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Autore: Nymeria87    29/03/2020    5 recensioni
dal testo:
“Ti sta bene tutto questo?” le chiese d’un tratto in un sussurro indicando con la mano le tavolate difronte a loro.
Sansa lo guardò curiosa soppesando per un momento la sua espressione costernata mentre cercava di comprendere il significato delle parole di Jon.
[...] “sei un uomo di valore Jon, ti meriti tutto questo, lo hai dimostrato sul campo di battaglia!”,
“Sono quasi morto sul campo di battaglia, e lo sarei se non fosse stato per te!”.
“Hai rischiato tutto per il Nord, è questo quello che loro vedono, un uomo che darebbe la vita per la sua terra e la sua gente...”
Per il Nord, certo, ma avrei dato la vita anche solo per te Sansa, sei stata il mio ultimo pensiero prima dell’impatto con le armate Bolton.
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Ripartiamo dalla settima stagione ripercorrendo gli eventi visti nella serie ma andando a scavare un pò piu’ a fondo, attraverso i gesti e le espressioni che hanno fatto galoppare la mia mente molto lontano, a coltivare congetture e ad immaginare ciò che (ahimè) non abbiamo potuto vedere.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jon Snow, Sansa Stark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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Perdonate l’immensa attesa, il periodo non aiuta, ma detto questo: buona lettura!
 
7x1.2 Missing Moment 1.0
 
 
La cosa migliore di avere una Lady al suo fianco, era che Sansa, in quel ruolo, era più che felice di occuparsi delle incombenze che Jon detestava; inoltre era estremamente capace, sopratutto nel relazionarsi con ogni richiesta dei Lord del Nord, sempre leggermente algida seppur non negando mai un sorriso cordiale che avrebbe rabbonito chiunque; incuteva rispetto e dedizione negli altri, ma Jon sapeva anche che alcuni erano intimoriti rispetto alla ferma ferocia che aveva dimostrato nell’esecuzione del suo defunto marito.
A Jon d’altro canto, la cosa non dispiaceva, almeno non avrebbe dovuto ascoltare discorsi idioti su assurde  pretese di matrimonio tempisticamente furoi luogo.
In ogni modo, questo prodigarsi di Sansa, garantiva che Jon dovesse interfacciarsi in privato solo con lei e pochi altri, lasciando così le conversazioni con i Lord per l’ora dei pasti, quando birra e vino non mancavano di aiutare i discorsi a prendere sfumature più leggere e goliardiche.
Sansa in quei momenti, si atteneva strettamente a quello che il suo ruolo imponeva, senza uscire dai ranghi: sedeva alla sua sinistra intenta a piluccare quello che aveva nel piatto, a scambiare qualche parola con Brienne o qualche frase di cortesia con l’interlocutore di turno.
Ogni tanto, quando incrociava lo sguardo di Jon, sorrideva mestemente per poi abbassare le lunghe ciglia, remissiva. Jon non capiva se cercasse di trattenersi dal dire o fare aclun chè o se semplicemente la sua sete di vendetta era andata placandosi col passare dei giorni.
 
Il Re del Nord si trovava nei pressi dell’armeria, recato nel cortile di addestramento per assistere agli allenamenti dei ragazzi più giovani, anche se presto si era ritrovato privo di mantello, con una spada di allenamento alla mano, in mezzo a loro a prodigare consigli.
Era come un richiamo, l’unica cosa che sentiva riuscirgli dannatamente bene, l’unica cosa che era in grado di liberare la sua mente da pensieri superflui.
In quel cortile sembrava che il tempo non fosse mai passato: si aspettava che da un momento all’altro arrivasse Robb, pronto ad allenarsi con lui, sotto l’attenta guida di Ser Rodrik.
Come sarebbe stato se tu fossi ancora qui Robb, a ricoprire quel ruolo che ti spettava di diritto?
Avremmo affrontato tutto insieme, come eravamo abituati a fare da ragazzi...
Jon si mosse agilmente, cercando di schivare quei pensieri dolorosi, assieme al fendente che azzardò a raggiungerlo; tra colpi e parate, si era ritrovato attorniato da un gruppo formato da ragazzi sui 15-16 anni a cui stava dando istruzioni di attacco frontale pur mantenendosi vigili lateralmente e attivi per una possibile parata, cercando di non mostrare troppo il fianco.
Aveva appena terminato la sua spiegazione, lasciando campo libero ai ragazzi affinchè potessero provare tra loro, quando vide passare Sansa avvolta dalla sua calda pelliccia, seguita da Wolkan e Lord Royce; sembrava intenta a dare direttive specifiche quando una servetta giunse di corsa di fronte a lei, inchinandosi in maniera impacciata appena prima di proferir parola. Gli occhi di Jon indugiarono sull’espressione in ascolto della sorella; a vederla così attenta sembrava assurdo potesse veramente provare ammirazione per Cersei Lannister,
che abbia addirittura imparato da lei poi...
quegli occhi che anche a distanza parevano così lucenti, come era possibile?
Cos’hai davvero visto in tutto questo tempo lontana da casa, Sansa?
La ragazza sembrava essersi plasmata attraverso tutti gli eventi che l’avevano coinvolta ma Jon confidava che non si fosse spogliata totalmente dei sui sogni di ragazzina, sperava piuttosto che celasse sotto un’armatura di freddezza e cortesia quel poco che non erano riusciti ad estriparle dall’animo delicato.
Era sempre Sansa, solo molto più accorta, molto più diffidente e questo anche a discapito di Jon stesso, purtroppo. Eppure lei lo cercava sempre a suo modo e lui non riusciva a negarsi: non voleva negarsi, non a lei di cui egli stesso sentiva necessità.
In quel momento la servetta di allontanò, congedandosi in un inchino per dirigersi velocemente verso le cucine; Sansa ne seguì l’incedere, accompagnando lo sguardo da un sorriso tiepido, prima di accorgersi degli occhi di Jon, fissi su di lei.
Gli restituì lo sguardo, come a cercare di capire verso quale direzione indugiassero i suoi pensieri.
Jon abbozzò un sorriso di rimando, come ad accoglierla e lei schiuse le labbra in un sospiro, sbattendo le ciglia più volte a mezza palpebra, cercando di rispondere al sorriso, prima che qualcuno non la interrompesse in un richiamo. Clay Cerwin le si approcciò in un inchino teatrale, prima di rialzarsi e coinvolgerla in qualche discorso, facendo scomparire il sorriso dal viso di Jon, lasciando il posto ad un’arricciata di naso ed una smorfia infastidita. Lord Cerwin sembrava cercare di prendersi un po’ troppa confidenza per i suoi gusti, probabilmente in quel momento le stava rivolgendo qualche complimento smielato. Sansa sorrise mestamente, sempre garbata, ma riprese presto il suo cammino lasciando il Lord ad inchinarsi nuovamente a lei, incassando il boccone amaro di una sorta di diniego alle sue richieste, qualunque esse fossero.
Jon accolse l’esperessione di Cerwin in un ghigno compiaciuto sotto i baffi, prima di voltarsi e tornare ai suoi ragazzi, ignaro dello sgurdo di Sansa su di se, che con la scusa di sistemare il mantello, si era voltata per osservarlo senza dare nell’occhio.
 
 
 
Si era sentita come in dovere di fuggire al lusinghiero approccio da parte di Cerwyn, come se lo sguardo di Jon richiamasse il suo stato di appartenenza; era una cosa assurda da pensare, ma era così che si sentiva Sansa, irrimediabilmente legata al fratello, quel fratello a cui in passato non era poi così affezionata ma che, da quando si erano ritrovati, diventava sempre più neccessario, tanto da diventare per lei come aria.
Il modo in cui lui la guardava in alcuni frangenti, il sorriso carezzevole che riservava solo a lei... eppure era pronto a riassumere il suo ruolo nel giro di un’attimo, come un mare mosso da onde alte e basse che in un momento li ritrovava assolutamente complici e quello dopo ad assalirsi a parole, entrambi feroci come i lupi che erano. Questo attaccamento, questa necessità ed esigenza di averlo accanto a se era urgente e selvaggia, tanto che sistematicamente andava a sfociare in aggressività da parte di lei e di insofferenza da parte di lui, molto più capace ad incanalare le emozioni violente.
Eppure non sei riuscito a celare un’espressione soddisfatta quando ho rifiutato Cerwyn.
E per gli Dei, perchè la cosa le importava a tal punto? Perchè aveva sentito un brivido percorrerle la schiena quando aveva notato quel ghigno compiaciuto sul volto di Jon? Cos’era questa necessità dilaniante di essere perennemente coinvolta nei suoi confronti?
 
Sansa arrivò finalmente, con passo deciso nelle sue stanze, dove entrò chiudendo la porta e slacciandosi il mantello per adagiarlo pesante sulla cassapanca di legno ai piedi del letto.
Sospirò frustrata mentre perse ad armeggiare con le fibie dell’abito per toglierselo di dosso, come a volersi liberare da quei pensieri che erano capaci di infiammarla e scandalizzarla al tempo stesso.
Sgusciò fuori dal vestito prima di adagiarlo vicino al mantello, prese una veste da camera indaco e si apprestò ad infilarsela, quando sentì un graffiare sulla porta; si specchiò nel sorriso riflesso della sua immagine che le veniva rimandato dalla grande specchiera di sua madre, prima di voltarsi e aprire la porta quel che bastava per far entrare Spettro; prima di richiudere richiamò una servetta che passava di li, chiedendole di trovare la piccola Elin e di dirle che Lady Sansa aveva necessità di un bagno caldo.
Tornata nel silenzio delle sue stanze si adagiò a sedere sul letto, lasciandosi raggiungere dal metalupo che si protese col muso verso il suo viso, come in contemplazione.
La ragazza prese ad accarezzare Spettro, accostando la fronte al suo naso umido, chiudendo gli occhi per cercare di calmare la sua mente e sentire tra le dita la serica morbidezza del suo bianco manto.
Eppure quando chiuse gli occhi vide nella sua mente lo sguardo di Jon, il suo sorriso, il tormentato languore che traspariva nei suoi sospiri ogni volta che i discorsi tra loro si facevano più accesi, la frustrazione nelle sue parole e tutto questo la confondeva; ancora di più la confondeva ciò che sentiva di provare in quei momenti, emozioni che non era certa nemmeno lei di come spiegare.
É normale che io abbia paura di perderelo quando è l’unico che mi è rimasto, eppure quel calore...
ogni volta che gli era accanto si sentiva al sicuro completamente, e non per ciò che lui aveva fatto per lei, per averla difesa e per essersi esposto rischiando la vita per lei, c’era di più; era come se la sua sola presenza la completasse e questo era qualcosa che Sansa non poteva ignorare,
che non voglio ignorare, avevo quasi dimenticato cosa si prova a ricevere affetto incondizionato, forse è per qeusto che non riesco a smettere di cercarlo, di creare occasioni per trovarmi sola con lui, di allungare le mani per toccarlo e rendermi conto che lui è reale, vicino a me.
Eppure ricordava ancora il freddo che aveva provato sulla fronte, il giorno dopo la riconquista di Grande Inverno, quando sul parapetto, lui vi aveva staccato le labbra per sancire la fine di quel bacio che avrebbe dovuto essere totalmente fraterno, se non fosse stato per il fatto che quegli occhi grigi, alimentati da un bagliore ametista, avevano indugiato un momento di troppo sulle sue labbra.
Fratellastro
le sembrò sussurrarele quel ricordo.
 
Sansa aprì gli occhi, specchiandosi nello sguardo rubino di Spettro.
Niente è importante se può mettere a repentaglio tutto quello che abbiamo riconquistato.
E non dovrei mai pensare a Jon in questi termini.
É totalmente assurdo oltre che sbagliato.
Spettro emise un uggiolio gutturale, come ad esprimere il suo disappunto.
“Cos’è non sei d’accordo?” chiese lei stupita rivolgendosi al metalupo.
Prima che la sua mente potesse suggerirle altro però, Elin bussò tre colpi per poi annunciarsi alla porta, cancellando definitivamente quei pensieri e proiettandoli a farle pregustare il bagno caldo che l’attendeva.
   
 
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