Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Giuls_breath    02/04/2020    2 recensioni
Sansa è prigioniera ad Approdo del Re, è vittima delle vessazioni dei Lannister; vorrebbe fuggire, ma non sa come: l'occasione le si presenta quando Stannis Baratheon attacca Approdo del Re e il Mastino la aiuta a fuggire...
STORIA CHE SI COLLOCA NELLA SECONDA STAGIONE DELLA SERIE TV.
TUTTAVIA NEI PRIMI DUE CAPITOLI, CITO DEI PERIODI TRATTI DAI LIBRI.
VI SEGNALO CHE USERO' UN LINGUAGGIO MOLTO COLORITO E CI SARÀ QUALCHE DESCRIZIONE CHE POTREBBE DAR FASTIDIO.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Sandor Clegane, Sansa Stark
Note: OOC, Otherverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Ti fidi di me?


 
Chiuse gli occhi alcuni minuti dopo quando sentì dei passi avvicinarsi, era lui. Ormai li riconosceva.
Lo sentì sedersi per terra e poi imprecare, fu tentata dall’aprire gli occhi e guardare cosa stesse facendo o perché avesse inveito e contro chi, ma non lo fece.
Cercò di rilassarsi, provò a respirare profondamente così da rallentare il battito del suo cuore che sembrava essere impazzito, ma tutto le sembrava vano.
Alla fine tirò un grosso respiro e aprì gli occhi, vide le stelle sopra di loro, erano luminosissime e questo la fece sorridere e in parte calmare: ricordavano le stelle splendenti che si potevano ammirare in serate senza nuvole a Grande Inverno. Forse quello era un segno di buon auspicio, forse qualcuno voleva dirle di non mollare e continuare a credere di potercela fare a tornare a casa sua.
 
Il Mastino bevve un grosso sorso di vino per poi realizzare che quello era l’ultimo goccio, imprecò contro i Sette maledetti Inferi, contro gli dèi e poi buttò a terra la sua borraccia ormai vuota. Questa cadde a terra senza fare particolare rumore e quando la vide per terra, ricordò che la giovane lupa aveva fatto lo stesso e non poté evitare di volgere lo sguardo verso di lei. Sansa guardava il cielo, aveva un’espressione che rasentava il divino, la perfezione, chissà a cosa pensava. Avrebbe voluto entrare nella sua testa anche solo un istante e scorgere i suoi pensieri, quelli che la facevano sorridere pacatamente come in quel momento e quelli che la rendevano rabbiosa e quelli che l’angosciavano, tormentavano e addoloravano turbando la sua giovane vita.
 
Entrambi erano animati da pensieri diversi eppure collegati fra loro, lei pensava alla sua amata casa, pensava che le avrebbe fatto piacere se lui fosse rimasto con lei lì al Nord, se avesse combattuto per la loro casata e se fosse diventato una sorta di sua guardia del corpo; lui pensava a lei, ma in particolare a come fare per avere notizie certe della vittoria o sconfitta di Robb Stark. Lui lo sapeva fin dall’inizio che la sua intenzione di portare Sansa al Nord era assurda e pericolosa, ma non pensava che combattere contro ciò che provava fosse ancora più pericoloso e infido: lui poteva sconfiggere chiunque, poteva squartare qualunque soldato gli si parasse contro, ma non era assolutamente capace di fronteggiare ciò che lo animava nell’animo.
Sandor infatti era sempre vissuto con l’obiettivo di vendicarsi prima o poi di quel fratello che tanto odiava e nel profondo sapeva che lui sarebbe morto combattendolo, era pronto a tutto affinché quel rancore verso Gregor potesse essere messo a tacere, anche a morire. Di sicuro però non si sarebbe mai aspettato di legarsi ad un altro essere umano, di volersene prendere cura – o almeno provarci – e fare di tutto affinché l’altro fosse sereno, non era preparato nel fronteggiare quegli occhi chiari che lo avevano guardato sin dall’inizio con paura e timore per poi divenire occhi carichi di gratitudine e comprensione. Sandor non aveva assolutamente nessuna preparazione in sentimenti né in nulla che non riguardasse strettamente la spada. Aveva vissuto tutta la vita per le armi, ma stava cominciando ad imparare a lasciar entrare anche un piccolo spiraglio di luce e quella luce era lei, ormai il Mastino ne era convinto. Lei gli stava insegnando tanto pur non avendo la presunzione di farlo e lo stava facendo anche se lui non avrebbe mai voluto imparare da lei quei modi tanto gentili e quei sentimenti che lui aveva sempre giudicato inutili.
Nessuno dei due sarebbe giunto alla propria destinazione così com’era partito, con lo stesso proposito, ciascuno aveva contribuito a cambiare l’altro, anche se l’uno si chiedeva se certamente l’altro gli avesse fatto bene, o se lo avesse semplicemente deviato e rimbecillito del tutto.
 
Il giorno successivo i due si svegliarono bruscamente a causa di un forte tuono che sembrò scuotere anche gli alberi, Sandor montò su Straniero e fece salire subito Sansa dietro di sé. Diede di speroni e il cavallo partì al galoppo, altri tuoni scossero l’aria che si caricava sempre più di pioggia.
“Dove stiamo andando?” chiese Sansa.
“Cerchiamo un riparo, poi andremo a Seagard.” rispose l’uomo.
“Cosa ci andiamo a fare lì?”
“Te l’ho detto, io ti porterò a casa in ogni caso. Starò lì con te fin quando tuo fratello e tua madre non torneranno. L’ho promesso a tua madre. Ma l’ho promesso prima di tutto a te ed è ciò che intendo fare.” tacque per qualche istante poi si voltò appena verso di lei “Ti fidi di me?”
“Da quando siamo fuggiti da Approdo del Re.” le rispose lei sincera.
Sandor guardò avanti a sé e sorrise grottescamente.
“Mi spiace non essere quasi mai riuscita a dimostrartelo.” aggiunse Sansa.
“Non dirlo. Lo hai fatto invece. Tutti i giorni.”
Quelle parole cariche di sentimento furono spezzate dal rombo di un altro violento tuono a cui fece seguito una saetta che colpì un albero squarciandolo a metà. Straniero impennò e Sansa cadde rovinosamente all’indietro. Sandor restò in sella, ma fu Straniero a cadere e portò con sé il suo padrone. Straniero si risollevò subito e prese a correre via, in quel momento un ramo si spezzò e nella sua violenta caduta trafisse la coscia dell’uomo che lanciò un urlo disumano.
Gocce di pioggia presero a bagnare il volto dell’uomo che alzò il volto per osservare la ferita appena ricevuta, afferrò il ramo e provò a tirare, ma il dolore lo paralizzò e lo costrinse a urlare di nuovo forte. Respirò affannosamente poi, non sentendo più Sansa, la cercò e la vide a terra svenuta. Si mise a sedere faticosamente e trascinandosi la raggiunse, la scosse, urlò quasi per sovrastare il rumore incessante della pioggia sempre più fitta, ma la Stark non si ridestò.
Doveva portarla via di lì, fece per alzarsi, ma nuovamente il dolore alla coscia lo bloccò.
Rantolò per poi mettersi in ginocchio, respirò profondamente e, afferrato il ramo, lo tirò con tutte le forze che aveva. L’urlo che uscì dalla sua bocca probabilmente lo udirono fino alla Barriera, Sandor quasi svenne per il dolore, ma non poteva farlo. Doveva pensare a Sansa.
La raggiunse mettendosi con gran fatica in piedi e la prese in braccio, Sansa giaceva inerme fra le sue braccia, la testa piegata all’indietro, i capelli che quasi toccavano terra, il vestito logoro e sporco di fango rendevano la sua figura ancora più fragile.
Sandor raggiunse una caverna e lì vi trovò anche Straniero, in un’altra circostanza avrebbe insultato il suo cavallo, ma non in quella. Adagiò Sansa in un angolo e poi, tremando, svenne.

 


 
____________




Buonasera a tutte, o forse dovrei dire buongiorno! 
Dunque la serie di sfortune a carico dei nostri continua XD
I nostri hanno ripreso il viaggio pur essendo "turbati" da ciò che è accaduto la sera prima,
quando un temporale li costringe a fermarsi di nuovo e ancora una volta a combattere per la loro vita...
Bene, per questo appuntamento è tutto, alla prossima,
ciao!
  
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