Anime & Manga > Lady Oscar
Segui la storia  |       
Autore: _Agrifoglio_    01/04/2020    13 recensioni
Una missione segreta, un’imboscata vicino al confine austriaco e il corso degli eventi cambia. Il senso di prostrazione dovuto al fallimento, il dubbio atroce di avere sbagliato tutto, un allontanamento che sembra, ormai, inesorabile, ma è proprio quando si tocca il fondo che nasce, prepotente, il desiderio di risorgere. Un incontro giusto, un’enorme forza di volontà e, quando tutto sembrava perduto, ci si rimette in gioco, con nuove prospettive.
Un’iniziativa poco ponderata della Regina sarà all’origine di sviluppi inaspettati da cui si dipanerà la trama di questa storia ricca di colpi di scena, che vi stupirà in più di un’occasione e vi parlerà di amore, di amicizia, di rapporti genitori-figli, di passaggio alla maturità, di lotta fra concretezza e velleitarismo, fra ragione e sogno e della difficoltà di demarcarne i confini, di avventura, di duelli, di guerra, di epos, di spirito di sacrificio, di fedeltà, di lealtà, di generosità e di senso dell’onore.
Sullo sfondo, una Francia ferita, fra sussulti e speranze.
Davanti a tutti, un’eroica, grande protagonista: la leonessa di Francia.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Grandi progetti
 
La vita è fatta di opportunità, di bivi, di scelte.
Cosa sarebbe successo se il Ministro della Difesa e lo Stato Maggiore dell’Esercito avessero valutato incongruo il progetto del Generale Bonaparte e lo avessero archiviato in uno dei polverosi armadi degli uffici della reggia? Non è dato saperlo, perché il progetto fu, invece, approvato (sebbene a maggioranza e non all’unanimità) e la Campagna d’Egitto ebbe il via libera.
Ciò costrinse i de Jarjayes e i de Girodel a intensificare i rapporti con Napoleone Bonaparte – che fu studiato e analizzato con meticolosità darwiniana – e anche con Madame de Beauharnais – dalle cui confidenze ci si aspettava di scoprire ulteriori aspetti della personalità del Generale che questi, per spigolosità e ritrosia, tendeva a mantenere celati. Ciò obbligò, in particolar modo, Oscar a qualcosa per lei del tutto sgradevole: fare vita sociale.
Molte furono le occasioni di confronto con Bonaparte che fu spesso chiamato a illustrare le linee guida della Campagna d’Egitto ai componenti del Consiglio di Reggenza. Il giovane Generale appariva sempre brillante, competentissimo e assertivo. Senza perdersi in inutili dettagli, rispondeva a tutte le domande con precisione ed esaustività, risultando, in ogni occasione, chiaro e convincente. Gli interlocutori comprendevano che quella di lui non era una “semplice” abilità strategica, pur difficile da reperire in quel grado persino nel più anziano e consumato degli ufficiali, ma anche e soprattutto genialità innata. Allo stesso tempo, intuivano, però, che Napoleone Bonaparte non era del tutto trasparente e che molte delle sue reali intenzioni le teneva per sé. Tali riserve mentali lasciavano tutti perplessi così come gli occhi freddi, dominanti e calcolatori di colui che le celava. Quell’uomo era un enigma al pari delle sfingi che si trovavano nella terra che, presto, sarebbe andato a colonizzare.
Se i de Girodel e i de Jarjayes erano scettici nei confronti del Generale corso, questi non era certo meglio disposto verso di loro. Chiuso e diffidente per natura, più portato a imporsi che a confrontarsi, Bonaparte sembrava spesso scalpitare, insofferente all’idea di dovere rendere conto a persone che non considerava alla propria altezza.
Per Girodel, aveva, da subito, provato un’avversione profonda, avendo riscontrato in lui tutto ciò che da sempre lo infastidiva: orgoglio aristocratico, maniere perfette, distacco e algidità. Sebbene il Generale de Girodel gli avesse sempre riservato dei modi impeccabili, in lui rivedeva gli antichi compagni dell’Accademia Militare di Brienne, dei nobili francesi di antico lignaggio che si burlavano di lui per l’accento corso e la provenienza provinciale, mettendone in dubbio le origini nobiliari e storpiandone la pronuncia del nome. Il fatto che Girodel fosse uno dei più scettici verso di lui non agevolava di certo i loro già glaciali rapporti.
Madame de Girodel non suscitava in Bonaparte maggiori simpatie, poiché in lei ritrovava le stesse caratteristiche del marito. Gli appariva come una raffinata e fredda statua, una creatura che nella perfezione trovava il suo culmine e il suo limite. Mille volte meglio l’imperfetta, ma spontanea e sensuale, Joséphine de Beauharnais che, con tutti i suoi difetti e, forse, proprio per quelli, lo affascinava fino a stregarlo. Joséphine era una donna vera, calda e conturbante e non una bellissima e distante dea di marmo.
Quello che Bonaparte tendeva a evitare più di tutti era il Generale de Jarjayes. Ieratico e autoritario, abituato a comandare e per nulla avvezzo a essere contraddetto, l’anziano militare aveva il potere di ricordargli alcuni insegnanti dell’Accademia Militare, degli asini paludati, tronfi e inflessibili che pensavano di saperne più di lui. Gli rammentava, inoltre, anche se mai lo avrebbe ammesso con se stesso, la madre, una donna di antico costume, severa e tutta d’un pezzo, che aveva ancora il potere di ricondurlo nei ranghi. Napoleone amava e onorava Maria Letizia Ramolino, ma non si sentiva molto a suo agio con lei, preferendo avere il controllo all’essere controllato.
Verso André, nutriva, invece, un’insofferenza viscerale, non perdonandogli le attenzioni che Joséphine gli rivolgeva e l’evidente attrazione che la donna provava per lui. Bonaparte non si faceva illusioni sulla fedeltà della sua amante, essendogli giunte troppe voci su di lei. André era, però, il più bello e affascinante di tutti gli amanti, veri o presunti, che erano stati attribuiti a Madame de Beauharnais e, malgrado non sembrasse ricambiare quell’inclinazione, lo avrebbe inviato volentieri a lavorare incatenato in uno dei campi di cotone del nuovo mondo.
Il mistero più grande e incomprensibile, però, era Oscar. Non riusciva a inquadrarla, a capirla e, tantomeno, a controllarla e questa circostanza oltre a infastidirlo, lo incuriosiva. Occupava un posto che mai una donna avrebbe dovuto fare suo ed era certo che in nessun caso ella si sarebbe sottomessa ad alcuno. Per questa ragione, avrebbe voluto umiliarla, mortificarne l’orgoglio, farla scendere da quell’aristocratico e algido piedistallo sul quale era inerpicata, ma, proprio per questo, provava per lei, suo malgrado, una fervente ammirazione.
Nonostante lo scarso calore che albergava in quel male assortito gruppo, erano tutti interessati a continuare a studiarsi e a carpire dall’altro più informazioni possibile e ciò, per ora, prevaleva sulla diffidenza, sugli individualismi e sulle scarse capacità di integrazione.
Joséphine de Beauharnais, invece, non faceva mistero di aspirare alla presentazione a corte e a un incontro con la Regina. I de Jarjayes e i de Girodel non la contraddicevano apertamente e mantenevano con lei un atteggiamento vago per non alienarsene le simpatie, ma, in cuor loro, sapevano che sarebbe stato molto difficile, se non addirittura impossibile, procurare un incontro con la Regina vedova, ormai inflessibilmente seria e severa, a quella dama dalla reputazione tanto chiacchierata.
Era gentile e amabile con tutti, pure con Rosalie, con Bernadette e con la servitù, ma era anche irrimediabilmente leggera e superficiale. Era, però, impossibile volerle male, data la generosità che traspariva dai discorsi e dai comportamenti e la buona disposizione verso ogni interlocutore. Trattava molto bene la sua domestica mulatta Euphémie che considerava più un’amica che una sottoposta e, in generale, tutti i suoi servitori. Durante la sua infanzia in Martinica, del resto, aveva giocato senza problemi con i figli degli schiavi e la concezione che aveva delle classi sociali era profondamente diversa da quella degli aristocratici del vecchio mondo.
Era stata proprio questa disinvoltura, unita a un’iniziale grossolanità di modi e a una quasi totale ignoranza, ad avvelenare, sin da principio, il matrimonio della bella creola con l’albagioso e libertino Visconte Alexandre de Beauharmais. Sposatisi grazie ai buoni uffici dei rispettivi parenti (due dei quali erano stati amanti) e con un oceano di mezzo a dividerli, si erano reciprocamente detestati da subito, tanto che il Visconte non aveva tardato a riprendere la sua vita da scapolo, non perdendo occasione per dilapidare il suo patrimonio e per redarguire e umiliare continuamente la sgradita consorte. Ella, tuttavia, non si era persa d’animo e, anzi, aveva sempre condotto una vita fatta di frivolezze, di capricci e di tradimenti. I pessimi rapporti reciproci non avevano impedito alla male assortita coppia di generare due figli, Eugène e Hortence, ma qualcosa, a un certo punto, era definitivamente precipitato, tanto che il Visconte aveva ingiunto alla moglie di lasciare la casa coniugale e di ritirarsi in convento, in attesa della separazione.
Entrata nell’Abbazia di Pantemont, un convento cistercense dove erano educate le fanciulle della migliore aristocrazia e ospitate le nobildonne in difficoltà coi mariti, aveva impresso una svolta alla sua esistenza. Stretta amicizia con alcune signore raffinate lì soggiornanti, aveva da loro appreso le buone maniere e tutti i segreti della vita mondana. All’uscita dal convento, si era trasformata in una dama affascinante e, cosa che non guastava, munita di molti buoni contatti. Da lì, era iniziata l’ascesa mondana della giovane creola, desiderosa di conquistarsi uno spazio in società, di condurre una vita allegra e brillante e di offrire ai figli tutto ciò che le era mancato.
Proprio in occasione di un favore che Bonaparte aveva fatto a Eugène, ufficiale alle prime armi, era avvenuto l’incontro fatale. Recatasi a conoscere il giovane Generale al fine di ringraziarlo, la Viscontessa lo aveva irresistibilmente affascinato, se non addirittura travolto. Era iniziata una relazione appassionata e burrascosa, a tratti torbida, fatta di eccessi e di ossessione amorosa da parte di lui e di sostanziale noncuranza e di moltissimi tradimenti da parte di lei.
Al momento dell’incontro con Oscar e André, Joséphine de Beauharnais era un astro nascente della media nobiltà e dell’alta borghesia, la regina dei salotti della società di mezzo. Pur senza essere eccezionalmente raffinata, vestiva con eleganza, grazie a un gusto innato e a uno spiccato amore per il bello che compensavano le carenze di base, ma che erano costantemente limitati da una disastrosa mancanza di mezzi. I modi di lei erano notevolmente migliorati anche se, a volte, si lasciava sfuggire atteggiamenti un po’ troppo spontanei e istintivi che, comunque, non stonavano nell’insieme, le erano perdonati in nome della grazia e del fascino naturali e contribuivano a renderla unica. Intelligentissima, per quanto frivola e capricciosa, imparava rapidamente, non si faceva scoraggiare dalle deficienze originarie e si manteneva in un equilibrio costantemente precario fra una vita brillante al di sopra delle proprie possibilità, le finanze che si assottigliavano e i debiti che crescevano.
Proprio per mantenere il suo tenore di vita elevatissimo, intrecciava relazioni con molti gentiluomini, attirandosi il biasimo del marito separato (che pure non era un sant’uomo) e scatenando la gelosia folle e viscerale di Napoleone.
Continuava, con disappunto di Oscar, a flirtare con André, riservandogli accattivanti sorrisi, deliziosi battiti di ciglia e parole meravigliosamente suadenti, ma non disdegnava Girodel e neppure Talleyrand e il Generale de Jarjayes. La civetteria mondana e il fascino leggero erano talmente compenetrati in lei che flirtava persino con le donne. Napoleone notava tutto, taceva e fremeva. La collera repressa del Generale corso cresceva di giorno in giorno e trovava in André un bersaglio privilegiato.
A tutto questo turbinio di passioni esacerbate e di tempeste emotive, la bella creola pareva non dare peso, come se fosse naturale per lei suscitarlo. Civettava, ammaliava, svolazzava come una farfalla e rivolgeva a ognuno quei particolari sorrisi tutti suoi, sbocciati a labbra serrate o celati dietro il ventaglio. Un innocente e delizioso vezzo, sostenevano gli uomini; la necessità di celare i denti storti, pensavano Madame de Girodel e Rosalie.
 
********
 
– Fra cinque minuti, sarà mezzogiorno. Auspichiamoci che il Generale Bonaparte non si faccia attendere – disse Maria Antonietta, scrutando i componenti del Consiglio di Reggenza – Avrei immaginato che lo avremmo visto di frequente a corte e, invece, non mi ha mai chiesto udienza.
Alla fine di aprile del 1798, la Regina Maria Antonietta era in procinto di conferire a Napoleone il comando dell’armata d’Egitto e, a tale scopo, lo aveva convocato, per mezzogiorno, nella sala ove si riuniva il Consiglio di Reggenza. Il diciannove maggio dello stesso anno, il Generale sarebbe salpato da Tolone.
– Non mi stupisce che non si sia mai presentato a corte, Maestà – si inserì Girodel, con aria di disapprovazione – Alcune mie conoscenze che hanno frequentato l’Accademia Militare di Brienne insieme a quell’uomo mi hanno riferito che il Generale Bonaparte è sempre stato, eufemisticamente parlando, un solitario. In costante difficoltà nel relazionarsi con gli altri, non ha mai cercato l’integrazione e questo gli ha causato inimicizie e fastidi. Alcuni cadetti, vedendolo strano e isolato, iniziarono a prenderlo di mira. Era capace di stare in sella per tutta la giornata, di trascorrere intere notti immerso nella lettura, sopportava le punizioni con fermezza e stoicismo, senza mai lamentarsi, ma, quando si trattava di farsi delle amicizie, ogni abilità svaniva. Una volta, alcuni cadetti entrarono nel pezzo di giardino che gli era stato assegnato ed egli li allontanò con una zappa!
– Un ribelle e un misantropo! – esclamò il Generale de Jarjayes che era stato invitato a prendere parte alla riunione – La peggior specie, soprattutto fra i militari. Questi individui sono i più irriducibili e riottosi, quelli dai quali ci si può sempre attendere un colpo di testa!
A mezzogiorno in punto, non un minuto prima né uno dopo, un maggiordomo annunciò l’arrivo del Generale Bonaparte.
Egli entrò nella sala con passo deciso e occhi risoluti. Evitò gli sguardi di tutti e si inchinò alla Regina con fredda deferenza. Senza essere ineducato e senza trascurare alcuna regola dell’etichetta di corte, si comportò, tuttavia, come se la Sovrana, mai incontrata prima, non gli ispirasse alcun timore reverenziale. Pareva, a tratti, che fosse lui a concedere udienza a lei e che il ruolo di prossimo salvatore della Francia – del quale era fermamente convinto – gli conferisse, al cospetto di lei, una posizione privilegiata.
Tanta tracotanza non passò inosservata. Oscar sgranò gli occhi, Girodel li abbassò, il Generale de Jarjayes serrò i pugni e André tacque mentre i fratelli del defunto Sovrano mormorarono.
Maria Antonietta, che da quasi dieci anni reggeva sulle sue spalle le sorti del Regno ed era, ormai, abituata a fronteggiare la più variegata umanità, non batté ciglio e, con sguardo inespressivo impercettibilmente velato di durezza e voce solenne, ma neutra, disse:
– In nome di Dio e per il supremo bene della Francia, Vi conferiamo il comando della spedizione in Egitto. Che Dio sia con Voi, Generale Bonaparte.
– Vi sono grato, Maestà – fu la laconica e nient’affatto commossa risposta del Generale.
Dopo che egli si fu inchinato, Maria Antonietta si alzò dalla sedia e si allontanò.
 
********
 
Pensierosi al limite della preoccupazione, il Generale de Girodel e la moglie conversavano in uno dei salottini del palazzo di famiglia. In un vaso di porcellana di Sèvres, posto su un tavolino di noce collocato fra le due sedie, occhieggiava un mazzolino di mughetti, di roselline e di viole che emanavano un gradevole profumo. Era l’unica nota allegra della stanza.
– Quell’uomo di rara antipatia che fino a due mesi fa nessuno conosceva è riuscito nel suo intento di farsi mettere a capo di un intero esercito per mietere gloria nella terra dei faraoni – disse, con voce malinconica, Madame Henriette Lutgarde.
– E’ soltanto un arrogante presuntuoso – rispose il Generale de Girodel, guardando gli occhi verdi striati d’oro della moglie – Le indubbie capacità e l’innato talento militare non lo metteranno per sempre al riparo dalle conseguenze nefaste della tracotanza e dalla totale mancanza di senso della misura che costantemente dimostra.
– Le sorti della guerra volgevano al peggio – gli fece eco la moglie – Mi auguro soltanto che fare ricorso a lui non sia stato un rimedio peggiore del male.
– Nella scelta di quell’uomo, sono stati determinanti il Vescovo de Talleyrand e il Comandante de Jarjayes. Il cinismo e la spregiudicatezza dell’uno ci sono ben noti, così come l’avventatezza e il totale disprezzo delle opinioni altrui della seconda – sibilò, con uno sbuffo, il Generale.
Girodel non aveva mai mandato giù il ferimento della moglie, avvenuto quattro anni prima nel Bois de Boulogne, in occasione della missione cui ella aveva partecipato col beneplacito di Oscar, ma col dissenso di lui. Pur restando un fedele amico e sottoposto di Oscar, da quel giorno, tutte le intemperanze caratteriali e i difetti di lei, prima da lui minimizzati in nome dell’amicizia e dell’ammirazione, gli si erano concentrati dinanzi agli occhi, tanto più che la moglie, da allora, era diventata cagionevole di salute.
– Non siate troppo severo col Vostro Comandante, marito mio – gli sussurrò lei, quasi leggendogli nel pensiero – Ha agito per il meglio, non poteva immaginare cosa sarebbe successo e, poi, io ho insistito molto per dare il mio contributo a quella missione.
Girodel tacque per non alimentare la polemica, pensando fra sé e sé che non è certo necessario un negromante per prevedere che una civile, del tutto a digiuno di scienza militare, possa trovarsi in pericolo in una missione già rischiosa per dei soldati di lungo corso. Oscar, però, era un’avventata senza rimedio, lui, in quell’occasione, era stato debole e il dramma li aveva sfiorati.
– Piuttosto, mio caro – riprese la signora – State in guardia da Bonaparte. Non mi piace come Vi guarda e come Vi parla. Mi impensierisce il malcelato livore che nutre per Voi. GuardateVi da lui…. E’ un uomo pericoloso e infido….
Girodel tacque anche questa volta, ben consapevole che la moglie aveva colto nel segno. Aveva notato pure lui l’inimicizia che Napoleone Bonaparte gli portava, un’inimicizia immeritata quanto implacabile.
 
********
 
Oscar si riscosse dalla lettura, si posò i fogli in grembo e girò la testa verso la porta dalla quale proveniva il lieve bussare. Al cenno di assenso di lei, André entrò con in mano un vassoio carico di un bricco di cioccolata profumata, di due tazze di porcellana e di un piattino di biscotti al limone che Rosalie aveva preparato secondo la ricetta insegnatale dalla povera Marie. A completare l’insieme, c’era un vasetto ricolmo di fiorellini di campo che i bambini avevano colto nel pomeriggio.
Anche dopo l’elevazione a Conte e il matrimonio, André aveva continuato a onorare personalmente il rituale pomeridiano del the o della cioccolata. Molto geloso del suo ruolo, non voleva che nessun altro, uomo o donna, lo svolgesse al posto di lui.
– Sempre affaccendata nella lettura – disse l’uomo, con gli occhi sorridenti e la voce allegra.
– Sto dando un’altra scorsa ai piani militari della Campagna d’Egitto – rispose lei, dirigendo lo sguardo verso le carte.
– E’ soltanto la settantanovesima analisi o è già l’ottantesima? – scherzò lui.
– Voglio che vada tutto bene – sorrise amaramente Oscar – Sono consapevole dell’enorme responsabilità che mi sono assunta, avallando la candidatura del Generale Bonaparte alla testa dell’armata. Mio padre disapprova e Girodel non è contento….
– Pensa di essere stato scavalcato? – le chiese André, col tono di voce più leggero di cui disponeva.
– No, è che quell’uomo non gli è mai andato a genio…. Non che io straveda per lui, ma penso che, nonostante i difetti, potrebbe essere una risorsa. I rapporti fra Girodel e me non sono più quelli di un tempo…. – concluse Oscar con un sospiro.
– Questa campagna militare ha, invece, infervorato Honoré e Antigone, soprattutto Antigone – cambiò discorso André che si era accorto dell’atteggiamento più tiepido di Girodel nei confronti della moglie – Il caso ha voluto che avessero appena studiato col precettore la storia delle guerre romane in Egitto e l’idea che qualcuno ci si sarebbe recato per davvero li ha entusiasmati. Antigone non faceva che dire che le sarebbe piaciuto molto vedere la grande testa che spunta dalla sabbia. A quel punto, tuo padre le ha risposto che avrebbe fatto meglio, invece, a tenere la sua, di testa, ben china sui libri. Al che, lei ha sbuffato e lui le ha dato uno scappellotto. Honoré ha sogghignato e Antigone gli ha tirato un calcio, ma ha colpito per errore Bernadette che le ha restituito la pedata, raggiungendo per sbaglio tuo padre…. Sono finiti tutti e tre in punizione!
Oscar e André scoppiarono a ridere di cuore, dimentichi, per un attimo, delle nubi che si addensavano sui loro capi.
 
********
 
Era diretta, con passo marziale, verso gli appartamenti privati della Regina, preoccupata per quella convocazione improvvisa.
Appena arrivata alla reggia, Jean aveva introdotto nell’ufficio di lei un valletto che le aveva consegnato delle brevi righe, vergate di fretta e con una certa agitazione.
Giunta di fronte alla porta, un maggiordomo la annunciò e la fece entrare negli appartamenti di sua Maestà.
– Sono lieta di vederVi, Madame Oscar e Vi chiedo scusa per averVi convocata con tanta urgenza, ma eventi imprevedibili reclamano la nostra attenzione.
– Maestà, sono sempre ai Vostri ordini, cosa turba la Vostra quiete?
– Mi è arrivato un dispaccio alle prime luci dell’alba…. In breve, il Generale Bonaparte, senza chiedere il mio permesso, che mai avrebbe ottenuto, l’undici giugno, è sbarcato nell’isola di Malta, ha cinto d’assedio La Valletta e ha saccheggiato il tesoro dei Cavalieri Ospitalieri!
– Tutto ciò è di una gravità inaudita, Maestà! – esclamò Oscar, avvampando di collera e di vergogna, perché era stata lei, insieme a Talleyrand, a caldeggiare il conferimento di tanto potere a Napoleone.
– La mattina dell’undici giugno – proseguì Maria Antonietta – Bonaparte chiese ai Cavalieri Ospitalieri un porto sicuro per rifornire le sue navi, ma questi glielo negarono. La reazione fu delle più dure…. E’ sbarcato lo stesso e ha cinto di assedio La Valletta che, dopo un solo giorno, è capitolata…. Troppa era la sproporzione delle forze in campo, perché le nostre truppe contavano quindicimila uomini mentre i Cavalieri di Malta erano soltanto trecento, duecento dei quali, per giunta, erano francesi, come tali riluttanti a impugnare le armi contro dei compatrioti. I Cavalieri di Malta, poi, per statuto, non possono prendere le armi contro altri cristiani. Tutto ciò ha indebolito la loro difesa e ha reso inevitabile la capitolazione…. Bonaparte ha insediato, sull’isola, un governo a lui fedele e, non pago di quanto aveva già fatto, ha depredato il tesoro dell’Ordine….
– Maestà, sono costernata…. Se volete che mi dimetta…..
– No, Madame Oscar, ora più che mai ho bisogno del Vostro supporto. Desidero che Voi partiate per l’Egitto, al fine di sorvegliare Napoleone Bonaparte e di riferirmi. Nella spedizione del Generale Bonaparte, ci sono anche degli studiosi. Partite insieme al Conte di Lille, col pretesto di ammirare l’antica civiltà egizia e di mantenere edotta me su eventuali ritrovamenti archeologici.
– Sarà fatto, Maestà, ma dubito che il Generale Bonaparte, intelligente com’è, creda a una simile versione.
– A me interessa trovare un pretesto qualsiasi per metterVi alle calcagna di…. quell’uomo. Poco mi interessa se l’amor proprio di lui subirà un duro colpo. Mentre sarete via, il Generale de Girodel farà le Vostre veci mentre Vostro padre diventerà vice Ministro della Difesa.
– Maestà, i miei figli desidererebbero visitare l’Egitto. Potrei condurli con me, per rendere più credibile la versione del tour formativo, ma a una condizione.
– Vi ascolto.
– Nel porto del Cairo, dovrà restare sempre ormeggiata una goletta, pronta a ricondurre in Francia i miei figli, qualora la loro permanenza in Egitto dovesse diventare pericolosa.
– Accordato.
 
********
 
Alla vigilia della partenza per l’Egitto, mentre a Palazzo Jarjayes fervevano i preparativi, Rosalie aveva deciso di portare a spasso Honoré, Antigone e Bernadette per i boschi circostanti la tenuta, al fine di dare un po’ di requie a Mademoiselle Saint Pierre e a Mademoiselle Du Lac, tutte intente a preparare i bagagli dei signorini.
Alla comitiva, si erano uniti, all’ultimo momento, i due giovani de Girodel, Grégoire Henri ed Élisabeth Clotilde.
Élisabeth Clotilde e Bernadette indossavano gonne lisce che arrivavano loro alle caviglie e stivaletti da passeggio. Antigone, invece, aveva insistito per un abbigliamento maschile che ne avrebbe aumentato l’agilità, permettendole di ergersi a capo della compagnia. La bambina alternava indifferentemente e senza complessi, a seconda dell’occasione, abbigliamenti femminili e maschili, sentendosi a suo agio in ogni circostanza, purché le fosse dato di esprimersi liberamente e, possibilmente, di primeggiare. Camminava spedita in testa a tutti, facendosi strada col suo bastone (ognuno di loro ne aveva uno per scacciare serpi e vipere), seguita dai più tranquilli compagni. Chiudeva il gruppo Rosalie che sorvegliava tutti mentre i beagles, intorno a loro, si esibivano in saltelli e corse, facendo un allegro baccano.
Incedevano percuotendo i bastoni su sassi e fronde, più per udirne il rumore che per paura di un effettivo pericolo. Le bambine, tranne Antigone, coglievano i fiori mentre i maschietti si guardavano intorno e, di tanto in tanto, scansavano qualche ramo per fare cavallerescamente passare le loro compagne.
Rosalie vigilava sull’allegra combriccola, perché, sebbene ai ragazzini fosse stato insegnato a distinguere le bacche e i funghi innocui da quelli velenosi e a tenersi lontani dai pericoli, non voleva brutte sorprese.
Antigone gongolava nel suo ruolo da esploratrice e, nella sua mente, già favoleggiava di quelle terre lontane, un tempo patria di antichi eroi e di mitologici dei.
– Voglio proprio vedere se la tua visione trasognata dell’antica terra dei faraoni resisterà anche quando boccheggerai dal caldo e sarai tormentata dagli insetti! – la canzonò il più saggio Honoré – E stai attenta a non inciampare in qualche mummia!
Antigone gli fece la linguaccia e si allontanò stizzita. In quel mentre, Élisabeth Clotilde si accostò velocemente a Honoré e, porgendogli un mazzo di violette, le ultime della stagione, gli mormorò in un soffio:
– Tenetele per mio ricordo, Monsieur Honoré François…. Pensate un po’ alla Vostra amica, quando sarete lontano….
Ciò detto, lo guardò di sottecchi e fuggì via. Il bambino la vide allontanarsi e arrossì dalla sorpresa, ma anche dalla contentezza.
Preso coraggio dalla situazione, Grégoire Henri si avvicinò ad Antigone e, fingendo noncuranza, le domandò:
– Anche Voi, Madamigella Antigone Auguste, coglierete un mazzo di violette da regalare al Vostro amico, alla vigilia di questo lungo viaggio?
– Ma volete scherzare! – esclamò scandalizzata la bambina – Queste sono svenevolezze che non fanno per me!
Fece uno scatto in avanti e lo lasciò di sasso e senza parole mentre lei percuoteva zolle e fronde col bastone.
 
 
 
Ben ritrovati fra queste righe!
Gli aneddoti sulla vita di Napoleone all’Accademia Militare di Brienne sono autentici, così come l’invasione dell’isola di Malta, consumatasi fra l’undici e il dodici giugno del 1798 e la depredazione del tesoro dei Cavalieri Ospitalieri. Circa le sorti di questo tesoro, invece, la mia storia divergerà da quella reale.
Come sempre, grazie della lettura e delle recensioni!
   
 
Leggi le 13 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: _Agrifoglio_