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Autore: AlbAM    27/03/2020    63 recensioni
Alba, trentenne single e convinta di essere destinata a rimanere tale, è assillata da un incubo ricorrente di cui non riesce mai a scoprire la conclusione.
Azaele, diavolo romantico e casinista, è convinto di aver riconosciuto in lei il suo amore perduto.
Michele, il suo migliore amico, è un angelo gentile e protettivo che è sempre finito nei pasticci per cercare di tirare il suo amico fuori dai guai.
In una Roma un po' reale e un po' inventata le loro vite si incrociano inevitabilmente.
Riuscirà Azaele a riconquistare Alba?
E Michele ce la farà a tenere l'amico lontano dai guai o finirà inevitabilmente per essere coinvolto nei pasticci combinati da Azaele per riconquistare la donna di cui è innamorato da quattrocento anni?
E Alba? Come cambierà, se cambierà, la sua vita? E se scoprisse di non essere esattamente la persona che ha sempre creduto di essere?
Genere: Comico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Universo Aza&Miky'
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Questa storia è nata tanti anni fa, più o meno intorno all'anno 2009, ma per un motivo o per un altro pur avendo tutta la storia in testa e nonostante avessi già scritto diversi capitoli non ero mai riuscita a mettermi sul serio per finirla. L'esperienza fatta con la fan fiction dedicata alla serie Lucifer, mi ha fatto tornare la voglia di lavorarci e concluderla. A proposito, non è ispirata in nessun modo a Buona Apocalisse a tutti o Good Omens, ai tempi non sapevo nemmeno dell'esistenza del libro di Gaiman e Pratchett.

Si tratta di una commedia romantica e soprannaturale ambientata in una Roma un po' reale e un po' inventata.

Spero che possa tener compagnia e soprattutto regalare un po' di sorrisi a chi la leggerà.


AlbAM



Un diavolo a Roma



Capitolo 1


Alba, il bianco e il nero



La ragazza ansimava sconvolta, la fatica della lunga corsa in mezzo al bosco cominciava a farsi sentire, ma fermarsi per riprendere fiato era impossibile, le voci dei contadini infuriati erano sempre più vicine “Strega, strega maledetta, questa volta non riuscirai a fuggire...”

Si voltò per cercare di capire quanto distavano i suoi persecutori, ma fu un errore, inciampò su una radice e cadde per terra procurandosi una ferita alla gamba.

Maledizione” pensò disperata “ora seminarli sarà ancora più difficile!”

Si alzò faticosamente e provò a correre, ma un dolore lancinante alla gamba la fermò subito “Oh, no” pensò e proprio in quel momento sentì l'urlo stridulo di un contadino con una folta barba bionda “L'ho vista! È laggiù, dietro quel cespuglio di timo, non può più sfuggirci”


#


Bip, biip, biiip, biiiiip, Biiiiiiiiiiiiiiip


HO CAPITO, BASTA!” si lamentò Alba mentre con una mano cercava inutilmente di bloccare la suoneria della sveglia.

Biiiiiiip, Biiiiiiiip

TLAC

Finalmente era riuscita a trovare il maledetto tasto.

Ancora mezzo addormentata, ripensò al sogno le cui immagini erano ancora vivide nella sua mente, per l’ennesima volta si era svegliata esattamente nel momento in cui quell’odioso contadino la scorgeva dietro il cespuglio.

Che significato poteva avere quello stupido sogno ricorrente e perché diavolo non riusciva mai a sapere come andava a finire si domandò stizzita girandosi a pancia in su e fissando il soffitto.

Lo sguardo le cadde sul ragno che dalla fine dell'estate aveva preso possesso dell'angolo tra le due pareti sopra il suo letto costruendovi una elaborata ragnatela che ristrutturava senza sosta.

Tutta fatica sprecata amico mio” pensò “questa primavera dovrai cercarti un altro alloggio”

Arianna, la sua migliore amica che soffriva di aracnofobia, le aveva più volte domandato con aria terrorizzata come potesse sopportare la presenza di quella bestia schifosa proprio sopra la sua testa.

Lei rispondeva, mentendo, che malgrado facesse regolarmente pulizia, i ragni continuavano ad entrare e fare la tela in quell'angolo.

Ma la realtà era che non riusciva a scacciare il ragno in pieno inverno. Non poteva fare a meno di immaginarlo sotto la pioggia mentre si trascinava solo e infreddolito alla ricerca di una nuova casa.

Si rendeva conto che si trattava di una melensa immagine da cartone animato disneyano, ma non ci poteva fare niente e forse, sotto sotto, si era anche un po' affezionata al ragno.

Guardò di nuovo l'ora, sospirò, scostò svogliatamente il piumone e scese dal letto a soppalco grazie al quale l'agente immobiliare aveva potuto presentare il suo minuscolo appartamento come un ampio e luminoso monolocale, adatto a clientela giovane e sportiva (leggi: quarto piano senza ascensore).

Come d'abitudine nel giro di poco più di mezz'ora riuscì a fare la doccia, vestirsi, truccarsi e concedersi una rapida colazione composta da tè e biscotti il cui nome ricordava vagamente quello di una marca più nota, la cui pubblicità qualche anno prima le aveva rovinato per sempre l'immagine di un famoso attore di origine spagnola di cui era stata innamorata per tutta l'adolescenza.

Prima di uscire si controllò velocemente. Lo specchio le rimandò l'immagine di una giovane donna minuta, con lunghi capelli neri e ricci, le lentiggini sulle guance e due occhi verdi che la osservavano con uno sguardo malinconico.

Alba pensò che il cappotto blu scuro, un tempo raffinato ed elegante, cominciava a dare segni di cedimento, doveva decidersi ad approfittare dei saldi e comprarne uno nuovo.

Aggiustandosi la sciarpa intorno al collo diede un'ultima occhiata veloce allo specchio “Ma si” pensò “in fondo non ho ancora nemmeno un capello bianco”.

Accompagnata da quel pensiero rassicurante afferrò la borsa del computer e uscì ad affrontare l'ennesima giornata di lavoro.


#


Alla fermata della metropolitana non c'era più la calca di un tempo. Merito della crisi e non certo del miglioramento del servizio.

Alba si guardò malinconicamente intorno, non avrebbe mai pensato di sentire nostalgia per la folla che si accalcava tutte le mattine all'apertura delle porte del treno.

E invece ora si rendeva conto che quella ressa era indice di vita, di ottimismo, di futuro.


Seduta sulla poltroncina del vagone mezzo vuoto, ripensò al suo tragicomico appuntamento della sera prima. Il tipo le era stato presentato dalla sua migliore amica aracnofobica come un ragazzo colto e affascinante.

L'appuntamento era partito male fin da subito quando lei per rompere il ghiaccio aveva provato a parlare della sua serie preferita e lui l'aveva immediatamente liquidata come una serie mediocre per casalinghe frustrate, dopodiché aveva preso il controllo della serata esibendosi in una noiosissima lezione sulla filmografia di Andrej Tarkovskij, prendendo in esame ogni singolo film del regista.

Alba era appassionata di cinema e riconosceva la grandezza intellettuale di Tarkovskij, ma ciononostante non poteva fare a meno di considerare i suoi film una palla mortale. E dire che era stata capace di rimanere sveglia fino a notte fonda per guardare "I sette Samurai" di Kurosawa in versione non tagliata, lingua originale e sottotitoli. Ma Tarkovskij proprio non lo affrontava, figuriamoci poi una serata monotematica dedicata ai suoi film e senza neanche un minimo di dibattito, visto che parlava solo il tipo.

Al termine di una cena che era stata un'agonia, lui le aveva proposto di accompagnarla a casa e dopo aver parcheggiato ci aveva pure provato.

Lei lo aveva respinto cortesemente e lui, che le era praticamente saltato addosso, si era pure offeso!

L'aveva salutata freddamente e se n'era andato sgommando senza neanche aspettare che la ragazza arrivasse al portone di casa.

Certe volte Alba si domandava con quale criterio Arianna giudicasse gli uomini visti i tipi assurdi che le proponeva "Vedrai Alba passerai una serata incredibile… e poi non ti dico che sorpresa a letto!" concludeva sempre con un sorriso ammiccante.

Alba non aveva mai avuto il piacere di sorprendersi, le sue serate "incredibili" si erano sempre concluse sotto casa con un cortese quanto ipocrita "Grazie per la bella serata, teniamoci in contatto".

Ma se Alba era single non era certo colpa dei gusti di Arianna in fatto di uomini, gli ultimi anni infatti erano stati caratterizzati da una serie di storie più o meno brevi e insoddisfacenti.

Le sembravano così lontani i tempi dell'unica relazione veramente profonda che avesse mai avuto.

Che poi a pensarci bene, era abbastanza deprimente che la sua unica relazione di spessore fosse stata quella con Marc, il compagno di scuola francese con cui erano stati fidanzati ai tempi del ginnasio.

Marc era un ragazzino allegro e rilassato con gli occhi neri e i capelli ricci, anch’essi neri.

Aveva dei bellissimi ricordi di quel fidanzamento adolescenziale interrotto bruscamente l'estate della quinta ginnasio quando il padre di Marc, ingegnere navale, aveva dovuto trasferire tutta la famiglia per motivi di lavoro.

Erano finiti ad Hong Kong, non proprio dietro l'angolo.

Si vergognava ad ammetterlo, ma ogni volta che sentiva Laura Pausini cantare Marco se n'è andato e non ritorna più1, si commuoveva pensando a Marc.

Ricordava ancora il dolore straziante provato nel salutare il suo fidanzatino all'aeroporto e le parole di sua madre che cercava di consolarla mentre tornavano a casa “Alba (Dio, come odiava quel nome da vecchia che sua madre era riuscita a imporle) lo so, ora ti sembra impossibile, ma vedrai che presto incontrerai un altro ragazzo, sarai più grande e sarà ancora più bello!”.

Francamente sua madre non si era mai sbagliata così tanto.

A trentadue anni compiuti Alba era fermamente convinta che quella con Marc fosse stata la sola e unica storia d'amore della sua vita e non era sicuramente un caso che le fosse rimasto un debole per gli uomini dai capelli ricci e neri.

EUR FERMI, STAZIONE EUR FERMI”.

La voce impersonale dell'altoparlante la riportò alla realtà. Scese dal treno, e con passo veloce si diresse verso l'uscita della metropolitana.

In pochi minuti arrivò in ufficio, si tolse sciarpa e cappotto e trafficò un po' per far partire il computer.

Mentre il portatile si avviava con l'usuale lentezza, ebbe la sensazione che qualcuno la stesse osservando. Si guardò intorno, ma l'unica persona presente era l’occhialuto collega nell'ufficio di fronte impegnato in una accesa conversazione telefonica.

Guardò fuori dalla finestra, ma vide solo gli operai al lavoro sul tetto del palazzo di fronte.

Alla faccia della sicurezza sul lavoro” pensò osservando gli operai lavorare sotto la pioggia battente senza alcuna protezione.

Poi si immerse nella lettura delle e-mail.

La giornata lavorativa, tanto per cambiare, era cominciata con le solite magagne da risolvere.


#


Il giovane dallo sguardo azzurro e solare camminava con passo leggero e veloce sulle tegole dei tetti di Roma bagnati dalla pioggia scrosciante. Ad ogni passo la treccia in cui erano raccolti i suoi bei capelli biondi rimbalzava allegramente da una spalla all'altra.

L'impermeabile bianco che lo riparava dalla pioggia non sarebbe stato molto intonato alla maglietta estiva di Emergency e ai jeans azzurri scoloriti, ma il giovane lo indossava con una tale nonchalance che l'insieme risultava addirittura elegante. Probabilmente su qualsiasi altra persona l'effetto sarebbe stato del tutto opposto.

Le scarpe All Stars di colore blu e dalla suola liscia non erano certo adatte ad una passeggiata sulle tegole bagnate e scivolose, eppure né l'altezza, né il fatto che molte di quelle tegole fossero sconnesse sembravano creargli alcuna preoccupazione o difficoltà.

Un bambino di circa 5 anni cominciò ad arrampicarsi sulla ringhiera di un balcone per osservare meglio la strada, il giovane alzò il sopracciglio destro con aria severa e sussurrò quasi a se stesso “Attenta Chantal...”.

Mirkooooo, ma cosa fai!” urlò quasi nello stesso istante una giovanissima baby sitter prendendo il bambino fra le braccia con aria terrorizzata, il bambino si voltò e sorrise al ragazzo biondo che gli regalò una strizzatina d’occhio e continuò la sua passeggiata sul tetto.

Saltando da un tetto all'altro il giovane arrivò di fronte ad un capannone in ristrutturazione, si fermò ad osservare gli operai al lavoro sul tetto fino a che ne individuò' uno in particolare.

Eccolo là” pensò “Milo, albanese, anni 28, laureato in ingegneria. Manovale assunto in nero presso l'EdilTurdozzi, fidanzato con Ada Giannini, 24 anni, laurenda in lettere alla Sapienza di Roma...”.

Ehilà Michele, anche tu qui?” una voce allegra alle sue spalle interruppe i suoi pensieri.

Michele si voltò e il suo sguardo si rabbuiò alla vista di un giovane sulla trentina dagli occhi scuri, i capelli nerissimi e ricci e una corta barba nera che gli ricopriva le guance. L'uomo indossava un giaccone nero, un berretto da marinaio, un maglione antracite a coste, jeans neri e un paio di Nike Air Jordan bianche e nere.

Poggiato con una spalla contro un camino, fissava Michele sotto la pioggia battente, le mani affondate dentro le ampie tasche del giaccone e un allegro sorriso di benvenuto stampato in faccia.

Che diavolo ci fai qui, Azaele?” rispose brusco il giovane biondo “lo sai benissimo che il ragazzo è sotto la mia tutela”.

Alla faccia dell'educazione” commentò offeso il giovane bruno “Almeno un ciao, potevi concedermelo visto che non ci vediamo da mesi, o sei ancora arrabbiato per la storia di Lampedusa?”.

Primo, non hai risposto alla mia domanda, secondo... si, sono ancora arrabbiato per la storia di Lampedusa. Sono stato per l’ennesima volta riconfermato ai servizi di recupero e tu non ti sei neanche degnato di cercarmi per chiedermi scusa. Se l'avessi fatto magari non sarebbero passati mesi prima di rivederci”

Ok, ok, hai ragione ti chiedo scusa anzi ti chiedo perdono. Però cerca di capire, non ho potuto cercarti, ti lascio immaginare a cosa posso essere stato assegnato io fino ad oggi, lo sai che laggiù...”.

Aza, non mi interessa” tagliò corto Michele “qualunque punizione ti sia capitata te la sei meritata visto il casino che hai combinato e che mi hai fatto combinare... comunque non hai ancora risposto alla mia domanda: che cosa ci fai qui?”.

Eeeh, ma come siamo sospettosi, stai tranquillo, non ho nessun secondo fine, sono qui per il vecchio” rispose Azaele indicando un uomo sulla sessantina che dal basso urlava agli operai di darsi una mossa.

Sei più tranquillo ora?”

Michele si rilassò “Ok, così va bene” si avvicinò all'amico e lo abbracciò “E comunque anche se sei un grandissimo idiota sono contento di vedere che stai bene”

Azaele restituì l'abbraccio e poi chiese con aria contrita “Allora mi hai perdonato?”.

Ma si, ma si, tanto lo sai che alla fine ti perdono tutte le fesserie che fai".

Michele gli batté affettuosamente una mano sulla spalla, poi sfilando uno smartphone dalla tasca dell'impermeabile commentò “Beh, visto che sapevo che ci sarebbe stato da aspettare mi sono attrezzato”.

Collegò le cuffie al cellulare e ne porse una ad Azaele che domandò “Che ascolti?”

Paranoid dei Black Sabbath” rispose Michele.

Non dovresti ascoltare certe cose!" sorrise Azaele infilandosi la cuffia, Michele ridacchiò.

I due rimasero per un po' seduti uno di fianco all'altro ascoltando in silenzio la musica, ognuno con la sua cuffia. Poi Michele notò che lo sguardo dell'amico era rivolto verso alcune finestre dello stabilimento di fronte al capannone in ristrutturazione.

Si tolse la cuffia e domandò “Che hai da fissare così intensamente quelle finestre?”

Azaele si voltò e rispose visibilmente imbarazzato “Quali finestre?”.

E dai Aza, non sono idiota, quelle dello stabilimento lì all'angolo”.

Si alzò e si avvicinò al bordo del tetto sporgendosi per vedere meglio.

Azaele cercò di impedirglielo tirandolo per un braccio, ma Michele si sciolse dalla stretta e aguzzando la vista vide una donna che lavorava al computer, la osservò per qualche istante pensando che doveva essere impegnata in qualcosa di difficile visto che non muoveva neanche un muscolo.

Osservandole bene il viso si rese conto che aveva qualcosa di molto familiare, di estremamente familiare!

Si voltò verso Azaele con aria sorpresa “Le somiglia parecchio!” esclamò.

Si” rispose Azaele malinconicamente “Ma non sono sicuro... non sono riuscito ad avvicinarmi perché non posso perdere di vista il vecchio, sai com'è non voglio combinare altri casini”

Perché non dici che non ti sei avvicinato di più perché hai paura di rimanere nuovamente deluso?” domandò Michele.

Si, hai ragione” ammise Azaele “la verità è che ho paura che anche questa volta si tratti solo di una notevole somiglianza, niente di più” fissò la donna con uno sguardo triste e aggiunse “E poi se fosse lei... pensi che... insomma dopo tanto tempo... pensi che si ricorderà ancora?”.

Fidati Aza” rispose Michele sorridendo ironico “nessun essere umano potrebbe dimenticarsi di aver incontrato uno della tua specie, anche solo per un minuto!”.

Spiritoso, non mi sembra di essere quel genere di demone”.

Sto scherzando, non prendertela, lo so bene che non approvi lo stile Zuul”.

Quegli stupidi demoni sumeri...!” ridacchiò Azaele “Ci rovinano l'immagine!”.

Michele sorrise anche lui, era contento di essere riuscito a far ridere Azaele, gli dispiaceva vederlo così triste e poi conoscendo l'amico temeva che l'umore tetro potesse spingerlo a combinare l'ennesimo pasticcio.


#


Alba sorseggiava il caffè della pausa di metà mattina osservando gli operai ancora al lavoro sul tetto in costruzione, la pioggia era finalmente cessata e un bel cielo azzurro cominciava a farsi spazio tra le nuvole grigie.

Lo sguardo di Alba, a tratti, non poteva evitare di spostarsi verso il tetto del palazzo all'angolo, aveva la strana sensazione che da lassù qualcuno la stesse osservando, eppure non riusciva a scorgere nessuno, strano!

Una collega dell'amministrazione entrò improvvisamente nel suo ufficio e con uno sguardo terrorizzato le domandò senza neanche salutarla “Ma, tu che ne pensi del discorso di Molinesi alla Prima Riunione Generale?”

Boh, ha fatto il suo show, no? E’ pagato per questo”

Si ma è evidente che è qui per tagliare teste anche se ufficialmente è stato chiamato per fare formazione e migliorare la collaborazione tra uffici. Il tuo colloquio individuale com'è andato? Io ho paura di aver detto troppo!”

Alba travolta dall’ansia della collega ebbe l’impressione che una mano sconosciuta le fosse entrata dentro il petto e avesse cominciato a stingerle il cuore.

Cercando di mantenere la calma rispose “Ma, no, stai tranquilla! Siamo sempre tragici qui dentro, se è venuto per fare della formazione sarà così, sono anni ormai che qua dentro non si fa nessun tipo di formazione” ma neppure lei credeva a quello che stava dicendo e la faccia pallida e tesa della collega non era d'aiuto.

Mentre parlavano un giovane operaio biondo perse improvvisamente l'equilibrio e rotolò lungo il tetto del capannone in ristrutturazione, la collega di Alba lanciò un urlo di terrore.

Alba si voltò e vide con sollievo che l'operaio era riuscito ad aggrapparsi ad una trave, un altro operaio era già li e stava per afferrarlo.

Ma la trave era ancora bagnata e scivolosa a causa della pioggia recente, il ragazzo perse la presa e Alba lo vide precipitare sul marciapiede.

Rimase pietrificata, al contrario della collega dell'amministrazione che iniziò strillare come una pazza insieme agli altri colleghi che erano stati testimoni di quella terribile tragedia.

In mezzo alla confusione di quelle grida distinse chiaramente una voce urlare “Gesù lo sapevo che non dovevo prenderlo questo albanese di merda, finisco in galera per colpa di ‘sto imbranato del c... cuore... il cuo... il cuo...!”.

Il proprietario dell'impresa edile, terrorizzato dalle conseguenze legali ed economiche dell'accaduto colto da infarto si portò una mano al cuore e stramazzò a terra senza finire la frase.


Alba si sentì svenire, tutto intorno a lei cominciò a diventare confuso e per un attimo le sembrò di vedere davanti a se due ombre, due fantasmi alati, uno bianco e uno nero che sospesi nel vuoto la fissavano da dietro i vetri del suo ufficio con gli occhi spalancati.

Sto svenendo e ho le allucinazioni” pensò prima di perdere completamente i sensi.


#


É lei Aza, è lei!” esclamò Michele.

É lei e ci ha anche visto Michele, ci ha visto! Ma come è possibile?”.

Azaele non riuscendo più a controllare la sua curiosità aveva spalancato le sue nere ali da pipistrello ed aveva svolazzato fino alle finestre dell'ufficio di Alba.

Michele aveva deciso di seguirlo per poterlo riportare all'ordine in tempo per evitare disastri.

Ma che dici Aza, non può averci visto!”.

Ti dico di si Miky”.

E io ti dico che non è possibile”.

Continuarono a battibeccare per qualche minuto fino a che non sentirono distintamente un urlo alzarsi dalla strada “Miracolo, miracolo, sono vivi, sono risorti!”

Michele e Azaele si fissarono interdetti, poi abbassarono lo sguardo verso la strada e con orrore si resero conto che avevano perso troppo tempo davanti alle finestre dell'ufficio di Alba, le due anime che avrebbero dovuto “ritirare” erano rientrate nei rispettivi corpi e il giovane albanese e l'anziano imprenditore si erano risvegliati.

Una piccola folla si era già raccolta intorno ai due e la notizia del miracolo cominciava a passare di bocca in bocca.

Ops!” esclamò Azaele “Ho paura che ci siamo cascati un'altra volta”.

Questa volta è quella di troppo Aza” commentò buio Michele osservando la scena sotto di sé “questa volta non basterà chiedere scusa”



Nota: “La solitudine” - Laura Pausini (1993)

   
 
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