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Autore: Maura85    11/05/2005    3 recensioni
Questa fic l'ho scritta un anno fa, tentando di immaginare una qualche vecchia amicizia di Severus Piton quando ancora era studente... Forse è meglio che vi spieghi il mio personaggio, Zaria: è una serpeverde imbranata come pochi a scuola, ma abilissima al Quidditch. Ha conosciuto Severus durante la notte di natle, scambiandolo per un ladro ed immobilizzandolo (e ovviamente lasciandocelo fino a fine incantesimo, dato che non ricordava più la formula per scioglierlo...), ma questa è un'altra storia, che posterò magari... beh se vedo che vi interessa ;)
Sono mooolto graditi commenti e consigli!
Genere: Avventura, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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1. Notte stellata, notte fortunata. Notte stellata, notte fortunata. Notte stellata…
Era questo vecchio proverbio, una ‘perla’ di saggezza donatole da sua nonna quando ancora era una marmocchia, a riecheggiarle nella mente, mentre strisciava silenziosa, con una scopa in mano, lungo la parete della sala comune di Serpeverde.
Notte stellata, notte fortunata. Ancora non aveva controllato se il cielo fosse o meno sgombro da nubi, e quindi ricco di corpi celesti, ma ci sperava; e non solo per superstizione: volare di notte era una faccenda non troppo simpatica già di per sé, figuriamoci con uno stramaledetto cielo coperto.
Zaria Gyutt era una giovane Serpeverde al suo secondo anno nella Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts; una frana in tutte le materie, sì, e piuttosto pericolosa ogniqualvolta brandiva la bacchetta… ma nessuno aveva mai troppa voglia isolarla o riprenderla, vista e considerata la sua straordinaria abilità al Quidditch. Sulla scopa era un asso, quasi meglio di quel guastafeste di Potter, e meno male che l’anno venturo quel Grifondoro della malora avrebbe finalmente preso il suo dannato diploma e se ne sarebbe andato!
Nell’attesa di quel glorioso momento, Zaria era un po’ la piccola mascotte dei Serpeverde, i quali si prodigavano nell’aiutarla con lo studio, in cambio delle sue stupende evoluzioni nel cielo.
Ma torniamo a quella notte, torniamo alla giovane Zaria che, raccolti i lunghi capelli biondi in uno chignon disordinato, era strisciata fuori dalla sua stanza (non senza inciampare in un paio di stivali, fortuna che le altre avevano il sonno pesante!), aveva preso la sua fedele scopa e si era avviata verso l’uscita della Sala Comune, sicura di non essere vista da nessun…
“E tu che accidenti stai combinando?”
In seguito, ripensando a quella strana serata, avrebbe realizzato di aver fatto un salto di almeno un paio di metri, mentre un urlo acuto le usciva dalle labbra; si era voltata, furente, una mano stretta sul cuore, sperando di non aver svegliato nessuno.
Nell’ombra, dalla poltrona più lontana dal caminetto, qualcuno la fissava. Era alto, magro, dai lunghi capelli spettinati; lo conosceva? Eccome. Giusto un paio di mesi prima, per Natale, lo aveva immobilizzato, credendolo un ladro.
Poi però avevano fatto amicizia; più o meno. Beh, era da un po’ che non la guardava più come se volesse ucciderla, e questo era già un risultato notevole.
In ogni caso, Lui era la peggiore disgrazia che le potesse capitare. Cioè, era un bravo ragazzo, un poco taciturno, magari, ma un po’ troppo ficcanaso per trovarselo davanti in quel tipo di situazione…
“Severus!” esclamò, sciogliendosi in un sorriso che voleva essere il più rilassato possibile, ma che somigliava tanto ad un ringhio. “Cosa… cosa fai ancora qui? E’ tardi…”
Lui scrutò la sua tenuta – mantello da viaggio e scarponi pesanti – e il suo bagaglio – la scopa, appunto – quindi alzò appena un sopracciglio, come a dire: ‘Tu chiedi a me cosa sto facendo?’. Era terribile come quel ragazzo riuscisse a tenere interi discorsi solo con lo sguardo; la metteva terribilmente a disagio. Per gli altri, invece, era una comodità in più, per ignorarlo con maggiore tranquillità.
“Zaria… tu non stai uscendo clandestinamente in piena notte, rischiando di causare una grave perdita di punti alla nostra Casa, vero?” la interrogò, freddo come il ghiaccio.
“Chi, io? Figurati, ero scesa solo… solo… per… Oh, alla malora! Sì, voglio uscire, è esattamente quello che intendo fare!” alzò il mento, con aria di sfida, esponendo i bei occhi blu al riflesso danzante del fuoco. “Cos’è, vuoi fermarmi?”
“Appuntamento notturno con un ragazzo? Alla tua età?” tono divertito. Fece qualche passo avanti, uscendo dal cono d’ombra in cui era rifugiato quando l’aveva scoperta. E osservando il rossore apparso sulle sue guance.
“A… appuntamento? No, cosa dici? Io… beh, io ho delle faccende da sbrigare!”
“E dove, se posso saperlo?” inclinò la testa di lato, studiandola.
“Non sono affari tuoi.” eccolo che rialzava il sopracciglio; accidenti, a quella faccia non poteva resistere! “Nella Foresta Proibita.” ammise infine, con rabbia.
“Una ragazzina del secondo anno… di notte… nella Foresta Proibita!” scosse il capo, con aria lugubre. “E che cosa ci andresti a fare?”
“Non te lo posso dire.” tirò di nuovo su il sopracciglio, ma questa informazione era davvero troppo riservata. Alla fine, notando che lei non aveva la minima intenzione di rivelare i propri scopi, chinò appena gli occhi, immerso in chissà quali pensieri. Zaria non poteva nemmeno immaginare quale lotta di coscienza si fosse scatenata dietro quella sua aria austera.
“Aspettami qui un paio di minuti, vuoi?” disse, un attimo prima di voltarsi e salire velocemente le scale che conducevano al dormitorio maschile.
“No che non ti aspetto, non ne ho la minima intenzione!” ribatté Zaria, senza che lui la considerasse minimamente.
E quando tornò, lei era ancora lì.
“Che cos’hai in mano?” sussurrò la giovane, aguzzando la vista nella penombra. “Una scopa? Ma cosa…?” un raro lampo di genio la colse. “Cosa? Non ci pensare nemmeno, tu non vieni con me, no, no…”
“Vuoi scommetterci su qualcosa?”
Fu così che strisciarono fuori dalla Sala Comune e si avviarono per i freddi corridoi di Hogwarts, aprirono il più silenziosamente possibile il grande portone e si avviarono per il parco del castello.
Zaria registrò appena che la notte era proprio stellata; e anche dotata di una grande luna piena. E in fondo si sentiva fortunata; forse Severus Piton non era la migliore delle compagnie, ma, ehi, era sempre meglio che addentrarsi nella Foresta Proibita da sola!
L’unico suo timore fu che lui non sarebbe stato in grado di mantenere l’imbarazzante segreto che si celava tra quegli alberi. Ma per quello esistevano altri rimedi…
  
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