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Autore: Lachelle Winchester    28/03/2020    1 recensioni
Una cacciatrice, un’estate caldissima, una playlist, un imminente compleanno che incombe sulla sua serenità, perché diciamoci la verità, 37 anni per un cacciatore vuol dire quasi vecchiaia, un amore che la lacera da anni ma l’oggetto del suo desiderio non l’ha mai saputo perché non potrebbe permettere che un Winchester si distragga dal lavoro, e neanche lei vorrebbe distrarsi.
Prequel della Serie "Esiste il lieto fine per un cacciatore?"
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro, Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Esiste il lieto fine per un cacciatore?'
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Catch the wind, see us spin, sail away
Leave today, way up high in the sky and whoa
But the wind won't blow
You really shouldn't go, it only goes to show
That you will be mine, by taking our time
What is and What Never Should be, Led Zeppelin

La donna stava sbadigliando, nascondendosi con la mano per non farsi scoprire dai colleghi, seduti accanto a lei intorno ad un tavolo circolare in una grande stanza luminosa perimetrata da librerie e scrivanie. Tutti guardavano la donna a capotavola che stava in piedi e gesticolava, interrompendosi per lasciare la parola a qualcuno, a turno. Le voci erano ovattate, come se provenissero da lontano e non riusciva a rendersi conto di cosa stessero dicendo. << Non sei d’accordo, Lachelle? >> sentì all’improvviso e trasalì. Per un po’ ebbe ancora l’impressione di non ricordare nulla, impiegando qualche minuto prima di riprendersi.
<< Hai fatto di nuovo le ore piccole? >> le sorrise una collega, con sguardo dolce e comprensivo.
<< Già, John non smetteva di piangere e non so perché. >> rispose con naturalezza, massaggiandosi la testa e spostando i capelli tutti da un lato. << Scusatemi, non volevo interrompere la riunione. >> aggiunse.

Quel pomeriggio andò un po’ a rilento, probabilmente la stanchezza la estraniava un po’ dal mondo reale, così cercò di riprendersi con qualche caffè in più per non addormentarsi mentre i bambini andavano a raccontarle i loro piccoli pensieri. Alla fine del turno salì in macchina, lasciò la scuola e si diresse di corsa a casa, dove Dean la stava aspettando addormentato sul divano davanti alla tv.
<< Com'è andata tesoro, oggi? >> gli chiese entrando in casa e lasciando la borsa sulla libreria bassa all’ingresso, che separava l’entrata dal salotto.
<< Ho finito prima e sono tornato a casa. >> le rispose stirandosi la schiena ed alzandosi dal divano. << Sarei passato a prenderti ma ho preferito stare un po’ con John. >> aggiunse avviandosi verso il carrozzino per controllare che il bambino dormisse e lei gli stampò un bacio sulle labbra. 
Dopo qualche ora i Winchester erano affamati, così decisero di cominciare a preparare la cena.
<< Grazie Emma, davvero. Di notte non chiudiamo occhio. >> la donna scese le scale per raggiungere il figlio di sotto in salotto, portando un tubetto dal tappo bianco tra le mani. Si avvicinò a Dean per farsi passare il bambino e farlo mangiare. Posò il cellulare e il tubetto sul tavolino accanto al divano per avere le mani libere. Raccontò di aver sentito la sorella, che le aveva dato qualche consiglio e il Winchester si avviò verso la cucina. Mezz’ora dopo i due erano ancora indaffarati tra cucina e salotto, impegnati in un discorso abbastanza serio.
<< Sei una brava psicologa, non capisco perché non ti apri uno studio tuo. >> le disse l’uomo mentre scuoteva la padella per mescolare il contenuto, aiutandosi con un mestolo.
<< Dean, è uno stipendio fisso, un lavoro normale, tranquillo. Che vuoi di più? >> le rispose mentre dava da bere il latte dal biberon al piccolo.
<< Non ti vedo soddisfatta e magari potresti passare più tempo con John. >> concluse, portando a tavola i piatti fumanti con la cena. La coppia mangiò tranquilla, tra qualche sorriso, racconto della giornata e battute seguite da risate gioiose. L’uomo le diede una mano a sparecchiare, discutendo su quale episodio di una serie tv dovessero vedere.
<< Se cambi John, io finisco di mettere a posto e avrò molto, molto tempo a disposizione. >> gli propose Lachelle maliziosa, mentre sistemava i piatti nella lavastoviglie. << Ho voglia di fare una nottata, ma non a causa di John. >> aggiunse avvicinandosi con intenzioni molto chiare a lui, poggiato con il fondoschiena al bancone del lavello. Gli accarezzò il viso e gli diede un bacio, a metà tra il dolce e il passionale. Lui le sorrise complice e si avviò in salotto, prendendo il bambino tra le braccia e portandolo di sopra. Dopo qualche minuto l’uomo scese di nuovo giù, con aria seria.
<< Non mi ricordo come si cambia un bambino. >> le disse entrando in cucina.
<< Ottima scusa, davvero originale stavolta. >> gli rispose lei, sbuffando un po’. Così gli propose di scambiarsi i ruoli e salì di sopra, in camera da letto, ma non trovò nessuno e, spaventata, chiamò il marito per farlo correre di sopra. Dean si guardò intorno, cercò in ogni angolo della camera da letto ma non lo trovò da nessuna parte.
<< Era qui, non poteva di certo andarsene. >> le rispose quando lei cominciò a perdere il lume della ragione. Qualche pensiero cominciava a farsi strada nel subconscio del cacciatore, una strana sensazione.
<< Dobbiamo trovare il bambino. >> esclamò Lachelle spaventata, portandosi le mani alla testa. 
<< Da quando abbiamo un bambino ? >> le chiese lui, preso dalla strana sensazione che qualcosa non andasse in quella situazione. Lei lo guardò stranita, come a dirgli di essere impazzito, poi aggrottò le sopracciglia, ruotando le pupille chiaramente intenta a pensare. Aprì la bocca con stupore, come se non trovasse le parole per spiegare quello che stava pensando.
<< Oh mio Dio, io non lo so neanche come si cambia un bambino. >> si rese conto all’improvviso, alzando la voce e guardandolo sbalordita. 

Lebanon, Kansas

L’ora di cena era arrivata da un pezzo, preso dal lavoro Samuel non se ne rese conto ma quando lo stomaco cominciò a brontolare per reclamare cibo il cacciatore buttò un’occhiata all’orologio sullo schermo. Gli parve strano che alle dieci il fratello e l’amica ancora non avessero apparecchiato, così come erano strani il silenzio e la pace che gli avevano concesso, non lo facevano mai. Si avviò verso la cucina, per dare un’occhiata ma passando sentì suoni esterni entrare nel bunker, suoni provenienti dalla strada che non sarebbero dovuti arrivare fino a giù. Salì le scale e vide la porta aperta e quello fu il segno tangibile che qualcosa fosse successo alla sua famiglia, non lasciavano mai la porta aperta per nessun motivo. Corse fuori, in cerca di qualche indizio e vide l’Impala parcheggiata proprio di fronte, chiusa a chiave. Si girò intorno più volte, non sapendo da dove cominciare a cercare, quando sentì un odore pungente, forte, lo stesso odore che aveva sentito quella mattina mentre davano la caccia al Popobawa e capì che qualcosa non tornava. L’uomo si affrettò a tornare dentro e a rintracciare i cellulari dei due con il gps, continuando a cercare maggiori informazioni sulla creatura a cui stavano dando la caccia e che, a quanto sembrasse, non erano riusciti ad uccidere. Leggendo lentamente si rese conto di aver commesso un errore, forse a causa della stanchezza; si stava dedicando a quella apocalisse anima e corpo da mesi, forse aveva bisogno di una vacanza. Poi pensò che con i progressi fatti nell’ultimo giorno forse quella sarebbe stata l’ultima. 

I due cacciatori intanto avevano acquisito la lucidità e cominciarono a fare qualche ricerca più approfondita, seduti in salotto, uno sul divano e l’altra al tavolo.
<< E’ chiaro che si tratta di un Djinn. >> sostenne Lachelle picchiettando nervosamente con le dita sul tavolo. 
Dean non rispondeva, era molto nervoso e faceva ballare la gamba muovendola col piede, seduto al centro del divano, assicurandosi che dalla sua prospettiva la donna non lo notasse.
<< E come funziona? Perché siamo entrambi intrappolati nella tua testa? >> chiese scettico.
<< Chi lo dice che siamo nella mia? Io non vorrei mai un figlio. >> gli rispose un po’ acida lei.
<< Io non mi sposerei mai. >> la rimbeccò il Winchester, alzando le mani al cielo e portandole dietro la testa.
<< Perché invece un figlio lo vorresti? >> chiese la donna con calma, subito dopo.
L’uomo non le rispose, scrollò le spalle e scosse un po’ la testa.
<< Non lo so, forse. >> si lasciò sfuggire a bassa voce. << Ma non mi sposerei mai. >> precisò immediatamente.
Lachelle rimase sbalordita, non si aspettava una cosa del genere e non proferì più parola a riguardo; questo fu tutto quello che dissero di quella assurda situazione, in quel momento e in futuro, non ne parlarono mai più, come se non fosse mai successo, erano bravi a farlo.
<< La leggenda vuole che il Popobawa sia stato evocato come Djinn da uno sceicco che voleva vendicarsi di alcuni rivali che gli avevano rubato la donna di cui si era invaghito. Lo legò al suo volere, però stanco di essere comandato a bacchetta, uccise il suo padrone divenendo libero di compiere atrocità per suo esclusivo diletto. >> lesse la donna con un filo di voce, confermando l’idea di aver fatto un pessimo lavoro negli ultimi giorni. << Era un Djinn, non un mutaforma. >> riassunse brevemente angosciata, senza espressione nella voce.

Non fu necessario risvegliarsi, Sam uccise il Djinn e li slegò dopo averli ritrovati, sottolineando che aveva salvato loro la pelle per la terza volta nel giro di poche ore. In macchina nessuno parlava e Sam non sopportava i loro silenzi così cerco di mantenere l’armonia rivelando loro che era quasi giunto ad una conclusione con l’incantesimo che stava preparando e propose di fermarsi a mangiare fuori visto che non avevano la cena pronta.
Dean parcheggiò fuori una piccola locanda, lasciò Sam avviarsi dentro e aspettò di rimanere da solo con la cacciatrice.
<< Se tutto va come speriamo potrebbe essere la nostra ultima apocalisse. Se funziona saremo finalmente liberi. >> le disse, sedendosi sul bagagliaio dell’auto.
<< Non credo che smetterò di cacciare. >> le rispose lei, con le braccia incrociate, in piedi davanti a lui.
<< Neanche io. Dico solo che oggi ho riflettuto su come a volte la vita ti presenta delle cose in forme che non ti aspetti. Quindi magari pensavo che, sai, magari potremmo… >> disse interrompendosi spesso. Lei lo guardava, non sapendo cosa aspettarsi da quel discorso. << Dico solo, manteniamoci sempre in contatto. >> aggiunse cambiando tono e scendendo dal bagagliaio. Poi raggiunse il fratello dentro. 
<< In contatto. >> ripeté a voce bassa la donna, sbattendo più volte le sopracciglia, un po’ incredula mentre lo osservava camminare. Fece un sospiro e li raggiunse anche lei.
Lachelle raccontò qualcosa di quello che era successo all’amico intanto che Dean flirtava con la cameriera del locale quando andò a pagare il conto, poi disse loro di andare via con l’Impala e di non aspettarlo in piedi. 

La cacciatrice il giorno seguente rimase fino alla sera nella propria stanza, senza uscire neanche per andare in bagno, persa tra i suoi pensieri, poi verso le nove si diresse in cucina, dove il Winchester maggiore stava allegramente armeggiando tra pentole e mestoli, canticchiando sereno. 
<< Sam è uscito, ho preparato la cena per noi due. >> disse quando sentì i suoi passi entrare in cucina.
La donna non si voltò neanche a guardarlo, si diresse verso il tavolo per posare un borsone e un cappotto con la pelliccia.
<< Devo uscire, prendere un po' d'aria. >> si limitò a rispondergli fredda.
<< Non mangi nulla? >> le chiese l’uomo, guardando i suoi movimenti. Lei si diresse verso il frigo e mangiò qualche fetta di prosciutto con le mani. 
<< Scommetto che un wendigo è più sensuale di te quando mangia. >> la prese in giro, cercando di sdrammatizzare.
<< La prossima volta che ne trovo uno te lo porto, così ci vai a letto. >> replicò risentita.
Dean la osservava fermo, spostò lo sguardo sul tavolo dove la cacciatrice aveva appoggiato le sue cose, non avendole notate prima, chiedendosi a cosa le servissero in piena estate.
<< Te ne stai andando? >> le chiese diretto, senza giri di parole.
La donna cercava di continuare a non guardarlo, ma il Winchester le si avvicinò, afferrandole il braccio e costringendola a girarsi e a guardarlo negli occhi. Aveva il volto arrossato, qualche borsa sotto gli occhi e piccole lacune di matita, come se avesse pianto e avesse asciugato le lacrime portandone un po’ via. << Se è per quello che ho detto durante la lite credevo ci fossimo chiriti. >> si affrettò a dirle.
<< No, non è per quello. Credo sia arrivato il momento di trovare la mia strada. >> gli rivelò, incapace di nascondergli tutta la verità. Lui continuò a guardarla sorpreso, non riuscì a proferire parola.
<< Il mio numero ce l'avete, restiamo sempre in contatto. >> gli disse, tornando seria e distaccata come poco prima. Si leggeva l’amarezza nel suo tono di voce.
A quelle parole seguì l'unico bacio di propria iniziativa; quella volta fu sensuale, lento e non rubato. Gli strinse forte il labbro superiore, pressandolo per molti secondi prima di lasciarlo andare, con gli occhi chiusi. Li riaprì lentamente, lo guardò negli occhi increduli poi si voltò, prese le sue cose e si diresse verso le scale, mentre il cacciatore rimaneva immobile, come paralizzato. La donna proseguì sicura, salì le scale del bunker e chiuse la porta. Il cigolio sembrò rimbombare in tutto l’edificio. Il Winchester rimase fermo, incapace di elaborare ciò che era successo, poi iniziò a buttare tutte le cose dalla cucina a terra, lanciò una sedia contro il muro, lasciò uscire tutta la rabbia che aveva dentro, accumulata in anni e anni di repressione, violenza che non sempre riusciva a controllare, poi rimase fermo e si massaggiò gli occhi con la mano, cercando di mettere a fuoco. Un forte impulso lo spinse istintivamente a correre fuori dal bunker, aprì la porta e rivide la donna, che stava salendo le scale per andare via.
<< Non so cosa ti stia succedendo, non è necessario che me lo dica. Ma qualsiasi cosa sia, la supereremo insieme, come facciamo sempre. >> disse sbucando fuori.
“Ecco, ci risiamo. Il gatto fa le fusa e io torno ad accarezzarlo anche se mi ha graffiato centinaia di volte. Autocontrollo, ce la puoi fare.” cercò di imporsi la cacciatrice, continuando a camminare senza voltarsi.
<< Non saprei immaginare la mia vita senza di te. Sei una delle poche cose belle che ho. >> aggiunse uscendo fuori con qualche passo.
“Andiamo, cosa bella? Non ti può stare bene.” pensò tra sé.
<< Sam dimentica sempre la torta. >> buttò lì Dean, un po’ imbranato, non sapendo cosa dire, ma fu quello a farla interagire di nuovo con lui.
<< Sei adulto abbastanza da poterla comprare da solo. >> lo rimbeccò continuando a camminare, senza voltarsi.
<< Non voglio mangiarla da solo. >> continuò seguendola. << Ti prego. >> aggiunse con tono pacato, pensando a tutte le volte che in qualche modo la donna riusciva sempre a trovare il modo di farlo stare meglio, di fargli mettere da parte tutte le sue sofferenze, riusciva a dargli pace in una vita di guerra. Si bagnò le labbra e deglutì prima di biascicare un << Ho bisogno di te. >>.
Lachelle si voltò indietro, dopo aver asciugato qualche lacrima cercando di non farsi accorgere. Lo guardò negli occhi e questa volta non riuscì a restare ferma sulla decisione.
<< Come non detto. >> sì lasciò sfuggire ad alta voce. Il Winchester non comprese cosa disse e non gli interessava, era felice che la donna fosse tornata indietro e l’avesse stretto in un avido abbraccio.
Non poteva lasciarla andare via, non poteva commettere un altro errore, ne aveva fatti tanti e ne soffriva ogni giorno, aveva imparato a mascherare il dolore che probabilmente non l’avrebbe mai lasciato; le cose che aveva visto, fatto e provato erano cose indelebili, l’avevano marchiato a vita, e questo mai nessuno avrebbe potuto cambiarlo. Aveva bisogno di Sam, era lui quello che vedeva la luce in fondo al tunnel, ma aveva bisogno anche di Lachelle, che era quella che con la mano lo trascinava sempre fuori, trasmettendogli la voglia di continuare a vivere nonostante tutto.


 

Note dell’autrice
Salve a tutti, come sempre vi ringrazio di essere arrivati fin qui e di aver letto la mia storia.
Stavolta siamo arrivati davvero at the end of the road, in tutti i sensi. La storia di Dean e Lachelle era in realtà già finita anni fa ma la lunga pausa di quest’anno, con la prospettiva dell’imminente finale, mi ha fatto avvertire l’esigenza di giocare ancora un po’ a cacciare con i Winchester e a correre dietro a Dean. Niente di quello che dico o faccio nella mia vita è casuale, sono dieci gli anni che Lachelle corre dietro a Dean perché dieci sono gli anni che ho questo amore che non passa mai, dal secondo rewatch di Supernatural; ammetto che la prima volta pensavo mi piacesse più Sam. Oggi ho 24 anni, vivo col mio fidanzato, ho una vita molto impegnativa, studio architettura, lavoro molto per pagare casa e studi ma non mi passa, credo proprio sia il caso di confermare quanto sia vero che il primo amore non si scorda mai. Ho cominciato a guardare supernatural quando i miei si stavano separando, ho trovato in questo show l’unico senso di famiglia che abbia mai avuto e la filosofia del continuare a combattere anche quando la tua vita è un susseguirsi di apocalissi. Sentivo quindi il bisogno di assicurarmi di portare i Winchester sempre con me, cosa che ho sigillato facendomi finalmente quel cavolo di tatuaggio che non riuscivo mai a fare, e dando il mio personale addio ai personaggi, prima che il finale possa sconvolgermi al punto da non riuscire più ad immaginare niente. Detto questo, vi ringrazio ancora per l’attenzione e vi saluto, un saluto generale a tutto il fandom, il più bel fandom che abbia mai conosciuto, ma con una serie così non poteva essere altrimenti.

   
 
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