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Autore: Rohhh    26/03/2020    1 recensioni
Ashley ha 21 anni, vive con gli zii da quando ne ha 8 perchè ha perso i genitori in un incidente e lavora nel ristorante dello zio in attesa di trovare la sua strada. la sua vita adesso è tranquilla e lei crede di essere diventata immune ai cambiamenti dopo la tragedia che ha vissuto. Un giorno, però, a casa arriva un nuovo inquilino, Matt, che le dimostrerà che ci si può ancora sconvolgere positivamente per qualcosa che cambia.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Ciao a tutte! 

Torno con una storia dopo mesi di assenza. I miei personaggi, Ashley e Matt vivranno una nuova storia in un altro AU. (per chi mi legge per la prima volta, consiglio di leggere l'introduzione al primo capitolo della mia storia "Perfettamente sbagliato" per capire a quale mia follia mi riferisco, scusatemi). 

Alle mie vecchie lettrici che magari sono in attesa del continuo della mia precedente storia, chiedo umilmente scusa ma mi è successa una cosa bella che però mi ha assorbito completamente e ho dovuto mettere tutto da parte e per continuarla ho bisogno io stessa di rileggerla per ricollegarmi al meglio e ciò mi richiede tempo. Lo farò e spero di riuscirci presto. 

Intanto mi frullava in testa questa nuova storia e dovevo metterla giù, ho trovato il tempo ed ecco qui. I toni saranno più leggeri anche se da questo capitolo non sembrerebbe, inoltre ho deciso di usare il presente per la prima volta, è un esperimento che spero piacerà. 

Detto questo vi lascio alla lettura, grazie a tutte coloro che seguiranno o lasceranno un commento o semplicemente passeranno da qui  per caso silenziosamente. 

 

CAPITOLO 1 - CAMBIAMENTI 

 

Ashley conosce bene il significato della parola "cambiamento" .

E no, non ha niente a che vedere con il senso di novità  che può portare, ad esempio, la decisione di tagliare d'improvviso i capelli cortissimi o magari quella di cambiare auto, e nemmeno lo spaesamento di chi è costretto a trasferirsi in una nuova città.

No, niente affatto.

Lei ha già sperimentato uno di quelli più devastanti, che ti stravolge la vita, la straccia senza pietà  come un foglio inutile, mette sottosopra tutto quello che credevi fosse la tua tranquilla quotidianità fino a quel momento e infine ti scaraventa giù in un baratro senza fondo.

E la cosa peggiore è che non puoi fare niente per tornare indietro. 

E’ un senso di impotenza che farebbe sentire perso chiunque, soprattutto se a provarlo è una bambina di soli otto anni.

Sono passati 13 lunghi anni da quel giorno, eppure, quando ci ripensa, le sembra come se fosse ieri, il dolore è sempre uguale, intatto, forse solo più sbiadito dal corso del tempo ma mai del tutto cancellato.

Forse è per questo che evita accuratamente di ricordare quel momento, l'istante in cui i suoi genitori la accompagnano dalla sua amichetta Ellie per non fare più ritorno.

Se solo avesse saputo che, pochi minuti dopo, una macchina li avrebbe centrati in pieno, portandoglieli via per sempre, forse non avrebbe sprecato tempo a fare tutte quelle storie sulla cena a base di broccoli che aveva preparato sua madre e invece ne avrebbe approfittato per abbracciarli forte forte prima di lasciarli andare.

I dettagli della vicenda hanno contorni sfocati nella sua testa: la mamma della sua amica che la chiama col viso pallido e la voce roca e tentennante, i suoi parenti alla porta che le sorridono mesti, la nonna le prende la mano, le sussurra qualcosa. 

E poi poche parole, qualche carezza, le lacrime e un enorme, incolmabile senso di vuoto che la inghiotte. 

Che significa che mamma e papà  non ci sono più? 

Per una bambina di otto anni i genitori sono le colonne portanti del proprio mondo, il porto sicuro, la protezione e la serenità mentre comincia a scoprire la realtà che la circonda e a diventare più autonoma. 

Le dicevano di stare calma, di non piangere, di essere forte, ma come faceva a farlo se le uniche persone di cui aveva bisogno non c'erano e non sarebbero più tornate? 

Quel pensiero le faceva girare la testa e perdere il fiato, voleva urlare ma la voce non usciva. 

E oltre al dolore un'altra terribile incognita si faceva strada nella sua testa. 

E adesso che ne sarebbe stato di lei? 

Sarebbe finita in qualche istituto freddo e austero o, peggio ancora, in mezzo alla strada? 

Era solo una bambina, non aveva fratelli e non sapeva come funzionavano le cose, sapeva solo che un momento prima il suo unico problema erano i compiti di matematica che odiava e, subito dopo, di colpo...il nulla più totale. 

Poi però pian piano un viso conosciuto e sorridente l'aveva fatta sentire protetta di nuovo. 

Suo zio John aveva 30 anni, era il fratello di suo padre e il classico zio mattacchione che stravede per la nipotina e non ci pensa due volte a prenderla sulle spalle e farla volteggiare in aria, o regalarle tonnellate di caramelle con disappunto di sua mamma. 

Ashley gli voleva bene e ne voleva anche a quella che da due anni era diventata sua moglie, sua zia Katya. Aveva 26 anni, lunghi capelli scuri, sprizzava entusiasmo e allegria da ogni poro e la sua risata era contagiosa. 

Ashley pensava che fossero la coppia perfetta e sognava di poter trovare da grande qualcuno che la completasse come suo zio faceva con Katya. 

I due si erano conosciuti nel ristorante dove lavoravano, John era cuoco e Katya cameriera e ben presto si erano fidanzati per poi, nel giro di qualche anno, compiere il grande passo. Non avevano ancora figli e avevano deciso di buon cuore e senza esitazione di prendere con loro Ashley e crescerla come una figlia. 

Così erano riusciti ad averla in affidamento e, miracolosamente, Ashley aveva ritrovato una nuova casa, diversa ma pur sempre piena d'amore e protezione e, anche se nessuno avrebbe potuto mai sostituire i suoi genitori, lentamente e a piccoli passi, era riuscita a riprendere la sua vita, forse non più spensierata come prima, ma che tutto sommato poteva tornare a definire normale. 

Ed era proprio perché aveva affrontato dei cambiamenti così radicali in tenera età  che, col passare degli anni, si era accorta che le novità non la sconvolgevano più così tanto. 

Non che fosse diventata indifferente o fredda, piuttosto si era fatta le ossa, era cresciuta, e a 21 anni si era abituata a quelle sensazioni, ormai quasi tutto le scivolava addosso senza scalfirla.

È giugno da un paio di giorni, fa già caldo e la sala da pranzo è arroventata perché Katya ha usato il forno per cucinare le patate.

Sembra una serata come tante, la TV accesa, il suo ragazzo Thomas che commenta i risultati della partita, Katya che sorride senza capirne un accidente. 

Eppure Ashley ha fiutato qualcosa di strano nell'aria, sa di non sbagliare e non si scompone quando John, stranamente silenzioso, finalmente si schiarisce la voce e comincia a guardarsi attorno come a voler trovare il coraggio di parlare. 

Ashley solleva lo sguardo dal piatto per un attimo, poi continua a mangiare mentre Thomas, seduto accanto a lei, le accarezza meccanicamente il dorso dell'altra mano. 

"Ecco, Ashley, devi sapere che c' è una novità" esordisce infine, con la voce insicura. 

Segue un insolito silenzio, persino Katya ammutolisce e appoggia la forchetta sul tovagliolo, bloccandosi. 

"Davvero? E cosa?" commenta lei con tono piatto mentre guarda distrattamente un comico alla TV. 

L'unica novità che in quel momento le provocherebbe una gioia infinita sarebbe scoprire che Katya aspetta un bambino. Qualche anno dopo il suo affidamento,i suoi zii avevano cominciato a cercare un figlio ma questo non arrivava e, dopo una lunga serie di tentativi falliti, si erano decisi ad approfondire la situazione, scoprendo che Katya aveva dei problemi a rimanere incinta. 

Si erano fatti seguire da molti medici ma              inutilmente finché, tramite amici, avevano trovato una clinica in una città vicina in cui lavoravano dei dottori molto competenti che avevano permesso a un sacco di coppie con problemi di fertilità di avere figli. Così, decisi a non mollare, avevano iniziato un lungo e difficile percorso che però al momento, purtroppo, non aveva dato frutti. 

Proprio due settimane prima c'era stato l'ennesimo buco nell'acqua e per questo Ashley era sicura non potesse trattarsi di quello. Katya aveva già 39 anni e nella sua condizione ogni mese che passava allontanava sempre di più la  speranza che potessero diventare genitori e la cosa la intristiva parecchio. 

"Beh, vedi - riprende John, poi si interrompe, cerca lo sguardo di Katya come per ottenere approvazione o un semplice incoraggiamento, lei sgrana gli occhi verdi e gli fa un piccolo cenno del capo perché continui - in casa avremo un nuovo inquilino dalla prossima settimana "conclude secco, portandosi subito il bicchiere alle labbra per inumidirle con un sorso di vino rosso. 

Ashley non accenna nessuna reazione, continua a sgranocchiare la sua insalata. 

" Ah, ok. E chi é? " domanda svogliata, giusto per fare conversazione anche se non le interessa più di tanto. 

Che sarà  mai una persona in più in casa quando la vita l'ha messa davanti a prove molto più dure?

John sospira di sollievo, Ashley pare averla presa bene, per lui è come una figlia e non vuole per niente al mondo che qualcosa la turbi o che  l'equilibrio e la serenità conquistati negli anni possano crollare in un attimo. 

Sa quanto è stato difficile farla adattare a una nuova casa, nuove abitudini, un quartiere diverso e, anche se sa che è ormai quasi una donna, in lei vede sempre quella bimba disperata e sperduta che ha accolto tanti anni prima.

Il fatto era è che in quei giorni c'era stato qualcun altro a cui non aveva potuto negare il suo aiuto. 

"Si tratta di Matt, il figlio del mio amico Robert - chiarisce mentre un'ombra cala sul suo volto - ti ricordi che è morto sei mesi fa, vero?" precisa e solo a quel punto Ashley solleva lo sguardo. 

Ricorda il dolore dello zio per la perdita del suo migliore amico d'infanzia, Robert e la sua famiglia vivevano in un'altra città ma i due vecchi amici si erano sempre tenuti in contatto e sostenuti nei momenti di bisogno. 

"Si, certo" risponde piano, una nota di tristezza nella voce, abbassa il viso e i suoi capelli rossi, lunghi fino alle spalle, le ricadono in avanti, coprendolo in parte. 

"Sai, da quando Robert é morto sua moglie sta facendo molta fatica a lavorare, hanno ancora un figlio piccolo di 9 anni - spiega con tono affranto, Ashley rabbrividisce, all'improvviso qualche ricordo affiora e ha freddo anche se in quella stanza si sfiorano i 30 gradi - Matt, il figlio grande, lavora di tanto in tanto per aiutarli ma non trova un impiego stabile e inoltre Rebecca mi ha confidato che vorrebbe andare all'università e che purtroppo in queste condizioni non possono permetterselo così...beh, mi é venuto in mente che mi farebbe comodo un aiuto in più al ristorante. Lui lavorerebbe per me  e io potrei offrirgli anche un posto dove stare. In questo modo non dovrebbe pagare l'affitto e potrebbe usare i soldi della paga solo per gli studi. C'è la nostra vecchia mansarda qui sù…basterà dare una pulita e togliere della roba inutile e potrebbe diventare la sua camera. Gliene ho parlato e… lui era imbarazzato, non voleva approfittare dell'ospitalità ma alla fine dopo le mie insistenze ha ceduto - continua a spiegare, poi tentenna, si gratta la nuca, a disagio- Ho forse fatto male? " domanda, quasi come se si sentisse colpevole di qualcosa e cercasse la sua benedizione. 

Ashley non riesce a trattenere un mezzo sorriso. 

Suo zio è così, è la generosità fatta persona, sarebbe capace di farsi in quattro per aiutare gli altri, non riesce mai a ignorare una richiesta d'aiuto, così come ha fatto anche con lei quando ha deciso di prenderla con sé senza avere mai dubbi. 

Sa benissimo che non serve nessuna mano in più al ristorante. 

Dopo tanti sacrifici lui e Katya avevano realizzato il sogno di aprire un locale gestito da loro: avevano iniziato con un piccolo bar, gli affari erano andati bene, John era un bravissimo cuoco e col tempo si era sparsa la voce, la clientela era aumentata e così anche i guadagni, finché erano riusciti a ingrandirsi e ad aprire un vero e proprio ristorante. 

Il personale era al completo e la stessa Ashley ci lavorava come cameriera per dare una mano finché non avesse deciso che strada prendere per il suo futuro, o almeno così diceva lei. 

Suo zio stava assumendo quel ragazzo semplicemente per aiutarlo ed era un gesto che pochi avrebbero fatto. 

"Hai fatto benissimo" risponde, sorridendo teneramente e rincuorandolo. 

"Oh, meno male! - esclama John contento a gran voce, come se si fosse tolto un macigno dalle spalle- temevo ti potesse dare fastidio, piccolina! - le si rivolge affettuosamente, come fa da quando era uno scricciolo, Katya accanto a lui sorride e riprende mangiare tranquillamente - e poi la mansarda è come se fosse un piccolo appartamento indipendente, c'è anche il bagno e sono sicuro che Matt non ti darà nessun disturbo, sembrerà quasi che non ci sia a casa. Lo conosco, è un bravo ragazzo e poi avete più o meno la stessa età, farete di sicuro amicizia! " aggiunge, si passa una mano fra i capelli neri e riprende a cenare molto più sollevato. 

Anche per Ashley la questione è chiusa. 

Non le importa chi verrà a casa, per lei non cambierà assolutamente nulla. 

C'è però qualcuno a cui le ultime frasi di John hanno fatto drizzare di colpo le antenne. 

Thomas, che fino a quel momento si è completamente disinteressato alla discussione, riesce a captare pochi chiari concetti che nella sua testa fanno esplodere una bomba. 

Ragazzo, coetaneo, nella stessa casa. 

Guarda di fianco la sua fidanzata, con il mento poggiato su una mano mentre armeggia col cellulare con fare annoiato come se niente fosse e sgrana i suoi occhi scuri. 

Possibile che per lei tutto quello sia normale? 

Che razza di famiglia erano? Solo lui trova la cosa a dir poco agghiacciante? 

Poggia le mani rumorosamente sul tavolo, facendo tintinnare i bicchieri di vetro, Ashley ruota i suoi occhi castani senza cambiare posizione, Katya solleva un sopracciglio, sorpresa da quella reazione improvvisa, John neanche ci fa caso, per lui la serata ha preso la piega che desiderava. 

" No, scusate - esordisce, la fronte contratta e un lieve tic nervoso al sopracciglio destro - qualcuno mi spiega chi diavolo è questo tizio e dove dovrebbe dormire?" 

Ashley sospira e alza gli occhi al soffitto. 

Qualcosa le dice che il dopocena non sarà piacevole come sperava. 

 
  
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