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Autore: pokas    31/03/2020    1 recensioni
Non esiste similitudine della vita più vera del ciclo vitale della farfalla. Due storie parallele e l'una il riflesso dell'altra, due storie incrociate tra loro, due personaggi che cercano la libertà in una vita ostile.
DALL'ULTIMO CAPITOLO
" e la gente non ci crede, non crede nella storia dell'effetto farfalla! Non crede che basta una battuta, una risata, uno sguardo di troppo che dentro di te si crea un uragano, un uragano così forte che finisce per strapparti le ali dei sogni e della speranza... Senza ali cosa posso fare quando oramai sto cadendo dalla cima della mia fortezza...? Vorrei poter volare di nuovo... "
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Finito il mio turno di lavoro chiusi il bar e mi avvicinai alla fermata del bus, ero ancora sovrappensiero quando il vento mi fece finire un foglio sul volto -che diamine è?- pensai prendendo il foglio. Era una fotocopia della mia stessa pagina, stropicciata e probabilmente buttata -non sono stato l'unico?- pensai guardandomi intorno in cerca di altri fogli.  Sembrava essere normale il suo volersi far conoscere come scrittrice facendo volantinaggio, ma la sua storia era diversa dai normali campioni che si distribuiscono, più cupo e in un certo senso più familiare. 

Corsi a casa e cercai le parole della pagina nella linea di ricerca, mi uscì un nickname e mi si spalancò davanti un quantitativo di opere davvero basso, ma che già a dare una prima occhiata erano tutte interessanti. Passai la serata a leggere le sue e le altre opere del sito e una strana voglia di lanciarmi in quella nuova avventura mi iniziò a girare in testa.

Passò velocemente la sera ed iniziai a buttare giù qualche idea nel blocco note del pc. Entusiasta passai il tempo sul pc fino a finire stremato con la testa sulla tastiera dopo aver pubblicato il mio primo capitolo.

Mi svegliai e di corsa mi preparai per uscire. Ero felice e stranamente non vedevo l'ora di far vedere il mio profilo alla ragazza del bar. Iniziai a lavorare e con ansia aspettavo di vederla entrare, ma nulla. Passai l'intera giornata a pulire il suo tavolo per farglielo trovare splendente, avevo persino messo da parte un muffin per lei, ma non si presentò. Era strano, era una cliente abituale, non rinunciava a frequentare il bar nemmeno se malata, chiedeva un cappuccino più caldo e dei fazzoletti, ma era sempre a quel tavolo. 

Preoccupato continuai a lavorare sperando di poterla vedere, ma fu speranza sprecata. Finì il mio turno e accolsi Silvia dal lato del magazzino, dietro il bar. -bhe ora tocca a me lavorare, qualcosa che devo sapere?- chiese
-no, ma ti prego di non toccare le ultime casse di merce, devono venirle a prendere domani-
-capito… senti ho trovato questo alla porta, sbaglio o è il tuo ombrello?- chiese dandomene uno blu e bianco
-si… non lo trovavo da un po’...- conclusi prendendolo. Lei scomparve nel bar mentre io notai una targhetta vicino al l'ombrello "-è sorprendente come una formica laboriosa come te assomigli alla farfalla della mia storia… il secondo pezzo lo troverai sotto lo zerbino, in una busta. Ti conviene correre verso il formicaio, sta arrivando la pioggia"- lessi. 
 
Alzai gli occhi al cielo e vidi le nuvole nere, preoccupato aprì l'ombrello e controllai sotto lo zerbino dell'uscita se vi era una busta, la trovai. Era una busta rossa, un po’ sporca ma intatta. La misi in tasca e mi avviai a casa.

Dopo un quarto d'ora riuscì ad entrare in casa, giusto in tempo prima che l'acquazzone diventasse ingestibile. Accesi la TV e mi misi comodamente seduto sulla poltroncina. Girai gran parte dei canali ma non vi era nulla di interessante quindi decisi di leggere il secondo foglio.

Crescendo si iniziano a provare nuovi sentimenti, rancore, odio, disgusto e dolore.
Ci sono luoghi in cui ti dovrebbero accompagnare durante un brutto momento della tua vita, ma quel luogo è servito solo per forgiare le prime maschere.
La bambina si ritrovò in un luogo sconosciuto, tra sconosciuti e governata da regole sconosciute.
L'organizzazione era ben precisa, dormire composti nei letti, senza muoversi, senza fare nulla, dormire solo. 
Mangiare il cibo che ti danno, anche se è una disgustosa zuppa di pesce con qualche spina ancora dentro. 
Ubbidire e non dare problemi, a meno che non si voglia ricevere un trattamento alquanto spiacevole durante il bagnetto serale. Una di quelle spugne dure che vengono sfregate sulle morbide chiappette di un bambino, alquanto brutale non credi?
Accettare le punizioni, per quanto lunghe o dolorose. Qualcosa che rimase impresso nella memoria di quella bambina che oggi è una donna, è la classica punizione di stare con le braccia alzate contro il muro, stancante ma viene applicata di solito per massimo 20 minuti, ma quella sera non fu tanto fortunata.
Una bambina ha bisogno di sfogare l'immaginazione e senza giochi da poter portare a letto le sue mani diventano degli omini perfetti per le sue avventure immaginarie, avventure che finirono presto. Richiamata per essere stata beccata a divertirsi invece che rimanere immobile nel letto le venne imposta la punizione delle braccia alzate, il problema è che se la sono dimenticata nell'angolo con le mani contro il muro. 
La responsabile crollò sul divano letto e alla piccola rimase solo inventarsi qualcosa. Assicurata di non essere scoperta si accucciò sui cuscini del divano rimasti per terra e passò così la sua notte.

Non voglio si pensi che tutto è stato orribile, le belle esperienze ci sono state.
Escursioni magnifiche nei boschi lì vicino, raccogliere i frutti di bosco, respirare aria pura e aperta, vedere il verde delle piante e non il grigio delle pareti. 
Ha persino imparato a giocare con l'aquilone, dietro un vecchio cantiere.
Ha conosciuto il mondo ospedaliero e la paura degli aghi la superò subito, dopo che ti fanno punture sulle piccole dita per giorni ti ci abitui.
Fare massaggi rilassanti, vedere il mare e la sabbia bianca, fare un piccolo falò sul quale cucinare delle piccole salsicce, giocare a scacchi, lavare i calzini, fare il letto, usare un videoregistratore, badare ai più piccoli, andare in bici senza rotelle, arrampicarsi, giocare con la neve. 

Tutto ciò che impari è ciò che ti porterai dentro per sempre, ma qualcosa mancava, due persone da amare e un luogo da chiamare casa. Tra le tante esperienze quindi venne fatto anche un esperimento.

La bambina venne vestita coi suoi panni migliori, mentre gli altri si coricavano per la notte. -perché ho questi vestiti buoni?- chiese innocente -perché ti dobbiamo buttare via- le rispose la responsabile del giorno. Per quanto la logica le dicesse che era una battuta, la paura le invase la mente e un pianto iniziò incontrollato. Era già stata rifiutata una volta senza aver fatto nulla di male, nulla avrebbe potuto negare la possibilità che ricapitasse.

-hey calmati, stavo scherzando, ti porto a casa con me- disse a bassa voce per non farsi sentire da nessuno. Gli occhi della bimba brillarono dalla gioia e si lanciò nella sua nuova avventura. 

Passò una settimana a chiamare un tutore col nome di mamma, fu l'esperienza che le permise di riscoprire vecchie emozioni e la voglia di essere parte di una vera famiglia.

Quando la larva è da sola, la pioggia inizia a cadere creando nuove sensazioni e le prime ferite.

Con uno strano turbamento posai il foglio sul tavolo vicino la poltrona -chi è questa bambina?- pensai preoccupato.
   
 
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