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Autore: sever cilla    31/03/2020    0 recensioni
[https://it.wikipedia.org/wiki/A_casa_dei_Loud]
Lincoln, l'unico ragazzo nella famiglia Loud, è diagnosticato con una malattia terminale. I dottori gli danno solo alcune settimane rimanenti, nel migliore dei casi. Come reagirà un ragazzo di undici anni quando scopre che morirà presto? E le sue sorelle? Resisteranno alle emozioni o cadranno a pezzi? Storia originale scritta da UnderratedHero su fanfiction.net / Original story by UnderratedHero on fanfiction.net
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Traduzione | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 2 - Un’attesa snervante
 
Generalmente, le sorelle Loud e i luoghi silenziosi non andavano molto d’accordo; anche per definizione erano abbastanza opposte. Loro erano delle giovani, energiche ragazze che lo stile di vita le ha fatte diventare rumorose. Raramente si ritrovarono con niente da fare, e le loro attività tendevano a tentare la pace ovunque fossero. Questo spiegava parzialmente perché si sentivano così male. Tante ore sedute lì, bisbigliando, e senza niente da fare ma l’attesa le stava interessando. Comunque, erano più interessate dal fatto che loro erano nella sala d’attesa dell’ospedale con nessuna notizia dai dottori.
 
Lori guardò il suo telefono. Un quarto alle quattro. Erano arrivate all’ospedale almeno cinque ore prima. Apparentemente, Lincoln e Lynn stavano semplicemente giocando a calcio quando lui fu colpito dritto in testa dalla palla, e poi svenne. Quando lei non poteva svegliarlo, Lynn andò nel panico e iniziò ad urlare in cerca di aiuto. Alcune persone si riunirono per aiutarla e chiamarono rapidamente un’ambulanza. Lola e Lana videro un piccolo gruppo di persone che sembrava stessero guardando qualche incidente, quindi andarono là, curiose. Quando scoprirono che era Lincoln, comunque, corsero per avvertire i loro genitori, separandosi per trovarli più facilmente.
 
Lori stava provando a tenere lontana Leni da alcuni punk in-disperato-bisogno-di-attenzione quando vide Lana. La piccola stava correndo e gridando in cerca dei genitori. Stava anche piangendo. Preoccupata, la sorella maggiore andò da lei.
 
“Lana, cosa è successo?!”, chiese Lori, guardando per una ferita.
 
“L-lui sta s-sa-sanguinando e...e...n-non si sv-sveglia”, disse Lana singhiozzante, mentre le lacrime continuavano a scendere lungo le sue guance mentre provava a pulirsi il naso.
 
“Chi sta sanguinando?!”
 
“L-Li-Lincoln!”, rispose, prima di buttarsi tra le braccia della sua sorella maggiore.
 
Lori trascinò letteralmente Leni via dai ragazzi, correndo dove Lana la stava guidando. Quando arrivarono, il cuore di Lori saltò un battito o due quando vide il suo fratello minore steso immobile per terra, chiaramente incosciente, con un rigagnolo di sangue che gli scendeva dal naso.
 
I genitori erano già là, con Lola, Lily, e Lisa, che cercavano di calmare una Lynn isterica. Lei stava provando a dire a loro cosa è successo, ma il pianto e il borbottio rendevano impossibile capirla. Un momento dopo, Luna, Lucy e Luan arrivarono, avendo visto la commozione nel parco. Le dieci sorelle erano tutte spaventate e mortalmente preoccupate. I loro genitori non erano molto meglio, ma provarono a calmarle. Fortunatamente, l’ambulanza arrivò molto presto, e portarono immediatamente Lincoln al più vicino ospedale.
 
Appena entrarono all’ospedale. Il tempo si rallentò. Ogni minuto diventava una piccola eternità. Quasi un’ora dopo essere arrivati, un dottore finalmente si avvicinò per dire come stava Lincoln. Il povero uomo rapidamente si ritrovò con le spalle al muro quando le dieci sorelle lo avevano circondato, chiedendo riguardo le condizioni del loro fratello. Lisa addirittura prese il blocco note del dottore e iniziò a leggere i risultati del test da sé quando il Sig. Loud le chiamò e loro lasciarono il dottore da solo. Di nuovo in grado di respirare, il dottore spiegò che Lincoln era stabile ma anestetizzato. Dovevano ancora scoprire la causa dello svenimento, quindi il dottore chiese il permesso per fare alcuni ulteriori test. I genitori erano d’accordo, e chiesero quando potevano essere in grado di vederlo. Il dottore disse che dovevano aspettare per il completamento dei test e per la fine degli effetti della droga. Il tutto poteva durare un paio d’ore.
 
Quindi i Loud si misero comodi in sala d’attesa e aspettarono. E aspettarono. E aspettarono. Cinque lunghe ore di silenzio, ad essere preoccupati a non finire. Lori si guardò attorno. Leni si stava specchiando in uno specchio portatile, ma la sua mente era chiaramente da qualche altra parte. Luna aveva il braccio sopra le spalle di Lynn. Lynn si stava abbracciando le sue ginocchia contro il suo petto. Luna e Luan stava provando a tirarla un po’ su, ma anche loro due erano abbattute. Quest’ultima non aveva detto una singola battuta da quando erano lì. Lucy aveva uno dei suoi romanzi di vampiri, aperto alla stessa pagina da mezz’ora, mentre Lisa stava elencando ad alta voce tutte le possibili cause dello svenimento di Lincoln e le rispettive cure. Le gemelle, nel frattempo, erano ancora spaventate dall’immagine della faccia incosciente del loro fratello, coperta di sangue. Lola stava riposando la testa sulla spalla di sua sorella, senza che le importava che i suoi capelli erano vicini al cappello sporco di Lana.
 
Lori sospirò e guardò il suo telefono di nuovo. Le quattro meno dieci, e cinque nuovi messaggi da Bobby. Lui voleva sapere cosa stava accadendo. Lei disse che ancora non sapevano niente. Lui mandò un’emoji triste e le disse che appena poteva uscire dal lavoro sarebbe andato all’ospedale per vederla. Disse inoltre che anche Ronnie Anne era davvero preoccupata, e che anche lei voleva vedere Lincoln.
 
Lei stava per dirgli che probabilmente non era una buona idea quando lo stesso dottore di prima uscì da una porta. Le sorelle si alzarono, ma il loro padre le fermò prima che potessero fare qualsiasi cosa. Si avvicinò al dottore, con la sua moglie.
 
“Quindi, dottore, ci sono novità?”
 
“Bè, innanzitutto ancora non siamo sicuri riguardo a cosa lo ho portato qui, ma almeno sappiamo che non è un’infezione.”
 
“Questa è una cosa buona, vero?”
 
“Potrebbe. Lui sta reagendo bene alle medicazioni, e ciò è sempre una cosa buona. È ancora troppo presto per le analisi del sangue di darci qualcosa, ma avremo presto la TAC pronta, e probabilmente potremo scartare condizioni più gravi.”
 
“Ok” disse il Sig. Loud, abbracciando sua moglie “Come sta?”
 
“è per questo che sono venuto qui. Si è svegliato qualche minuto fa. Era molto confuso, sono stato capace di calmarlo. Vuole davvero vedervi. Ma è davvero stanco” aggiunse il dottore, guardando di traverso alle ragazze “quindi forse sarebbe meglio se noi non...intendo...se noi possiamo...”
 
“Tenere le ragazze tranquille e non disturbarlo” lo aiutò la Sig.ra Loud.
 
“Si. Esatto. Potete vederlo, ma attentamente, e in silenzio.”
 
“Ok. Grazie, dottore.”
 
Il medico tornò alla porta, aspettando di essere seguito dai Loud. Ma prima di ciò, il Sig. Loud parlò alle figlie.
 
“Allora, ragazze, ascoltatemi. Adesso andiamo a vedere Lincoln MA se anche solo una di voi alza la voce o fa qualcosa che può turbarlo o infastidirlo, sarete tutte buttate fuori dalla stanza. Capito?”
 
“Sissignore” risposero.
 
“Probabilmente sarà stanco, quindi calmatevi. Provate a non disturbarlo e non abbracciatelo troppo forte.”
 
“E non toccate niente” aggiunse la Sig.ra Loud
 
Una volta che promisero come si dovevano comportare, le sorelle attraversarono la porta e alla fine riuscirono ad arrivare all’ala delle stanze. Seguirono il dottore attraverso il lungo corridoio, con porte a entrambi i lati. Le ragazze stavano disperatamente cercando la stanza di Lincoln, come se temevano che il dottore l’avesse persa. Guardavano attraverso ogni porta aperta, e mentre continuavano ad andare, si sentivano sempre più nervose.
 
L’interminabile corridoio era estremamente silenzioso. I passi delle ragazze risuonavano sui muri, interrotti solo dalle poche conversazioni tra le infermiere che portavano le medicine e gli attrezzi medici. Passarono presso molte stanze occupate. Alcuni pazienti sembravano in realtà felici, guardando la TV o leggendo un libro nei loro letti, ma c’erano altri pazienti che apparivano come se stessero provando dolore, o erano terribilmente stanchi.
 
Lori pregò che il suo fratello stesse bene.
 
“Eccoci”, disse alla fine il dottore, camminando nella stanza. “Ehi, bello. Ho trovato qualcuno in sala d’attesa. Credo che vorrebbero vederti. Entrate.”
 
La famiglia entrò, e Lori tirò un sospiro di sollievo. Lincoln era seduto sul suo letto, con un tiepido sorriso sul suo viso. Se non fosse per la benda sul suo braccio – da dove probabilmente hanno preso il campione di sangue – e il fatto che stava indossando un camice, lui stava semplicemente sul letto della sua stanza.
 
“Mamma, papà!” disse eccitante, alzandosi dal letto.
 
“Lincoln, che cosa ti ho detto?” chiese il dottore, accigliandosi. Il ragazzo si sedette di nuovo, con i piedi che penzolavano dal lato del letto.
 
“Che non devo alzarmi” rispose Lincoln, un po’ imbarazzato.
 
“Oh, tesoro” disse la Sig.ra Loud, avvicinandosi con Lily sulle sue braccia “Sono così felice di vedere che stai bene.”
 
“Come ti senti?” chiese il Sig. Loud.
 
“Bene. La testa non mi fa più male.”
 
“Mi ha detto che ultimamente aveva forti mal di testa, assieme a problemi a dormire. Lo sapevate?” chiese il dottore.
 
“Cosa? No, non lo sapevamo… Lincoln, perché non ce l’hai detto?”
 
“Non… non lo so… pensavo che non fosse niente” disse il ragazzo, giocando nervosamente con le sue dita “Credo che io non volevo farvi preoccupare di qualcosa che pensavo non fosse niente”
 
“Lincoln, ce le devi dire queste cose. Sapremo decidere se è il caso di preoccuparsi o meno” disse la Sig.ra Loud, mentre cercava di far evitare a Lily di tirare i capelli di Lincoln.
 
Le parole sembravano un po’ più severe di quello che lei intendeva, e Lincoln guardò giù.
 
“Mamma, non sgridare Lincoln” intervenne Lori, avvicinandosi al suo fratello e dandogli un sorriso incoraggiante “Ehi, Linc.”
 
“Ciao, Lori” disse felicemente lui “Sembri… stanca.”
 
“Bè, è stata una lunga giornata…”
 
Lincoln stava per dire qualcosa, ma sentì qualcuno tirargli il camice. Quando guardò giù, vide Lana e Lola che lo stavano guardando con gli occhi pieni di lacrime e con le labbra tremanti.
 
“Starai bene?” chiese Lola, quasi impercettibile.
 
“Guarisci presto, Lincoln, ti prego” disse Lana, abbracciandogli la gamba.
 
Lincoln accarezzò i loro capelli, provando a confortarle. Il dottore si scusò, e uscì dalla stanza, lasciando la famiglia da sola.
 
“Ragazze, ragazze, non vi preoccupate. Sto bene. Il vostro fratellone starà bene. Non c’è bisogno di essere preoccupate.”
 
“Bè, siamo tutte preoccupate, bro” disse Luna, avvicinandosi anche lei “Siamo state abbastanza spaventate, sai.”
 
“Oh, ragazze, mi… mi dispiace.”
 
“Aspetta, Lincoln è dispiaciuto? Che cosa ha fatto?” chiese Leni, confusa come sempre.
 
“Credo che il nostro fratello stia esprimendo una sensazione ingiustificata ed esagerata di rimpianto che proviene da qualche forma di colpa per averci fatto preoccupare riguardo alla carenza di certezze riguardo al suo stato di salute post-traumatico-e-post-svenimento” provò a spiegare Lisa, mentre si aggiustava i suoi occhiali con il suo dito indice destro
 
“Figlio, non devi chiedere scusa per nessuna cosa. Non è colpa tua” lo rassicurò il Sig. Loud.
 
“Lincoln non è l’unico che si sente in colpa per qualcosa che non dovrebbe” disse Lucy “Anche Lynn lo è”
 
Tutti si girarono per guardare Lynn. Infatti, mentre le altre ragazze si erano avvicinate al letto del loro fratello, Lynn era in piedi con le spalle al muro, con le braccia incrociate sul suo ventre, come se si stava abbracciando da sola senza rendersene conto.
 
“Lynn?” chiese la madre.
 
“Lynn, tu non hai fatto niente di male” la rassicurò Lincoln “Lo sai, vero?”
 
Lynn guardò per terra, mordendosi il labbro inferiore. Luna le si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla.
 
“Lynn, sto bene, davvero. Per favore, non sentirti male.”
 
La ragazza continuò a fissare per terra per qualche momento. Poi spinse violentemente la mano di Luna da sopra la sua spalla e inizio ad avanzare rapidamente verso Lincoln, accigliandosi e con i pugni chiusi. Sia Lincoln che Lori riconobbero immediatamente il suo linguaggio del corpo. Era lo stesso che ha sempre usato quando stava per prendere a pugni in faccia a qualcuno. La sorella maggiore provò a fermarla, ma la madre la fermò a sua volta. Lori guardò Lynn confusa, ma la Sig.ra Loud semplicemente sorrise e disse a lei di guardare.
 
Lynn si fermò proprio davanti a Lincoln, con le gemelle che stavano ancora abbracciando le sue gambe, guardando sconcertate la loro sorella. Lynn rimase in piedi per qualche secondo. Improvvisamente, afferrò Lincoln. Lui credeva che lei stava per immobilizzarlo, ma finì con essere completamente sorpreso quando realizzò che Lynn gli stava semplicemente dando un abbraccio. Un tenero, soffice abbraccio che era completamente insolito per una come lei.
 
Prima che Lincoln potesse reagire, anche Lori lo abbracciò. E poi Luna, e poi Leni. Ben presto, lui si ritrovò circondato dalle sue sorelle, stando al centro di un abbraccio di gruppo. Rimasero così per qualche minuto, con i loro genitori che guardavano felicemente.
 
“Ragazze, lasciate Lincoln respirare”
 
Le ragazze indietreggiarono un po’ e, dopo aver lasciato la loro presa, sembravano tutte più rilassate. Presero alcune sedie che trovarono nella stanza – e alcune dalla stanza vuota che era accanto – e si sedettero intorno al letto, mentre provavano ad iniziare una conversazione. Anche se stavano mantenendo la loro promessa di tenere le loro voci basse, tutte volevano parlare con Lincoln, e lui non riusciva a capirne nemmeno una.
 
“Ragazze, tranquille. Il dottore ha detto che ci vorrà un po’ prima che arrivino i risultati, non c’è bisogno di avere fretta”.
 
Lincoln vide chiaramente che Luan aprì bocca come per dire qualcosa, ma poi la richiuse velocemente.
 
“Luan, vuoi dire una barzelletta, vero?” disse Lincoln
 
“Oh, no, no” disse lei, anche se non ci credeva nessuno “Voglio dire, ora non è il momento delle barzellette...”
 
“In realtà, sono piuttosto annoiato. Mi servirebbe un comico sollievo” insistette lui, coni un sorriso.
 
“Coraggio, Luan, dì pure” disse Lori.
 
Dato che insistevano, Luan smise di contenersi.
 
“Bè, mamma e papà hanno ragione, non c’è bisogno di avere fretta, dobbiamo solo essere PAZIENTI!”
 
Ci fu un piccolo silenzio dopo che la battuta fu detta, che era qualcosa a cui Luan era abituata. Quello a cui lei non era preparata era vedere Lincoln chiudere gli occhi e il suo petto che stava iniziando ad avere degli spasmi.
 
“Lincoln, stai bene?” chiese Lynn, preoccupata della possibilità che lui si stesse agitando di nuovo.
 
Lui si coprì il viso con una mano. Il suo petto era decisamente in preda alle convulsioni.
 
“Lincoln? Cosa succede?”
 
Lui finalmente guardò, sorridendo.
 
“Pazienti” ripetè lui, prima che iniziò a ridere.
 
Le ragazze lo guardarono sbalordite per qualche secondo, prima che anche Luna iniziasse a ridere. Si guardarono tra loro, e uno per uno risero tutti, sempre più forte, fino a piangere.
 
I genitori stavano guardando tutta la scena, e quella immagine sarebbe rimasta stampata nelle loro menti come una polaroid. Stava per essere, dopotutto, l’ultima volta che la famiglia avrebbe avuto un bel momento.
 
Continuarono a parlare per un bel po’, fino a quando la porta si aprì e il dottore entrò, con varie annotazioni e alla mano quella che sembrava una radiografia. Le ragazze per poco non si contenevano dal circondare il dottore di nuovo.
 
“Scusatemi, potrei parlare privatamente con voi, Sig. e Sig.ra Loud?” chiese il medico, indicando fuori dalla porta.
 
“Certo. Torneremo subito, amore” disse La Sig.ra Loud a Lincoln, prima di dare Lily a Lori e di uscire dalla stanza con suo marito e con il dottore.
 
Ovviamente, appena la porta si richiuse, tutte le dieci sorelle vi erano accanto, provando a sentire di cosa stavano parlando gli adulti.
 
“Cosa stanno dicendo?” chiese Lana, mettendo il suo orecchio contro la porta.
 
“Shh” sibilò Luan “Non riusciamo a sentire se parli”
 
“Shh, non sentiamo niente se tu le dici di fare silenzio” disse Lola.
 
“Non vedete che non riusciamo a sentire niente se continuate a parlare!” si lamentò Lynn.
 
“Ragazze, sarà meglio tenere il volume basso, o...” iniziò Lincoln.
 
“Stai zitto!” gridarono tutte le sorelle, girandosi per guardarlo.
 
In quel momento la porta si aprì, mostrando i loro genitori, non completamente sorpresi di trovare le ragazze che provavano ad origliare. Rimasero paralizzati per un istante, prima di sorridere ed assumere pose casuali. Le ragazze credevano di stare per ricevere qualche tipo di sgridata, ma il Sig. Loud sospirò appena.
 
“Ragazze, salutate Lincoln” disse alla fine “Lori, portale a casa.”
 
“Cosa?” dissero le ragazze all’unisono.
 
“Ma siamo appena entrati!”
 
“Non sappiamo neanche come sta!”
 
“È troppo presto!”
 
“Voglio stare con Lincoln!”
 
“SILENZIO!”
 
Furono tutte colte alla sprovvista dall’urlo del loro padre. Si alzò una mano sulla testa, massaggiandosi le tempie.
 
“Ragazze, domani avete scuola e si sta facendo tardi. Andate a casa, cenate e andate a letto presto. Vostra madre e io resteremo qui. Lori, portale a casa.”
 
“Ma papà...”
 
“Portale. A. Casa.”
 
Era da un po’ di tempo che Lori non aveva visto suo padre così nervoso. Sembrava controllarsi dal non urlare contro di loro, ed era davvero preoccupante. Cosa aveva detto il dottore? Perché il padre era così? Finchè voleva stare vicino al suo fratello fino a quando le sorelle sarebbero state sicure al 100% che lui stava bene, Lori capì che litigare avrebbe solo peggiorato le cose.
 
“Coraggio, ragazze, salutate Lincoln.”
 
Con Lori che si arrese, le altre sorelle guardarono in basso, sconfitte. Una per una salutarono Lincoln, abbracciandolo, dandogli un bacetto sulla guancia e desiderandogli il meglio. Lui disse a loro che tutto sarebbe andato bene con un gran sorriso sul suo viso. Un minuto dopo, Lori guidò le sorelle al parcheggio dell’ospedale. Entrarono nel van, senza neanche pensare quali erano i loro posti. Mentre stava controllando la cintura del seggiolino di Lily, Lori pregò silenziosamente che il suo fratello stesse bene.
 
Nella stanza, la Sig.ra Loud stava provando a calmare suo marito.
 
“Forse sono stato troppo duro con loro” stava dicendo il Sig. Loud
 
“Non preoccuparti, caro. Lo sanno che siamo ansiosi”
 
“Mi dispiace per l’intera situazione” disse il dottore “Ma penso che era meglio parlare prima con voi”
 
Si avvicinò a un apparato sul muro. Lincoln pensò che si trattava di un qualunque schermo luminoso, ma ricordò di aver guardato programmi e film dove i dottori usavano quei apparati per vedere le radiografie più chiaramente.
 
“Ancora non abbiamo il risultato dell’esame del sangue. Ma…abbiamo la TAC” disse il dottore, senza guardare Lincoln o i suoi genitori.
 
“E?” chiese la Sig.ra Loud.
 
Il medico, proprio come Lincoln pensò, mise la TAC sullo schermo. Lincoln non sapeva cosa stava guardando. Molti segni offuscati e alcuni punti bianchi di qua e di là; forse erano circa sei punti bianchi, tutti molto piccoli. Il ragazzo notò che la linea esterna offuscata aveva la forma della sua testa, vista da sopra. Il dottore contemplò la reazione di Lincoln e dei suoi genitori senza dire niente. Sembrava quasi che il dottore si aspettava che loro capissero senza il bisogno di spiegare.
 
Certamente Lincoln non comprese, ma i genitori sembravano di sì.
 
“È-è…? No…Può essere…?” disse il padre, guardando incredulo lo schermo.
 
“No...No, no...” ripetè la madre, coprendosi la bocca.
 
Lincoln iniziò a preoccuparsi. Sua madre lavorava in un istituto medico. Sì, era uno studio dentistico, ma questo le permetteva la capacità di leggere le radiografie, giusto? Perché era così scioccata?
 
“Mamma?” la chiamò Lincoln, ma lei era persa nel suo sguardo, ripetendo le stesse parole ancora e ancora.
 
“No...No...”
 
“Papà? Co-cosa c’è? Cos’è? Cosa ho?”
 
Notando che i genitori del ragazzo erano in stato di shock, il dottore si avvicinò lentamente a Lincoln. Si piegò fino a quando era occhio-ad-occhio con lui ed esitante gli mise una mano sulla spalla. Aprì la bocca per dire qualcosa, ma era chiaramente alla ricerca delle giuste parole da dire. Alla fine fece un lungo respiro e lo guardò negli occhi.
 
“Mi dispiace, Lincoln"
   
 
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