terminante del PADIGLIONI che erano quasi a SVENTOLA. Anche quelle sembravano, anzi ERANO...ERANO...

No. Non ci si poteva proprio sbagliare. Non vi era alcuna possibilità di errore o di sbaglio.

Sia i DENTI che le ORECCHIE di quella creatura che RICORDAVA MA NON ERA AFFATTO UNA VOLPE, almeno per quanto riguardava TUTTO IL RESTO...

Non c'era alcun dubbio. Quelli erano denti ed orecchie da CONIGLIO.

Ma...ma COM' ERA POSSIBILE?

No. Non era davvero possibile. NON ESISTEVA un essere simile, sulla faccia del pianeta Terra.

Non esisteva e nemmeno ERA MAI ESISTITO. Né ora né nei TEMPI ANTICHI. E neanche in quelli ANTECEDENTI A QUEI TEMPI ANTICHI, di cui si sapeva POCO E NIENTE e di cui non era rimasta la benché minima TRACCIA o CRONACA, nei libri di storia.

“I – io...io non riesco a crederci” bofonchiò. “C – che...che COS' E' QUELLO?! S – SI P – PUO' SAPERE...SI PUO' SAPERE COS' E'...C – CHE DIAMINE E', QUELLO?!”

“Non te serve a niente que yo te lo dica” fu la risposta da parte del fennec. “Meno ne sai...MEGLIO E', fidate. E visto che NON NE SAI E NON NE CAPISCI NULLA...per te é meglio ma molto, molto molto meglio CONTINUARE A NON SAPERNE NULLA. Dammi retta.”

“Ti basti solo sapere” continuò, “che il fatto che sia comparso significa che HA FUNZIONATO.”

“Y adesso SPARA LA FAMOSA DOMANDA” la esortò. “Basta solo che NON RIGUARDI QUELLO CHE HAI APPENA VISTO. Ed é perfettamente superfluo, enoltre...que yo te dica che NON NE DOVRAI MAI FARE PAROLA CON NESSUNO, e que FARAI MEGLIO A DEMENTICARTELO. Y ALLA SVELTA, pure.”

“P – penso...penso che LA MIA VITA ANDRA' AVANTI LO STESSO, anche se deciderò di fare a meno della SOLUZIONE A QUESTO MISTERO” Gli promise Maggie.

“E...e s – se terrò anche LA BOCCA CUCITA, s – sempre a quel riguardo” specificò.

“Muy bien” Commentò Finn. “Chiedimi pure.”

“E – ecco” gli fece lei. “I – io...io v – volevo solo s – sapere...”

Si bloccò per un lieve istante, come a voler meglio trovare sia l'ispirazione che il faiato. Così come le parole.

“Volevo solo che tu mi dicessi cos'era QUEL GESTO che hai fatto a quel PAZZOIDE, quando ti sei finalemente deciso ad uscire per salvare IL FONDOSCHIENA sia alla SOTTOSCRITTA che a Nick. E soprattutto PERCHE', subito dopo AVERLO VISTO, quel tale SE N'E' ANDATO VIA SENZA BATTERE CIGLIO, insieme a tutto il resto della sua banda.”

“Beh...”

“Che accidente era?” Insistette lei. “Era...era una sorta di SEGNALE TRA GANG, o COS'ALTRO? Vorrei...vorrei SAPERLO, se non ti dispiace.”

“Vuoi sapere cos'era, eh?” precisò il piccoletto. “Ebbene...quello, visto che ci tieni tanto a saperlo, era il mio SEPPUKU.”

Maggie lo guardò.

“I – il t – tuo CHE?” Affermò, sbalordita.

“Il mio HARAKIRI, piccola. Il mio SUICIDIO. Chiamalo pure come meglio ti pare o ti aggrada. Tanto il risultato é uguale, la sostanza non cambia.Vale a dire che mi sono andato a SCAVARE LA FOSSA CON LE MIE STESSE ZAMPE. E tutto per PROTEGGERE IL MIO MIGLIORE AMICO.”

“C – cosa?!”

Un'altra volta ancora.

“Sai...” continuò, “...forse el aqui presente spesso e volentieri può dare l'aria del MENEFREGHISTA, de colui che SE NE ENFISCHIA DE TODO. Ma...NON POTEVO.”

“Non potevo LASCIARLO MORIRE” le ripeté. Ma sembrava che nel suo tono vi si fosse insinuata una lieve punta di DOLCEZZA.

Di RAMMARICO, si sarebbe persino detto.

Era...era STRANO. DAVVERO STRANO, sentirlo parlare COSI'. E mostrare di colpo tutta quella SENSIBILITA' COSI' ESTREMA.

C'era...c'era quasi da potersi PREOCCUPARE. Da AVERE PAURA, a momenti.

“Non potevo proprio” ribadì a tutto l'uditorio disponibile, nel caso non lo si fosse ancora compreso a dovere. “Devi sapere...devi sapere che per me é...é PIU' DI UN AMICO. Anche...anche PIU' DI UN FRATELLINO PIU' PICCOLO. P – per me...”

“Per me Nicky é come UN FIGLIO” le rivelò. “Non PUO' morire. Non DEVE assolutamente morire. Non lo PERMETTERO'.”

“Finn...”

“E non solo” la interruppe. “Forse ti sembrerà strano, quel che sto per dirti. Ma...LO STESSO VALE ANCHE PER TE. Anche la tua vita MI E' CARA. E MOLTO. Per il semplice fatto che se ALCUNE COSUCCE DOVESSERO VOLGERE AL PEGGIO, tu...tu DIVENTERAI MOLTO IMPORTANTE.”

“Neanche tu devi morire” le rivelò, prima che lei potesse dire qualcosa o lasciarsi andare a qualunque tipo di sorpreso commento. “Perché se gli avvenimenti dovessero prendere UNA BRUTTA, BRUTTISSIMA PIEGA...sarai TU, a DOVERLO SALVARE.”

“I – io?”

“Si. Indovinato, Bambi. Proprio tu. Sarai tu, a doverlo salvare. Da SE' STESSO, e dalla sua DISPERAZIONE.”

“Sai, chica...” continuò. Pareva davvero che non volesse lasciarle proprio prendere la parola.A qualunque costo. “...devi sapere che la MASSIMA ASPIRAZIONE, il MASSIMO ONORE a cui aspira di solito un GUERRIERO, un COMBATTENTE...il massimo per NOI é LA MORTE GLORIOSA IN BATTAGLIA. Ma non c'é proprio NULLA di glorioso o di onorevole nel morire in un modo tanto ORRIBILE. Nel finire MACELLATI per mano di una simile BELVA. A maggior ragione se la belva in questione...se si tratta del tuo HERMANO DE SANGRE.”

“C – cosa?!”

E alé. Ma stavolta...stavolta c'era un BUON MOTIVO. Una BUONA CAUSA.

Alt.

Fermi tutti.

Che nessuno si muova. Che nessuno muovesse un sol muscolo, nemmeno del muso.

Spesso lei faticava ancora a capire l'assurda parlata del nanerottolo. Almeno tanto quanto faticava nel seguire il filo dei suoi discorsi strampalati ed allucinati. Ma quello...

Quella volta aveva capito al volo. Nessun margine o possibilità di errore.

HERMANO DE SANGRE. Tradotto in un linguaggio comune ed orecchiabile significava...

HERMANO DE SANGRE.

 

HERMANO

 

DE

 

SANGRE.

 

 

FRATELLO

 

DI

 

SANGUE.

 

FRATELLO DI SANGUE.

 

Ma...ma come era possibile?

Non era possibile.

Eppure...

Eppure, conoscendo anche solo in parte il tipo che aveva davanti...non sarebbe stata la cosa PIU' STRANA che avrebbe potuto verificarsi.

Ma non poté fare a meno di domandare delucidazioni.

Non poté proprio.

“C – che...che i – intendi...c – cosa i – intendi d – dire, Finn?” Gli chiese.

“E dagli” le rispose. “Vale quel che te ho detto prima, en precedenza. LO SAI, quel che ho detto. E COSA VOLEVO INTENDERE.”

“P – perdona la m – mia d – domanda forse inopportuna, ma...ma c – come fate...m – mi spieghi come f – fate t – tu e...t – tu e Q – QUELLO ad essere FRAT...”

“En un certo senso stretto LO SIAMO, io e lui” la bloccò il fennec. “Ed il bello é che Zed NON NE E' MINIMAMENTE A CONOSCENZA. NON LO SA NEMMENO. En ogne caso...te basti sapere che ONORO PIU' IO LA SINGOLA E MISERA STILLA CHE HO DENTRO DI ME, DE QUEL SANGUE...DE TUTTO QUELLO CHE SCORRE MESSO INSIEME NELLE SUE MISERABILI VENE.”

Era un'affermazione a dir poco SCONVOLGENTE, quella che il tappo le aveva appena rivelato. Ma INCOMPLETA, messa così.

INSUFFICIENTE.

Maggie rimase come IN ATTESA. In attesa che il discorso riprendesse, che con tinuasse.

Voleva saperne di più, a questo punto. MORIVA, dalla voglia di saperne di più.

Ma...purtroppo per lei, almeno per quella sera era destinata a non saperne più di così.

Non gli avebbe cavato fuori più nulla. Nemmeno se si fosse messa IN GINOCCHIO, per SUPPLICARLO o IMPLORARLO.

“Adesso sono stanco, bimba”la avvertì lui.. “MUY, MUY STANCO. E' stata una notte davvero molto MOVIMENTATA. E PIENA ZEPPA de EMOZIONI. Sono SFINITO. Y lo sei PURE TU. Se vuoi un mio suggerimento spassionato...fai come faccio io, quando avrò TERMINADO AQUI. Dormiamoci sopra. La notte porta consiglio, dicono.”

“V – veramente...” obiettò la daina, “Volevo fare un salto a VEDERE LA CENTRALE.”

“Como?!” Saltò su il piccoletto, pur rimanendo seduto e a ciglia sempre serrate. “LA CENTRALE, dici? E che diamine ce vai a fare alla centrale?”

“Beh...prima di tutto a vedere COSA E' RIMASTO” puntualizzò lei. “Poi...voglio assicurarmi che l'incendio non si sia propagato in qualche abitazione o struttura vicina. Tirava parecchio vento, quando quel branco di balordi ha deciso di metterci sotto attacco. Ed inoltre...inoltre vorrei provare a vedere se riesco a SALVARE QUALCOSA. Sempre ammesso che VI SIA RIMASTO QUALCOSA DA SALVARE.”

“E che cavolo pensi di riuscire a salvare, ormai?” Le domandò Finn. “Sei un' ENGUARIBILE OTTIMISTA, se davvero la pensi così. Como minimo...NON CI SARA' RIMASTO PRATICAMENTE PIU' NULLA, da BRUCIARE. In quanto alle fiamme...ce avrà sicuramente PENSATO QUALCUNO. Figurate se lasciano que el loro bel paesino se ne VADA A FUOCO. Saranno PAUROSI, aqui. Ma non cierto STUPIDI o FESSI. Enoltre, como amo dire io de sovente...NON FARE MAI DA SOLO QUELLO CHE PUOI LASCIAR BENISSIMO FARE AGLI ALTRI. Y se pensi che quei tizi possano rifarse ancora vivi...stà tranquilla. Da parte loro NON CE SARANNO ALTRE SORPRESE, POR ESTA NOCHE. Non torneranno, per questa notte. Il tipo che li comanda, Zed...anche se é un dannatissimo KILLER, tutto sommato é ancora RISPETTOSO ed OSSERVANTE DEL VECCHIO CODICE. Fosse anche solo per SPUTARCE SOPRA e FARSE DUE RISATE. ALLA FACCIAZZA SUA E DE CHI LO HA INVENTATO.”

“Tornerà tra TRE GIORNI como estabilito” garantì. “Non hai motivo de preoccuparte. Ora và a letto, damme retta. Fatte una buona dormita.”

“Te la farai tu, una buona dormita” gli rispose Maggie. “E chi dorme più, con tutto quello che é successo.”

“Comunque...mi sa tanto che seguirò il tuo consiglio” proseguì. “Almeno per quanto riguarda il TORNARE A CASA. Su tutto il resto...SE VEDRA', come dici tu. Non te lo posso assicurare, con certezza. Per prima cosa, se qualcuno non lo avrà già fatto...chiamerò i POMPIERI. E poi magari andrò lo stesso a monitorare la situazione, laggiù al commissariato. Ma prima ancora...”

“...Si?”

“Prima ancora mi farò un po' di GARGARISMI CON L' ACIDO MURIATICO. Quello che uso di solito per STURARE I LAVANDINI. Direi che é quel che ci vuole, dopo la schifezza che mi hai fatto BERE spacciandomela subdolamente per liquore. E subito dopo mi farò un bell' IMPACCO COL GHIACCIO SUL SEDERE, fino a che non comincerà a SGONFIARSI per poi tornare NORMALE.”

Finnick ridacchiò.

“Ma...” gli buttò lì lei subito dopo, obbligandolo a smettere. E a ripetere la medesima congiunzione avversativa espressa giusto un istante prima.

“...Ma?”

“Ma sappi che non é tutto. Posso anche averti PERDONATO per come ti sei comportato prima, durante l'assalto di quei teppisti. Ma ci tengo ad informarti che tra noi...NON E' AFFATTO FINITA, se é quel che tu credi.”

“Oh, really? Davvero? Scemo io che pensavo che avessimo FATTO PACE, prima. Se non sbaglio, eravamo rimasti a NESSUN RANCORE, o qualcosa del genere.”

“Ti ho appena detto che NON C'ENTRA NULLA, quella faccenda. Se mai...se mai c'entra il NOSTRO COMBATTIMENTO.”

“...In che senso, scusa?”

“Mi hai sconfitta, Finn. E questo lo RICONOSCO. Lo ACCETTO. Non mi faccio certo problemi ad AMMETTERLO. Ma...tieni presente che alla sottoscritta NON PIACE PERDERE. IN NESSUN CASO. Tu sei...sei IL PRIMO, ad avermi BATTUTA IN UN COMBATTIMENTO REGOLAMENTARE. Dopo...dopo MIO PADRE, s'intende.”

“Veramente i conti non tornano, Magda. A me risulta che E' STATO ZED, il primo. LUI ti ha battuta PRIMA DI ME.”

“Quelllo...quello NON CONTA. Quello NON ERA...quello NON E' STATO UN COMBATTIMENTO REGOLAMENTARE. E' stato TUTTO TRANNE CHE UN COMBATTIMENTO REGOLAMENTARE.”

“Me sembra de avertelo già spiegato prima, bambina. Vedi di LEVARTE DALLA TESTA il concetto de COMBATTIMENTO REGOLAMENTARE, si ce tieni a CAMPARE A LUNGO Y BENE. Y a NON MORIRE MALE. Quando combatti PER STRADA, contro certi ELEMENTI...LE REGOLE NON CONTANO. LASCIALE siemplicemente PERDERE, certe FESSERIE. NON CONTANO, dove dovrai combattere da oggi en poi. Dove dovremo combattere yo e ti. E Nickybello. Siempliciemiente NON SERVONO, contro gente come Zed. Non servono A NULLA.

“E va bene, Finn. CERCHERO' DI FARLO. Ma resta il fatto che NON AVRO' PACE FINO A CHE NON AVRO' OTTENUTO LA RIVINCITA. E finché...NON TE LE AVRO' RIDATE INDIETRO, UNA PER UNA.”

“Mmh...quando se dice LAVARE L' ONTA SUBITA. Eh, Occhidolci? Meglio che rinunci, damme retta. NON CE LA PUOI FARE, contra de mi. Y se non te fidi delle mie parole...LO HAI VISTO ANCHE TU, CON LE TUE STESSE PUPILLE BELLE, com'é andata a finire.”

“Lo so” gli confermò. “Me lo ricordo bene, che ti credi. E allora...allora vorrà dire che DIVENTERO' ABBASTANZA FORTE DA POTERTI SCONFIGGERE. E quando...quando I NOSTRI GUANTONI SI INCROCERANNO DI NUOVO...stai pur certo che TI BATTERO', questa volta.”

“Quando vuoi, Bellegambe. Quando vuoi. Se pensi di essere diventata abbastanza forte da poterci riuscire. E se ritieni che la cosa te BRUCIERA' ANCORA. Però, prima di decidere se davvero te interessa VENDICARTE su de me...ASPETTA DOMATTINA.”

“D – DOMATTINA, hai detto?”

“Se. Brava. Domattina. Potrà darse che il caro, vecchio zietto Finn avrà UNA BELLA STORIA DA RACCONTARTE. Una storia MUY ma MUY INTERESSANTE, che te aiuterà a capire molte cose. Dopo...potrai stabilire una volta per tutte come dovrai comportarti nei miei confronti. Una volta che SAPRAI TODO...saprai anche COSA FARE DI ME.”

“Intanto” le precisò, “volevo aggiungere una piccola cosuccia sul fatto che ritieni che noi MASCHIETTI siamo tutti OTTUSI e RETROGRADI. Visto che ormai te considero a tutti gli effetti una mia ALLIEVA...lascia che te dia una DRITTA, a tale riguardo. Forse el tuo maestro de KARATE o el tuo istruttore de AUTO – DIFESA non te lo hanno spiegato. Chissà, magari se ne sono siemplicemente DIMENTICATI. O forse...NON LO HANNO VOLUTO FARE DE PROPOSITO. Perché forse pensavano che se te lo avessero detto o lo fossi venuta a sapere...NON SARESTI PIU' ANDATA A LEZIONE DA LORO. Con l'unico resultato che te avrebbero dovuto RESTITUIRE LA SOMMA VERSATA EN ANTICIPO.”

Forse il fennec ci aveva azzeccato, almeno per quanto riguardava il corso di difesa personale. Ma non sapeva, e nemmeno poteva saperlo visto che nessuno lo aveva ancora informato in tal merito...che nel caso delle arti marziali era stato SUO PADRE, ad insegnarle e ad addestrarla.

Era stato suo padre, a farle da MAESTRO.

“Non dimenticarlo mai” le consigliò. “Quando hai intenzione de fare a botte con uno DE NOIALTRI...vedi de NON COLPIRE MAI DE PRIMA INTENZIONE I GIOIELLI DE FAMIGLIA.”

“NON PUNTARE MAI DIRETTAMENTE A LORO” le ribadì. “E' un colpo PREVEDIBILE. SE LO ASPETTANO. CE LO ASPETTIAMO, ormai. TUTTI, dal PRIMO all' ULTIMO. A meno che non te ne capiti proprio uno TOTALMENTE RIMBAMBITO...quel trucco NON FUNZIONA PIU', querida.”

“Lo sappiamo tutti quanti per ISTINTO, che per prima cosa andate a mirare proprio LI'” le specificò anche. “Perciò PARTIAMO PREMUNITI. E' la PRIMA ZONA CHE CI PREOCCUPIAMO DE PROTEGGERE. Sai, saremo anche todos un branco de OTTUSI y de RETOGRADI, como te dice tu. Ma NON SIAMO FESSI, y neanco FUSI. NON FINO A QUESTO PUNTO o al punto CHE TI CREDI TU, almeno. A furia di PRENDERLE...sai, a furia de prendere un sacco y na sporta de CARRIOLATE NEI BALLOONS da parte vostra, dopo ENTIERI ANNI passati così, abbiamo finito col FARCE EL CALLO. L'abitudine. A prezzo de una moltitudine de PELOTAS FRANTUMATE. Un PEDAGGIO OBBLIGATORIO por un GRANDE PASSO EN AVANTI DELL' EVOLUZIONE MASCHILE, vedila en esto modo.”

“Si proprio vuoi beccare qualcosa...” concluse, “...becca L' INTERNO o L' ESTERNO DEL GINOCCHIO, mentre lo usano per proteggersi l'inguine. Affondaci con LA PUNTA, visto che tieni GLI ZOCCOLI. Oppure...usa el TALLONE. Te posso assicurare que sia el DOLORE que L'EFFETTO DEROMPENTE sono pressoché GARANTITI y ALTRETTANTO EFFICACI, se non adderittura MEGLIO. Non si può dire quanto faccia MALE.”

“Beh...” replicò la daina. “Che posso dire...GRAZIE DELLA DRITTA, amico.E A BUON RENDERE. Vorrà dire che LA TERRO' BENE A MENTE, quando CI RIAFFRONTEREMO. E vedrò di USARLA PROPRIO CONTRO DI TE, se mai mi dovesse capitare l'occasione. Credo...credo sia IL MASSIMO ONORE, per un MAESTRO o CHIUNQUE NE FACCIA LE VECI.”

“Se tiene PROBLEMI DE INTESTINO, fa meglio a fare TAPPA AL GABINETTO” le consigliò Finn. “Anche se non capisco cosa CAPPERO c'entrano le FEC...”

“Ho detto VECI” lo corresse lei. “Non quello che hai detto tu. E comunque...CI STA quando si tratta di INSEGNAMENTI, no? Battere l'avversario con le tecniche che si sono APPRESE DA LUI, e venire sconfitti dalla persona scelta per TRAMANDARE LE PROPRIE CONOSCENZE...molto CINEMATOGRAFICO, direi.”

“Tu dici, Nuts?” le domandò la piccola volpe. “Bien, bien...muy bien. Sei mia DISCEPOLA da UNA MANCIATA DE MINUTI, ma hai già messo su una BELLA GRINTA MICA MALE. Segno que te sto ADDESTRANDO BENE. Ma recuerdate che NON TE HO ANCORA INSEGNATO TODO. Cosas como quella que te ho appena detto sono LE BASI DELLE BASI, ma...c'é ancora TANTO, da emparare.”

Maggie lo fissò , senza dir nulla. Ma con uno sguardo che diceva tutto.

 

Non ne vedo l'ora.

Ho FAME, bello.

FAME di IMPARARE.

FAME di SAPERNE DI PIU'. Quindi...

Non ti mettere a fare IL TACCAGNO proprio adesso. Oppure lo SPILORCIO.

INSEGNAMI, Finn.

Insegnami COME SI FA.

Insegnami TUTTO.

Non ne vedo l'ora.

Non ne vedo proprio la DANNATISSIMA ora. Ma in un modo che NEANCHE TE LO IMMAGINI.

 

“Ora và a casa” la sollecitò. “Dormici sopra. Io, dal meu canto...avrò PARECCHIO DA FARE, nelle prossime ore. Almeno fino a DOMATTINA, come minimo.”

Non le badò più. Riprese ad ondeggiare e dondolare, tenendo le due statuine strette a sé. E riprendendo a salmodiare quella sua oscura ed inquietante LAGNA.

Si estraniò completamente da qualsiasi richiamo o stimolo, lasciandosi assorbire per intero da quella formula arcana quanto incomprensibile.

“Mmmhh...OHM N'GH' GHUTH...VHAJHRA WNT' THURR...MHAH' NHUH PHAHAHARAHYAH HOH' JHONHT...DHIHDHOHMHEHBHAHWHAH RH' NHERT...SAHRHBAH SAHR' HBAH HABH' SHLUTH...MHAALAAHKAAHLAH KHARMAH GHON' DHARH...SAHRUDOH SAHSAHBHARMAH CYH' HAM...HOLY' BHUTZ' BAHURA CHITTHAM...MAAHLAHLAHKE' HELEHLAH MIHSHNAFH...”

La vice decise di lasciarlo fare. E dal canto suo, vedendo e constatando che lì non pteva svolgere altro compito che non fosse quello di fare pura quanto semplice PRESENZA...prese ad incamminarsi verso casa con passo lento ma costante e deciso. Ma ancora piuttosto incerta sul da farsi, riguardo alla volontà.

A dirla tutta una cosa la fece, oltre al marciare. E subito, anche.

Si diede una vigorosa e lunga grattata su dove le doleva ancora tanto.

LATO DESTRO, per essere precisi.

ERNESTA. Si sentiva come se avesse LE FORMICHE, da quelle parti.

Ma non era certo una questione di CATTIVA IGIENE, tutt'altro.

Erano solo i POSTUMI delle LEGNATE subite, tutto qui.

Pochi metri e secondi più avanti udì ancora la voce del nanerottolo. Finn aveva interrotto quella sorta di ROSARIO per fornirle un altro saggio consiglio. In maniera desiamente più sguaiata ed urlata.

Ohellallà. Era già il secondo, per quella serata.

Era di manica piuttosto larga, per essere un maestro. Di solito...i consigli li centellinano con estrema cura ed attenzione.

“VAI, VAI A DORMIRE, CHICA!! PRIMA UN SALTINO SULLA TAZZA DEL WATER, E POI A NANNA!! MA ME RACCOMANDO...RECUERDATE DE SPRUZZARE PRIMA UN BEL PO' DE PROFUMO E DE POGGIARE LA CARTA EGIENICA PROPRIO SOTTO AL SEDERINO, QUANDO CE LO PIAZZI SULL' ASSE. ACCUSSI'...TE EVITI RUMORI ED ODORI MOLESTI!! AHR, AHR, AHR!! Y DEPUIS...DRITTA DRITTA TRA LE BRACCIA DE MORPHEUS, A SOGNARE EL TU' PRINCIPE AZZURRO!! MA VEDI DE...NON DARCE TROPPO DENTRO, SI NO TE VENGONO DU' OCCHIAIE QUE TE MANGIANO IL FACCINO!! BEN SDRAIATA SULLA BRANDA...E CON LA MANO BEN LONTANA DALLA MUTANDA!! AHR, AHR, AHR!!”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Rimastosene da solo, Finnick mantenne fede a quanto aveva detto alla vice.

Rimase in ballo pressoché tutta la notte con quella sua STRAVAGANTE BARACCONATA.

Non si alzò mai. Non mollò mai le due statuine. Non smise mai di canticchiare e di dondolare, pronunciando le parole di quella FILASTROCCA SENZA SENSO, almeno in APPARENZA.

Fatta eccezione per un paio di volte in cui, in preda ad un improvviso STIMOLO, si alzò ed andò a MINGERE contro il tronco dell'albero mezzo morto. Proprio quello da cui aveva preso a prestito, a titolo pressoché DEFINITIVO, i ramoscelli rinsecchiti che aveva poi utilizzato da MANGIME per il focolare, alimentandolo e facendolo ingrandire a dovere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tre quarti d'ora dopo la prima visione, Quincey era ancora spapparanzato sulla sua maxi – poltrona stile impero preferita, piazzata al centro del suo salotto preferito. Tra i tanti.

Non era tra quelli che usava di più, dentro alla sua immensa villa. Ed il discorso valeva sia per la stanza che per il mobile su cui stava tenendo poggiato il suo deretano rosa, molle e reso flaccido da troppi pranzi, troppe cene e troppe libagioni consumate senza ritegno alcuno.

Li teneva solo ed unicamente per le OCCASIONI SPECIALI. Principalmente per via della sua CONFORMAZIONE e del suo CONTENUTO.

E questa...era UNA DI QUELLE.

Aveva estratto la chiavetta USB dal computer e l'aveva inserita nell'apposita porta del suo mega – schermo alto e largo come tutta la parete su cui era stato installato ed impiantato. Insieme ad un costosissimo impianto DOLBY SOURROUND di ultimissima generazione.

Perché un immagine perfettamente nitida non é NULLA, senza un suono adeguato a farle da SUPPORTO e SOSTEGNO.

E lui, oltre che VEDERE...voleva SENTIRE, anche.

Soprattutto SENTIRE, in questo caso.

I LAMENTI. Le GRIDA. Le URLA. Le SUPPLICHE. Le IMPLORAZIONI. Le INVOCAZIONI. Le MALEDIZIONI e poi gli SCONGIURI, rivolti agli ALTRI come a SE' STESSI.

Tutte MILLE FACCE ed ESPRESSIONI di un' UNICA e SOLA MEDAGLIA.

La sola cosa che da sempre é sinonimo di VANTGGIO PER POCHI e DANNO PER MOLTI.

Il TERRORE.

Aveva quindi selezionato il canale apposito mediante comando vocale. Ed infine si era seduto bello comodo, a guardarsi e riguardarsi con calma e profondo compiacimento le scene di distruzione del commissariato di polizia di Haunted Creek. E poi, subito dopo quello...la classica e cosiddetta CILIEGINA SULLA TORTA.

Il brutale pestaggio del neo – sceriffo. Fotogramma per fotogramma.

“Sgrunt!! Ah, ah, ah!! Oh, oh, oh, oh!! Magnifico, veramente magnifico...superbo. Quel Zed ha fatto davvero un lavoro coi fiocchi, ah ah ah...superlativo, davvero. Sgrunt!! Merita davvero un encomio extra, ah ah ah...come dico da sempre io, un buon lavoro va sempre pagato a dovere, sissignore!! Sgrunt!! Da quanto tempo...da quanto tempo lo attendevo. Da quanto tempo desideravo vedere scene simili....da quanto tempo volevo assistere ad un SIMILE SPETTACOLO...nessuno, nessuno ne può avere un'idea. Meraviglioso, semplicemente meraviglioso. Si si. Uuh, la mascella!! Ah, ah, ah!! Sgrunt!! Quello...quello si, che deve aver fatto DAVVERO MALE!! Sgrunt!! Chissà se quel VERME di Wilde se a sentiva ancora la mascella, dopo una BOTTA del genere...”

Era eccitato, agitato e paonazzo in muso. Grugniva, rideva e commentava ogni secondo di quella ributtante trasmissione, indicando a dito le fasi salienti. Si agitava e si dimenava senza sosta alcuna sul cuscino incastonato nel corpo centrale ed appena sopra la poltrona, sgambettando e scalciando con gli arti inferiori in una maniera assolutamente priva di qualsiasi e qualsivoglia possibile ritegno e contegno.

Non gli riusciva proprio di stare fermo, in nessun modo.

Sarebbe stato fin troppo chiaro, come e più del sole. Persino ad un povero CIECO. Anche un DIVERSAMENTE VEDENTE si sarebbe accorto che quello che normalmente avrebbe SCONVOLTO e DISGUSTATO qualunque persona SANA DI MENTE...a lui stava PIACENDO TANTISSIMO. UN SACCO.

 

Fantastico, davvero fantastico.

 

Questo era ciò che aveva pensato mentre continuava a ghignare di gusto, mettendo persino la funzione MACRO oppure ZOOM sui particolari più CRUDI e VIOLENTI.

Si diede un'occhiata intorno.

Sulle altre tre pareti, quelle non occupate dal maxi – televisore di stampo futuristico...vi erano appesi dei TROFEI.

L'orgoglio, il vanto della sua famiglia.

La stanza era immersa nel buio più fitto, fatta eccezione per lo schermo. Aveva fatto abbassare completamente le luci fino a spegnerle, sempre tramite la propria voce. Per garantire una qualità visiva ottimale, anche se si dice che faccia male agli occhi.

Un lampo provvidenziale, anche se non seguito da un tuono poiché non vi era nessuna nube ad annunciare imminenti quanto gravide pioggie, tempeste o temporali all'orizzonte o appena fuori dall'ampia porta ed insieme finestra a muro, larga e grossa almeno quanto la metà inferiore di esso...mostrò quanto aveva da offrire ad eventuali visitatori.Anche se NESSUNO, nessuno avrebbe mai dovuto vederla, quella stanza. Ad eccezione di un Carrington.

VOLPI.

Volpi dovunque.

Attaccate e fissate alle pareti e persino al soffitto, montate su appositi piedistalli.

Volpi. Volpi UCCISE. E poi IMPAGLIATE ed IMBALSAMATE.

Sembrava che lo stessero fissando tutte quante all'unisono, e che volessero dirgli qualcosa. Ma, in realtà...

In realtà non potevano guardare proprio nessuno, e nemmeno emettere un singolo fiato. Non potevano né vedere né parlare, con quegli OCCHI DI VETRO che si ritrovavano e con le loro fauci spalancate quasi in un ultimo, estremo urlo. Da cui si poteva scorgere senza ombra di dubbio una lingua ed un palato entrambi realizzati IN GESSO e da CALCHI DEL MEDESIMO MINERALE.

L'ultimo, straziante ed agghiacciante grido prima di MORIRE. Unito ad un'espressione che trasmetteva pura ANGOSCIA ed insieme SMARRIMENTO.

Era la procedura normale di un processo di TASSIDERMIA APPLICATA.

Dopo la dipartita si asportavano e si estraevano le parti molli e gli organi interni, mettendole eventualmente in un barattolo trasparente e sotto FORMALINA. Magari su un ripiano vicino alla SALMA, quasi a COMPLETAMENTO dell' ORRIDA COLLEZIONE.

Ma quei poveri disgraziati, chiunque essi fossero...davano tutta l'aria di essere stati RIDOTTI COSI' nel MOMENTO STESSO DEL LORO TRAPASSO.

Chissà...forse i loro CARNEFICI avevano iniziato con L' ABLAZIONE DEI VISCERI, il VUOTAMENTO DELLA GABBIA TORACICA e lo SVENTRAMENTO CON RIPULITURA DEGLI INTESTINI mentre erano ANCORA VIVI. Oppure già MORIBONDI. Difficile dirlo.

Quello che si poteva dire con certezza era che quei poveretti...dovevano aver SOFFERTO FINO ALL'ULTIMO. Fino all'ultimo RESPIRO.

Fino ad IMPAZZIRE. Fino a PERDERE OGNI BARLUME DI RAGIONE.

Lo si capiva dalle loro espressioni. Trasmettevano un senso di puro ORRORE.

Un orrore a dir poco INDICIBILE.

Così come doveva essere più che certa un'altra cosa.

Che ogni volta...DOVEVA ESSERCI DI SICURO UN CARRINGTON, che presenziava a questa BARBARIE. E che RIDEVA, e GODEVA mentre la eseguivano.

Era a QUESTO, che serviva QUELLA STANZA.

Veniva utilizzata quando uno di quegli LURIDI SCHIFOSI...CREPAVA.

Quando uno di quei ROGNOSI...TIRAVA LE CUOIA. Prima di venire SCUOIATO.

Ed in questo caso...CI MANCAVA DAVVERO POCO. POCHISSIMO.

Quincey non aveva ancora avuto L' ONORE.

Aveva visto farlo ai suoi due VECCHI.

A SUO PADRE. Ed al PADRE DI SUO PADRE.

Ma lui...lui non aveva ancora AGGIUNTO IL SUO TASSELLO.

Nessun problema. Ci sarebbe voluto ancora un pochino di tempo. E di pazienza. Ma, alla fine...sarebbe stato ADEGUATAMENTE RICOMPENSATO.

Le guardò ancora a lungo, quelle maledette. Una ad una.

Prese da un ripiano accanto un calice colmo di vino spumante, vicino alla bottiglia da cui lo aveva versato, e tirò una lunga sorsata.

ARMAND DE BRIGNAC. Un ottimo compagno per una seratina speciale ed intima come quella.

Ma non solo. Un buon SIGARO può dare decisamente una grossa zampa.

Col suo supporto la bevuta viene decisamente ESALTATA.

Ripoggiò il calice sul ripiano e riprese il BEHIKE già acceso dal porta – sigari che si trovava a fianco.

Lo portò alla bocca ed aspirò, mettendosi a tossicchiare di bronchi per la fragranza ed il pizzicore.

 

Già, pensò. Davvero fantastico. E domani...

Domani ME LO GODRO' DI NUOVO.

Ed anche DOPODOMANI.

E tra TRE GIORNI...

Tra tre giorni mi godrò UNO SPETTACOLO ANCORA PIU' BELLO.

MIGLIORE.

 

Allungò l'arto e lo portò vicino al bracciolo. A distanza di pochi millimetri c'era un'altra volpe, a quattro zampe sul pavimento. Sempre impagliata. Sempre IN PREDA AL TERRORE PIU' NERO E CIECO.

Anche DA MORTA. Persino DOPO MORTA.

Gli spense il sigaro sulla schiena, bruciacchiandogli il rosso pelo e lasciandogli sopra in regalo una bella chiazza nera di cenere.

Lei, la povera SALMA, com'era ovvio...NON PROTESTO' MINIMAMENTE.

Non che avesse potuto farlo, del resto.

Nemmeno se lo avesse voluto, dato che...NON ERA VIVA.

NON ERA PIU' VIVA.

Il suino ridacchiò, immaginando comunque la sua sofferenza.

Anche la fantasia può aiutare, in certi frangenti.

 

Tra tre giorni mi godrò lo spettacolo della TUA MORTE, Wilde.

E sarà...sarà ATROCE.

Per TE, almeno. Per me sarà STUPENDO.

E poi...quando tutto sarà FINITO...

Potrò finalmente METTERE LA MIA IMPRONTA IN QUESTO SALONE.

 

Guardò di nuovo le altre volpi.

“Sgrunt!! E' ora di METTERE UN NUOVO COINQUILINO, all'allegra combriccola.”

“Siete contenti, razza di SCHIFOSI LADRONI?” Chiese quindi, rivolgendosi direttamente a loro. Come se avessero potuto rispondergli per davvero.

“Sgrunt!! Allora? Siete contenti? Ben presto avrete un COMPARE DEGNO DI VOI. Vi farete senz'altro BUONA COMPAGNIA!! AH, AH, AH!! SGRUNT!!”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti, rieccomi qua!!

Come va?

Domanda scema. Lo sappiamo tutti come sta andando, purtroppo.

La realtà é sotto gli occhi di tutti.

Già c'erano le prime avvisaglie alla fine del mese scorso, quando ho pubblicato il precedente episodio.

E nel giro di queste ultime settimane...la situazione é precipitata.

Inutile stare a domandarsi le cause o i motivi visto che ormai, volenti o nolenti...ci si é in mezzo. E scusate la schiettezza, ma...quando sei IMMERSO NELLA MERDA, inutile stare a capire come ci sei finito. Devi solo darti da fare per USCIRE DA LI'.

Certo che é davvero pazzesco.

Uno cresce per anni a suon di film CATASTROFICI di tutti i tipi, ma non arriva mai a pensare che possa accadere per davvero. E quando succede...si rimane un po' così.

Insomma...vai ad immaginare che scenari come quello di 28 GIORNI DOPO o L' ESERCITO DELLE 12 SCIMMIE possano diventare una realtà.

Ma anche l' 11 Settembre pareva IMPOSSIBILE. E poi...é SUCCESSO.

La dimostrazione che la vita vera, quando ci si mette...può diventare MEGLIO E PEGGIO DI QUALUNQUE FILM.

Ma la cosa buona é che film del genere TI PREPARANO, sotto ad un certo punto di vista.

E credo sia normale. Uno guarda i film di fantascienza oppure horror perché, in cuor suo...ritiene sempre CHE POSSA ACCADERE, prima o poi.

Altrimenti non rusciresti mai a vederteli. Perché non puoi guardare una cosa se PENSI CHE SIA UNA CAZZATA SENZA SENSO.

Se tu guardi ALIENS, INDIPENDENCE DAY é perché, sotto sotto...in una minuscola parte di te PENSI CHE GLI ALIENI ESISTANO, da qualche parte nell'universo. Altrimenti non ti interesserebbero per nulla, certe cose.

E' il principio su cui si basa LA SOSPENSIONE DELL' INCREDULITA', necessaria per godersi quei generi così peculiari.

Per farla breve...pensi che NON ACCADA. Ma se ACCADE...dopo un attimo di smarrimento recuperi la LUCIDITA'.

Tornando al discorso di prima...

Di sicuro il problema é stato sottovalutato, specie all'inizio. Ma pure adesso.

E non é che l'emergenza sia stata e venga tuttora gestita benissimo, a dirla tutta.

E non mi riferisco agli operatori sanitari, che stanno mettendo a repentaglio la loro incolumità e la loro salute. Loro stanno facendo un lavoro encomiabile, nulla da dire.

E non parlo neanche della mancanza cronica di materiale protettivo, che é una vergogna.

No. Credo che l'errore sia stato commesso all'inizio.

E cioé riempire gli ospedali di malati, tralasciando tutti gli altri pazienti ed aumentando esponenzialmente il pericolo di contagio anche tra i sani.

Gli ospedali...NON DOVEVANO SERVIRE A QUELLO.

Dovevano allestire tenso – strutture temporanee dove alloggiare e curare i colpiti. E studiarli per ricavare un rimedio.

Solo adesso stanno allestendo un centro apposito dentro il polo fieristico di Amendola, in centro città.

Abbiamo la fiera fuori Milano. E le aree inutilizzate dell' Expo.

Ettari ed ettari a disposizione che non hanno neanche preso in considerazione.

Dovevate usare quelli, CAZZO!! (scusate).

Dovevano pensarci prima.

Ma adesso chiudo il discorso. Non é certo il posto più adatto per trattare questi argomenti.

Per il resto...si sta a casa. Si esce solo per comprare due cosa da tenere in dispensa e...per il lavoro.

Io opero nella farmaceutica. Produco componenti per le siringhe, i contenitori di farmaci e vaccini, le flebo, le siringhe e le sacche di sangue.

Non ci si può assolutamente fermare.
Mi spinge la consapevolezza che forse sto salvando la vita a una persona, andando in fabbrica.

Quindi mascherina, guanti e AL LAVORO!!

Ma non voglio rubare il merito a dottori e infermieri, che rischiano e faticano ben più di me.

E' un periodo...COMPLICATO.

Con la mia cara famigliola tutta presente il tempo per scrivere é ovviamente esiguo.

Ma in certi momenti...la COSTANZA é FONDAMENTALE.

E' TUTTO.

Quindi...non potevo certo mancare col mio nuovo episodio.

Prima di concludere...ancora due cose.

Primo: come ho già detto in passato, ritengo di aver a che fare con persone intelligenti, responsabli e con la testa sulle spalle. Perciò...

NON FACCIAMO I CRETINI, ragazzi. E come sempre...mi ci metto pure io.

RISPETTATE IL PROTOCOLLO SANITARIO.

STATE A CASA. ED USCITE SOLO PER ESTREMA NECESSITA'.

Qui a Milano...in tanti, TROPPI continuano a NON FARLO.

Io non so dirvi se per stupidità, incoscienza o semplice menefreghismo.

TANTO NON TOCCA A ME, sembrano dirti con lo sguardo quando te li becchi in giro.

Ma ricordino che anche se non si ammalano...spargendo il morbo in giro POSSONO UCCIDERE QUALCUN ALTRO.

Lo tengano bene a mente.

Secondo: vogliamo trovarci un lato positivo ad ogni costo?

L'inquinamento é totalmente sparito. Qui in città si respira un'aria che pare di stare sulle ALPI.

Rispuntano animali per ogni dove, senza gli spazi usurpati da noi.

Pesci e cigni nel naviglio. Uccellini che non si sentivano cinguettare da un pezzo.

Persino CONIGLI e VOLPI per la strada di sera, complice il buio.

Tra un po'...rispuntano pure LE LUCCIOLE (non le donnine da marciapiede, eh!).

Se ci sono loro...é un segnale che l'aria E' PULITA.

La natura si riprende al volo quello che le avevamo rubato. E rimargina le ferite in un attimo.

Vien da pensare che senza gli umani nel giro di un secolo qui torna il PARADISO TERRESTRE, sul serio.

Come ne parlavo sul racconto di Brisby...loro, gli animali, comprendono il pianeta e lo rispettano. Noi...dobbiamo imparare, ancora.

Dovevamo FERMARCI, ragazzi.

TUTTI.

Stavamo CORRENDO TROPPO.

Lo capisci solo quando RALLENTI. Ma...

Ma il prezzo in vite umane per arrivare a comprendere questo sta iniziando a diventare TROPPO ALTO.

Dite che sarà la volta buona?

La volta in cui capiremo che bisogna CAMBIARE?

Ormai é passato un mese, e adirla tutta non sarei nemmeno più in grado di dire come é iniziato tutto questo gran casino.

Ma mio fratello ha detto una cosa che mi ha fatto pensare.

 

AL PIANETA E' VENUTA LA FEBBRE. E NOI SIAMO I SUOI VIRUS DA DEBELLARE.

 

Ma la Terra é grande, e perdona tutto. Ma ogni tanto gli scappa la pazienza pure a lei.

Non continuiamo a farla INCAZZARE. Gente. Ma soprattutto...

Non arriviamo al punto di costringerla a scegliere tra LA NOSTRA E LA SUA, di SOPRAVVIVENZA.

Perché quella...

Quella é una battaglia CHE NON POTREMO MAI VINCERE.

Se il pianeta ha davvero una sua coscienza, e inizierà a percepire l'uomo come una MINACCIA...

NON AVREMO SCAMPO.

Certo, sono convinto che qualcuno sopravviverà. Anche perché...siamo BRAVISSIMI, a farlo.

Di fatto...NON FACCIAMO ALTRO, DA QUANDO ESISTIAMO.

Molti sopravviveranno, sicuro. Almeno nella misura da NON COSTITUIRE PIU' UN PERICOLO. Però, per arrivare a ciò...di noi ne MORIRANNO A MILIONI.

Persino i dinosauri non si sono estinti del tutto. Sono scomparsi gli esemplari più mastodontici. Gli altri che si sono adattati hanno mutato fino a dar vita ai rettili e agli uccelli.

Ma dobbiamo metterci in testa una cosa.

Non siamo i padroni. Non siamo ospiti.

Siamo i GUARDIANI. I CUSTODI.

Ci hanno affidato questo pianeta. E noi continuiamo a ragionare come PREDE.

Perché l'uomo nasce come PREDA. E in quanto tale...pensa solo a SOPRAVVIVERE.

A sé stesso.

L' IMPORTANTE E' CHE MI SALVI IO, AL DIAVOLO TUTTI GLI ALTRI.

Riusciremo a piantarla, con questo modo di pensare?

Abbiamo una coscienza. Riusciamo a comprendere la gravità delle cazzate che combiniamo e del male che facciamo, se ci proviamo.

INIZIAMO A FARLO.

NE VA DELLA NOSTRA VITA.

Ok, finito. Scusate il delirio.

Torniamo al racconto.

Allora, che ve ne pare?

Un episodio interamente fuori dalle righe. Folle. Completamente fuori dalla ogica edagli schemi.

Ed infatti...MI E' PIACIUTO UN SACCO.

Anche se c'é il grosso rischio che mi farà perdere un mucchio di lettori. Ma, come ho già detto riferendomi ad altri capitoli alquanto “strani”...

Non potevo scriverlo diverso da come l'ho scritto.

Spero vi piaccia. Secondo me...si.

Mi sorge comunque una domanda spontanea.

Ma Finnick, il nostro tappo malefico...

Ma Finn E' DAVVERO DI QUEL MONDO?

Certe volte mi vengono dei seri dubbi, davvero.

Ci ha già lasciato parecchie volte completamente STRABILIATI. Ma qui...

Qui si SUPERA, signori.

Il cazzone erotomane e dedito a vizi degenerati di ogni tipo si mostra come una sottospecie di SCIAMANO GUERRIERO, in grado di usare pure una sorta di rudimentale MAGIA!!

Incredibile.

Ma al contempo ci svela un lato paterno, tenero. In mezzo alla solita coltre di ZOZZERIE ASSORTITE.

Che personaggio, ragazzi. Davvero INCREDIBILE. Ma lasciate che ve lo ripeta di nuovo...

Di lui...NON ABBIAMO ANCORA VISTO NULLA.

E chiedo venia per il riferimento alla situazione attuale, quando la piccola volpe del deserto si mette a ragionare sulle PANDEMIE.

Forse non c'entra molto, ma non potevo esimermi.

Non posso fare a meno di infilarci L' ATTUALITA' , nelle mie storie. Se é vero che si può trarre ispirazione da OGNI COSA.

Poi che altro dire...niente, a parte che finalmente SI VOLTA PAGINA.

Con questo ultimo capitolo...TIRIAMO FINALMENTE UNA RIGA SULLA TERRIBILE NOTTE CHE HA SCONVOLTO LE VITE DEI PROTAGONISTI.

Di Nick e di Maggie di sicuro. Su Finn...non più di tanto, visto che sta già BELLO SCONVOLTO DI SUO.

Dal mese prossimo...TORNA LA NOSTRA VOLPE PREFERITA, finalmente.

Ma prima di chiudere...non potevamo non dare un'occhiata a quel che combinava un certo CAROGNONE di nostra conoscenza. Specie dopo aver assistito al MASSACRO DI NICK IN FULL HD!!

Ora...non so voi ma io LO ODIO.

Carrington é davvero insopportabile. Vedere come se la gode, di fronte a quell' ORRIDO SPETTACOLO...fa salire davvero una GRAN RABBIA.

Una rabbia INDESCRIVIBILE.

E' davvero un ESSERE SPREGEVOLE e INFAME. Gli si augura davvero una GRAN BRUTTA FINE.

Di questo passo il maiale VUOL VERAMENTE MORIRE MALISSIMO.

Ce la sta mettendo DAVVERO TUTTA, sul serio.

Ma ci tocca di rassegnarci.

STACCE, come direbbero a Roma e dintorni.

PUNTO PER LUI, purtroppo.

Questo round...SE L' E' AGGIUDICATO IL SUINO, inutile girarci intorno.

Ma non é ancora finita.

E' una GUERRA. Le si DA' e le si PRENDE. E alla fine...

Alla fine vince chi RIMARRA' IN PIEDI PER ULTIMO.

NE RESTERA' SOLTANTO UNO, tra loro due.

Ed intanto, tra un cambio di scena e l'altro...E' SCOPPIATA LA BOMBA.

Finn e Zed sono...sarebbero FRATELLI, dunque?

In un certo qual senso. In un modo tutto particolare, che presto scopriremo.

Perché...ormai é chiaro.

Nick dovrà rivedersela con Zed, sicuro. Ma a regolare i conti una volta per tutte con quella bestia...NON SARA' LUI.

La pantera e Finn hanno un conto in sospeso. E sapremo presto di cosa si tratta.

Passiamo all'angolo della COLONNA SONORA.

Durante la scena del rito, a partire dal punto in cui Finn scende dal furgone in poi...mettete la bellissima LOSE YOURSELF di EMINEM, dall'altrettanto bellissimo film 8 MILE.

Capolavoro.

E adesso arrivaimo al consueto angolo dei ringraziamenti.

Un grazie di cuore a hera85, DANYDHALIA, Sir Joseph Conrard, Devilangel476 e Plando per le recensioni all'ultimo capitolo.

E a RyodaUshitoraIT per le recensioni ai capitoli 33, 34, 35,36, 37,38 e 39.

Bene, credo di aver messo tutti.

Vorrei inoltre fare un saluto a tre graditissimi ritorni.

E' sempre bello, quando un collega che non si vedeva da tempo fa la sua ricomparsa.

Mi riferisco ad Amelie Bulsara, che ha lanciato la sua nuova collana LECHE Y POESIA.

Poi EnZo89, con la sua divertentissima STORIE DI SOPRAVVIVENZA NELLA GIUNGLA URBANA.

E poi all'esponente della cosiddetta “vecchia guardia”, uno che ai tempi aveva mosso i primi passi insieme a me.

Parlo di Freez shad, con la sua SCELTE. Davvero molto bella.

E' sempre un piacere, dicevo. Specie perché ci sarebbero due o tre storie che seguivo con molto piacere, e che purtroppo sono arenate da un paio d'anni e più...

E come sempre, un grazie a chiunque leggerà la mia storia e se la sentirà di lasciare un parere.

Grazie di cuore ancora a tutti.

State attenti e in gamba, mi raccomando.

E...STATEMI SANI, soprattutto.

 

Alla prossima, e...

 

 

 

 

See ya!!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Roberto

 

 

 

 

   
 
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