Anime & Manga > Lady Oscar
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Autore: Deienira    01/04/2020    4 recensioni
André sa che Oscar è a quel ballo per Fersen, ma l'aspetta. Nonostante il dolore al petto, l'aspetta. E meno male che lo fa.
"Ti vedo fare dei respiri profondi poi, di colpo, più brevi e spezzati, come se ti mancasse l'aria. I tuoi occhi si riempiono nuovamente di lacrime ed esplodi. Finalmente esplodi, come mai hai fatto a causa dell'addestramento rigido cui tuo padre ti ha sottoposto negli anni. Le lacrime non erano ammesse...erano segno di debolezza...erano da donna"
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Autrice
Prima di iniziare volevo dare un piccolo avvertimento: per ora ho solo visto l'anime, tra non molto inizio il manga quindi esattamente non so se sia successo qualcosa o meno subito dopo il ballo. Da questo punto di vista vi chiedo scusa.
Come credo la quasi totalità del fandom sono innamorata di André e per lui mi sono immaginata questo momento con Oscar (alquanto improbabile visto cosa è successo 3 puntate dopo questo ballo!). E' tutto completamente inventato, ma spero possa piacere. Ho messo l'avvertenza OOC in quanto da questo punto di vista non ho mai visto Oscar così...possiamo dire...aperta, sntimentalmente parlando. Non sapevo bene come muovermi, dunque.
E' la mia prima storia su Lady Oscar e credo l'ultima...ho tradito i miei Cavalieri dello Zodiaco ma, per loro, ne vale la pena.
Buona lettura!




5 ore...sono passate 5 ore da quando sei uscita.
Ormai sono le 3 di notte e tutti dormono. Ma io no, non posso dormire sapendoti ad un inutile, noioso, ballo abbracciata ad un altro; se poi quell'altro è proprio l'uomo di cui sei innamorata, di sicuro Morfeo non mi farà compagnia tanto presto.
Ti vedo ancora in cima a quelle scale...quell'abito era meraviglioso, o meglio, eri tu indossandolo a renderlo tale. Nemmeno te ne rendi conto, Oscar; come fai a guardarti allo specchio senza pensare per mezzo secondo che, oltre al soldato, di fronte a te hai una ragazza stupenda? Io...più i giorni passano e più mi si mozza il fiato ogni mattina che ti vedo. Guardati coi miei occhi...guardati con gli occhi di un uomo innamorato...solo una volta, basterebbe solo una volta.
Ho un cruccio, però, nella mia testa: per quanto tu fossi bella con quel vestito, la mia Oscar è un'altra. No, tu non sei merletti e pizzo e mai lo sarai; un uomo dovrebbe capire di amarti mentre indossi l'uniforme, non un abito che non metterai mai più o delle scarpe che ti hanno fatto imprecare più del dovuto mentre raggiungevi la carrozza in maniera un po' instabile. Non cambiare per un uomo, Oscar...tu sei così speciale proprio per il tuo essere differente da tutte le altre donne...per questo mi sono innamorato di te. Mi hai incantato per la tua continua ricerca di libertà, per il tuo carattere forte e deciso impossibile da sottomettere, per la tua grazia anche nei duelli, per la tua bontà d'animo verso il prossimo...anche nei confronti della mia gente, il popolo...già, forse sei l'unica nobile che conosca che tratti con gentilezza il terzo stato, come fossero persone -cosa che sono!- e non strumenti da riempire di tasse per vivere nell'agio. Ogni tanto immagino che questa tua visione sia nata grazie alla mia vicinanza. Possibile, Oscar? Forse in parte sono stato io a modellare, oltre che il corpo, anche l'animo nobile?
Davanti a questo focolare che di minuto in minuto si sta affievolendo io ti aspetto, aspetto che torni in attesa di vedere il tuo volto raggiante dopo aver conquistato l'uomo dei tuoi sogni (in fondo, chi sarebbe il pazzo che questa notte non rimarrebbe folgorato e ammaliato da tanta beltà?) oppure, più probabile, attendo i tuoi occhi imperturbabili, privi di emozione potrebbe dire uno sconosciuto, che tentano di mascherare la tua felicità in modo che nessuno possa utilizzare questo tuo momento carico di emozioni per prenderti in giro...per prendere in giro quell'orgoglio non più di uomo ma di donna.
Ma io non sono un estraneo. Sono André. Il tuo André da una vita.
Mi basta una veloce e distratta occhiata per intuire il tuo stato d'animo. Nessuno è in grado, solo io...e tu lo sai, per questo a volte tenti di nasconderti dal mio sguardo indagatore...ma tranquilla, a meno che la situazione non lo richieda, non direi mai nulla che possa farti sentire a disagio più del dovuto. Il fatto che da questo punto di vista tu non ti fidi di me, ammetto che un po' mi ferisce...non mi conosci abbastanza da sapere che non ti ferirei mai? Però...forse è meglio aver tralasciato il discorso Fersen...sentire la donna che amo struggersi per un altro non fa parte dei miei piani! Eppure, nonostante il dolore che proverei, il fatto che non me ne hai parlato mi infastidisce un poco...
Quindi, rilassati, quando più tardi ti vedrò entrare di soppiatto in casa, magari dopo che lui ti ha riaccompagnata in carrozza lasciandoti un ultimo appassionato bacio sotto al portico, farò finta di essere felice per te nascondendo il tutto con un tono canzonatorio. Scherzerò sul voler essere il tuo testimone di nozze, che me lo devi in quanto tuo migliore amico, mentre in realtà il mio debole cuore malato d'amore si sgretolerà definitivamente.
Nonostante questo, però, ti starò sempre accanto. Qualunque decisione tu possa prendere.
Se mai un giorno mi dovessi dire che non hai più bisogno di me credo che potrei impazzire e, forse, compirei anche azioni avventate...non posso nemmeno immaginare la mia vita senza di te; siamo sempre stati tu ed io, me e te...no, piuttosto mi uccido.
Se proprio non potrò averti accanto come moglie voglio averti vicina come amica, esattamente come è sempre stato. Che poi, anche se ricambiassi il mio amore, non potremmo mai sposarci causa la differente casta sociale. Curioso, vero? Sembra che Dio mi odi: non fosse per Oscar sarebbe comunque per lo status, non fosse per lo status sarebbe per Oscar...in questo caso è per entrambi e, quanto meno, non ho nulla di cui rammaricarmi!
Esatto, per quanto io tenti di mentire a me stesso la verità è solo una: la classe sociale ci divide. Io sono il tuo attendente e tu...tu la mia...padrona? Posso realmente usare questo termine? Mi sembra quasi un insulto nei tuoi confronti! Non ti ho mai pensata come la mia Signora e tu hai sempre fatto di tutto sia per non esserlo che per non sembrarlo...nemmeno davanti alle loro Maestà. Eppure, effettivamente, è così: io sono un tuo servo; un servo a cui è stata donata tanta libertà...talmente tanta da scordarsi il suo reale ruolo sociale. A primo sguardo libero, ma pur sempre un servo.
Cosa potrebbe mai offrirti un uomo senza nulla a livello materiale? In un momento così delicato per la Francia, poi!
Forse...forse è veramente meglio che ti sposi con Fersen...sembra una brava persona in fin dei conti. Lui...lui ti potrebbe proteggere portandoti in Svezia, allontanandoti da questo crescente odio popolare verso i nobili...qualcosa di grosso sta per succedere, lo sento, e se sarà come penso per te la Francia non è più un posto privo di pericoli. Se mi vorrai con te ti seguirò nascondendo il mio cuore a pezzi altrimenti, una volta saputo che sei al sicuro, porrò fine alla mia vita. Sta di fatto che non mi opporrò mai alla tua felicità.
Sì, è decisamente così. Poi, diciamocelo, lui avrebbe molto di più da offrirti rispetto al sottoscritto che la sola cosa che potrebbe donarti è il suo infinito amore e la sua vita per proteggere la tua se mai ce ne fosse bisogno.
Già, ricordo ancora quella silenziosa promessa di non so più quanti anni fa: avevi messo a repentaglio la tua esistenza davanti al Re Luigi XV pur di difendermi...forse quel giorno mi resi realmente conto dei sentimenti che nutrivo nei tuoi confronti; non era affetto verso praticamente una sorella, ma amore verso una donna a me irraggiungibile. Sta di fatto che da quel giorno decisi che avrei fatto lo stesso per te, avrei donato la mia vita pur di difendere la tua fino al momento della mia morte.
Ed ecco che dopo questo fioretto ce ne sono successe di ogni: la rovinosa caduta del lampadario, Jeanne Valois e quell'idiota -Dio mi perdoni per questa denominazione ai danni di un morte- di De La Motte, le continue risse che ci hanno visti coinvolti a causa del tuo carattere (per quanto lo adori) non incline alla pazienza...queste terminavano, spesso, con me con una costola rotta quando in realtà il pugno che l'aveva fratturata era diretto a te...non ti sei mai resa conto di ciò ed io non ho mai preteso che te ne accorgessi.
Mi sono sempre buttato senza pensarci, pronto a difenderti a qualunque costo.
A pensarci bene quelli sono stati gli unici momenti in cui ho potuto stringerti a me...tra tanti problemi il lato positivo è questo. In mezzo a parecchie situazioni destabilizzanti non facevo altro che caricare la mia anima ed il mio amore col dolce tepore del tuo corpo attaccato al mio...perdonami per questa mia insolenza, Oscar, ma non potevo farne a meno...e dovesse riaccadere in futuro, non potrò farne a meno.
Ormai, però, sono passate 5 ore da quando sei uscita...e il cocchiere è ritornato a portare la carrozza da 4, dicendo che tu lo avevi congedato. E' quel che penso Oscar? Ti riporterà a casa lui? Non può che esserti andata bene col Conte. Tutto come auspicavi, immagino.
Con questa consapevolezza sento male al petto, senza volerlo mi hai appena pugnalato. Ma dimmi...ti ho definitivamente persa? Posso fingere che nulla sia accaduto stanotte?
No, ora come ora non potrei mascherarti il mio dolore...sono un ottimo bugiardo se in tutti questi anni di amicizia non ti sei resa conto del mio amore, ma oggi capiresti tutto...ed io non posso permetterlo.
In fondo non ti aspetti nessuno in piedi al tuo ritorno...posso andare a letto crogiolandomi nel mio tormento in questa notte insonne...sì, mi preparerò il discorso per domani mattina cercando di tenere a bada le mie emozioni. E' sempre stato così, in fondo. Cosa è cambiato? Nulla...nulla tranne il tuo slancio verso Fersen. In passato, ok, fino a 7 ore fa quando ho scoperto che stavi per indossare un abito da donna, ho sempre pensato che avresti tenuto chiusi a chiave i tuoi sentimenti, se non per il tuo orgoglio per la stima nei confronti della tua Regina. Il tuo sarebbe stato un amore platonico come quello di Cavalcanti...come il mio...e la cosa un poco mi rasserenava...ma poi...se Alexander mi avesse tirato un calcio avrebbe fatto meno male, probabilmente.
Farmi ritrovare sveglio non sarebbe altro che un danno. Mi alzo in piedi scrocchiandomi la schiena, spengo l'ultimo alito di fuoco nel camino e adagio il libro che, diciamoci la verità, ho fatto finta di leggere per tutte queste ore nella biblioteca del Generale. Rileggo il titolo...Catullo. Mi viene spontaneo fare un mezzo sorriso di scherno nei miei confronti...sono proprio un caso disperato. Soffro di mal d'amore e mi leggo poesie su questo dolce, quanto doloroso, sentimento.
Mi dirigo in cucina per un bicchiere d'acqua, ricordando anche la promessa fatta alla nonna: chiudere la persiana in quella stanza una volta che avessi deciso di andarmene a letto. E' tutto così silenzioso se non per l'ululare del vento...non mi sono mai sentito così solo.
"Vedi di abituarti in fretta, amico mio". Ecco la frase che mi viene in mente a quest'ultimo pensiero. Devo darmi una calmata...altro che acqua, avrei bisogno di una bella sbronza in questo momento!
Sconsolato, mi dirigo verso la finestra ma qualcosa mi blocca, facendomi aguzzare la vista.
"Non è possibile. Cosa diavolo ci fa li?". Sussurro ad alta voce. Perché la mia Oscar è seduta sul bordo della fontana? Col freddo che c'è fuori poi! Vuoi ammalarti?! Il corsetto troppo stretto deve averti dato alla testa...poi sei anche a maniche corte con questo gelo! Quanta pazienza ci vuole con te! Però...non mi sembra di aver sentito nessuna carrozza percorrere il selciato... Non sarai...
Metto da parte tutti i miei buoni propositi di andarmene a letto e sigillo di fretta la persiana prima di precipitarmi fuori dalla porta facendo il meno rumore possibile. Corro da te, nonostante so perfettamente che tu non voglia parlare con me di questo argomento. Il mio istinto di protezione è talmente alto da sfidare la tua furia e il tuo sguardo ghiaccio che è in grado di bruciare se lo fissi troppo.
Rallento il mio passo quando mi avvicino a te, eppure sembri non esserti accorta della mia presenza. Ma cosa è successo? Perché pari così...abbattuta? Distrutta? ...debole?
Testa bassa, china con la schiena incurva e qualche lieve singulto. Non mi sembri una persona contenta per la sua serata...e vedendoti in questo stato mi sento incredibilmente in colpa per la piccola scintilla di gioia che mi ha risvegliata il cuore. Nonostante io sia addolorato di vederti soffrire in questo modo, una piccola parte di me è felice...perché non sei sua. Se puoi risparmia questo ragazzo che ha perso il lume della ragione da qualche tempo.
Sento il vento gelido alzarsi sempre di più. Tu tremi visibilmente. Io tremo visibilmente. Tuttavia, senza pensarci troppo, mi levo la giacca deponendola sulle tue spalle. Rimango in camicia mascherando i brividi di freddo, ma anche in questo caso antepongo il tuo bene al mio...e va bene così.
Alzi velocemente la testa come se ti avessero colto in fragrante -e in effetti così è- e finalmente posso guardarti negli occhi...gli occhi della donna che amo. Il tuo blu mi colpisce come se mi avessero tirato un pugno in faccia, resto imbambolato per 2 secondi non riuscendo a fare altro se non ammirarti. Quelle tue piccole gemme sono rosse e ancora cariche di lacrime. Parte del trucco ti è colata lungo il viso creando chiazze nere qua e la che l'acqua ha smorzato e sfumato...eppure per me resti lo stesso bellissima.
Faccio un sospiro e mi accovaccio ai tuoi piedi che solo ora noto nudi. Internamente sorrido ricordandomi dei tuoi continui rischi di cadere a causa di quegli aggeggi infernali cui tu non sei mai stata abituata ad indossare. Scruto un po' intorno fino a quando il mio sguardo non inquadra le scarpe col tacco, buttate a casaccio a qualche decina di metro da qui.
"Mi davano fastidio così le ho tolte". Sei tu a rompere il silenzio cercando di tenere un tono neutro e distaccato, tradito però da continui singhiozzi che non sei riuscita a controllare. Quando torno a concentrarmi sul tuo volto, però, vedo che hai voltato il tuo tentando di nasconderti.
Lo so, lo so mia dolce Oscar che non sopporti l'idea di mostrarti così fragile, ma io non me ne vado. Nemmeno se tu dovessi cacciarmi.
Afferro lievemente una tua mano e la stringo nelle mie...lo sento che provi a toglierla, ma il tuo spirito è troppo debole per contrastarmi in questo momento...per quanto tenti so che senti il bisogno di conforto. Il tuo dolore è il mio dolore.
"Oscar..." -inizio lieve cercando di non spaventarti- "Oscar, guardami".
Tu non ti muovi, anzi, mi sembra di scorgere un leggero movimento di diniego con la testa mentre un'altra lacrima solitaria, traditrice, ti scorre lungo la guancia.
Con leggerezza muovo una mano verso il tuo volto girandolo fino a quando non ci troviamo viso a viso. Con la scusa di allontanare il mio palmo ti lascio anche una breve carezza, cercando di camuffarla il più possibile alla tua intelligenza. Ora il tuo volto è con me, ma non i tuoi occhi bassi, tristi e, ahimè, carichi di vergogna.
Ma di cosa ti devi vergognare con me? Testina!
Aspetto ancora pochi secondi e faccio un profondo respiro...Padre Onnipotente fai in modo che i miei sentimenti non mi offuschino la ragione proprio adesso...ora devo pensare solo al bene della mia Oscar...ti prego, fai che non la baci approfittando della sua debolezza.
"Oscar, sono qui per te". E' un sussurro il mio, un sussurro che mi può costare caro...potresti intuire i miei ardori più segreti ed intimi. Sto rischiando per amor tuo ma no, nello stesso momento in cui alzi lo sguardo mi rendo conto che sei troppo addolorata per capire...ed è meglio così.
Stringi, forse inconsapevolmente, la tua mano con la mia a questa breve frase che nasconde tutto l'affetto del mondo...tranquilla Oscar, ti reggo io. Ti tengo stretta, non permetterò a nessuno di farti cadere.
A mia volta ti faccio percepire la mia presa ancora più salda di prima e, con lieve timore di una tua nuova chiusura a riccio, porto a galla l'argomento centrale della serata...non puoi dimenticare, devi buttare tutto fuori. Sono disposto a farmi prendere a male parole, ma tu sfogati. Urlami addosso. Picchiami se ti può aiutare...uccidimi.
"Lo so...anche se hai tentato di tenermelo nascosto...io lo so" -sgrani leggermente i tuoi occhi e giri ancora una volta la testa di lato, ma io la riporto al suo posto: di fronte a me, a pochi centimetri da me, pupilla contro pupilla. Stiamo soffrendo entrambi per un amore non corrisposto ma io, ora, riesco a mascherartelo e mettere il mio disagio in secondo piano. Non vedrai pena nei miei occhi, la odieresti, vedrai solo l'afflizione di un amico che è da sempre parte di te- "Oscar, per me sei un libro aperto...per gli altri no, ma per me sì. Non ti giudicherei mai, lo sai. Io sarò sempre dalla tua parte..." -e con un ultimo sussurro leggero, lieve, dolce come una carezza- "...sempre".
Ti vedo fare dei respiri profondi poi, di colpo, più brevi e spezzati, come se ti mancasse l'aria. I tuoi occhi si riempiono nuovamente di lacrime ed esplodi. Finalmente esplodi, come mai hai fatto a causa dell'addestramento rigido cui tuo padre ti ha sottoposto negli anni. Le lacrime non erano ammesse...erano segno di debolezza...erano da donna.
In pochi attimi ti ritrovo stretta a me, con le braccia ancorate al mio collo, mentre dai sfogo ad un pianto liberatorio senza timore di essere sentita; sentita solo da me.
Senza pensarci troppo ti rinchiudo in un abbraccio, cercando di trasmetterti tutto l'amore che provo per te per rinfrancarti almeno un poco e, Dio...Dio perdonami perché ancora una volta sto nutrendo questo amore che non sarà mai ricambiato.
Stretta così, tra le mie braccia, mentre sei seduta su di me, non posso che pensare alla gioia di sentirti praticamente parte di me. Ti sei lasciata andare. Normalmente non lo avresti mai fatto, ma con me è accaduto...ed io non posso che provare un piacere viscerale per questo. Mi fa capire che io sono io e nessuno prenderà mai il mio posto.
I singhiozzi lentamente diminuiscono, ma non stacchi la tua presa dal mio collo...e di certo io non farò la prima mossa. Non staccherò la mia.
"Perché non sono nata uomo? Sarebbe stato tutto molto più semplice". Mi chiedi più tranquilla con ancora la tua testa nascosta nel mio collo. Non siamo mai stati così vicini, a livello fisica almeno. Sento il tuo fiato caldo accarezzarmi quel punto così sensibile e chiudo un attimo gli occhi per respirare prima di perdere il controllo. Prima che il demone che sta crescendo in me si muova per mio conto.
Mi riprendo facendoti una lieve carezza sul capo ormai libero da tutte quelle fastidiose forcine che ti tenevano a posto la capigliatura. Quanto adoro la tua criniera libera e ribelle, nemmeno lo immagini. Emani poi un profumo di rose in grado di inebriare totalmente i miei sensi. Sei una tentazione, una bellissima istigazione.
Ti stringo un po' di più a me approfittando di questo momento dove me lo permetti.
"Perché saresti stata un uomo come tanti. Gli uomini sono in grado di usare la spada, di sparare, di andare a cavallo, di avere un patrimonio proprio, di essere ereditieri, di diventare comandanti, di fare un sacco di cose...alle donne è consentito giusto ricamare, pulire, figliare e soddisfare i desideri morbosi dei mariti. Molte di loro vengono praticamente vendute ad un uomo per ricevere in cambio favori, ricchezze e molto altro. Oscar...tu sei unica, sei speciale, sei...fortunata".
"Fortunata? In questo momento mi sento solo una povera idiota...".
"Beh, mia cara "povera idiota" fossi nata uomo a quest'ora saresti sposata con una donna che probabilmente non ami, attraverso un matrimonio combinato e che magari nemmeno volevi. Non avevi motivi per sottrarti a questa sorta di dovere; il tuo unico obiettivo sarebbe stato figliare un erede maschio che sarebbe cresciuto come un soldato per prendere il tuo posto di comandante delle Guardie Reali. Detto tra noi, e non prendertela solo perchè tuo padre ha fatto così con te, io la trovo una cosa tremendamente triste...dovessi mai avere un figlio in futuro sarebbe per amore, solo per quello, e non imporrei nulla nella sua vita. Dopotutto, sai che per certi versi il fato ti è stato benevolo nel farti essere una donna soldato? Hai molte più libertà di scelta di chiunque, non ti fai sottomettere da nessuno e non vieni nemmeno considerata come un oggetto, perdonami il termine, per procreare in quanto tu non metteresti mai da parte la tua carriera per un uomo. Sei libera da qualunque costrizione e questo per tutta la tempra e la forza che hai dimostrato nel voler abbattere le barriere della tua femminilità...nonostante sai perfettamente come la penso sulla tua decisione di considerarti un uomo in tutto e per tutto. Hai gli stessi identici diritti di noi uomini...ok, non "noi" in quanto io sono solo un semplice servo e in questa società non valgo niente, ma tu da nobile sì".
Alzi di colpo la testa facendomi sussultare. Ad un palmo dal naso mi guardi in modo tagliente. Sono decisamente confuso, ho detto qualcosa di sbagliato? Eppure mi è sembrato di aver dosato le parole!
"Non dirlo nemmeno per scherzo! Tu non sei un servo e non lo sarai mai! Vali molto di più di 3/4 degli abitanti di Versailles. Non osare dire una cosa tanto ignobile nei tuoi confronti davanti a me!".
Mi zittisco un attimo, sorpreso. Poi però un leggero sorriso incurva le mie labbra e anche tu sembri rilassarti nuovamente. Continui a guardarmi, seduta scomposta sul giardino sopra di me, con ancora le tue braccia allacciate al mio collo.
Queste tue parole mi scaldano l'anima. E' la prima volta che parli così apertamente di quello che pensi di me e, per quanto non sia amore, mi sento palpitare...mi auguro tu non senta i ritmi serrati del mio cuore.
Fai un leggero sospiro e, dopo un attimo di smarrimento, torni a guardarmi.
"Dovevo immaginarlo che a te non potevo nascondere nulla...".
"E certo! Ognuno deve avere i suoi rompimenti di palle, dopotutto! Io sono il tuo".
Tu ridi a questa mia scemenza. Sono riuscito a farti ridere in un momento come questo. Che cosa meravigliosa la tua risata, che ottimo nutrimento per il mio cuore e, ora come ora, anche per il tuo.
"Quanto meno tu sei simpatico! Io che sono il tuo devo esserti una spina nel fianco!".
Continui a ridere ed io scuoto la testa divertito...una spina nel fianco, come no?!
"Ah, quindi tu sei così sicura di essere il mio tormento! Probabilmente non mi poteva toccare supplizio migliore".
Mi rendo conto troppo tardi del significato che può assumere questa semplice frase. Il sangue mi di gela nella vene, ma continua a scorrere normalmente non appena mi accorgo che non hai colto l'inconfondibile indizio dei miei sentimenti non solo amicali. Come sei inconsapevole, mia dolce Oscar, se si parla di amore.
La dolce melodia della tua voce diminuisce sempre di più fino a quando non vedo una leggera smorfia a deformarti il viso ormai privo di lacrime.
"Nessuno mi ha riconosciuto conciata in questo modo...".
"E ti dispiace?...".
Mi guardi quasi fossi pazzo.
"Dispiacermi? Era quello che anelavo! Che poi, André, che imbarazzo! Avevo tutti gli occhi puntati su di me, sulla "meravigliosa Contessa straniera" così ho sentito dire da certe voci...lasciamo stare i commenti impudichi, avessi avuto la mia spada a dietro la serata sarebbe finita in un bagno di sangue! In ogni caso, "meraviglia"? Santo cielo in quei saloni ne scorrono di belle donne! Dare a me della Meraviglia mi sembra esagerato!".
Questa volta sono io a bloccarti torvo.
"Ma non ci provare nemmeno! Se io non devo tener conto di essere un servo, tu non azzardarti a denigrarti in questo modo?! Ma ti sei vista?! Sei spettacolare! Sei bella con la divisa e con un abito da sera! Sei bella sempre, Oscar! Come si dice? "Reddite quae sunt Caesaris Caesari et quae sunt Dei Deo". Date a Cesare quel che è di Cesare".
Abbassi gli occhi, leggermente imbarazzata a giudicare dalle gote lievemente rosse, ma ti ricomponi subito e torni a guardarmi decisa, anche se vagamente triste. Allora istintivamente stringo un po' di più le mie mani sui tuoi fianchi. Sono qui con te, sentimi.
"Va bene, capo".
"Capo? Attenta che potrei iniziare ad abituarmici!".
"Certo, certo, come no. Sarei talmente indisciplinata, pronta a fare sempre di testa mia, che per la disperazione andresti a dare le dimissioni e torneresti a farmi da amico!".
Ti guardo, pensandoci un attimo su mentre tu aspetti. Alzo le spalle portando le tue braccia appoggiate con me.
"Probabilmente hai ragione...in fondo, mica hai detto di essere la mia spina nel fianco?".
Ridi di nuovo. Grazie Signore per non avermi fatto andare a letto! Quando mai riaccadrà un momento così fra noi due?
Lentamente torni seria, pronta a continuare il tuo racconto.
"Comunque, stavo dicendo. Appena entrata, primi accordi che sento, e mi chiede...lui...di danzare. Ovviamente io non potevo parlare altrimenti mi avrebbe riconosciuta, così l'ho seguito e basta. Per quei 3 minuti non ha fatto altro che raccontarmi di una ragazza che gli ricordavo, che era umile e nobile anche di animo, che nascondeva il suo bellissimo corpo dentro un'uniforme...Perché quella faccia stranita André?".
Già, in effetti devo avere una faccia allucinata...più che altro ci manca poco che devo trattenermi dal ridere.
"Tu mi stai dicendo che stava ballando con te, parlando di te ma che a due centimetri dalla tua faccia non ti ha riconosciuto? Ma sei seria? Eppure a me sembri così...così tu! Io ti avrei individuata subito!".
"Beh, ma con te ci son cresciuta! Se non mi riconosci tu! Comunque, tutto sembrava andar bene, ma poi..." -Il tuo sguardo si rabbuia e si intristisce nuovamente. Maledetto Fersen, non fai che farla soffrire!- "...poi mi ha definito il suo migliore amico. E non è finita qui, dopo questa rivelazione mi sono bloccata e a causa di quelle trappole mortali che chiamano tacchi ho perso l'equilibrio e sono caduta. Lui è riuscito a sorreggermi, ma in quell'istante...".
"Ti ha riconosciuta...".
Muovi la testa in un impercettibile cenno di assenso.
"Sono scappata...non avrei retto il confronto. Bella serata, non trovi?". Mi dici ironica e io mi trovo in difficoltà. Cosa dirti?
"Hai il coraggio di un leone, Oscar. Non essere troppo dura con te stessa. Ci hai provato, non sei rimasta a guardare e ad attendere chissà cosa come fanno tante persone. Hai fatto il primo passo. Non avrai rimpianti e ti garantisco che è un peso enorme quello che ti sei tolta. Ma ti prego, lasciami dire questo: un uomo deve innamorarsi di te mentre indossi l'uniforme, non un abito elegante da sera. L'Oscar vera, pura e assoluta è quella con i pantaloni, non con la gonna. Permetteresti mai ad un nuovo di cambiare il tuo armadio solo perché si è innamorato di una minima, a tratti insulsa, parte della tua persona? Non credo proprio".
"Hai ragione ma ecco, vedi...non ho ragionato in quel momento...volevo solo che mi notasse anche sotto un altro aspetto...non solo come migliore amico...al maschile poi! È la prima volta che mi indispettisco perchè ci si riferisce della mia persona al maschile! Ti rendi conto, André? Non ho ragionato e ho commesso un errore stupido. Di sicuro dopo stasera la donna che è in me si nasconderà ancora di più...ho ricevuto una smacco troppo grande questa sera per soprassedere".
Vorrei interromperti. Dio Oscar, tu sei una rosa! Una rosa non un lillà! Perché fatichi così tanto ad accettarlo?! Un sospiro celato mi fuoriesce dalle labbra...oggi non posso permettermi di dirti questa cosa, hai bisogno solo di tornare a sorridere. Punterò a quello, nonostante il pensiero che tu non voglia più nessuno a fianco a te in fatto d'amore mi mortifica.
Riprendo il controllo della mia mente e della mia persona. Ora che mi hai raccontato tutto e ti sei sfogata a sufficienza non ti farò più pesare questa disavventura. Te lo prometto!
"Qui, però, il problema più grande che non mi va proprio giù è uno. Dovevi abbandonare su due piedi l'uomo delle foreste anche solo per quello!".
Mi guardi leggermente confusa, eppure i tuoi occhi luccicano divertiti...sai che sto per dire una delle mie solite scemenze per toglierti dall'imbarazzo e farti parlare di altro. Anche senza dirlo apertamente, mi stai ringraziando a modo tuo...ma non ce n'è bisogno, amo vederti sorridere e farei qualunque cosa per vederti spensierata.
"L'uomo delle foreste?". Sollevi le sopracciglia attendendo le mie parole.
"Beh sì, perchè no? La Svezia è foreste su foreste! Non hai mai amato la geografia, Oscar. I compiti te li facevo sempre io da bambini...e il bello è che il precettore non si è mai accorto di nulla!".
E tu ridi, di nuovo, di cuore.
"Io ti facevo greco però! Sei sempre stato un latinista convinto! Durante le prove scritte che ci faceva il maestro riuscivi a tradurre i vari pezzi dell'Iliade e dell'Odissea solo perchè le avevi studiate precedentemente in latino! Riconoscevi un paio di parole in greco, capivi di che punto si stava parlando e giù a fare la traduzione ricordandoti le parti a memoria in latino! Eri praticamente fissato! Poi con il tuo Catullo!".
Fai scoppiare a ridere anche me. Quanto sono belli i nostri ricordi d'infanzia...come erano felici e inconsapevoli di quello che il mondo aveva ordito per noi. I nostri unici pensieri erano quelli di non farci beccare da tuo padre e dal mattarello di mia nonna quando ne combinavamo una delle nostre! Quando è passato tutto questo tempo? Eh, Oscar...perchè non possiamo tornare ad essere spensierati come da bambini? Per quale motivi oggi abbiamo tutta questa pressione addosso?
Andava tutto così bene...
"Non eri così puntigliosa quando ti facevo copiare tutte le versioni! Tranne Cesare ovviamente! Guai a chi ti tocca il tuo amato Generale e Condottiero romano! Un giorno ti porto sul Rubicone, così mi reciti lo storico avvenimento in latino! E comunque Catullo è per pochi raffinati".
Fingo di sistemarmi il colletto della camicia con fare baldanzoso. Tu mi tiri un piccolo scappellotto divertito sulla testa, ma ancora non ti alza da me. Rimani a contatto, corpo a corpo.
"Cesare è il più grande condottiero che il mondo abbia mai visto assieme al tuo tanto caro Alessandro Magno. Su questo non ammetto repliche" -alzo le mani arrendevolmente; in fin dei conti non posso che darti ragione- "In ogni caso, non è possibile che con te si perda sempre il filo del discorso!".
"Ma è perchè parliamo di un sacco di cose! Mica faccio apposta! E poi ho comunque te che mi riporti sulla retta via!".
Ti faccio un occhiolino e tu rotei gli occhi allietata.
Resterei le ore a guardare la tua bellezza e la tranquillità che dimostri ora, grazie a me.
"Su panda, dove eravamo rimasti? Me lo sono dimenticato!".
Inarchi un sopracciglio e mi scruti attentamente.
"Panda?".
"Beh, si...sai, hai giusto due cerchi vagamente neri intorno agli occhi che si sfumano sulle guance...ma quanto cavolo di trucco ti ha messo mia nonna? Voglio vederti toglierti tutta quella roba, incluso il vestito, dopo prima di andare a letto! Scommetto 5 monete d'oro che il corsetto non riesci a levartelo!".
"Non parliamone, guarda...e comunque qui non si scommette proprio niente perché la tua è una scommessa vinta in partenza. Non posso darti torto questa volta! In ogni caso stavi per dirmi la cosa che più ti ha infastidito del mio racconto per cui, a tuo dire, dovevo piantare in asso il cosiddetto uomo delle foreste".
Ahh, allora mia dolce Oscar sei proprio curiosa se non ti sei dimenticato nemmeno mezza parola di quello che ti ho detto poco fa. Chissà perchè lo immaginavo...
"Ahh, già è vero! Comunque 'il mio migliore amico'. No no caro il mio bel Conte svedese qui di migliore amico ce n'è uno solo ed è il sottoscritto. Su questo non si transige".
Mi guarda pochi secondi in silenzio allucinata...chissà che si aspettava! Poi scoppi a ridere liberamente, e questa volta quelle che vedo scendere dai tuoi occhi non sono lacrime di tristezza ma di divertimento. Finalmente, missione compiuta. Mi unisco con te non riuscendo a trattenermi...saremo qui, al freddo, da almeno un'ora eppure non ho alcuna voglia di rientrare perché lo so...lo so che da domani tutto ritornerà come prima. Godiamoci il momento, ora che possiamo.
Ti asciughi una lacrima e mi parli, ma questa volta, oltre all'udibile ironia, sento anche una sorta di serietà nella tua voce. Come se stessi cercando di dirmi che quello che vuoi dire è reale, non solo una battuta tanto per dire.
"Hai perfettamente ragione, André! Dovevo schiacciargli un piede con il tacco e andarmene dopo la sua insinuazione arrogante ed infamante. Il posto regale di migliore amico è occupato da te e te soltanto. Nessuno può surclassarti, nemmeno Fersen!".
No Oscar, non dirmi queste cose che poi mi illudo anche se non dovrei...fermati ora che sei in tempo. È troppo dolce il suono delle tue parole per non rimanere desolato in futuro non dovessi mantenere questa promessa.
Non farmi questo, non darmi false speranze. Ce ne sono già fin troppe annidate nel mio cuore...e riguardano tutte te.
Malgrado tutti questi miei pensieri ti sorrido apertamente, ormai perso in questo docile mare dell'amore.
"Questo sì che è parlare Contessa De Jarjayes!".
"Dio mio se suona male 'Contessa De Jarjayes'...decisamente meglio Comandante oppure, per quanto ti riguarda, Oscar".
"Sono uno dei pochi ad avere la fortuna di poterti chiamare senza titolo e a darti del tu...che onore!"
"Ma vedi che scemo che sei! Comunque sì Monsieur Grandier. Coloro che hanno il privilegio di chiamarmi solo Oscar senza nemmeno il Madamigella davanti siete tu e la mia famiglia...in teoria anche i Reali, ma non lo fanno mai. Dovesse darmi del tu Girodelle finirebbe dritto nella Senna!"
Quello spocchioso di Girodelle...ha un debole per te, lo sai? Inoltre mi guarda sempre dall'alto verso il basso con la scusa dell'essere nobile...un giro non resisto, ti avverto. Dovrai placare una rissa e inventarti qualcosa per salvarmi dalla prigione per aver osato toccare un nobile. Ma per favore...quel damerino è solo apparenza, vive nel suo mondo incantato fatto di ricchezze e di servitù! Pensa perfino di appropriarsi di te? Deve passare prima sul mio cadavere!
"Ti aiuto se vuoi...a gettarlo nella Senna intendo! Non mi tiro indietro nonostante questo ingrato compito. Qualcuno dovrà pur farlo!".
"È ironia quella che sento, Grandier?" -mi guarda canzonatoria- "Beh, sai, anche io credo di leggerti abbastanza bene e ho sempre saputo di questo tuo astio nei confronti del mio sottoposto. Penso dunque di poterti rivelare, dopo anni, qualcosa che ti farà molto piacere e ti farà godere non poco".
"Sono tutto orecchie, Oscar. Ti avviso che mi aspetto molto dopo la tua introduzione".
"Ora vedrai..." -ti sistemi meglio sulle mie gambe. Mi domando se tu ti renda realmente conto della posizione in cui ti trovi...io decisamente non te lo farò notare- "Al terzo o quarto anno in carica di Comandante Girodelle credeva di avere acquistato un rapporto più...come dire...stretto con me. Nel senso che secondo lui era arrivato il giorno in cui mi poteva parlare di tutto ed era convinto di trovare me accondiscendente ad ogni suo singolo pensiero".
"Aveva capito molto di te in quattro anni".
"Vero? Eppure a me sembra che da quel punto di vista io sia piuttosto chiara e limpida. Ok essere un mistero, ma mi hai mai vista spettegolare? O essere d'accordo coi pensieri di un nobile? Mi sento più una popolana nata in una famiglia abbiente che altro ma...basta André, perdo il filo! Vogliamo ricominciare il discorso di prima?!".
Con un mezzo sorriso faccio il gesto di cucirmi la bocca e tu mi guardi con uno sguardo soddisfatto. La luna ti illumina e i tratti del tuo viso al suo chiarore risplendono.
Sei bella...Santo cielo, quante volte l"avrò pensato questa notte?! Ma non posso farci niente, sei stupenda.
"Dicevo, Girodelle un giorno viene nel mio ufficio per parlarmi di un discorso, a detta sua, d'onore e di superiorità sociale. Ti garantisco che stavo già per cacciarlo a 'superiorità sociale' ma ho deciso di attendere. Lui, nel non vedere nessuna reazione alle mie parole, già gongolava...credeva di poter contare sulla mia fiducia in tutto e per tutto...ma ti pare possibile? Io, Oscar François De Jarjayes, fatico ad essere un agnellino con te e dovrei esserlo con lui? Ma per favore! Comunque, ha iniziato un discorso insensato sul fatto che tu fossi un servo e che non dovevo permetterti di darmi del tu e di farmi chiamare da te Oscar. Per lui i ruoli sociali erano barriere invalicabili ed era un disonore mettersi al pari di un servo".
Faccio un grosso e rumoroso sospiro e abbasso gli occhi. Dio quanto è ignobile quell'uomo...per quanto sia vera la grande distanza fra le nostre classi, sono pur sempre un uomo anche io. Quando moriremonon credo proprio che Dio gli offrirà un trattamento di favore! Che differenza c'è, esattamente, tra di noi?.
Tu appoggi una mano su una mia spalla e attendi che torno a guardarti. Hai uno sguardo molto più dolce, così come le parole, come se cercassi di rincuorarmi.
"Una volta terminate tutte queste fandonie mi ha pure chiamata 'Oscar'. Credo abbia percepito subito il pericolo nell'aria...ha cambiato subito espressione. Mi viene da ridere ripensando che da quel giorno non è più entrato nel mio ufficio se non per comunicazioni ufficiali! Prima di tutto ho esordito con un 'Comandante Oscar per voi' successivamente l'ho minacciato di regredirlo a semplice soldato della guardia se avesse osato fare ancora determinate insinuazioni su di te e sul nostro rapporto. Per finire gli ho ordinato, come ad una persona qualunque, di andare a chiamare 'il mio amico André', calcando sulla parola amico. Se ne è andato con la cosa fra le gambe, dovevi vederlo!".
Tu ridi, ma io sono meravigliato ed emozionato. Mi hai difeso...hai difeso la nostra amicizia anche davanti ad un nobile. Sono importante per te almeno quanto tu lo sei per me.
Comunque sì...è decisamente una soddisfazione sentire che quel damerino è stato rimesso a cuccia!
"Lo avresti fatto davvero? Se avesse detto qualcosa su di me, gli avresti realmente tolto grado?".
Mi guardi con finta nonchalance, come se fosse la cosa più normale del mondo.
"Certamente! Nessuno può parlare male di te in mia presenza. Non sono concessi insulti nei tuoi confronti, solo io posso farlo!".
"Ah, però, mi fa piacere. Quanto meno mi devo preoccupare di una sola persona che mi prende a male parole!".
Sogghigno di nuovo, poi tra di noi cade il silenzio per qualche minuto. Non è imbarazzante, siamo abituati a non parlarci e a goderci un po' di tranquillità.
Ti osservo mentre punto il tuo sguardo verso la volta celeste; ti seguo un attimo dopo.
"Chissà come è fatto realmente l'universo. La scienza dice una cosa e la Chiesa ne afferma un'altra...secondo te chi ha ragione André?"
Questa domanda mi colpisce. È fede contro ragione. Chi può sapere cosa ci sia realmente lassù...io, un piccolo pensiero, me lo sono fatto. Eppure questo non è un quesito facile, non ho la verità in mano e il non sapere mi infastidisce.
"Per quanto, come sai, io sia credente sostengo la visione di uno scienziato italiano del 1600: Galileo Galilei. Sai perchè credo nei suoi scritti? Perché non aveva alcun motivo per andare contro alla religione. Lui era cattolico, le sue scoperte non son dunque nate per contrapporsi ad un pensiero millenario, semplicemente ha osservato il cielo descrivendo ciò che vedeva. Ha dovuto abiurare tutto per paura di finire come Giordano Bruno, ma i suoi son sempre stati studi senza secondi fini. Non aveva alcuna intenzione di distruggere i dogmi della Chiesa in quanto lui faceva parte di quella comunità, voleva solo sapere, informarsi. È di sicuro il più sincero e affidabile fra gli scienziati di cui ho letto tomi".
Mi guardi un po' smarrita, non ti aspettavi una risposta del genere, eppure questa storia ti incuriosisce.
"Io...beh, sai, mio padre non mi ha mai fatto leggere nulla del genere. Per lui esiste solo la visione cattolica, non crede in questo illuminismo scientifico. Nonostante questo, la terra al centro, l'uomo al centro...mi sembra tutto così irreale e ridicolo. Non è che un giorno mi...mi racconteresti quel che sai? Partendo da questo italiano...".
Sei arrossita...quanto sei tenera quando sei imbarazzata mia impavida Oscar, pronta a subire persino la furia di tuo padre pur di nutrire la tua sete di conoscenza.
"Ne sarei onorato. Ci sono così tante cose a questo mondo...vorrei poter conoscere il più possibile, tutte le visioni però! Non voglio essere bigotto, voglio essere considerato un uomo con una mente ampia, che non si ferma alla superficie ma che indaga nel profondo".
"Il tuo mestiere ideale sarebbe stato l'esploratore o il navigatore allora, tipo Colombo, Magellano o Vespucci! Saresti venuto a contatto con un sacco di nuove e stravaganti culture".
"Stravaganti non mi sembra il termine corretti; lo saranno per noi, per loro quelli strambi siamo noi! Direi più che altro...diverse: in fondo, ognuno ha la propria normalità Comunque sì, magari in un'altra vita salperò i mari, nonostante ciò sono felice del ruolo che ricopro oggi. Ho avuto la fortuna di essere stato accolto dalla tua famiglia che mi ha allevato come un figlio, pagandomi anche un'accurata educazione. Ho avuto privilegi che a nessun uomo del mio rango sono permessi. Sì, sono stato decisamente fortunato! Poi ho te, di sicuro con tutte quelle che ci capitano non abbiamo il rischio di annoiarci!".
"Tu ridi, ma sembriamo perseguitati dalla sfortuna! Se non tentano di uccidere me, ci provano con te!".
Non ti rispondo, ti guardo solo canzonatorio ripassando con la mente tutte le situazioni assurde che ci hanno visti protagonisti. Una vita senza brividi in quel di Versailles, dopotutto, sarebbe stata estremamente noiosa. Tutti quegli uomini e donne imbellettati che non fanno altro che diffondere pettegolezzi, anche falsi, per screditare qualcuno che non va loro a genio (mantenendo ovviamente la facciata da amiconi) e di parlare di politica quando, vedendo come siam messi, di politica non sanno nulla. Non parliamo poi dei tradimenti vari perché certe volte, e su questo sei d'accordo con me, più che la Reggia delle cariche di maggiore importanza di Francia questo luogo somiglia a un bordello!
Sì, sono decisamente orgoglioso di far parte del terzo stato. Immaginarmi nei panni di questi nobili (escludendo ovviamente te e la tua famiglia) mi fa ribrezzo...come sai, ho il problema che nelle mie vene scorre un senso di umanità e amore comune...non è una cosa da Conte, Duca o Marchese dei giorni nostri!
"Piuttosto!" -blocchi l'affluire dei miei pensieri- "Ma tu che diavolo ci fai sveglio a quest'ora?!".
Ed io che pensavo di essermela scampata...ti racconto una mezza verità? Perché no?
"Beh, mi sono svegliato verso le 2 e visto che non  riuscivo a riaddormentarmi ho deciso di alzarmi ed andare in biblioteca a leggermi un libro. Sai che mi concilia il sonno! Verso le 3 ho iniziato a sentire le palpebre pesanti, così ho pensato di andare in cucina a bere un bicchiere d'acqua e tornarmene a letto. Nonna aveva scordato di sigillare la persiana in quella sala così, mentre mi accingevo a chiuderla, ti ho notato in lontananza. Tu non ami il freddo, ogni volta che puoi stai vicino al camino, così ho immaginato che qualcosa non andasse ed eccomi qua...francamente non immaginavo te ne stessi 5 ore fuori! 6 visto che siamo qui a parlare da almeno un'ora".
Direi che va bene...dopotutto ho omesso solo che in realtà non mi sono mai addormentato e che ti ho atteso il tuo ritorno.
Ripenso a tutto quello che mi hai detto sulla tua serata e, ad un certo punto del racconto, mi blocco. Ti fisso torvo...te ne sei andata subito dopo il ballo con Fersen, eh?...
"Un attimo! Tu mi hai detto di aver lasciato il ballo dopo 10 minuti! E hai rimandato indietro la carrozza! Che diavolo hai combinato per tutte queste ore?".
Mi sembri un po' imbarazzata, come una bambina colta sul fatto.
"sono stata qualche ora a vagare per il giardino della Reggia...poi ho deciso di tornare a casa a piedi. Mi sono tolta le scarpe dopo l'ennesima storta...".
"Ma sei impazzita?! Di notte? Da sola? Non eri nemmeno armata! Se ti fosse successo qualcosa? No, non voglio nemmeno pensarci! Quel corsetto deve essere talmente stretto da averti dato alla testa! Poi con questo freddo! Sei proprio una testona, Oscar...non ti rendi conto del pericolo?!".
"Ti ricordi come mi hai trovato? Ti garantisco che ad un possibile pericolo nemmeno ci pensavo!".
Scuoto la testa contrariato. Un alito di vento più forte e gelido dei precedenti si alza facendomi tremare, in fondo sono solo in camicia. Tu lo noti e non ti fai scrupoli a bacchettarmi a tua volta.
"E poi vogliamo parlare di te? Pur di riscaldare me stai congelando! Su, rientriamo che tra poco mi diventi un pezzo di ghiaccio!".
No Oscar, non voglio rientrare. Tu sei già in piedi e mi allunghi la mano per aiutarmi a tirarmi su. Mi guardo intorno un'ultima volta nella speranza di trovare qualcosa che allunghi questa notte...ed eccole lì, lucenti: ho scordato di riportare in casa le spade.
Prendo la tua mano e mi alzo. Sei già girata quando comincio a parlare, ma sono più che sicuro che ritornerai sui tuoi passi.
"Sai cosa mi ci vorrebbe per scaldarmi? Un bel duello. Poi...sai, con quel tuo bel vestito così ingombrante non ti sarà facile muoverti e finalmente la vittoria sarà mia...".
Ti dico malizioso. Tu ti volti di scatto e finalmente lo vedo, rivedo il fuoco nei tuoi occhi. La vera Oscar è tornata.
"Vittoria? Ottimo, prendi in mano quella spada e preparati...questo duello non te lo scorderai per molto tempo".
Sorridi schernendomi, io non posso che fare altrettanto. La mia missione l'ho portata a compimento, sei tornata in te e, per ora, questo mi basta.
Levo le scarpe e le calze, poi ti porgo la tua arma. Tu mi guardi confusa dal mio gesto.
"Uno scontro minimo in pari: tu a piedi nudi, io a piedi nudi. Ora in guardia Oscar, sarà una lunga battaglia".
Sorride la tua bocca, sorridono i tuoi occhi.
"Ohh, non chiedevo di meglio, André".
Il movimento è leggiadro, sembri danzare dentro quel vestito, eppure gli occhi sono quelli di un predatore.
E con uno scatto parti con un affondo; il primo di molti questa notte.

 

   
 
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