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Autore: Stria93    25/03/2020    3 recensioni
Raccolta di One-Shots, più o meno brevi, a tema Aziraphale/Crowley ispirate alle canzoni dei Queen.
[...]
11 - Pain is so close to pleasure..........21 - I'm going slightly mad............31 - Funny how love is
12 - Somebody to love......................22 - Let me live............................32 - '39
13 - Good old fashioned lover boy.......23 - Hammer to fall......................33 - Radio Ga-Ga
14 - Don't try suicide.........................24 - Innuendo (Halloween shot).....34 - Brighton Rock
15 - Delilah......................................25 - Ride the wild wind..................35 - You take my breath away
16 - You're my best friend..................26 - You and I (Halloween shot)
17 - A kind of magic.........................27 - Made in heaven
18 - One vision................................28 - Jealousy
19 - Killer Queen..............................29 - A winter's tale
20 - Back chat.................................30 - You don't fool me
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Missing Moments, Movieverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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You take



Look into my eyes and you’ll see

I’m the only one

You’ve captured my love

Stole my heart

Changed my life



You take my breath away, Queen, 1976




Aziraphale premette il tasto del citofono contrassegnato dalla scritta “A. J. Crowley” e attese l'arrivo di una risposta dondolandosi nervosamente sui piedi.
Non era un fatto usuale che fosse lui a recarsi a casa del demone. Solitamente era Crowley che passava a trovarlo in libreria e che poi lo scarrozzava sulla sua Bentley ovunque dovessero andare (il ché, la maggior parte delle volte, significava un luogo in cui l'angelo potesse gustarsi qualche prelibatezza, dolce o salata che fosse).
Ma quella mattina, Aziraphale si era incontrato con un collega libraio interessato all'acquisto di un'antica Bibbia miniata risalente al Medioevo in possesso dell'angelo, il quale l'aveva avuta direttamente da un monaco amanuense ne lontano XII secolo. In genere, Aziraphale detestava separarsi dai suoi adorati libri e faceva di tutto pur di evitarlo, ma quella versione medievale della Bibbia non era neppure di qualità eccelsa e nella sua corposa collezione l'angelo poteva vantare copie assai più pregiate. Ad ogni modo, il negoziato era avvenuto proprio nei pressi di Mayfair e, una volta concluso l'affare, egli aveva pensato di tentare la sorte e fare un'improvvisata a Crowley, sperando di non disturbarlo. La Bentley era parcheggiata di fianco all'ingresso del lussuoso condominio, dunque il demone doveva trovarsi in casa.
Ma le casse del citofono rimasero ostinatamente mute e Aziraphale immaginò che l'amico stesse schiacciando uno dei suoi soliti sonnellini. In quel caso, avrebbe dovuto rassegnarsi all'idea di non vederlo né sentirlo almeno fino alla settimana seguente.
L'angelo pazientò ancora qualche minuto, aggrappandosi alla tenue speranza che, alla fine, Crowley rispondesse al campanello e lo facesse salire, anche solo per rimproverarlo di averlo svegliato.
Com'era prevedibile il suo tentativo si concluse con un nulla di fatto. Il suo dito indice era ancora accostato al tasto accanto alla targhetta con il nome dell'inquilino, ma l'angelo non sarebbe stato così scortese e importuno da premerlo di nuovo, per quanto lo desiderasse.
Sospirò e fece per tornare sui propri passi quando udì una voce affabile dietro di sé.
- Sta cercando il signor Crowley? -
Aziraphale si voltò per ritrovarsi faccia a faccia con una donna anziana dal fisico minuto, ben vestita, con i capelli candidi acconciati in una crocchia ordinata e un filo di perle ad incorniciarle il collo sottile. Gli sorrideva amabilmente e lo guardava con una lieve curiosità.
- Oh, ehm, sì, ero passato a trovare il mio amico, ma temo di non aver avuto fortuna. Non ha risposto al citofono. -
La distinta vecchietta fece una risatina. - Non mi sorprenderebbe se non l'avesse neppure sentito. Quando quel giovanotto si siede al pianoforte e inizia a suonare, si isola completamente dal mondo. È tipico di tutti gli artisti, sa. Mi dia retta, non si accorgerebbe di nulla neanche se si scatenasse l'Apocalisse. -
Aziraphale impiegò qualche secondo ad elaborare quelle parole; le sue difficoltà riguardarono nello specifico la parte sul pianoforte.
La donna dovette rendersi conto della sua perplessità perché nei suoi vispi occhi azzurri balenò un guizzo di comprensione. - Oh, povera me. A giudicare dalla sua espressione, direi che non aveva idea che il suo amico fosse un pianista provetto. Temo di averle involontariamente procurato un piccolo shock. -
L'angelo si riscosse. - No, in effetti non sapevo nulla di questa sua passione. -
A un tratto, si accorse che dalle braccia della signora pendevano due grosse borse della spesa dall'aria piuttosto pesante.
- Oh, cielo! Che villano che sono. Posso aiutarla con quelle buste, madame? -
La donna gli rivolse un sorriso grato. - Be', non sarò più una ragazzina ma queste braccia sono ancora forti, sa? Ad ogni modo, una signora non rifiuta mai l'offerta di un gentiluomo tanto cortese. -
Aziraphale rise e si affrettò a toglierle di mano i due grossi sacchetti mentre la donna estraeva un mazzo di chiavi dalla borsetta e apriva la porta d'ingresso del palazzo.
- E così, ehm, Crowley sarebbe un musicista? - indagò l'angelo mentre seguiva la signora nell'ascensore.
Lei annuì, premendo il pulsante. - Eccome! Ed è anche molto bravo, sa? Io abito al piano di sotto e mi capita spesso di sentirlo suonare. Per fortuna le mie orecchie sono ancora in buono stato. -
Aziraphale corrugò la fronte. Non voleva mettere in dubbio le sue parole rischiando di offenderla, ma faticava davvero a coniugare l'immagine mentale che aveva di Crowley con quella inedita descritta da quella vecchia signora, così fece ricorso al tono di voce più gentile e delicato che gli riuscì di evocare. - Ma è sicura che non si tratti di brani registrati? Insomma, potrebbe essere semplicemente lo stereo acceso o magari la radio... -
Ma la donna scosse la testa, decisa. - Si fidi di me, ho avuto la fortuna di partecipare a molti concerti di musica classica fin da quando ero una ragazzina e so riconoscere quando qualcuno suona dal vivo. Il suo amico ha un talento innato, glielo dico io. Certo, ogni tanto si mette a suonare a orari improponibili, benedetto ragazzo! Ma devo ammettere che non mi dispiace ascoltarlo mentre sono distesa a letto. Mi dia pure della vecchia sciocca sentimentale, ma a volte mi capita perfino di commuovermi mentre lo ascolto suonare al piano di sopra. C'è qualcosa nel suo modo di far scorrere le dita sui tasti... qualcosa di struggente e malinconico, ed è meraviglioso. -
Aziraphale non poté far altro che fissare a bocca aperta l'espressione beata e sognante comparsa sul viso della vecchina, la quale non tardò ad accorgersi della sua incredulità.
- Vedo che il suo amico ha mantenuto gelosamente per sé questo suo hobby. - ridacchiò, vagamente imbarazzata. - Almeno finché una vecchia chiacchierona come me non ha spiattellato tutto. -
Aziraphale le sorrise, intenerito. - Non si preoccupi, rimarrà tra noi. -
Il sonoro DING dell'ascensore annunciò l'apertura delle porte e l'arrivo a destinazione.
L'angelo insistette per accompagnare la signora all'interno dell'appartamento e quando ebbe posato le borse sul tavolo della cucina e la donna lo ebbe ringraziato sentitamente, uscì sul pianerottolo e lanciò un'occhiata verso l'alto.
Una sola rampa di scale lo divideva dall'attico di Crowley. Sarebbe stato un peccato non cogliere l'occasione per fare un ultimo tentativo.
Aziraphale salì i gradini di marmo e quando si ritrovò davanti all'uscio della dimora del demone, tese le orecchie, aspettandosi magari di cogliere qualche sparuta nota di pianoforte, ma non poté distinguere nient'altro che uno spesso strato di silenzio.
Lo sguardo gli cadde sul campanello a forma di serpente. Allungò la mano e ne sfiorò la superficie fredda e affusolata ma quando fu il momento di esercitare quella piccola pressione che avrebbe azionato il meccanismo, decise di non proseguire oltre.
Non voleva passare per invadente. Se Crowley non aveva risposto al citofono del cancello cinque minuti prima, cosa gli faceva pensare che avrebbe ottenuto un risultato diverso?
Aziraphale sospirò e si diede dello stupido, allontanandosi dalla porta e riprendendo la via delle scale.


Il pensiero di quanto aveva appreso grazie alla conversazione con quell'amabile signora non abbandonò Aziraphale per tutto il tragitto in autobus fino a Soho.
Gli riusciva stranamente arduo immaginare il demone seduto al pianoforte intento ad accarezzare i tasti intrecciando melodie e sinfonie tanto sublimi da poter ridurre qualcuno alla commozione. Non che a Crowley non piacesse la musica; solo, Aziraphale faticava a figurarsi il suo migliore amico nei panni di un pianista. Inoltre il demone non aveva mai fatto cenno a una sua eventuale dedizione per il pianoforte, né l'angelo poteva rammentare di aver colto qualche indizio, anche molto vago, che potesse fornirgli una conferma di ciò che l'anziana donna gli aveva riferito.
Quel pomeriggio, Aziraphale si stava ancora lambiccando su quel piccolo mistero. Era seduto nel retro, talmente assorto da non accorgersi che l'oggetto delle sue riflessioni era appena entrato ancheggiando nella libreria.
- Ehi, angelo. Ci sei? - chiamò Crowley una volta varcata la soglia del locale.
Non ottenendo risposta, il demone si diresse speditamente verso il retrobottega, dove trovò l'amico sprofondato tra i cuscini della sua poltrona preferita e immerso nei suoi pensieri, le dita delle mani intrecciate sul petto.
- Cos'è, stai meditando? -
Aziraphale sobbalzò. - Crowley! Ti sembra il caso di apparire così all'improvviso?! -
Il demone inarcò un sopracciglio. - Ti ho chiamato, angelo. Sei tu che non mi hai sentito, preso com'eri da chissà quale fantasia. A proposito, a cosa stavi pensando per estraniarti dal mondo in quel modo? -
Aziraphale avvertì il calore del sangue che gli affluiva alle gote. - Oh, niente di importante, caro. Te l'assicuro. -
Crowley scrollò le spalle, gesto che l'angelo interpretò come una tacita promessa di non insistere oltre sull'argomento.
- Sai, sono passato da te stamattina. - buttò lì in tono casuale mentre fingeva di spazzare via un inesistente granello di polvere dai pantaloni.
Il demone non disse nulla e Aziraphale si sentì autorizzato a continuare. - Ero in zona per la compravendita di un libro e ho pensato di farti una sorpresa, ma quando ho provato a citofonare, non hai risposto. Spero di non averti disturbato, stavi forse dormendo? Erano circa le undici. -
Crowley, ora appollaiato sul bracciolo del divano, sembrò pensarci su qualche secondo, come se si stesse sforzando di richiamare alla memoria le sue occupazioni durante il lasso di tempo indicatogli da Aziraphale.
- Alle undici, dici... ah, ma certo! Ero sotto la doccia. -
- Sotto la doccia? - fece l'altro sbattendo le palpebre.
Crowley sbuffò, più divertito che infastidito. - Sì, angelo. Sotto la doccia. A differenza dei miei ex colleghi e dirigenti, io non nutro un profondo disprezzo per l'igiene personale e il sapone. Credevi che, in quanto demone, dovessi odiare le docce per principio? -
Aziraphale si affrettò a cercare una risposta che potesse non suonare troppo stupida, ma venne dispensato da quel compito dallo stesso Crowley.
- Comunque, come mai hai voluto passare da me? C'era un motivo particolare? Avevi bisogno di qualcosa? -
L'angelo scosse la testa. - No, caro. Pensavo semplicemente che avremmo potuto fare quattro chiacchiere davanti a un bicchiere di vino o una tazza di té. Tutto qui. -
Il demone sembrò preso in contropiede. - Oh, be'... in tal caso, mi dispiace che non se ne sia fatto niente. -
Aziraphale notò con stupore che l'amico pareva veramente dispiaciuto e sentì una piccola ondata di calore riempirgli il petto. Ma lui aveva ancora un mistero da risolvere, un segreto da svelare, e così decise di approfittare della presenza del demone per tentare di fare un po' di luce su quel piccolo arcano che, da quella mattina, era diventato un chiodo fisso.
- Sai, pensavo che dovrei mettere un po' d'ordine tra i miei vinili. - esordì senza preamboli, alzandosi dalla poltrona e dirigendosi verso lo scaffale dove custodiva i suoi dischi di musica classica. - Forse dovrei dividerli in base al compositore, al periodo storico o magari per strumento. Ad esempio, potrei sistemare qui tutti i concerti per pianoforte. Ecco: Mozart, Beethoven, Debussy... -
Crowley sogghignò. - Che mi dici di Elgar e Liszt? Non sono forse gli unici due musicisti che il Paradiso possa vantare tra le sue schiere?¹ Immagino che quel pallone gonfiato di Gabriel ne fosse molto orgoglioso. -
Aziraphale si produsse in un sorrisetto. - Be', certo. Ovviamente ho anche qualcosa composto da loro... qui, da qualche parte. Mettevo le loro opere ben in mostra quando ricevevo visite dai miei superiori. -
Il demone ridacchiò di gusto, seguendo con gli occhi il trafficare dell'amico tra le custodie dei dischi.
L'angelo impilò una serie di vecchi vinili sul tavolino accanto al grammofono e decise di tentare un affondo diretto.
- Senti un po', caro. Tu hai mai suonato uno strumento musicale? -
Si voltò per osservare attentamente la reazione di Crowley e cogliere anche solo un minimo cambiamento nella sua espressione, ma il demone si limitò a stirare le labbra sottili nel famigliare sorrisino storto. - Se il clacson della mia Bentley conta come strumento musicale, allora sì, angelo. Innumerevoli volte, a dire il vero. -
Aziraphale gli scoccò uno sguardo di sottile rimprovero. - Dico sul serio, Crowley. -
Il demone strizzò gli occhi, insospettito. - Ma perché caspita ti interessa tanto? -
L'angelo si strinse nelle spalle. - Be', visto che stavamo parlando di musica e compositori, mi è venuto in mente di domandartelo. Tutto qui. -
- Mmm. -
Aziraphale sapeva di non essere riuscito a darla a bere a Crowley, ma apprezzò il fatto che il demone non si fosse impuntato per fargli vuotare il sacco.
- E tu, angelo? Hai mai imparato a suonare uno strumento? A parte l'arpa celestiale, s'intende. -
Per la seconda volta, Aziraphale gli indirizzò un'occhiata di sbieco. - Lo sai che gli angeli non suonano l'arpa, caro. È solo un cliché inventato dagli umani, come quello dei demoni che impugnano forconi. - fece una pausa, prima di riprendere in tono meno severo. - Per rispondere alla tua domanda, no, temo di non aver mai posseduto un grande talento per la musica. Antonio Vivaldi in persona provò ad insegnarmi le basi del violino nel '700, ma fu un completo disastro. -
- Be', forse il problema non è la mancanza di talento ma il fatto che tu non abbia ancora trovato lo strumento adatto a te. -
Aziraphale sollevò lo sguardo dal vinile che teneva tra le mani e fissò l'amico, piacevolmente sorpreso da quel gentile incoraggiamento.
- O magari sei solo negato e basta. - si riprese subito il demone, accortosi di quella piccola défaillance e affrettandosi a tornare ai suoi modi beffardi.
L'angelo volse il capo verso il grammofono per nascondere il sorriso che gli era affiorato alle labbra. Sapeva fin troppo bene quanto l'amico tenesse alla sua reputazione e non voleva deluderlo mostrandogli di aver colto e apprezzato quell'estemporaneo bagliore di gentilezza.
E va bene, il primo affondo non era andato a buon fine, ma forse con il secondo avrebbe avuto più fortuna.
- Ehi, Crowley, guarda qui. Ho trovato qualcosa che forse potrebbe interessarti. -
- Ne dubito fortemente. - ribatté il demone, che pure si alzò di malavoglia dal bracciolo del divano e si avvicinò ad Aziraphale con passo strascicato.
L'angelo brandiva una cartelletta di cuoio consunto contenente una pila di fogli spessi e ingialliti. Il primo, posto in cima, era molto rovinato ma si poteva ancora distinguere il volto inconfondibile di Frédéric Chopin occhieggiare benevolente verso di loro.
Aziraphale fece scorrere con attenzione le vetuste pagine, le quali rivelarono un'abbondante quantità di spartiti.
- Sono tutti i ventuno Notturni di Chopin. - spiegò l'angelo. - Perché non li tieni tu? -
Crowley lo guardò sorpreso. - Io? E che accidenti dovrei farci? -
L'altro allargò le braccia. - Non saprei, ma vorrei che l'avessi tu. Che c'è di male? Ti sto facendo un regalo e i regali si accettano a prescindere, sempre. È buona educazione. -
Il demone afferrò con sospettosa riluttanza il plico che Aziraphale gli porgeva, quasi si aspettasse di vederselo esplodere tra le mani.
- Ti comporti in modo molto bizzarro oggi, lo sai? - disse, lanciandogli uno sguardo circospetto.
- Che posso dirti, caro? Sarà la primavera. -
- Siamo a novembre, angelo. -
- Ah. -


Alla fine del pomeriggio, tutta la collezione di vinili di Aziraphale era stata spolverata con cura e riposta ordinatamente sugli scaffali.
Crowley aveva assistito distrattamente a tutta l'operazione e i due avevano discusso di musica per quasi tutto il tempo.
Il demone se ne andò verso le sei e Aziraphale dovette constatare con una certa delusione di non aver compiuto alcun significativo passo avanti nella sua indagine. Nel corso della conversazione aveva lasciato cadere diverse allusioni sperando di riuscire a indurre Crowley, se non proprio ad una piena confessione, almeno a un passo falso; ma l'amico non si era tradito neanche per un secondo, e lui si ritrovava di nuovo in compagnia di quel tarlo che lo consumava di curiosità.
Per quel giorno non aveva concluso niente, ma non si sarebbe dato per vinto. Avrebbe scoperto se davvero il suo migliore amico si dilettasse a suonare il pianoforte, a costo di impiegarci anche un intero secolo. D'altra parte, questo era uno degli indiscutibili vantaggi del disporre di un'esistenza eterna: si potevano portare avanti progetti a lunghissimo termine.
Erano ormai le dieci di sera quando Aziraphale, seduto in poltrona a leggere, per l'ennesima volta, Il Conte di Montecristo, notò qualcosa che attirò la sua attenzione tra i cuscini del divano.
Si alzò per osservare meglio e si accorse che Crowley aveva dimenticato il volumetto con gli spartiti di Chopin. L'aveva appoggiato accanto a sé dopo essersi seduto ma evidentemente doveva essersi scordato di prenderlo prima di andarsene.
L'angelo lo sollevò tra le mani con fare pensieroso. Il demone non avrebbe potuto obiettare se si fosse presentato da lui per portarglielo, giusto?


Aziraphale allungò la mancia al tassista che l'aveva accompagnato a Mayfair esattamente di fronte al palazzo davanti al quale aveva sostato quella stessa mattina.
Una coppia di sposini a braccetto stava uscendo dal cancello proprio in quel momento e, dopo aver lanciato uno sguardo fugace al citofono, l'angelo decise di approfittare di quel colpo di fortuna e sgattaiolò alle spalle dei piccioncini, ritrovandosi nell'androne d'ingresso.
Attese l'arrivo dell'ascensore e premette il pulsante per l'ultimo piano. Dopo il DING, le porte presero a scorrere pigramente e Aziraphale uscì dal montacarichi incamminandosi verso la porta dell'appartamento di Crowley. Il tutto gli suscitava una strana impressione di deja-vu, ma quella sera era deciso a farsi aprire dal demone.
Proprio mentre la sua mano si accingeva a premere sul campanello, un suono delicato emerse frusciando dal silenzio del pianerottolo deserto e raggiunse le sue orecchie. Note di pianoforte, non c'era alcun dubbio.
Per un istante, Aziraphale temette che, sotto il peso della suggestione, la sua mente gli stesse giocando un qualche scherzo. Ma quando accostò una guancia alla fredda superficie dell'uscio per accertarsene, dovette riconoscere che il suo cervello non lo stava ingannando affatto. Qualcuno stava davvero suonando un pianoforte dall'altro lato del muro.
L'angelo sapeva che intrufolarsi in casa di Crowley senza che gli fosse stato esteso un invito o concesso il permesso sarebbe equivalso a una violazione di domicilio, ma non voleva rompere quella sorta di incantesimo musicale facendo strillare il campanello. Del resto, non aveva forse passato la giornata a scervellarsi sull'arcano che vedeva coinvolti il demone e il pianoforte? Quella era l'occasione d'oro per scoprire la verità. Avrebbe solo dovuto usare un po' di cautela.
Aziraphale deglutì e cacciò via gli ultimi scrupoli, dopodiché fece scattare silenziosamente la serratura grazie ad un piccolo miracolo ed entrò in punta di piedi nell'appartamento, seguendo la scia della musica.
Si guardò intorno e si rese conto che la melodia proveniva dall'ultima stanza in fondo al corridoio. Percorse quella direzione con il fiato sospeso, il libro con gli spartiti di Chopin stretto tra le mani.
Raggiunse la porta e restò in ascolto. La musica era ormai solo leggermente ovattata dall'attrito del legno, ma sufficientemente nitida perché Aziraphale potesse udirla senza alcuno sforzo.
Si trattava di un pezzo che gli era del tutto sconosciuto e che, ne era abbastanza certo, non apparteneva al repertorio classico.
Erano suoni lenti, dolci, timidi; le pause erano piuttosto marcate, ogni nota era come un sussurro, un bisbiglio alla sua anima. Gli trasmetteva una malinconia ancestrale, uno struggimento che gli arrivava dritto al cuore e risaliva dalla sua gola formandovi un nodo fino a sgorgare dai suoi occhi inumiditi.
Entro una manciata di secondi, Aziraphale scoprì di non potersi allontanare da quella melodia neanche di un solo centimetro. Accostò la schiena alla parete e si lasciò andare a quelle sensazioni, abbracciandole una ad una con gli occhi chiusi mentre tutti i suoi sensi (umani e angelici) convergevano nel cogliere ogni infinitesimale sfumatura di quell'incantevole armonia che lo avvinceva e s'insinuava in lui trascinandolo sempre più a fondo (o elevandolo sempre più in alto) in quell'estasi dal sapore agrodolce. Era come seta sulla pelle e miele sulle labbra.
Inconsapevolmente, l'angelo arrivò perfino a sospendere il proprio respiro, come se ogni superflua traccia d'aria nei suoi polmoni fosse stata risucchiata via e sostituita dalla soave pervasività di quella musica suonata con eccezionale trasporto e dedizione.
Aziraphale si trovava in uno stato di tale beatitudine che non si accorse neppure di quando il pianoforte si azzittì e nemmeno fu in grado di udire i passi in avvicinamento verso la porta.
Fu così che quando questa venne spalancata, l'angelo fu ricatapultato bruscamente alla realtà. Bruscamente e dolorosamente visto che il suo naso finì per trovarsi proprio sulla traiettoria dell'uscio.
- Ahi! Che male! -
Crowley fece un balzo all'indietro e sgranò gli occhi. - Aziraphale?! Ma cosa... come... Per le sacre corna di Satana, si può sapere che accidentaccio ci fai qui?! -
L'angelo emise un gemito, si passò la mano sul volto insanguinato e il naso tornò al suo posto con uno schiocco nauseante. Nessuna traccia dell'increscioso incidente.
- Ero venuto a portarti questo. L'avevi dimenticato. - si giustificò, porgendogli la cartella con gli spartiti.
Il demone lo fissò con un misto di incredulità ed esasperazione. - E tu saresti uscito a quest'ora solo per venire qui a consegnarmi un oggetto che avresti potuto tranquillamente miracolare per farmelo apparire sul tavolo in due secondi? -
Aziraphale distolse lo sguardo. - Mi andava di fare una passeggiata. - azzardò. - Non ringraziarmi, eh! -
- In ogni caso, - riprese Crowley. - non ricordo di averti invitato ad entrare. Sai che degli umani intellgenti hanno inventato una cosa molto utile chiamata citofono o campanello? Non è difficile da usare, basta premere un tasto. -
- L'ho fatto! - mentì l'angelo. - Ma tu non mi hai sentito. -
- E allora hai pensato bene di operare un miracolino dei tuoi sulla serratura e di entrare lo stesso, giusto? -
L'angelo diventò paonazzo. - Il fatto è che quella musica era così bella... non sono riuscito a resistere... -
- Vuoi dire che mi hai spiato per tutto il tempo?! - esclamò Crowley, sdegnato. - Aziraphale, da quanto eri appostato qui fuori, esattamente? -
L'altro prese a tormentarsi il papillon di tartan spostando il peso da un piede all'altro. - Ehm, diciamo due o tre minuti. -
E, a quel punto, accadde una cosa totalmente inaspettata: fu il volto di Crowley a colorirsi di un bel rossore imbarazzato.
- Non devi vergognarti, caro! - lo rassicurò Aziraphale. - Suoni meravigliosamente, davvero. -
- Cosa... come puoi essere sicuro che fossi io a suonare? Poteva benissimo trattarsi di un CD. -
L'angelo scosse piano la testa. - No, non lo era. - replicò con ferrea convinzione.
- Cosa te lo fa pensare? - berciò Crowley, stizzito e terribilmente consapevole delle sue gote imporporate.
Aziraphale volse lo sguardo verso l'interno della stanza misteriosa e indicò un punto alle spalle del demone. - Quello. -
- Oh. - fece Crowley, incapace di trovare replica migliore al fatto che l'amico stesse indicando un bellissimo pianoforte a coda laccato di nero lucido che faceva bella mostra di sé nel centro esatto dell'ambiente. La scritta Bösendorfer² brillava in caratteri gotici dorati sul fianco dello strumento.
- Be', congratulazioni, angelo. Mi hai scoperto. - riconobbe il demone, la voce più depressa che mai.
- Oh, Crowley, non fare quella faccia abbattuta. Mi dispiace, non intendevo spiarti. È solo che quella melodia mi ha rapito completamente. Che cos'era, a proposito? Schumann? Mendelssohn? -
Il demone gli lanciò uno sguardo indecifrabile prima di rispondere. - Queen. -
Aziraphale scavò a fondo tra le proprie nozioni in fatto di cultura musicale ma non ottenne alcun riscontro. - Come, scusa? Chi è Queen? Credo proprio di non averlo mai sentito nominare. È un compositore? In che anni ha lavorato? XIX secolo? -
Crowley rispose a quelle domande sollevando un sopracciglio con aria divertita, nonostante la stizza e l'imbarazzo non fossero ancora scemati.
- Oh! - esclamò improvvisamente Aziraphale. - Vuoi dire i Queen? -
L'altro annuì. - Precisamente. -
L'espressione interdetta che apparve sul viso dell'angelo lo fece ridacchiare. - Che c'è? Pensavi che la loro musica fosse tutto uno stridore di chitarre elettriche, colpi di batteria e urla a squarciagola? Rock allo stato puro? -
Aziraphale fece un buffo gesto a metà tra un'alzata di spalle e un cenno di diniego con la testa.
- Be', ti sbagliavi di grosso, angelo. Che tu ci creda o no, quella che hai ascoltato nascosto dietro la porta è proprio una delle loro canzoni. -
- Come si chiama? La canzone, voglio dire. Che titolo ha? - chiese Aziraphale, cercando di ignorare la vergogna di essere stato colto in flagrante e intenzionato a spostare il focus della conversazione su qualcosa che non fosse la sua figura poco edificante.
Gli occhi serpentini di Crowley trafissero i suoi con un'intensità che avrebbe potuto scuotere anche una montagna. L'angelo fremette: l'assenza dello schermo nero degli occhiali si faceva notare. Eccome!
- You take my breath away. -
Aziraphale si sentì la bocca asciutta e riconobbe il nodo alla gola che aveva percepito durante l'ascolto. Anche se avesse avuto intenzione di parlare, non ne sarebbe stato in grado. L'unico pensiero lontanamente razionale che riuscì ad estrapolare dal vortice confuso che gli turbinava nella mente fu che nessun titolo avrebbe potuto essere più appropriato per quella canzone davvero mozzafiato.
- Si è fatto piuttosto tardi, adesso è meglio che tu vada. Grazie per il libro. -
Crowley gli prese il volumetto dalle mani e le loro dita si sfiorarono per un secondo. Quel contatto fu un'inezia ma bastò per riscuotere l'angelo e fargli ritrovare la parola.
- Oh, ma certo. Di nulla, caro, figurati. È... è stato un piacere. -
Crowley lo accompagnò alla porta ma, prima di andarsene, l'angelo raccolse il coraggio a due mani e si rivolse all'amico in tono incerto ma speranzoso.
- Senti, ehm... non è che, magari, qualche volta potrei venire qui e ascoltarti suonare? Insomma, se la cosa non ti crea problemi, è chiaro. -
Il demone lo squadrò come si fa con un'opera d'arte contemporanea particolarmente contorta e di difficile interpretazione ma, alla fine, il suo sguardo si addolcì e le sue labbra si aprirono in un sorriso. - Mi farebbe piacere, angelo. -
Mentre pronunciava quelle parole, Crowley si stupì molto nell'accorgersi di quanto fossero vere.

La porta dell'appartamento si richiuse e Aziraphale si mise ad attendere con pazienza l'arrivo dell'ascensore. Nel momento esatto in cui le porte iniziarono a scorrere una verso l'altra per chiudersi, l'angelo fece appena in tempo a cogliere le note lontane di un inconfondibile Chopin e un gran sorriso illuminò il suo volto.



Note:


¹ : Informazione contenuta nel libro.


² : La Bösendorfer è uno dei più antichi produttori di pianoforti di lusso al mondo. L'attività ebbe inizio a Vienna nel 1828.

  
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