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Autore: fantaysytrash    02/04/2020    0 recensioni
[TobiNatsu | Introspettivo/Slice of Life | Crack!Pairing | Football Frontier International] [Questa storia partecipa alla challenge “Challenge pro Quarantena” indetta da Ile_W sul forum di EFP]
Durante un momento di incertezza, Tobitaka trova conforto in una figura inattesa.
Dal testo:
“Non per nulla era considerato l’ultimo arrivato, il diverso, lo strano, lo scontroso. Voleva con tutto il cuore porre fine a quelle stupide dicerie, ma sapeva bene che non ci sarebbe mai riuscito continuando a giocare in quel modo penoso.”
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Archer/Seiya, Nelly/Natsumi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note dell’Autrice

Ammetto spudoratamente di aver riesumato una vecchia storia e averla leggermente adattata al prompt della challenge; spero non si noti troppo la discordanza di toni tra il mio stile di oggi e quello di svariati anni fa.

I prompt originali erano “perdente” e la citazione “Non tutti possono diventare un grande talento, ma un grande talento può celarsi in chiunque”, a cui si è aggiunto anche il verso “Vorrei ricordassi tra i drammi più brutti che il sole esiste per tutti”; fatemi sapere se il risultato sia qualcosa di accettabile.

Anche per la coppia, non ho una vera e propria motivazione; non shippo nemmeno questi due a dir la verità… diamo la colpa alla me stessa adolescente che non aveva la minima idea di quello che stesse facendo.

Inoltre, nel caso non si fosse capito, tutte le mie storie in questo fandom verteranno su quella che potremmo chiamare “la vecchia generazione” in quanto è la saga di Inazuma Eleven con cui sono cresciuta a cui sono più affezionata.

Alla prossima,

Federica ♛

 

 

Disclaimer: Tutti i personaggi di questa storia non appartengono a me, bensì alla Level-5. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro, ma solo per puro divertimento.

 

 

 

 

TALENT ISSUES 

 

Non tutti possono diventare un grande talento, ma un grande talento può celarsi in chiunque.

Tobitaka non ricordava con esattezza dove avesse letto quella frase, ma era più che certo che l’autore fosse un gran bugiardo.

Aveva passato ore a esercitarsi per riuscire a raggiungere il livello di gioco dei suoi compagni di squadra, ma era stato tutto inutile. Per quanto provasse, Tobitaka Seiya rimaneva un perdente, o almeno così credeva. Doveva ancora scoprire che gli serviva solo la giusta motivazione.

Quel giorno c’era un caldo bestiale. L’allenamento dell’Inazuma Japan era appena terminato, ma in un piccolo quartiere fuori città Tobitaka si stava ancora allenando. Doveva migliorarsi per riuscire ad affrontare le fortissime squadre partecipanti al FFI. Nonostamte gli sforzi, tuttavia, i suoi allenamenti extra non stavano dando i risultati sperati. Certo, rispetto all’inizio della sua cosiddetta carriera, era migliorato moltissimo. Prima, non riusciva nemmeno a calciare la palla, ora era capace perfino di darle una traiettoria. Ma questo non era sufficiente per vincere una partita, tantomeno a livello mondiale.  

L’adolescente aveva ancora molto da imparare e poco tempo per farlo. Più di una volta aveva pensato al suo futuro; una volta finito il mondiale – ammesso che ci fosse arrivato – cosa avrebbe fatto? Non era un così bravo calciatore come Endou, Gouenji o Kidou tanto da essere chiamato per far parte di una squadra e non poteva certo ricominciare la scuola per via delle grandissime lacune accumulate.

Non aveva nemmeno una fidanzata e i suoi unici amici erano dei vagabondi senza una lira in combutta con i teppisti di turno. In altre parole, era uno sfigato.

Non per nulla era considerato l’ultimo arrivato, il diverso, lo strano, lo scontroso. Voleva con tutto il cuore porre fine a quelle stupide dicerie, ma sapeva bene che non ci sarebbe mai riuscito continuando a giocare in quel modo penoso.

“Ancora qui, eh?” Una voce femminile ben conosciuta a Tobitaka lo distrasse dai suoi pensieri.

Questi continuò a calciare la palla e non si voltò nemmeno quando lei continuò il discorso. Come poteva guardarla in faccia e magari dirle ciò che provava, quando era sempre circondata da bravissimi e bellissimi giocatori?

“Credo che il tuo problema sia l’intensità degli allenamenti. Ne fai troppi e con troppo impegno. Dovresti imparare a controllarti.”

La figura era in piedi di fianco a Tobitaka, il quale aveva accennato a uno sguardo vacuo.
I lunghi capelli rossi erano mossi dal vento e i grandi occhi del medesimo colore frisavano severi il coetaneo.

Dal canto suo, il ragazzo sapeva che Natsumi aveva ragione. Si allenava con troppo vigore e con troppa frequenza e finiva sempre con il cadere a pezzi, senza un briciolo di energia.

“I tuoi consigli non mi servono più, Natsumi,” rispose il sedicenne. “Ho intenzione di lasciare la squadra.”

Un sonoro schiaffo colpì Tobitaka sulla guancia destra, facendo volare via qualche piccione appollaiato lì intorno.

“Come puoi dire una cosa simile? Come puoi gettare la spugna così facilmente? Guarda che non è impossibile diventare un bravo calciatore. Anche Endou ha iniziato come te e sono certa che molto campioni del calcio non sono sempre stati dei geni del pallone. Basta allenarsi e impegnarsi sodo!”

L’altro emise una risata amara. “È più facile a dirsi che a farsi. Tu non sai quanto tempo ho passato ad allenarmi qui, non sai quello che ho passato. Tu non sai niente di me. Non è così semplice calciare una palla. Devo solo accettare l’evidenza e trovare la mia vera strada.”

Tobitaka era sollevato nell’essere riuscito a dire quelle cose a qualcuno; se le era tenute dentro da troppo tempo e stava per scoppiare.

“Hai ragione, non ti conosco bene come altri membri della squadra, ma ti posso dire con assoluta certezza che tu hai del potenziale. E forse verrà fuori più avanti, ma tu non ti devi arrendere. Sono più che sicura che ce la puoi fare.”

Detto questo, la rossa se ne andò, lasciando Tobitaka più confuso che mai. Perché Natsumi gli aveva detto quelle cose? Come poteva ancora credere in lui, nonostante tutto?

Probabilmente non l’avrebbe mai scoperto; ma decise di non abbandonare la squadra, allenandosi ogni giorno con costanza e passione. Dopo qualche mese riuscì a fare il suo primo goal e a ricevere il suo primo bacio da una certa rossina...  

Forse, dopotutto, Tobitaka non era poi così tanto sfigato.

   
 
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