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Autore: Baudelaire    31/03/2020    5 recensioni
Sirmione.
Un posto dove ho trascorso le vacanze per molti anni, durante l'adolescenza.
Un posto magico che mi è rimasto nel cuore.
Questo è il mio tributo alla dolce Sirmio catulliana.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Sirmione, perla delle penisole e delle isole,
di tutte quante, sulla distesa di un lago trasparente o del mare
senza confini, offre il Nettuno delle acque dolci e delle salate,
con quale piacere, con quale gioia torno a rivederti;
a stento mi persuado d'avere lasciato la Tinia e le contrade di Bitinia,
e di poterti guardare in tutta pace.
Ma c'è cosa più felice dell'essersi liberato dagli affanni,
quando la mente depone il fardello e stanchi
di un viaggio in straniere regioni siamo tornati al nostro focolare
e ci stendiamo nel letto desiderato?
Questa, in cambio di tante fatiche, è l'unica soddisfazione.
Salve, amabile Sirmione, festeggia il padrone,
e voi, onde del lago di Lidia, festeggiatelo:
voglio da voi uno scroscio di risate, di tutte le risate che avete.»

 
(Gaio Valerio Catullo)
 
 
Hai riempito gli anni della mia adolescenza, estati torride, pomeriggi senza fine, noiosi, vuoti, solitari.
Prendevo la bici e scappavo da una realtà che già allora era lorda, pesante. Le spalle curve per il peso del dolore che già scavava il mio cuore.
Ma c’eri tu, limpida, azzurra, solare.
C’eri tu, il verde del lago confuso con l’azzurro del cielo.
C’eri tu, e quando arrivavo ai piedi di quelle acque, tra il frastuono della gente, il rumore, i suoni, le voci, tutto si attutiva.
Mi immergevo in te, assetata, prostrata, per lavare i miei peccati con le tue acque pure e cristalline.
E il dolore lentamente svaniva, restava solo il torpore.
I miei occhi si estendevano oltre l’orizzonte, la sponda lontana, i cigni, le anatre, le rocce che affioravano dalla superficie, lo sciabordio ritmico e sonnolento.
Caldo, caldissimo.
Afa mortale.
Eppure indugiavo.
Poco sotto la casa di Catullo, un giardino rigoglioso, ombra deliziosa, profumo di fiori. Da lassù la vista è impareggiabile. Il silenzio avvolgente.
Ho camminato per le tue vie strette e affollate, i negozi pieni di turisti, le gelaterie, gli scorci meravigliosi sul lago.
Ho camminato in solitudine, pensierosa, assorta.
Ho camminato e ritrovato me stessa su quella penisola deliziosa, immersa in uno scenario da fiaba, rinfrescata da acque limpide e perfette.
Il mio lago.
Il mio mondo, per tanti, lunghi anni.
Poi hai cessato d’esser mia.
Ti abbandonai, a malincuore, tristemente.
Ma il ricordo non si è mai affievolito.
Mai.
Vivi nel ricordo.
So che ci sei.
Posso toccarti, basterà allungare le mie dita tremanti.
E mia di nuovo sarai. Ti assaporerò con la pienezza dei sensi, non più quelli dell’adolescenza, ma quelli dell’età adulta.
La malinconia è la stessa di allora, mai se ne andrà, mi appartiene, mi circonda. È dentro di me.
Sarai di nuovo mia sposa, intrecciate, unite, amanti.
Questo sei stata.
Questo saremo, ancora una volta.
Prima che questo cuore cessi di battere.
Prima che la vita mi abbandoni.
Prima che giunga l’oblio e il nero mi avvolga.
Ti rivedrò, o Sirmione dalle acque limpide.
Tu aspettami.
Ti rivedrò.
   
 
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