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Autore: Al_cell    29/03/2020    0 recensioni
Eugenie du Coeur è una giovane ragazza che ha un solo desiderio nella sua vita, essere felice. Purtroppo la sua vita è un susseguirsi di avvenimenti che le renderanno difficile anche solo stare al mondo. La sua vita, però, è destinata a cambiare nel giorno in cui fa la conoscenza del giovane principe Belga; Leopoldo II.
La storia contiene personaggi reali ma gli eventi sono puramente fittizi.
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: AU, Cross-over, Otherverse | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Età vittoriana/Inghilterra
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Belgio 1853, qualche tempo prima del matrimonio.

Guardai ammaliata l'abito per il ballo di fidanzamento che Angelique mi stava allacciando. Era enorme, sontuoso, pieno di ricami, di un tenero color crema. Stentavo a crederci di aver avuto l'onore di indossare un abito di tale fattura, e chissà da quale boutique era stato creato! Mi specchiai un attimo, ancora dovevo abituarmi al mio nuovo colore di capelli. Monique, l'altra cameriera che da poco era stata presa per stare con me, mi aveva acconciato i capelli in uno chignon complicato, che da sola non sarei mai riuscita a riprodurre autonomamente. Nei giorni precedenti si era anche occupata del colore dei miei capelli tramite delle particolari terre, foglie, e non so cos'altro.
Per un attimo sentii un barlume di felicità nel mio cuore, avevo sempre sognato di poter partecipare ad un evento dell'alta società, ma mi era stato impedito. Chiusi gli occhi mentre le mie cameriere mi si affaccendavano intorno; aggiungendo un un velo di rossetto, con i polpastrelli, sulle labbra o impreziosendo i miei capelli con delle spillette contornate da diamanti.
Quando fui sistemata, soddisfacendo a pieno i loro gusti e le loro aspettative, mi lasciarono per qualche momento da sola. Erano assolutamente convinte che al mio aspetto mancasse solo un tocco di profumo, uno specifico alla lavanda e vaniglia da loro tanto adorato. Mi poggiai sul piano della finestra e guardai quel palazzo. Mi sembrava di vederne l'autentica bellezza per la prima volta. Un pensiero volò verso la famiglia che mi ero lasciata alle spalle, alla fine dei conti, ero stata fin troppo fortunata. Se ci pensavo bene, l'accordo con Leopoldo garantiva a lui massima libertà ma anche a me, l'importante era non farsi notare. Giunsero al mio orecchio le note lontane dell'orchestra, il ballo per annunciare il fidanzamento stava per iniziare, ma come voleva la tradizione, io e il mio promesso sposo saremmo dovuti entrare solo quando tutti gli ospiti fossero arrivati a palazzo.
Rivolsi il mio sguardo verso l'orizzonte e in quel momento, con la coda dell'occhio, notai un filare di carrozze che stavano entrando dal cancello principale. Di lì a poco avrei dovuto fare la mia entrata in scena, non ero sicura di essere pronta, ma dovevo farlo per Leopoldo, in fondo gli dovevo la vita, mi aveva tirata fuori dall'incubo del mio passato e non ne era mai stato in obbligo. Mi girai quando sentii dei passi, convinta fossero le mei cameriere, invece era qualcun altro.
-Jean? Che ci fate qui?- Mi avvicinai a lui con dei passi veloci e leggeri, nonostante la sontuosità del vestito non mi era troppo d'ingombro. Schiusi appena le labbra quando notai com'era vestito, il mio cuore ebbe un balzo; così bello non lo era mai stato. Aveva un abito nero dalla squisita finitura, il panciotto al di sotto della giacca scura era damascato con dei delicati ricami in filigrana dorata. I capelli erano perfettamente pettinati, ma il solito ciuffetto ribelle era uscito dalla pettinatura ricadendogli sull'occhio sinistro, come sempre. Notai che i suoi occhi si spalancarono dalla sorpresa nel vedermi vestita in quel modo, sicuramente non era abituato a vedermi così perché tendevo alla semplicità nella mia vita quotidiana.
Per qualche istante tentennò, come se non sapesse cosa dire per poi ricomporsi.
-Sono venuto qui per darvi questi.- Da dietro la schiena tirò fuori un bouquet di rose rosse. Guardai prima il suo volto poi i fiori.
-Ma sono per me?.-
Annuì, era serio in volto, probabilmente preoccupato che li avrei rifiutati. Presi il mazzo, con cura, dalle sue mani. Per un piccolo istante le nostra dita si incrociarono provocando una piccola scossa sulla nostra pelle, feci finta di nulla anche se ero sicura del fatto che il rossore sul mio viso fosse piuttosto evidente e vistoso.
-Grazie, sono bellissimi.- Presi un vaso da sopra il caminetto nella mia stanza, sostituii i vecchi fiori con i nuovi che misi in bella mostra così che potessi ammirarli.
Feci per voltarmi verso di lui ma si era fatti vicinissimo a me, potevo nuovamente percepire il suo profumo così inebriante che tanto mi faceva tremare le ginocchia. Con l'indice mi sollevò il mento per guardarmi negli occhi, incastonando i miei con i suoi.
-Siete bellissima questa sera, lo sapete?- Percepii il rossore sulle mie guance diventare ancora più intenso, sarei potuta annegare nei suoi occhi potendo finalmente notare le macchioline marrone scuro che avevo spergiurato di poter vedere. Con l'indice e il pollice mi aggrappai, delicatamente, al lembo della sua giacca. Potevo percepire l'energia elettrostatica che percorreva tra i nostri corpi, che erano vicini come non lo erano mai stati. Portai la mia mano guantata al suo capo, come a volerlo avere ancora più vicino a me, neanche io sapevo cosa stessi facendo ma la sua presenza mi era inebriante. Per un attimo pensai che le nostre labbra si sarebbero incontrate, ma lui sposto i volto per lasciarmi un tenero bacio sulla fronte. L'insoddisfazione di entrambi era palpabile, eppure quel piccolo e sciocco contatto significava moltissimo per noi, era pieno di parole non dette e sentimenti celati.
-Ci vediamo fra poco a ballo, ma chère.- Staccò, riluttante le labbra dalla mia fronte. Si distanziò da me, prese la mia mano e dopo aver fatto l'inchino, vi poggiò un tenero bacio. Lo vidi andare via com'era venuto, senza un'altra parola. Poggiai una mano sul petto, mi resi conto che solo in quel momento il cuore mi stava battendo velocissimo come un cavallo al galoppo.
Angelique e Monique tornarono dopo poco con il profumo che stavano cercando, ne spruzzarono una nuvola al centro della stanza così che io potessi attraversarla. Le vidi sghignazzare quando notarono i fiori, sicuramente convinte fossero un regalo di Leopoldo. Quando fu il momento di andare, le due ragazze mi accompagnarono in una specie di piccolo salottino che aveva una grande porta. Lì vi trovai Leopoldo in compagnia del suo cameriere personale. Mi si fece vicino e automaticamente agganciai la mano al suo braccio quando me lo porse.
-Siete pronta?- Annuii mentre ci posizionavamo davanti alla grande porta, non credevo al fatto che finalmente o, sfortunatamente, ci saremmo esposti davanti a tutti quanti.
Le porte vennero aperte dall'esterno e facemmo la nostra entrata, normalmente sarei dovuta scendere da sola lungo la scalinata, ma avevo supplicato Leopoldo di non farmi fare una cosa simile, un po' a causa del mio imbarazzo un po' per paura di cadere. Con la mano libera tenni un lembo della gonna così da non inciamparvi sopra, la mia mente era affollata da tante cose, soprattutto dal fruscio degli applausi che pervadevano la sala. Ma ero veramente consapevole verso che cosa stavo andando incontro?

[A questo punto, vi suggeriamo di mettere la canzone Canone di Pachelbel per godervi a pieno la storia.]

Uscii sul balcone della grande sala per prendere un po' d'aria, era fresca e piacevole sulle mie guance accaldate per l'imbarazzo e per i balli che avevo appena eseguito. Avevo ballato con il principe, come consono, e anche con il re, che con tanta cortesia mi aveva chiesto di accompagnarlo nella danza al suono di uno dei suoi brani preferiti. Mi voltai, a guardare la luna che sovrastava magnificamente sulle ombre notturne, sembrava come un faro nel buio più scuro. Avevo visto Jean fra i presenti, ma per la paura di fare brutta figura non mi ero avvicinata, non che ne avessi poi avuto veramente l'occasione. Ero stata trascinata a fare le conoscenze del caso, un certo conte di un certo paese, la duchessa di un altro.. tutte persone che avrei dovuto imparare a riconoscere, ma che al momento, non poteva fregarmene meno di loro.
Feci per rientrare nella sala quando notai due cose, il tono della canzone che stava eseguendo l'orchestra era diverso dai precedenti e poi vidi Jean davanti a me, che mi tese la mano. -Mi farebbe l'onore, signorina Eugenie, di avere l'onore di ballare con lei questo Canone di Pachelbel?- Sorrisi sentendo che il mio cuore si stava riempiendo di quel qualcosa che mi era mancato, era proprio lui ad essermi mancato. Senza esitare presi la sua mano e ci dirigemmo in mezzo alla sala. Una volta presa la posizione, con la mia vita stretta dal suo braccio, i nostri petti uno contro l'altro, e le nostre mani intrecciate, prendemmo a volteggiare a ritmo di quella melodia. Sembrava come se fosse stata composta appositamente per noi, per quel nostro piccolo momento, era così bella e malinconica allo stesso tempo. Volteggiamo per quelle che sembrarono ore, i nostri occhi l'uno dentro quelli dell'altra, le mani che sembravano ormai irrimediabilmente incollate come il resto dei nostri corpi. Jean era un ballerino eccezionale, non mi sarei mai aspettata una tale grazia da un'uomo così alto e con delle spalle così larghe.
D'improvviso fu come, se di colpo, non ci fosse più nessuno nella sala, eravamo solo noi, noi e la canzone che ci accompagnava dolcemente, come se volesse cullarci con le sue note, che mi rimasero, per sempre, indimenticabili.Questo doveva essere il sapore dei sogni, i sogni quelli belli, fatti di fantasie e di speranza. Ripensai ai suoi gesti gentili, agli sguardi che mia aveva rivolto, alle attenzioni che mi aveva sempre dedicato, alla cura che aveva avuto verso di me. Sulla fronte mi bruciava ancora il calore del suo bacio mentre, nel mio cuore, pungeva l'insoddisfazione e il desiderio di qualcosa di più che nasceva in me. E con fatica, valicando le mie paure, per la prima volta, ammisi verso me stessa che Jean stava diventando qualcosa di più per me. Non pensavo che sarei mai stata in grado di provare dei così teneri sentimenti verso qualcuno, eppure eccomi lì, fra le sue braccia, perdutamente persa nei suoi bellissimi occhi castani. Lui era per me tutto ciò che mai nessuno era stato, aveva raccolto le mie lacrime, mi aveva parlato con franchezza, senza avere il timore di spaventarmi, era stato sempre sincero e fedele a se stesso.
L'immagine dei fiori rossi che mi aveva regalato, balenò nella mia mente, che fossero il segno di un suo reciproco interesse nei miei confronti?

Rimanemmo a danzare, finché la canzone non finì, costringendoci a staccarci, a farci un inchino reciproco. I nostri corpi sembravano dolore per la distanza a cui erano forzati a restare, come se per loro fosse naturale restare unti.
Ma in fondo, nei nostri cuori, stavamo ancora danzando.

 

   
 
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