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Autore: Moonfire2394    28/03/2020    0 recensioni
I genitori di Leona e Gabriel vengono uccisi brutalmente da un trio misterioso di vampiri in cerca delle mitiche "reliquie". Dopo il tragico evento, verranno accolti al campo Betelgeuse, un luogo dove quelli come loro, i protettori, vengono addestrati per diventare cacciatori di creature soprannaturali. In realtà loro non sono dei semplici protettori, in loro alberga l'antico potere dei dominatori degli elementi naturali: imedjai. Un mistero pero' avvolge quell'idilliaco posto e il subdolo sire che lo governa: le strane sparizioni dei giovani protettori. Guidata dalla sete di vendetta per quelli che l'avevano privata dei suoi cari, Leona crescerà con la convinzione che tutti i vampiri siano crudeli e assetati di sangue. Fino a quando l'incontro con uno di loro, il vampiro Edward Cullen, metterà sottosopra tutto quello in cui ha sempre creduto facendo vacillare l'odio che aveva covato da quando era bambina. Questo incontro la porrà di fronte a una scelta. Quale sarà il suo destino?
Una storia di avventura, amicizia e giovani amori che spero catturi la vostra attenzione:)
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Precedente alla saga
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CAPITOLO 15 - IL CONTRATTO VINCOLANTE 

Quella era appena diventata la notte più lunga della mia vita. Etzel mi osservava con avidità come se fossi un prezioso oggetto di antiquariato. L’ultimo suo avvistamento risaliva a prima che nascessi, molti si erano avventurati per dargli la caccia riuscendo a collezionare solo una misera serie d’insuccessi. I più famosi cacciatori di vampiri avrebbero ucciso pur di trovarsi nei miei panni, eppure io avrei voluto essere dovunque, fuorché lì insieme a lui, Attilius, uno dei vampiri genocidi più spietati al mondo, colpevole della morte di migliaia di persone, protettori compresi. Istintivamente cercai le mie spade.
“Metti via quella stupida ferraia bambina, non ne avrai bisogno qui” – si lagnò seccatamente.
Mise giù sua figlia Hilde con sguardo amorevole di padre e le disse: “Hai fatto la brava?”
“Sì! Hilde è stata bravissimissima! Hilde le ha fatto prendere un gran spavento” – aggiunse con una risatina birichina.
 “Lo vedo mia adorata”.
“Su Leona, rilassati. Ma ti sei vista? Sei persino più bianca di me!” – disse con una risata teatrale.
“Adesso basta con queste sciocchezze e rispondi alla mia domanda: lei é…” – la parola s’inceppò sulla lingua.
Ci riprovai dopo aver preso un bel respiro: “ Lei è mia sorella…?”.
“Oh no, per la barba di mio zio Rua, come ti viene in mente?”
Il cuore riprese a battere normalmente.
“Credevi che io e tua madre…” – roteò gli occhi per non far capir nulla alla piccola Hilde.
“Senza offesa ero un uomo sposato. Bellissima donna coraggiosa tua madre…davvero, a proposito tu le somigli molto, ma come dite voi? Non era il mio tipo? E poi come la mettevi con tuo padre? Uomo particolarmente protettivo e geloso…” – disse con una smorfia facciale.
“Lei ha il fermaglio di mia madre. Ed è chiaro che la conosce e sa anche del sigillo. Com’è possibile?”.
“Forse è meglio se ti siedi mia cara…Accomodiamoci nel mio salotto. Puoi portare con te anche il tuo animaletto se vuoi”.
La testolina paffuta di Edna fece capolino dalla tasca e sgranò i suoi piccoli occhietti neri da criceto. Le offrì la mia mano, si accomodò sul palmo e la trasportai sulla spalla, nascosta fra i miei capelli. Sentivo le sue vibrisse solleticarmi le guance ma quel contatto di dava conforto.
“Bel posticino Highgate, non trovi? Ed è ancora più suggestivo di notte” – commentò Attila.
“Qui riposano le membra di molti personaggi illustri” – continuò imputridendo una radice con quel suo tocco maledetto per aiutare Hilde a proseguire lungo il cammino.
“Sulla destra, troverai le spoglie di Faraday di Southwark, grande mente quella di Micheal, pace all’anima sua” – disse con profondo rispetto.
“A Hilde piace il leoncino che dorme!” – esclamò la bambina facendo oscillare la sua treccia come un pendolo.
“E’ il suo preferito” - sussurrò il padre a bassa voce mettendosi una mano davanti la bocca.
“Questa è la tomba di quel folle e rivoluzionario di Karl Marx, che le sue ossa possano marcire in eterno in questo buco, sporco comunista!”
Non potei dissentire sta volta ma da quale pulpito veniva la predica…
“…sua moglie Jenny sì che era una donna a modo, davvero deliziosa” – continuava a straparlare.
Quel deliziosa non mi convinceva del tutto.
Seguì la mia guida turistica e sua figlioletta nell’erba alta facendo slalom fra le tombe. Era facile capire da dove fossero passati, bastava seguire la scia di piante morte e rinsecchite ed era fatta. Almeno per una volta i libri di storie non raccontavano solo dicerie. Cercai di non pensare troppo a quanto fosse surreale quella situazione o avrei dato di matto.
I due si fermarono davanti una fastosa costruzione di pietra malandata assalita dai rampicanti. Il nome della famiglia era stato cancellato dagli agenti atmosferici.
“Prima le signore” – disse con galanteria invitandomi ad entrare nella sua personalissima cripta-suite spettrale a cinque stelle. E chi si sarebbe aspettato tanta raffinatezza da un Unno?
“E’ un po’ buio qui, me ne scuso. Ti dispiacerebbe…” – chiese indicando le candele posizionate in punti strategici della stanza funeraria.
“Se proprio devo…” – e restituì a quell’ammasso di cera colante la sua utilità.
I ratti abbandonarono le loro tane e fuggirono alla luce soffusa di quei moccoli informi. Attila ne afferrò due poco prima che guadagnassero l’uscita e affondò i denti nel loro pelame unticcio.
“Bleee che schifo papà!”.
Concluso il suo pasto frugale, gettò le loro carcasse fuori dalla porta e sorrise biecamente a Edna, con i denti sporchi. Lei squittì come una disperata e la spalla su cui poggiava le zampe cominciò a vibrarmi.
“Che carino! Ho sempre voluto un criceto, posso giocarci? Ti prego, ti prego, ti prego!” – mi supplicò Hilde con le mani giunte sotto il mento.
Non potevo negarglielo se metteva quell’adorabile broncio.
Scusa Edna - le comunicai con lo sguardo ma lei continuò a squittire più forte di prima mentre la trattenevo a testa in giù per la coda.
“Linguaggio! Piccolo cricetide maleducato! Dove hai imparato a dire queste cose!”.
Consegnai Edna alla ragazzina che cominciò a spupazzarla come un giocattolo di gomma. Le brillavano gli occhi.
“Tè e biscotti mia cara?” – mi offrì come un tipico padrone di casa inglese.
Attila prese la scatola poggiata sopra l’altare di famiglia e controllò il contenuto.
“Hilde dove sono finiti i biscotti?”
“Scusa papà, li ho mangiati tutti” – si autodenunciò la bambina.
“Avevo fame!” – si giustificò allo sguardo severo di Attila.
“Non è un problema, sono a posto così, grazie” – rifiutai educatamente.
“Dai insisto! Questo Oolong è importato direttamente dalla Cina, ti assicuro che non ne rimarrai delusa!”.
“Ok…” – gli risposi fra l’imbarazzo e l’incredulità per quella situazione.
Attila tirò fuori da non so dove, tutto l’occorrente per preparare il tè, sfoggiando un set da fare invidia persino alla regina d’Inghilterra e a tutto Buckingham Palace messo insieme.
“Non è un problema se stiamo qui?” – mi domandai – “insomma…mi sento come se gli stessi mancando di rispetto”.
“Sono morti Leona! Non possono sfrattarci di qui giusto? Quindi non preoccupartene”.
A velocità vampiresca mi ritrovai con una teiera di porcellana bianca fra le mani. Aggrottai un sopracciglio. Padre e figlia mi comunicarono con il loro entusiasmo tutte le aspettative che avevano nei miei confronti.
“Sei serio? Vuoi che usi i miei poteri per riscaldarti l’acqua per il tè?”.
“Fammi vedere un po’ di cosa è capace un Medjai, renditi utile” – disse schiacciandomi l’occhiolino. Dovetti fare appello a tutta la pazienza di Giobbe per non lanciargli la teiera in faccia.
“Oh sì, che emozione” – esultai laconicamente all’idea che fosse il massimo a cui potessi aspirare.
Il re degli unni si tolse il lungo cappotto e lo appese fuori sul ramo di un alberello, trasformandolo in un attaccapanni. Sotto indossava dei calzoncini che facevano molto corte del Re Sole, un gilet di velluto di un pregiato color blu elettrico e una camicia bianca con le maniche a sbuffo impreziosita, all’altezza del collo, da un jabot merlettato. Alla faccia del barbaro.
I suoi occhi avevano assunto la tonalità dell’oro proprio come quelli di Alice e Jasper.
“Conosci i Cullen?” – gli chiesi senza pensarci troppo.
“Cullen…” – rifletté ad alta voce - “Parli del dottor Cullen?”.
“Dottor…credevo fosse un vampiro”.
“Infatti lo è, uno di quelli di marmo, come li chiamate voi protettori”.
“Un vampiro che fa il dottore? Con bisturi e pinze sterili? E come fa a resistere?”.
 “Già, deve avere un autocontrollo notevole…Bah, contento lui. Tipo singolare Carlisle, ma è davvero una brava persona. Gli sono riconoscente sotto molti aspetti”.
“Ti ha insegnato lui a…bere sangue animale?”.
“Sì, esatto, mi ha aperto un mondo. Non avevo mai considerato minimamente l’idea eppure funziona. Certo il sapore non è lo stesso ma poi ti ci abitui, non è così male. I topi non sono i miei preferiti, decisamente. L’altro giorno ad esempio è passata una volpe dall’aspetto invitante…” – stava cominciando a vaneggiare.
“Stai dicendo che non…”.
“Non tocco un umano da molti anni ormai. Lo faccio per Hilde, a lei non piace che beva il sangue degli umani” – disse sospirando.
“Tu come conosci i Cullen?”
“Così, ne ho sentito parlare” – mentì.
Avevo assolto al mio compito di boiler umano e distribuì a tutti i partecipanti una tazza fumante di Oolong bollente. Iniziò a piovere. Lo scroscio della pioggia picchierellò sul tetto della cripta dove avevamo trovato riparo. Attila sorseggiò rumorosamente con aria soddisfatta il suo tè e dichiarò: “squisito!”. Gli sorrisi di rimando solo per cortesia e lo assaggiai anch’io.  Non era male, ma per i miei gusti quattro zollette di zucchero non avrebbero guastato. Hilde insisteva nell’offrire il tè anche alla sua bambola e a Edna, ormai rassegnata all’idea che non avrebbe superato la notte sotto le cure di quella bambina. Poi Attila si sporse in avanti e si schiarì la voce.
“Allora. Dimmi ciò che sai e sarò felice di chiarirti le idee” – disse godendosi il tepore della bevanda. Nel farlo alcune treccine caddero davanti ai suoi piccoli occhi distanziati e soggiacenti sotto due sopracciglia sottili che sembravano curvarsi come una naturale estensione nel suo naso, ampio e adunco. Con tutto quel capellame a disposizione, acconciare i capelli di papà doveva essere il passatempo preferito di Hilde. Mi si scaldò il cuore a quel pensiero di avvolgente tenerezza paterna.
“Mia madre è stata esiliata molti anni fa per aver aiutato un vampiro a scappare da uno squadrone di ricognizione di protettori strateghi. Lo zio mi raccontò che davanti la coorte lei non negò, anzi cerco di persuaderli ad una resa. Ovviamente fu accusata di patteggiare col nemico e di infedeltà alla causa. Questo è tutto quello che so. I documenti con il verbale della sua inquisizione sono andati perduti e nessuno ha mai voluto dirci nulla”.
“Vuoi sapere se sono io il vampiro che l’ha portata alla rovina?”.
“Adesso ne ho la certezza. Voglio sapere perché mia mamma ha rischiato la vita e si è giocata la sua posizione per uno come te. Un assassino senza anima che lascia morte e disperazione al suo passaggio. Uno squallido sterminatore di popoli che ha sventrato i corpi dei suoi fratelli protettori fino a poco tempo fa”.
Scelsi con cura quei terribili aggettivi per far comprendere che non approvavo la sua condotta e mai lo avrei fatto.
“Hai idea di quante perdite abbiamo subito a causa tua e dei tuoi adepti in tutti questi anni? Siete forse impazziti? Tutti quei morti, le sparizioni misteriose, non avete più limiti, siete soltanto un branco di cani sciolti. Pensavo che ci teneste alla vostra segretezza. Beh, notizia dell’ultima ora: persino gli umani iniziano a farsi delle domande, si stanno diffondendo miti e leggende sui vampiri…”.
“Ellak che cosa hai fatto” – disse affondando il viso fra le sue grandi mani callose. Hilde lasciò andare Edna per un attimo e fissò il padre con gli occhi sbarrati sopraffatti dal terrore.
“Chi è Ellak?”
“Il mio primogenito, fratellastro di Hilde”. Hilde sussultò ancora una volta al suono del nome di suo fratello.
“Non voglio santificarmi ai tuoi occhi ragazzina. Non potrò mai mondare la mia colpa, come hai ben detto prima, ho strappato troppe vite a questo mondo sia da umano che da immortale. Ma persino a uno come me Dio ha offerto una possibilità di redenzione e mi ha fatto dono del più prezioso fra i gioielli” – disse accarezzando con lo sguardo la figlia.
“Io merito di essere bloccato in questo purgatorio, non lei”.
“In che senso, bloccato?”
“Credo che sia più opportuno partire da quando tutto questo ha avuto inizio”.
“Conobbi sua madre circa quindici anni fa. Io, i miei adepti, con mio figlio Ellak al mio fianco, ci preparavamo ad attaccare i territori degli Ordo Draconis per mettere fine al loro dominio una volta per tutte prima che la congrega rumena ci mettese le sue schifose grinfie. Avevamo scoperto il loro covo, ci serviva solo un buon piano”.
“Gli Ordo Draconis, intendi i vampiri bulgari?”
Attilla confermò con un cenno del capo.
“All’epoca ero alla ricerca disperata di un indovino, sono un gran superstizioso e non comincio mai una guerra se non so di poterla vincere. Ormai deluso dall’infinita lista di ciarlatani che avevo incontrato sulla mia strada, incontrai Zelina. Un Troll dei fiumi le dava la caccia e si accaniva su di lei schiacciandola con la sua clava spinosa. Era in fin di vita, tingeva le acque del Danubio con il suo delizioso sangue. Il Troll l’aveva allevata fin da bambina per le sue abilità di padroneggiare l’arte divinatoria delle predizioni di morte. La stava punendo per essersi rifiutata di compiere il suo dovere. Non voleva profetizzargli l’esito della battaglia con i Troll delle montagne. Devo essere sincero, io e il mio primogenito lo uccidemmo soltanto perché avevamo origliato le parole del gigante. Decisi di tenere Zelina con me e sfruttare il suo dono a mio vantaggio”.
“Vinceste la guerra?”
“Oh, li schiacciammo come insetti” – disse compiaciuto.
“Nessuno dei due, persino lei, poté prevedere che ci saremmo innamorati l’una dell’altro e la sposai anche contro il volere di Ellak, che la detestava con tutto se stesso. Tanto la amavo che volevo farle dono dell’immortalità ma contro le aspettative di tutti, Zelina rimase incinta”.
“I vampiri possono avere figli?”
“Che io sappia non quelli di marmo ma a quanto pare per quelli come me che conservano sangue umano nelle vene, è possibile”.
“Quindi Hilde è la tua figlia biologica.”
“E ha ereditato alcuni talenti della madre ma è molto più potente. Mi ricorda così tanto lei…”.
“Che ne è stato di Zelina?” – gli chiesi e il suo volto si coprì di ombre. I nostri silenzi erano intervallati dal rumore della pioggia.
“La notte che Hilde nacque, il pianeta Marte proiettò i bagliori rossi della sua terra sulla luna, vestendola di un rosso fiammeggiante. Quella luna di fuoco faceva persino invidia al sole per la sua bellezza. Secondo le credenze del popolo di Zelina, i bambini nati sotto la luna rossa segnavano la fine di qualcosa, il termine di un’era e l’inizio di una nuova. Colmo di gioia per la nascita della piccola Hilde e sotto le continue richieste di Zelina, decidemmo insieme di abbandonare gli adepti e lasciarci tutta quella scia di cadaveri alle spalle per cominciare quella nuova vita che la luna ci prometteva. Ellak andò su tutte le furie, continuava a ripetermi che la donna che avevo sposato era maledetta e che il frutto del mio amore plagiato doveva morire con lei. Era accecato dalla gelosia, così tanto da dare fuoco alla cameretta di sua sorella con l’intenzione di lasciarla morire lì, soffocata dalle fiamme. Ecco come si è procurata quella bruciatura” – disse Attila addolorato per la ferita che sfregiava il volto della figlia.
 “Tua madre e tuo padre erano lì vicino in missione. Lei la salvò e non la benedirò mai abbastanza per ciò che ha fatto”.
 “Il buon Carlisle medicò le sue ustioni ma non poté fare nulla per la cicatrice”.
“Anche nel momento più buio, Arianna mi difese persino dai protettori suoi alleati e si prese cura di Zelina e Hilde come io non potevo fare poiché mio figlio ci dava la caccia”.
“A Hilde manca tanto Arianna” – gemette la piccola.
“Era diversa da tutti i protettori che avevo incontrato, l’unica a vedere oltre ciò che appare. Oh e com’era testarda” – rise al ricordo – “tuo padre non era d’accordo con lei ma l’amava troppo per contraddirla. L’avrebbe seguita fino in capo al mondo se fosse stato necessario”.
“Era molto saggia e trascendeva le regole imposte dalla sua gente, agiva secondo il suo codice morale. So che sei cresciuta credendo che i tuoi fossero dei traditori, gli altri non hanno fatto che assillarti con le loro menzogne. Io voglio che tu sappia che, per quello che vale, tua madre è stata una delle persone più straordinarie che abbia mai incontrato. Tu e tuo fratello dovreste essere fieri di essere i loro figli”.
“Non ho mai dubitato di loro, né ho mai creduto a una sola parola di quello che mi raccontavano sul loro conto. Ora so qual è la verità”.
Mi sentii più leggera, come se fossi stata investita da una ventata d’aria fresca. Quella verità mi consolò nel profondo. Non volevo piangere davanti a lui perciò gli chiesi – “Cosa successe dopo?”.
“Hilde mostrò sin da bambina i suoi poteri da sensitiva e avvertì una potente aura aleggiare attorno a Arianna, qualcosa che però non le apparteneva direttamente. Ancora non sapeva di portare in grembo due bambini prodigio. Ricordo che quando seppe della gravidanza scoppiò in lacrime, non perché non vi volesse ma perché temeva la maledizione che colpiva i piccoli medjai, fin dalla nascita. Sebbene ancora giovane, la mia Hilde vi impose il sigillo per proteggervi dal flagello mortale che incombeva su di voi”.
“Sei stata tu allora a proteggerci con quello scudo di proiezione” – esclamai rivolgendomi alla diretta interessata.
“Ma c’è qualcosa che non mi torna. Hilde è nata prima di me e Gabriel, come è possibile che adesso sia poco più che una bambina di sei anni?”.
“Hilde il mese prossimo compirà quindici anni” – asserì allegramente. 
“Hilde cresce più lentamente rispetto agli altri bambini” – chiarì mentre continuava a sbaciucchiarsi la povera Edna.
“La magia in lei è amplificata dalla sua natura di mezza vampira” – aggiunse Attila.
“Come avete fatto a nasconderla ai Volturi? Avrebbero potuto credere che fosse uno dei bambini immortali. Si dice che li temano in particolar modo e che nel corso dei secoli si siano occupati della faccenda a…modo loro”.
“Hilde non beve sangue come un normale vampiro, lei per metà è una banshee, come Zelina”.
Restai di stucco e guardai Hilde con un rinnovato timore reverenziale. Era la prima volta che vedevo una banshee in carne ed ossa e non mi aspettavo avesse un aspetto così gradevole. Ricordai a me stessa di non farla arrabbiare per nessun motivo. L’urlo di una banshee poteva ridurti in briciole.
“E comunque conosco Aro, è un mio carissimo amico di vecchia data. Sa che non si tratta di una bambina immortale”.
“Chi è Aro?”
“Dimentica questo nome, per favore” – si affrettò a dire.
“Non ho alcuna intenzione di lasciar cadere la questione in questo modo”.
“Ho fatto un patto con lui, non parlerò nemmeno sotto tortura” – concluse incrociando le braccia.
“E poi non mi hai lasciato finire”.
“Prego” – sospirai.
 “Le cose peggiorarono. Ellak convinse tutti i miei adepti che li avessi traditi e che dovevo pagare per l’onta di cui mi ero macchiato. Così anche loro si unirono contro me e la mia famiglia e sostennero i suoi insani propositi. Dopo che Hilde impose il sigillo a tua madre, i tuoi genitori si rifugiarono in Sicilia per sottrarsi alla pena di morte per il loro tradimento e noi rimanemmo senza protezione. Una notte Zelina, stanca di quella persecuzione, mi disse di aver escogitato un piano ma era troppo pericoloso. Scegliemmo comunque di rischiare. Trovammo asilo qui ad Highgate, dove il mana di Zelina era più forte, e costruì una barriera magica che avrebbe tenuto lontano qualsiasi vampiro. Io e Hilde ci trovavamo già dentro la barriera quando Ellak la trovò…”. Il manico della tazza si ruppe sotto la sua morsa d’acciaio. Fece una lunga pausa. La bambina gli si fece vicina e lo abbracciò singhiozzando sulla sua spalla.
“Da allora” – riprese – “ siamo bloccati qui.”.
“Ma sono quasi quattordici anni…” – esclamai allibita.
“Hilde non potrebbe distruggere la barriera?”.
“Ogni barriera porta il sigillo di chi l’ha creata, se la creatrice muore, allora la magia dura in eterno”.
“Se tu sei rimasto qui dentro allora, tutti quei disastri…non erano opera tua ma di tuo figlio Ellak”.
“Se tornassi indietro da loro, mi taglierebbero la testa senza nemmeno lasciarmi parlare. Ellak ormai è nelle loro menti e li guida mostrandogli i suoi folli progetti. Lui però è troppo sconsiderato e inadatto per controllare un gruppo di vampiri fuori controllo”. 
“Questa storia ha davvero dell’assurdo e sono dispiaciuta per tutto quello che vi è successo, soprattutto a Hilde”.
“Ma?”
“Non credo tu me l’abbia raccontata soltanto per fare della piacevole conversazione davanti a una tazza di tè”.
La risata di Attila ebbe un crescendo, iniziò con dei piccoli e leggeri singulti, quasi come colpi di tosse, per evolversi in un incontenibile sghignazzare.
“Non sai quanto le somigli in questo momento”.
“Dimmi cosa vuoi Attilius, Etzel o come diavolo preferisci essere chiamato” – lo spiazzai mentre esploravo senza molto interesse il fondo della tazza.
“E se ti dicessi che esiste un modo per liberarci una volta per tutte da questa prigione?”.
“No, ma dai, questa non me la aspettavo” – lo stuzzicai con la mia irriverente ironia.
“Voglio proporti un accordo, non ti chiederei mai un favore se non in cambio di qualcosa”.
“Ok, va bene, parliamo d’affari. Cosa può offrirmi un vampiro rimasto rinchiuso per più di un decennio in un cimitero abbandonato?”
“Prima devo sapere fin dove sei disposta a spingerti, l’impresa che sto per affidarti potrebbe costarti la vita”.
“Non funziona così, sua maestà. Devo sapere cosa c’è in ballo oppure me ne vado e la storia finisce qui…”. Successe tutto molto in fretta. Attila mi spinse a velocità impensabile e mi ritrovai la schiena contro il gelido granito delle bare con il viso del vampiro molto più vicino di quello che desiderassi. Il suo alito sapeva ancora di tè Oolong. Con la punta del mio paletto di bianco spino gli scucì un bottone del gilet all’altezza dello sterno. Spostò il suo sguardo meravigliato sull’arma di legno che minacciava di sfondargli la cassa toracica. Non avrei avuto problemi a farmi strada verso il  suo vecchio cuore imbalsamato.  Lo stupore che lo prese in contropiede balenò via dalla sua espressione per lasciare il posto a un sorrisetto di celata ammirazione.
“Io posso darti ciò che nessuno potrà mai offrirti” – continuò incurante del pericolo.
Spostò una ciocca dei miei capelli dietro l’orecchio e mi sussurrò quello che volevo sentirmi dire.
“La tua vendetta”.
Quella parola risuonò più dolce di un canto di una sirena.
“Ti ascolto” – risposi remissiva.
“Bene, sapevo che avresti capito” – affermò convinto.   
“Oh,oh” – strepitò Hilde – “il criceto è diventato un cagnolino!”.
“Edna, cuccia” – imperai sul rottweiler con la schiuma alla bocca e appesi il paletto di bianco spino alla cintura.  Una medjai e una chimera contro un vampiro secolare e una banshee, chi l’avrebbe spuntata?
Attila si ricompose e si diede una fugace pettinata passandosi la mano fra i capelli.
“Conosci le sovrane delle Fate?”
“Ovviamente. La regina dei Curatores Noctis è una che non passa inosservata”.
“Come darti torto. E cosa sai di Frieda?”.
“Non molto, in verità. Si dubita persino della sua esistenza”.
“E’ molto più reale di quello che pensi, mia cara”.
“Le leggende e i miti sull’origine delle Fate sono molti e diversi, spesso contraddittori. La mitologia norvegese vuole che Delilah e Frieda siano nate dal cadavere della gigantessa Ymir insieme a tutto il popolo fatato e che al loro risveglio abbiano estratto dagli occhi della madre la pietra rossa del sole e quella blu della luna e ne fecero dei ciondoli”.
Restai pietrificata. Il ciondolo blu. La visione di Alice cominciava a prendere forma sin da subito?
“La regina Delilah porta ancora quello rosso del sole al collo. Quel ciondolo è molto potente oltre a costituire un’arma molto pericolosa, le permette di cambiare la sua forma umana come più le aggrada, può diventare chiunque, potrei essere persino lei in questo momento. E’ quello che le dà il diritto di regnare come sovrana del mondo fatato” – lo avvisai.
“Sono lieto di sapere che non dormivi fra i banchi di scuola. Ma cosa sai invece della pietra blu?” – disse sarcastico.
“Mi trovi impreparata” – gli risposi mortificata.
“Il potere di quello blu, è molto singolare e assai più prezioso della sua gemella rossa”.
“Può comandare sul mondo sovrannaturale indiscriminatamente. Immagina di poter far fare ai vampiri, ai licantropi, agli stregoni, alle fate stesse quello che vuoi tu, mettere la pace fra loro, disseminare zizzania, renderli mortali... Basta soltanto un puro e chiaro desiderio”.
“Baggianate, non può esistere un oggetto del genere, sconvolgerebbe l’universo”.
“Non ho detto che il suo potere è illimitato. Sembra che il ciondolo ascolti solo la sua legittima proprietaria, Frieda, e che per questo Delilah lo ha tenuto nascosto al mondo, per non farlo cadere nelle mani sbagliate. A quanto pare non ha effetto sugli esseri umani. Alcuni credono che l’uomo possa essere un possibile utilizzatore, proprio per questo motivo. Pensa in grande Leona, cosa ci faresti se avessi fra le mani un potere così grande? Potresti salvare il mondo dalla malattia più grave che l’appesta, potresti trovare una cura per gli Abomini…non saresti più costretta a uccidere i tuoi simili”.
“Tu sai degli Abomini?”
“Non c’è nulla che mi sfugga di questa città”.
“Guardami Leona! Tu potresti eliminare dalla faccia della terra qualsiasi vampiro, compresi gli assassini dei tuoi genitori!”.
“Ma è una supposizione!”.
“Una scommessa” – mi corresse.
“Prima che morisse, ho promesso a Zelina che avrei dato una vita migliore a nostra figlia e non voglio che marcisca qui in questa lugubre riserva di morte. Voglio condividere con te, l’immenso potere del ciondolo perché so che ne farai buon uso. Ma mi servono entrambi se voglio una volta per tutte uscire da questa prigione”.
“E come pensi di ottenerli?” – gli feci la domanda cruciale.
“Felice che tu me l’abbia chiesto. Ti mostrerò nel dettaglio il mio piano solo se deciderai di accettare e dovrai scegliere chi ti accompagnerà, non puoi farcela da sola. Ma decidi in fretta, tuo fratello potrebbe essere in pericolo in questo preciso istan…”.
“Accetto” – pattuì tutto d’un fiato.
Il vampiro si aprì in un sorriso così ampio tanto da mettere in mostra persino le gengive di un colore bianco smorto.
“Hilde, prendi il contratto” – le ordinò senza sciogliere il contatto visivo.
Hilde aprì ubbidiente una cassettiera dalla parete e prelevò l’urna cineraria al suo interno. Sollevò il coperchio e tirò fuori una vecchia pergamena ingiallita. La srotolò oculatamente e me la porse con gentilezza.
“E questo cosa sarebbe?”
“Questa è la mia garanzia. Il vincolo si scioglierebbe nel caso in cui non dovessi assolvere al tuo compito”.
“Cioè nel caso in cui dovessi morire…?”.
“Oh no, tu non morirai. Hilde mi ha già ragguagliato sulla tua presunta data di morte. E’ solo una precauzione nel caso decidessi di svignartela con le pietre, lasciandoci marcire qui dentro per l’eternità”.
“Non lo farei mai!”
“Scusami tesoro, non si è mai troppo prudenti”.
“E poi cos’è questa storia della data di morte?”.
“Hilde riesce a percepire stando a stretto contatto con le persone quanto sono vicine alla morte. E’ uno dei doni delle banshee. Ovviamente non posso garantire per i tuoi amici o sulla tua incolumità”.
“Per quello non c’è problema, una volta ho perso un braccio. Posso sopravvivere. Ma cosa succederebbe se non rispettassi l’accordo?”.
“E’ vincolato alla tua vita”.
Dovevo aspettarmelo.
“Allora, vuoi firmare?”
“Devo tornare al campo Betelgeuse e non posso muovermi da Londra adesso, non ho il mio lascia passare. Se non porto un “bottino” che appuri che sia uscita vittoriosa dalla lotta con un vampiro, la comunità non mi accetterebbe”.
“Rimediamo subito. Dammi il tuo coltello”.
Lo guardai palesemente sbigottita: “cosa vuoi farci?”.
“Una mano dovrebbe bastare, no?”
“Credo di sì ma questo che c’entra?”
“Dammi il coltello”- ripeté.
Avevo le mie remore ma lo prelevai dal manico e glielo consegnai, sebbene estremamente dubbiosa.
“Preferenze? Destra o sinistra?”.
Ero troppo rimbecillita per rispondere a quella domanda.
“No? Va bene, faccio io” – disse arrendevole.
Capì tardi che stava per mutilarsi un arto. Era già diventato monco. Raccolsi la sua mano, sanguinante, da terra e la fissai con disgusto. Era quella che portava l’anello con lo stemma del clan dei sanguinari.
“Credo che sto per vomitare…”
“Ma papà, la tua mano!” – lo rimproverò la figlia frenando l’emorragia con delle bende. Il suo sangue era in uno stato di decomposizione avanzato, quasi nero come la pece. La bambina raccolse il sangue del padre in una boccetta.
“Non preoccuparti piccola, me ne farà una tutta nuova al suo ritorno”.
“Non sono ancora brava a plasmare gli oggetti dalla terra, figuriamoci creare una mano” – mi lamentai.
“Be, cerca di allenarti allora!” – mi ribatté seccatamente.
Infilai il mio bottino nel sacchetto e strinsi forte la cordicella per evitare che evaporasse quel terribile tanfo di pesce marcio.
“Possiamo procedere?” – mi domandò porgendomi il calamaio contenente i suoi luttuosi liquidi corporei.
“Edna dammi una delle tue piume”.
Non farlo - mi supplicò la mia chimera.
“Non te lo sto chiedendo, è un ordine!” – tuonai con voce tremante.
I suoi occhi malinconici erano come se prendessero a pugni il mio cuore, ma non avevo altra via d’uscita.
Edna acconsentì a malincuore mutando la sua forma in un meraviglioso gufo dal candido piumaggio. Sussultò piano quando gliela strappai dall’ala.
Il vampiro si girò di spalle offrendomi la sua schiena come appoggio.
Accolsi la piuma fra le dita e intinsi la punta in quell’inchiostro improvvisato. M’imposi di non tremare, deglutì piano quel bolo amaro come il fiele e tracciai le lettere del mio nome sulla pergamena.

Leona Elena Braveheart

“Adesso, non si torna più indietro” – sospirò soddisfatto Attila, il re degli Unni.
 
NOTE DELL'AUTRICE: Salve, mi scuso profondamente per gli spiegoni contenuti in questo capitolo ma purtroppo ogni tanto sono necessari :) Nonostante questo, spero vi piaccia quanto é piaciuto a me scriverlo. A prestissimo per un nuovo capitolo! Sciaooo <3
 
   
 
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