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Autore: niinfea    30/03/2020    1 recensioni
[628 parole.]
» everytime you burned me down
don't know how, for a moment it felt like heaven.
— Hailee Steinfeld - Wrong Direction.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'frammenti'
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i g n i s  f a t u u s


ed è un po’ come spezzarsi
ma non accorgersene

 

10.44 pm

 

Sai qual è il problema?
Che lo sapevo.
Sapevo che mi avresti procurato delle ferite sotto la pelle, sapevo che un po’ di male me lo avresti fatto. Il problema è che te l’ho lasciato fare. E continuerò ancora.

Non mi sono data il tempo di allontanarmi da quegli occhi scuri colmi di spensieratezza, scherno ed ironia, in cui pian piano, senza neanche accorgermene, ho cominciato ad annegare e non sono ancora stata in grado di riportare la testa in superficie, di tornare a riva. Non mi sono allontanata dalle tue mani, dal profumo della tua pelle, da quello che impregna costantemente i tuoi vestiti e che ancora a volte, così, all’improvviso, mi sembra di sentire e mi giro, ti cerco, dando retta alla stupida illusione che continua a schernire la mia mente, e non ti trovo. D’altronde, se non riuscivo a trovare il tuo sguardo neanche quando eri a pochi centimetri da me, come posso pretendere di riuscirci quando la tua presenza è solo uno stupido scherzo del mio cervello?
Non so cosa mi sia preso.
Non so perché ci sono volte in cui la tua mancanza mi lascia un po’ con il respiro mozzato, come se qualcosa mi si piantasse nel petto, lentamente, lasciandomi priva di ragione, di emozioni, di lucidità. Ed è un po’ come continuare a cercare qualcosa che sai che non potrai mai avere, sperare in una carezza che non potrai mai ricevere, perché sai che ci sono mani troppo lontane, distanti e fredde che se anche ci provassero ti lascerebbero lacerazioni sulla pelle, bruciature, ferite. E forse la mia, di pelle, è piena di queste cose. Ché ci sono cicatrici che non si richiudono, rimangono lì a ricordarti ogni cosa, chi te le ha procurate, come e perché. E di risposte non ce ne sono poi tante, ché ci sono persone che ti entrano dentro, ti penetrano nella pelle, nelle ossa e sotto le costole e a respirare di vengono a bruciare i polmoni e tu stai lì immobile, ingenua a far vacillare quella scintilla di speranza, di consapevolezza e colpevolezza che neanche la più tragica delle tempeste riuscirebbe a spegnere, alimentata da una potenza sconosciuta, che mai avresti pensato di avere dentro quel tuo cuore così fragile.

 

E poi ci sono volte in cui mi viene da pensare che tu sia così vicino, ma così terribilmente lontano. Sei come qualcosa di effimero, una mera immaginazione della mia mente, una delle tante illusioni che si costruisce il mio cervello, forse per debolezza o forse per trovare qualcosa a cui aggrapparsi. Sei vicino ma irraggiungibile, un obiettivo che non esiste, un fuoco fatuo che continuo a seguire e che, come per scherzo, continua a svanire non appena mi avvicino troppo.
E forse sono io che sto sbagliando.
E il bisogno di sentirti vicino è pressante, fastidioso, opprimente. E mi sento stupida, così stupida, a continuare a scrivere stronzate come queste, parole senza senso, senza ragione, senza un briciolo di spessore. Parole che non leggerai mai, perché la forza di venire da te e fartele leggere è sotterrata da cumuli di macerie di pensieri confusi e oppressivi.
E mi son detta troppe volte che forse va bene così, che è andata come doveva andare, ma in verità non va proprio bene, non lo accetto. Non accetto il fatto che continui a stare male per te, che mentre le mie dita continuano imperterrite a pigiare sui tasti mi trema il cuore contro il petto e che io dico di non volerti più vedere, che è una cazzata, ché io ti voglio accanto adesso, oggi, domani e un po’ per sempre.

   
 
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