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Autore: Calipso19    28/03/2020    0 recensioni
Un viaggio infinito che racconta l'ormai leggenda di un mito troppo grande per una vita sola. Una storia vissuta sulle ali della musica, respinta dalla razionalità umana, colpevole solo d'essere troppo anomala in una civiltà che si dirige alla deriva. La rivisitazione di un esempio da seguire.
( Capitolo 4 modificato in data 14 marzo 2016)
Dalla storia:
- Sono cambiate tantissime cose da quando guardavamo le stelle nel guardino a Gary.
- E ne cambieranno altrettante Mike. Se fra quarant'anni saremo ancora insieme te ne accorgerai.
Insieme.
Michael ripetè nella mente quella parola più volte, come una lezione da imparare, e concluse quel bellissimo quadro con un sorriso.
- Certo che saremo ancora insieme, non dire sciocchezze.
- Ci credi davvero Michael? - lei lo guardò con occhi seri e sinceri. - Le persone attorno a te arrivano e se ne vanno come niente.
- Certo che lo credo, anche se non so dirti in che modo. E dovresti crederci anche tu Jackie, avere un po’ più di fiducia.
Abbassò gli occhi per vedere le proprie mani cingere la vita di Jackie, scorse una piccola macchia di pelle bianca sul polso.
Chissà quanto ancora si sarebbe allargata.
Tutto cambiava, senza sosta.
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michael Jackson, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Vivi come se dovessi morire domani. Impara come se dovessi vivere per sempre.

Con l'arrivo dell'autunno 1983 Michael aveva già riempito un quaderno di note.
Non che fosse uso comune fra i musicisti scrivere ancora le loro creazioni su carta straccia pentagrammata, ma Michael non dissipava le antiche abitudini, e gli piaceva considerarsi un pezzo d'antiquariato.
Le sue creazioni, seppur scritte in maniera obsoleta, avevano un sapore differente dalle antecedenti, che conosceva ribellione e progresso.

La musica gli era stata amica nell'idealizzazione di quelle piccole opere che, col tempo e col lavoro, sarebbero diventate certamente frammenti di perfezione.

L'autunno ormai alle porte portava con sè la fastidiosa consapevolezza del tempo che scorre inesorabile.
E per Jackie era arrivato il momento di scoprire la verità.
Nel corso degli anni, anche se i vari accadimenti ci hanno portato a non prestarci più attenzione, Jackie aveva continuato ad approfondire la sua ricerca riguardo l'assassinio di Anna Foster.
Era il suo chiodo fisso, il suo tarlo incancellabile, e per senso di giustizia e desiderio personale era più che mai decisa a scovare il colpevole.
La sua discussione, diverso tempo prima, con Albert e Michael le aveva già messo in testa qualche amaro sospetto.

- Tu porti guai! Nemmeno ti volevo, io!

George non le aveva mai rivolto una parola gentile. Non l'aveva mai visto sorridere, e sarebbe stato suo desiderio non rivederlo mai più.
Dopo l'ultima litigata fra loro, Jackie era del parere che anche suo padre era ben felice di non vederla più.
Ma le sue continue domande sull'assassinio della madre pretendevano a tutti i costi una risposta, anche se ciò avrebbe voluto dire ritornare a Gary e chiederlo direttamente a George.
Non c'era altro modo.
Probabilmente non gli avrebbe nemmeno risposto, ma valeva la pena tentare: ormai era passato troppo tempo dall'omicidio, e nessuno poteva più dimostrare prove sufficienti per scovare un colpevole.

Un giorno di settembre inoltrato dunque, Jackie si mise in viaggio e ritornò alla vecchia via dov'era cresciuta.
Il profumo di quella strada la inebriò, e che strana sensazione camminare con i tacchi su quello stesso marciapiede che una volta percorreva con quelle piccole scarpe di suola consumata, per andare a scuola.
Come sembrava più piccola e corta la strada, e anche la casa sembrava essersi ridotta.
La casa.
Appena la scorse Jackie credette di dover trattenere il fiato, ma nessuna emozione, nè malinconia nè disorientamento, la privò del respiro.
Nessun ricordo si accese in lei, nessun volto che le mancasse ritornò a galla dal mucchio di ricordi.
Sebbene il suo stato psicologico non ne fu per nulla turbato, rimase a lungo immobile sul marciapiede a pensare, mentre il gelido vento le scompigliava i riccioli elastici che sventolavano come bandiere.
Che fare ora? Come presentarsi dopo tanto tempo pretendendo certe risposte?

Pensò con calma Jackie, non avendo nessuno che l'aspettasse, perché com'era solito del suo carattere fare le cose in perfetta autonomia, non aveva avvertito nessuno della sua partenza.
I suoi tre uomini a lei più cari, Michael, Albert e Quincy, sapevano solamente che avrebbe cercato delle risposte, ma non sapevano nè come nè dove.
Se avesse detto loro delle sue intenzioni, probabilmente le avrebbero impedito di partire, dicendo di volerla proteggere.
E Jackie, orgogliosa della sua autonomia, non intendeva farsi accompagnare.

Il cortile della casa era un ammasso di rifiuti e erbacce, piccole pozze scure e nidi bianchi di insetti maleodoranti.
Jackie bussò, e dopo aver udito uno strano lamento provenire dall'interno, che poteva benissimo essere inteso come un "avanti" un poco biascicato, respirò a fondo ed entrò.
La casa era buia, umida e lezza. Il soffitto era una muffa unica, il pavimento scivoloso.
L'unica luce presente era quella di una televisione accesa proveniente dal soggiorno.

- Chi è? - urlò una voce rauca. - Alfred sei tu?

Jackie seguì la voce, che proveniva dal soggiorno.
Davanti al televisore, scarmigliamente coricato su un divano lercio e strappato, circondato da un esercito di bottiglie vuote e piene, George pareva un verme.
La fronte umidiccia, i vestiti macchiati e quell'odore terribile di alcool che emanava  lo rendevano un essere miserabile.
Jackie ne fu inorridita, e non riuscì a spiccicare alcuna parola. Si avvicinò a passi cauti, pensando a come presentarsi.
Sapeva per esperienza che George, ubriaco, poteva diventare molto pericoloso.
Suo padre non si era accorto di lei, poiché teneva gli occhi chiusi e si agitava, contorcendosi nel pile che lo avvolgeva.

- Se sei di nuovo uno di quelli della banca, ti informo già che non ho alcuna intenzione di pagare quel debito astronomico che mi avete presentato. Quindi, se sei uno di loro, vattene pure e non tornare mai più.

- Papà…

La voce le era uscita prima che riuscisse a fermarla.
Inconsapevole del motivo che l'aveva spinta a chiamarlo tale, lo vide avere un tremito, allontanare la coperta con gesti confusi e trafelati e fissare il suo sguardo confuso ma ugualmente rude, sul proprio.

- Tu??

Era evidente che fosse spiazzato nel trovarla lì. La guardava come se fosse un'apparizione, e non un qualcosa di reale. Ma lo stupore non bastò a lenire la sua cattiveria, sentimento radicato nel più profondo dell'anima.

- Che diavolo ci fai qui? - L'espressione sorpresa si mutò in sorriso sadico. - Ah, ti sei pentita vero? Sei venuta a implorarmi di perdonarti eh, piccola idiota? Eh lo sapevo io, eccome…

Jackie non si scompose nel sentirsi definire tale.
Suo padre non era un uomo di gentili termini, soprattutto con lei, non lo era mai stato.
Disgustata da lui, dalla casa e dal fetore che aleggiava in quella stanza, si decise a concludere la sua visita al più presto.

- Sono venuta qui per ottenere delle risposte che tu non mi negherai.

- E perché pensi che io voglia risponderti a qualsiasi siano le tue domande? - George cercò di mettersi seduto, senza riuscirci.

- Toglieresti un peso a ciò che rimane della tua anima provata.

- Non me ne importa nulla dell'anima. Sono solo stupidaggini.

- Rispondermi non nuocerebbe affatto al tuo stato, inteso come meglio credi.

- Non ne ho comunque intenzione. - Jackie lo costrinse a guardarla negli occhi.

- Hai forse di meglio da fare, George Foster?

Il suo sguardo impertinente, e il suo tono di voce improvvisamente amaro e malvagio sembrarono smuovere in lui qualcosa, come una molla che scatta appena viene forzata più del dovuto.
Gli uomini cattivi non rispondono agli stimoli esterni se questi non sono altrettanto malvagi.

- Ebbene - disse deglutendo rumorosamente - Ascoltiamo ciò che hai da chiedermi di tanto importante. - Rise di lei amaramente. - Poi però fammi l'immenso piacere di uscire di qui e non farti più vedere.

- Non vedo l'ora di accontentarti. - si fece sfuggire Jackie. - Ho bisogno di sapere tutto ciò che sai riguardo l'omicidio di mia madre.

- Anna??? - Quel nome lo fece imbestialire. Ebbe un sussulto, e i suoi occhi cominciarono immediatamente a lacrimare di rancore. - Che cosa vuoi sapere?

- Tutto quello che puoi dirmi.

- E perché?

- Perché sto cercando di dare un ordine agli avvenimenti. Devo capire perché è stata uccisa e da chi.

Seguì in attimo di silenzio durante il quale nessuno dei due osò nemmeno respirare. Entrambi erano vincolati dalla stessa disgrazia, in cui una tentava di nuotare più a fondo, e da cui l'altro cercava invano di risalire in superficie.
Poi, la cattiveria riprese possesso di George, che rise amaramente, suscitando l'inquietudine di Jackie.

- Sei senza speranza - le disse - Ti arrampichi sui vetri e non ti accorgi di scivolare giù, povera illusa.

- Rispondi alla mia domanda e tieni per te i tuoi giudizi di cui non mi importa un fico secco. - disse Jackie tagliente.

- Ebbene.. - George ritornò serio. - Non ti so dire ne perché è stata uccisa, nè chi è stato. Nessuno aveva motivo per farlo…

- Tranne te. - disse Jackie, amara.

- Cosa stai insinuando? - George trasalì, la fronte rugosa cominciò a imperlarsi di gocce di sudore.

- Tu e la mamma litigavate moltissimo in quel periodo…

- Ciò non significa che mi sarei macchiato di un gesto tanto vile!

- Non vivevi mai con noi e la famiglia! Gestivi una doppia vita: giocavi a fare il padre con me e il marito con mia madre mentre per la maggior parte del tempo vivevi in America facendo chissà cosa.

- Sei un'insolente! Come ti permetti tu, proprio tu, di metter bocca in queste questioni? Tu che allora non eri che una neonata! - Tossì fortemente colpito dall'agitazione e sputò per terra.

- Non posso dire di ricordarmi tutti questi particolari. Ma sono stata informata da Albert, e dalla mia famiglia in Italia. Ho svolto molte ricerche prima di venire qui, altrimenti non mi sarei mai permessa di tornare. E sono convinta che sia tu il colpevole. - e gli puntò il dito contro.

Il suo sguardo era di ghiaccio.
George la guardò con la bocca aperta, e poi si lasciò andare ancora a una risata sadica. Afferrò una bottiglia, deridendo la figura rigida e tremante della figlia in piedi davanti a lui, e bevve qualche sorsata.

- Sei patetica - disse, credendo di poterla umiliare. - Perché quale motivo avrei dovuto uccidere la mia stessa moglie?

- Tu non l'amavi - l'accusò Jackie. - E nemmeno lei ti amava. Il suo cuore apparteneva ancora al suo precedente compagno, il padre dei miei fratelli Luca e Fabiana.. - L'uomo si irrigidì vistosamente. - Parlo di Antonio Giovanni Baiguera.

- Quello era un farabutto!!! - George lanciò con ira lontano la bottiglia, che si ruppe. - Si burlava di me perché lui era un avvocato prestante e io un semplice operaio americano. Nonostante il mio matrimonio con la sua ex-moglie continuava a frequentare Villa Flint. Non lo sopportavo!

Si fermò a riprendere fiato, Jackie attese che continuasse, anche se le sue parole non la convincevano affatto.

- Lui e Anna prendevano lezioni di ballo insieme, e io sapevo che lei era ancora innamorata di lui. Per questo l'ho uccisa!! - urlò infine rivolto al cielo.

Il cuore di Jackie s'incrinò, la voce roca del padre la rese sorda da entrambe le orecchie.
Ancora una volta la verità le era stata sbattuta in faccia violentemente, senza darle modo di prepararsi.
Entrambe le gambe cedettero e vide come in un sogno il padre che tentava di alzarsi e dirigersi verso di lei rabbiosamente, senza aver la forza di reagire.
Percepì vagamente due forti mani che la sollevavano per le ascelle e la portavano via, verso la luce.
Vide l'esterno della casa, e successivamente l'interno di un auto di lusso.
Mentre avvertiva le lacrime inevitabili farsi spazio sul suo viso, e la coscienza ritornare al suo posto, Michael le venne accanto, la coprì con una coperta e le mise un braccio attorno alle spalle, accogliendola nel suo affetto.

- Sei completamente matta - si sentì sussurrare. - Avrebbe potuto essere pericoloso. Dovevi aspettare me e Albert, che ti avremmo aiutato. - Fece una pausa. - Anche se so che non l'avresti mai fatto.

Jackie impiegò qualche minuto per ritrovare la parola.

- Non lo voglio più rivedere. Mai più.

- Sarà così: non lo vedrai mai più.

Rimasero in silenzio ancora qualche minuto, mentre l'auto viaggiava spedita verso la residenza Jackson.
Cominciò a piovere. Fulmini e lampi saettavano nel cielo ormai scuro e gonfio di nuvole mentre la pioggia ticchettava rumorosamente contro i finestrini. La luce di un fulmine illuminò gli occhi lucidi d'emozione di Jackie, proprio nel momento in cui Michael si girò a guardarla.
Quello sguardo… quante volte l'aveva visto, e quante volte aveva sognato che svanisse per sempre.
Senza dire nulla attese che fosse lei a parlare.

- E' stato lui.. - sussurrò Jackie. - L'ha uccisa per davvero.

Nulla poteva contro le lacrime della giovane donna, nemmeno l'infinito amore che provava per lei.
Si limitò quindi a chiuderla nel suo abbraccio, dove Jackie trovò riparo per tutta la notte.

Mia cara Mon Pon Pon,
qui siamo tutti addolorati nel venire a conoscenza dei fatti di cui ci hai informato nella tua ultima lettera.
Il nonno ha persino pensato di riaprire i dibattiti con la giustizia e di chiamare i tribunali e gli avvocati, ma io e Fabiana siamo riusciti a distoglierlo da questo pensiero: sarebbe inutile convocare le autorità dopo vent'anni di silenzio.
Inoltre, crediamo fermamente che ci sia stata comunque resa giustizia: quale punizione peggiore può esistere per un uomo se non quella di invecchiare solo, senza amore, circondato dal rancore e dal silenzio di una vita mal goduta?
Amata sorellina, noi tutti ti si sta accanto con il cuore e con il pensiero. Sei sempre qui con noi. Ora però ti suggeriamo di distrarti e di riprendere le redini del tuo lavoro a tempo pieno, come ha fatto Fabiana, con il suo nuovo manoscritto, Fra Mandorle e Pini. E' davvero piena di talento: i suoi racconti fanno fiorire le lacrime anche sugli occhi degli uomini più orgogliosi, come il sottoscritto.
Ed ora, in attesa di ricevere altre tue notizie, sappi che ci farebbe piacere sapere anche qualcosa di interessante riguardo la tua vita sociale. Sei bella, giovane e hai uno splendido carattere. Possibile che tu non abbia nemmeno un corteggiatore? Sono davvero così ciechi gli americani? Maremma..
Ti abbracciamo forte, saluta Albert
Luca

 
  
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