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Autore: alberodellefarfalle    26/03/2020    0 recensioni
AMORE IN CORSIA
Raccolta di one-shot con un unico comun denominatore: la corsia di un ospedale. L'amore tra studenti di medicina, infermieri, medici e pazienti in una serie di storie pubblicate non appena la mia testolina ne produrrà qualcuna. Perchè la corsia di un ospedale? Perchè è il mio mondo e perchè è un posto dove puoi incontrare tantissime persone e magari tra la sofferenza e il dolore scoprire la vita e l'amore. Buona lettura.
PS Ho aggiunto all'inizio di ogni capitolo un piccolo riassunto, così sapete ogni volta di cosa si tratta e potete scegliere cosa e quando leggere. Trattandosi di storie indipendenti l'una dall'altra potete leggerne una piuttosto che un'altra, una prima di un'altra. Ovviamente io spero che le leggiate tutte e che vi piacciano tutte, ma sta a voi scegliere. Di nuovo BUONA LETTURA.
NB L'ultima piccola fatica è una storia a cui tengo tantissimo, liberamente ispirata a fatti veri.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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UNA GIORNATA NORMALE

Il mio borsone per la piscina era ormai diventato il mio borsone per andare a lavoro. I miei capelli non sapevo più che forma avessero, costretti sempre sotto una cuffietta. Non c’era quasi più niente di normale. Sempre lo stesso breve tragitto, sempre le stesse cose. Ed ero consapevole che quello fosse solo l’inizio.
“ Stai bene?” ero talmente concentrata che non avevo nemmeno visto chi ci stava accanto al mio armadietto.
“Si.” Risposta automatica, che ormai davo da diversi giorni da quando tutto era iniziato.
“Non è che se mi dici si io ti credo per forza,.” Replicò. Solo allora mi girai a guardarlo. Aveva gli occhi segnati dalla fatica, esattamente come me, ma mi guardava sempre con quell’aria scanzonata e dolce. Lo osservai meglio. Anche strapazzato e stanco era il suo gran bel vedere.
“Ho bisogno di una doccia.” Annunciai recuperando le mie cose.
“Anche io.” E mi venne dietro.
Il tragitto lo facemmo in silenzio, con un vortice di pensieri in testa, tanto da sembrare assordanti. Di fronte alle camere ci separammo. Non sapevo se ero più triste, arrabbiata o stanca.
Lo guardai giusto prima che si intrufolasse dietro la porta bianca. Di certo lui non aveva il mio stesso problema con i capelli. Ridacchiai inconsapevolmente, attirando la sua attenzione.
“Che c’è?” e si avvicinò a me.
“Ammetto che per la prima volta in vita mia sto invidiando la tua capigliatura.” L’avevo preso in giro troppe volte per la sua testa pelata, attribuendola alla sua età, più avanzata negli anni rispetto alla mia.
 “Piccola insolente.” Si guardò intorno dandomi un pizzicotto sul sedere, una volta accertatosi che non c’era nessuno “La vorrei fare con te la doccia.” Mi sussurrò prima di abbandonarmi sulla soglia della porta della mia camera , tutta sola. Ci misi qualche instante per riprendermi. Probabilmente non mi sarei mai abituata.

 

 
Ero tutta intorpidita e sbadigliante quando lo accolsi davanti la porta di casa mia, a piedi nudi.
“Ci hai messo un poco.” Mi lamentai, lasciandolo entrare.
“ Lo sai che dovevo fare attenzione.” Rispose, liberandosi di scarpe e cappotto. Avevamo deciso che la nostra relazione non dovesse venire fuori, non al momento, considerando anche che lui era pur sempre il mio superiore. Non sempre era così semplice trattenersi dal baciarlo lì davanti a tutti o nascondere quello che provavo per lui, ma entrambi sapevamo che quella era la scelta migliore.
“SI, lo so, lo so. Ma se aspettavi ancora un poco mi sarei addormentata.” Gli accarezzai la schiena sotto la maglia leggera e percepii i suoi muscoli contrarsi.
“Nottata dura?” si voltò per abbracciarmi, inglobandomi contro il suo corpo e il suo calore.
“Come tante altre degli ultimi tempi.” Impastai contro i suoi abiti, al di la dei quali percepivo il suo cuore “Tu ne hai avuti tanti?” lo guardai negli occhi. Era evidente quanto fossimo preoccupati, non serviva nemmeno che mi rispondesse per sapere che aveva dovuto dire addio a qualcuno.
Lo baciai così, all’ingresso di casa, a piedi nudi e in tuta.
Lo spogliai senza dire una parola, sospirando solo a ogni tratto della sua pelle che scoprivo. Quando fu nudo sotto i miei occhi, circondai la sua vita con le mani e gli diedi un delicato bacio sulle labbra, prima di dirigermi verso il bagno, lasciando una scia di abiti dietro di me. Mi seguì in silenzio fino ad appoggiarsi contro lo stipite della porta, osservandomi mentre facevo scorrere l’acqua in attesa di quella calda. Mi girai a guardarlo. Era tremendamente bello ed era mio.
“Mi piace quando esaudisci i miei desideri.” Mi canzonò, raggiungendomi e baciandomi in un modo totalizzante e talmente eccitante che mi sembrava di sciogliermi su quel pavimento. Ci  infilammo sotto il getto d’acqua calda e ci occupammo l’uno del corpo dell’altro, in un lento massaggio profumato volto a cancellare ore di lavoro in condizioni estreme, col tentativo, non del tutto riuscito, di scacciare via tristezza, fatica e paura. Lo sentivo dannatamente eccitato sotto le mie mani, contro il mio corpo e tornai a respirare, a sentirmi forte e potente dopo un tempo che mi era sembrato infinito. Quando mi fece sua, ancora lì, sotto le gocce e il vapore, mi sentii perfetta.
Ci asciugammo alla buona e passammo sul letto, per terminare quello che sotto la doccia avevamo solo iniziato. Poi crollammo aggrovigliati alle coperte.
Mi svegliai qualche ora dopo, ferita da un raggio di sole che filtrava dalle finestre lasciate volutamente aperte. Sgattaiolai dal letto senza svegliarlo e misi l’acqua sul fuoco per preparare la pasta. Non sapevo nemmeno che ore fossero, ma dopo un turno di 24 ore, massacrante come quello, non eravamo abituati a guardare l’ora per mangiare o dormire. Era la fame e la fatica a guidarci.
Mi raggiunse mentre guardavo fuori dalla finestra un paesaggio pressoché immobile, mentre aspettavo che il pranzo/colazione fosse pronto.
“Non capirò mai come sopravvivi senza caffè.” Mi canzonò schiacciando la mia schiena contro il suo petto. Sollevai le spalle in risposta. “A che pensi?” continuò.
“Mi chiedevo quando tutto tornerà normale.” Mi accomodai meglio tra le sue braccia, quando abbandonò la tazzina per stringermi meglio a sé.
“Non lo so Amore mio, ma dobbiamo resistere. Per adesso godiamoci quello che abbiamo. Godiamoci i pochi momenti normali che abbiamo e teniamoli custoditi dentro di noi. Godiamoci questa giornata normale, sognando di averne presto tantissime altre.”

So che sono passati tipo secoli e mai mi sarei immaginata di tornare a scrivere in questo momento, ma è successo.
A tutti auguro di avere presto giornate normali. Io vado a dormire, chè domani si riparte.
Buona notte e buona fortuna.
  
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