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Autore: miss_MZ93    02/04/2020    3 recensioni
Marinette ed Adrien hanno ormai diciotto anni. Le loro vite continuano ad essere minacciate dalla presenza di Papillon ma qualcosa sta per cambiare. Gli anni iniziano a farsi sentire e gli equilibri fragili che esistevano tra i due ragazzi iniziano a spezzarsi. Tra Adrien e Marinette qualcosa cambierà radicalmente, lasciando uno spiraglio per qualcuno che, in segreto, non ha mai smesso di provare grandi sentimenti per Marinette.
Tra dolci e sensuali drammi, i nostri protagonisti dovranno affrontare anche un nuovo pericolo per Ladybug.
Ho iniziato a scrivere la storia prima dell'uscita della terza stagione, quindi mancheranno alcuni personaggi o dettagli particolari.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Luka Couffaine, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
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L’oscurità sembra essersi impadronita di me. Sono consapevole di essere incosciente ma questo non basta a riportarmi alla luce.
Non so da quanto tempo io sia costretta tra le pareti di questo spazio buio, potrebbero essere secondi, come minuti come ore. Non so più nemmeno cosa sia successo per essermi ritrovata qui. Sto tentando con tutte le mie forze di ricordare qualche dettaglio ma sembra tutto inutile. La mia mente sembra svuotata, leggera ed incredibilmente tranquilla.
Alcune voci sembrano cercare di risvegliarmi dal mio torpore ma mi sento così bene avvolta dal buio da non rendermi nemmeno conto a chi appartengano quelle parole.
"Mar….te"
Una voce calda, dolce, quasi familiare.
"Port…..e, mi sen..?"
Molte tonalità si sovrappongono, fin quando una non prevale sulle altre chiedendo silenzio.
"Deve rip….e"
"Ma…ette"
 

Ancora buio, ancora oscurità. Ricordi confusi del passato sembrano tornare a farmi compagnia. Il mio sesto compleanno, circondata dai parenti e dagli amici delle elementari, il volto di mia madre, sorridente e dolce, l’espressione estasiata di mio padre mentre gli mostravo i miei primi disegni, l’incontro con Alya a scuola, il giorno in cui capii quanto fosse importante per me Adrien. Quelle immagini mi si presentano con troppa velocità, minando il mio precario equilibrio mentale. Una sensazione spiacevole inizia a farsi largo tra quei ricordi. L’incontro con Tikki, il nostro rapporto fatto di dolcezza e tenerezza, quel ragazzo-gatto che mi ha dato tanto il tormento negli ultimi anni e poi Luka, il suo affetto espresso sempre con molta delicatezza e rispetto, il litigio con Adrien, il bacio con quel ragazzo dagli occhi profondi. Gli ultimi frammenti di memoria mi colpiscono duramente, rammentandomi lo scontro con quel nuovo nemico ed il conseguente dolore.
L’immagine di Tikki, la mia piccola Kwami, ferita ed ansimante mi costringe a riprendere in mano la situazione. Devo sapere come sta, devo capire cosa sia successo, se ci sia la possibilità che accada nuovamente o meno. Troppi sono i dubbi nella mia mente.
Determinata a parlare con il Maestro, cerco di riemergere da quel posto chiuso nel profondo della mia mente. Lentamente riprendo possesso e controllo delle mia mani e finalmente apro gli occhi, sbattendo più volte le palpebre a causa della luce intensa che penetra dalle finestre.
Cerco di coprirmi gli occhi ma nulla sembra aiutarmi. Alla fine, uno sbuffo esce dalla mia bocca ed infastidita cerco l’aiuto di mia madre.
Sentendo il vuoto al mio fianco, mi guardo attorno. Le pareti bianche candide riflettono la luce del pomeriggio mentre inizio a sentirmi spaesata. Sicuramente questa non è camera mia e questo non è il mio letto.
Un materasso basso e molto duro mi ospita. È così scomodo da avermi lasciato i muscoli intorpiditi ed un fastidioso dolore generale. Con fatica, cerco di sedermi sul letto, lasciando che i miei piedi prendano confidenza con il pavimento in legno. La superficie liscia mi regala una sensazione di freddo alla pelle che mi risveglia totalmente. Alcune tra le azioni più semplici, mi causano fitte dolorose.
Continuo a guardarmi attorno, senza capire davvero dove mi trovi.
Un vociare oltre la porta, mi allarma e solo in quel momento mi accorgo di indossare ancora i vestiti strappati e mal conci e la felpa prestata da Luka.
Vedo entrare tranquillamente Tikki, attraversando la soglia spessa e robusta. La Kwami mi osserva velocemente per poi sbattere gli occhi ed uscire dalla stanza. La confusione che regna nella mia mente sembra non volermi dar pace.
Qualche istante più tardi, vedo entrare il Maestro Fu ed avvicinarsi al letto, appoggiato alla parete al lato opposto della porta.
"Marinette, ti sei svegliata"
Mi porto una mano tra i capelli, trovandoli sciolti e scompigliati dal sonno.
"Maestro, cos’è successo?"
"Questo dovresti dirlo tu a me"
Strofino gli occhi con la mano sinistra mentre la destra sembra ancora addormentata e dolorante. Quando il mio sguardo finisce sul polso arrossato, il ricordo dell’ultimo nemico affrontato, torna alla mia mente.
"La sposa"
"La sposa?"
Annuisco lentamente, cercando di ricordare quanti più dettagli possibile. Inizio a raccontare l’accaduto al Maestro come se tutto stesse succedendo in quell’esatto istante. Sono costretta a raccontargli anche del mio timore iniziale, quella paura che sembrava volesse impedirmi di adempiere ai miei doveri di paladina. Sono sicura che quella sensazione che mai avevo provato prima sia un dettaglio fondamentale in tutta questa storia.
Il suo sguardo diventa sempre più serio mentre il mio racconto prende vita nel silenzio che ci circonda.

Dopo mezz’ora, il Maestro mi raccomanda di non sforzarmi troppo e mi lascia sola mentre recupera un unguento particolare che potrebbe aiutarmi. Tikki non si è allontanata un attimo da me e mentre io sembro ancora piena di lividi e dolorante, lei pare si sia ripresa bene. Il suo corpo è guarito quasi completamente, lasciando solo alcuni segni più scuri che già sembra stiano svanendo.
"Mi dispiace Tikki"
"Per cosa?"
"Se fossi stata più attenta, non ti saresti ferita così"
"Non preoccuparti, Marinette"
Il mio sguardo torna sul mio polso. I segni scuri sembrano solcare la mia pelle ed il ricordo del dolore che mi attanagliava mi lascia ancora una volta senza fiato.
Il tocco leggero di Tikki mi risveglia dai pensieri.
"Marinette, non pensarci"
"Non è facile, Tikki. Non avevo mai provato così tanto dolore, non per un nemico di Parigi"
Sospiro profondamente, lasciando che l’aria torni a riempire i miei polmoni.
"Ladybug non si è mai ferita durante gli scontri e…"
Il rumore della porta che si apre nuovamente interrompe il mio discorso. Tikki si siede tra le mie mani, cercando di infondermi un coraggio che sicuramente nemmeno lei possiede. Nei suoi occhi blu posso vedere la stessa preoccupazione che attanaglia il mio cuore.
Il Maestro si avvicina e posa un unguento sul comodino prima di sedersi accanto a me.
"Applicalo sulle ferite, ti aiuterà a guarire più velocemente"
Annuisco in silenzio ed inizio a spalmare la crema sul polso.
"Maestro cosa sta succedendo?"
I suoi occhi tornano su di me e nel suo sguardo riesco a vedere la battaglia interiore che sta affrontando. Raccontarmi la verità o no? Un sospiro malinconico esce dalla sue labbra.
"Voglio raccontarti la storia di una Portatrice del Miraculous della volpe"
Il Maestro mi osserva con attenzione, cercando di riportare alla mente i dettagli di quel racconto. Nei suoi occhi posso vedere alternarsi dolore e tristezza.
"Il suo popolo viveva al confine con l’impero romano, che più volte aveva tentato di impossessarsi dei loro territori. Il sovrano aveva provato in ogni modo a resistere a quelle invasioni ma presto dovette accettare la supremazia dei soldati nemici. Le loro terre vennero saccheggiate e la popolazione venne resa schiava"
L’inizio del racconto è costellato di tristezza ed ho l’impressione che il finale non sarà molto più felice.
"Pochi anni più tardi, una donna incontrò un giovane possessore di gioielli dai poteri incredibili. Rimase affascinata dai racconti del giovane, tanto da iniziare a pensare che quegli oggetti incredibili potessero salvare il suo popolo dalla schiavitù. La donna si impossessò del Miraculous della volpe ma i suoi sentimenti erano confusi, divisi tra l’odio che provava per i romani, la paura di peggiorare la situazione del suo popolo e l’amore che aveva iniziato a nutrire per un giovane di un villaggio accanto"
Quel racconto, sebbene diverso sotto molti punti di vista, mi ricorda la mia situazione attuale. Come la protagonista di quella storia, anche io mi sentivo intrappolata dai miei sentimenti. Odio Adrien per quello che ha fatto ma continuo ad amarlo e ad aspettare un suo gesto, detesto il desiderio che ho di Luka ma allo stesso tempo non attendo altro che una sua carezza, ho paura che Chat Noir mi rimproveri nuovamente ma ho bisogno di qualcuno con cui parlare senza filtri, senza maschere, qualcuno che riesca a tirare fuori ciò che nemmeno io so di provare. I miei sentimenti sono talmente confusi da risultare incomprensibili anche a me.
Riporto la mia attenzione sul Maestro che pazientemente ha aspettato che io riemergessi dai miei pensieri ed una sola domanda invade la mia mente.
"Cosa successe alla donna?"
Quella domanda risuona ancora tra i miei pensieri e la risposta inizia a terrorizzarmi.
"I sentimenti erano così contrastanti tra loro che la trasformazione perse efficacia nel corso del tempo e lei si ritrovò indifesa nel momento in cui più le sarebbe servito aiuto. Riuscì a fuggire grazie all’aiuto del suo popolo ma le ferite subite le provocarono gravi danni fisici. Il Kwami si riprese velocemente ma lei non fu più in grado di utilizzare il potere della volpe. I romani non scoprirono mai la sua identità e si accanirono sugli schiavi, rendendo la loro vita ancora più difficile di quanto già non fosse. Il suo intervento, invece di aiutare il suo popolo, peggiorò la situazione, perché i suoi sentimenti non erano abbastanza chiari e limpidi da guidare il Kwami nella trasformazione"
Immaginavo che la storia non potesse avere un lieto fine ma il pensiero di non poter più vestire i panni di Ladybug mi atterrisce completamente. Senza il Miraculous della coccinella non potrei più vedere Tikki, non potrei combattere accanto a Chat Noir e non potrei proteggere Parigi da Papillon. La sola idea di rimanere inerme mentre il nemico della capitale si avventa sui cittadini in cerca dei Miraculous, scuote qualcosa nel profondo del mio cuore.
Non posso permettere che questo accada.

"Marinette, stai bene?"
Rispondo a Tikki con un cenno del capo, il massimo che si possa aspettare da me in questo momento.
Da quando abbiamo lasciato la casa del Maestro Fu, non sono più riuscita ad aprir bocca. Il suo racconto ha messo in luce ciò che sarà il mio futuro se non dovessi riuscire a controllare i miei sentimenti. Papillon avrebbe la meglio su di me, riuscirebbe ad impadronirsi del Miraculous della coccinella ed in breve, anche di quello del Gatto Nero. Chat Noir non riuscirebbe a fronteggiare da solo i nemici di Parigi e la città finirebbe per perdere i suoi difensori. Nessuno sa cosa desideri Papillon ma utilizzare i Miraculous della creazione e della distruzione porterebbe a conseguenze devastanti.
Se da una parte sono consapevole di cosa possa succedere, dall’altra non ho la benché minima idea di come impedirlo. Come può una persona controllare i propri sentimenti? Come si può imporre al proprio cuore di non detestare qualcuno, di non amare qualcuno e di non avere paura?
"Marinette, non preoccuparti. Si risolverà ogni cosa"
Annuiscono nuovamente ma non riesco a convincere nemmeno lei.
Sospiro per buona parte della serata, ignorando le chiamate di Alya, i tentativi di mia madre di farmi mangiare qualcosa e persino la tenerezza con cui Tikki cerca di risollevarmi il morale.
Il display del cellulare segna ormai l’una di notte ma io ancora non riesco a prendere sonno. Ho passato le ultime due ore a rigirarmi nel letto in cerca di quel dolce torpore che porta al sonno ma la mia mente si ostina a rimanere sveglia.
Dopo l’ennesimo sospiro, decido di abbandonare le coperte. Il calore che mi avvolgeva lascia velocemente posto ad un brivido freddo. Per quanto le temperature si stiano alzando, la notte riserva ancora venti gelidi.
Mi avvolgo nella coperta che solitamente tengo sulla chaise longue e mi avvio verso il piano inferiore in cerca di uno spuntino che mi aiuti a conciliare il sonno.
Quando ero piccola, mia mamma era solita prepararmi latte caldo e biscotti quando non riuscivo ad addormentarmi e adesso avrei proprio bisogno del calore del suo affetto per superare questa nottata. Il profumo delle brioches di mio padre mi assale appena metto piede in cucina. Sul tavolo trovo un contenitore con i miei dolci preferiti ed un biglietto.
"Il bicchiere di latte è nel microonde”
Sento un sorriso dolce farsi spazio sul mio volto e con la mente un po’ più tranquilla mi dirigo verso le credenze. Avvio il microonde ed attendo qualche minuto, il tempo necessario per mangiare qualche biscotto al cioccolato. Il volto di Tikki mentre mangia una di queste leccornie invade i miei pensieri ed io mi lascio vincere da una breve risata.
Quando il suono del forno riempie la cucina, estraggo il bicchiere e, con la mia solita maestria, riesco a scottarmi due dita.
“Non imparerai mai, Marinette”
Il sapore del cioccolato mescolato al latte caldo è qualcosa a cui non riuscirei mai a rinunciare. Solo mio padre sa rendere dei dolci tanto semplici, uno spuntino golosissimo. Croccanti all’esterno, morbidi e dolci all’interno, i biscotti sono una delle leccornie che amo di più.
Dopo aver divorato un paio di quelle prelibatezze, vedo la luce del corridoio accendersi. Istintivamente cerco di nascondermi, spegnendo la lampada che mi stava tenendo compagnia.
Passi leggeri, assorbiti dalle pantofole, si avvicinano alla cucina. La luce risveglia tutta la stanza, costringendomi a socchiudere gli occhi.
"Marinette?"
La voce calda di mia madre mi avvolge dolcemente.
"Scusa mamma, non volevo svegliarti"
Scuote la testa e si avvicina alla credenza per prendere una seconda tazza che riempie con una buona dose di caffè.
"Non preoccuparti tesoro"
Riemergo dal mio angolino, tornando a sedermi al tavolo. Mia madre prende posto di fronte a me, guardandomi con affetto e solo Dio sa quanto mi servirebbe il suo conforto adesso.
"Vuoi parlarne, Marinette?"
"Di cosa?"
Quella domanda mi sembra rivolta più a me stessa che a lei. Cosa dovrei dirle? “Mamma, io sono Ladybug ma non preoccuparti me la cavo benissimo o meglio, me la cavavo benissimo, finché i miei sentimenti non sono entrati in contrasto l’uno con l’altro lasciandomi senza difese contro uno dei nemici di Parigi. Ah, ho chiesto a Luka di continuare ad assecondarmi in questo assurdo gioco di sguardi, baci e gesti tutt’altro che romantici perché ho bisogno che mi distragga dal mio cuore sanguinante”.
No, decisamente non posso dirle nulla di tutto questo.
"Marinette?"
"Eh?"
Mia madre mi osserva con uno sguardo che non le avevo mai visto prima. Amore, dolcezza ma anche molta preoccupazione affliggono i suoi occhi.
"Tesoro, vuoi dirmi cosa ti turba? Negli ultimi giorni non sembri più tu"
Detesto sapere di aver fatto preoccupare i miei genitori. Avrei preferito gestire tutta questa storia da sola, senza coinvolgere altre persone nei miei drammi ma mi rendo conto di quanto questo fosse impossibile.
So di non poter raccontare a mia madre la verità, coinvolgerebbe troppo Ladybug ma forse potrei chiederle aiuto per i problemi di Marinette.
"Posso farti una domanda?"
"Certo"
"Sei mai stata così confusa sui tuoi sentimenti da sentirti… Debole?"
"Debole?"
Sbatte le palpebre più volte, probabilmente cercando di capire al meglio la mia domanda.
"In che senso?"
Il mio sguardo vaga dalla mia tazza al suo volto, cercando di trovare le parole giuste per affrontare il discorso.
"Come se il mondo potesse ferirti"
Avrei voluto aggiungere “ferirti fisicamente” ma la discussione avrebbe assunto un senso troppo allarmante e non voglio assolutamente che lei si preoccupi così tanto per me.
"Il mondo… O le persone?"
Ha sempre avuto la capacità di leggere le persone come se fossero libri aperti e sicuramente capire sua figlia deve essere un gioco da bambini per lei. Continuo a guardarla ma nemmeno io conosco la risposta a quella domanda. Cosa mi spaventa di più, il mondo o le persone?
"Entrambi?"
Lo sguardo di mia madre si addolcisce mentre appoggia il gomito sul tavolo per sorreggere i il volto.
"Sei sempre stata una ragazza forte, capace di godere delle piccole cose e di vedere il meglio di ogni situazione, anche delle peggiori. Da piccola eri circondata da amici perché la tua allegria era contagiosa ed eri capace di risollevare il morale a chiunque, indipendentemente dal legame che vi univa. Amavi ogni cosa indistintamente: i fiori che sbocciavano a primavera, le foglie che cadevano in autunno, le maestre che ti lodavano ed i compagni che ti prendevano in giro"
Sembra persa nei ricordi di una bambina spensierata e felice e questo mi rende ancora più triste. Inizio a temere di non riuscire più ad essere quella ragazzina buona, gentile ma soprattutto felice.
"Sono cambiate molte cose da quando ero piccola"
"Le persone cambiano, Marinette"
Le sue mani si allungano sul tavolo, raggiungendo le mie. La sua stretta è solida ma dolce e mi ricorda il profumo di casa, il sapore della famiglia.
"Passano i giorni, i mesi e gli anni e le situazioni cambiano, le persone maturano e con esse i loro sentimenti. Nulla di ciò che provi è sbagliato, tesoro mio. Devi solo imparare a convivere con le tue sensazioni ed a trarre il meglio da ogni situazione"
Il ricordo dei miei sogni infranti torna a bussare alle porte della mia mente.
"Se non ci fosse nulla di buono in alcune situazioni?"
"Ne sei sicura?"
Quella semplice domanda apre davanti a me uno scenario totalmente inesplorato.
Possibile che in tutto questo disastro, sia successo qualcosa di buono? Velocemente cerco tra i ricordi degli ultimi tempi una briciola di pane da seguire per arrivare alla soluzione di questo enigma. Nella mia mente, rivedo Alya, Adrien e Chloé parlare davanti ai bagni, torno al momento in cui capisco di essere rimasta la ragazzina immatura che ero anni fa e qualcosa sembra scattare dentro di me.
Mia madre ha ragione.
Negli ultimi tempi sono successe molte cose ma non tutte sono state negative. Ho litigato con Alya, Adrien ha trattato i miei sentimenti come se fossero oggetti banali e privi di valore, ho rischiato di essere soggiogata da Papillon ed alla fine mi sono ferita in uno scontro con uno dei nemici di Parigi. Questa però è solo una faccia della medaglia.
Sono stata accecata da tutto ciò che di brutto era successo da non aver visto i lati positivi che portano il nome di due persone in particolare.
Luka, un volto che ormai rivedo nella mia mente da giorni. Il nostro rapporto è cambiato, tanto da farmi sentire un’adolescente alle prime cotte. Ho trascorso giornate a pensare a lui ed ore a ricordare le sue labbra sulle mie. Nonostante i miei sentimenti siano ancora molto confusi ed io senta il mio cuore legato ad Adrien, ho scoperto di essere attratta da Luka in un modo a me totalmente sconosciuto. Desidero le sue attenzioni, desidero i suoi baci, desidero le sue carezze, desidero ogni cosa che lui possa darmi ed ogni giorno, sento di desiderare qualcosa in più.
Il secondo nome che sembra lampeggiare nella mia mente non può che essere il suo.
Ho sempre visto Chat Noir come un collega affidabile, il più delle volte almeno. In questi giorni invece, ho capito che lui potrebbe davvero essere mio amico, una figura con cui parlare, con cui confrontarmi, con cui ridere, scherzare, litigare per poi far pace. Chat Noir è stato l’unico ad avermi affrontata apertamente nonostante sapesse quello che stavo provando. Lui mi ha spinto a scavare nel profondo dei miei sentimenti per capire che Luka occupa un ruolo molto importante per me ed è stato l’unico ad avermi ascoltata urlare e disperarmi per Adrien.
"Marinette?"
La voce di mia madre mi riporta alla realtà, a quella tazza di latte ormai freddo ed al suo caffè quasi intatto.
La guardo dolcemente e non posso far altro che ringraziarla. Mi ha mostrato quanto anche i sentimenti negativi debbano avere importanza nella vita di ognuno di noi senza per forza distruggerci. Forse, anche da queste emozioni posso ricavare qualcosa di positivo.
"Grazie, mamma"
Scendo velocemente dalla sedia e corro a rifugiarmi tra le sue braccia dal profumo di lievito e farina.
"Non lasciarti sopraffare, Marinette e la vita tornerà a sorriderti"
Annuiscono, sfregando i capelli sciolti sulla sua spalla. Pensavo di dover essere io a salvare i cittadini di Parigi ma ogni tanto dovrei ricordarmi di lasciarmi aiutare almeno dalla mia famiglia.
"È tardi, andiamo a dormire, tesoro"
Annuiscono nuovamente per poi dirigermi velocemente in camera mia con un nuovo sorriso sulle labbra.
Se voglio salvare Parigi, se voglio salvare me stessa, devo imparare a non lasciarmi sopraffare dalle emozioni e cercare sempre quel dettaglio positivo che può farmi sentire meglio.
Mi infilo sotto le coperte, pensando solamente a ciò che di positivo mi è capitato in questi giorni. Devo concentrarmi su questo, su questo e su null’altro. Lo devo a me, alla mia salute mentale ed a tutte le persone che mi sono accanto e che contano su di me.
Cosa mi riserverà il domani? Non posso saperlo ma sono sicura che qualunque cosa sia, potrò rifugiarmi tra le braccia di chi tiene davvero a me per sentirmi amata e confortata.

***

Buongiorno a tutti! Spero che la vostra quarantena non sia troppo noiosa, la mia si sta dimostrando più impegnativa delle giornate di semplice routine xD Cosa ne pensate di questo capitolo? Marinette ha scoperto importanti dettagli per il suo ruolo di Ladybug ma riuscirà a non farsi sopraffare dai sentimenti negativi? Riuscirà ad affrontare la situazione delicata con Adrien? Cosa succederà con Luka, con il suo desiderio di averlo al suo fianco? Chat Noir riuscirà a starle accanto mentre lei cerca un po' di equilibrio?
Mi raccomando, come sempre, aspetto i vostri commenti ;)
A giovedì prossimo!
miss_MZ93

  
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