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Autore: MelMakieyo4    25/03/2020    2 recensioni
E se non fosse solo Uncino innamorato della sua Emma? E se non fosse solo Killian innamorato di quella lunga chioma bionda? Cambiare tante cose che durano da molto tempo può fare tanta paura, abbandonare una moglie, una vita creata con il passare gli anni può terrorizzare, ma un lieto fine non è destinato solo ai buoni o alle favole. Colin crede nel suo lieto fine, ma sarà possibile davvero?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jennifer Morrison
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Certi finali possono portare solo a degli incredibili inizi.

Scena finale. Killian guarda la donna al suo fianco, una bellissima donna dalla lunga chioma bionda, mentre tutta la gente intorno esultava nel veder la Regina Cattiva abbandonare quel suo nomignolo per poter far parte della loro famiglia. Un cattivo che diventa una brava persona, un eroe addirittura, fino a poco tempo fa sarebbe stato totalmente improbabile, ma è proprio grazie alla donna bionda, Emma, che ciò che più sembrava impossibile, era divenuto realtà per molte persone. Tutti sorridevano, tutti avevano avuto il loro lieto fine finalmente...
-Ok, stop!- Si sente dire da dietro la telecamera in fondo che li riprendeva tutti, subito dopo seguito da un sospiro di sollievo che abbandonava la tensione di tutti -Buona questa, la teniamo, potete andare- Era il loro regista.
Killian, o meglio Colin, però non si mosse per nulla dal suo posto e il suo sguardo restò fermo sulla figura bionda che invece si allontanava piano per poter adagiare la bambina che aveva in braccio tra le braccia della rispettiva madre.
Si sentì poi toccare sulla spalla -E' finita, Colin, ci credi?- Voltò il suo sguardo sull'amico, Josh, che aveva del luccichio negli occhi che faceva presagire solo un pianto di tristezza mista a felicità.
-Non sembra vero, non voglio nemmeno crederci. Domani mi sveglierò e non sarò più un pirata- Ammise Colin, iniziandosi ad incamminare verso i rispettivi camerini -Non sarai più mio suocero- e rise, mentre la mano di Josh non abbandonava la sua spalla.
-Sarai sempre Uncino, ma almeno tornerai da tua moglie, non la vedi da molto... Fortunatamente io ho la mia Gin qui- E sorrise, guardando nella direzione della sua ormai moglie e principessa Biancaneve.
L'amore a volte gioca degli scherzi, tiene lontane le persone per tempi indefiniti per poi ricongiungere come nelle favole, così era successo loro. E Colin a volte pensava di voler anche lui una storia del tutto fiabesca, ma lo abbandonava in un battibaleno, avendo a casa una moglie.
-Vero, sei fortunato- ammise, per poi guardare nella direzione di Jennifer, un po' triste -E' stato un vero colpo di fulmine-



 
Mentre metteva nella borsa le ultime cose che aveva lasciato nel suo camerino, sentì bussare alla porta. Senza nemmeno il tempo di poter dare il consenso, quest'ultima si aprì facendo intravedere immediatamente quei lunghi capelli biondi e i grandi occhi che colmarono il silezio di quella stanza.
-Hei, Colin- Jennifer entrò chiudendo la porta alle sue spalle -Sono venuta a salutarti... Tutti sono già andati via per poter prepararsi, stasera andiamo in un locale per festeggiare, tu ci sarai?- Più che una domanda, sembrò essere una vera e propria richiesta, una specie di supplica.
Colin lasciò andare il borsone che stava riempiendo con cura per poter dare piena attenzione a Jennifer. Si appoggiò ad una mensola bassa che serviva ad appoggiarci i trucchi di scena e la guardò fissa in quegli'occhi -Jen, non so... Volevo prendere il primo aereo per poter tornare a casa. Sai, ho una moglie che mi aspetta- rise, cercando di sdrammatizzare la situazione.
Sin dal primo momento in cui lui e Jennifer si videro, scattò una chimica tra i due che nessuno era mai riuscito a spiegare, qualcosa che rendeva irresistibile l'uno per l'altro. Questo per Colin era una delle cose più strane. L'unica donna che aveva mai suscitato un interesse per lui era stata solo sua moglie.
Erano ormai anni che rimandavano una sorta di discussione per poter chiarire quell'affinità, sino ad arrivare a quest'ultimo giorno di riprese che li avrebbe separati fin quando non ci sarebbe stata un'intervista o qualcosa inerente alla serie tv.
Jennifer non rise di quella battuta, accennò solo un lieve sorriso, avvicinandosi a lui -Ah, capisco- disse, facendo alludere alla sua delusione -Speravo di parlarti in realtà- parlò tutto d'un fiato, ormai con la testa bassa, coprendo metà del suo volto con i lunghi capelli.
-Dimmi- sorrise Colin, del tutto ignaro di ciò che stava per dire la sua amica -Lo sai che per qualsiasi cosa ci sono-
-Colin, io credo che ci sia qualcosa tra di noi-
Un tuffo al cuore. Non smise di sorridere per risponderle -Dai, Jen, se è uno dei tuoi soliti giochetti, sai che non mi piacciono-. Allungò anche lui un passo nella sua direzione, fermandosi a pochi centimetri da lei, che teneva sempre il capo basso.
Jennifer iniziò a giocherellare con un laccetto che scendeva dalla sua felpa rossa, in cerca delle parole da dire -Davvero, tu non senti questa .. cosa?- Alzò lo sguardo verso il suo viso. Non mancò quel sopracciglio alzato che fece cedere le labbra di lei in un piccolo sorriso -Mi mancheranno le tue espressioni-
Ci fu un piccolo silenzio, forse imbarazzante. Colin la guardò fissa negli occhi, non riuscendo a capire bene la situazione che si stava andando a creare. Con un lieve sospiro disse -Jen... Lo sai... Sono sposato...-
Come se fosse la prima volta che lo sentisse, Jen si ritrasse immediatamente di almeno due passi, sorridendo istericamente -Hai ragione, scusami. Non so cosa mi prende, sarà che Uncino mi ha davvero conquistata- cercò di scherzare per alleviare la tensione. Guardò Colin proprio davanti a lui, forse pentito delle parole che aveva pronunciato, e continuò -Dai, però stasera non puoi mancare, è l'ultima sera...-
-Ci sarò-


 
Per quella sera aveva optato per una camicia blu scura semplice e un gilet grigio, abbinato ad un jeans usuale. Non aveva idea del locale che i suoi colleghi avevano scelto, ma sicuramente sarebbe stato qualcosa di appartato e poco elegante per il semplice fatto che non era stato avvertito nessuno di qualche paparazzo o tanto meno di vestirsi bene.
Colin scese dal suo taxi per poter entrare nel Lux, un locale poco distante da dove giravano di solito le scene della serie tv, un grande palazzo di vetro contornato da piante arrampicanti, con tanto di grossa scritta dorata all'entrata. Dall'esterno si intravedeva una sala appartata all'aperto immersa nel verde. Non aveva dubbi che Adam, il regista, avesse scelto una location del tutto fiabesca per il loro piccolo addio.
Entrò nel locale incontrandosi immediatamente con Josh e sua moglie, si aggregò a loro per poi andarsi a sedere proprio all'interno di quel piccolo spazio all'aperto che avrebbe potuto contenere si e no una trentina di persone.
-Ma ci entreremo tutti?- domandò al suo amico, mentre prendeva posto ad un lungo tavolo bianco -Credo che il posto sia un po' strettino per contenere tutti-
Facendo spallucce, Josh lo guardò -Vedremo, dovremmo essere solo noi del cast-
Una mano gli accarezzò le spalle mentre vide una figura passargli dietro con la coda dell'occhio, arrivando poi al suo fianco. Era Jennifer, con un vestitino a fiori chiaro, un po' trasparente alle braccia con delle maniche a tre quarti. Scostò la sedia di fianco Colin -E' libera?-
-Assolutamente si- Colin non riuscì a staccarle gli occhi di dosso -Sei magnifica stasera, principessa Emma- sorrise, consapevole che sarebbe stata una delle ultime volte in cui avrebbe potuto vederla fisicamente.
-Ti ringrazio, Capitan Uncino- restò al gioco, prendendo posto -Gli altri sono fuori per aspettare tutto il cast, ma ti avevo intravisto da fuori e mi sono precipitata qui. Sapevo che mi aspettavi- rise. Tra di loro era sempre stato così. Uno scambio di continue battutine a doppio fine, a cui tutti ormai erano abituati considerandoli solo giocosi. Ma forse non tutto era uno scherzo...
Dando ormai le spalle a Josh e Gin, come capitava spesso, regalò tutta la sua attenzione, almeno per quell'ultima sera a Jennifer, che sembrò fare totalmente lo stesso.
-Domani a che ora hai l'aereo?-
-Presto- disse lui, amareggiato -Alle cinque devo avviarmi all'areoporto, ho preparato già tutte le valige-
-Mi mancherai, lo sai?-
-Lo so...- sorrise -So che ormai non puoi fare a meno di me-
Ricevette un piccolo schiaffetto sulla spalla dalla ragazza dalla lunga chioma che quella sera aveva raccolto in una treccia e risero insieme, all'unisono.
-E sai che io non posso fare a meno di te- si lasciò, poi, sfuggire Colin, abbassando lo sguardo. Jennifer rimase senza parole, sentendo un calore salire all'altezza delle sue guance ma prima che potesse dire qualcosa, l'intero cast varcò la soglia del giardino addobbato pronto per la cena. Quella conversazione finì, senza mai aggiungere altro. Tra piccoli sguardi rubati durante la cena, non potevano far a meno di sfiorarsi, fingendo di aver sbagliato, con le gambe, tenendo perennemente vivo quel contatto che sembrava scottare in ogni momento.
Sapevano che quella sarebbe stata la loro ultima sera.


 
Erano poco più tardi dell'una di notte, la cena aveva preso una piega del tutto inaspettata, con tanto di musica, luce offuscata. Qualche membro del cast aveva portato con se delle casse e qualche chitarra, e chiunque ovviamente aveva a portata di mano la propria voce. Una piccola passione che aveva unito tutti dal musical del matrimonio tra Emma e Killian.
Il primo che fu buttato nella mischia, ovviamente, fu Colin che, con in braccio la chitarra, iniziò a strimpellare qualche canzone vecchio stampo, come piacevano a lui, ma abbastanza movimentata per far sì che la maggior parte del cast fosse in piedi a ballare. Tra cui Jennifer, che ad ogni passo, non riusciva a staccare gli occhi dal suo Pirata. Colin muoveva le sue dita su quello strumento come se fosse la cosa più naturale del mondo, senza saltare mai nemmeno una nota, ricambiando quello sguardo.
Quando Josh gli diede il cambio per poter far ballare anche lui, si avvicinò istantaneamente, come se fosse attratto da una calamita, a Jennifer, cingendo i suoi fianchi per poter ballare davvero molto vicini. Nessuno li notava. Ormai erano movenze del tutto usuali, loro erano così. Loro ispiravano passione. Le gambe di Jen si muovevano a tempo di musica e le sue braccia cinsero il collo di Colin in un piccolo abbraccio, per poter cambiare ritmo dei suoi passi data la canzone ora un po' più calma.
Josh era un romanticone e non si lasciò scappare l'opportunità di poter dedicare una canzone alla sua donna, e con l'aiuto di altri membri del cast, arrangiò una melodia soffice, un po' come se fosse la chiusura di quella serata. E così fu.
Il locale stava per chiudere ed un cameriere li avvertì.
Jen e Colin si guardarono, si scrutarono prima di lasciarsi andare da quell'abbraccio e poi ognuno a recuperare le proprie giacche o borse per poter andare via.
-Sto per chiamare un taxi, lo dividiamo?- lei non si fece mancare l'occasione di passare persino gli ultimi istanti con lui -Tanto sono pochi km di distanza, il tassista non dirà nulla-
Colin la guardò, incerto, non sapeva fino a quando sarebbe riuscito a resistere -Ma si, dai.. Andiamo insieme-


 
La prima a scendere dal taxi sarebbe stata lei e mancavano solo pochi isolati prima di arrivare a destinazione. Erano seduti lasciando un piccolo margine di distanza dai loro corpi, ma non si poteva dire lo stesso delle loro mani che, ferme sul sedile, riuscivano a sfiorarsi anche se di poco.
-Non posso crederci che tutto questo è finito- ribadì lei, nuovamente, dopo aver ripetuto quella frase quasi per tutta la serata -Niente più vestiti fiabeschi, niente più regina cattiva o chissà cosa... Niente più avventure- si riusciva a scorgere la tristezza e la malinconia che l'assaliva parola dopo parola.
-E' stato bello almeno, pensa questo- Colin le sorrise, cercando di levare quella tristezza dal suo volto -E sicuramente noi ci terremo in contatto, no?-
-Se tua moglie te lo permette- rise lei, ricambiando lo sguardo -Io sono arrivata comunque, quindi questo è.. Un arrivederci?-
Colin si guardò intorno per capire dove si trovasse. Non appena il taxi si fermò di fronte l'hotel di Jen, fu il primo a scendere dall'auto lasciando lei confusa. Le aprì la portiera, come un vero gentiluomo -Un uomo apre sempre la porta alla sua donna- si giustificò, ridendo.
-Ma che gentile- Jen scese dall'auto, sorridendo -Ti va di salire per un po'? Magari ci ordiniamo un po' di spumante per salutare Capitan Swan- abbozzò, sperando in un si.
Dopo aver chiuso la portiera, cacciò dalla sua tasca posteriore il suo portafogli per pagare il tassista -Ci sto- e insieme salirono le scale che portavano all'entrata dell'hotel. Molto differente dal suo, era molto accogliente e ampio, caratterizzanti erano i murales tutti colorati che riempivano di gioia quell'ambiente. Colin seguì Jen arrivando poi nella sua camera, numero 394, tenne a mente lui. Con un gesto naturale, Jen fece passare la scheda magnetica al lato della porta per poterla aprire e dopo un silenziosissimo Bip, finalmente erano lì.
Una grande camera con al centro un letto matrimoniale ben in ordine. Non si poteva dire lo stesso della valigia di lei, aperta su una sedia messa in un angolo, proprio di fianco all'armadio.
-Sai, gli armadi sono stati fatti apposta per poterci poggiare gli indumenti- scherzò lui, sedendosi sullo spigolo del letto, mentre lei gia era intenta a togliersi quei tacchi vertiginosi che aveva indossato per la cena.
Lei lo fulminò con uno sguardo, per poi ridere di se stessa -Lo so, lo so... Ma sai, nel mio disordine riesco a trovare più cose- lasciò le sue scarpe vicino la porta del bagno e poi aprì il minifrigo che ti trovava di fianco all'armadio, cacciando un piccolo spumante che poi avrebbe pagato -Ti dispiace se non ho i bicchieri? Forse è un po' tardi per chiamare la reception-
Controllò l'orologio che aveva al polso, in effetti erano passate le due di notte. Fece spallucce -Non è la prima volta che ci scambiamo un bicchiere- disse lui, poi picchiettando la mano sul letto di fianco a lui per farle capire di sedersi.
Non se lo fece ripetere due volte, aprì lentamente lo spumante sedendosi al suo fianco e poi, alzandolo di poco a mo' di brindisi, disse -A capitan Swan!- sorrise e diede il primo sorso e dopo gliela passò.
-A Capitan Swan- ripetè lui, bevendo a sua volta.
Passarono i minuti interi a parlare di tutto e di nulla, senza mai staccarsi gli occhi da dosso, ma senza che nessuno dei due riuscisse mai a fare la prima mossa. Era frustrante, entrambi era come aspettassero qualcosa. Quando la bottiglia fu finita, venne appoggiata a terra e dopo aver dato un rapido sguardo al suo orologio, capì che era ora di andare. Jennifer notò quel movimento e, poggiandogli una mano sul ginocchio per far sì che non si alzasse, tornò a guardarlo come aveva fatto poche ore prima nel camerino del cast.
-Colin, stasera è l'ultima sera...-
-Lo so...- sospirò, elettrizzato da quel contatto voluto da lei -Jen, io domani torno in irlanda. Tu andrai chissà dove... E poi...-
-Hai una moglie- continuò lei, interrompendolo.
Come risposta ci fu solo un breve cenno con il capo, mentre la guardò fissa negli occhi. Ci fu un silenzio assordante che riempì interamente quella stanza. Colin accarezzò la sua mano che era ancora sul suo ginocchio, con gli occhi lucidi un po' per l'alcool bevuto e un po' per la tristezza, non staccò mai quello sguardo che lo stava perforando. Sentì il suo cuore battere, come mai aveva fatto prima. Quella vicinanza era perenne davanti alle telecamere, avevano interpretato una coppia molto affiatata, ma in quel momento era tutto diverso, era tutto vero. Colin si avvicinò lentamente, tolse la mano da quella di Jen per poterle scostare una ciocca che si era ribellata alla treccia di quella sera, e gliela posò dietro l'orecchio. Quel gesto si trasformò in una vera e propria carezza, toccando la guancia ormai arrossata di lei, che l'accolse con stupore.
Jen si avvicinò ancora di può, chiudendo quel poco di spazio che ormai li divideva, e posò le sue labbra sulle sue, sperando di non essere rigettata. Ma, anzi, Colin accettò pienamente quel bacio, cercando di togliere anche quello spazio che c'era tra i due corpi, attaccandosi a lei per poterla sentire. Da quanto aspettavano questo momento?
Nonostante i tanti baci che si erano già dati, questo aveva il sapore di qualcosa di nuovo. Jen, senza mai staccare le labbra da lui, si sedette a cavalcioni su di esso, cingendo le sue braccia intorno al suo collo, mentre le mani di lui iniziarono ad accarezzarle la schiena, scendendo sempre più giù.
-Jen..- Sussurrò lui, sulle sue labbra -Cosa stiamo facendo..?- nonostante questa domanda, nessuno dei due aveva intenzione di staccarsi, accendendo sempre di più quel bacio che era tanto stato desiderato. Si sdraiò completamente sul letto, sempre con lei sopra di lui, e passarono quella notte a scoprire se stessi fino al mattino seguente.


 
Una vibrazione di un cellulare fece aprire gli occhi di Colin, con fatica. A primo impatto non riuscì a capire in quale posto fosse fino a quando i ricordi non riaffiorarono nella sua mente. Si girò lentamente verso la sua sinistra, cercando di constatare se non fosse stato tutto un sogno ma la trovò lì, nuda, coperta solo da un lenzuolo bianco. I capelli, ormai sciolti e incasinati, coprivano gran parte del cuscino, e la sua espressione tranquilla lo ipnotizzò. Ma quella vibrazione lo fece ritornare alla realtà, si alzò di poco col busto, cercando con lo sguardo i suoi pantaloni buttati da qualche parte sul pavimento della stanza. Ed eccoli lì.
Si alzò per poterlo recuperare e controllò le tasche anteriori, reperendo così quel chiassoso cellulare che vibrava in continuazione.
Sulla schermata iniziale, lesse 9:03 del mattino. E subito poco sotto otto chiamate perse e innumerevoli messaggi da parte di sua moglie. Ne aprì solo uno che diceva "Spero tu abbia solo perso l'aereo, non so come rintracciarti, ti prego rispondi!!" . Si sentì a pezzi. Sentì la sua dignità cadere in frantumi al solo pensiero che c'era una donna, nell'aereoporto dove sarebbe dovuto arrivare, ad aspettarlo dopo quasi un anno senza essersi potuti vedere. Decise di riporre il cellulare nuovamente nella tasca del pantalone, iniziando poi a cercare i suoi boxer per potersi rivestire.
-Scappi così?- sentì dire dall'altro lato della camera. Jen si era appena svegliata, si coprì per bene il corpo con il lungo lenzuolo bianco, prima di farsi notare. Era seduta al suo lato del letto, intenta a percepire con lo sguardo ogni suo movimento.
-Scusami Jen, ho anche perso l'aereo, sono le nove...- disse a raffica, distogliendo lo sguardo da lei, imbarazzato, mentre recuperava i suoi vestiti dal pavimento per poterli assemblare come fossero uno dei puzzle più difficili che avesse mai fatto -C'è mia moglie che mi sta aspettando chissà da quanto e io non mi sono svegliato... E ora non so cosa dovrò dirle...-
-Capisco- senza dire molto altro, trascinando il lenzuolo con se, si alzò dal letto e se ne andò nel bagno, per poter lasciare lui a fare ciò che gli riusciva meglio. Scappare da quella situazione.
Colin, ancora di più, si sentì sprofondare e prima di andare via, bussò alla porta del bagno, sperando di avere qualche risposta -Scusami Jen, io... Non so perché ho ceduto, non dovevo. Non è stato corretto nei tuoi confronti e nemmeno in quelli di mia moglie- Aspettò qualche secondo prima di continuare -Sono un codardo, lo so... Scusami. Vado via...- Non ricevendo nessuna risposta, prese le ultime cose e andò via, lasciando Jennifer seduta sul pavimento freddo del bagno, avvolta da quel lenzuolo che odorava ancora di amore.


 
Ogni minuto, lanciava uno sguardo al suo cellulare, sperando tornasse a vibrare proprio come aveva fatto quella mattina, con l'unica differenza di leggere un nome differente. Era seduto nella grande sala dell'areoporto, pieno di gente che teneva con se chi valige, chi bambini e chi animali. Alla sua destra, teneva quelle due grandi valige che aveva portato con se per affrontare quel viaggio nelle favole ed in una delle due, grazie al consenso del suo costumista, era riuscito a portar con se in irlanda il suo uncino.
La voce elettronica iniziò ad annunciare vari voli, il suo era predisposto per le 16:30. Mancavano si e no due ore. Aveva fatto le corse per nulla. Si ritrovava con in mano un biglietto, fortunatamente cambiato con quello dell'aereo del mattino, pagando solo una piccola mora, e nell'altra mano teneva il suo telefono. Con un solo messaggio, aveva avvertito la moglie che sarebbe arrivato a casa quella sera stessa, abbozzando una piccola bugia per potersi giustificare del ritardo di quella mattina.
Ma il suo unico pensiero andava a Jen. L'aveva lasciata lì, in quella stanza d'hotel senza spiegazioni, senza aver precisato cosa sarebbe successo. Si era lasciato andare del tutto a lei, senza pensare alle conseguenze. E quella mattina era stato il più grande dei codardi. Ciò che lo spaventava erano proprio quelle; le conseguenze. Era fidanzato con sua moglie da quando aveva 18 anni, cambiare un qualcosa che era durato così tanto nel tempo lo terrorizzava.
Cosa sarebbe successo se fosse riuscito a dire la verità a sua moglie? Ma poi, e soprattutto, come e cosa avrebbe dovuto dire? No, guarda, mi sono innamorato della mia collega. Beh, abbiamo anche fatto sesso.
Come si raccontava alla propria moglie che c'era qualcun altra nel proprio cuore. Perché era proprio quello il problema. Jennifer non era solo qualcosa di fisico. Certo, c'era piena attrazione tra i due, ma per entrambi era qualcosa di molto più forte.
Scossò la testa varie volte, mentre fissava per l'ennesima volta quel cellulare che aveva come sfondo una foto di lui vestito da uncino e vari membri del cast, tra cui Jennifer. E se stesse sbagliando tutto? E se quell'aereo non avrebbe avuto senso prenderlo?
Tante domande giravano veloci nella sua testa. Non ne poteva più.
Placò i suoi pensieri e con un gesto veloce della mano, digitò il numero di Jennifer sperando in una risposta.
-Dimmi- c'era tutta l'aria di una persona delusa dall'altro lato del cellulare -Cosa vuoi?-
-Ho sbagliato-
-L'hai già detto stamattina, non ho bisogno di sentirm..-
-No, Jen, ho sbagliato tutto- la interruppe -Ho sbagliato ad andare via. Ho sbagliato perché non riesco a cambiare ciò che nella mia vita non va più. Mi arrampico su una relazione che dura da decenni solo perché... Ho paura di vivere qualcosa di più bello, più vivo, più vero- Sospirò prendendo una breve pausa -Sono anni che ho aspettato di sentirti mia in tutti i sensi. Ho sbagliato perché avrei dovuto parlare con mia moglie prima di fare qualsiasi altra cosa con te-
Mentre le parole uscivano veloci dalle sue labbra, era intento a raccogliere le sue valigie per potersi incamminare all'esterno dell'aereoporto, voleva lei. Voleva andare da lei, voleva cambiare tutto.
-E' solo grazie a te se io oggi mi sono svegliato con il sorriso di un deficiente. Tu hai tutto, Jen. Hai il coraggio di vivere, hai il coraggio di scegliere ciò che è giusto per te e non per gli altri- A passo svelto, in una camminata decisa, scansava ogni persona davanti a lui -Ma oggi tocca a me fare una scelta-
-Andrai via?-
-Sto venendo da te-
-E' tardi-
Si fermò proprio fuori all'areoporto, con le valige ormai sbattute a destra e manca e il biglietto stropicciato nella stessa mano in cui teneva il cellulare -Perché?- disse, con una voce bassa, sperando che avesse sentito.
-Perché sono già qui-
Alzò lo sguardo di poco prima di intravederla tra la folla, che si accingenva a raggiungerlo, scansando anche lei tutte quelle persone che erano lì pronte a partire. Aveva solo dei jeans comuni e una camicetta chiara, larga, che copriva quel corpo che solo fino a poche ore prima era stato tra le tue braccia per una notte intera.
Quando fu a pochi metri da lui, staccò il cellulare, alzando con l'altra mano un portafogli scuro che Colin riconobbe istantaneamente -Ecco perché non lo trovavo... Ho dovuto pagare la mora con un applicazione del cellulare, mi stava venendo un infarto...- rise, come sempre, per poter sdrammatizzare la situazione.
-Sei uno stupido...-
-Lo so- disse, mentre riprendeva il suo portafogli -Ma non voglio più essere codardo-
-Beh, io sono venuta solo per portarti questo, non farti strane idee-
-Stanotte è stato magnifico, Jen...- ripose il telefono nella tasca, con il biglietto, così da poter avere le mani libere di prendere le sue -Aggiusterò le cose, cambierà tutto-
-Non sei obbligato...-
-Jen, io ringrazio il cielo di essere stato il tuo Uncino... Io... Mi sono innamorato perdutamente di te. Credevo fosse colpa dei personaggi che interpretavamo, che fossi totalmente preso dalla situazione ma... Non è Killian che sta parlando alla sua Emma, sono io, sono Colin... E non posso fare a meno di te-
Jennifer strinse le sue mani, intrecciandole alle sue -Sei sicuro di fare questa scelta?-
-Mai stato più sicuro-
-Cambieranno molte cose...-
-Ne vale la pena-
-Io ne valgo la pena?-
-Assolutamente si-


 
Era passato quasi un mese da quel momento. Colin aveva trovato un piccolo appartamento lontano dalla sua amata Irlanda, lontano dalla sua quasi ex moglie, lontano da ogni cosa. Aveva avuto ragione Jennifer, erano cambiate molte cose dalla sua decisione, ma nonostante le conseguenze che si erano verificate, ora si sentiva totalmente libero.
Poggiò la sua grossa valigia bianca sul letto spoglio, iniziando a cacciare i suoi indumenti pronto a riempire l'armadio ricoperto di specchi di fianco al letto. L'arredamento l'aveva scelto lui, fortunatamente era riuscito a convincere il proprietario a fargli cambiare almeno quello, lasciando così la casa tinta di una bianco perla che sembrava totalmente spoglio senza nemmeno un quadro in casa, ma tempo al tempo. Sistemò con cura tutte le sue giacche, camiche e magliette, fino a quando, in fondo alla sua valigia non uscì il suo vecchio uncino. Si sedette sul letto con quest'ultimo tra le mani, percorrendo nella sua mente ogni istante di tutti quegli anni passati a non usare mai la sua mano sinistra, ridendo che ancora oggi non era più abituato ad usarla.
I suoi pensieri vennero interrotti dal campanello, un suono del tutto nuovo a cui si sarebbe dovuto abituare. Andò ad aprire la porta e si trovò davanti quella lunga chioma mossa e bionda e i due occhioni che l'avevano fatto impazzire.
Jen sbandierò sotto al suo naso una piccola bottiglia di spumante, sorridente -Festeggiamo la tua nuova casa?-
-Se finisce come l'ultima volta che abbiamo bevuto questo spumante, mi va più che bene- sorrise, ammiccando. L'attirò a se in casa sua e diedero inizio a quella loro piccola festa privata.
Loro erano fatti così. Fatti per stare insieme. E nonostante tutti gli sforzi a star lontani, l'amore fa brutti scherzi... O forse, meglio considerarli, stupendi.
 
   
 
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