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Autore: Lady Stark    01/04/2020    1 recensioni
Possibili spoiler:
La donna strinse tra l’indice e il medio la base del calice facendo ruotare il liquido al suo interno che, dopo essersi arrampicato con due volute verso il bordo, scivolò sul fondo lasciando lacrime scarlatte sul suo cammino. Alicia le osservò con una certa curiosità, soffermandosi sul profumo avvolgente che il vino sprigionava. “Che cosa starà facendo Will?”
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alicia Florrick
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Andrà tutto bene.

Quella sera Alicia Florrick rientrò a tarda ora, stremata dalla lunghissima giornata lavorativa che si era appena lasciata alle spalle. La borsa era un macigno ancorato al suo braccio destro, un peso insopportabile che la spingeva verso terra rendendo ogni passo un inferno. La porta si chiuse alle spalle della donna e, in concomitanza, con un suono sordo, i tacchi caddero sul pavimento. Il silenzio regnava sovrano e, per la prima volta dopo anni, Alicia gradì il buio della casa vuota.

A piedi nudi avanzò in direzione della cucina, abbandonando la borsa pesante sul bracciolo del divano in soggiorno. Alicia decise di non accendere le luci per evitare di notare il disordine lasciato da Zack e Grace ma, per evitare di sbattere contro qualche angolo, fece un’eccezione per quella della cucina. Tuttavia, non appena il chiarore inondò la stanza, la donna desiderò non averlo fatto: nel lavandino c’erano ancora le stoviglie della colazione e un paio di bicchieri macchiati di latte. Alicia chiuse gli occhi, prese un paio di respiri e aprì una bottiglia di vino rosso, riempiendo generosamente la pancia di un bicchiere.
La donna strinse tra l’indice e il medio la base del calice facendo ruotare il liquido al suo interno che, dopo essersi arrampicato con due volute verso il bordo, scivolò sul fondo lasciando lacrime scarlatte sul suo cammino. Alicia le osservò con una certa curiosità, soffermandosi sul profumo avvolgente che il vino sprigionava.

“Che cosa starà facendo Will?”

Quel pensiero fu come una freccia, le attraversò l’anticamera del cervello per poi andarsi a piantare dritta nel suo cuore. Un brivido le attraversò per lungo la spina dorsale, raggiungendole la punta dei piedi e delle mani. Con un respiro frustrato, Alicia appoggiò il gomito sull’isola della cucina massaggiandosi le palpebre con movimenti intensi e circolari. Doveva necessariamente togliersi dalla mente il suo capo, altrimenti...
D’improvviso, il silenzio dell’appartamento fu attraversato da un rumore squillante che, all’inizio, la donna non riuscì a riconoscere. Si guardò attorno alla ricerca del cellulare ma, solo quando il suono tornò a presentarsi, comprese che proveniva dal suo citofono.
L’avvocato corrugò le sopracciglia e adagiò il suo bicchiere di vino per raggiungere la porta, dietro la quale si nascondeva il suo misterioso visitatore.
Chi poteva mai essere a quell’ora? I ragazzi, forse? Eppure Zack e Grace avrebbero passato l’intera serata con il padre, non avrebbero dovuto rincasare prima del giorno successivo.

«Grace, Zack? Siete voi?» chiese prima di stringere la maniglia e socchiudere l’uscio.

«Ciao, Alicia».

La donna socchiuse le labbra, incredula. Doveva avere proprio una faccia da idiota poiché, con un sorrisetto, l’ospite inaspettato spalancò le braccia «Sorpresa!»
Alicia si schiarì la gola nel tentativo di recuperare un briciolo del suo autocontrollo o, perlomeno, parte della sua dignità.

«Will! È successo qualcosa al lavoro?» non era certo una domanda brillante poiché, se ci fosse stato effettivamente un problema, l’avvocato avrebbe tentato di contattarla tramite cellulare.

«No, nessun problema. Passavo qui nei dintorni e ho pensato che fosse carino passare a salutarti». L’uomo le mostrò una bottiglia di vino rosso dall’aria costosa e, facendo spallucce, le fece la sua proposta silenziosa. Alicia non voleva credere ai propri occhi ma, con un sorriso stampato sulle labbra, fece entrare il suo capo facendolo accomodare in salotto.

«Perdona la confusione, Will. Non ho avuto modo di sistemare». Non c’era poi così tanto disordine ma, in quel momento, ogni dettaglio sembrava amplificarsi ai suoi occhi. Will si guardò intorno, toccò il bordo di un cuscino e lo spostò di qualche millimetro verso destra.

«Hai proprio ragione, questo cuscino era davvero fuori posto». 
Alicia rise, svanì in cucina per un paio di minuti e ne riemerse con due bicchieri colmi di vino.

«Spero non ti dispiaccia se non ho aperto la tua bottiglia, ne avevo già una in cucina. Sai, ti avevo anticipato» disse, alzando la mano destra per mostrargli il suo calice.

«Per fortuna non sono l’unico a passare le mie serate in compagnia dell’alcool».

«Un amico universale, oserei dire».
Will alzò il bicchiere in sua direzione, invitandola a un brindisi.

«Alle serate improvvisate?» Alicia sorrise, riscaldata dalla presenza dell’uomo e dalla sua squisita dialettica. Il tintinnio dei bicchieri risuonò in tutte le sale dell’appartamento, enfatizzandone ancora di più il vuoto. Alicia avrebbe dovuto sentirsi a disagio, avrebbe dovuto cercare di limitare i contatti con il suo capo e lasciare che la loro relazione rimanesse sul piano professionale. Eppure, malgrado la ragione le stesse imponendo di comportarsi in modo logico, il suo istinto la spingeva nella direzione opposta: voleva che Will rimanesse a farle compagnia.  

«Alle serate improvvisate».

Le ore e i bicchieri di vino cominciarono a susseguirsi l’uno dopo l’altro, arrossando le guance di Alicia e il collo di Will, stretto dal vincolo della cravatta. Le loro menti tornarono indietro nel tempo, rispolverando vecchi episodi o aneddoti della Georgetown University.

«Oddio, ti ricordi quel ragazzo.. come si chiamava? Tom, Tim..»

«Thomas Red» lo corresse Alicia, sorseggiando il rivolo di vino rimasto nel ventre del suo bicchiere.

«Sì, Thomas Red e i suoi improponibili calzini color senape!» Will sospirò e si abbandonò contro lo schienale del divano, reclinando la nuca sul bracciolo.

«Davvero bei tempi. Non ti mancano?»

«Ogni giorno. La spensieratezza di quei giorni non tornerà più. Ora c’è solo l’aspirapolvere, la spesa e le lavatrici» borbottò appoggiando la testa nell’incavo del gomito.

Mentre l’uomo osservava la conformazione del soffitto, Alicia si prese qualche minuto per contemplarne il profilo, quella stessa silhouette che alla Georgetown University l’aveva stregata. Per quanto si sforzasse, la donna non riusciva a cancellare dalla memoria il ricordo del suo profumo o il tocco delle sue mani sulla vita quando, con un sorriso malandrino, l’attirava a sé per abbracciarla.

«A volte mi chiedo come sarebbe andata a finire se alla Georgetown non ti avessi lasciata andare».

«Will, ti ricordo che abbiamo preso questa decisione insieme. Era la cosa migliore da fare».

«Sì, è vero. Rimane pur sempre l’errore più grande della mia vita».

L’avvocato voltò il capo in direzione della donna e, con un gesto delicatissimo, le scostò una ciocca di capelli dalla guancia. Di riflesso, forse condizionata dall’alcool o dai ricordi universitari, Alicia appoggiò il viso contro la mano di Will sfiorandone il palmo con le labbra. Solo quando si rese conto della gravità del gesto, la donna si ritrasse alzando le mani in segno di scuse.

«Will, scusami... io...»

L’avvocato non le permise di terminare la frase poiché, circondandole la vita con un braccio, annullò la distanza tra di loro. Con una delicatezza che Peter non aveva mai saputo mostrarle, Will le accarezzò ancora la guancia e, con un sussurro, ridusse la distanza tra i loro visi.

«Una sola parola e mi fermerò, Alicia».

Il respiro emozionato di Will le accarezzò le labbra, facendola rabbrividire. Avrebbe dovuto allontanarlo, impedendogli così di compiere quel gesto così terribilmente folle, ma desiderava davvero che si fermasse?
Un solo respiro li divideva...
 
«Mamma! Mamma! Va tutto bene? Svegliati!»
Alicia si tirò di scatto a sedere, guardandosi concitatamente intorno per recuperare l’orientamento. Grace era al suo fianco, le stringeva una spalla con un cipiglio corrucciato.

«Mamma, mi hai fatta preoccupare. Ti sei addormentata in cucina».

Solo in quel momento Alicia si rese conto d’aver ancora indosso i vestiti del giorno precedente. Una fitta di delusione le lacerò il petto ma, tentando di nascondere l’amarezza del risveglio agli occhi della figlia, le baciò la fronte per rassicurarla.

«Mamma, va tutto bene?»
Alicia annuì, attirò la figlia in un abbraccio e, nel momento in cui le sue braccia le circondarono la vita, parte della tristezza sfumò.

«Tutto bene, tesoro mio. Ora che voi siete qui va tutto bene».
Alicia Florrick sapeva di aver appena detto una bugia ma, ciononostante, si aggrappò a quella menzogna come se fosse un dogma, la sua personale e inconfutabile verità.
   
 
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