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Autore: verolax    07/08/2009    2 recensioni
Tratta del rapporto tra Harry e Silente in maniera dolce, tenera e rispettosa. Ispirata alla canzone Verde Mar dei Chambao, non mi sento però di chiamarla una song-fic...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DESTINO

DESTINO

 

Eres , quien al oído me decía

Una luz, que mi alma iluminó

 

Eres tú, el de las palabra bellas

El que me enseñó el camino

Sin salir de mi destino

Eres , eres

El que sólo con palabras

Conquistó mi corazón

 

Quiéreme, dime que nunca te irás

Que podré seguir soñando

Que podré seguir amando

Eres , eres

El que sólo con palabras

Conquistó mi corazón

 

 

 

            Harry si deterse il sudore che gli imperlava la fronte con il dorso della mano e si sistemò meglio gli occhiali tondi sul naso.

Era agitato.

Pensieroso.

 

Aveva litigato con Silente, e ora se ne pentiva amaramente. Si rendeva conto solo adesso che tutto ciò che il Professore aveva detto o fatto era rivolto solo ed esclusivamente al suo benessere, fin dal primo giorno in cui l’aveva incontrato.

 

Eres tú, el de las palabra bellas...

 

“Professor Silente, io...” Harry immaginò di essergli ancora di fronte, di osservare la sua espressione bonaria e al tempo stesso solenne, con quegli half-moon spectacles abbarbicati al suo naso, così in punta che sembravano sempre sul punto di cadere, e in verità non si spostavano mai nemmeno di un millimetro. Voleva scusarsi con lui: l’aveva trattato davvero male. È vero, era arrabbiato col mondo per la morte di Sirius, ma non aveva il diritto di rivolgersi così alla persona che, a Hogwarts, l’amava più di ogni altra.

Più di Ron, più di Hermione, più di Hagrid.

O perlomeno, lo amava in maniera totalmente differente: lo amava da lontano, mettendosi volontariamente un po’ in disparte, ma tenendolo sempre d’occhio, chiamandolo nel suo ufficio ogni qualvolta immaginava che Harry ne sentisse il bisogno. Per dargli spiegazioni, conforto, aiuto. Per illuminarlo.

 

 

Una luz, que mi alma iluminó

 

Si, era proprio così. Silente gli aveva illuminato l’anima… l’aveva segnato dentro, in maniera indelebile. Gli aveva insegnato il suo modo di essere un grande mago. Gli aveva insegnato l’amicizia, la compassione, la curiosità. “Mi dispiace tanto, Professore…io… non avrei dovuto…”

Immaginò l’uomo dai lunghi capelli bianchi sorridergli teneramente.

“Su, su, Harry. Non c’è bisogno di scusarsi: eri sconvolto, e molto arrabbiato”. Silente allungò una mano e lo sfiorò sulla fronte. Harry trasalì, la ferita cominciò a bruciare in modo strano, leggero, appena fastidioso. La stanza del Professore prese a girare sempre più velocemente, e il giovane mago si trovò proiettato in una visione.

 

            Una roccia a picco sul mare, un mare in tempesta.

È il momento in cui la sera lascia il posto alla notte; la spuma bianca e minacciosa si rifrange sullo scoglio nero.

Harry e Silente sferzati dalle onde, in piedi uno di fianco all’altro sullo scoglio in mezzo al mare. L’anziano mago è bellissimo, di bianco vestito, il braccio teso in avanti poggia sul suo bastone, i lunghi capelli bianchi mossi all’indietro dal vento, bagnati dagli schizzi che si levano impetuosi. Harry si sente stranamente insicuro e si appende al braccio di Silente con entrambe le mani, affondando il volto nella manica di lui. Un pungente profumo lo avvolge: carezza di butterbeer, pozioni, incantesimi. Profumo di secoli, di sicurezza, di caparbietà. Silente è il miglior mago del mondo, si ritrova a pensare; persino l’odore che porta addosso lo dice.

 

            D’improvviso la scena cambia. Harry e Silente sono in una grotta umida e fredda, di fronte ad un lago nero. Di nuovo l’immagine sfuma in un vorticare di nero pece, e i due si ritrovano su un basso scoglio al centro del lago. Harry vede il volto di Silente sconvolto, i capelli appiccicati al volto in maniera disordinata, il corpo accasciato al suolo, solo il tronco e la testa si reggono precariamente, obliqui rispetto al terreno umido; solo la forza di volontà dell’anziano mago lo tiene un po’ sollevato da terra.

 

L’espressione di Silente è strana, Harry non l’ha mai visto così. I suoi occhi sono freddi, distanti; il suo volto denota insicurezza. L’unico mago al mondo di cui Voldemort abbia timore è sconvolto. Ha paura. La sua voce rivolta a Harry è rotta dall’emozione, mentre lo guarda attonito, atterrito.

 

Harry… ti prego.”

 

Il cuore del giovane mago manca un battito. Il suo unico desiderio, in quel momento, è di abbracciare l’uomo che gli sta di fronte, di rassicurarlo. Vuole portarlo via di lì, sa che sta soffrendo tremendamente, ma non sa perché.

 

La visione svanì, e Harry fu nuovamente nello studio di Silente, che gli stava ancora poggiando una mano sulla fronte sudata. “Professore, ma che è successo?” chiese Harry ancora scosso.

Silente ritrasse rapidamente la mano, e Harry ebbe l’impressione che le sue guance si colorassero impercettibilmente di rosa, ma il secondo dopo non avrebbe più potuto giurarci.

Ripensò a ciò che aveva visto: quello strano sogno ad occhi aperti gli aveva mostrato un Silente che lui non aveva mai pensato potesse esistere, un Silente un po’ più umano, perché spaventato.

Invece lui aveva sempre pensato al suo professore come una guida, come un appoggio sicuro, che mai avrebbe potuto vacillare. Silente gli aveva sempre mostrato la giusta via da seguire…

 

 

Una luz, que mi alma iluminó

Eres tú, el de las palabra bellas

El que me enseñó el camino

Sin salir de mi destino…

 

           

“Professore, eravamo in una grotta, e io l’ho vista stare molto male…” proseguì Harry.

Silente lo osservò da sopra i suoi occhialini. Il suo sguardo interrogativo e profondo sembrò penetrarlo fin negli angoli più reconditi della sua anima, e Harry si sentì improvvisamente nudo agli occhi del suo maestro. Stranamente se ne vergognò.

 

Silente si alzò lentamente dal suo scranno, avvicinandosi a Harry senza staccargli gli occhi di dosso.

Quando gli fu accanto gli posò una mano sulla spalla, imprimendo al suo corpo una torsione di modo che il giovane mago gli fosse nuovamente di fronte. Si inginocchiò per trovarsi alla stessa altezza del suo viso, e portò il suo volto così vicino a quello di Harry che questi poteva sentire il tepore del suo respiro sulle guance. Le iridi azzurre dell’anziano mago sprofondarono in quelle scure di Harry, e il ragazzo si sentì ancora più nudo. La voce di Silente gli arrivò da lontano, ma ne intuì tutta la pesante gravità: “Raccontami nei dettagli quello che hai visto, Harry,” disse il Professore, stringendo con le dita un ginocchio di Harry. “Non tralasciare alcun particolare.”

 

L’urgenza nella sua voce, e la mente ancora affollata di immagini di Harry fecero sputare al ragazzo tutta la storia del sogno con grande velocità. Quando terminò, Harry si sentì come svuotato, ma per nulla più tranquillo. Silente si allontanò un poco per guardare fuori dalla finestra. Era il tramonto e il panorama si tingeva di rosa e arancione. Tutto brillava, e Silente rimase qualche attimo in ammirazione, pensieroso.

 

Harry, ancora scosso dal racconto appena terminato, si alzò meccanicamente, e andò a posizionarsi al fianco di Silente. Senza pensare minimamente a quello che stava facendo, appoggiò la testa alla spalla dell’anziano mago. Il profumo che lo investì era esattamente quello del sogno. La stoffa della tunica di Silente era soffice e tiepida, e Harry provò l’impulso di affondarci il viso. Col braccio sinistro cinse la vita dell’uomo di bianco vestito. Silente non si scompose, e anzi rispose al mezzo abbraccio del suo allievo cingendogli le spalle. Harry si sentì inondato da una piacevole sensazione di tepore, di sicurezza. Le dita di Silente strinsero un po’ più forte la sua spalla.

 

Harry non seppe mai come e quando, ma ancora una volta agendo meccanicamente, senza un pensiero razionale che sostenesse le sue azioni, si ritrovò cinto in un vero e proprio abbraccio. Dava le spalle alla finestra, quindi doveva essere stato lui a portarsi di fronte a Silente e a poggiare il suo petto su quello dell’anziano mago. La sensazione era così avvolgente che Harry non seppe da quanto tempo stavano così, ma doveva esserne passato parecchio, dato che dalla finestra non filtrava più alcuna luce.

 

Finalmente il mago dai capelli bianchi mosse un muscolo: era rimasto immobile fino a quel momento, anch’egli perso nella piacevole sensazione di stringere Harry al suo petto. Il muscolo che decise di muovere era quello dell’avambraccio sinistro, di modo che la sua mano si portasse sul volto di Harry, accarezzandolo leggermente. Il tocco dei suoi polpastrelli, pur lievissimo e dolcissimo, parve a Harry ustionante; e lo stesso, fu per lui immensamente piacevole.

 

“Professor Silente, io…” riuscì a dire, sopraffatto dall’emozione. Ma Silente non lo lasciò continuare. Frappose l’indice alle sue labbra, e sempre cingendolo con l’altro braccio lo trascinò con sé su una poltrona poco lontano. Harry finì a sedere sulle sue ginocchia, e i due si guardarono a lungo, occhi negli occhi.

 

Poi Silente fece ciò che anche Harry avrebbe voluto avere il coraggio di fare. Avvicinò il suo volto a quello del ragazzo, lentamente, dolcemente; Harry poteva sentire il suo respiro caldo sulle sue labbra. Silente premette le labbra su quelle di Harry e vi posò un bacio leggero, più eloquente di mille parole. Harry rispose a quel bacio infinitamente dolce e immensamente rispettoso con timida devozione. Non vi fu passione tra i due, solo tenerezza, affetto, e un sentimento infinito, di rispetto e bisogno reciproco dell’altro.

Harry si svegliò nel letto della sua camera nella torre di Grifondoro. Sudava copiosamente, e avvertì subito il russare sommesso dei suoi compagni. Comprese che non si era mai mosso da lì.

 

Era stato tutto un sogno; un bellissimo, dolcissimo sogno.

 

Prima di riaddormentarsi, queste furono le parole che gli passarono per la mente:

 

   

 Eres , quien al oído me decía

Una luz, que mi alma iluminó

 

Eres tú, el de las palabra bellas

El que me enseñó el camino

Sin salir de mi destino

Eres , eres

El que sólo con palabras

Conquistó mi corazón

 

Quiéreme, dime que nunca te irás

 

Que podré seguir soñando

Que podré seguir amando

 

Eres , eres

El que sólo con palabras

Conquistó mi corazón

 

  
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