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Autore: aurora giacomini    25/03/2020    1 recensioni
ATTENZIONE: Questa è la seconda parte di "Per un Bacio" la storia segue un ordine temporale preciso.
Dal Testo:
"Ciao, Amico Lettore,
Uh? Cos'è quella faccia? Cos'è, ti eri dimenticato di me? Mi spezzi il cuore...
Quanti anni sono passati....? Fammi pensare... è l'Ottobre 2029... nove anni... wow...!
Ah, ora capisco cos'è quell'espressione... pensavi forse che non sarei rimasta ad osservare chi, fra i mille passanti, avrebbe infine raccolto il mio quaderno...?"
Genere: Introspettivo, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Per un Bacio'
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8

La Mia Verità?

 

 

Non sono mai stata brava a parole, per questo scrissi questa lettera.

Te la riporto fedelmente. L'ho conservata.

 

-E' successo. Ma non riesco a farmene una ragione, non riesco davvero ad accettare che questa sia la mia vita.

Perchè io? Questo non faccio che chiedermi, perchè io...?

Voglio dire, guardami... ti sembra il caso?

Volevo fare l'attrice. L'attrice di teatro... mi piace fare teatro, mi piace dare un nome alle innumerevoli maschere. Amo il poter lasciare le mie misere vesti per indossarne di nuove, di diverse.

Ma non posso, sono prigioniera delle mie stesse sbarre. Sono troppo egoista per esserlo davvero, per essere coraggiosa, per essere, sì, per essere davvero menefreghista.

Sono una codarda, la vita la voglio vivere davvero, ma non ci riesco.

Il mio è un lento annichilimento, una freddezza di scarsa qualità, un cinismo sforzato che, sì, sfocerà per forza nel nichilismo o nell'autodistruzione.

Sono brava a farmi del male. Il mio è un agire subdolo e codardo, lo riconosco.

Non mi piaccio, non nel modo che vorrei.

Seppur non trovo ragioni per vivere, eccomi qui... ancora una volta a scrivere di me, a raccontarmi, a cercare la comprensione e la patia di estranei, a chiedere aiuto senza volerlo davvero... voglio solo esistere, esistere per qualche minuto nella tua mente, nella tua vita.

Vorrei dare un senso al vuoto che sento nel petto.

Vorrei che la fredda lucidità lasciasse spazio alla follia, una follia morbida e tiepida, una follia senza dolore.

Ma non lo voglio davvero... amo la mia storta razionalità, amo il modo in cui, una mente come la mia, mi fa sentire.

So di essere brillante, è inutile che io finga una modestia che so non appartenermi.

Ed ora, la domanda delle domande. La domanda che mi è stata rivolta con connotazione negativa: voglio morire?

Sì, voglio morire per smettere di sentire dolore, un dolore di cui non capisco l'utilità. Voglio morire sperando in una nuovo corpo, una nuova storia, una nuova vita. Non migliore, non peggiore, solo diversa. Nei giochi in, chiamiamoli così, digitale, ho sempre passato ore a caratterizzare il mio personaggio, il mio avatar. Non era migliore di me, non era bello o brutto, era solo diverso... ho sempre amato vedere, studiare e sentire il cambiamento di una forma, di una persona, di un oggetto... di qualunque cosa. Sono terribilmente affascinata dalla mutevolezza. Ma sono incapace di farlo su me stessa, di farlo davvero, in qualsivoglia modo.

Voglio morire perché non trovo una ragione valida per vivere: non ho prospettive valide. Voglio morire perché percepisco me stessa e il mondo come qualcosa di sbagliato, come due elementi incompatibili fra loro. E non mi riferisco ad un abbinamento come: calzetti più sandali... capisco la voglia di sentire le dita libere, ma il piede saldo... non è esteticamente sexy, ma ne capisco l'utilità. Io che utilità ho in questo mondo? Quale utilità ha il mondo?

Perché questa brama dell'utile? Cosa vuol dire? Che senso ha un simile accanimento?

Beh, credo sia per il mio bisogno spasmodico di controllo e di comprensione. Ho bisogno di essere in controllo, ho bisogno di capire perché uno più uno fa due! E sai cosa mi disturba immensamente? Il dubbio, il dubbio che uno più uno possa fare undici, o nulla, o qualsiasi altra cosa! Perché mi disturba così tanto???

Ho atteggiamenti maniacali, quasi mai manifesti in azioni fisiche. Ma nella mia mente, uuh, nella mia mente avviene il finimondo per nulla e tutto (cose equivalenti, se posso)! Sono di un egocentrismo spiazzante... tutto è in relazione a me, a come io lo percepisco... faccio ciò che critico maggiormente all'essere umano: adeguare tutto a sé.

Voglio morire perché scoprire cosa e se qualcosa c'è... beh, l'apoteosi del piacere, per quanto mi riguarda...

Voglio morire perché sento che qualcosa non va in me... ho pensieri che so che non vanno bene, se così posso esprimermi...

Voglio morire perché i sensi di colpa mi divorano dall'interno... sono come un cancro soffocante e troppo ingombrante per convivere con il mio, altrettanto, enorme ego!

Sono sensibile quanto fredda e razionale, se di raziocinio sì può parlare... sono come tanti esseri in un solo corpo... un corpo troppo piccolo e fragile per contenerci tutti... forse sono bipolare, ma confesso che soffrirei di una diagnosi tanto scontata... sì, perché io sono diversa... amo e odio esserlo, ma è più amore.

Non ho finito di elencare i motivi validi per porre fine a questa mia esistenza, ma non trovo argomentazioni valide per un orecchio esterno, dunque passiamo allo step successivo: cos'è per me il dolore.

Cosa è il dolore...?

Vediamo... tralasciando la parte scientifica del perché e del percome sentiamo dolore (sono conscia del fatto che esistano individui incapaci di percepire fisicamente... eh, la genetica, quale straordinaria ed inquietante meraviglia...) direi che non l'ho ancora davvero capito.

Mentre per il dolore fisico capisco lo scopo, l'utilità... per quello dello spirito... ah, grosso punto interrogativo...

Ma la domanda è cos'è per me...

Cos'è per me il dolore...?

Non lo so... credo che sia quella voragine nel petto, a cui prima accennavo... letteralmente un buco, una mancanza... la sensazione di non poter essere davvero felice, di non potermi sentire davvero al sicuro... la sensazione che una parte di me mancherà per sempre...

Da quel buco nel petto entra freddo... un freddo strano che, per ragioni a me sconosciute, perde la consueta colorazione azzurra-blu, e diventa invece nerastra... ma un nero semi trasparente... non so come descriverlo esattamente. Una mancanza di luce incompleta, non elegante... non mi piace...

Non lo so che cos'è il dolore.-

 

Mi guarda come se non riuscisse a capire a quale strana specie di disgustoso insetto io appartenga.

“Mi scusi, non sono davvero capace di esprimermi come conviene, non verbalmente... mi scuso anche per averle dato del 'tu'...”
Pensavo di parlare a te, in alcuni momenti...

Mi guarda per qualche altro secondo. No, non riesce a capire quale nome dare al mio corpo con sei zampette.

“Vuoi una sigaretta?” Mi chiede.

“Se posso... magari... la ringrazio...” deglutisco, in attesa di un qualsivoglia verdetto.

Apre una metà del camice e, come tre giorni prima, comincia a frugare all'interno del taschino. “Questa è la tua verità?”

Ottima domanda...

  
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