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Autore: Shikayuki    01/04/2020    1 recensioni
Izuku e Bakugo ci mettono anni a capire i sentimenti l'uno dell'altro, ma quando ci riescono, non hanno propriamente una relazione tranquilla, anche grazie all'attitudine di Deku di rischiare la sua vita.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia partecipa al COWT10 di Lande di fandom

Settimana: 7

Missione: M4

Prompt: Dark Horse - Katy Perry feat Juicy J

Wordcounting: 1385

Rating: SFW

Pairing: BakuDeku

 

It's in the palm of your hand now baby

It's a yes or no, no maybe

So just be sure before you give it up to me

Up to me, give it up to me

 

«Ti avevo avvisato che non sarebbe stato facile stare con uno come me.»

Katsuki glielo disse baciandogli via le lacrime, dopo un’ennesima litigata e a Izuku tornò in mente il giorno in cui avevano fatto il primo passo come la coppia più disfunzionale del mondo.

Era passato qualche giorno dal disatro di Kamino e dall’addio ad All Might come simbolo della pace, Katsuki aveva intuito qualcosa e aveva cercato di farlo parlare, ma era finito tutto in uno scontro corpo a corpo dove se le erano date di santa ragione. Izuku ne era uscito sconfitto e si erano beccati una punizione severa: bloccati insieme nel dormitorio per giorni. Non avevano parlato molto in quei giorni, ma si erano guardati molto, osservandosi di nascosto, per vedere l’uno le reazioni dell’altro. Izuku era piuttosto preoccupato dopo avergli rivelato il segreto di One for all, ma cercava di non darlo a vedere per non irritarlo e Katsuki allo stesso tempo lo guardava cercando di capire perché All Might avesse scelto proprio lui. Si guardavano, si sfioravano per sbaglio eseguendo le faccende domestiche, ma alla fine non avevano mai parlato.

Izuku era abituato ad osservare Katsuki, lo faceva da quando ne aveva memoria e ormai conosceva ogni sua singola sfumatura, ma nonostante tutto non poteva fare a meno di guardarlo, nei suoi movimenti agili e felini, sempre controllati, anche quando semplicemente cucinava. Per Bakugo invece era stato diverso, non lo aveva mai guardato per bene, per lo meno non senza un sentimento di disgusto e repulsione per la sua condizione di senza quirk, ma adesso era diverso e la sua volontà di capire lo spingeva a guardarlo sempre più spesso, sempre più attentamente, volendo imprimere i movimenti goffi di Deku nella sua mente. Non sapeva cucinare, era mediocre nelle faccende domestiche, ogni passo era un disastro, eppure sul campo di battaglia era stato quasi un avversario degno di lui. Quasi, ma non del tutto, in fondo lo aveva sempre schiacciato.

Da quei giorni erano dovuti quasi morire contro l’Unione dei cattivi, si erano dovuti diplomare e poi entrare nel mondo del lavoro prima che riuscissero a realizzare davvero quello che i loro cuori forse sapevano da quando erano bambini. Izuku era quasi morto durante una missione ed era stato Katsuki a trovarlo e soccorrerlo e poi a restare accanto al suo letto, ferito in modo grave a sua volta, ma completamente fuori di testa. In quelle ore di veglia aveva iniziato a capire cosa provava davvero, ma non voleva realizzarlo, ma quando Izuku lo aveva chiamato disperato svegliandosi, qualcosa si era rotto in lui e aveva ceduto a quel sentimento che inconsciamente aveva represso per anni. Izuku si era ripreso dall’incidente con il suo aiuto e pian piano, prendendosi il loro tempo, si erano avvicinati e alla fine confessati l’un l’altro, anche se Katsuki aveva messo in chiaro le cose fin da subito: non sarebbe stato facile stare con lui, con il suo carattere, le sue ombre e i suoi difetti e che doveva dargli una risposta subito, o sì o no, niente forse, niente ripensamenti.

Non era stato facile all’inizio stare insieme, le litigate erano continue, anche se vertevano principalmente sul fatto che Izuku si metteva sempre in pericolo sul lavoro, ignorando completamente la propria salute, ma con il tempo erano migliorati e avevano iniziato a litigare di meno.

Ma quella sera aveva superato il confine.

Deku era finito di nuovo in ospedale e Katsuki era stato testimone di come era avvenuto e di come avrebbe potuto evitarlo, ma per salvare il villain, ci aveva quasi rimesso la vita, per l’ennesima volta, e come Izuku era rientrato a casa dopo la discussione, avevano iniziato subito a litigare.

«È il mio, il nostro lavoro, Kacchan, non possiamo tirarci indietro!»

«Era un cazzo di villain, tu sei un eroe, non puoi rischiare la tua vita per salvare quella di una feccia.»

«È pur sempre una vita.»

«No, non capisci, sei sempre stato così, incurante del tuo benessere. Non sei più un bambino, né un liceale che ha appena ricevuto un quirk e deve imparare ad usarlo, sei un eroe, il simbolo della pace, le persone contano su di te! Io conto su di te.»

«Non possiamo litigare sempre sulle stesse cose, da anni, anni ed anni, le parole sono sempre le stessi, gli schemi sono sempre gli stessi. Basta.»

«Va bene, allora lasciamoci.»

Katsuki lo aveva detto con naturalezza, guardandolo dritto negli occhi e Izuko sapeva che lo stava dicendo sul serio.

«Io… io non-»

«Cosa non vuoi, Deku?»

L’eroe, così coraggioso sul campo, si sentì mancare l’aria nei polmoni, non riuscendo a rispondere.

«Non vuoi che ci lasciamo?»

Izuku riuscì soltanto a scuotere la testa, in diniego.

«Quando ci siamo messi insieme, ti ho promesso tutto, ti ho dato tutto, ti ho mostrato parti di me che non ho mai mostrato a nessuno, ti ho detto che non sarebbe stato facile, ti ho detto che volevo l’esclusiva assoluta sul tuo cuore e tu hai acconsentito, allora perché non riesci a ricambiarmi a pieno, a cercare di stare attento almeno alla tua vita, per me?»

«Kacchan, io...»

«Quando All Might ti ha donato questa possibilità, non voleva assolutamente tu tentassi stupidamente il suicidio ogni due per tre e io non voglio assistere alla tua dipartita prima del tempo perché hai più cura del tuo potere, piuttosto che del corpo che lo contiene. Ti ho scelto perché ti ho riconosciuto come mio pari, ma adesso vedo che sei sempre lo stesso ragazzino incurante di sé che eri da piccolo. Non so se voglio continuare con questo gioco sul continuo filo del rasoio, in cui ci salutiamo la mattina e non so mai se ti rivedrò la sera, o se dovrò venirti a vedere in qualche ospedale, o peggio, in una cassa da morto.»

«Kacchan, io non voglio perderti, per favore.»

«No, Izuku. A questo punto ti do l’ultima scelta, è nelle tue mani e come l’altra volta accetto solo sì o no, niente forse, quindi pensaci bene prima di scegliermi di nuovo. Vuoi rimanere con me e iniziare a considerare anche i miei di sentimenti? Altrimenti chiudiamola qua, domani cerco un’altra casa.»

Katsuki sapeva di essere stato duro, ma non riusciva a continuare a guardare quel corpo martoriato, pieno di cicatrici vecchie e fresche, e bende messe poco prima in ospedale.

Gli occhi di Izuku si riempirono di lacrime, mentre lo guardava con gli occhi pieni di panico.

«Kacchan, per favore, Kacchan...»

«Un sì o un no, vuoi vivere anche per me o solo per un potere non tuo?»

Tra le lacrime, la mente di izuku lavorava veloce, ma il suo cuore sapeva già la risposta, perché ultimamente anche lui si era posto quel quesito sempre più spesso, ad ogni osso rotto, ogni nuova cicatrice, trovando Katsuki sempre accanto a lui al suo risveglio ogni volta in un ospedale diverso, si era chiesto se stesse sbagliando qualcosa, se magari stesse vivendo la sua vita come un egoista totale e le parole dell’altro, quella sera, glielo confermarono. Era un egoista, ma allo stesso tempo non voleva perdere la persona al quale aveva deciso di dedicare tutto se stesso, anche se a quanto pare non riusciva ad esprimere quei sentimenti.

«Sì, Kacchan, voglio continuare a vivere, anche per te, ma non lasciarmi e non permettere che io ti lasci mai.»

«Scemo di un Deku.»

Le braccia di Katsuki non tardarono a stringersi intorno a lui e i suoi baci non tardarono ad asciugargli ogni singola lacrima e Izuku iniziò a calmarsi.

«D’ora in poi proverò ad essere più attento e a mettere prima la mia vita.»

«Farai meglio a farlo.»

Rimasero abbracciati per un bel po’, mentre le lacrime di Izuku si asciugavano del tutto e i respiri tornavano regolari dopo la litigata. Sapevano entrambi di aver esagerato in un modo o in un altro, ma adesso non importava più, l’importante era che erano insieme.

«Non volevo davvero che ci lasciassimo, in fondo quando mi hai detto di sì quel giorno, hai firmato un’esclusiva, lo sai?»

«Lo so, e lo stesso vale per te quando ti sei proposto.»

E sapevano entrambi che quella era la verità e che in futuro avrebbero litigato ancora, probabilmente sempre sugli stessi argomenti, perché erano così, ma avrebbero sempre trovato il modo di tornare ognuno nelle braccia dell’altro.

 
  
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