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Autore: ballerina 89    27/03/2020    2 recensioni
[This is us]
Salve a tutti. Questa piccola fanfiction è ambientata nella stagione 4 della serie Tv This is us.
“Cassidy Sharp mi hai stregato... non so come tu te la stia passando adesso ma una cosa è certa: ti voglio nella mia vita e sono disposto a fare carte farse pur di averti.”
Con la promessa di mettersi in contatto l’un l’altra in caso di bisogno, Kevin Pearson e Cassidy Sharp si salutano per riprendere in mano le loro vite a km di distanza. Tutto sembra procedere nel migliore dei modi per alcuni mesi ma poi qualcosa cambia...
cosa succede quando dentro di noi, pur non volendo, scoppia una battaglia tra testa e cuore? Leggete per saperne di più.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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POV KEVIN PEARSON 

Chiudo immediatamente la chiamata e mi affretto a raggiungere la porta d’ingresso del mio camper. Cass è lì dentro, forse è sempre stata lì e a giudicare da quel poco che ho visto non sembrerebbe passarmela tanto bene. Come accidenti ho potuto non pensarci prima! L’ho cercata ovunque tranne che nel posto più sensato. È sempre corsa qui quando qualcosa più grande di lei la schiacciava, perché questa volta sarebbe dovuto essere diverso? Vorrei prendermi a pugni da solo per essere stato così superficiale e per non aver capito... dovevo immaginarlo che non si fosse dimenticata sul serio di me, dovevo immaginare che Ryan volesse semplicemente depistarmi per riaverla con se senza dover combattere... maledetto! Dovrei ripagarlo con la sua stessa moneta e non dirgli nulla di ciò che ho appena scoperto, se lo meriterebbe davvero ma questo non è di certo il momento migliore per farsi sopraffare dalla vendetta e dal rancore. Cassidy è lì dentro Dio solo sa in che condizioni e se voglio aiutarla nel migliore dei modi devo chiedere aiuto a qualcuno. Riprendo il cellulare che avevo accidentalmente lasciato cadere a terra e chiamo proprio lui...

  • l’ho trovata! - esordisco, senza neanche aspettare una sua risposta, non appena sento che ha accettato la chiamata - L’ho trovata!!!!! È da me, a casa mia, chiusa nella mia roulotte!!! 
  • Mandami l’indirizzo e aspetta che arrivo prima di fare qualsiasi cosa!!!! 
  • Mah... non credi sia il ca...
  • FA COME TI HO DETTO PEARSON!!! - inizia ad inveirmi contro. Forse non ha tutti i torti, in fondo sono stato io il primo a pensare che fosse poco prudente agire da solo. 
  • Ti mando la posizione, sbrigati! - riaggancio, gli invio il mio indirizzo e senza poter fare nulla aspetto il suo arrivo. Non abitiamo molto distanti fortunatamente ma quei cinque minuti di auto che ci dividono in quel momento mi sembrano un’eternità. “Muoviti sharp” dico tra me e me ogni mezzo secondo incapace di elaborare altro e poi eccolo finalmente arrivare. “Era ora!!!” Scende dall’auto, mi chiede quale delle due roulotte sia la mia dopodiché senza aspettare che io dica o faccia qualcosa eccolo agire da solo arrivando a grandi falcate davanti la porta d’ingresso e iniziando a spintonare la porta nella speranza di aprirla gridando ripetutamente a Cass di aprire. 
  • Ehi ehi ehiiiiii!!!!! - lo raggiungo per poi cercare di fermarlo - che accidenti stai facendo????
  • Cosa credi stia facendo è? Tento di raggiungere mia moglie ma questa scatoletta di latta non si apre. - Sarà anche una scatoletta di latta ma non è di certo così semplice da aprire. 
  • Fermati, è tutto inutile, non otterrai nulla facendo così. - provo a farlo ragionare ma sembra inutile. Continua a gridare il nome di sua moglie per farsi sentire e non contento inizia a spintonarmi cercando di allontanarmi da lì. 
  • Vattene person, non mi servi più adesso!!!! - mi dice con occhi carichi di odio. Scommetto che il fatto di saperla qui, a casa mia, lo sta mandando ai matti.
  • Andarmene??? Non ci pensare nemmeno, non ho Nessuna intenzione di andarmene e dovresti esserne contento sai perché? Perché è casa mia questa e di conseguenza conosco un modo molto efficace di aprire quella porta senza che tu ti renda ridicolo ancora per molto. - gli faccio notare. 
  • Hai le chiavi??????  Hai le chiavi e non dici nulla? Che accidenti stai aspettando ad aprire si può sapere? 
  • Vado a prenderle, le ha mio zio, tu aspettami qui, ce la fai a non combinare casini per un minuto vero? - mi guarda male ma non replica, si siede sulle scale del mio camper e aspetta nervosamente il mio ritorno. Non appena zio Nicky mi vede si mette subito in allarme e la cosa peggiora non appena gli parlo brevemente di Cass e di cosa sta succedendo. “ non avresti mai dovuto aiutarla a tornare con quel cretino” mi dice consegnandomi le chiavi “ tu e lei siete fatti per stare insieme”. Cosa??? Ma se il giorno che aveva saputo del nostro piccolo incontro ravvicinato mi fece sentire un schifo... che cos’era cambiato? Evitai di indagare, ce ne sarebbe stato di tempo per riprendere in mano l’argomento è quello non era di certo il momento migliore. Ringrazio mio zio per le chiavi, lo rassicurò dicendo che non c’è bisogno che venga anche lui ad aiutarci, che lo terremo informato e con la promessa di incontrarci domani mattina per la colazione mi congedo e torno da Ryan che se possibile è ancora più spazientito di prima.  - Mi raccomando. niente scenate! - dico guardandolo dritto negli occhi mentre inserisco la chiave nella serratura, fortunatamente Cass non ha pensato a lasciare quelle di scorta attaccate dall’altro lato o sarebbe stato sul serio necessario buttare giù la porta. 
  • Mi stai dando ordini? Non sei tu biondino che devi dirmi come comportarmi con “MIA” moglie! - ho capito che è sua moglie, c’è davvero bisogno che continui a ripeterlo ogni tre secondi?
  • No certo che no, ma so come va trattata la gente in questi casi - sottolineo - Non lo sai se è lucida in questo momento o meno. Può aver bevuto poco e quindi stare bene o tanto e non sapere neanche chi ha davanti... potrebbe non aver bevuto affatto ma essere comunque emotivamente e psicologicamente  instabile. Quello che voglio dirti è che ogni cosa potrebbe farle perdere il controllo e cadere nel baratro, anche una cosa minuscola quindi ti prego. sii ragionevole. 
  • Hai paura che possa trattarla male? Ma mi fai così cretino? NON SONO UN MOSTRO! E’ LA MADRE DI MIO FIGLIO LA DONNA CHE È LÌ DENTRO MALEDIZIONE, RIESCI A CAPIRLO SI OPPURE NO? 
  • Abbassa i toni! Comunque si... ho paura che tu possa fare una cazzata e non puoi di certo biasimarmi dopo quello che le hai fatto passare in passato a causa del lavoro. 
  • Vaffanculo Pearson! - mi spintona ancora una volta. Non so cosa mi stia trattenendo dal prenderlo seriamente a calci nel sedere - Comunque sai che ti dico? Che mi sono rotto il cazzo quindi, visto che sei tanto bravo entra tu! Vediamo cosa riesci a fare. - mi guarda con disgusto dopodiché  si allontana dalla roulotte e prova a raggiunge la sua auto. Ha problemi, è palese ormai. 
  • Fermati, dove credi di andare.... Ryan.... - non sembra volermi ascoltare - RYANNNN!!!! - urlo e questa volta ottengo finalmente attenzione - Non è il momento del vittimismo! Tua moglie... - è la prima volta che utilizzo questo appellativo, di solito evito di farlo... fa troppo male.
  • Ah.... adesso è mia moglie? - lo ignoro o sul serio finirà male.
  • Tua moglie ha bisogno di aiuto! 
  • Con te a quanto ho capito ha tutto l’aiuto che le serve no? Non ti servo a nulla io! - si è capovolta la situazione, adesso è lui che sta facendo il geloso. 
  • Non fare il ragazzino, non è proprio il momento! Riesci per un secondo a mettere da parte tutto l’odio che provi per me è provi a collaborare per il bene di cassidy? Se tieni a lei come dici non dovrebbe risultarti così difficile. - sbuffa, sbuffa sonoramente, mi guarda nuovamente in malo modo ma sembra convincersi e finalmente riusciamo ad entrare. 

Non è affatto bello lo spettacolo che ci ritroviamo davanti. Come minimo ci saranno trenta o quaranta bottiglie sparse su tutto il pavimento: alcune sono mezze piene, altre completamente vuote, altre ancora sono in frantumi. Poi c’è carta, cartoni di cibo da asporto, per essere precisi, con ancora gran parte di cibo al loro interno. C’è ne sono in quantità industriali tanto da ricoprire l’intera pavimentazione della roulotte. Non per ultimo c’è lei, sdraiata a terra e piegata in malo modo su un fianco. Non si muove, nonostante tutto il baccano fatto per entrare e per farci spazio in quel caos non si muove e non emette mezzo suono.. il suo torace si alza e abbassa debolmente e quello al momento mi basta perché significa che si può far ancora qualcosa. Ci precipitiamo entrambi verso di lei e la giriamo, mettendola supina, in modo tale che, se sveglia, possa vederci. Ha gli occhi aperti ma non sembra essere cosciente, sembra quasi si trovi in un altra dimensione.

  • Amore... amore mio ma che accidenti hai fatto? - il primo di noi a cercare un approccio diretto è Ryan il quale le prende il volto tra le sue mani e prova a catturare il suo sguardo. - mi hai spaventato, mi hai spaventato a morte... ho temuto il peggio. - confessa anche se lei non credo riesca ascoltarlo, ha lo sguardo in trance. Ryan non sembra capire la gravità della cosa, a lui vederla con gli occhi aperti basta per considerarla tra noi e imperterrito continua a parlarle. Gli fa il nome di Matty non so quante volte ma lei niente, non replica. Sta quasi per arrendersi, posso vederlo dallo sguardo sconfitto, ma proprio in quel preciso istante ecco che magicamente sembra riprendersi.. o meglio… le sue pupille diventano reattive, smette di fissare il pavimento e volta lo sguardo verso di me. 
  • K... kev... - è quasi un sussurro il suo ma il mio nome è il primo suono sensato che esce dalla sua bocca. Il mio cuore inizia a fare le capriole al suono della sua voce ma non posso di certo farmi sopraffare dal sentimentalismo proprio ora. 
  • Ehi... - mi limito a sorriderle - non sforzarti ok? Adesso io e Ryan ci prenderemo cura di te ok? Va tutto bene... - sposta il suo sguardo verso Ryan e sgrana gli occhi impaurita, credo si sia accorta solo adesso della sua presenza, poi torna a guardarmi.
  • Oh oh... so... sono all’inferno vero? - dice con un filo di voce - tu... tutti e du... due qui… pe...perché siete qui? An...andatevene! Lasciatemi in pace. 
  • Cass ma che ca...
  • RYAN NO! - lo blocco prima che possa pentirsene - Non è il momento.
  • Mah lei... lei...
  • Shhhhh.... lascia fare a me! So quello che faccio. - è palesemente irritato dalla mia risposta ma non ribatte e anche se contro voglia mi lascia campo libero. - sciocchina ma che dici è? No che non ce ne andiamo. - sorrido cercando di trasmetterle meno ansia possibile ma in meno di un secondo tutto cambia: la vedo che cerca di dire qualcosa ma non ci riesce, dalla sua bocca esce solamente un mezzo lamento strozzato. I suoi occhi tornano a fissare il vuoto, non sono più reattivi e come se non bastasse eccola improvvisamente girarli all’indietro; merda, non ci voleva! Mi affretto a prendere il cellulare dalla tasca posteriore dei pantaloni e mentre compongo il 911 impartisco a Ryan ordini precisi.  - Cerca di farla tornare tra noi! Io intanto chiedo aiuto. 
  • Come... che.... che accidenti devo fare? - sbraita non sapendo da dove iniziare. 
  • Girala su un fianco e falle buttare fuori tutto ciò che ha ingurgitato. -la mia è solo supposizione ma se sta andando in coma etilico è l’unica cosa che possiamo fare per aiutarla. 
  • Si mah...co... come faccio? Che devo fare? 
  • Mettile due dita in gola non mi sembra così difficile!!! - Sto per perdere la pazienza. 
  • Io... ehm... - lo vedo nel panico, non riesce neanche a toccarla. Nel mentre il centralino del 911 accetta la mia chiama passandomi l’operatore di turno: “911 come posso aiutarla?” - allora si.. ecco.... - Ryan continua a balbettare non in grado di fare qualsiasi cosa. Perdo definitivamente quel poco di pazienza che mi è rimasta nei suoi confronti e con grazia pari a zero gli lancio il cellulare. 
  • SAI ALMENO RISPONDERE AL TELEFONO? tze..parla con i soccorsi, spiega loro la situazione e digli di raggiungerci al più presto, a lei ci penso io! - l’avevo affidata ad un imbecille ma adesso ci penso io. La prendo di peso tra le mie braccia e la porto in bagno… è un po’ strettino ma ce lo faremo andare bene. - Andiamo Cass vedi di non fare scherzi! - dico cercando più che altro di convincere me stesso - È  tutto sotto controllo. - racchiudo in una mano, con una sottospecie di coda, i suoi capelli e con l’altra tento di farle rimettere anche l’inverosimile. Passano buoni 10 minuti e nonostante abbia rimesso anche l’anima ancora non accenna a dare segni di vita. Non so cos’altro fare sinceramente se non sedermi sul piatto doccia, mettermela in braccio e aprire l’acqua fredda. “ Andiamo Cass reagisci” le dico mentre con una mano provo a darle dei leggeri colpetti sul viso per farla riprendere, “Non puoi farmi questo”. Sto improvvisando lo ammetto ma nell’attesa dei soccorsi è l’unica cosa che posso fare. 
  • Io.. io... kev... - quel piccolo filo di voce proveniente dalla sua bocca è vera musica per le mie orecchie. È coscente. - non volev... 
  • Shhhh.... non dire nulla va tutto bene, rilassati.
  • No... io so... sono... inn.. io vogl...
  • Ehi, cominci a fare di testa tua? allora non stai così male! - dico ironizzando un po’ la situazione per poi tornare serio - stanno arrivando i soccorsi,  presto starai bene. - le accarezzo la testa.
  • L’...l’acqua! L’acqua è... è ....fredda. - si lamenta iniziando anche un po’ a tremare. Vorrei chiuderla all’istante visto che sto congelando anche io ma ho paura che così facendo lei possa riperdere i sensi. 
  • Dici? No perché io non sto congelando affatto! - ok sono un pessimo clown lo so ma fortunatamente non devo intrattenerla a lungo che ecco arrivare i soccorsi. La mettono su una barella e le prestano i primi soccorsi li, nel bagnato della mia roulotte e nel mentre mi chiedono di raccontare loro in che modo ho agito prima del loro arrivo. Interrompiamo la conversazione a metà in quanto perde ancora una volta i sensi. Iniziano a parlare fitti fitti tra di loro, non capisco nulla se non la parola coma etilico e codice rosso ma non ho tempo di avere reazioni o chiedere delucidazioni che la trascinano in ambulanza e a sirene spiegate la portano in ospedale. Avrei voluto essere io ad accompagnarla, tenerle la mano e sussurrarle nell’orecchio che tutto sarebbe finito nel migliore dei modi ma sono costretto a raggiungerli in auto, l’auto di Ryan per giunta, perché è lui che ha avuto il privilegio di accompagnarla. “Sono suo marito” ha iniziato a gridare ai soccorritori quando ha visto che stavo salendo con lei, “è mio diritto starle accanto!” Ma che presuntuoso.... come si può fare il gradasso anche in un momento del genere... I soccorritori naturalmente non conoscendo tutta la storia e dovendo intervenire tempestivamente non hanno potuto non accontentarlo ed ecco come mai sono in questa macchina da quattro soldi. Parcheggio proprio davanti l’entrata del pronto soccorso, al diavolo se chiameranno il carro attrezzi, devo raggiungerla immediatamente. Vago per i corridoi senza nessuna meta, non so dove l’abbiano portata ma poi vedo Ryan, a qualche metro di distanza da me, seduto su una panchina con lo sguardo basso e le mani fra i capelli. Provo a chiedergli se gli hanno detto qualcosa ma lui non mi risponde, non alza neanche lo sguardo verso di me ad essere onesto. 
  • Ok... Questo sarebbe il tuo ringraziamento per aver aiutato tua moglie? - dico alzando i toni e attirando l’attenzione di tutti i presenti in sala. - Vergognati Ryan, dovresti baciare il terreno su dove cammini per aver trovato qualcuno disposto ad aiutarti, non fare l’idiota. - riesco a fargli alzare lo sguardo su di me. 
  • Taci... - si limita a dire
  • Non sto zitto solo perché me lo dici tu chiaro? - ma guarda tu che modi. si alza dalla sedia e viene dritto verso di me, le sue intenzioni non sono affatto buone ma un infermiere interviene tempestivamente prima che possa fare qualsiasi cosa. 
  • Signori contegno per favore o sarò costretto a chiedervi di uscire - ordina in toni gentili mettendosi in mezzo. Chiedo scusa per il mio comportamento poco consono ma non appena lui volta le spalle ecco ancora una volta Ryan fare il gradasso. 
  • Sei patetico... basta un inserviente per farti mettere la coda tra le gambe. - provo a non rispondere ma lui continua imperterrito - abbi le palle di dire quello che pensi. Cos’è che ti infastidisce Pearson? 
  • Ti stai rendendo ridicolo ma non te ne accorgi? Ti ho solo chiesto come sta Cass, non vedo il motivo per essere così scontroso. 
  • Come sta Cass? - ripete - tu non meriti proprio di saperlo. 
  • Ah no?  E perché mai?  Perché le ho salvato la vita? 
  • PERCHÉ GLIE L’HAI ROVINATA LA VITA!!!! L’HAI ROVINATA A TUTTI NOI! - abbassa lo sguardo per qualche secondo pentito di quello che ha appena detto. Non voleva punzecchiarmi come fino ad un attimo prima con quell’affermazione, pensava sul serio quello che aveva detto solo che non aveva in programma di farmelo sapere... mmmh strano non trovate? Non so perché ma questo mi fa sospettare che mi stia tenendo nascosto qualcosa. Le sto rovinando la vita? Ma se neanche ci sentiamo più!  -  Vattene per favore Kevin. - Kevin. .. mi ha chiamato per nome. Beh... questo più il fatto che improvvisamente è gentile con me non fa altro che avvalere la mia ipotesi. Vorrei indagare, fargli domande, capire perché gli sto così antipatico ma sono costretto a rimandare il tutto in quanto finalmente un medico esce dalla sala visite per darci le prime informazioni. 
  • Lei è il marito della signora Sharp suppongo - stringe la mano a Ryan - Kevin giusto? - cosa Kevin? Ha fatto il mio nome? Come conosce il mio nome? 
  • Sono io Kevin - mi intrometto.
  • Ah mi scusi. è lei quindi suo marito? - oh mio Dio che situazione imbarazzante.
  • - Ehm... io...
  • No, sono io suo marito, lui non è nessuno. Mi chiamo Ryan Sharp piacere di conoscerla, come sta mia moglie? 
  • La prego di scusarmi signor Sharp - dice totalmente in imbarazzo per la figuraccia appena commessa - è che la signora si è svegliata nel mezzo dell’esame di valutazione e ha pronunciato il nome Kevin come prima cosa. Non ha fatto altro che ripeterlo, ecco perché ho pensato che.... - sta peggiorando la sua posizione, Ryan è nero in volto, dubito resisti ancora per molto. - Comunque parlando della signora le supposizioni iniziali erano esatte purtroppo: si è  trattato di coma etilico. Le sue condizioni per il momento sono in fase di miglioramento, abbiamo dovuto procedere con una lavanda gastrica d’urgenza per ripulirle l’organismo dalle tossine in eccesso accumulate ma bisognerà fare altre indagini più approfondite prima di sapervi dire di più. 
  • Che genere di indagini? - la mia domanda sorge spontanea, il dottore mi guarda non sapendo se poter rispondere o meno, poi guarda Ryan il quale mi fulmina ma non ostacola la domanda.
  • In questi casi il paziente viene di routine sottoposto a dei test psicologici per capire meglio cosa l’abbia spinto a tale gesto e con questo tentiamo di  escludere l’ipotesi della dipendenza da alcol o nel peggiore dei casi del suicidio. Voi siete a corrente se in passato ha provat...
  • È un sergente dell’esercito tornato da meno di sei mesi in patria affetto da stress post traumatico. Ha avuto in passato una dipendenza da alcol, ha frequentato centri di recupero assiduamente per un lungo periodo di tempo... Era guarita! Non capisco quindi come... - perché mi guardano come se fossi un intruso?!?! Non sono suo marito, non sono della famiglia ma è pur sempre mia amica no? Ho tutto il diritto di stare qui a preoccuparmi per lei... e poi scommetto che sono l’unico a sapere nel dettaglio queste cose.  - escluso l’ipotesi del suicidio comunque. - concludo il mio monologo.
  • i test e gli incontri con lo specialista spero riusciranno a confermare la sua ipotesi. Ottimo lavoro comunque, il suo intervento tempestivo è stato di fondamentale importanza.
  • Avrei voluto fare di più! - dico con onestà maledicendomi ancora una volta per non aver pensato che potesse essersi rifugiata da me. Era già capitato in passato dopo i suoi litigi con Ryan, perché avrebbe dovuto essere diverso?
  • Ha fatto molto mi creda.
  • Non ne sono sicuro... non  le ho risparmiato neanche la lavanda gastrica.
  • Non è  dipeso da te però. L’alcol che abbiamo provveduto ad eliminare noi tramite lavanda gastrica era già stato metabolizzato dall’organismo. Non avresti potuto fare nulla per questo ma   Sei stato comunque indispensabile: eliminando dal suo corpo  l’alcol ancora non digerito le hai regalato minuti preziosi. Se non lo avessi fatto dubito che all’arrivo dei soccorritori ci sarebbe stato qualcosa da fare... - mi si gela il sangue al solo pensiero. - credimi... le hai salvato la vita. 
  • Emh... mi scusi dottore.... - prende parola Ryan che fino a quel momento è stato in silenzio - è cosciente adesso mia moglie? Posso vederla? - ottimo modo per interrompere la conversazione.... complimenti. 
  • Sta dormendo, le abbiamo somministrato un sedativo ma può entrare se vuole. - Non se lo fa ripetere due volte, stringe la mano all’uomo che ha davanti e si avvia verso la sua stanza. Lo seguo ma il medico prontamente mi blocca facendo voltare incuriosito anche Ryan.
  • Mi dispiace signore ma per il momento solo i membri della famiglia possono entrare, mi dispiace. 
  • Non esiste più il detto massimo due persone alla volta? Adesso mettiamo la scusa della famiglia? Io devo entrare. 
  • Non insista la prego, la situazione della signora è abbastanza delicata è meglio se per il momento entri solamente il marito. 
  • Ma io sono Kevin!!!! - mi lascio scappare in termini un po’ troppo saccenti. Il medico mi guarda come a dire “e allora?” Non ha capito cosa intendo. - Quel Kevin.... - gli rammendo ritornando alla gaffe di pochi minuti prima. L’uomo davanti a me cambia subito espressione ancora più imbarazzato di prima se si può dire, guarda Ryan in attesa di conferma ma lui senza dire nulla, alzando solo gli occhi per aria, entra nella stanza di sua moglie lasciando al medico la decisione. 
  • E va bene... per questa volta chiuderò un occhio - mi dice - Ma solo perché la signora l’ha cercata incessantemente. - sorrido vittorioso. - Che non si venga a sapere in giro però, rischio il posto. 
  • Può star tranquillo, sarò muto come un pesce. - gli stringo la mano in segno di riconoscenza e mi avvio anche io verso la sua camera. Eccola lì la mia dolce Cass, inerme su quel letto d’ospedale, bianca in volto e piena di aghi su entrambe le braccia. Dell’espressione del suo viso non sembra stia soffrendo ma  nonostante ciò non riesco a smettere di preoccuparmi per lei. Vorrei capire cosa sia successo per ridursi così, chi o cosa l’abbia fatta soffrire... mi rifiuto di credere che abbia semplicemente ripreso a bere senza un motivo apparente. 
  • Ricordami.. non avevamo fatto un patto noi due? - è Ryan a riportarmi con i piedi per terra. 
  • Cosa?!?! 
  • Non avevamo concordato che saresti sparito dalle nostre vite non appena le cose si fossero sistemate? Lei sta bene adesso, è in buone mani, non vedo il motivo per cui tu debba restare qui.- “ respira Kevin, respira... é semplicemente un idiota, non sa quello che dice.” 
  • TI SEM... - forse è meglio pacare i toni - Ti sembra forse che stia bene? - gli indico tutti quei monitor attaccati al corpo della “sua” donna - A me non sembra proprio. - faccio una pausa e cerco di calmarmi prima di dire qualcosa di cui potrei pentirmi. - Senti Ryan... io non ti vado a genio lo so, l’ho capito ormai e ad essere sinceri la cosa è  reciproca. Tu sarai anche suo marito, e fidati che lo rispetto, ma io sono un suo amico.  Non potremmo che so.... far finta di andare d’accordo giusto per il tempo che non si sarà ripresa del tutto? Te lo chiedo per favore, ti prometto che poi sparirò dalla tua vita per sempre. - dalla “sua” vita ho detto, non da quella di lei. Lo vedo fissarmi con insistenza, non è  molto entusiasta della mia proposta, ma decide ugualmente di accettarla mettendo finalmente fine all’ennesimo battibecco. 
  • Va bene ma non farmene pentire... te ne tornerai nella tua metropoli non appena stará meglio, non un giorno più tardi. 
  • Affare fatto! - rispondo. andrò via da questo posto, è sicuro questo, ma non da solo! 

Mi metto a sedere e guardo fuori dalla finestra, lui cammina avanti e indietro per la stanza con fare nervoso... l’attesa ci sta uccidendo ma entrambi non abbiamo intenzione di andarcene da qui fin quando non avrà aperto di nuovo gli occhi. I medici passano a visitarla ogni ora e ogni volta le loro parole sono sempre le stesse: “ tornate a casa, è molto debilitata, non si sveglierà prima di domani”, ma noi non ci perdiamo d’animo e restiamo qui... dovessero volerci anche dieci giorni. 

La giornata passa più o meno velocemente, è la notte che sembra non terminare più. Il sole sembra non voler sorgere oggi e le lancette dell’orologio sembrano essersi fermate alle tre del mattino. 3:01... 3:13... 3:17... un’attesa che sembra un’agonia. Gioco con il telefono, scrivo ai miei fratelli, i quali non sento da due giorni, informandoli sulla mia gita fuori programma e non per ultimo, pur di ingannare il tempo, mi metto a chiacchierare con Ryan. È già, avete capito bene, strano vero? Fino a due secondi fa stavamo litigando animatamente per i corridoi dell’ospedale e adesso eccoci qui a chiacchierare come se nulla fosse. Non siamo matti, non io almeno, è solo che la situazione è snervante e quindi pur di ingannare il tempo sono disposto a fare qualunque cosa... anche parlare con il marito della donna che desidero.  Gli argomenti di conversazione naturalmente non sono complessi, gli argomenti scomodi sono decisamente fuori discussione in questo momento. Parliamo del clima, dei nostri rispettivi lavori e di Matty, forse l’unico argomento dove Cass indirettamente potrebbe entrarci che per ora non porta a nessuno scontro verbale. 

  • Non posso proprio lamentarmi - sorride nel parlare di suo figlio - va molto bene anche a scuola, ma una particolare repulsione per la matematica. In questo è proprio l’opposto di Cassidy - ride. - dovresti vederli quelle poche volte che  lei è a casa: cerca di spiegargli dei trucchetti per raggirare le sue difficoltà e lui sbadiglia annoiato... - nel ripensare a quei momenti si incupisce. - dice che non è proprio portato ma non è così e due giorni fa ne ha avuto la dimostrazione. Mi ha chiamato elettrizzato come poche volte nella sua vita comunicandomi di aver preso 8. Voleva che gli passassi la sua mamma, voleva renderla felice ma.... 
  • glielo dirà di persona molto presto non preoccup... non riesco a terminare la frase che qualcuno si intromette nel nostro discorso. 
  • O... otto? È... è  un mi... miracolo! - la voce è troppo famigliare ad entrambi per non riconoscerla all’istante: è Cassidy! Si è svegliata. Lancio un’occhiata veloce a Ryan  come a voler chiedere conferma che non sto sognando dopodiché ci avviciniamo al suo letto entrambi. È stordita ma sembra tranquilla, si beh... tranquilla fino a quando non mette a fuoco il fatto che siamo entrambi li  a pochi menti di distanza da lei. La sua espressione cambia di colpo, sembra improvvisamente tesa e il suo sguardo inizia a vagare ininterrottamente da me a lui.  - Non... non stavo so... sognando pri..prima - esordisce anche se con fatica - siete... siete tutti e due qui?!?!? P...perché siete tu...tutti e due qui?!?!?! 
  • Shhhh... non ti sforzare - le dice Ryan - Come ti senti è? - ignora volutamente la sua domanda ponendogliene un’altra. 
  • Mmmh... ho mal di te... testa. - dice massaggiandosi le tempie. 
  • Lo credo bene, con tutto quello che ti sei bevuta! - cerca di essere sarcastico con quella risposta ma a me risulta solo un perfetto idiota.  poteva davvero risparmiarsela quella battuta da quattro soldi. - Ma come ti è venuto in mente di fare una cosa del genere è? A cosa stavi pensando? - Non è un rimprovero o almeno a me non sembra tale ma forse sarebbe stato meglio farle quella domanda in un secondo momento. Credo si senta sotto esame e poverina, non riesce a sostenere il suo sguardo indagatore. Involontariamente volta il suo sguardo verso di me... una, due, tre vote e il suo stato d’animo non migliora affatto anzi... dal linguaggio del suo corpo vedo che è  ancora più tesa do prima. Si sente in imbarazzo ad averci  entrambi nella stessa stanza ma non ne capisco il motivo; che sia a causa di quella piccola scappatella, avvenuta tra di noi, mai raccontata? Non lo so ma una cosa è certa: non mi piace vederla così impacciata cosi, pur di farla rilassare un po’, mi invento la scusa di dover andare a chiamare il medico per avvisarlo che si è svegliata e provo ad uscire dalla stanza. Non voglio assolutamente lasciarla lì, da sola, con lui.... non mi fido di Ryan, ho paura che possa rimproverarla, ma è suo marito purtroppo e tra i due è giusto che vada via io. Faccio in tempo ad allontanarmi dalla stanza giusto di due metri poi una voce, quella di Ryan, mi costringe a fermarmi. 
  • Kevin aspetta - mi volto - Dovrei chiamare mio padre per tranquillizzarlo sulla situazione e chiedergli se magari in serata o domani può portare qui Matty... mi ha già chiesto di lui. - si riferisce a Cass. - Ci penso io a chiamare il medico tu... tu resta qui a farle compagnia. - che cosa. Ma è serio?!?! Vuole lasciarmi qui, in stanza con sua moglie, senza la sua supervisione? Ha bevuto e non me ne sono accorto... non c’è altra soluzione altrimenti. - Non guardarmi come se avessi appena detto chissà quale assurdità! - beh.... - lasciarla da sola con te è l’ultima cosa che voglio ma devo farlo purtroppo. Con la scusa però potresti farle tirar fuori la verità facendole confessare cosa l’ha realmente spinta quasi ad ammazzarsi. 
  • Lei non voleva ammazzarsi!!!! - alzo la voce contrariato 
  • Non lo sai per certo e questa purtroppo è una possibilità. - mi risponde a tono - Che ci piaccia o no bisogna scoprire la verità. Dobbiamo capire chi sia il vero responsabile di tutto o cosa sia ed eliminare il problema alla radice. - perché sembra avercela con me mentre lo dice? Che centro io? Non ero neanche presente... - A me non lo direbbe mai... non adesso almeno.
  • E a me si? - domando sempre più stranito di quel suo voler comandare. 
  • Tu facevi parte del suo gruppo nel club degli alcolisti anonimi, è abituata a parlare di queste cose con te mentre io... beh io sono suo marito. - ancora con questa storia del marito? “Lo hanno capito anche i muri Ryan! Cambia musica per favore!!!!” - Quello che intendo dire è che con me potrebbe sentirsi in imbarazzo. - A me sembra tutta una stronzata il suo finto perbenismo ma conoscendo un pochino Cass forse il fatto di non voler confidarsi con  Ryan non è proprio sbagliato. Non c’entra nulla il fatto che sia suo marito secondo me. Il punto è che non trasmette per nulla fiducia quell’uomo. 

Accetto di rimanere con lei, non che mi dispiaccia ci mancherebbe altro, anzi... ma proprio mentre sto per varcare la soglia e raggiungerla ecco che Ryan mi ferma di nuovo. 

  • Non un passo falso Kevin! Lei è mia!!!! Ricordatelo questo! - e per rimarcare il concetto mi mostra in lontananza la fede nuziale. “Sai dove dovresti mettertelo quell’anello?” Penso... “te lo farò ingoiare prima o poi!”

Mi da un’ultima occhiata dopodiché si volta per raggiungere le scale di servizio. Bene, via libera... posso finalmente raggiungere la mia dolce Cass e starle vicino a modo mio senza dovermi sentire le occhiatacce di quel babbeo addosso. Sono un po’ in ansia in realtà ma non è di certo questo il momento di farsi sopraffare dalle emozioni. No no.. ora è il mio momento, posso starle accanto nel modo che voglio e dirle quello che voglio. Potrei anche confessarle i miei sentimenti quindi ora o mai più! Prendo un profondo respiro ed entro, cavolo che silenzio... c’è una tensione a dir poco surreale in questa stanza. Ha lo sguardo fisso verso la finestra ma lo so che i suoi occhi hanno catturato prima la mia figura che le foglie mosse dal vento. Sa che sono qui ma a quanto pare non riesce a sostenere neanche il mio di sguardo. Le lascio un po’ di tempo per rielaborare i pensieri, non voglio forzarla in alcun modo a parlare, ma poi penso che Ryan potrebbe rientrare da un momento all’altro in stanza e ogni buon proposito di prendere un eventuale discorso alla larga va a farsi benedire. Non mi capiterà più di ritrovarmi solo con lei, Ryan con molta probabilità si piantonerà qui, giorno e notte, come una sentinella.

  • perché sei stata così stupida! - Le parole escono da sole dalla mia bocca, sembra quasi un’affermazione ma è una domanda la mia. Una domanda alla quale non vuole rispondere. Deglutisce visibilmente ma non accenna a voler parlare. - Dimmelo!!! - insisto. So come è fatta, quando si chiude è dura farle tirar fuori qualcosa ma non posso arrendermi adesso, voglio andare fino in fondo. Anche questa volta non risponde ma le lacrime che sta cercando con tutta se stessa di non far scendere sono la prova vivente che dentro di lei si sta consumando una battaglia non indifferente: il suo cervello le sta dicendo di non parlare mentre il suo cuore al contrario  vorrebbe far uscire tutto ciò che sente. Non resisto un secondo di più: mi siedo sul suo letto facendo attenzione a non farle male, le prendo il viso con entrambe le mani e la costringo a ad incrociare il mio sguardo. - Per favore Cassidy, ti supplico.... dimmi che accidenti  è  successo!!! Parlami ti prego, io posso aiutarti! - non riesce più a trattenere le lacrime e in meno di un secondo eccola scoppiare in un pianto liberatorio. Mi piange il cuore nel vederla così ma non posso limitarmi ad abbracciarla e dirle che tutto si risolverà nel migliore dei modi, non adesso e non dopo il gesto che ha commesso. Per ritornare in carreggiata ci vorrà un duro lavoro e nuove sedute, dovrà iniziare da zero con il programma di recupero e molto probabilmente vedere in contemporanea uno specialista. Sarà una strada in salita la sua, io lo so e in fondo anche lei lo sa, ma se riuscirà a dirmi ciò che la turba le potrò stare vicino e la situazione le sembrerà di sicuro più semplice da sopportare. - Abbiamo sempre parlato di tutto... lo sai che non ti giudicherò! - niente da fare... non riesco a convincerla. Forse.. forse potrei provare un metodo d’approccio differente. Se non riesce a buttare fuori il problema da sola forse sono io che devo arrivare a capirlo. Come? Beh facendole delle piccole domande per escludere determinate cose forse potrei arrivare alla soluzione finale. Mmmh... non so se funzionerà ma provare non costa nulla. Prendo un respiro e formulo la domanda che più mi fa paura. - Guardami fisso negli occhi e rispondimi solo a questo ti prego: qualcuno ti ha fatto del male? - era un comportamento troppo strano il suo, non si era mai comportata così, è una persona che odia farsi vedere in questo stato quindi la domanda purtroppo sorge spontanea. Ho il cuore che vorrebbe uscire dal petto in questo momento, ho paura di sentire la sua risposta, se mai me ne darà una.  Non so cosa sarei in grado di fare in caso di risposta affermativa, molto probabilmente riuscirei a farmi mettere in galera ma non voglio pensarci ora, voglio solo che mi risponda. Prova a distogliere lo sguardo da me e puntarlo altrove ma prontamente la richiamo all’ordine… non può scappare, resteremo così, occhi dentro occhi fin quando non mi risponderà. Rimaniamo a fissarci per un tempo indefinito, a me sembra un’eternità poi d’un tratto eccola scuotere la testa in senso di negazione. Il mio cuore si rilassa all’istante e per la gioia vorrei quasi baciarla. Frena Kevin, non è il momento. - visto che non ci voleva tanto? - le dico sorridendo per poi porle una seconda domanda - me la concedi un’altra domanda vero? Lo so, sono un rompiscatole ma voglio aiutarti. Ti prego, dammene modo ok? - accenna mezzo sorriso... bene, forse abbiamo trovato il modo di comunicare, non è il massimo ma per ora mi posso accontentare. - non sai quanto mi renda felice sapere che nessuno ti abbia importunata ma non riesco a togliermi dalla testa che sia un qualcuno ad averti ridotta così e non un qualcosa. Sei una persona che ha visto il peggio schifo stando in guerra e questo avvale la mia idea. Qualcuno ti ha fatto soffrire in qualche modo Cass? - non occorre risposta, i suoi occhi lucidi in preda ad una nuova crisi di pianto mi danno la conferma di ciò che ho appena chiesto. Ryan... penso subito a lui, ma che brutto bastando. L’avrà di sicuro fatta sentire uno schifo criticandola come al suo solito e lei pur di non ripetere quelli che considera “errori”, ovvero ribattere e difendersi, si sarà tenuta tutto dentro fino a scoppiare. Le persone non cambiano è inutile crederlo... “se nasci tondo non puoi morire quadrato” detto più che veritiero. Si può provare a modificare qualche piccola cosa, si può smussare qualche angolo ma la sostanza non cambia: un idiota resta un idiota. - Io lo distruggo quel babbeo! - esclamò scattando in piedi e provando ad uscire ma lei, nonostante sia confinata in un letto, è più veloce di me e mi blocca prima che possa fare scenate. - Non l’ho preso a schiaffi la prima volta solo perché tu desideravi tornare ad avere un rapporto con lui ma adesso basta. È una persona tossica per te Cass! Non puoi continuare a giustificare e a proteggere un idiota, non dopo questo! - riesco a liberarmi dalla sua presa e mi dirigo verso  la porta.
  • Non.. Ryan non.... lui non c’entra nulla in questa storia. - mi fermo di colpo ma non so se sia per la notizia o per il fatto che si sia finalmente decisa a parlarmi. Mi volto e la guardo stupito di entrambe le cose. - È la verità...
  • Anche l’altra volta, nonostante non lo meritasse affatto, lo hai difeso... chi mi dice che tu non lo stia facendo di nuovo? 
  • Non sei dovuto a credermi! - risponde leggermente offesa facendomi sentire un cretino. L’ultima cosa di cui ha bisogno adesso è non essere creduta e io sto facendo l’esatto opposto. Dico di Ryan che sia un idiota ma io lo sono quanto lui certe volte. Tornò sui miei passi e vado a sedermi come proprio prima accanto al suo letto. 
  • Scusami ok? Ti prego non avercela con me! Non è che non voglia crederti Cass ma capiscimi... dopo tutto quello che ti ha fatto io... beh io.... non voglio che la cosa si ripeta. Ci tengo a te... - sono innamorato di te sarebbe più corretto ma non è questo il momento migliore per confessarglielo.— se non è stato lui chi è stato allora? Lo conosco? - e riecco la tornare nel suo silenzio stampa. Non è che non vuole dirmelo, vorrebbe farlo ma qualcosa la blocca. Lo so perché si sta tormentando le mani e lo fa solo quando è nervosa. - perché non vuoi parlarmene è? Perché non mi hai chiamato subito quando hai capito di stare per cedere. Ce lo siamo promesso ricordi? “Anche separati saremo sempre l’ancora di salvataggio l’uno dell’altro”… - che cosa è cambiato? Non ti fidi più di  me per caso? 
  • Non dire assurdità... 
  • e allora perché non mi hai cercato! Perché ha dovuto chiamarmi tuo marito dicendomi che eri dispersa nel nulla?!?! 
  • Ti ha.. ti ha chiamato Ryan??? - sgrana gli occhi incredula della cosa.
  • Perché pensi sia qui! Se non sei stata tu chi pensi sia stato ad informarmi... - dopo questa notizia è ancora più turbata di prima, allora vedi che faccio bene a pensare che sia a causa di lui se sta così. - senti Cass, lo so che non è un bel momento, che non ti va di parlare e che molto probabilmente  non ti senti a tuo agio ma è molto importante che tu ti apra con qualcuno. Sai già che con molta probabilità ti verrà a far visita uno psicologo per verificare la tua stabilità emotiva. Con lui dovrai parlare necessariamente se vorrai uscire da qui in tempi brevi quindi perché non iniziare a confidarti con qualcuno che conosci un po’ di più? Non è meglio aprirsi con un amico che con un perfetto estraneo? 
  • Credono che io sia fuori di testa? - domanda preoccupata - pensano che io.... io non... io non avevo nessuna intenzione di togliermi la vita Kevin!!!!! Non lo penserai anche tu???? Io n.... oddio Matty!!!! Non... non me lo faranno più vedere vero???? - e eccola rientrare in panico. 
  • Ehi ehi ehi frena! Nessuno pensa nulla, tantomeno io, anzi... io escludo categoricamente questa possibilità. È solo routine, sono obbligati a farlo ma tranquilla, nessuno ti terra lontana da Matty, posso giurartelo questo. 
  • G..grazie… - è solo un movimento di labbra ma riesco a capire perfettamente cosa mi abbia detto. 
  • Grazie? E per cosa? - domando curioso. So perché mi sta ringraziando ma voglio che sia lei ad  ammetterlo, solo in questo modo potrò farle altre domande. - Non ho fatto nulla io. 
  • Credi in me a prescindere da tutto e poi sai sempre come non farmi cadere nello sconforto. - bingo, proprio quello che le volevo sentirmi dire. Devo agire adesso. 
  • Ah si?!?! E perché allora non mi hai chiamato quando hai iniziato a traballare? - torno ad essere serio, non riesco ancora a capacitarmi che non mi abbia contattato. - non un sms, non una chiamata.. niente di niente Cass. Perché? Voglio sapere perché. 
  • Io... io l’ho fatto, ti ho scritto....
  • Non dire assurdità, non è vero, non mi hai mai scritto. Non saresti qui se lo avessi fatto, puoi credermi.
  • Aspetta!!! Non ti sto mentendo, è la verità. Sul serio ti ho scritto, solo che ogni volta che stavo lì lì  per inviarti il messaggio mi prendeva il panico e cancellavo tutto. Mi sono auto convinta di potercela fare da sola e ho provato ad andare  avanti, ma come puoi vedere...
  • Avevi paura di scrivermi??? - questa si che è nuova. - e perché mai??? 
  • Io non volevo coinvolgerti in tutto questo. Avevo paura delle conseguenze. - ci vorrebbe un decodificatore per capirla. Che vuole dire con questo: aveva forse paura che mi arrabbiarsi??? Non aveva senso.
  • Spiegati meglio per cortesia. 
  • Ci siamo lasciati nel migliore dei modi, ho riavuto la mia famiglia indietro e stavamo finalmente vivendo una vita da sogno... io non... io non volevo che questo equilibrio ritrovato con tanti sacrifici si spezzasse. 
  • E credi sul serio che chiamarmi avrebbe influenzato in qualche modo il tuo rapporto con Ryan? Sei seria? - scuoto la testa più contrariato che mai. Ma che motivazione è mai questa. -è  un assurdità Cass! 
  • No che non lo è!
  • io e Ryan non siamo proprio quelli che si definiscono amici è vero ma dubito che ti avrebbe fatto storie se mi avessi chiamata. Al massimo avrebbe fatto a me la paternale. 
  • Non è Ryan il problema principale... il problema è che... no senti, lascia stare per favore, non è importante. - lasciare stare? Mai!
  • Non è importante Cass???? Ma ti rendi conto che sei finita in ospedale?!?! Se non fossi intervenuto tempestivamente saresti in obitorio adesso! - dico senza troppi giri di parole. Forse non si rende ancora conto di quanto ha rischiato. - Non è un gioco, hai rischiato grosso e in quanto ti ho salvato la vita voglio quantomeno sapere come sono andate le cose. Non scherzo, non me ne andrò di qui se non mi avrai raccontato tutto. Me lo devi. - non sono di certo parole amichevoli, sembra più un ricatto ma non so cos’altro fare per spronarla. - allora????? 
  • VATTENE PEARSON!!!! NON CAPIRESTI OK?!?!?! - sbotta non sopportando più quella tensione - s...scusami, non volevo....  È vero comunque... non capiresti quindi per favore lascia stare. Lasciami stare.
  • Io non capirei??? Mmmh è da vedere questo, non credo sia così però anzi.. il contrario forse. sei tu che non hai capito nulla. Tengo a te in maniera smisurata e fidati che avrei fatto di tutto pur di impedirti di fare cazzate. Avrei anche rischiato la mia stessa vita se fosse servito a qualcosa.
  • Ah si??? E perché lo faresti è? 
  • Perché? Non l’hai ancora capito? - scuoto la testa e senza pensarci ulteriormente provo ad aprire il mio cuore. - Perché sono inna....
  • Eccomi qui!!!! - Maledizione! ti pareva che proprio mentre stavo per confessarle i miei sentimenti Ryan non doveva entrare? Pessimo tempismo sharp... davvero pessimo tempismo. - Tutto bene qui? C’è una tensione che si taglia con il coltello. - fissa me in malo modo come se le avessi fatto chissà che cosa per poi spostare lo sguardo su di lei e sorriderle. - Tu stai bene? - lei annuisce. - Bene, il medico comunque sarà qui a momenti. - Le comunica andando a sedersi dall’altro lato del letto rispetto a dove sono io per darle un leggero bacio a fior di labbra.  Nulla di particolarmente eclatante ma a me basta per intossicarmi fegato e stomaco. Maledetto. Lo fai a posta vero? Lo guardo contrariato e guardo lei, sembra mortificata, in imbarazzo... non so se siamo noi a farle questo effetto o cosa ma una cosa è  certa non riesco a resistere in quella stanza neanche un secondo di più. Se ci provassi come minimo finirei per picchiare Ryan. Non escludo ancora che sia lui la causa dei malesseri di Cass e di conseguenza un buon motivo per prenderlo a pugni sarebbe questo, l’altro lo immaginate già no? Vederli amoreggiare non mi va per nulla a genio. Mi alzo senza dire nulla, prendo la giacca che avevo lasciato sul tavolinetto di fronte a letto, la borsa e mi sistemo per uscire.
  • vado a prendere una boccata d’aria... - dico - mi trovate qui fuori se avete bisogno di qualcosa. - Devo uscire da questa stanza quanto prima ma non me ne vado di certo, non prima di aver sentito il medico e non prima di averle confessato i miei veri sentimenti. Non me ne importa nulla che Ryan ci abbia interrotto o che lei sia un po’ arrabbiata e delusa da me per aver insistito troppo per conoscere la verità, voglio che sappia cosa provo per lei anche se questo dovesse ritorcermisi contro. 
  • Ti raggiungo subito - dice Ryan lasciandomi perplesso. - il medico sarà qui a momenti, dubito che la visiterà con me presente.  Le faccio compagnia fino al suo arrivo e poi vengo a cercarti, possiamo pranzare insieme se ti va. - non so come riesco a non ridergli in faccia. Ma mi sta prendendo in giro? Vuole pranzare con me? Questa si che è bella. Vorrei rispondergli ma già so che creerei casini così mi limito ad annuire e dopo aver replicato il saluto esco dalla stanza lasciando a moglie e marito la loro dannatissima privacy. 
     
  
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