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Autore: Jason Gaming    31/03/2020    2 recensioni
Prima AU, e prima Fanfiction seria che scrivo.
Il mondo è un inferno. Se non hai fortuna devi combattere con le unghie e con i denti per sopravvivere, devi impegnarti. Ma che ci crediate o no, anche detto così sembra facile, impegnandosi, per fare qualcosa che va contro noi stessi. Tradire la nostra anima, sottometterla, terrorizzarla. E chi non ci riesce muore. Perché se sei più debole di te stesso non sei più forte di nessuno.
Tashigi questo lo ha imparato, e ha costretto se stessa a fare un lavoro patetico e vergognoso, tradendo la propria anima.
Tutto ciò che può fare è sperare in un miracolo, e forse qualcuno glielo darà.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Barba nera, Mugiwara, Roronoa Zoro, Tashiji
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Oramai non c’era via di scampo... non aveva scelta, in quel posto non c’era lavoro da nessuna parte, non poteva pagare l’affitto, i suoi genitori erano morti da due anni ormai. Ma comunque era riuscita ad arrangiarsi, la Marina militare riusciva a pagare quanto bastava per tirare lentamente avanti, con il tempo dovuto sarebbe riuscita a guadagnarsi una promozione, e piano piano, riuscendo a superare se stessa, impegnandosi, senza dover contraddire o sopraffare la propria anima, avrebbe guadagnato sempre qualche dollaro in più, finché non avrebbe avuto i soldi per potersi permettere una vita migliore.

Ma... il mondo è crudele, e sei non sei preparato ad ogni evenienza cadi. Cadi. Continui a cadere finché non ti spiaccichi sul fondo come un patetico insetto, inerme e sottomesso. Ecco, è così che Tashigi si sarebbe dovuta sentire, dopo aver subito un furto, quando era tornata nel suo appartamento non c’era più nulla, neanche un soldo, lei non sarebbe più riuscita a riprendersi facendo anche i suoi soliti lavoretti. Quindi non c’era scelta, lei doveva andare in quel posto, a lavorare per quel Teach.

 

Tashigi si trovava di fronte al suo nuovo luogo di lavoro adesso, “Il bordello dei Pirati”, un posto disdicevole di un quartiere a dir poco malfamato, ma non aveva scelta. Tirò fuori tutta la sua volontà, doveva soggiogare la propria anima e fare qualcosa che non avrebbe mai voluto, doveva tradire se stessa per sopravvivere, per diventare ancora più forte. Da sola. Per sempre.

“Sei finalmente arrivata tesoro!", eccolo lì l’energumeno, quasi due metri di grasso e puzza di alcool, una bocca con qualche dente in meno che formava un ghigno crudele, la pelle scura e sporca come i suoi capelli, per poi non parlare della sua barba. Ma la cosa più inaspettatamente tremenda di quell’uomo era il suo sguardo. Si dice che gli occhi siano la finestra dell’anima. Ebbene quelli erano occhi senz’anima, poiché quella non si poteva definire un anima. Sottomessa e debole come un bambino a cui avevano appena portato via il giocattolo, un anima che non provava nulla per nessuno poiché troppo spaventata da se stessa, un anima che aveva provato a fidarsi di quell’uomo, e che una volta tradito ha provato a combatterlo. Un anima schiavizzata da quell’uomo senza orgoglio, Marshall D. Teach, il proprietario del bordello in cui Tashigi sarebbe andata a lavorare. “Che ti prende piccola? Non sai che al padrone si saluta e si sorride sempre?” Disse avvicinandosi a lei, troppo, decisamente troppo, oltre il limite, riusciva a sentire quella sua puzza a dir poco insopportabile, che a confronto i sigari di Smoker sembravano candele profumate. No... non doveva pensare a lui, nel modo più assolto, se lo avesse fatto la sua anima avrebbe vinto contro se stessa, e lei avrebbe perso. Ma lei non voleva questo, a costo di perdere la castità... ma non doveva pensare neanche a quello, era uno degli scenari peggiori, magari prima sarebbe riuscita a trovare i soldi necessari prima che succedesse il peggio. Si, cela poteva fare. Ma in cuor suo Tashigi sapeva come sarebbe finita, e continuava a pregare il cielo di salvarla, non voleva l’aiuto di nessuno, voleva la forza e la fortuna di vincere contro di se, per poi poter finalmente vivere di nuovo. “Allora?!” ripete Teach con tono minaccioso, facendo ritornare Tashigi nel mondo crudele. Tashigi si fece forza, diede un pugno alla sua anima, e cominciò ad impegnarsi. “Si mi scusi padrone.” Disse la corvina sfoggiando il suo più falso sorriso, che le venne restituito con un ghigno da Teach.

Entrarono del bordello, “Mettiti a tuo agio nella tua nuova casa! Poi ti mostro i camerini e le tue nuove amiche!” continuò l’energumeno, ma mettersi a proprio agio in un posto così era impossibile anche per il peggior rifiuto esistente, una puzza di alcool da far rabbrividire gli ubriaconi del vicolo, si vedevano ancora i segni degli sbocchi sul pavimento, i tavoli erano tutti rovinati e le uniche illuminazioni erano alcune luci rosse che facevano sembrare quel posto ancora più raccapricciante. Erano tre le zone che sembravano aver ricevuto almeno un minimo di attenzione: quello che pareva essere un piccolo palco, con le assi del pavimento ridotte male, ma sicuramente non peggio dei tavoli, e ovviamente c’erano anche i motivi per cui Tashigi si trovava lì... i pali, quegli stramaledetti pali erano il suo unico modo per salvarsi, avrebbe dovuto mettersi a ballare attaccata a quegli sporchi pali come un’indemoniata per appagare quelle fecce che sarebbero venute a vederla. Poi il bancone, si poteva dire che almeno per gli alcolici non mancasse nulla, dalla birra alla grappa, per un alcolizzato quel posto lo si poteva definire un paradiso, ma per chiunque altro sarebbe stato un inferno.

L’ultima zona che pareva essere vagamente pulita era una porta non troppo alta alla destra del palco, probabilmente portava ai camerini, oppure alla stanza di Teach. Fatto sta che di sicuro neppure quel luogo sarebbe stato rassicurante, e la voce che in quel momento stava chiamando Tashigi lo era ancora di meno, “Allora ti piace il posto piccola? Perché ora- disse mettendogli una mano sulla spalla-non vieni con me?” Finì stringendola a se allo stesso modo di un disgustoso maniaco. Teach aprì la porta che rivelò un corridoio umido e sudicio, che si divideva in due strade: a destra si trovava una porta alta e ben curata, o almeno meglio del resto del locale. A sinistra invece si poteva vedere una porta in legno, ovviamente anch’esso rovinato, con un cartellino attaccato ad un chiodo arrugginito, c’era scritto “camerini”, “Ecco la tua nuova stanza tesoro”, Tashigi stava pensando di mandare a farsi fottere quell’uomo ed andarsene da quel letamaio, ma si rese conto che era solo la sua anima che le aveva dato uno schiaffo come risposta a quel pugno che lei le aveva dato prima, ma ci aveva già pensato prima, e ora che si era decisa a fare quel lavoraccio, non si sarebbe tirata indietro. Restituì lo schiaffo alla sua anima ed aprì la porta. Tashigi rimase allibita dall’indecenza di quel posto. Donne dai 16 ai forse addirittura 40 anni che fumavano e se ne andavano camminando per la stanza come se niente fosse, vestite in modo che ben poco venisse lasciato all’immaginazione. Ma le immagini più raccapriccianti non erano quelle... le immagini più raccapriccianti erano le droghe e le donne stesse che... approfondivano la loro intimità, lì, in pubblico, fra di loro... nulla di più vergognoso e disagiante. “Buongiorno ragazze! Che state facendo? Mollate tutto e venite a salutare la vostra nuova amica!” Impose Teach, mandando avanti Tashigi. No, lei non poteva sopportarlo, lontano. Dovevano starle lontano. Lontano. Lontano. Ma non si legge il pensiero, le ragazze si avvicinarono a Tashigi con sguardi poco rassicuranti, “E tu chi saresti? Sei piuttosto carina...” disse una donna dai lunghi capelli castano chiaro, e degli occhiali che coprivano lo sguardo provocante. “Io sono Tashigi...” disse la corvina tirando fuori tutto il contegno che aveva. La donna improvvisamente le prese il mento fra le dita, “Mh... hai un nome piuttosto insolito. Ma come ho detto prima sei piuttosto carina, finiresti per rubarmi molti clienti...” se in quel preciso momento quella sgualdrina non si cuciva la bocca e non la lasciava andare, Tashigi poteva giurare che la sua entrata nel bordello non avrebbe cambiato il numero delle ragazze lì presenti, perché l’avrebbe uccisa. “Ehi Califa lasciala in pace.”, una ragazza dai lunghi capelli rosa chiusi in una treccia intervenne, salvando la vita a quella donna che pareva chiamarsi Califa, quest’ultima levò le dita dal mento di Tashigi “Ma su Rebecca... era solo un complimento per la nostra nuova arrivata...”, quella era morta, ma la corvina non ebbe l’occasione di seccarla perché era stata fermata dalla rosea, “Lasciala perdere, Califa è così, e c’è poco da fare... io comunque sono Rebecca. E tu di certo non hai l’aria di una che vorrebbe essere qui”, o ma guarda un po’, abbiamo una veggente, chissà da cosa lo avrà capito, sarà che nessuna donna vorrebbe mai fare un lavoro così se non per soldi? Da come parlava era facile capire che tipo di donna fosse, ma Tashigi la guardò negli occhi, quelli erano gli occhi di un anima sempre in conflitto, un anima che faceva costantemente a braccio di ferro con se stessa, ma che andava sempre impassibile per la sua strada, a guardarla bene le somigliava molto, probabilmente anche lei voleva qualcosa. “Preparatevi! Rebecca, Califa! E anche tu Tashigi! Se non arrivate entro dieci minuti metà paga!” Il locale stava aprendo e loro tre erano state chiamate ad aprire quel raccapricciante spettacolino, Tashigi per qualche minuto si mostrò titubante, solo mettersi quello che neanche si poteva chiamare vestito le aveva fatto venire in mente di riconsiderare la sua scelta, la sua anima stava continuando a colpirla sulla bocca dello stomaco, ma lei prese forza, si spogliò e si mise quell’obbrobrio, ed uscì. Dolore, la prima cosa che provò fu un dolore straziante, ed una vergogna tremenda. Il locale era già pieno di uomini con facce raccapriccianti e occhi senz’anima, che ricordavano quelli di Teach. La sua anima le stava facendo pressione sulle ossa, le stava spezzando lentamente e dolorosamente come si fa con un cane. Tashigi cercò lo sguardo di Rebecca, sperando di trovare qualcun’altra che le potesse dare la forza di continuare, ma quando la vide l’unica coda che c’era nei suoi occhi era la paura, la vergogna, la sua anima era sottomessa e sul punto di piangere. A parole siamo bravi tutti, e fuori dalla guerra tutti sembriamo coraggiosi, ma quando si scende in pista, si vede come reagiamo davvero. L’anima di Tashigi ne approfittò per spezzare il primo osso, un dolore terrificante, una vergogna che non si poteva immaginare. Ma Tashigi si era promessa una cosa: anche a costo di farlo da sola, anche a costo di dover trovarsi di fronte il Diavolo, lei non avrebbe mollato, quella era l’unica strada che aveva, ed ora che aveva cominciato, solo un debole che non sapeva reggere la propria anima sarebbe scappato, e Tashigi non era debole per nulla. Se perdi contro te stesso non puoi vincere nemmeno contro il più debole dei nemici. Tashigi si attaccò al palo e cominciò a ballare attirando le attenzioni di tutto il locale.

 

“Non intendo andare in quel postaccio! È pieno di povere fanciulle costrette da quel mostro!” disse un uomo biondo mentre piroettava, “Non mi interessa delle donne, se sono lì se la sono cercata! Voglio solo in posto dove bere, e come si beve qui non si beve da nessuna parte!” un uomo incappucciato, alto e muscoloso, dalla pelle olivastra,probabilmente amico del biondo, aveva appena parlato, e poi continuò “E poi diciamocelo , tutte le volte che vieni in posti così ti metti a dire che farai di tutto per aiutare quelle “povere fanciulle”. Ma alla fine ti fai fregare tutti i soldi idiota! È per questo che vivi insieme a noi!”, al biondo comparve una vena pulsante sulla testa, “Senti un po’ testa d’alga! Ti conviene chiudere quella boccaccia! Io non intendo entrare di nuovo qui!”, “SEI STUPENDA!” si sentì, queste parole, queste singole parole bastarono per far destare il biondo e farlo entrare, ovunque ci fosse una bella donna lui doveva essere sempre presente, “Patetico... be’ almeno posso farlo pagare...” ghignò l’uomo, per poi entrare anche lui.

La prima cosa che successe è che fu abbagliato dalle luci rosse, e poi assordato dalle urla di quelle patetiche fecce, fra cui anche il suo amico. Si avvicinò al bancone chiedendo tre boccali di sakè, al sentire questa richiesta Teach, che era lì al bancone come barman, prese un colpo, c’era solo una persona che bevesse tutto quel sakè. “ZHEHAHAHA! ZORO MA CHE PIACERE RIVEDERTI!” , l’uomo si tolse il cappuccio rivelando i suoi corti capelli verdi e tre orecchini gemelli sull’orecchio destro, rispose con sufficienza “Allora me lo vuoi dare il sakè o no?”, “Scontroso come sempre vedo... ma alla fine credo che sia uno dei lati migliori di te.”, disse Teach prima di dare i boccali a Zoro. Il verde iniziò a bere, “Senti un po’ Zoro ti volevo dire che è arrivata una nuova ragazza.- fine del primo boccale- Ha un facciamo adorabile e penso sia proprio il tuo tipo!-fine secondo boccale-Si sta esibendo proprio ora! Se sei interessato puoi provarci!” Zoro stava per finire il terzo boccale, ma nel mentre si girò almeno per vedere in faccia questa nuova ragazza. Il sakè gli andò di traverso, e per poco non si affogò, tossì un paio di volte prima di riprendere a guardarla. Non poteva credere che una come lei si trovasse lì. Quella tosse fece per un attimo destare Tashigi, avrebbe riconosciuto quei capelli e quegli orecchini ovunque, la sua anima le frantumò metà delle ossa con questo colpo. Quel maledetto Roronoa era la.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’autore.

 

Ed ecco la mia prima AU, nonché la mia prima storia almeno un po’ seria! Non so ancora se continuarla o meno, anche se ho già immaginato un paio di scenari per il futuro.

Ho scritto questa storia pensando a quanto fosse difficile impegnarsi, detto così sembra una balla, poiché è normale che impegnarsi sia difficile, ma non tutti siamo forti, e non tutti ci accorgiamo di quanto sia terribile è spaventoso, dover andare contro se stessi ed impegnarsi controvoglia. L’apparizione di Zoro forse è stata un po’ forzata, ma che razza di ZoTashigi sarebbe se non comparissero entrambi nel primo capitolo.

Detto questo spero ci vedremmo al prossimo capitolo.

Un saluto da parte di me stesso Jason

   
 
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