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Autore: Ladydevilexo16    28/03/2020    1 recensioni
TRATTO DAL PRIMO CAPITOLO:
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La scena si ripete, la stessa scena da giorni, settimane ormai. Io solo in casa, seduto sulla mia poltrona, che tossisco, tossisco e mi fiondo in bagno a vomitare sangue e quei dannatissimi petali viola che amo ed odio allo stesso tempo.
Quei petali che mi fanno pensare a John...
L'uomo che amo.
Quegli stessi petali che saranno la causa della mia fine, la fine di tutti quei momenti che ho vissuto e sto vivendo con il mio coinquilino...
La fine della mia vita...
Genere: Sentimentale, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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buongiorno e buond weekend a tutti! eccomi con il 2° cap. di questa Johnlock... non mi dilungo troppo, ma ringrazio sempre la mia beta, Ila! Buona lettura! ;)
 

 
Se qualcuno mi avesse detto mesi fa che mi sarei ritrovato in una situazione del genere probabilmente gli avrei riso in faccia. Ed ancora adesso non riesco a capacitarmi del come sia possibile. Eppure eccomi qui, seduto sulla mia poltrona, al 221b, dove vivo ormai da mesi con il mio coinquilino Sherlock, con cui risolvo casi, mentre fisso sbigottito quei petali sparsi sul pavimento. Petali di fresia, fresia bianca, quegli stessi petali che pochi istanti prima ho sputato io stesso. Resto lì immobile qualche istante, totalmente spaesato, senza comprendere…
 
Questa mattina sono solo al 221b, Sherlock è al Barts' a fare esperimenti e per l' inizio del mio turno in clinica manca ancora qualche ora. Riguardo quei petali candidi sul pavimento ancora un istante, poi mi alzo, li raccolgo e li getto nel water. Cerco di non pensarci, provo a negare la realtà… ma un secondo colpo di tosse, seguito da altri petali, me la riportano davanti agli occhi… Hanahaki, mi sono ammalato di amore non corrisposto. Già io John Hamish Watson, soldato e medico militare, persona estremamente logica e ragionevole, ho contratto l'Hanahaki. Avevo letto qualcosa a riguardo: “quando ci si innamora di una persona che però non ricambia i tuoi sentimenti l'organismo inizia a produrre e fare crescere nei polmoni dei fiori che rappresentano la persona amata…” Non capisco, com’è possibile?! Io non mi sono innamorato…
 
Non so quanto sia stato lì seduto a rimuginare, lancio uno sguardo all'orologio nel appartamento, è passata già un'ora dalla comparsa dei primi petali. Un rumore mi desta dai miei pensieri, Sherlock, sta rientrando a casa. Raccolgo i nuovi petali e mi fiondo in bagno, non posso permettergli di vedermi così, a maggior ragione se non so a causa di chi è cominciato tutto. Ributto via i petali, mi sciacquo le mani e il viso ed esco dal bagno quando sento la porta dell’appartamento aprirsi e richiudersi subito dopo. Sherlock entrato in casa ripone cappotto e sciarpa, e si chiude direttamente in camera sua, al piano superiore.  Nessun saluto, nessuna parola. Mi sembra strano, non è da lui.
 
Passano i giorni, la situazione non cambia, continuo a sputare petali bianchi. Siamo al tavolo io e Sherlock, stiamo facendo colazione, un suono particolare ci interrompe, a Sherlock è arrivato un messaggio, è Irene… Ah già, ho dimenticato di dire che stiamo seguendo un caso, piuttosto particolare. Siamo stati ingaggiati dalla massima autorità del paese, per recuperare delle fotografie compromettenti riguardanti un membro della famiglia reale e la Dominatrice Irene Adler…
 
Il cellulare di Sherlock suona ancora. In quel momento sento un fastidio in gola, sto per tossire, mi schiarisco la gola e ricaccio giù i petali che stavano per uscire dalla mia gola. Faccio l'indifferente e continuo a mangiare. I messaggi sono continuati ad arrivare per tutto il resto della colazione. “8 messaggi...” Sherlock mi guarda un po’ stranito. “li hai contati?!”. Credevo di averlo solo pensato, non mi sono reso conto di averlo detto ad alta voce. Mi alzo da tavola sparecchiando, nel tentativo di non fare notare al mio coinquilino il rossore sulle mie guance, e quell'espressione di imbarazzo che mi si dipinge in volto… Imbarazzo?! Perché dovrei imbarazzarmi davanti al mio coinquilino! Scuoto la testa e mando via quei pensieri.
 
Qualche istante dopo sono di nuovo in bagno a vomitare petali di fresia, questa volta con qualche traccia scarlatta. Ormai è più di una settimana che va avanti così, continuando a tossire e sputare quei piccoli petali candidi. Quei petali così puri, misteriosi, affascinanti e singolari… Così Belli…
 
Deglutisco, la salivazione mi si azzera, gli occhi si sgranano e una consapevolezza mi colpisce come un fulmine a ciel sereno quando mi rendo conto di aver appena attribuito a quei petali, che ormai tossisco da una decina di giorni, gli stessi aggettivi che descrivono il mio coinquilino: Sherlock. “No, non è possibile… i-io sono etero… e poi da quando penso che Sherlock sia... Bello?!
 
Senza che me ne accorga inizio a pensare ai momenti passati insieme… Il primo incontro, al Bart's, il primo caso… sono passati poco più di 6 mesi da allora, ne abbiamo passate di ogni, tra i casi risolti, Moriarty, e ora Irene Adler. Faccio un respiro profondo e torno in salotto, cercando di non pensare a quei fiori e al possibile significato che potrebbero avere.
 
I giorni, le settimane scorrono lenti, da quando tutto questo è iniziato mi sembra che i giorni siano infiniti. Nelle settimane successive non ho smesso di tossire petali, anzi, nel ultimo periodo sembrano sempre più frequenti e Sherlock, per fortuna, non si è accorto di niente. A dire la verità ultimamente è molto immerso nel caso de La Donna… ed eccolo, a quel pensiero l'ennesimo colpo di tosse seguito subito dopo dagli immancabili petali bianchi.
Siamo ormai al giorno di Natale, al 221b c'è un sacco di gente, sono venuti tutti, per festeggiare insieme, Lestrade, la signora Hudson, Molly… e ovviamente c’è Janette, la mia fidanzata. Ci stiamo tutti divertendo, chiacchieriamo e ridiamo. Sherlock è riuscito a far piangere Molly, quando ha capito che il regalo speciale fosse per lui… In quel momento ho iniziato a sentire la gola bruciare, sintomo che ormai conosco fin troppo bene, ricaccio giù i petali che volevano risalirmi la gola. Poi eccolo di nuovo, Quel suono… L'ennesimo messaggio di Irene Adler… “57, 57 messaggi.” tutti mi guardano, l'ho fatto di nuovo, l'ho detto ad alta voce di nuovo. “Li hai contati!?” questa volta sul volto di Sherlock compare un'espressione che non comprendo a pieno… sembra, compiaciuto?!
Nah, sicuramente è stata solo una mia impressione…
 
Poi un giorno arriva la notizia: Irene Adler, La Donna, è morta. È qui che inizia il peggio, o almeno così credevo. Sherlock non parla, sta lì seduto sulla sua poltrona, commenta la televisione nel mentre il mio organismo continua a produrre e rigettare petali, quei bellissimi e dannati petali… ma il peggio purtroppo ho scoperto solo qualche settimana più tardi, che doveva ancora arrivare. Quando fuori dal 221b un'auto nera, con i finestrini oscurati mi attende. “ Mycroft.” penso subito. Sul sedile posteriore c’è Anthea. L'auto parte e ci allontaniamo dal 221b. Dopo aver viaggiato per le strade di Londra, in tutto una ventina di minuti credo, l'auto si ferma davanti ad un complesso industriale abbandonato, capisco che devo scendere, eseguo richiudendomi la portiera alle spalle. Anthea per qualche metro mi segue, poi mi fa segno di proseguire al interno e torna indietro. Un istante dopo la vettura nera lucida sfreccia via.
 
Entro nel edificio abbandonato, una volta arrivato in una grande stanza poco illuminata, inizio a parlare, rivolgendomi al mio interlocutore ancora nascosto nell’ombra…  “…non mangia, a stento parla solo per correggere la TV…” E poi eccola lì… mi sembra di essere piombato in un incubo, non è possibile, non può essere davvero Lei… è morta… “Salve Dottor Watson…” “Gli dica che è viva”. Ancora non ci credo Irene Adler è viva ed è davanti ai miei occhi. Lo scambio di battute continua “Ha flirtato con Sherlock Holmes?!” “ci ho provato, ma non risponde” “Lui risponde sempre… vivrà più a lungo di Dio pur di avere l'ultima parola…” un infinito vortice di emozioni diverse mi investe. Rabbia, frustrazione, g-gelosia…!? “… è geloso?!” "NON SIAMO UNA COPPIA!” Il cuore perde un battito, sono spiazzato, dalla situazione e dai miei stessi pensieri. Smentisco frettolosamente l'affermazione di Irene. " i-io non sono affatto gay. ” Un istante dopo un suono ci interrompe. È la suoneria di Sherlock, Irene gli ha appena inviato un messaggio, lui è qui, ha sentito tutto… Il cuore comincia a battere veloce, la salivazione si azzera e deglutisco a vuoto. “…merda…” è l'unico pensiero che mi passa in testa in quel momento. “E ora cosa devo fare?!" penso. Sono rimasto solo in quel edificio abbandonato, la gola bruciare e stavolta non riesco a fermare un colpo di tosse seguito da fresie bianche e sangue.
   
 
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