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Autore: xxzicohh    30/03/2020    0 recensioni
Essere l'erede del clan Wen e del clan Nie può essere molto stressante, specialmente se, da un momento all'altro, i tuoi genitori vengono a dirti che vogliono separarsi. Liuxian voleva passare la sua intera vita ad allenarsi con la sua sciabola e parlare con sua cugina, eppure una moltitudine di eventi cambieranno la sua vita per sempre.
Insieme a gli altri Giovani Padroni dei vari clan, la piccola Nie proverà a fare luce sul mistero che avvolge l'improvvisa scomparsa di un'intero clan e a sconfiggere l'assassino che ha macchiato le sue mani con del sangue secolare.
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Attenzione: questa storia continiene OC!
Genere: Angst, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Jin Ling/Jin Rulan, Lan Yuan/Lan Sizhui, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Aveva quasi quattordici anni, quando il mondo le cadde metaforicamente in testa.

I suoi genitori l’avevano chiamata in uno dei loro padiglioni privati all’interno del Unclean Realm, a Qinghe. Era già abbastanza strano che fossero entrambi nella stessa città e che si fossero incontrati, giacché la loro agenda era sempre piena zeppa di eventi, riunioni e molto di più. Non che non ne fosse felice, per nulla, anzi, non vedeva l’ora di passare una giornata in loro compagnia, anche se questo significava allenarsi alla sciabola tutto il pomeriggio oppure leggere e studiare manoscritti più vecchi di lei.
Nella sua testa frullavano un milione di pensieri diversi mentre camminava per uno dei giardini. Qualche servo la salutava gentilmente e si inchinava, eppure lei non riusciva a comprendere nulla al momento. Davanti alla stanza, si sistemò alla svelta la cintura e i capelli, sperando di sembrare il più civile possibile, prima di bussare alla porta ed entrare sentendo la voce delicata ma decisa di sua madre. Sorridendo contenta, raggiunse velocemente i suoi genitori, i quali erano impegnati a controllare dei documenti e sorseggiare del tè ogni tanto.

Solo notando l’enorme plico di fogli su ogni scrivania, il suo umore si incupì lievemente. Non aveva davvero voglia di passare la giornata chiusa in una stanza, soprattutto se fuori faceva perfino caldo per la stagione e non c’era l’ombra di una nuvola.
Si sedette davanti a loro, lasciando un po di spazio tra lei e una delle scrivanie, aspettando pazientemente che uno dei due iniziasse a parlare. Le sfuggì il leggero tremore del pennello nella mano della propria madre e di come la presa di suo padre stava per distruggere in due un libro. Si concentrò solo sui loro visi, i quali sembravano quasi pacifici.

E poi arrivò la notizia.

Era passato un anno da quell’evento, ancora non si ricordava alla perfezione le parole che le avevano detto, ma sapeva il significato di tale frase.

“Io e tuo padre abbiamo deciso di annullare il nostro matrimonio.”

La sua mente si svuotò di colpo, per poi riempirsi di domande su domande, una più confusa dell’altra, e tanto altro, vedendo la situazione come un disastro. Le labbra di Wen Qing continuavano a muoversi, parlandole dolcemente, eppure lei non riusciva ad afferrare proprio nulla, lo sguardo puntato sul muro dietro di loro e il cuore che le batteva impazzito nel petto.

I suoi genitori…non si amavano più? Si stavano lasciando? Era forse lei la causa della separazione? Non era stata abbastanza brava come figlia, come erede?

Tornò in sé quando sentì delle dita passare sulle proprie guance, notando in quel momento come stesse piangendo silenziosamente. Guardò il proprio padre e lasciò andare un singolo singhiozzo, prima di sentire una strana rabbia incontrollata prendere controllo del suo corpo. Perché era così arrabbiata?

-A-Cai, non piangere.-

"Perché? A-Die, perché non dovrei piangere? A-Niang! E’ uno scherzo questo, vero? Mi avete sempre detto che saremmo stati insieme, noi tre. Che cosa state dicendo?"

Scattò in piedi e fece qualche passo indietro, passandosi la manica della tunica sulle guance e gli occhi, in un tentativo di asciugarli. Sapeva di avere già gli occhi rossi, anche se aveva pianto a malapena qualche minuto, ed era sicura che avrebbe pianto ancora per un po’, a giudicare della sua visione annebbiata dalle lacrime. Stava iniziando a farle male anche la testa, la quale dovette tenersi con una mano.

Il suo corpo si mosse da solo, da quel momento in poi, e quando ritornò in sé, in parte, si rese conto di non essere più in quell’enorme padiglione, ma in una delle fitte foreste appena fuori Qinghe. L’aria era molto fredda e il suo vestito leggero non riusciva a riscaldarla abbastanza. Il sole doveva essere tramontato da minimo qualche ora e riusciva a malapena a vedere quello che era davanti a lei. Nessuno degli alberi che aveva attorno aveva i famigliari foglietti di carta che si divertiva a togliere da bambina, doveva essere molto lontana da casa allora.

E, pian piano, si rese conto della situazione. Si trovava in una foresta che non conosceva, era quasi notte e, molto più importante, non aveva la propria sciabola con sé, non avrebbe potuto proteggersi da attacchi di animali feroci, o peggio, da corpi.
Anche se era raro trovare corpi feroci nei dintorni di Qinghe proprio per quei foglietti che lei insisteva a togliere (amuleti per tenerli lontano, a quanto pare), non era certo che anche là ce ne fossero.

Prese un bel respiro per calmare il fiatone della corsa che aveva appena fatto e si coprì meglio con la vestaglia che portava sopra al vestito mentre cercava una qualche strada famigliare. Decise di prendere la strada per la quale era arrivata, camminando lentamente e ascoltando i vari rumori che sentiva attorno a sé. Oltre a qualche uccello e rami che si muovevano per via del vento, non sentiva nulla di troppo anormale.
Le lacrime sul proprio viso erano ormai asciutte, e gli occhi e la testa le facevano un male tremendo, sicuramente non aveva un bell’aspetto al momento. Nella sua testa si formarono lentamente le immagini e parole che i suoi genitori le avevano detto, ma ricacciò dentro le lacrime mordendosi le labbra. Aveva così tante domande, significava che non li avrebbe più visti? Non è…che avrebbe dovuto scegliere se andare a Qishan o rimanere là? Magari i suoi si aspettavano che lei diventasse la nuova Capo Clan Nie o Wen, dato il fatto che portava entrambi i geni nel suo sangue.

Sospirò e si strinse di più nei suoi indumenti, iniziando a camminare più velocemente, non notando minimamente alcune ombre che la stava seguendo a qualche metro di distanza.

-Tsk, ma guarda un po. Un giorno finirò nei guai seriamente, se continuo ad avere questi vuoti di memoria. Potrei pure morire.- Disse tra sé e sé sarcasticamente, scuotendo la testa e calciando qualche sassolino. –E dannazione, dove sono finita?!-

Sentì uno strano fiato sul collo e si spostò velocemente a sinistra, notando come una sagoma era crollata a terra, a poco da dove si trovava lei poco prima. La creatura ringhiò infastidita e si alzò di nuovo in piedi, guardandola con occhi bianchi e vacui, senza smettere un momento di sbavare. La sua pelle era grigiastra e piena di strane linee nere e fini che raggiungevano anche il suo collo. I suoi vestiti invece erano molto sporchi e strappati qua e la.

-Sei proprio la definizione da manuale di un corpo feroce tu, eh? Mi stavi seguendo, no?- Disse a nessuno in particolare, quasi fiera del fatto che era riuscita a schivarlo per poco. Lui ringhiò nuovamente e con più ferocia, caricò nella sua direzione, pronto ad affondare i denti nella sua carne, probabilmente riusciva già a sentire il forte odore di sangue e il sapore della carne di quella giovane.

-Senti, oggi probabilmente è la peggior giornata della mia vita, non ho bisogno anche di un’esperienza ravvicinata con la morte.- E, con un fluido movimento, schivò nuovamente l’attacco e sferrò un calcio sotto il suo mento così forte da lasciarlo confuso e immobile per alcuni secondi, abbastanza da poter correre via senza guardarsi indietro, e, a giudicare dai vari rumori che sentiva dietro di lei, non era l’unico corpo che la stava seguendo.

Perfetto, pensò ironicamente, guardandosi velocemente intorno per cercare un qualche oggetto che avrebbe potuto usare per provare a difendersi, le sarebbe andata bene qualsiasi cosa, non doveva ucciderli, bensì tenerli lontani abbastanza da aspettare i soccorsi oppure trovare la strada giusta di casa e tornare nei confini di Qinghe. Data la scarsa luminosità, non riusciva neanche a capire dove si trovavano i corpi, ma non erano lontani e la stavano ancora seguendo, vedendo molto meglio di lei nel buio.
Ora capiva perché suo padre continuava a dirle di portar sempre con sé la propria sciabola, o almeno un pugnale.

Nel momento in cui si girò nuovamente per vedere dove si trovavano i nemici, sentì un dolore lancinante dal polpaccio e il rumore del tessuto del proprio vestito che veniva strappato con ferocia. Riusciva persino a tracciare il viso del corpo che l’aveva attaccata, pronto a farlo di nuovo, se non fosse stato per una lama che lo decapitò a qualche centimetro dal proprio viso.
Entrambe le sue gambe cedettero e crollò, aspettando l’impatto con il suolo, ma l’unica cosa che sentì fu il calore di un corpo contro il suo, tenendola in piedi con un braccio attorno alla propria vita. Per un momento, presa dalla paura di essere capitata proprio addosso a un altro corpo, provò a staccarsi, sentendo solo la presa attorno a se stringersi e altri corpi cadere a terra.

-Beh, di solito non sono il tipo di persona che salva la prima che passa, ma chissà cosa avrebbe fatto il tuo paparino, sapendo che ero nei paraggi e che non ti avevo aiutata, lasciandoti alla mercé di questi demoni da quattro soldi, eh?-
Liuxian alzò di scatto la testa, provando a studiare il viso del ragazzo che l’aveva appena salvata, ma l’unica cosa che riusciva ad afferrare erano un paio di occhi rossi e un canino che sporgeva a malapena dalle labbra. Eppure, stava parlando come se la conoscesse, in fondo si era riferito a Nie Mingjue, il Capo Clan Nie, come “suo paparino”.

Nel momento in cui fece per parlare per la prima volta, sentì parecchie voci avvicinarsi sempre di più, armati di spade e torce infiammate per farsi luce in mezzo alla foresta. Dovevano essere i discepoli del Clan Nie, e si convinse quando sentì alcuno di loro chiamarla ad alta voce, non sapendo che si trovava a meno di dieci metri da loro.

-Beh, a quanto pare sono stati veloci, non ho neanche potuto chiacchierare bene con te.- E il ragazzo si tolse il proprio cappotto, posandolo sulle sue spalle e allacciandolo in modo tale che non si sarebbe potuto togliere facilmente. Era caldo e, soprattutto, sicuramente troppo enorme per una ragazza minuta come lei, e questo le fece salire uno strano calore sulle gote, qualcosa che non aveva mai sperimentato.

-Tu…chi diamine sei?- Chiese con fare educato, una cosa molto strana per lei, mentre iniziava a sentire la ferita alla gamba pulsare e bruciare sempre di più, macchiando i vestiti.
Il ragazzo rise solamente, sistemando meglio il cappotto sulle sue spalle, prima di prendere un sasso e lanciarlo contro un albero vicino al gruppetto di discepoli che si stava allontanando, riuscendo ad attirare la loro attenzione.

-Ci vediamo più avanti, piccola Nie, e non cacciarti in altri guai, non sarò sempre nei paraggi.- E scomparì dopo aver messo via la propria spada, lasciandola in mezzo alla foresta a fissare la direzione in cui era sparito.

-Signorina Nie!-

-Giovane Padrona Nie!-

-La vostra gamba, signorina! Oh mio Dio, cosa vi è successo?!-

-Ci sono dei corpi decapitati qua, ma non avete nessuna sciabola con voi!-

-Dobbiamo avvisare il Capo Clan Nie e il Capo Clan Wen, svelti!-

Nel giro di pochi secondi si ritrovò circondata dai discepoli del proprio clan, che in parte conosceva, dato il fatto che si allenavano spesso insieme, sotto lo sguardo intenso e serio del proprio padre. Vide anche dei fuochi d’artificio esplodere in aria, formando i colori e lo stemma del Clan Nie, mentre nella lontananza riusciva a vederne alcuni del Clan Wen.

"Oh no…e io ora come guardo i miei in faccia dopo che sono scappata da Qinghe, ho messo a repentaglio la mia vita e mi sono fatta cercare da probabilmente l’intero clan??? E non posso neppure scappare, dato che ho la gamba ferita! Oggi è proprio una giornata tremenda!"

A malapena si rese conto quando una delle proprie damigelle la fece sedere su un masso, iniziando a prendersi cura della sua gamba. Liudan, la dama d’onore che la seguiva quasi ovunque e sua unica amica, sembrava la più preoccupata, dando istruzioni ben precise agli altri discepoli sul fatto di controllare la zona circostante in cerca di altri corpi che avrebbero potuto nuocere allo stato fisico della loro signorina, ma già sapeva che l’avrebbe sgridata per bene non appena sarebbero tornate a palazzo e chiuse nella propria stanza.

Dopo neanche dieci minuti, sentì un coro di “Capo Clan Nie” e “Capo Clan Wen” riecheggiare nel piccolo spiazzo vuoto in cui si erano appostati per aspettare il loro arrivo, e il sangue nelle vene di Liuxian si raggelò. Non sapeva minimamente cosa dire, e sapeva che non avrebbe potuto contare su Liudan, quella volta.

-Dov’è mia figlia?! L’avete trovata e sta bene?!- La possente voce di Nie Mingjue si poteva sentire da decine di metri di distanza, eppure tutti potevano sentire il suo tono preoccupato. In meno di qualche secondo, lui si materializzò davanti a lei, come se fosse comparso dal nulla, e il suo sguardo si concentrò subito sulla sua gamba, che stava venendo fasciata da una delle dame, provando a lavare via il sangue dalla sottoveste, con pochi risultati.

-Nie Liuxian! Sei per caso impazzita?!- Urlò subito dopo suo padre, uno dei due pugni stretti con forza attorno all’elsa di Baxia. Non che lei si fosse aspettata un trattamento più gentile da lui, al momento, ma ci rimase un po’ male.

-Scappare di casa, perfino fuori da Qinghe vicino al tramonto e senza nessuna arma?! Io e tua madre siamo diventati matti per provare a cercarti! La prossima volta che succederà una cosa del genere, posso giurarti che passerai il resto dei MIEI giorni a meno di un metro da me e sempre accompagnata da delle guardie!-

-A-Die, aspetta—

-No! Stai zitta, appena torniamo a casa, farò in modo di cancellare ogni singola attività che comprende il fatto di farti uscire dalla stanza!-

Liuxian era in completo imbarazzo e sgomento, al momento. Suo padre la stava riprendendo davanti a tutti i discepoli del clan, anche se loro stavano guardando per terra o da un’altra parte, lei sapeva benissimo che si sarebbero ricordati tutto, magari avrebbero anche raccontato in giro la faccenda e lei non sarebbe davvero più uscita da Qinghe, tanto meno dal Unclean Realm.
Nie Mingjue non le aveva mai urlato contro in tutta la sua vita, aveva forse leggermente alzato la voce, perciò sentirgli dire quelle parole in un tono di voce mai sentito le faceva venir voglia di nascondersi sotto terra e non vedere più la superficie.
Anche quando sua madre riuscì a calmarlo, non le risparmiò un’occhiata di disapprovo, anche se almeno non le disse nulla per rimproverarla.

Sentì un nodo doloroso alla gola e altre lacrime pronte a solcare il viso leggermente sporco di sangue e polvere, ma fece di tutto per non sembrare più debole di quello che era già. Si sarebbe lasciata andare in camera, da sola, dove nessuno avrebbe potuto sentirla.

-E ora muoviti, si torna a Qinghe!- Disse Mingjue meno aggressivamente di prima, anche se non era proprio molto felice della bravata che lei aveva fatto, per poi girarsi e camminare via, mentre Wen Qing la raggiunse velocemente, allontanando le dame e controllando che le fasce fossero messe bene attorno alla gamba. Tirò fuori una boccetta di pillole da una piccola borsetta legata sul fianco e le fece segno di ingoiarne un paio, passandole anche una borraccia d’acqua per aiutarsi.

-Tuo padre era molto preoccupato, A-Cai. Non parlargli per un giorno o due, va bene? Sai perfettamente che non intende davvero quello che ha detto.- Le disse dolcemente mentre le accarezzava lentamente una guancia, anche per provare a pulirla.
Liuxian alzò lo sguardo verso di lei e provò a parlare, sentendo però il nodo alla gola impedirle di farlo, perciò si limitò solo ad annuire piano con la testa e provare a tirarsi in piedi. Anche se non soddisfatta, sua madre le diede una mano ad alzarsi e la prese sulle spalle con delicatezza, raggiungendo lentamente il resto del clan che si trovava solo a qualche metro di distanza.

La più piccola nascose il viso nella spalla della madre, rilassandosi quasi subito e addormentandosi lentamente, stremata dagli eventi di quella giornata. Sognò il ragazzo che l’aveva salvata, che le aveva dato il proprio cappotto. Aveva un buon odore, anche se non riusciva davvero a dare un nome ad esso.

Nie Liuxian, all’età di tredici anni, aveva appena fatto il primo grande pasticcio della sua vita.

   
 
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