Film > La strada per El Dorado
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Autore: HellWill    25/03/2020    0 recensioni
Ambientato completamente nel mondo di Sentieri Sconosciuti, con personaggi completamente originali, l'unica cosa non originale è la trama: si tratta infatti di una palese riscrittura de "La strada per El Dorado" della Dreamworks, a cui mi sono molto più che ispirato per scrivere sui miei personaggi originali in questa storia per niente originale.
Ci sono ovviamente alcune cose diverse – "adattate", per così dire – rispetto al film, e anche rispetto ai libri dei Sentieri Sconosciuti, ma non me ne abbiate a male: ho fatto del mio meglio.
Genere: Comico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Cross-over, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Threesome, Violenza
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Il pirata e l’assassino

 
Quando Whitman riempì il proprio calice dalla sella del proprio cavallo da battaglia e lo levò alto nel cielo, la folla lo celebrò con urla e fischi.
«Oggi salpiamo alla conquista dell’Isola di Nessuno!» tuonò, mentre il popolo di Therport lo acclamava. «Per Mame… Per la gloria… per l’oro!» concluse, con un brusco gesto del braccio. 
«VIVA WHITMAN!».
Il fragore delle grida che accolsero quella dichiarazione fece arretrare il suo cavallo che, spaventato, si impennò e gli fece versare l’acqua sull’armatura, inzuppandogli il pettorale di metallo tirato a lucido. 
«Sinjìn! Guarda avanti!» il condottiero tirò con malagrazia le redini dell’animale, ringhiando il proprio disappunto, e gettò via la coppa ormai vuota, dirigendosi verso le banchine.
Peccato che questa andò a colpire – ed infradiciare – un paio di manifesti che ritraevano dei ricercati: uno di loro, si leggeva, era un famoso e pericoloso sicario… l’altro, un semplice pirata.
Nonostante la taglia sulla loro testa fosse consistente, i due non avevano pensato neanche per un istante di rifugiarsi in un altro paese… tutt’altro: si trovavano addirittura a qualche vicolo di distanza da Whitman, ignari del pericolo così vicino, o forse consapevoli ma del tutto sprezzanti verso di esso. 
«Setteeee» annunciò il pirata, ridendo di gusto mentre il suo compare lo osservava con un sorrisetto sardonico, senza dire nulla. «Ooooh sì! Socio!» si complimentò, e l’assassino sollevò lo sguardo dalla pila di monete che si era racimolata ai loro piedi e dai dadi truccati che aveva appena lanciato: si erano appena fermati con il solito esito. «Tanto oro per me, eh! Tutto l’oro che c’è, eh!» esultò il pirata, strimpellando il proprio liuto con un sorriso a trentadue denti, e trascinando l’altro in una danza improvvisata mentre i loro avversari nel gioco, per la maggior parte marinai e pirati provenienti da tutti i Tredici Regni, osservavano esterrefatti l’ennesimo risultato a loro favore. 
«Un tiro ancora» protestò il marinaio a cui avevano appena spillato dieci corone. I due si voltarono lentamente, inarcando le sopracciglia stupiti; il pirata fece un sorriso dispiaciuto, e l’assassino storse la bocca:
«Ragazzi… siete al verde. Non avete niente da puntare» gli fece notare con freddezza, ma nella sua voce c’era un pizzico di divertimento. Il marinaio si fece circospetto, e ammiccò.
«Ah sì? Io ho questa» disse, tirando fuori una mappa. Era piuttosto complessa, e ritraeva l’Isola di Nessuno… dal momento che chiunque ci avesse messo piede era morto o tornato senza neanche esserci restato per più di un giorno, era impossibile credere che fosse stata esplorata e che perfino ne esistesse una mappa. Addirittura, sulla mappa erano segnati dei punti in particolare e delle tappe per un percorso da seguire… per chissà dove, poi. 
«Una mappa…?» l’assassino inarcò un sopracciglio, scettico, ma al pirata si illuminarono gli occhi. Da quanto tempo non si imbarcava in un’esplorazione! 
«Una mappa!?» gli fece eco, in tono completamente diverso e molto più entusiasta. 
«Una mappa delle meraviglie dell’Isola di Nessuno…» il marinaio annuì solennemente, mentre Morgan il pirata si avvicinava per studiare da più vicino la pergamena. 
«Caspita…» sussurrò, con gli occhi azzurri che risplendevano di curiosità e sete d’avventura. Iniziò a seguire i nomi segnati sulla mappa, mormorando la pronuncia in elfico come una dolce litania, al punto che strappò addirittura la mappa dalle mani del marinaio che gliel’aveva proposta; Mihael alzò gli occhi al cielo e fece per andarsene, lasciando che il compare recuperasse i soldi per filarsela entrambi, ma il pirata non pareva intenzionato a lasciar perdere: lo afferrò per la tunica e lo costrinse a guardare, chiamandolo sotto voce.
«Mihael» attirò la sua attenzione, facendogli sbattere il naso contro la carta. 
«Scusateci un momento, per favore» quietò gli animi degli altri marinai e pirati, che li stavano guardando a braccia incrociate, quasi minacciosi. 
«Mihael, guarda! La mappa per la città d’oro, quella delle leggende!» indicò la mappa di un dettaglio dell’Isola di Nessuno, con evidenziati dei punti specifici da passare per essere sulla giusta strada. Morgan aveva uno sguardo quasi sognante a quel punto. «Potrebbe essere il nostro destino… il nostro fato!».
«Morgan» rispose l’elfo, spazientito. «se io credessi nel fato, non giocherei con i dadi truccati!» ringhiò sottovoce, per non farsi udire da coloro che erano oltre l’ombra della mappa. Morgan lo guardò supplicante, e Mihael sbuffò. «No, non fare quella faccia. No, no, no». 
Morgan alzò più volte le sopracciglia, stavolta cercando di sembrare allettante. 
«No».
Stavolta tentò di imitare un cagnolino che implorava per un po’ di cibo, ma si scontrò contro l’irremovibilità di Mihael. 
«No».
Il marinaio, spazientito dallo scambio di battute, riprese bruscamente la mappa dalle mani di Morgan, puntando il dito contro entrambi. 
«Un tiro ancora, ho detto! La mia mappa contro i vostri soldi». 
Morgan guardò Mihael, come attendendo la sua risposta ovviamente positiva, e l’elfo sospirò. 
«D’accordo povero stronzo, ci sto» disse piano, e iniziò ad agitare i propri dadi; tuttavia, il marinaio lo fermò subito, porgendogli degli altri dadi. 
«Non con quelli! Stavolta usiamo i miei… per correttezza» disse gentilmente, con un sorriso beffardo. «Problemi forse?». 
Mihael non si scompose, mentre Morgan deglutì: avrebbero perso tutto, sia il denaro che la mappa dell’Isola di Nessuno… non restava che sperare in un colpo di fortuna. 
«No, nessun problema» sorrise cortese al marinaio, poi fece un gesto perentorio all’amico: «Ti uccido» disse gentilmente, mentre Morgan accordava il liuto ignorandolo beatamente. Quando il pirata iniziò a suonare una dolce melodia per intrattenere la piccola folla radunatasi vicino i sacchetti di monete, Mihael agitava i dadi pregando tutti gli dèi che conosceva che Morgan non fosse troppo dispiaciuto per la perdita della mappa, e per la perdita dei pasti di lì ad una settimana guadagnati con una sola mattinata di truffa. «Dai, Morgan vuole quella cavolo di mappa…» poi si voltò verso l’interessato, che aveva incrementato la velocità con cui pizzicava le corde per salire di ritmo. «Smettila» gli ordinò, e lanciò i dadi quasi chiudendo gli occhi a mandorla, espirando d’un fiato: «Datemi… un… sette!». 
I dadi rotolarono parecchio più in là, Morgan si coprì gli occhi mentre Mihael li fissava: uno cadde con il tre rivolto in su, e la folla di marinai, pirati e prostitute trattenne il fiato; l’altro dado girò su se stesso finché non atterrò sul quattro. I presenti loro malgrado esultarono per la tensione costruitasi, e Mihael esultò: «Sette!», mentre Morgan si scopriva il viso e abbracciava il compagno. 
«Sette! Oh sì!» esultò con lui, e subito dopo si precipitò a prendere la mappa da sopra la posta puntata dai marinai e da loro vinta. Rise di gusto, sventolandogliela davanti al naso e attirandosi un’occhiata d’odio. «Ecco qua! Bello fare affari con voi, signori» li ringraziò ironicamente, mentre Mihael prendeva i sacchetti di monete chinandosi in avanti; se li infilò nella blusa, ma contemporaneamente caddero il paio di dadi truccati proprio davanti ai piedi del marinaio truffato: questo li prese e li lanciò un paio di volte, mentre la folla si sporgeva per guardare e chiedeva: 
«Che succede?». 
«Lo sapevo!» ruggì il marinaio, alzandosi e lanciandogli i dadi contro. «I vostri dadi sono truccati!». 
«Come?» Mihael si finse sorpreso, inarcando le sopracciglia e voltandosi immediatamente verso Morgan, che lo fissò colpevole. «Mi hai dato dei dadi truccati?» chiese con la voce più tradita che riusciva a fingere. «Dei dadi truccati mi ha dato!» Mihael adocchiò una guardia passare sulla strada principale dei moli, oltre quel vicoletto in cui si erano imboscati a truffare marinai e pirati; ne approfittò per rendere la sua messinscena più credibile. «Guardia, arrestatelo!» chiamò a gran voce, attirando l’attenzione della stessa.
«Tu osi sporcare col dubbio il mio onore?» chiese Morgan offeso, mentre la guardia si avvicinava. «È lui quello che ha barato… arrestate lui!» indicò il compagno. «Ha derubato questi marinai con una truffa!».
«Ah! Ora sono io il ladro?» Mihael lo guardò oltraggiato, e Morgan sorrise di rimando, come se stesse parlando con uno stupido. 
«Direi proprio di sì» disse beffardo, allargando le braccia come per catturare il consenso della folla; dal momento che era stato Mihael a lanciare i dadi mentre lui al limite suonicchiava svuotando le tasche altrui, senza farsi scoprire, i marinai annuirono e borbottarono il loro assenso. 
«Guardati un po’ allo specchio, amico!» lo trascinò davanti all’armatura scintillante della guardia. «Chi sarebbe il ladro?» gli chiese, indicando il riflesso; la guardia inarcò un sopracciglio, senza capire una sola parola del dialetto stretto del sud che i due avevano adottato per farsi capire dalla maggior parte dei marinai. 
«Ti conviene restituire i soldi, o io…» Morgan si guardò freneticamente attorno, poi parve ricordarsi di avere una sciabola alla cintura. «In guardia!» disse, sguainandola. La guardia si fece da parte, inarcando le sopracciglia e grattandosi la testa: se si fossero eliminati a vicenda, tanto meglio… il problema non sarebbe più stato suo.
«In guardia tu!» borbottò offeso Mihael, poi mise la mano sull’elsa di un pugnale. «Ti concederò l’onore di una rapida ed indolore morte» lo avvisò, sguainando il pugnale. Poi parve ripensarci, guardando la sciabola del compare, e sguainò la spada ad una mano e mezza, mentre rinfoderava il coltello con l’altra mano. «Combattiamo alla pari» dichiarò, affondando all’istante senza concedere al pirata il tempo di reagire; con somma sorpresa degli astanti, Morgan saltò all’indietro e schivò, mentre Mihael ringhiava: «A-ah! Quali sono le tue ultime parole?».
Morgan incrociò la spada con quella del compare, ridendo: non si divertiva così tanto da quella volta che avevano rubato due galline e si erano nascosti in una grotta della scogliera a mangiare pollo allo spiedo per tutta una sera. 
«Voglio ridurti a brandelli, vigliacco!». 
«Duello!» urlarono alcuni passanti della strada principale, mentre i due si muovevano verso i vicoli più stretti di Therport; raggiunta una locanda che aveva dei barili del rifornimento ancora all’esterno, Morgan saltò su uno di essi per guadagnare una posizione migliore nei confronti di Mihael, mentre ancora i due incrociavano le spade e i loro visi erano a pochi centimetri di distanza, costruendo una tensione che più che guerrigliera sembrava quasi sensuale. 
«Lascia che sia la tua spada a parlare» suggerì Mihael a gran voce, per farsi udire da tutti mentre ancora si scambiavano dei colpi; altre due guardie accorsero per sorvegliare la scena, mentre i marinai seguivano i loro spostamenti e i pirati, viste le guardie, si dileguavano alla svelta. 
E così si erano liberati di una buona metà dei truffati; non restava che squagliarsela sui tetti per seminare anche l’altra metà, fatta di “onesti” marinai con il brutto vizio del gioco coi dadi. 
«Oh, lo farà! Sarà loquace fino in fondo!» rise Morgan sguaiatamente, e Mihael affondò di nuovo; stavolta il pirata evitò a malapena, scostandosi e saltando su un barile più in alto non senza una certa difficoltà. «Ah!» esultò, mentre la folla seguiva i movimenti dei due sussurrando ed esultando: altri passanti si erano mescolati ai marinai che aspettavano il verdetto del duello come se ne dipendesse la loro stessa vita.
Veloce come al solito, Mihael tentò di farlo cadere – per finta, come tutto il duello lo era – dal barile con la spada, salendo anche lui su di un altro per guadagnare terreno. «Brutto smorfioso, saltellante coglione!» gli ringhiò contro mentre con la spada spazzava all’altezza delle caviglie di Morgan, e alcuni risero dandogli ragione a gran voce. Morgan dal canto suo non poté far altro che saltare un paio di volte per evitare le spazzate, facendo ondeggiare pericolosamente il barile; così, saltò finalmente sul tetto. Ora mancava solo che Mihael salisse con lui, e si sarebbero dileguati alla volta di un ricco pasto da nababbi. 
«Combatti come mia sorella!» Morgan sorrise feroce, e Mihael si portò la mano libera al petto, stupito. 
«Quel gendarme di tua sorella?» chiese impressionato, poi rispose sorridendo ferocemente anche lui. «È un complimento» decretò.
«Disgraziato!» rispose il pirata.
«Selvaggio!» lo rimbeccò l’assassino, saltando finalmente sul tetto della locanda; una tegola cedette e Mihael scivolò di schiena sul bordo della tettoia, mentre giungeva ai ferri corti con Morgan. «La faccia no, la faccia no!» sussurrò, mentre il compare lo disarmava divertito, afferrando la sua spada e facendo un inchino.
«L’ha disarmato!» urlò qualcuno, informando altri passanti che si stavano infilando nel vicolo. 
«Signore e signori, abbiamo deciso che è patta!» annunciò Morgan, aiutando Mihael ad alzarsi, ed entrambi arretrarono sui tetti prima che qualcuno potesse capire cosa stava per succedere; la folla esultò, meno i marinai imbrogliati che ancora senza capire li guardavano con le bocche aperte, come tanti pesci lessi. «Grazie per essere venuti, siete stati magnifici. A presto!» salutò Morgan, arretrando oltre la pendenza del tetto e guardando le tre guardie guardarsi attorno come per capire dove poterli raggiungere: qualche marinaio stava parlando loro della truffa appena perpetrata, e i due dovevano sparire alla svelta. Diretti verso i moli a nord, corsero sui tetti il più velocemente possibile dopo aver rinfoderato le armi, e intanto si complimentavano come una coppietta al primo mese di corteggiamento, lanciandosi sguardi che avrebbero fatto arrossire i sassi.
«Congratulazioni, sei bravissimo!» Morgan era entusiasta, e Mihael sorrise suo malgrado. 
«No, il bravo sei tu».
«Molto bravo».
«Davvero, molto bravo».
Si rimbeccarono a vicenda per un po’, e si fermarono a riprendere fiato in una nicchia dietro l’angolo; si baciarono per congratularsi dei soldi guadagnati, poi sentirono dei suoni: ferraglia che sfregava e un «DI QUA!» urlato da una voce roca. 
«Eh?» Morgan si sporse dalla nicchia, senza capire, ma Mihael lo tirò dentro di nuovo. 
«Dovevamo guardarci le spalle, credo» borbottò, e il pirata lo guardò senza capire. 
«Eh?» ripeté, e l’assassino sorrise. 
«Hai un’espressione così stupida. Dai, dai. Ho un piano» lo rassicurò, e Morgan inarcò le sopracciglia.
«Un uomo dalle mille risorse. E quale sarebbe il piano?». 
«Eh… tu, li intorti…».
«Sì» Morgan non sembrava particolarmente convinto. 
«E io… scappo!» si catapultò fuori dalla nicchia, sentendo i passi degli uomini in armatura leggera avvicinarsi; Morgan lo seguì a ruota, ringhiando divertito: 
«Grazie, grazie tante eh!».
Sfrecciarono sui tetti, mentre le tre guardie – ora diventate cinque, tutte armate di spada e balestra – li inseguivano affaticate dal caldo.
«Eccoli là!» li indicò una guardia, per spronare i colleghi, mentre a terra, nei vicoletti bui di Therport, anche i marinai imbrogliati li inseguivano seguendo i loro movimenti ora che erano visibili. Vedendo che se ne stavano occupando le guardie, però, i marinai rallentarono e lasciarono che la legge se ne occupasse: magari non avrebbero riavuto i propri soldi, ma ad alcuni bastava la soddisfazione di vedere quei ladri frustati o impiccati al calar del sole.
Mihael e Morgan, dal canto loro, non potevano permettersi il lusso di fermarsi di nuovo; giunti ai moli nord, si voltarono e videro le guardie pericolosamente vicine.
«Arrivederci! Grazie!» disse ironico Morgan; i due scesero dai tetti, saltando su casse e barili da caricare sulle navi; si avvicinarono al bordo del molo, fissando il pontile diverse iarde più giù, a livello del mare.
«Caricate!».
I due sentirono i suoni meccanici delle balestre che venivano caricate e Morgan fissò in basso, dove c’erano diversi barili d’acqua dolce che aspettavano solo di essere chiusi e caricati su una nave qualsiasi.
«Ce la facciamo, scommetto» lo esortò il pirata, e Mihael lo guardò scettico. 
«Puntate!» le guardie puntarono le armi verso i due sull’orlo del molo, e Morgan inspirò l’odore della salsedine.
«Due corone che invece no?» borbottò l’assassino.
«Ci sto» si presero la mano e saltarono insieme verso i barili, cercando di centrarne due vicini per essere caricati sulla stessa nave; con somma sorpresa di entrambi, la cosa riuscì e i due atterrarono in due grosse botti, abbastanza da contenerli e lasciar loro un po’ di spazio. I dardi caddero poco più in là, scagliati contro il niente, e i due mascalzoni chiusero i barili vicini e i propri, lasciando abbastanza aria per respirare.
«Hai perso» ridacchiò Morgan, e Mihael sospirò dal proprio barile; poteva quasi sentire il cuore rimbombare contro il legno, e si preparò al peggio: da un momento all’altro avrebbero potuto aprire i loro barili le guardie che li avevano inseguiti, e sarebbero finiti al fresco frustati e torturati…
Invece, con suo enorme stupore, il barile venne capovolto, mandandolo con la schiena verso il basso, e fatto rotolare per diverso tempo.
«Che sta succedendo?» chiese, quando finalmente il barile fu rimesso in piedi, e sentì la voce di Morgan rispondere soffusa dal legno: 
«Siamo in un barile. La mia sapienza si ferma qui».
«Probabilmente ci hanno portato su una nave?» chiese, sentendo dei passi sul legno di quello che sembrava un ponte di nave, o forse più semplicemente il pontile del molo. 
«Dobbiamo muoverci in fretta» disse Mihael dopo un minuto di accorto ragionamento. «Al tre, saltiamo fuori dai barili e corriamo al molo, e ci dileguiamo. Intesi?».
«Bene, bene; sì, magnifico» Morgan si preparò, puntando i piedi contro il fondo del barile e le mani contro il coperchio; lo stesso fece Mihael. 
«Uno… due… tre!» i due spinsero con tutte le proprie forze, ignari che quattro marinai corpulenti avevano appena sistemato sui due barili un baule di legno enorme e pieno di cibo non deperibile. «Tre!» ripeterono insieme, ignari anche di trovarsi nella stiva della nave di Whitman, che sarebbe partita quel pomeriggio. «Tre!» tentarono ancora, senza perdersi d’animo: se non fossero morti di sete grazie all’acqua in cui erano immersi, lo stesso non poteva dirsi della fame che già gli mordeva le viscere. «Tre!» ritentarono, deglutendo a fatica senza lasciare che il panico montasse: dovevano uscire! Ad ogni costo!

   
 
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