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Autore: fefi97    24/03/2020    0 recensioni
[geraskier; modern AU; estabilished relationship]
Jaskier è un cantante famoso e Geralt la sua guardia del corpo, oltre che suo marito. Quando adottano Ciri e devono stravolgere le loro vite, le cose si fanno un po' tese.
Con la partecipazione di un Lambert con problemi di alcolismo e una Yennefer che è l'unica adulta con un cervello funzionante.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Geralt di Rivia, Geralt di Rivia
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Egoista

 

 

 

Geralt sapeva che era tutta colpa sua.

Cioè non tutta.

L'idea di avere un bambino era stata di Jaskier, Geralt si era mostrato restio, almeno all'inizio. Non perché non volesse una famiglia con Jaskier, l'aveva sempre desiderata. Solo che gli sembrava che entrambi conducessero stili di vita troppo frenetici.

Jaskier era un cantante, uno di quelli famosi, per giunta. E Geralt gli andava sempre dietro, a ogni concerto, tournée o piccola esibizione. Era il capo della sua sicurezza, dopotutto.

Ma era Geralt che aveva giurato a Jaskier che non avrebbe dovuto rinunciare alla sua carriera per il bambino, che avrebbero avuto entrambe le cose e le avrebbero avute al massimo. Jaskier poteva essere una rockstar e allo stesso tempo potevano essere i padri migliori del mondo.

E quindi erano giunti a quella situazione.

-Che significa che dovrei rimandare il mio concerto perché tu non puoi venire? -

Geralt sospirò e si appoggiò pesantemente con le mani allo schienale della sedia su cui era seduto suo marito.

-Lo sai che sono il primo a cui dispiace, Jas. -

Jaskier aggrottò la fronte in quell'espressione testarda che suggeriva sempre a Geralt che non l'avrebbe scampata, non per le prossime tre ore almeno.

-Quando abbiamo adottato Ciri, hai detto che avremmo dovuto aspettare che fosse un po' più grande per riprendere le nostre vite lavorative al massimo. Non ho fatto concerti dal vivo per due anni, limitandomi a registrare qualche album. Ciri ha due anni, Geralt, non è una neonata. Perché non possiamo chiamare una babysitter per una sera? -

-Non mi fido di persone che non siamo io e te – disse Geralt, lapidario e forse un po' troppo brusco.

Ma a Jaskier sembrò non importare, perché i suoi occhi si erano un po' addolciti.

-Beh, questo è molto tenero da parte tua, amore. Ma lo sai che prima o poi dovrò tornare a lavorare, vero? Yennefer si sta innervosendo e dice che se non riprendo a dare concerti la mia carriera sarà rovinata. -

-Yennefer esagera – sbuffò Geralt, anche se sapeva che non era vero.

Due anni di relazione alquanto tormentata e più di venti di amicizia gli avevano insegnato che Yennefer non esagerava. Mai.

E aveva sempre ragione.

-Yennefer è la mia agente – ribatté Jaskier, cocciuto – E io mi fido di lei. E inoltre – si morse un labbro, guardandolo con i suoi occhioni blu e Geralt sapeva esattamente cosa stesse per dire – Ho davvero voglia di tornare a cantare dal vivo.-

Geralt sospirò, ma non riuscì a impedirsi di staccare una mano dalla sedia di Jaskier per potergliela passare sulla guancia, in un tocco delicato che gli fece socchiudere gli occhi.

-Lo so, piccola allodola. E voglio che tu torni a farlo. Ti avevo promesso che non avresti dovuto rinunciare alla carriera. Ed ero sincero. -

Jaskier lo fissò, non del tutto convinto.

-E con Ciri che facciamo? -

Geralt esitò.

-Beh, immagino di poter rivalutare la faccenda della babysitter. Forse Triss...-

-Non la tua ex fidanzata – disse subito Jaskier, con gli occhi fiammeggianti.

Gerlat non riuscì a trattenere un mezzo sorriso, mentre gli dava un buffetto sulla guancia.

-Siamo stati insieme per tre mesi quindici anni fa, Jas. Ancora nemmeno ti conoscevo. Non sei così rancoroso con Yennefer. -

-Perché Yennefer è la mia migliore amica e soprattutto accetta totalmente il fatto che tu sia mio! Quella Triss ti guarda ancora con gli occhi a cuore, sì lo fa - insistette alzando un po' la voce, visto che Geralt aveva sbuffato – Non te ne accorgi solo perché hai lo spirito di osservazione di una forchetta, quando si tratta di sentimenti – esibì un broncio definitivo, che fece capire a Geralt che, per l'ennesima volta in più di dieci anni di relazione, Jaskier l'aveva avuta vinta in una discussione – Non ce la voglio quella con nostra figlia. -

-Va bene – disse Geralt, conciliante – Allora di chi altri ci fidiamo abbastanza con Ciri? -

-Yennefer – disse subito Jaskier, ma poi fece una smorfia – Solo che vorrà sicuramente stare con me al concerto, come al solito. -

Rimasero entrambi in silenzio, riflettendo.

La triste verità era che entrambi non avevano molte altre persone di cui si fidassero così tanto da affidargli la persona più importante della loro vita.

Jaskier non parlava con i suoi ricchi genitori da quando era scappato di casa per fare musica, non li aveva nemmeno invitati al matrimonio o informati dell'adozione.

Per quanto lo riguardava, Geralt voleva bene al suo padre adottivo Vesemir, ma non si sentiva sicuro ad affidargli Ciri, nonostante le proteste di Jaskier, che sosteneva che Geralt proiettasse se stesso sulla figlia.

Geralt subiva ancora i traumi di un'infanzia passata a sottoporsi ad allenamenti estenuanti per colmare i sogni di gloria dell'uomo, un ex pugile che aveva dovuto ritirarsi dopo un grave infortunio. Vesemir era stato buono con lui, la sua palestra di pugilato per ragazzi orfani come lui era stata la sua prima vera famiglia, gli aveva dato un scopo, ma sapeva di non aver avuto un'infanzia o un'adolescenza normali.

Non voleva che Ciri passasse lo stesso e anche se dubitava che Vesemir avrebbe ripetuto i suoi errori con l'amata nipotina, Geralt ancora stentava a lasciarla sola con lui. Di sicuro non per un'intera notte.

Geralt si riscosse dai suoi pensieri quando sentì Jaskier sospirare profondamente.

-Torniamo al piano originale. -

Geralt lo guardò confuso e Jaskier gli rivolse un sorriso dolente.

-Resta tu a casa con Ciri. Tu saresti tranquillo e, sinceramente, lo sarei anche io. È troppo piccola perché possa venire al mio concerto e nemmeno io mi fido di lasciarla con una babysitter. Ma non c'è persona di cui mi fidi di più di te, lo sai. -

Geralt aggrottò profondamente la fronte, ignorando come al solito tutto il contorno romantico delle parole di Jaskier.

-Non ti seguo. Se io sto a casa con Ciri, chi sta con te al concerto a proteggerti? -

Jaskier, quella piccola merda, si morse un labbro e Geralt perse subito la ragione.

-No. No, non se ne parla proprio – ringhiò, scostandosi bruscamente da Jaskier.

-Oh, andiamo! - ebbe il coraggio di lagnarsi il piccolo stronzo, alzandosi in piedi – Un sostituto! Solo per una sera! Yennefer mi aiuterebbe a cercare la guardia del corpo più cazzuta in circolazione! Sceglieremo uno con un sacco di muscoli, tipo l'incredibile Hulk o... o la Cosa! A confronto tu sembrerai... Mr. Fantastic o qualcosa del genere. -

Geralt ignorò come al solito le cazzate sui supereroi di Jaskier. Lo guardò con occhi infuocati.

-Sai quando ho detto che non mi fido a lasciare Ciri con qualcuno che non siamo io e te? Beh, non mi fido a lasciare te con qualcuno che non sia io. -

Jaskier mise il broncio e Geralt dovette trattenersi dall'alzare gli occhi al cielo.

-Questo è molto offensivo. Ciri ha due anni e io trentadue! Inoltre, faccio il cantante da prima di conoscerti. -

- Mentalmente, hai anche tu due anni. E ci siamo conosciuti in ospedale, perché la tua precedente guardia del corpo non è riuscita a gestire la tua testa di cazzo ribelle. Yennefer mi ha praticamente pregato di lavorare per lei. E per te. -

-Avevo vent'anni! - protestò Jaskier sulla difensiva – È assolutamente normale essere un po' spericolato a vent'anni! Non ho mai fatto niente di troppo estremo comunque.-

-Hai rubato una moto dopo il tuo concerto mentre eri ubriaco marcio e ti sei schiantato contro un muro dopo appena tre metri – ribatté Geralt, gelido.

Jaskier lo guardò male, sembrando per la prima volta davvero arrabbiato.

-Okay, all'inizio trovavo divertente e carina la tua iperprotettività, ma adesso mi stai seccando. Sono passati anni, Geralt. Mi sono sposato nel frattempo, ho una figlia che è tutta la mia vita, la nostra vita. E non pensi che io sia leggermente maturato rispetto al ragazzino pieno di sé con la mente offuscata dal primo assaggio di celebrità, che ruba una moto mentre la sua guardia del corpo non lo guarda? -

Geralt esitò, cominciando a sentirsi un po' incerto.

Odiava ammetterlo, ma Jaskier non aveva tutti i torti. Jaskier non aveva mai brillato per responsabilità o spirito di autoconservazione, era sempre stato istintivo e irruento, almeno quanto Geralt era razionale e riflessivo.

Si lanciava sempre a capofitto nelle cose e, anche se questa era una delle cose che lo aveva fatto innamorare di lui in primo luogo, Geralt non poteva fare a meno di sentirsi un po' preoccupato.

Ma Jaskier aveva ragione quando diceva che non era più un ragazzino.

Era cresciuto, Geralt lo vedeva nel modo premuroso e attento con cui si prendeva ogni giorno cura di lui e di Ciri.

Inoltre, l'idea di poter rimanere a casa con la loro bambina senza doversi affidare a qualche babysitter sconosciuta stava davvero allettando Geralt.

Si sentiva un pochino triste, in realtà.

Aveva sempre pensato che avrebbero ripreso a lavorare insieme, Jaskier come cantante e Geralt come capo della sicurezza.

Una parte di lui si aspettava che Jaskier lo avrebbe lasciato indietro. Non lo biasimava, conosceva suo marito e sapeva che fosse un animale da palcoscenico e due anni senza esibirsi dovevano essere stati estenuanti per lui, per quanto amasse lui e Ciri.

Inoltre, sapeva di essere stato lui a promettergli che l'adozione non avrebbe condizionato la sua carriera musicale.

Tuttavia, non poteva impedire a una piccola, oscura e assolutamente meschina parte di sé di provare un po' di rancore.

Ma quando guardò i grandi occhi azzurri di Jaskier, dimenticò ogni rancore.

Jaskier lo guardava in maniera implorante e Geralt odiava quello sguardo.

Non avrebbe dovuto essere implorante, Jaskier non aveva bisogno di implorare per qualsiasi cosa, che non fosse in camera da letto.

Geralt gli avrebbe dato tutto, al primo accenno di desiderio.

-Va bene – capitolò quindi, grugnendo al sorriso esaltato del marito. Fermò subito il suo entusiasmo, alzando le mani – Ma parlerò con Yen di questa storia! Voglio avere voce in capitolo sul mio sostituto. -

-Grazie, grazie, grazie! - cantilenò Jaskier, prendendo la rincorsa e saltandogli in braccio.

Solo anni e anni di convivenza permisero a Geralt di afferrare al volo il più giovane, sbuffando.

-Non fare quella faccia acida – lo rimproverò Jaskier con la voce dolce e subdola che tirava fuori quando aveva ottenuto quello che voleva e che Geralt non voleva così tanto e doveva quindi addolcirgli la pillola.

Geralt lo guardò un po' male, ma non fece nulla per fermare i baci di Jaskier su tutto il viso.

-Jas, apri bene le orecchie. Questa è una prova. Se non va bene, se ti rompi anche solo un'unghia durante il tuo concerto perché l'idiota non sa fare il suo lavoro... -

Jaskier lo interruppe con un lungo e languido bacio, consolidando l'opinione di Geralt sul fatto che fosse una merda manipolativa.

-Ti preoccupi troppo, amore – sussurrò dolcemente, parlando contro le sue labbra e guardandolo da sotto le ciglia – Andrà tutto bene. -

Anche mentre ricambiava il bacio di Jaskier, Geralt non poté impedire di sentirsi un po' inquieto.

 

 

 

Geralt fissò intensamente Yennefer, che dal canto suo non sembrava particolarmente turbata, impegnata a sorseggiare piano il suo caffè rigorosamente nero nella cucina di Geralt.

-Dimmi che stai scherzando. -

Yen lo fulminò con i suoi strani e bellissimi occhi violetti, posando con estrema eleganza la tazzina davanti a sé.

-Non sto scherzando affatto. Hai detto che volevi essere sostituito con la migliore guardia del corpo in circolazione, ti sto sostituendo con la migliore guardia del corpo in circolazione.-

-Ma Lambert è un idiota – scandì Geralt, enfatizzando ogni parola con un piccolo movimento di sopracciglio.

Forse gli era venuto un tic, forse stava per avere un infarto o un ictus. In ogni caso, Yen e Jaskier stavano indubbiamente pianificando la sua morte.

-Pensavo che foste amici – ribatté Yen, irritante nella sua serenità – Non avete frequentato la stesso campo d'addestramento o una cosa del genere? -

-Proprio perché lo conosco dico che è un idiota – esclamò Geralt, esasperato.

Yen alzò gli occhi al cielo, come faceva sempre quando pensava che Geralt si stesse comportando in modo infantile. Geralt avrebbe voluto mandarla al diavolo, ma forse così facendo si sarebbe rivelato davvero infantile.

-Ti stai concentrando troppo sulla sua reputazione e non sulla sua bravura in quello che fa. Sì, si scopa anche le serrature e i suoi modi farebbero rabbrividire qualsiasi persona civile. Ma a chi importa? -

-Importa a me, visto che gli stai affidando mio marito – rispose Geralt, gelido.

Gli occhi di Yen scintillarono pericolosi.

-Ora non comportarti come se fossi l'unico a tenere a Jas. Lo conosco da prima di te, sono la sua agente, è vero, ma sono anche sua amica e gli voglio bene. Non avrei pensato a Lambert se non pensassi che Jaskier sarebbe totalmente al sicuro con lui. -

Geralt rimase per un po' in un silenzio mortale.

Poteva sentire la voce di Jaskier dal piano di sopra, un po' attutita, mentre cantava a Ciri.

A giudicare dalla canzone (sguazza paperella nel ruscello, Geralt era certo se la fosse appena inventata), doveva essere l'ora del bagnetto.

Geralt rimase zitto finché la voce di Jaskier non lo ebbe calmato abbastanza.

-E Lambert è d'accordo? -

Yen sembrò fare uno sforzo supremo per non alzare gli occhi al cielo. Rimase un po' in silenzio e Geralt era sicuro che anche lei stesse usando la canzone di Jaskier come calmante naturale.

-Certo che è d'accordo. Perché non dovrebbe? Un lavoro è un lavoro per lui. Anzi, mi ha assicurato che avrà un occhio di riguardo per Jaskier, visto che vi conoscete. -

Geralt grugnì. La cosa se possibile lo rassicurava ancora meno, ma sapeva di non avere molte altre scelte.

Il concerto di Jaskier era domani e Geralt sapeva che Yen non avrebbe mai trovato qualcun altro in così poco tempo.

Con il senno di poi, forse Geralt non avrebbe dovuto bocciare tutti i candidati prima di Lambert.

-Okay. Va bene, cazzo. Ma se succede qualcosa a Jaskier... -

-... ti aiuterò a squartare Lambert e a liberarti del cadavere – lo rassicurò Yen, serafica – Ora sei abbastanza rassicurato? Posso dirlo anche a Jas? -

-Dirmi cosa? -

Geralt sollevò lo sguardo e non poté fare a meno di addolcirsi tutto.

Jaskier stava avanzando piano verso di loro, con uno stupido sorriso sulla faccia e Ciri tra le braccia, avvolta in un assolutamente pacchiano e assolutamente scelto da Jaskier accappatoio rosa. Il cappuccio era sollevato e le copriva in parte i grandi occhi verdi, dandole un aspetto buffo e tenero insieme.

-Guardate un po' chi c'è. Una paperella appena uscita dallo stagno – canticchiò Jaskier in tono dolce, baciandole una guancia e facendola ridere.

-Ciao, principessa – Geralt agitò le dita verso di lei, venendo subito ricambiato dalla figlia, che agitò goffamente la manina paffuta verso di lui.

-Guarda amore, ci sono papà e la zia Yen. Vuoi andare da papà o dalla zia? - mormorò Jaskier, abbassando la testa per poter guardare la figlia.

Ciri allungò le manine verso Yennefer.

-Tia! -

L'espressione di Yen era a dir poco gongolante.

-Direi che qualcuno vuole la zia. Vieni qui, scimmietta. -

Jaskier passò delicatamente la figlia a Yen, poi si spostò subito verso la sedia di Geralt, appoggiandosi a lui.

Fu istintivo e naturale per l'uomo avvolgergli la vita con un braccio.

-Allora? Che dovevi dirmi? - domandò Jaskier alla donna, lasciando che le sue dita passassero distrattamente tra i capelli lunghi di Geralt.

Yennefer non rispose subito, troppo impegnata a fare facce buffe a Ciri e a farla ridere.

-Ti ho trovato una guardia del corpo. -

Geralt cercò di non risentirsi troppo per la faccia fottutamente felice di Jaskier. O per il modo in cui si era illuminato.

-Davvero? Chi? -

-Lambert – grugnì Geralt, prima che potesse rispondere Yennefer – Uno dei ragazzi con cui ho fatto l'addestramento, ricordi? Penso che tu l'abbia visto qualche volta, a una delle rimpatriate di Vesemir. -

Jaskier si fece pensieroso, appoggiandosi ancora di più al lato di Geralt.

-È quello gentile o quello che ci ha provato con la vicina di casa di Vesemir e ha scatenato una rissa ubriaca con il marito? -

Geralt avrebbe tanto, tanto, tanto voluto che fosse Eskel.

-Il secondo – grugnì invece, sentendo lui stesso un improvviso bisogno di ubriacarsi.

Il fatto che Jaskier si fosse di nuovo illuminato tutto non lo stava aiutando a mantenere la calma.

-Oh, ci speravo! Mi stava simpatico. -

Non aveva dubbi, guarda.

Yennefer produsse un grosso sorriso, incurante di Ciri che le tirava con forza i ricci scuri.

Geralt avrebbe voluto ucciderla.

-Meraviglioso allora! Siamo tutti d'accordo! -

Geralt stava per protestare che col cazzo che erano tutti d'accordo, ma proprio in quel momento Jaskier si chinò a baciargli i capelli e Geralt sentì la rabbia evaporare come nebbia al sole.

Piccola merda manipolativa.

 

 

 

 

Geralt sapeva che era assurdo sentirsi così in ansia per un uomo di trentadue anni che andava a tenere quello che era probabilmente il suo millesimo concerto, ma non poteva impedirsi di seguire Jaskier dappertutto, come un cucciolo smarrito, Ciri che gli ballava tra le braccia.

-Sei sicuro che non ti vuoi portare lo spray al peperoncino? -

Jaskier, che si stava sistemando i capelli allo specchio, lo fulminò senza voltarsi.

-Perché diavolo dovrei aver bisogno dello spray al peperoncino con una fottuta guardia del corpo? -

Geralt si strinse nelle spalle, abbassando un po' lo sguardo mentre Ciri gli sbavava con allegria sulla maglietta.

-Così, per stare tranquilli – borbottò, suonando poco convincente alle sue stesse orecchie.

Il sospiro esasperato di Jaskier gli disse che, per quanto lo amasse, stava per esaurire la pazienza.

Ed era raro che Jaskier esaurisse la pazienza, con chiunque ma con Geralt soprattutto.

-Amore, per favore, rilassati. Andrà tutto bene. Sei solo nervoso perché questo è il primo concerto in cui non sarai al mio fianco da quando ci conosciamo e, credimi, dispiace anche a me. Ma Lambert sa quello che fa. Non permetterà che mi accada nulla. Stai esagerando. -

Geralt sapeva che a quel punto avrebbe dovuto lasciare perdere. Chiedere scusa per essere stato una spina nel fianco per tutto il giorno, magari.

-Non vuoi nemmeno portarti dietro un piccolo coltellino svizzero? -

-Geralt, giuro su Dio... -

Ma Geralt non seppe mai cosa Jaskier giurasse su Dio, perché in quel momento il campanello suonò.

Jaskier gli diede un'occhiata eloquente dallo specchio.

-Puoi andare ad aprire, per favore, o devo essere controllato a vista ancora per molto? -

Geralt grugnì, ma si staccò comunque dalla parete del bagno e si diresse lentamente al piano di sotto, tenendo bene Ciri contro il suo petto.

Quando aprì la porta, Geralt si trovò ad odiare la stupida faccia strafottente e sorridente di Lambert come mai in vita sua.

-Se gli succede qualcosa ti ammazzo – sibilò subito, anche se sapeva di non suonare particolarmente minaccioso nei suoi vestiti da casa (indossava pure una delle magliette striminzite di Jaskier perché Ciri aveva vomitato la sua pappetta su ogni capo di Geralt) e con una bambina di due anni appesa al suo collo.

Lambert, l'idiota, scoppiò a ridere, facendo incupire ancora di più Geralt.

-Che accoglienza! Spero che la tua piccola allodola sia più amichevole. Me lo ricordavo simpatico, dall'ultima volta che l'ho visto.-

-Non chiamarlo allodola – sibilò Geralt, con calma letale – Anzi, non parlargli affatto. Limitati a fare il tuo lavoro. E per l'amor di Dio, non bere nulla o giuro che ti uccido. -

Lambert si imbronciò appena.

-Perché tutti pensano che abbia un problema con l'alcol? -

-Perché hai un problema con l'alcol, Lambert. -

-Ehi! -

Sia Geralt che Lambert vennero richiamati dalla voce allegra e squillante di Jaskier, che stava scendendo di corsa le scale, vestito di tutto punto e con la sua chitarra su una spalla.

Geralt pensò nebulosamente che fosse fin troppo attraente e cercò di respingere questo pensiero in un angolo buio della sua mente.

-Geralt, non farlo stare sulla porta, ti hanno cresciuto i lupi? Fallo entrare! -

Geralt, da bravo lupo, mostrò i denti a Lambert, ma sentendo Jaskier schiarirsi la gola da qualche parte alle sue spalle, si fece da parte per farlo entrare, con un grugnito.

Jaskier porse subito la mano a Lambert, che la strinse con il suo solito mezzo sorriso arrogante sul volto.

-È bello rivederti. Spero di non essere troppo impegnativo stasera! -

Geralt lo fissò. Era lui a essere paranoico o Jaskier doveva davvero fare qualcosa per la sua abilità di suonare ambiguo a ogni parola?

A giudicare dall'aria maliziosa di Lambert, era la seconda. Trattenne a stento un ringhio, immergendo il naso nei capelli profumati di Ciri per calmarsi.

-Tranquillo, posso gestirti benissimo. Per tutta la notte. -

Jaskier adesso sembrava un po' imbarazzato, conscio della gaffe, e Geralt decise di intervenire prima che la testa di Lambert rotolasse staccata dal corpo sul loro costosissimo tappeto persiano.

Si frappose tra loro, sollevando Ciri in alto, proprio davanti a Lambert, come una sorta di diversivo umano.

-Questa è nostra figlia – disse, piatto.

Poteva sentire Jaskier fissarlo come se fosse pazzo.

Con sua grande soddisfazione, vide Lambert fare un piccolo passo indietro.

Proprio come pensava, i bambini erano come la kryptonite per quelli come Lambert.

E, no, non stava usando sua figlia.

Forse un po', ma era per una giusta causa e visto che l'avrebbe mantenuta per i prossimi vent'anni Ciri glielo doveva.

-Carina – disse Lambert, non molto convinto.

Allungò incerto un dito verso di lei, forse per darle un buffetto sulla guancia.

E a quel punto Ciri fece la cosa più sconvolgente e più motivo d'orgoglio per Geralt di tutta la sua vita.

Con un sguardo innocente, aprì la bocca e morse con forza il dito di Lambert.

-Ciri! - urlò Jaskier, sconvolto, nello stesso momento in cui Lambert sibilava imprecazioni irripetibili e che avevano tutte per protagonista la madre biologica di Ciri, chiunque fosse.

Geralt non disse niente, limitandosi a fare un passo indietro e a stringere forte una ridacchiante Ciri, assolutamente soddisfatta del suo operato.

Geralt represse un sorriso contro le sue codine bionde.

-Mi dispiace, non so cosa le sia preso! - si stava intanto scusando Jaskier con tono mortificato, avvicinandosi a Lambert – Non l'ha mai fatto prima! - continuò, anche se sia lui che Geralt sapevano che stava mentendo.

Lambert lanciò un'occhiata velenosa a Geralt, che finse di osservare il lampadario.

-Non stento a crederlo. -

Jaskier lanciò una breve occhiata sospettosa al marito, poi sospirò profondamente, guardando di nuovo Lambert.

-Vuoi mettere il dito sotto l'acqua? Le stanno spuntando i canini e sono affilati come quelli di un lupetto. -

Lambert produsse un verso sprezzante, gettando una non proprio velata occhiata rancorosa a Ciri, di nuovo angelicamente appesa al collo di Geralt.

-Figurati! Sono stato nell'esercito io, ho affrontato ben di peggio di una piccola, infida mocc... -

-Non è tardi? - lo interruppe Jaskier a voce alta, lanciando un'occhiata allarmata a Geralt, che aveva stretto pericolosamente gli occhi.

Lambert grugnì, sicuramente meno baldanzoso rispetto a come era entrato.

-Ti aspetto in macchina – grugnì, poi uscì sbattendo con forza la porta.

Per un po' rimasero semplicemente a fissarsi l'uno con l'altro.

Poi Jaskier assunse una faccia implorante.

-Dimmi che non stai addestrando nostra figlia a mordere chi non ti piace. -

-Non essere ridicolo – disse Geralt, ma distogliendo lo sguardo.

-Quindi è stato un incidente? Come quello con la commessa insistente del mese scorso? O con il postino maleducato di una settimana fa? -

-Ovviamente. -

Jaskier sospirò di nuovo, ma i suoi occhi erano morbidi mentre si avvicinava a Geralt.

-Sei un idiota, a volte mi spaventi e probabilmente dovremo mandare nostra figlia in un centro correttivo per i disturbi comportamentali, ma ti amo, lo sai? -

Gli occhi di Geralt erano caldi, la sua espressione ridicolmente soddisfatta.

-Lo so – fece una pausa, distogliendo un po' lo sguardo – Mh. Ti amo anche io. -

Jaskier fece una risata morbida, avvicinandosi quanto bastava per baciare piano le labbra del marito.

-Amo che tu sia emotivamente costipato anche dopo tutti questi anni. -

Geralt brontolò contro lo sue labbra, un suono caldo e affezionato, mentre reggeva Ciri con un solo braccio per poter avvolgere l'altro intorno alla vita magra di Jaskier, tenendoselo premuto contro.

Il più giovane gli posò una mano sulla guancia, inclinando un po' la testa per poterlo guardare negli occhi.

-Andrà tutto bene, fidati di me – gli scoccò un sorriso luminoso, da cui Geralt si sentì completamente sopraffatto – Quando canterò her sweet kiss penserò a te. -

Geralt avrebbe voluto grugnire con disprezzo, ma in realtà stava sorridendo un po'.

Il matrimonio lo aveva rovinato.

-Sai che novità. Sono dodici anni che vai a dire ai quattro venti che ogni canzone è dedicata a me. Persino quella ridicola in cui ero una specie di mercenario che uccideva mostri. -

Jaskier lo guardò un po' male, mordendogli giocosamente il naso.

-Innanzitutto, non eri affatto un mercenario. Era tutta una cosa molto più nobile. Secondo, sei un bruto e io ti detesto. -

Geralt non pensò nemmeno di fingersi preoccupato, visto che Jaskier aveva rovinato qualsiasi effetto brutale delle sue parole baciandolo dolcemente sulle labbra, un'ultima volta.

-Ciao anche a te, passerotto – mormorò poi con voce tenera, baciando la fronte di Ciri, che gorgogliò contenta, cercando di afferrare un lembo della sua camicia dolorosamente variopinta – Comportati bene, proteggi papà e non diventare una cannibale. Okay? -

Ciri per tutta risposta rise e Jaskier fece scontrare ancora una volta i loro nasi, prima di allontanarsi di un passo.

-Sta attento – disse subito Geralt, senza riuscire a trattenersi.

Jaskier gli rivolse un'occhiata esasperata, ma i suoi occhi erano dolci.

-Andrà tutto bene, amore – d'un tratto assunse un'espressione furba - Augurami in bocca al lupo. -

Geralt sorrise, esasperato, ben ricordando la prima volta in cui uno stupidissimo Jaskier di vent'anni, venuto a sapere che nel suo ambiente veniva chiamato lupo bianco, gli aveva fatto quella richiesta.

Ovviamente, visto che si trattava di Jaskier, aveva dovuto trasformare la cosa in una tradizione sdolcinata e maliziosa prima di ogni suo concerto.

Geralt forse la odiava.

O forse no.

-In bocca al lupo, Jas. -

Jaskier gli strizzò l'occhio, mentre apriva la porta.

-In bocca a te? Sempre! -

E poi Geralt rimase solo.

Non appena Ciri si rese conto che Jaskier se n'era andato e che non sarebbe tornato presto, scoppiò a piangere, forte ed estenuante.

Geralt sospirò, chiudendo per un istante gli occhi.

Sarebbe stata una lunga serata.

 

 

 

 

Geralt cercava di ripetersi che fosse normale che Jaskier non fosse ancora rientrato alle quattro di mattina.

I concerti sono lunghi e Jaskier non si era mai risparmiato per il suo pubblico.

Era perfettamente normale.

Glielo aveva detto pure Yen, quando le aveva scritto un'ora fa, da buon marito paranoico.

Il concerto sta andando alla grande, un'ultima canzone e abbiamo finito. Jaskier sta benissimo”.

Però questo glielo aveva detto un'ora fa.

Jaskier avrebbe dovuto suonare la sua ultima canzone un'ora fa.

Come minimo avrebbe dovuto essere a casa almeno da venti minuti.

Avendo passato gli ultimi dodici anni della sua vita a stare dietro a Jaskier, Geralt sapeva che il dopo concerto potesse essere impegnativo quanto il concerto stesso.

Jaskier era fin troppo gentile e non respingeva mai i fan che riuscivano a sgattaiolare fino a lui o ad avvicinarlo dopo aver suonato.

Firmava sempre ogni autografo, scattava anche dieci foto con la stessa persona, se gli veniva chiesto.

Geralt di solito interveniva quando lo vedeva troppo stanco o percepiva un fan troppo aggressivo o insistente.

Ma Geralt, per la prima volta, non era lì.

C'era Lambert con lui adesso, e la cosa non lo rassicurava per niente.

Sospirò, rigirandosi pesantemente sul divano.

Ciri dormiva di sopra da un pezzo, anche se era stato difficile farla addormentare. Di solito era Jaskier che si occupava di questo, cantandole qualcosa anche per ore intere, finché Ciri non si calmava e cominciava a sbadigliare.

Geralt non aveva la voce adatta per ninne nanne dolci, si limitava a bofonchiare a bocca chiusa qualche ritornello delle canzoni di Jaskier che ricordava, dondolando goffamente sul posto.

La bambina adesso dormiva beata nel suo lettino al piano di sopra, ma Geralt non riusciva a schiodarsi dal divano. Preferiva rimanere lì finché Jaskier non fosse tornato, per ogni evenienza.

Si era quasi appisolato quando dei forti rumori provenienti dal giardino lo fecero sedere di scatto.

Un po' confuso, si allungò verso il tavolino per leggere l'ora sul suo telefono.

Le cinque del mattino.

Intanto i rumori si facevano sempre più forti, accompagnati dal suono di due voci decisamente alte e risate sguaiate.

-Shhh! Stai dritto, non... Cazzo, Geralt mi ucciderà. No, no, non sdraiarti lì! Siamo quasi a casa, continua a camminare! -

-La vita è bella! - urlò la seconda voce, indubbiamente quella di Jaskier. Geralt non aveva bisogno di vederlo per capire che fosse del tutto ubriaco – La vita è davvero una bella cosa! E sai, devi viverla. Perché è la vita. E finché vivi devi viverla, la vita. Perché è così che si fa con la vita, uno la vive. -

Ci fu il suono di una risata soffocata, sicuramente quel cretino di Lambert.

-Chiaro. Ora c'è uno scalino, attento... -

Geralt sentì un tonfo sordo, altre risate sguaiate e decise di averne abbastanza.

Si alzò in piedi e in poche rapide falcate raggiunse la porta.

Rimase impietrito sulla soglia, davanti all'immagine che gli si prospettava davanti.

Jaskier era praticamente disteso sul primo gradino del loro portico, ridendo come se fosse la cosa più esaltante di sempre, con Lambert, di poco più sobrio, che cercava di rimetterlo in piedi.

Dopo parecchi tentativi, Lambert tirò su Jaskier, senza smettere di sorreggerlo. Fu allora che entrambi si accorsero di Geralt che li fissava.

Lambert assunse un'espressione semplicemente inorridita.

Jaskier, sorprendentemente, sorrise.

Con malizia.

-Ehi! Non dirlo a mio marito, ma sei proprio uno schianto! Sei libero stasera? -

Geralt si limitò a uno sguardo che avrebbe potuto gelare qualsiasi deserto, poi strinse gli occhi su Lambert.

-Lo hai portato a bere? Tu lo sai che sei morto, vero? E ti sei pure messo a guidare, ubriaco, con mio marito in macchina! Si può sapere che cazzo di problemi hai? -

Jaskier gemette, assolutamente avvilito.

-Sei sposato?! -

Sia Geralt che Lambert lo ignorarono.

-Non sono ubriaco, sono leggermente brillo, al massimo! Ero perfettamente in grado di guidare – si difese Lambert, infuocato. Poi fece una smorfia – Anche se in effetti ha guidato Yen. Era piuttosto incazzata, sai. La chitarra di Jaskier è rimasta in macchina, diglielo quando sarà tornato sobrio. -

-Lo hai portato a bere – ripeté Geralt, letale.

-Solo un goccio! - sbraitò Lambert, anche se aveva la decenza di sembrare un po' in colpa mentre cercava di impedire a Jaskier di sedersi per terra – Era così felice per il suo concerto, il suo primo concerto dopo due anni, ed era così depresso all'idea di tornare a casa che ho pensato si meritasse un po' di svago!-

Geralt sobbalzò, cercando di rimanere impassibile.

E questo che significava?

Jaskier era depresso all'idea di tornare a casa? All'idea di tornare da lui e Ciri? Perché?

Il primo pensiero di Geralt, frutto di anni di insicurezze e repressione emotiva, fu che Jaskier non lo amasse più.

Ma era impossibile, lo aveva detto giusto prima di uscire e Geralt lo conosceva, sapeva che non mentiva.

Allora perché l'idea di tornare a casa lo aveva spinto a ubriacarsi, con Lambert poi, tra tutte le persone?

Non aveva senso e odiava che le cose non avessero senso.

All'improvviso, la voce lamentosa di Jaskier lo riscosse.

-Merda. Credo di dover vomitare. Posso vomitare su quei cespugli? -

Geralt si mosse immediatamente, scendendo con decisione le scale del portico.

Era incazzato nero, ma ciò non gli impedì di prendere con delicatezza Jaskier dalle braccia di Lambert, passandogli un braccio intorno alla vita per sostenerlo.

Jaskier si voltò a guardarlo, con uno stupido sorriso da ebete.

-Mmh, ciao bel ragazzo. Vuoi approfittarti di me? Perché puoi approfittarti di me. Mio marito non lo verrà a sapere. Non è tradimento se succede una volta sola, no? -

-Non lo sarebbe comunque – rispose distrattamente Geralt, cominciando a camminare con difficoltà sui gradini.

Quando gli fu chiaro che Jaskier non fosse assolutamente in grado di coordinare il movimento occhio-gamba, lo sollevò su una spalla, ignorando il suo urletto eccitato.

-Oh sì! Amo gli uomini che sanno quello che vogliono!-

-Ehi aspetta un attimo! - lo richiamò Lambert, mentre Geralt stava già per chiudere la porta – Quella stronza di Yen se ne è andata dopo averci scaricato qui, con la macchina. Non è che posso dormire sul tuo divano? -

Geralt lo fissò, impassibile.

Poi gli chiuse la porta in faccia, ignorando le bestemmie colorite dell'uomo.

Sempre con Jaskier su una spalla, cominciò a salire piano le scale verso il piano di sopra, pregando che Ciri non si svegliasse con tutto il casino che avevano fatto.

-Cristo, devo veramente vomitare – borbottò Jaskier da qualche parte sulla sua schiena e Geralt affrettò il passo.

Sì, Jaskier doveva decisamente vomitare.

Geralt passò almeno mezz'ora seduto dietro di lui sulle piastrelle fredde del bagno, sorreggendogli la testa e impedendo che si sporcasse i capelli o i vestiti mentre buttava anche l'anima nel cesso.

Avrebbe voluto riversargli addosso la sua rabbia, insultarlo. Una parte di lui voleva persino lasciarlo a sfangarsi la sbornia da solo.

Ma Jaskier sembrava così miserabile e piccolo, con la fronte appoggiata sugli avambracci, in attesa di un nuovo conato, che Geralt non poté fare altro che accarezzargli rassicurante la schiena, sostenendolo finché il suo stomaco non si calmò.

Poi lo pulì al meglio che poté (aveva provato a infilarlo sotto la doccia, ma Jaskier era così instabile che Geralt aveva paura che potesse scivolare e rompersi la testa), lo aiutò a svestirsi e gli pulì addirittura la faccia dal trucco che applicava intorno agli occhi a ogni concerto.

Lo lasciò in boxer e gli infilò una sua maglietta, facilitato dal fatto che Jaskier fosse molto più docile e calmo dopo aver vomitato. Non parlava più, si limitava a starsene fermo con la fronte premuta contro la spalla di Geralt, lasciandosi manovrare.

Quando fu pulito e sistemato, Geralt gli baciò una tempia e lo sollevò di nuovo.

Non aveva paura di comportarsi in modo troppo smielato per una volta, dubitava che Jaskier si sarebbe ricordato qualcosa il giorno dopo.

Lo portò a letto e gli rimboccò bene le coperte.

Jaskier lo sbirciava da uno spiraglio degli occhi, mezzo addormentato.

-Non vieni a letto con me, bel ragazzo? -

Geralt scosse la testa, ravviandogli i capelli scombinati.

-Tra un istante. Devo prima fare una cosa. -

Ma Jaskier aveva già chiuso gli occhi.

Geralt lo guardò ancora per qualche secondo, gli baciò una guancia e si alzò in piedi.

 

 

 

Geralt stava preparando il pranzo quando finalmente Jaskier ritornò alla vita.

Lo sentì trascinarsi giù per le scale, con passo pesante e rumoroso.

Sospirò e abbassò un po' la fiamma del fornello.

Poi si voltò, pronto a fronteggiarlo.

Jaskier aveva decisamente un aspetto di merda quando entrò in cucina.

I suoi occhi erano piccoli e cisposi per le poche ore di sonno, i capelli sconvolti e arruffati. Indossava ancora la maglietta di Geralt sopra i suoi boxer e sembrava così piccolo, mentre si stropiccia gli occhi, che Geralt dimenticò quasi la propria rabbia.

Quasi.

-Che cazzo avevi in mente ieri, si può sapere? -

Jaskier fece una smorfia, reggendosi melodrammatico la fronte e lasciandosi cadere pesantemente su una sedia.

-Puoi abbassare la voce, per favore? Sento che la testa potrebbe scoppiarmi da un momento all'altro. -

-Me ne fotto della tua testa – ribatté Geralt, anche se abbassò un po' la voce perché era un idiota troppo morbido per il suo stesso bene, aveva persino lasciato un'aspirina sul comodino dell'idiota.

– Hai idea di quanto sia stato in pensiero? Cosa abbia provato quando ti ho visto ubriaco sotto il nostro portico? Ho dovuto reggerti la fronte mentre vomitavi, improvvisamente mi sembrava di essere tornato ai primi tempi, quando avevo appena cominciato a lavorare per te. -

Jaskier lo guardò, il ritratto del senso di colpa e della mortificazione.

In qualche modo, questo irritò ancora di più Geralt.

-Merda, mi dispiace Geralt. So di essere stato un coglione. Lambert e io... dovevamo solo brindare al mio concerto, davvero. Ma penso di avere esagerato un po'. -

-Pensi di avere esagerato un po'? - ripeté Geralt, incredulo e incazzato, rinunciando definitivamente a mantenere un tono di voce basso – Vaffanculo Jaskier. Avevi detto che sarebbe andato tutto bene, che dovevo solo fidarmi, che ormai eri cresciuto e maturato. Poi ti tolgo gli occhi di dosso per una fottuta sera e guarda che succede! -

-Okay, adesso stai esagerando – ribatté Jaskier, avendo anche il coraggio di sembrare un po' arrabbiato – Mi stai trattando come se avessi ucciso qualcuno! Ho bevuto qualcosa dopo un mio concerto e, per una volta cazzo, per una volta di merda, ho perso un po' il controllo. Cosa c'è di male? -

-C'è di male che hai una figlia! - sbottò Geralt, furioso, non riuscendo più a trattenersi. Gli occhi di Jaskier si spalancarono in quest'espressione vulnerabile che normalmente avrebbe fatto sentire in colpa Geralt, ma non adesso. Adesso riusciva a pensare solo alle parole di Lambert, crude e spietate, che gli erano frullate nel cervello per tutta la notte.

Era così depresso all'idea di tornare a casa che ho pensato si meritasse un po' di svago!

-Non hai mai brillato per spirito di responsabilità, ma pensavo che almeno di Ciri ti fregasse qualcosa! - continuò Geralt, ormai urlando apertamente. Jaskier era immobile, troppo immobile, ma, ancora, non se ne accorse – Era esattamente per questo che ero restio all'adozione, cazzo! Lo sapevo che non saresti riuscito a mettere te e la tua carriera al secondo posto! Ma pensavo che almeno ti saresti comportato in maniera responsabile se fossi tornato a lavoro, se non per me, almeno per Ciri. Invece torni ubriaco alle cinque del mattino con quel coglione di Lambert ubriaco quanto te e, Cristo, chissà che cazzo ti sarebbe successo se non ci fosse stata Yen! Mi dispiace se ti sei annoiato in questi due anni stando a casa con me e Ciri, mi dispiace se stiamo rovinando la tua importantissima carriera di cantante, ma l'hai voluta tu questa responsabilità, l'hai voluta tu una figlia, quindi cerca di crescere per una buona volta e smettila di essere così fottutamente egoista! -

Non appena finì di parlare e calò il silenzio, Geralt si rese conto di avere esagerato.

Certo, era arrabbiato con Jaskier. Certo, pensava che dovesse davvero lavorare sul suo senso di responsabilità, in alcune situazioni.

Ma non gli era mai passato per la mente, neppure per un secondo, che Jaskier non ritenesse Ciri la cosa più importante della sua vita, ancora più di Geralt e, sicuramente, più della sua stessa musica.

Vedeva la sua espressione ogni volta che prendeva Ciri tra le braccia, vedeva quanto fosse attento, dolce e premuroso con lei. Quanto fosse responsabile con lei, anche più di Geralt. Era Jaskier che aveva montato il seggiolino in macchina, perché Geralt pensava che andasse bene tenerla semplicemente in braccio mentre viaggiavano. Era stato Jaskier a insistere per avere un cancelletto di sicurezza in fondo alle scale, Geralt non ci aveva nemmeno pensato. Era Jaskier quello che si svegliava di notte quando Ciri piangeva, era Jaskier quello che le cantava per farla addormentare. Jaskier conosceva la perfetta densità che doveva avere la minestra di Ciri, perché la mangiasse senza fare storie. Jaskier si era guardato ottanta tutorial su YouTube per imparare a intrecciare i capelli di Ciri, anche se erano ancora così corti che a malapena potevano chiuderli in due piccole code.

Jaskier amava Ciri. Era la sua priorità assoluta ed era tutto tranne che egoista, quando si trattava di lei.

Anzi, Jaskier non era egoista riguardo a niente e a nessuno.

Era una delle persone più generose e altruiste che Geralt avesse mai conosciuto, anche troppo, per il suo stesso bene.

Essersi ubriacato dopo un concerto era stato stupido e sconsiderato, ma non rendeva Jaskier un cattivo padre.

Non lo rendeva un uomo egoista.

E invece Geralt gli aveva sostanzialmente sputato in faccia quanto fosse un padre di merda.

-Jaskier... - cominciò, esitante, ma si interruppe con orrore quando vide delle lacrime brillare negli occhi dell'altro.

Non stava piangendo, ma i suoi occhi erano rossi e lucidi per lo sforzo di trattenere le lacrime, così come le sue guance.

-Come... come osi... - Jaskier chiuse un istante gli occhi, prendendo un grosso respiro. Geralt poteva vedere le sue spalle tremare in maniera incontrollabile. Quando riaprì gli occhi erano più lucidi e infuocati che mai, ma si piantarono in quelli di Geralt con un'insolita ostilità.

Lo guardava quasi con odio.

-Ciri è tutto per me, tutto – disse piano, con voce a malapena trattenuta – Quello che è successo ieri... non c'entra un cazzo con lei o con te. Io sono contento della mia vita, sono contento di essermi preso due anni di pausa per crescerla insieme a te. Il mio desiderio di tornare a lavorare non diminuisce il mio amore per lei o per te. Ho sbagliato, va bene? Mi sono lasciato prendere dall'adrenalina, mi sono fatto trascinare dalla felicità assoluta che provo quando suono dal vivo e che non provavo da tanto tempo. Non avrei dovuto, ma non avrei fatto niente per ferire Ciri! Quando ho capito che Lambert e io saremmo stati troppo ubriachi per tornare a casa, ho chiamato Yen e le ho chiesto di venire! Non mi sarei mai messo sul serio in pericolo, non con te e Ciri ad aspettarmi a casa! -

Geralt non sapeva cosa dire.

Sapeva solo che d'un tratto si sentiva un coglione.

E che non riusciva a sopportare le lacrime che avevano cominciato a scorrere sulle guance di Jaskier.

-Jas – cominciò piano, facendo un piccolo passo verso di lui.

Ma Jaskier si alzò di scatto in piedi, con tanta veemenza da rovesciare quasi la sedia.

-Non avvicinarti, cazzo! - urlò e Geralt si fermò subito – Non osare... tu non puoi dire... Sono stato io a volerla per primo, porca puttana! Io ho insistito con l'adozione, tu non volevi nemmeno... - chiuse gli occhi, mordendosi forte un labbro. Quando li riaprì erano ancora arrabbiati, ma leggermente più calmi – Vaffanculo, non farò il tuo stesso gioco. Non ti rinfaccerò cose orribili solo per il gusto di ferirti. Questa conversazione finisce qui. Vado di sopra, a controllare la figlia di cui evidentemente non mi importa nulla. -

Prima che Geralt potesse fare o dire qualsiasi cosa, Jaskier gli lanciò un'ultima occhiata di fuoco e uscì di corsa dalla cucina.

Geralt rimase immobile, ascoltando i piedi nudi del marito sbattere sugli scalini di legno.

C'era un vago odore di bruciato in cucina e come un automa si mosse per spegnere il fornello. Rimase appoggiato pesantemente al bancone, in mente solo gli occhi traditi e pieni di lacrime di Jaskier.

Che cazzo aveva combinato?

Quando pensava che la situazione non potesse peggiorare, qualcuno si stiracchiò rumorosamente dal salotto, sbadigliando forte.

Geralt sussultò e si precipitò sulla soglia della cucina, solo per poter vedere Lambert che, palesemente ancora mezzo addormentato, si metteva seduto sul suo divano.

-Cazzo amico – borbottò confusamente, grattandosi una guancia – Non pensi di avere un po' esagerato con l'allodola? Potevo letteralmente sentire il suo cuoricino spezzarsi da qui. -

-Non chiamarlo allodola – disse subito Geralt, per poi aggrottare la fronte e ragionare che non fosse quella la sua priorità – Che cazzo ci fai qui? -

Lambert si stiracchiò di nuovo, evidentemente del tutto a suo agio su un divano altrui in una casa non sua.

-Non ti ricordi? Mi hai detto tu di dormirci. Sei venuto ad aprirmi dopo aver messo Jaskier a letto e mi hai grugnito addosso di dormire sul divano.-

Geralt si passò le mani sulla faccia.

Si era completamente dimenticato di aver preso l'incomprensibile decisione di non far congelare a morte Lambert.

-Comunque sul serio, Gerry – Geralt ringhiò al soprannome, ma ovviamente questo non zittì Lambert - Sei stato a dir poco brutale con il ragazzo. Non era davvero il caso di tirare fuori tutta quella merda sul piccolo mostriciattolo cannibale per un paio di birre. Ed è vero che ha chiamato Yen non appena la situazione ha cominciato a sfuggirci di mano. E, se proprio vuoi saperlo, io ero, ahm, quello più insistente sul continuare a bere. Davvero, è stata più colpa mia che sua. -

Geralt emise un vago suono disperato, senza togliersi le mani dal viso.

-Stai zitto, Lambert. -

Cosa che, naturalmente, Lambert decise di non fare.

-Sul serio, penso che dovresti chiedergli scusa. Penso che il mio cervello sia per metà paralizzato dall'alcol e ho smesso di ascoltare i piagnucolii di Jaskier quando la sua voce stava diventando troppo acuta per la mia sanità mentale, ma posso assicurarti che, per quel poco che ho sentito, sei stato davvero un coglione. -

Geralt non rispose.

Non avrebbe dato a Lambert la soddisfazione di fargli sapere che aveva ragione su tutta la linea.

 

 

 

 

Dopo tre giorni infernali, Geralt non ce la fece più e chiamò Yen.

La donna lo guardò a sopracciglia inarcate non appena la fece entrare in casa.

-Va bene – disse, andando a sedersi con familiarità sul divano, mentre Geralt stava in piedi davanti a lei, a disagio – Visto che hai un aspetto di merda e in fondo ti voglio bene, mi prenderò per prima la mia parte di colpe. È stata un'idea di merda assumere Lambert, è chiaramente inaffidabile e in preda a un alcolismo latente. Non si avvicinerà più a Jaskier a meno che non voglia avere le costole rotte. Va bene? -

Geralt annuì senza guardarla, si passò una mano dietro il collo e infine sospirò.

-Jaskier non mi parla. Da tre giorni. -

Yennefer annuì, scrutandolo con attenzione.

-Lo immaginavo. Devi averla combinata grossa se Jaskier ti punisce con il silenzio. Odia il silenzio.-

Geralt grugnì, irritato.

-Lo so. -

Yen inarcò le sopracciglia, accavallando con eleganza le gambe.

-Allora? Mi vuoi dire che è successo o volevi solo sprecare il mio tempo? -

Geralt la guardò, cercando di farsi coraggio.

-Potrei avergli detto, tra le righe, che se ne frega di Ciri. E che è un irresponsabile e un egoista e che è per questo che non volevo avere una figlia con lui. E che Ciri e io gli stiamo rovinando la carriera. -

Yennefer rimase in silenzio per minuti interi. Il suo volto era perfettamente impassibile, ma Geralt poteva giurare che i suoi occhi violetti stessero mandando lampi.

-Sei un idiota. E non dirò altro visto che, come ho già detto, hai davvero un aspetto di merda e in fondo ti voglio bene. Jaskier dov'è? -

Geralt sospirò, passandosi stancamente una mano sulla faccia.

-Dove sta sempre. Nella cameretta di Ciri. -

Yennefer si mise in piedi, lisciandosi con noncuranza le pieghe del vestito.

-Bene. In nome della nostra amicizia e dei bei momenti passati insieme, proverò a parlargli. Non assicuro niente però. -

Se Geralt non fosse stato stoico per natura, sarebbe scoppiato a piangere dalla gratitudine.

-Grazie, Yen. -

La donna si limitò a un cenno distratto del capo, poi si diresse verso le scale.

 

 

 

Dopo un'interminabile ora, Yennefer scese le scale, da sola.

Geralt si alzò immediatamente dal divano, andandole incontro come un cucciole in cerca di rassicurazioni.

-Allora? -

Yennefer lo fissò, inarcando le delicate sopracciglia nere.

-Vuole il divorzio. -

Per un attimo Geralt si sentì come se gli mancasse la terra sotto i piedi, ma poi si accorse che Yennefer ghignava.

-Non lo prenderei troppo sul serio se fossi in te. Prima ha detto che ti avrebbe chiesto immediatamente il divorzio. Poi ha detto che avrebbe aspettato almeno il quarto compleanno di Ciri. Poi il sesto. Poi il vostro ventesimo anniversario di matrimonio. Alla fine ha detto che te lo avrebbe chiesto sul tuo letto di morte, per farti morire con l'eterno rimorso. Perché ovviamente tu morirai per primo, non accetta discussioni su questo. Dice che deve cantare al tuo funerale su quanto tu sia stato idiota. O una cosa del genere. -

Suo malgrado, Geralt sentì gli angoli della bocca tendere in un minuscolo sorriso.

-Beh, questo sarebbe molto da Jaskier. -

Yen annuì, poi si fece di nuovo seria.

-Fa l'idiota ma si vede che è ferito, Geralt. Non dovevi mettere in mezzo Ciri. -

Geralt gemette esasperato portandosi le mani tra i capelli.

-Lo so. Mi dispiace, d'accordo? Ho cercato di scusarmi almeno ottanta volte, ma non vuole ascoltare. Non mi guarda neppure. Passa tutto il suo tempo a badare a Ciri e a ripeterle in continuazione che è l'unica, l'unica e assolutamente l'unica in tutta la casa di cui gli importi e che ama solo lei. -

Yennefer lo fissò, impassibile.

-Non so davvero chi dei due stia gestendo questa situazione in modo più ridicolo e infantile. -

-Io ho provato ad aggiustare le cose! - si difese Geralt, accorato – Non è colpa mia se lui nemmeno vuole stare nella stessa stanza con me! Dorme nella stanza degli ospiti da tre giorni, non ce la faccio più! -

-Geralt, lo hai accusato di essere un padre di merda. Non pensi che abbia il diritto di non farsela passare subito? -

-Ma io non intendevo dirlo – ribatté Geralt, un po' abbattuto – Non lo penso sul serio. Penso che lui sia un padre fantastico, davvero. -

Yennefer inarcò un sopracciglio.

-E glielo hai detto? -

Geralt si imbronciò.

-Lo sa già. -

Yennefer sembrò perdere tutto il suo ineccepibile autocontrollo mentre sbatteva un piede per terra.

-Oh mio Dio, gli uomini! Siete così idioti e così inutilmente orgogliosi! Persino Ciri è più ragionevole di voi due! Fammi un favore, non chiamarmi più finché non avrete smesso di comportarvi come bambini di due anni! -

Poi si precipitò verso la porta, sbattendola forte.

-Sei tu una bambina di due anni – borbottò Geralt, facendole il verso.

 

 

 

 

Jaskier alla fine gli parlò due giorni dopo la visita di Yen.

Geralt stava imboccando Ciri, mentre Jaskier lavava i piatti.

Anche se stava facendo l'aeroplano e tutti quei versi scemi che facevano divertire Ciri, si accorse comunque con la coda dell'occhio che Jaskier si era voltato verso di lui, le braccia incrociate al petto e la schiena contro il lavandino.

-Yennefer mi ha organizzato un concerto per il prossimo sabato. E io ho detto che lo farò. -

Il suo tono era teso e sulla difensiva e Geralt poteva ben immaginare il perché.

Deglutì, posando il cucchiaino nel piatto di Ciri e voltandosi a guardarlo.

-Va bene – disse, con il tono più gentile che possedeva.

Non sapeva cosa dire, ma a giudicare dall'espressione di Jaskier non aveva detto la cosa giusta.

-Non ti stavo chiedendo il permesso – sbottò, guardandolo con rabbia.

Geralt chiuse un istante gli occhi, cercando di ricordare che Jaskier aveva il diritto di essere arrabbiato e che doveva essere paziente.

-Lo so. Non hai bisogno del mio permesso – fece una pausa, sentendosi annaspare – Sono contento che tu tenga un concerto. Sono orgoglioso di te – era la verità, ma le parole erano uscite tese e in qualche modo forzate.

Jaskier infatti produsse uno sbuffo scettico, mentre gli voltava di nuovo le spalle.

-Sì, come no. Te l'ho detto solo perché non volevo arrivare a sabato con recriminazioni o accuse da parte tua. Non mi ubriacherò e tornerò a casa presto. Lo giuro. E passerò tutta la domenica con Ciri poi, per farmi perdonare. -

Geralt sentiva la bocca secca.

Quando, esattamente, aveva portato Jaskier ad avere quei timori assurdi?

-Non c'è bisogno che tu... – sospirò, alzandosi in piedi mentre si assicurava che Ciri fosse buona nel suo seggiolino – Senti, Jas, tutto questo è assurdo. Non devi dimostrarmi niente. Ho detto cose... cose che non pensavo. Ma so... - si ricordò le parole di Yen sul fatto di dire quello che pensava a Jaskier e continuò con decisione: - So quanto vuoi bene a Ciri. Sei un padre fantastico. E sei tutto, tutto tranne che egoista. -

Jaskier non disse niente, non si girò neppure.

Geralt continuò ad avvicinarsi con cautela, abbastanza rumoroso da permettere a Jaskier di scostarsi se era quello che voleva. Ma Jaskier rimase immobile e Geralt si sentì autorizzato ad abbracciarlo piano, appoggiando il mento sui suoi capelli.

Jaskier non rispose all'abbraccio, ma non si scostò nemmeno, con sollievo di Geralt.

-Mi dispiace, davvero. Non puoi perdonarmi? -

Jaskier si voltò lentamente nell'abbraccio di Geralt, senza scacciare le sue braccia che lo trattenevano. I suoi occhi erano ancora freddi, ma meno ostili rispetto ai giorni passati.

-Io amo te e Ciri più di ogni altra cosa al mondo -disse piano, con voce a malapena trattenuta – Come hai potuto metterlo in dubbio? -

Geralt appoggiò la fronte a quella del marito, godendosi il primo contatto dopo giorni di Jaskier che sobbalzava via da lui al minimo tocco.

-Mi dispiace – ripeté, perché non sapeva che altro dire – È solo che... ti amo così tanto e vederti in quel modo... e poi le cose che Lambert ha detto... immagino di aver perso la testa. -

Jaskier si tirò un po' indietro, guardandolo confuso.

-Le cose che ha detto Lambert? - quando Geralt rifiutò il contatto visivo, Jaskier emise un suono esasperato, alzando drammaticamente le braccia al cielo – Lo sapevo che dovesse essere successo qualcosa di più per farti dire quelle cose! Okay, che ti ha detto quel coglione di Lambert? Anzi, no, non rispondere, posso immaginarlo! Ti ha detto che che è successo qualcosa tra noi? Che, non so, a un certo punto mi sono spogliato e ho ballato la hula sul bancone del bar? Che ho incendiato un boschetto? Qualsiasi cosa ti abbia detto, non è vera. È solo un coglione ubriaco marcio. E visto che ti conosco e so che puoi scendere a livelli preoccupanti di gelosia, ci tengo a sottolineare che preferirei tagliarmi le palle piuttosto che fare sesso con Lambert o chiunque altro non sia tu, ubriaco o no! -

Geralt lo fissò, senza riuscire a trattenere un piccolo sorriso.

Di norma gli veniva il mal di testa quando Jaskier parlava a raffica senza senso, ma dopo giorni di silenzio voleva solo sentire la voce di Jaskier ancora, ancora e ancora.

-Lo so, mi fido ciecamente di te. -

Lo sguardo di Jaskier si ammorbidì, mentre allungava una mano e la posava sulla guancia di Geralt.

-Allora cosa ti ha detto? -

Geralt voltò la testa per premere le labbra contro la pelle di Jaskier, senza baciarla, solo per annusare il suo profumo.

-Ha detto che eri depresso all'idea di tornare a casa – borbottò, senza avere il coraggio di guardarlo – So quanto ci ami, ma so anche quanto ti sia costato limitare i concerti per due anni. E Lambert ha detto così e io... io... devo avere pensato... – adesso era di vitale importanza non incrociare gli occhi azzurri di Jaskier, che lo fissavano intensamente – Devo aver pensato di non essere abbastanza per te - concluse, con un brontolio indistinto.

-Oh, Geralt. -

La voce di Jaskier era così dolce e al tempo stesso così esasperata, che suo malgrado Geralt si voltò a guardarlo.

Jaskier sorrise, mentre gli circondava il volto tra le mani e gli baciava il naso.

-Sei proprio un idiota. Pure Lambert lo è, ovviamente, ma tu di più. Non ero depresso all'idea di tornare a casa perché tu non sei abbastanza per me. È la cosa più ridicola che io abbia mai sentito. -

-Però eri depresso – mugugnò Geralt, non del tutto rassicurato.

Jaskier sospirò.

-Sì, ma non per il motivo per cui pensi tu. –

Assunse un'espressione quasi imbarazzata, così strana da trovare sul volto di Jaskier, che non si vergognava mai di nulla, da portare Geralt a preoccuparsi un po'.

-Non ero depresso all'idea di tornare a casa. Ero depresso perché... perché mi mancavi, okay? Non avevo mai affrontato un concerto senza di te ed è stato orribile. -

Geralt sentì un calore espandersi al centro del petto, mentre guardava Jaskier, perplesso e lieto insieme.

-Non capisco. Yen ha detto che sei stato grande sul palco – disse in tono gentile, allungando una mano per scostargli un ciuffo di capelli castani dagli occhi.

Jaskier fece una smorfia.

-Sì, ma non... non era la stessa cosa. Non per me. Tu non eri lì e io...mi sembrava di impazzire. Non so come ho fatto a finire il concerto senza crollare. So di essere stato io a dire che sarebbe andato tutto bene anche senza di te, ma non era vero. Mi sentivo così vulnerabile e continuavo a cercare i tuoi occhi come un idiota anche se sapevo che non eri lì. E poi so solo che dopo ero così teso e triste, che quando Lambert ha proposto di bere qualcosa ho detto sì senza pensarci. -

Geralt rimase a fissarlo, senza dire una parola. Jaskier fece una smorfia, mentre un forte rossore si espandeva sulle sue guance.

-Lascia perdere, va bene? So che è ridicolo e patetico, non volevo nemmeno dirtelo, io... -

Geralt lo interruppe baciandolo con forza, quasi disperato, premendolo contro il lavandino come se volesse togliere a Jaskier ogni via di fuga.

Jaskier, lungi dal fuggire, gli si premette contro con un gemito bisognoso, gettandogli le braccia al collo.

Geralt si staccò per primo, appoggiando la fronte contro quella del più giovane e accarezzandogli delicatamente il lato del collo.

-Ci sarò sabato - sussurrò dolcemente sulle sue labbra, guardandolo con tutto l'amore di cui era capace.

Per un attimo, le labbra di Jaskier tremarono in un grosso sorriso, ma poi corrugò preoccupato la fronte.

-E con Ciri come facciamo? -

Geralt voltò leggermente la testa, per guardare la figlia che stava allegramente giocando con il suo cibo, sporcandosi tutta e ignorando i due adulti.

-Chiederò a Vesemir di tenerla. Hai ragione tu, non devo proiettare me stesso su Ciri. Solo perché ha fatto degli errori con me non significa che li farà con Ciri. Le vuole bene e so che la terrà al sicuro. -

Jaskier lo fissò, gli occhi azzurri che brillavano come non mai. Gli baciò la guancia, delicato da far male.

-Grazie. Significa molto per me. -

Geralt lo abbracciò forte, seppellendo il viso contro il suo collo.

-Significa tanto anche per me – sorrise contro la sua pelle, godendosi le lente carezze di Jaskier sui suoi capelli – Amo sentirti cantare. -

Per un attimo le mani di Jaskier si bloccarono, ma poi il marito continuò i suoi movimenti, con una lieve risata.

-Sai che userò questa cosa contro di te la prossima volta che ti lamenterai delle mie canzoni, vero? -

-Sì – borbottò Geralt, stringendolo più forte – Ma non importa. -

 

 

 

 

ANGOLINO

 

 

Sempre per far fronte all'ansia e ai brutti pensieri da quarantena, dono al mondo anche questo obbrobrio, nella speranza che almeno vi strappi un piccolo sorriso <3

È dedicata alle mie cicce, perché le amo tantissimo e mi hanno incoraggiata in primo luogo a pubblicare le mie geraskier <3

Grazie a chiunque leggerà,

Un bacione,

Fede <3

  
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