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Autore: BabaYagaIsBack    29/03/2020    0 recensioni
Jay ha diciotto anni e tutto ciò che ha imparato sulla vita le è stato insegnato da Jace, il fratello maggiore, e i suoi migliori amici. Cresciuta sotto la loro ala protettrice, ha vissuto gli ultimi anni tra la goffaggine dell'adolescenza, una cotta mai confessata e un istituto femminile di cui non si sente parte. E' ancora inesperta, ingenua e alle volte fin troppo superficiale, ma quando Jace decide di abbandonare Londra per Parigi, la sua quotidianità, insieme alle certezze, iniziano a sgretolarsi, schiacciandola sotto il peso di ciò che non sa
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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Chapter Twentyfive
§ Things get better, things get stranger §
Part Two

 

"All the nights I've prayed
Must this all be untrue?
(I am not prepared to be strong)
I just can't believe I am losing you
(Unprepared to carry on)
(I can't see you walk away)"

- Dead by April, Losing you

 

Già, convincermi che voltare il capo potesse essere sufficiente a ignorare il loro strusciare e flirtare così provocatorio è stata per tutta la mattinata, e il pomeriggio, una meravigliosa illusione, peccato che dopo aver visto un simile accanimento sul corpo l'una dell'altra, mi si sono impresse nella mente scene che avrei preferito mi restassero sconosciute. Non importa quanto io provi a pensare a cose gioiose, loro due restano lì, ben impigliate tra i miei pensieri - e sarebbe fantastico se improvvisamente Seth spuntasse dal marasma, bello e dannato come suo solito, distraendomi veramente da ciò che accade solo qualche metro più in là. Ma lui è in ritardo, ancora, e Adrian è troppo occupato a coordinare i camerieri e gestire le ordinazioni per concedermi qualche minuto del suo tempo - così sbuffo, allungando una mano verso il bancone e afferrando la birra ancora a metà. Magari bere mi aiuterà a rendere meno nitide le immagini che mi vorticano in testa...

Portando il bicchiere alle labbra, sposto lo sguardo nel tentativo di raggiungere il palco dove i membri della band che andrà a suonare stasera stanno ancora montando le proprie cose, peccato che nel compiere un simile movimento del capo, lo spiraglio che si apre tra le persone presenti mi fa scorgere qualcos'altro. Davanti a me si dipana una scena che mi pare irreale, quasi come se stessi guardando qualche telefilm gentilmente offerto da Netflix: lo guardo, dubbiosa, sperando che non sia tratto da una storia vera.
La gola mi si secca e lo stupore si fa tale che per un attimo resto interdetta a fissare come una pazza il tavolo a cui non sono invitata, ma dove Charles Benton se ne sta seduto allegramente, mentre una ragazza dai capelli fuxia e le braccia completamente tatuate gli si stringe contro con fin troppa confidenza.
Ridono alle battute di alcuni ragazzi che ricordo di aver visto allo skatepark dove lui si allena, poi la sconosciuta si mette a strusciare il proprio viso sul suo collo in un gesto tutt'altro che amichevole - direi piuttosto disinibito.

Chi è? Perché non l'ho mai vista e non so nulla della sua esistenza? Da dove diavolo è spuntata?
Non ricordo un solo momento in cui, dalle labbra del mio migliore amico, sia uscito il nome di qualche ragazza oppure un commento ambiguo. Persino alle battute di Molly è sempre stato elusivo, quasi non vi fosse nulla da dire a riguardo - eppure ora è qui, con un braccio stretto intorno alle spalle di lei. E inaspettatamente, proprio quella sconosciuta a cui mi verrebbe voglia di tirare i capelli, d'un tratto alza il viso verso quello di Charlie, rubandogli un bacio; e la mia confusione si fa ancora più grande, mentre una sorta di rabbia prende a inacidirmi la bocca.

Sul serio, chi cazzo è?

Ma non sono la sola a chiedermelo. Dal fianco cieco infatti, una presenza mi si fa vicina: «A furia di fissarli si accorgeranno di te e delle tue tendenze perverse. Sai che i guardoni sono considerati maniaci?»
La voce di Misha mi pizzica le orecchie, mentre la sua spalla s'incastra tra le mie scapole, bloccandomi in una posizione abbastanza compromettente. Come ha detto lei, se si dovessero voltare adesso, mi beccherebbero in flagrante. 
«Sbaglio o quello è l'amico di tuo fratello?» Il suo mento si appoggia sul mio trapezio, si puntella dolorosamente nel muscolo - ed è difficile negare che un brivido non mi sia corso lungo la spina dorsale. Fino ad oggi i nostri contatti si erano limitati a frecciatine scagliate da un capo all'altro delle aule scolastiche, un gesto tanto plateale è qualcosa di insolito, fuori luogo.

«No, non sbagli» bofonchio, provando ad allontanare un poco il viso dai suoi capelli color carota. Nonostante il tentativo fatto in buona fede, il nostro rapporto non è ancora pronto a simili atti di confidenza o confessioni amichevoli; preferirei di gran lunga che, appollaiata sulla mia spalla, ci fosse la testa di Caroline, ma lei non c'è, esattamente come Seth.

«E quella specie di pixie con i capelli fuxia chi è?»
«Se lo sapessi non li fisserei così» taglio corto, sempre meno propensa all'idea di far comunella con colei che fino a ieri era la persona che meno avrei voluto intorno.

«Sbaglio o sento una sorta d'irritazione nelle tue risposte?» Con la coda dell'occhio scorgo sul suo viso un sorrisetto malizioso, un punzecchiare che improvvisamente mi fa passare sia la voglia di bere, sia quella di provare a essere gentile con lei, così mi scrollo di dosso il suo mento.
«Smettila».
«Quindi ho ragione!» Stavolta, al posto di restarmi dietro, mi si sposta di fronte, incrociando le braccia e trasformandosi in una sorta di scudo umano: «Allora la nostra Jay non è santa come Caroline dice».

La fulmino. Che vorrebbe insinuare?
«Ti sbagli, MacCoy, semplicemente non capisco perché tutti i miei amici debbano nascondermi le loro relazioni...»
«Beh, se ogni volta reagisci come hai fatto con noi la risposta mi sembra pressoché ovvia».

Non credo abbia tutti i torti, ma con Charlie sarebbe certamente stato diverso, anche se più lo guardo, più l'amarezza si fa forte. Ciò che vedo non mi piace, seppur vorrei essere felice per lui.
Quella tizia, quella cosa rosa evidenziatore, si sta prendendo i miei spazi, gli abbracci che prima dedicava solo a me e a pochissime altre persone. Ride alle battute a cui dovrei ridere io e chissà se si siede al tavolo della cucina di casa Benton, al mio posto, assaggiando le leccornie di Molly con il mio medesimo piacere.

Mordo il labbro, pigio forte con gli incisivi.

Non riesco proprio a gioire della sua presenza accanto al mio migliore amico. E se lo stesse semplicemente prendendo in giro? Non dovrebbe essere mio compito proteggerlo da un simile dispiacere? Lui dopotutto è un'anima buona, non si merita persone del genere attorno.

Tra i pensieri, d'un tratto, la voce di Misha torna a reclamare la mia attenzione: «Oh guarda, c'è Seth» la sento dire, ma ci metto comunque qualche istante a comprendere realmente l'informazione. Quando mi giro, infatti, è ormai troppo tardi.

Le sue mani si stringono alla mia vita e il profumo della sua pelle m'inebria le narici con dolcezza, dissipando per qualche momento il retrogusto amaro dei pensieri che mi hanno coinvolta fino ad ora. Il suo respiro mi accarezza il lato del collo, sale in alto fino all'orecchio e poi, sfiorando l'elice con le labbra, mi sussurra una tenerezza: «E' la prima volta che sento la mancanza di qualcuno dopo soli tre giorni» ed io potrei dire altrettanto riguardo a questo suo atteggiamento: alle volte fatico ancora a credere che in lui possa esistere un lato così romantico - però lo apprezzo, forse fin troppo. In qualche modo mi fa sentire speciale, anche se la paura di non esserlo è un tarlo fisso all'interno del mio cranio.
«E ancora non avete fatto sess-» con un pizzico violento metto a tacere Misha e la sua linguaccia, pentendomi di aver detto così tante cose della mia relazione a Caroline e volontariamente ignorando il fatto che lei avrebbe potuto condividerle con la sua metà - che ovviamente le avrebbe usate per umiliarmi. L'abitudine è una brutta bestia, si sa.

Rimettendosi dritto, Morgenstern tira un sorriso, uno di quelli che fanno ben capire quanto i suoi nervi si stiano tendendo. Sono certa che da un momento all'altro dalla sua bocca uscirà un commento assai arcigno, uno di quelli che solo nelle giornate peggiori gli ho sentito dire, però, a dispetto delle mie previsioni, non le risponde. Sembra improvvisamente aver perso la lingua, eppure sono sicura che certi dettagli della sua vita privata non voglia vengano divulgati. Ciò che invece succede, è che le sue dita si irrigidiscono sulla mia pancia, premono con un po' più di forza e infine, curioso, domanda: «Quello è Charlie? E sbaglio o è in dolce compagnia?» Il suo sorriso ora si allarga, si fa diabolico e il cuore mi schizza in gola, lo sento bloccare la trachea. L'ansia mi attanaglia senza alcuna spiegazione, quasi temessi ciò che ancora non è accaduto, ma che potrebbe rovinare la serata: dopotutto Benton ed io non ci siamo ancora chiariti e se Seth venisse a sapere cosa ci siamo detti l'ultima volta dubito se ne starebbe buono. Nonostante ultimamente il suo cattivo umore sia stato latente, non si può ignorare il fatto che da un momento all'altro possa esplodere e mandare in frantumi la poca pace ritrovata; come ho detto, è molto geloso di ciò che lo riguarda e crede appartenergli.

«Se la tua amica simpaticona ce lo permette, direi di andare a salutare».
Misha alza le mani in segno di resa, anche se per una volta, forse l'unica, avrei preferito che non lo facesse. Dove è finito il suo spirito combattivo, la sua voglia di opporsi sempre e comunque? Dove diamine è finita la ragazza che mi ha ostacolata per tutti questi anni di liceo?
«Fate pure, io ho una fidanzata da salvare alla fila per il bagno!»

Dannazione, possibile che non collabori mai, nemmeno ora che abbiamo deciso di instaurare una sottospecie di tregua? Ed è proprio grazie a questa sua accondiscendenza, purtroppo, che sento il corpo di Morgenstern premersi al mio, sospingendomi dolcemente verso un tavolo a cui, sinceramente, avrei preferito restare lontana. Non ho idea di come comportarmi, né di cosa dire, seppur ci siano decine di cose lasciate in sospeso.
Così avanziamo lenti tra la gente e la mia speranza, in questo muoverci, resta sempre la stessa: che loro se ne vadano prima del nostro arrivo, cosa pressoché improbabile visto che la band non ha ancora iniziato a suonare, o che qualcuno ci intralci durante il cammino.
Peccato che nessun mio desiderio si sia mai realizzato nel breve termine e alla fine, ci ritroviamo di fronte a Charlie e la sua nuova cricca, un gruppo di sconosciuti che ci fissa in malo modo, soprattutto lei.

Mi auguro che per tutto questo tempo abbia sentito il mio sguardo bruciare sulla sua testolina colorata al pari di una decolorazione andata male, perché adesso che le sono vicina la trovo ancor più insopportabile. Non riesco a vederci alcuna attrattiva, né la bellezza che il mio migliore amico meriterebbe al suo fianco.

Benton allontana le labbra dal boccale che ha davanti, quelle che fino a qualche minuto fa erano incollate alla faccia della sconosciuta, e sorridendo in modo circostanziale, quasi la nostra presenza gli fosse pressoché indifferente, si rivolge a Seth.

A lui, non a me. I suoi occhi nemmeno mi sfiorano, nonostante sia piazzata di fronte al corpo di Morgenstern e lui mi sovrasti di solo una spanna.
Sono quindi diventata un fantasma?

«Chi non muore si rivede, allora» ha gli occhi rossi di chi ha fumato, ma anche languidi a causa della birra. Le guance sono rosse, ma non saprei dire se per il calore oppure per gli ormoni in agitazione - una possibilità assai plausibile, visto che non vedo Charlie avvinghiato a una ragazza dai tempi in cui frequentava il secondo anno del liceo.

Seth allunga una mano, batte il pugno contro quello dell'amico: «Liberarsi di me è più complicato di quel che sembra».
«Sì, dopo quindici anni credo di averlo capito» ride, anche se penso sia per colpa di tutto ciò che ha fumato prima di mettere piede qui dentro, che per reale divertimento; poi si volta verso le persone sedute con lui, quelli che ho supposto essere avventori dello skatepark solo qualche minuto prima. «Ragazzi, vi presento Seth, il mio... migliore amico, giusto?» Ancora una volta il suo sguardo cala oltre me, su un viso che sento al di là delle spalle, quasi a cercare una conferma che non comprendo. Da quando esita? L'ho sentito chiamare Morgenstern "fratello" così tante volte, e con così tanta naturalezza, che mi pare strano fatichi a definirlo semplicemente a questo modo.

«Lei invece è la sua donna, Jane».
Le mie sopracciglia s'inarcano, tradendo la sorpresa che mi assale. Oh, sono solo questo? Sono solo la ragazza di Seth? E la nostra amicizia, gli anni trascorsi l'uno al fianco dell'altra, i giorni passati insieme a ridere e scherzare, il nostro legame: queste cose dove sono finite? Ha deciso di cancellare la mia esistenza a causa di una dimenticanza? Ha deciso di ridurmi a un ruolo marginale all'interno della sua vita? Non mi va di crederci, una simile rivelazione mi ferirebbe troppo - perché lui, per me, è un tassello fondamentale.

Il gruppo alza le mani in segno di saluto, bofonchiano degli "ehi" che nel marasma paiono solo movimenti di labbra. Ed io vorrei non ricambiare, ma la buona educazione, unita all'abitudine, mi impone di farlo - anche se questa gente non mi piace, stona accanto a lui. Dovremmo esserci noi, come nei mesi scorsi.

Anche Seth risponde al saluto, ma prontamente si rivolge alla signorina che Charlie tiene sottobraccio, il fulcro dell'interesse che lo ha spinto sin qui: «Abbiamo notato che sei in amorevole compagnia, non ci presenti...»
«Oh, sì!» Benton annuisce, spostandosi i capelli dal viso: «Lei è Cèline, la mia ragazza».

Ah. Quindi è una cosa seria? Da quanto la conosce?

«Davvero? Beh, sono contento per te! Molly sarà entusiasta di sapere che suo figlio ha deciso di riprendere a frequentare delle ragazze vere».
Nessuno di noi capisce, a parte loro. E' un discorso velato, privato, qualcosa che ai mortali non è concesso - e lo comprendo dal modo in cui lo sguardo del ragazzo seduto davanti a noi s'inasprisce.
«La clausura fa male, sai?» 
Nonostante sia poco più di un sussurro, riesco a sentire della malizia nel tono di Seth. La sua bocca è così vicina al mio orecchio che persino con il caos riesco a comprendere che questi due commenti non sono altro che frecciatine, spilli sottili infilati nella pelle, esattamente come quelli che Misha ed io ci siamo premute nella carne l'una dell'altra.

Ecco il Morgenstern spavaldo, quello che parla per ferire. Ma perchè? Che motivo ha per comportarsi così?

«A te la libertà ha dato alla testa, invece».
«Può darsi, ma almeno non ho rimpianti».

Charlie ride, nervoso. Il suo sguardo si allontana, torna alla birra, e nel mentre le prime note di una canzone prendono a vibrare nello spazio intorno a noi. Le casse sono regolate male, troppo alte per il luogo in cui ci troviamo, così il torace mi trema, insieme alle mani.
Perchè non riesco a seguire i loro discorsi? Cosa mi stanno tenendo nascosto? E' forse un conto in sospeso? Riguarda la litigata con Jace?

Dopo qualche istante di silenzio e un sorso capace di finire tutto il restante contenuto del boccale, vedo Benton invitare la ragazza-evidenziatore ad alzarsi, seguendola subito oltre il tavolo e, frapponendomi involontariamente tra sé e Morgenstern, dice: «Sì, lo abbiamo notato».

Gli tira una pacca alla spalla, un gesto che in altre circostanze avrei decretato scherzoso, amichevole e nel farlo il suo braccio passa a filo del mio viso. L'aria freme, il calore della sua pelle sfiora la mia, il profumo del suo bagnoschiuma sovrasta quello di Seth - e per un istante, uno solo, ricordo il nostro ultimo abbraccio a casa sua, in una camera da letto che mi ha vista crescere insieme a lui, mio fratello e il ragazzo di cui sono innamorata. Perché sento di aver bisogno di tornare indietro a quel giorno? Perché ho la necessità di sentirlo ancora vicino? Perché il mio migliore amico mi odia a tal punto da ignorare la mia esistenza?

Tra loro non vi è altra parola e Charlie allontana dolorosamente la propria figura da noi, sgattaiola via insieme alla sua bella senza nemmeno godersi la performance della band - un evento più unico che raro - e ciò mi fa temere il peggio.

Cosa volevano dirsi con quello scambio sulle libertà e i rimorsi? Cosa li ha divisi, realmente?

Così, appena sono certa che nessun orecchio indiscreto possa udirmi, mi volto verso Seth, girando all'interno delle sue mani: «Perchè lo hai voluto istigare?»
Lui corruga le sopracciglia, non pare capire il mio disappunto: «Stavamo scherzando, Jay...»
«No, non è vero. O quantomeno lui non lo stava facendo».
Mi fissa. Con gli occhi scruta la severità della mia espressione cercando di capire cosa mi stia prendendo, eppure per lui dovrebbe essere facile leggermi, dovrei essere come un libro aperto dopo tutti questi anni.

La presa sui miei fianchi si allenta, ma comunque non si allontana. Mi tiene, forse preoccupato che possa staccarmi dal suo corpo in quello che pare essere il principio di un litigio.

«Cosa gli hai fatto?» domando, certa che vi sia qualcosa nel mezzo - e visto che Charlie è troppo pacifico per iniziare una battaglia senza motivo, la colpa può essere solo del ragazzo davanti a me, che nel tempo ha più volte dimostrato di amare il dramma, immischiandosi in risse e storie complicate, mandando in frantumi i piani altrui e giocando con il proprio fascino.
Il suo sguardo s'indurisce: «Perchè credi che gli abbia fatto qualcosa?»
«Perché tu fai sempre qualcosa! Seth, sei sinonimo di casini» gesticolo, sopraffatta dalla rabbia data dall'ignoranza del momento. Bramo la conoscenza, odiando l'assenza d'informazioni e il fatto che nessuno, tra i tre ragazzi più importanti della mia vita, voglia fornirmi delle risposte.

«E' questo che pensi?» Ora le sue dita abbandonano completamente il mio corpo, sembra che provino ribrezzo. Sul suo viso c'è una maschera d'incredulità, una sorpresa che non comprendo.
«E' questo ciò che so! Tu... tu complichi sempre tutto... e non perché lo vuoi, ma perché è ciò che sei».
«Quindi ho complicato le cose anche a te, giusto?»

D'un tratto, quasi cadendo dalle nuvole, mi rendo conto di quello che ho detto. Forse avrei dovuto tenermelo per me, non era né il momento né il luogo giusto in cui affermare simili cattiverie; seppur vere.

«Ammettilo, Jane. Dimmi in faccia che ti stai pentendo di aver ceduto ai miei baci» si avvicina pericolosamente, si preme a me con una sensualità che improvvisamente mi fa paura. La sua bocca torna accanto al mio orecchio ed io mi irrigidisco: «Le mie carezze, i gemiti che ti ho fatto uscire di bocca. Ammetti che il tuo fratellone si vergognerebbe di te sapendo ciò che hai fatto e ancora no, che temi che Charlie non ti guardi più nello stesso modo... Dillo che ho reso la tua vita un casino e ora vorresti tornare indietro».

No, non è vero. Non è così che stanno le cose. Semplicemente vorrei essere partecipe, in modo da provare a disfare il gomitolo di fraintendimenti e incazzature che hanno annodato con sempre più impegno.
«Seth...» 
«Dillo, Jay».

«No!» Lo spingo via, ma lui non si muove. Scuoto la testa sull'orlo delle lacrime: «Ho solo paura di perdervi tutti, okay?»

Nuovamente mi lascia libera. Molla la presa al pari di un predatore che si accorge di avere tra le zampe un corpo già morto - perde interesse nel lottare, nel divorare. Il suo desiderio svanisce e ora mi guarda con una dolorosa sufficienza.

«Forse hai ragione, sai? Forse gli ho veramente fatto qualcosa».
Già, esattamente come ora ho fatto io con te



Yaga:
Due aggiornamenti in un'unica sera - e tutto per riuscire a mettermi nuovamente in pari.
Spero che l'andamento della storia sia di vostro gradimento e che le migliorie si notino abbastanza da rendere quest'opera degna del tempo che gli concedete.

A presto.

   
 
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