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Autore: SaraFantasy98    26/03/2020    3 recensioni
Tra gli alberi secolari della Foresta di Boundary, che tutti nel piccolo villaggio omonimo temono, è custodito un segreto.
Un segreto capace di rubare il cuore e i sogni a chiunque arrivi a scoprirlo, un segreto che è lì da sempre, ma che nel corso dei millenni è stato protetto a dovere: nessuno infatti lo conosce, almeno in questo mondo.
Emma e Jeremy, due gemelli rimasti orfani pochi mesi dopo la nascita, vengono inconsapevolmente attirati verso quel luogo tanto affascinante quanto misterioso. Ciò che ancora non sanno è che la foresta, assieme a ciò che contiene, potrebbe finalmente svelare l'enigma che da sempre circonda la storia della loro nascita, la vera storia dei loro genitori. Storia a cui entrambi cadranno dentro, inesorabilmente.
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Wells, Inghilterra, 21 giugno 2015
 
Emma
 
Stelle.
Solo stelle.
Se penso che è questo quello che vedono molte persone quando di notte si ritrovano per caso con il naso all'insù, troppo prese da faccende "fondamentali e di vitale importanza" per godersi a pieno la bellezza e il valore veri della vita, mi convinco di essere stata fortunata a nascere così come sono.
No, io vedo di più, molto di più.
Per me contemplare il cielo notturno non è un qualcosa da fare ogni tanto, quando capita; non è una gita in campagna fatta per sfuggire all'inquinamento luminoso per godersi un momento magico, né tanto meno il partecipare ad un'attività organizzata dal planetario della propria città.
No, per me è il momento della giornata in cui tutto il resto sparisce, il momento in cui posso far scivolare via da me tutte le costruzioni e le maschere che il mondo ci cuce addosso, il momento in cui le parole, fin troppo spesso completamente inutili, smettono di avere importanza e significato.
Quali parole usano, infatti, le stelle? Nessuna.
Eppure le stelle dicono tutto, basta saperle ascoltare. Ascoltare con l'anima, certo.
Contemplare l'infinito ci rende parte di esso e cosa può esserci di più bello di sentirsi infiniti? Senza confini e allo stesso tempo così piccoli, esseri indipendenti ma parte del tutto più bello che si possa immaginare...
Solo stelle, dicono.
Per questo anche stanotte ho aperto l'abbaino della mia camera e sono sgusciata fuori, arrampicandomi fino a quella parte del tetto in cui si può stare comodamente sdraiati con il viso rivolto al cielo: per guardare le stelle, sentirmi una particella dell'universo ed entrare in quel mondo che esiste dentro di me, quel mondo che comprende in sé tutto quello che sono, tutto ciò in cui credo, tutto ciò che sogno.
Quel mondo in cui non faccio mai entrare nessuno.
Solo Jeremy, il mio gemello, ha avuto accesso ad alcune delle sue parti: lui infatti è l'unico che non ha mai avuto paura di guardare oltre il buio che sembra circondarmi, quel buio che in realtà è solo un tipo di luce diverso e più discreto, che non tutti sanno apprezzare, ma pur sempre luce.
Fuor di metafora intendo dire che sono una persona molto solitaria, una persona che sa di essere diversa e che per questo gradisce di più la compagnia di sé stessa rispetto a quella di chiunque altro.
Jeremy è il solo con cui posso essere davvero io, senza filtri: lui è l'unico che mi capisce con un solo sguardo, l'unico che non giudica, l'unico a cui affiderei la mia stessa vita.
La volta celeste stasera si sta mostrando in tutta la sua magnificenza, il cielo è limpido e la luna è nuova, accanto alle sagome nere degli alberi del giardino riesco a distinguere senza difficoltà le decine di costellazioni, stelle e pianeti che il nonno mi ha insegnato a riconoscere fin da quando ero bambina, i miei astri, quelli che solo a guardarli mi fanno scordare ogni affanno e ogni ansia.
La mia attrazione verso la notte si è manifestata subito dentro di me, fin dai miei primi anni di vita: non ho mai avuto paura del buio, anzi, il buio mi intrigava, esattamente come fa tuttora.
Da piccola quando sorgevano le stelle scappavo fuori di casa per perdermi tra le ombre, per vagare tra gli alberi del giardino con le mani sulla corteccia e lo sguardo alzato verso la luna visibile oltre i rami nodosi mossi dal vento, per lasciarmi guidare dalle stelle e dall'istinto piuttosto che dagli occhi.
Ma quel giardino mi è sempre stato troppo stretto: ogni notte sognavo che esso potesse abbattere le ringhiere di ferro che lo delimitavano per espandersi all'infinito, che potesse trasformarsi in un intero mondo tutto per me, un mondo in cui io potessi sentirmi davvero a casa, davvero me stessa, a differenza di questo.
Anche per questo amo la notte: con la sua tenue e bellissima luce ha il potere di nascondere le storture di questo mondo, le cancella, e ognuno di noi è libero di immaginare al loro posto ciò che vuole, un posto migliore, ciascuno secondo i propri sogni più profondi.
La notte abbatte i confini che ci sono imposti dal nostro essere semplici corpi mortali, la notte ci dona quell'infinità a cui la nostra anima anela fin dalla sua prima pulsione di vita, la notte è mistero, quel mistero che mi perseguita da tutta una vita e che un giorno, forse, risolverò.
«Lo sai che se la nonna venisse a sapere dove passi gran parte delle notti sbarrerebbe l'abbaino con assi di legno e chiodi, vero?» mi sorprende all'improvviso una voce che conosco bene quasi quanto la mia.
Sorrido.
«Per fortuna ho un fratello che sa tenere il becco chiuso, allora», rispondo al mio gemello appena sgusciato fuori dall'abbaino alle mie spalle.
«E poi non è pericoloso: lo faccio da anni, basta fare attenzione.»
In tutta risposta Jeremy si avvicina mettendosi a sedere accanto a me sul pianerottolo del tetto.
«Domani è il grande giorno: diciassette anni...» sussurra dopo alcuni minuti di silenzio, la voce satura di tutti quei sottintesi che non ha bisogno di pronunciare, non con me.
«A me sembra un bel traguardo», dico mettendomi a sedere a mia volta e voltandomi verso di lui.
La luce è poca, solo quella che ci è concessa dalle stelle e dalle luci della città in lontananza, ma il suo viso mi è così famigliare che nonostante il buio riesco a distinguerne senza difficoltà i tratti: la bocca sottile, il naso all'insù, la fronte ampia coperta da alcune ciocche di capelli lisci e del colore del grano, uguali ai miei tranne per il fatto che io li porto lunghi mente lui corti e sempre in disordine.
Gli occhi grandi e limpidi, in questo momento piuttosto inquieti, sono del mio stesso colore: una particolare tonalità che nessuno è mai riuscito a stabilire senza dubbi se sia da catalogare assieme ai verdi o con gli azzurri.
«Sarà anche un traguardo, ma abbiamo diciassette anni e non sappiamo ancora nulla», riprende Jeremy rabbuiandosi e rivolgendo lo sguardo alle luci della città ai piedi della collina.
«I nonni sbagliano a non dirci niente, lo so questo, ma in ogni caso siamo stati fortunati ad averli nella nostra vita: non oso immaginare dove saremmo in questo momento senza di loro», rispondo.
«Probabilmente in orfanotrofio o adottati da famiglie diverse senza sapere nulla l'uno dell'esistenza dell'altra... Hai ragione, come sempre», sussurra lui.
Terribile solo immaginarlo.
«Emma?» 
«Si?»
«Ci diranno mai la verità?»
«Devono farlo, altrimenti andremo in cerca di essa da soli, Jeremy.»
«È una promessa?»
«È una promessa.»
«Grazie Emma, ti voglio bene. Ora ti lascio alle tue stelle, a domani!»
«Buonanotte», riesco a dirgli prima di vederlo sparire all'interno della casa.
   
 
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