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Autore: RLandH    27/03/2020    3 recensioni
-Si con i titoli faccio schifo -
Raccolte di fanfiction per l'iniziativa proposta da CampMezzosangue dei "100AU"
(Non sono certa di riuscire a scrivere tutte e cento le storie, ma tentar non nuoce)
#32(Frank/Hazel)
#81 (Leo/Calypso)
#87 (Luke/Thalia)
#10(Jason/Piper)
#100 (Nico/Will)
#18 (Travis/Katie)
#11 (Chris/Clarisse)
#42(Reyna/Annabeth)
#5 (Leo/Khione)
#23 (Percy/Annabeth)
#34 (Percy/Reyna)
#33(Luke!Centric)
#28(Leo/Echo)
#90(Michael/Clarisse)
#98(Percy/Rachel)
#19(Jason&Leo)
#65 (Annbeth/Luke!Past)
#77 (Calypso/Lester)
#39 (Harry Potter!AU) (Charlie/Silena)
#15 (Nico/Will)
#38 (Annabeth/PercyPercy/Calypso)
#17 (Percy/Calypso)
#70 Quella spogliarellista ha un aspetto familiare OMG sei tu!AU (Nico&Reyna)
#2 Mi sono infiltrato in casa tua alle due di notte perché ero ubriaco e pensavo fossa casa mia!AU(Leo/Calypso)
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: I sette della Profezia, Quasi tutti
Note: AU, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo(Storia):   I Cento Mo(n)di
Titolo Capitolo:   Non è questione di destino, ma di scelte
Prompt:  #38 Sei il mio soulmate ma io sono innamorato di un altro!AU (Annabeth/Percy – Percy/Calypso)
 Personaggi:  Annabeth Chase, Percy Jackson, Calypso, Nico di Angelo (nominati: Sally Jackson, Paul Blofis)
Paring: Percabeth, Perlypso, Caleo!minor
Rating: Giallo sbiadito
Warning:  Soulmate!AU
 Beta: Nessuna
Note:  Era una vita che non scrivevo questa raccolta e posso confessare di trovare questa os davvero pessima rispetto le altre, ma la verità è che sono terribilmente arrugginita. Finalmente sono riuscita a scrivere della Perlypso, anche se non come mi sarebbe piaciuto, quindi probabilmente riscriverò su questo paring. Stavo anche cominciando a scrivere una Reyna&Nico, ma mi piace ancora meno di questa. Quindi non so.
Vorrei ringraziare: Farkas, cabin13 e fenris per la recensione <3. Grazie.
Come sempre la lista dei prompt la potete trovare nei capitoli precedenti.

 

Non è questione di destino, ma di scelte

 

Quello che gli aveva insegnano per tutta la vita era che quando incontravi quella persona non potevi non sentirlo; era come diventare un magnete. Attratto, inesorabilmente.  
L’anima gemella, la persona con cui passerai tutta la vita, secondo il destino.
La persona che sul petto aveva lo stesso decoro, linee rosse incise sulla pelle, lì dove il cuore.
Nel caso di Percy era un fiore, con cinque petali e due foglie, il rosso era vivo, spiccava sulla carne pallida come se lo avessero maschiato a fuoco. Ricordava una margherita, disegnata da un bambino delle elementari, o almeno così che Percy aveva sempre figurato il Dio-di-ogni-cosa nella sua mente. Un bambino con un sorriso troppo lezioso.
Non si era mai vergognato del suo marchio, lo aveva sempre esposto, da che aveva avuto undici anni, forse perché, in cuor suo, aveva sempre desiderato che chi possedeva il suo gemello, un giorno, lo avesse notato.
Nonostante al mondo ogni creatura nasca con una anima gemella, non è detto che si è destinati a trovarla.
Sua madre prima di incontrare Paul Blofis, l’uomo con la rosa spinata, come la sua, era passata attraverso due matrimoni sbagliati.
Un po’ per tutta la vita, Percy aveva sentito addosso l’essere un bambino sbagliato, come la gente si era sempre rivolto a loro, bambini che non sarebbero mai dovuto nascere, che non sarebbero mai dovuti esistere.
Erano sempre stati tantissimi, forse più dei bambini giusti, ma erano nati con quello stigma addosso, con il peso di aver rubato la vita di qualcuno che il destino aveva progettato nascesse.
Sally Blofis, si era sempre prodigata perché lui ignorasse quei pensieri, che Percy era perfetto, voluto e mai sarebbe stato sbagliato.
Banalmente aveva sempre pensato che il suo fiore dovesse essere così brutto per questo, nonostante le parole di sua madre, perché doveva trattarsi di un aggiunta veloce, schizzata appena da parte del Dio-di-ogni-cosa quando si era accorto che il bambino giusto non era nato ma un altro sbagliato era sorto.

E poi aveva conosciuto Annabeth.
In un giorno di neve, coperti dalla testa ai piedi, di lei aveva veduto solo gli occhi grigi e fili di capelli chiari che sfuggivano alla visiera del capello di lana grigio. Non riusciva a ricordarsi quale fossero le prime parole che le avesse detto, ne perché fossero in fila, al freddo, sotto la neve, per entrare in un locale, ma qualche ora dopo era in una locale, al caldo, davanti una pinta di birra e delle nocciolini … ed irrimediabilmente innamorato.
A scuola gli aveva insegnato che l’amore tra anime gemelle scoccava con uno scambio di sguardi e sua madre lo aveva confermato, quando aveva incontrato Paul, mentre Percy aveva imparato, dal resto del mondo, che l’amore sbagliato cominciava lentamente come immergersi nell’acqua, un passo alla volta, per abiturarsi al freddo delle onde, agli schizzi, a muoversi in un mondo diverso, dove non sempre vedevi dove andavi con i piedi e che ogni cosa che ti sfiorava diventava scomoda e necessità di fiducia.
E poi era un tuffo, in cui immergersi completamente, superato l’atavica paura per l’ignoto.
Ed era primordiale.
E Percy non era in grado di capirlo, perché era sicuro di essersi innamorato di Annabeth quel giorno stesso ed altre volte non poteva paragonarla a null’altra cosa se non all’immersione negli abissi,

E non aveva mai avuto paura così tanto di fare l’amore con lei, in tutta la sua vita.
Quando si era sfilato la maglietta ed avrebbe sciolto quel dubbio che Percy non avrebbe mai, mai, voluto chiedere, lo aveva coperto.
Annabeth non aveva sul seno nessun fiore, aveva una macchia informe, di carnagione più chiara.
“La mia famiglia è contraria alle anime gemelle” aveva detto lei con gli occhi bassi, “Non so che simbolo ho, non lo ho mai saputo” aveva rivelato, coprendosi con una mano la sua mutilazione.
Annabeth era sempre stata sicura, ma in quel caso, Percy l’aveva potuta sentire tutta la sua preoccupazione, che tormentava la sua vita.
“Non me ne importa” aveva detto Percy, perché lo aveva capito quale era stata la preoccupazione di Annabeth, che non potendo sapere fosse la sua anima gemello, lui l’avrebbe lasciata. Forse gli era già successo.
“Non me ne importa, non so se tu sei la mia anima gemella, ma sei sicuramente l’amore della mia vita” aveva detto. Anche se il loro amore non era giusto, Percy realizzò che non lo interessava, quando baciava Annabeth il mondo aveva per la prima volta senso.

Lei aveva passato le dita sul suo brutto fiore, “Una parte di me è sempre stata arrabbiata con loro” aveva detto, riferendosi forse ai suoi genitori, mentre con le dita seguiva le linee rosse, “Perché mi hanno tolto la possibilità di scegliere, scegliere di perseguire una via scritta” aveva aggiunto, “Una parte di me, realizza invece che volevano darmi la possibilità di scegliere” aveva detto.
“Scegliere la vita che voglio io, l’amore che voglio io, il destino che voglio io” aveva aggiunto, “Senza dover sentire sul mio petto la consapevolezza” aveva detto.
“Ora, così, ne io ne tu possiamo sapere se sono la tua anima gemella, ma tu puoi avere ancora il timore che un giorno per strada vedrai una ragazza con il tuo segno, io no” aveva aggiunto, sporgendosi per baciarlo ancora, “Per me tu lo sei. Senza dubbio” aveva stabilito.
Percy l’aveva baciata con ancora più fame, “Io ti amo” aveva detto, “Fiori, marchi e destino che si fottano. Io, Annabeth Chase ti amo. E tu sei la mia anima gemella perché mai vorrei qualcun altro al mio fianco” le aveva confessato.

E poi un giorno era successo.
Al mare, stupido, un gioco.
Percy si era messo a giocare a Volley Ball, con i suoi amici. Jason aveva schiacciato con più forza, lui aveva provato la ripresa, ma era venuta male e la palla era andata fuori.
“Vado, io dai” aveva detto, sporco di sabbia dalla zazzera scura dei capelli fino a tutta la pelle ambrata, fermamdo il povero Nico di Angelo, nervoso ed a disagio, che anche sulla spiaggia al mare, indossava la maglia ed i pantaloncini alla rotula.
“Dovresti piegare di più le ginocchia” lo aveva canzonato una ragazza, mentre Percy si chinava per raccogliere la palla che era arrivata fino ai lettini.
Percy aveva sollevato uno sguardo, una ragazza con i capelli cannella, stretti in una crocchia ed un asciugamano avvolto attorno al corpo.
Sembrava gentile e bella, in una maniera naturale e genuina come mai aveva pensato a qualcuno, anche ad Annabeth.
Era stata attraente, affascinante, intrigante, ma mai bella in una maniera così secca e inoppugnabile.

“Preferisco il nuoto, confesso” aveva risposto Percy senza disagio, tirandosi su e come l’aveva fatto aveva visto il viso della ragazza farsi d’un rosso furioso, ma non per il suo fisico, per il suo tatuaggio.
“Wow” aveva detto poi.
facendo scivolare l’asciugamano che aveva attorcigliato al corpo, forse per asciugarsi dell’acqua salmastra, per mostrare un corpo snello, stretto in un bikini a fascia.
Lì sul seno il brutto disegno di un fiore a cinque petali e due foglie.
“Wow” aveva risposto Percy, trovandosi in difficoltà con la lingua, senza sapere cosa avrebbe dovuto dire.
La sua anima gemella si chiamava Calypso Atlas e per Percy fu impossibile non trovarsi morbosamente attratto da lei.
Così come il destino stesso, da che li aveva fatti incontrare, quel giorno al mare, non aveva potuto fare altro che guidarli l’uno contro l’altro. Da quel giorno, non aveva potuto fare altro che incontrarla, continuamente.
Venticinque anni senza mai incontrarla e poi era impossibile sfuggire.

“Non dobbiamo sposarci” aveva detto Calypso un giorno, nevicava anche in quel caso, “Possiamo anche solo parlare” aveva detto la ragazza.
Percy si era sentito a disagio, tirando la sciarpa per coprire sul naso e le guance rosse di imbarazzo, “Ho una ragazza” aveva confessato poi, “La voglio sposare” aveva detto.
“Non abbiamo i fiori gemelli sul petto”, per la prima volta, ad alta voce, lo aveva detto. Annabeth non era la sua anima gemella scelta dal destino, però rimaneva la donna che amava.
Tutta l’attrattiva, tutto il magnetismo, che provava per Calypso non erano che polvere in confronto.
“Per lo amo” aveva sottolineato.
Calypso aveva sorriso, abbassando la sciarpa, mostrando un viso sorridente, “Ne sono contenta” aveva detto onesta, “Perché ho qualcuno anche io” aveva ammesso.
“Ho passato tutta la vita ad inseguire il destino e poi mi sono innamorata di un impiastro ambulante che rende la mia vita piena di colori” aveva rivelato.

   
 
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