Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: katyjolinar    28/03/2020    4 recensioni
La storia parte dalla battaglia di Liberio, dopo il time gap, ma la stessa battaglia ha svolgimento e esito differenti rispetto al manga.
Il gruppo di Paradis torna a casa, ma qualcosa di strano è successo durante il viaggio di ritorno. ATTENZIONE: POSSIBILI SPOILER PER CHI SEGUE SOLO L'ANIME
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Eren Jaeger, Levi Ackerman, Mikasa Ackerman
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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I nuovi arrivati vennero subito integrati nella vita della caserma, nei limiti delle loro possibilità e capacità. 
Il Dottor Jaeger, seppur anziano, prese servizio nel piccolo ambulatorio interno, riservato ai militari e alle loro famiglie, affiancando come infermiere il medico che periodicamente passava; non avendo al momento l'abilitazione per esercitare a Paradis si era dovuto accontentare di una mansione minore, ma sembrava ben felice di rendersi utile.
La moglie, invece, si rese utile aiutando nella gestione dei bambini e nelle faccende di casa, facendo migliorare anche la qualità dei pasti dei giovani ufficiali, con grande gioia di Sasha, che dopo la nascita della figlia aveva ripreso a mangiare come prima.
Per quanto riguardava Faye, su ordine del medico venne messa a riposo, e tutti si adoperarono per aiutarla ma anche per non farla sentire inutile.
Ai primi di luglio Historia portò alla base della Ricognitiva la figlia, per farla abituare al nuovo ambiente dove sarebbe cresciuta, per cui i ragazzi dovettero riorganizzarsi in funzione della presenza della principessa.
Quel giorno i ragazzi erano andati a letto presto, stanchi delle esercitazioni, che ormai erano all'ordine del giorno, vista la bella stagione. 
Reiner si svegliò che era ancora buio.
La prima cosa che percepì fu il peso di Jean sulla sua schiena, seguito dal suo sonoro russare, che insorgeva quando cambiava posizione.
Con attenzione si spostò, cercando di non svegliarlo, facendolo girare di fianco per farlo respirare meglio.
Sentì che nella stanza accanto Ymir si era destata, ma non volendo svegliare il compagno decise di andare lui a controllare che la bambina stesse bene; quindi si infilò i boxer, abbandonati la sera prima accanto al letto e uscì in corridoio, entrando poi nella camera della principessina, che trovò in piedi sulla culla, aggrappata con le manine alle barre e con i grandi occhioni color miele che lo fissavano da sopra la traversina. 
"Ehi, piccoletta!" esclamò, prendendola in braccio "Cosa c'è? Hai fatto un brutto sogno?"
"Sete..." sussurrò la piccola, cercando di abbracciargli il collo con le sue corte braccine.
Il giovane uomo annuì, prendendola meglio e portandola in cucina, per riempirle il biberon personale con un po' dell'acqua dalla brocca poggiata al centro del tavolo, ad uso di tutti gli occupanti del dormitorio. 
La bambina afferrò la bottiglia e bevve tranquilla, tenendo lo sguardo dolce fisso sul biondo titano.
Sentì dei passi sulle scale e si voltò, trovandosi di fronte Faye, che si bloccò superato l'ultimo scalino, abbassando lo sguardo e arrossendo leggermente. 
"Ehm... scu... scusa... volevo solo bere un bicchiere d'acqua..." sussurrò, intimidita.
"Non c'è bisogno di scusarsi." rispose il ragazzo, prendendo un bicchiere "Siediti, ti preparo subito qualcosa."
Prese meglio Ymir e versò l'acqua nel bicchiere, per passarlo alla donna.
La piccola la fissò, nascondendo subito il visino contro il petto del marleyano. 
"È timida..." disse la donna, osservando la principessina. 
"È normale, è la prima volta che sta lontana da casa. Posso anche capirla, anche se io ero più grande quando mi sono allontanato da casa per la missione." ammise l'altro, coccolando la biondina.
"La missione... non deve essere stata semplice..."
"Eravamo solo dei bambini mandati allo sbaraglio... ma ormai quello è il passato, ora è tutto diverso, non tradirei mai i ragazzi, sono delle brave persone." rispose il giovane uomo "Soprattutto il papà di questa furbetta..."
"Sei davvero innamorato." constatò Faye, sorridendo "Spero solo che il mio arrivo non vi abbia dato problemi."
"Jean ha capito la situazione." confermò l'altro "Avendo anche lui una figlia non avrebbe nessun problema, anche lui è in ottimi rapporti con la madre di Ymir, e sicuramente darebbe una mano con i bambini."
Ymir si voltò timidamente verso Faye, guardandole il pancione e indicandolo, incuriosita; la donna si accarezzò la pancia, sorridendo. 
"Vuoi sentire i bambini, piccola?" domandò. La bambina annuì e lei si avvicinò, afferrandole la manina e spostandola sul pancione.
Appena sentì i movimenti un sorriso le illuminò il volto, afferrò la mano di Reiner e la posò dove poco prima c'era la sua.
Percepì un movimento sotto il palmo, leggero ma deciso, e si sentì strano; fissò la pancia della donna, in silenzio, ogni parola gli era morta in gola.
Jean entrò in cucina, probabilmente svegliato dall'assenza del compagno. A vederlo lì, con Ymir in braccio e una mano sulla pancia della sorella maggiore di Eren si intenerì e si avvicinò, abbracciandolo alle spalle.
"Jean!" esclamò, ritirando velocemente la mano "Che ci fai in piedi?"
"Mi sono svegliato e non c'eri." si lamentò il giovane, prendendo su la bambina, che aveva allungato le braccine verso di lui "E tu, piccola peste, devi andare a nanna. Se mamma lo sa si arrabbia, lo sai?"
Ymir si accoccolò tra le sue braccia e salutò la donna con la manina; Reiner sorrise e di allontanò, affiancando il compagno. 
Il tempo di tornare in camera e la bambina si era già riaddormenta. Jean la rimise nel lettino, coprendola con il lenzuolo e facendole una carezza paterna, mentre l'altro attendeva sulla porta.
"Jean, posso farti una domanda?" chiese, dopo qualche secondo, interrompendo il silenzio "Tu, con Ymir... quando è stata la prima volta che ti sei sentito padre?"
"Uhm... fammi pensare..." rispose il ragazzo di Trost, tornando dal compagno e raggiungendo la loro stanza, massaggiandosi il mento, coperto da un sottile velo di barba "È vero che ho partecipato al concepimento, ma essendo stato solo un donatore non ho potuto seguire la gravidanza da vicino, per cui, credo, la prima volta che mi sono sentito pienamente padre è stato quando Historia mi ha fatto conoscere la bambina e me l'ha messa in braccio la prima volta, nominandoci suoi padrini. Sapevo che sottinteso in quelle parole lei mi permetteva di essere il padre di nostra figlia, e non solo un donatore anonimo per un erede al trono."
Reiner annuì, mettendosi a letto e fissando il soffitto, spostando però lo sguardo sul fidanzato quando quest'ultimo si sistemò accanto a lui.
"Ascolta, non avrai partecipato attivamente al concepimento come ho fatto io, ma puoi comunque essere padre di quei bambini." lo rassicurò "Devi essere tu a sentirlo, e qualunque cosa decidi ti appoggerò, perché sei il mio ragazzo e ti amo."
Il biondo annuì, pensieroso, mentre l'altro si sistemava contro il suo fianco, addormentandosi subito sulla sua spalla.
Il giorno seguente, a colazione c'era confusione.
Sunny aveva dormito poco, e con lei i suoi genitori, che si erano seduti a tavola con aria stanca; Levi correva per la stanza, allegro, aspettando impaziente che Ymir venisse accompagnata da lui da suo padre, mentre Eren e Mikasa non lo perdevano d'occhio, scambiandosi di tanto in tanto uno sguardo d'intesa, un bacio o altri gesti d'affetto.
Quando anche Jean, Reiner e Ymir, assieme a Faye, i Jaeger e Gabi e Falco scesero, si sedettero tutti a tavola per la colazione, chiacchierando tra loro in un clima spensierato.
Eren prese in braccio il figlio, bevve il suo té e si dedicò contemporaneamente alla lettura di un vecchio libricino. Il bambino si guardò intorno, mangiucchiando pezzetti di pane e miele, ma quando vide entrare Hanji mollò tutto e protese le braccine verso di lei, facendosi prendere su.
"Buongiorno bel moretto!" lo salutò la donna, coccolandolo "Sei già attivo oggi?"
"Tao nonna." rispose lui, stringendola.
"Come mi hai chiamato?" domandò lei, dubbiosa.
"Nonna!" esclamò Levi, con un gran sorriso.
"Ma perché? Chiamami zia!" obiettò la donna "Non sono così vecchia..."
"Gno! Nonna!" insistette il piccolo. 
"Nonna!" ripeté Ymir, imitando il coetaneo e indicandola.
"E piantatela tutti e due! Non sono così vecchia!" brontolò Hanji, alzando gli occhi al cielo, tra le risate di tutti, che si pagarono quando la porta d'ingresso si spalancò e Historia entrò, congedando la sua scorta appena fuori.
Appena la vide, Ymir scese dalla sedia e corse ad abbracciarla, o almeno ci provò, dato che ancora non era in grado di camminare autonomamente, per cui gli ultimi passi li fece gattonando verso di lei.
"Ciao tesoro." la salutò la giovane donna, prendendo la figlia in braccio e riempiendola di baci "Hai visto? Sono arrivata in tempo per festeggiare il tuo compleanno, come ti avevo promesso."
Eren ne appprofittò per riprendere a leggere il libretto che aveva con sé, ma ad un certo punto lo chiuse, si alzò e prese da parte Hanji, parlandole sottovoce.
Dopo poco il comandante dell'Armata Ricognitiva tornò al tavolo, guardando uno per uno gli occupanti.
"Bene, so che oggi c'è una festa, ma dobbiamo ancora preparare tutto." esordì "Qui bastiamo poche persone, quindi direi... Connie, Sasha, che dite se portate i bambini a fare un giro in città assieme ai signori Jeagger? Qui resteremo Eren, Mikasa, Annie, Armin, Jean, Reiner, Historia e io. Quando tornerete sarà tutto pronto."
Il gruppo acconsentì e, quando i due militari uscirono insieme alla figlia, i bambini e i cinque marleyani, vennero subito tirati fuori i decori per la festa del primo compleanno di Ymir.
Ma dopo poco la donna con gli occhiali richiamò il gruppo rimasto attorno al tavolo, guardandoli uno per uno.
"Scusate ragazzi, mi serviva un pretesto per poter parlare da soli. Più tardi spiegheremo tutto a Connie e Sasha, ma ora sedetevi, è una cosa importante." disse, riprendendo il discorso quando si furono sistemati "Come sapete Levi teneva un diario, e so che un paio di voi lo hanno letto. Armin è stato il primo, dopo di me, e sa già tutto, ma ho atteso che leggesse anche Eren e arrivasse a un certo punto per parlarne con voi."
"Di cosa si tratta, Hanji?" domandò Historia, preoccupata. 
"Nulla di cui preoccuparsi, solo una questione burocratica che riguarda gli Ackerman." la rassicurò Armin.
"Diciamo che indirettamente riguarda anche la corona, visto che anche Ymir è parte della famiglia." completò Eren, per poi guardare Jean "Che tu sia un Ackerman lo sappiamo da mesi ormai. Quello che non sapevamo era che Levi ne era a conoscenza e aveva intenzione di reinserirti nella discendenza diretta dandoti il nome."
"Da... davvero?" balbettò il ragazzo di Trost, incredulo.
Eren aprì il diario su una pagina, mostrandola all'amico, quindi aprì una busta, nascosta vicino alla copertina e gli consegnò il foglio contenuto.
"Questa lettera avrebbe dovuto consegnartela non appena fossimo tornati dalla missione di Liberio, se non gli fosse successo quanto accaduto." spiegò "È la registrazione nell'albero genealogico famigliare come Jean Kirschtein-Ackerman. Con questa tu ed eventualmente i tuoi figli fate parte della casata degli Ackerman, per decisione del capofamiglia, che al tempo era Levi."
"Dovrò aggiornare i registri, ma non è un problema." ammise Hanji.
"C'è anche un'altra cosa." continuò il giovane titano "Sarebbe una delle ultime volontà di Levi, ma viste le circostanze ho bisogno sia del tuo consenso che di quello di Mikasa."
"Di cosa si tratta?" domandò la giovane, stringendogli la mano.
"Levi era il patriarca della famiglia Ackerman." spiegò Armin, sporgendosi in avanti, pensieroso "Prima di lui lo era Kenny Ackerman. Pare sia un ruolo che spetta al più anziano della famiglia."
"Esattamente. E Levi ha espresso il desiderio che il ruolo venisse ereditato da Jean, nel caso gli fosse successo qualcosa. Ora non so come funziona la successione nella famiglia, ma al momento gli unici adulti siete voi due, e tecnicamente la persona più anziana è Mikasa." concluse il ragazzo di Shigashina.
"È vero, ma c'è un problema." ammise la ragazza "Quando ero piccola i miei mi avevano spiegato come funzionavano le successioni nelle loro famiglie. Papà ha detto che nel suo caso, se non fossero nati eredi di sesso maschile il nome si sarebbe estinto, essendo una famiglia patriarcale, a differenza degli Azumabito, i cui ruoli di comando vengono ereditati dalle donne... ed è uno dei motivi per cui la signorina Kyomi ultimamente è diventata pressante. Io non posso ereditare la carica più alta degli Ackerman, e anche se potessi per me sarebbe difficile da gestire, avendo anche a che fare con gli Azumabito. Per cui l'unica cosa che può essere fatta è dare a Jean il ruolo di patriarca."
"Ma io non credo..." tentò di obiettare Jean "Voglio dire... credo che Levi volesse dire che... insomma, la successione avviene in caso di morte del precedente patriarca, ma Levi è ancora vivo."
"In realtà, tecnicamente Levi è morto." lo corresse Hanji "C'è una tomba nel cimitero militare che lo dimostra. Sei tu il patriarca ora, non hai scelta."
"Io... non lo so..." balbettò il giovane, passandosi le mani nei capelli, nervoso "È una grossa responsabilità... e poi c'è Ymir... lei è l'erede al trono, se io diventassi il patriarca degli Ackerman lei..."
"Lei continuerebbe ad essere tua figlia, oltre he l'erede al trono." lo interruppe Historia, prendendogli la mano "E sarebbe felice di sapere che fa parte di due delle famiglie più importanti dell'isola." spostò lo sguardo su Reiner, che continuava a tenere la mano sulla gamba del compagno, in silenzio "Tu che dici? Cambierebbe qualcosa se il tuo fidanzato fosse il patriarca degli Ackerman, famiglia di cui, al momento, fanno parte solo due persone adulte e due bambini?"
"Secondo me ha ragione." intervenne il biondo titano "Prenditi questo ruolo, siete in pochi, non sarà difficile, e se vuoi posso anche aiutarti, e suppongo che anche gli altri ti daranno una mano."
"Va bene." acconsentì il ragazzo "Ma ad una sola condizione: starò a capo del clan solo finché Levi non avrà l'età giusta per riprendere le redini."
"D'accordo." rispose la giovane Ackerman "Non c'è problema, inoltre non c'è molto da fare ora che gli adulti siamo solo io e te."
I discorsi vennero interrotti dal rientro dell'altro gruppo, in anticipo rispetto ai tempi previsti.
Per prime entrarono Sasha e la signora Jaegger con i cinque bambini, seguiti dai due uomini, che reggevano Faye, la quale sembrava dolorante.
Scattarono tutti in piedi, e Eren raggiunse in due falcate la sorella, aiutando gli altri due a reggerla.
"È iniziato il travaglio." riferì il nonno "E le si sono rotte le acque. Ho già informato il medico, sta arrivando! Intanto aiutatemi a portarla in camera!"
Il ragazzo annuì e la prese in braccio, portandola velocemente in camera, tornando poi dagli altri quando arrivò il medico, che si barricò nella stanza di Faye insieme al dottor Jaegger.
Nel salone si fece silenzio. Erano tutti tesi, preoccupati, e nessuno aveva voglia di parlare.
Reiner si sedette sul divanetto, e Jean si sistemò sul bracciolo accanto a lui, con la mano sulla spalla del compagno.
Eren camminava per la stanza, preoccupato, sotto gli occhi degli altri, sussultando ogni volta che sentiva la voce della sorella urlare dal piano di sopra.
Passarono ore, durante i quali il nonno di Eren o il medico del distretto si alternarono per controllare il travaglio, scendendo di tanto in tanto per dare notizie al resto del gruppo.
La nonna di Eren, ad un certo punto, prese con sé i bambini e, con la scusa di aiutarla a cucinare, li fece distrarre; i due grandi non ci riuscirono molto, poiché anhe loro erano preoccupati per la situazione, ma aiutarono volentieri a tenere Levi e Ymir, mentre Sunny dormiva beata in braccio alla sua mamma.
Si fece sera, e i bambini distribuitono la cena che aveevano aiutato a preparare, una cena veloce, al contrario di quanto era stato pianificato in precedenza, visto che quel giorno era prevista una piccola festa per il compleanno della principessina.
"Mi dispiace che la festa sia saltata..." commentò Connie, addentando un panino "Ci tenevamo tanto..."
"Non è un problema, si farà un'altra volta." ammise Historia "Ora è più importante che Faye e i suoi bambini stiano bene."
Dopo cena Mikasa, Sasha e Historia portarono a dormire i figli, crollati subito addormentati, quindi tornarono dagli altri, ancora raccolti in silenzio nel salone comune.
Alle 11:30 di notte erano appisolati sui divani e sulle sedie, quando un urlo più forte della partoriente squarciò l'aria.
Armin sussultò, abbracciando la compagna e stringendola a sé: a breve sarebbe toccato a lei di stare dall'altra parte, e lui stava iniziando a mostrare i segni dei suoi tipici attacchi di panico.
Poco dopo sentirono il pianto di un bambino, e dopo appena un quarto d'ora sentirono il secondo.
Quasi contemporaneamente, Eren e Reiner scattarono in piedi, avvicinandosi alla scala; cinque minuti dopo il nonno scese, mettendo due fagottini in braccio al biondo, senza dire una parola, ma liberatosi le mani afferrò la moglie e il nipote e li trascinò verso la stanza di Faye, lasciando tutti interdetti.
A mezzanotte e un quarto, Eren scese di nuovo nel salone, con la testa bassa e gli occhi rossi, si avvicinò al Titano Corazzato e incrociò il suo sguardo.

   
 
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