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Autore: _iamross    26/03/2020    0 recensioni
I limiti sono dei punti fondamentali da non dover superare. Il controllo, difatti, è forse la caratteristica che più rispecchia Arabella Nelson; ama dominare e avere sempre il coltello dalla parte del manico. Arruolarsi nell'accademia militare è stata infatti la scelta più azzeccata per quell'anima da combattente che da sempre ha influito sul suo presunto futuro. Ma la sua facciata da falsa combattiva nasconde milioni di retroscena. Un passato difficile, una vita dura, molti segreti e un appiglio: la sua carriera. Ma cosa accadrebbe se qualcuno in particolare riuscisse ad abbattere quel muro di freddezza costruito negli anni?
•••
«Forse sei abituata ad avere il mondo ai tuoi piedi.».
« O forse sei tu che credi di essere superiore agli altri, tanto da non rispondere ad una semplice domanda.».
Genere: Azione, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Un leggero bussare alla porta costringe sia me che Lily a terminare velocemente la cena. Immagino già chi possa esserci dietro lo strato in legno che suddivide una stanza dall'altra. Quando avanzo tranquillamente verso l'apertura, infatti, ecco che le mie supposizioni mi si materializzano proprio davanti.

Harley e Celine mi guardano con un pizzico di timore, mascherato da una facciata di sorrisi tirati e all'apparenza sinceri. Il mio sguardo è impassibile, apatico e quando faccio due passi indietro per permettere l'accesso ad entrambe, mi accorgo immediatamente di come abbassano i loro occhi evitando un contatto visivo. Mormorano un flebile 'ciao' e sgusciano via rintanandosi in quell'angolo ritagliato da Lily.

« Ciao ragazze, venite pure!» le incita proprio quest'ultima.

Ruoto gli occhi al cielo per il modo in cui le accoglie, fastidiosamente gentile e cordiale. Caratteristiche che non mi rispecchiano per niente.

Entrambe sembrano titubanti all'inizio ma poi si avvicinano a passi cauti guardandosi intorno. Sorridono verso la figura comodamente seduta sul letto e la imitano, lanciando poi una breve occhiata verso la mia figura ancora ferma sull'uscio della porta.

« Avete già cenato?» chiede Lily soffermandosi sulla riccia che annuisce.

« Sì sì, siamo andate in mensa subito dopo l'allenamento» risponde lanciando un'altra occhiata nella mia direzione.

Stavolta reagisco d'impulso guardandola in cagnesco. È la terza volta che la becco a scrutarmi come se da un momento all'altro la possa mangiare e mi irrita.

« La smetti di fissarmi? Non ti mangio mica» sbotto, allontanandomi dall'ingresso.

Celine sobbalza al mio tono di voce che si è alzato di qualche ottava e scuote il capo mortificata. « N-no io... scusami»

Lily mi ammonisce con gli occhi e ruoto i miei distendendomi sul mio letto.

« Scusatela, è solo un tantino scontrosa con il prossimo», sorride provocandomi con le sue solite frecciatine. « ma torniamo al motivo per cui vi ho chiamate» aggiunge subito dopo assumendo una posizione dritta.

Tendo le orecchie ed elimino istantaneamente il suo commento poco carino nei miei confronti. Quest'ultima frase è decisamente più interessante della prima cosa che ha detto.

« Di cosa dobbiamo parlare?» chiede Harley curiosa, non sembra più degnarmi e questo mi sta bene.

Lily sospira, gettando un'occhiata nella mia direzione. « In realtà è più una curiosità che altro...»

Aggrotto la fronte non riuscendo a seguirla. È ovvio che la nostra non sia più una curiosità, va ben oltre un banale interesse ma decido di non obiettare e ascoltare tutto quello che la sua testa, al momento, sta elaborando.

« Spiegati meglio» intima Celine, alzando un sopracciglio.

« Conoscete i cinque?» chiede, come se parlare di loro sia un segreto di stato.

Le due si lanciano delle occhiate furtive e poi annuiscono ritmicamente. « Si, cioè, in mensa li vediamo spesso appartati e molto silenziosi. Non passano di certo inosservati»

« O magari li vediamo spesso tra i corridoi ma oltre questo, nulla. Personalmente non ho mai avuto il coraggio di parlare con uno di loro. Mi inquietano» commenta Harley rabbrividendo subito dopo alle parole della sua amica.

La bionda sembra incuriosita dalle loro risposte. « E non so... vi siete accorte di qualcosa di apparentemente strano? O magari...», sembra cercare le parole giuste guardando ovunque tranne che gli occhi delle ragazze. « Avete sentito qualche voce di corridoio un po' bizzarra?»

Celine corruga le sopracciglia. « Oltre al fatto che ci seguono assiduamente ad ogni addestramento... no, non credo. Sono tipi abbastanza misteriosi ma suppongo che sia questo il loro lavoro»

« Anche se...» Harley sembra distratta quando prende parola.

Mi alzo sui gomiti pendendo quasi dalle sue labbra. Cosa sta cercando di dire?

« Anche se?» la incita la mia amica.

« Una settimana fa, circa, stavo andando a farmi una doccia e passando per i corridoi ho origliato una conversazione. Ovviamente non volevo, mi sono trovata lì per cas-...»

« Arriva dritta al punto» sbotto, bloccando il suo monologo che non interessava a nessuno.

L'ennesima occhiataccia brucia sul mio viso e sono sicura che gli occhi che mi stanno perforando siano proprio quelli della mia amica.

Sbatte le palpebre. « Si scusa, dicevo... ho origliato una conversazione tra quel ragazzo, non so se sia il leader del gruppo o qualcosa del genere, ed il colonnello Marxwell. L'aria cupa, quasi da dominatore, che persisteva sul suo viso mi ha indotto a supporre che potesse essere lui il capo dei cinque che camminano sempre insieme» afferma pensierosa.

« Sapresti descriverlo?» chiede Lily.

« Ha gli occhi verdi ed i capelli scuri, è il più alto tra tutti e quello più misterioso assieme al ragazzo dalla pelle olivastra» spiega dandomi l'assoluta certezza di chi sta descrivendo.

Guardo Lily trovandola già intenta a fissarmi. Ha ben capito anche lei chi sia il famoso ragazzo che ha beccato in corridoio.

« E sei riuscita a capire cosa si dicevano?»

Morde il labbro inferiore e distoglie lo sguardo fissando un punto a me sconosciuto. Probabilmente sta cercando di ricordare.

« Non sono riuscita a capire molto... parlavano di scelte, di potenzialità. Non ho capito bene cosa intendevano ma il colonnello aveva in mano un foglio, sembrava un elenco ma non sono riuscita a capire di cosa» dice alternando gli occhi sulla mia figura e su Lily.

« Un elenco? » ripeto, pensierosa.

« Si... ma sinceramente non so che tipo di elenco. Non sono riuscita a capire la maggior parte delle cose che si dicevano e poi non ho origliato molto, una frazione di secondo e poi sono scomparsi dietro l'angolo... Ma perché queste domande?» chiede leggermente confusa e curiosa.

Celine fissa tutte noi con la stessa espressione dell'amica e poggiando la testa sul cuscino, lascio le redini del discorso a Lily.

Quest'ultima si lascia scappare una risata, apparentemente normale, ma la conosco così bene da sapere che questa sua risata è causata dal nervosismo momentaneo e dal temporeggiare per cercare qualche assurda risposta.

Ovviamente ho ragione io: le ragazze non sanno completamente nulla. Evidentemente abbiamo scambiato le loro occhiate trasognate in occhiate inquisitorie che, da un bel paio di giorni, non possiamo fare a meno di lanciare. Nonostante Lily si ostini a ribadire che entrambe sappiano qualcosa, io invece sono rimasta nella mia convinzione sin dall'inizio. Di fatti, la delusione non si è impadronita di me, a differenza della bionda che ha abbassato lo sguardo incassando il colpo.

« Ve l'ho già detto, è una semplice curiosità...», ripete nuovamente rialzando lo sguardo e puntando i suoi occhi scuri su entrambe. « Sono un po' strani e questo mi ha incuriosita, inoltre pensavo che voi aveste fatto conoscenza con qualcuno di loro» sorride cambiando argomento.

Celine ridacchia. « Magari! Sono tutti così belli! Soprattutto il ragazzo dagli occhi azzurri... Gesù!» afferma con aria trasognata.

« Il ragazzo dagli occhi verdi invece...»

La mia testa scatta immediata verso Harley che, sorridendo come un ebete, descrive minuziosamente Trevor. Parla del suo viso, dei suoi occhi, delle sue labbra e del suo fisico scultoreo affermando che se solo provasse a sedurlo, sicuramente, cadrebbe ai suoi piedi.

Mi scappa una risata che camuffo con una finta tosse; la convinzione, molte volte, fotte la gente. Se pensa che Trevor possa andarle dietro con un semplice sbattimento di ciglia o lo sculettare esageratamente allora si sbaglia di grosso.

« Posso chiederti cosa ci trovi di così divertente?» domanda la ragazza con un cipiglio profondo sul viso. È infastidita, ma maschera questa sua emozione con un'espressione di curiosità.

Scuoto il capo reprimendo un sorriso. « Parli con me?» chiedo indicandomi.

Alza un sopracciglio. « Fino a prova contraria sei tu quella che sta ridendo» ribatte armandosi di coraggio.

Un coraggio apparente, visto e considerato il modo in cui si tortura le mani.

« Oh, allora un po' di coraggio lo possiedi! Pensavo che lo avessi perso durante il tragitto dal bagno a questa stanza» mordo il labbro fingendomi davvero sorpresa.

Prende un respiro profondo passando una ciocca dei suoi capelli dietro l'orecchio ed evita di rispondere.

« Arabella, smettila» mi intima Lily volgendo poi lo sguardo ad Harley. « Scusala di nuovo, la diverte torturare le persone. È abbastanza sadica»

« Addirittura sadica? Non credi che in questi ultimi giorni tu mi stia riempendo di fin troppi complimenti?» alzo un sopracciglio non per niente offesa dal suo commento.

« Oh guarda, ne mancano ancora tanti altri alla lista» ruota gli occhi al cielo provocando una risata generale, tranne la mia ovviamente.

                              •••

« Alzatele queste braccia!», incita il caporale, sollevando duramente il braccio della ragazza che si trova proprio davanti a me. « Coeh, sei già stanca? Esigo impegno!» urla indurendo i lineamenti.

Continuo a svolgere la serie di esercizi richiesti e lancio brevi occhiate a tutti gli altri militari che alzano le braccia agilmente.

« Stop! Piegamenti sulle braccia» ordina.

Eseguo velocemente il comando e inizio a piegare le braccia inspirando ed espirando: è importante che l'aria fluisca all'interno dei nostri polmoni, più contrazioni dei muscoli e più necessità di aria nel nostro corpo.

La mia testa cerca di concentrarsi solo ed esclusivamente sull'esercizio, eclissando momentaneamente i pensieri che continuano a frullare nella mia testa, ma è impossibile farlo. Così senza volerlo la mia mente viaggia verso la sua metà preferita. È da ormai cinque giorni che i ragazzi non si vedono più in giro e ciò mi ha insospettita. Marxwell è sempre più assente, stranamente, quando solitamente sta sempre qui in accademia e raramente mette piede fuori di qui. Tranne in casi eccezionali, ovviamente. Questa scomparsa da parte del colonnello e dei cinque ragazzi mi puzza, come tutto quello che sta succedendo da un bel pezzo.

I miei pensieri però vengono interrotti dalla voce del caporale che, fermandosi proprio al centro del campo, posiziona le mani sui fianchi e osserva ogni viso concentrato e arrossato dagli sforzi.

« Adesso, coloro che devono andare a in piscina si alzino, gli altri invece continuate con i piegamenti» esordisce, ritornando poi a camminare e ad urlare contro coloro che non seguono perfettamente gli esercizi.

Mi alzo da terra insieme ad altri sei ed urliamo un « Sissignore!» dirigendoci poi verso l'ingresso dell'edificio.

Lily mi strizza l'occhio facendo poi un cenno col capo in direzione dei cinque ragazzi con cui devo allenarmi. Li perfora letteralmente, causando l'ennesimo sbuffo spazientito da parte mia.

« Ehi, io sono Jessy»

Una ragazza di media statura sorride cordialmente tendendo la mano, si pianta davanti la mia figura e attende una mia reazione che non arriva subito. Inarco un sopracciglio scrutandola dall'alto verso il basso – cercando di ricordare se sia un volto conosciuto o meno – ma stranamente non ricordo di averla mai vista qui, non è un viso conosciuto.

« Arabella» rispondo, diretta e concisa. Non afferro la sua mano e lei, notando questo mio gesto, abbassa il braccio nervosamente.

« Lo so... ti conosco, cioè sei molto famosa qui... Cioè, n-nel senso che...» gioca con la sua coda in modo totalmente nervoso distogliendo lo sguardo.

Accenno un sorriso e attendo che finisca di parlare. Mi diverte il fatto che riesca ad intimidire la stragrande maggioranza delle ragazze.

« Volevo dire che molti parlano di te» aggiunge alla fine trattenendo un respiro.

Rido sonoramente. « Tranquilla, respira, non mordo mica» ribatto.

Accenna un sorriso e sembra rilassarsi visibilmente. « Hai ragione... se non ti dispiace, posso venire con te? Onestamente non mi va di seguire quei ragazzi» dice indicando il resto dei ragazzi che dovranno allenarsi con noi.

Prendo un respiro profondo e volto le spalle. Inizio ad incamminarmi verso l'ingresso dell'accademia e sospiro quando sento i passi veloci della ragazza appena conosciuta.

« È un si?» mi urla dietro cercando di stare al passo.

« Sbrigati»

L'addestramento in piscina è quello meno preteso dal colonnello ma non del tutto eliminato dalla lista. Infatti, ogni mese, quest'ultimo si premura di trascrivere i turni affissandoli poi nella bacheca generale. I turni non si scelgono in base ad un sistema in particolare ma in base ad un sorteggio: i sette che vengono estratti devono fare quindici vasche in meno di quaranta minuti, i venti restanti invece devono essere colmati con esercizi semplici che richiedono l'utilizzo delle braccia.

L'enorme sala è caratterizzata da vetrate oscurate, la cui vista si affaccia al campo gremito di militari. Ciò permette di far entrare i fasci di luce ma garantisce la non vista da parte di individui esterni. La piscina si trova proprio al centro della sala, mentre ai lati vi sono strutture che sostengono i giubbotti di salvataggio e i zaini pesanti. Questi ultimi servono per i vari allenamenti che si svolgono, il cui scopo è proprio saper nuotare e cavarsela in acqua appesantendo il corpo.
Infine vi sono tre porte: la prima porta ad un ripostiglio in cui vi sono custoditi gli attrezzi, mentre le altre due portano agli spogliatoi suddivisi ovviamente per sessi.

« È la prima volta per me» esordisce la ragazza. « Per te, invece?»

Lancio un'occhiata nella sua direzione e avanzo verso lo spogliatoio femminile. Le mie cose sono custodite dentro il mio armadietto personale e quindi non ho la necessità di tornare in camera per prendere quello che mi serve.

« Non per me»

Con la coda dell'occhio la vedo annuire e, quando sta per aprire nuovamente bocca, velocizzo il passo ritrovandomi dentro lo spogliatoio.

Prima entro in acqua e meglio è per lei.

   
 
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