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Autore: Woody Lee    02/04/2020    2 recensioni
Il lavoro dello scrittore è assai difficile, Aiden Rowe lo sa bene.
Spera che la sua esistenza non sia affatto terribile pur sapendo che dovrà crearsi il lavoro per continuare a mangiare.
Da quando Lewis Lynom, un misterioso scienziato mise sul mercato un nuovo prodotto che sconvolse la vita della popolazione mondiale, Aiden ripercorrerà sui suoi passi e attraverso i suoi ricordi tutta la sua esistenza. Dalla morte di suo padre alle sue avventure da giovane, magari ritrovando la felicità perduta chissà dove.
Uno scritto fantascientifico di cui risulta essere un bel ricordo per i più grandi e un sogno da poter realizzare per i più giovani.
Ogni critica e ogni commento positivo verranno accettati e amati per migliorare di capitolo in capitolo la storia che ne verrà fuori.
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ci sono quelle serate in cui entro in camera, chiudo la porta a chiave, mi metto le cuffie e immagino di essere una stella della musica, una vera leggenda. Con un pettine in mano, davanti allo specchio, fingo di intonare quasi tutta la mia playlist di Spotify, senza che nessuno entri in scena e o mi interrompa. Di solito sono completamente fatto come una pera oppure ubriaco perso, dipende anche dalla giornata vissuta.
Ci sono invece quelle serate in cui la mia mente vaga nella caotica complessità dei miei pensieri e mi spaventa il fatto di non riuscire ad esporre in parole le mie emozioni. Mi sento sempre la testa pesante quindi mi sdraio, rimango sveglio al buio e parlo da solo.

“Cosa vorresti in questo momento?”

Ci pensai su. Non è una domanda alla quale si trova facilmente una risposta se si è in uno stato di assoluto odio verso se stessi. Provo anche una forte gelosia per tutti quanti, come quando vedo i miei vecchi compagni di classe attraverso Internet: mi è impossibile non paragonare la loro vita alla mia e provare un senso di rimorso ogni volta che mi chiedo se avessi scelto la strada giusta. Dopodicè un solo pensiero mi rimbomba nella testa: anche tutti gli altri hanno le loro paranoie. Poco o niente ci distingue dalla massa, seguiamo tutti , lo stesso filo invisibile quando si tratta di routine. Magari qualcuno riesce perfino a staccarsi quel filo dalla propria pelle e iniziare a cambiare la propria vita. Non si tratta di avere tanti soldi o di vivere nella povertà più assoluta. Una mente bene aperta rimarrà sempre tale anche quando il mondo proverà a chiudersi in se stesso. In poche parole, tento di confortarmi a seconda dei pensieri che mi assalgono. Il mio è un volere nostalgico, basato sui ricordi della mia vita e sulle scelte fatte finora che ancora suggestionano la mia mente. Dove andrò? Non saprei dirlo e questo mi terrorizza ma almeno ho la certezza di poter ancora fare delle scelte importanti.
La Volontà e la Costanza fanno di un uomo o una donna tali. Non sempre però ho avuto il piacere di averle entrambe contemporaneamente e provare anche la sensazione di Creatività Assoluta. Voglio scrivere, è ciò che mi riesce meglio, qualcosa in cui sono modestamente bravo. Mi considero colto e attivo ma delle volte mi spengo anche per giorni interi.


Sedevo sul divano. La televisione era posta di fronte a me e in onda c’era un documentario di Attenborough, mostrava lui e un orango tango. Mi è sempre piaciuto lui, la sua voce e il suo accento inglese, che io trovo molto più affascinante dell’americano, mi rilassavano e col silenzio a cui ero abituato in casa, l'eco della sua voce rimbalzava sulle pareti del salotto. I miei occhi caddero nel vuoto e in un attimo mi addormentai.
Mi risvegliai verso le quattro del mattino, avevo la bocca secca e il braccio addormentato, il pizzicore aumentò fino a farmi male. Imprecai, spensi la tv e andai a pisciare. Mi guardai allo specchio e mi sembrò di vedere un fantasma. Andai in cucina e bevvi mezzo litro di acqua direttamente dalla bottiglia, ero illuminato dal chiaro di luna che entrava dalla grande finestra che mi separava dal resto del mondo. Me ne tornai a dormire senza fare il minimo rumore, come se avessi timore di svegliare qualcuno che dormisse in un’altra stanza. Passai davanti al mio computer prima di andare a letto. La mia mente venne invasa dalle allucinazioni di tutte quelle storie e racconti di fantasmi, di cowboy di stregoni e di amori, tutto talmente veloce che ,arrivato a letto, mi dimenticai già tutto.
Mi attirava l’idea di vivere altre vite e di raccontarle a chiunque abbia avuto la voglia di leggere ciò che riesco a scrivere di tanto in tanto. Le novelle a cui sono abituato creare, sono lunghe come minimo una ventina di pagine e quasi mai le finisco.
Magari, mentre sono nel “processo creativo” e ho bisogno di trovare un finale adatto alla storia, riesco a fermarmi anche per settimane. Alla fine potrei anche riuscire a trovare un epilogo decente, ma la pigrizia vince sulla Costanza e sulla Volontà citate prima, convincendomi che mettere per iscritto quelle parole è un opzione in più. A volte mi rendo conto che la storia a cui sto lavorando è una strada senza uscita, il che mi rende nervoso.
Non so se queste righe finiranno dimenticate, ma sono qua e sto ancora scrivendo. Potrei trasformarlo in una lettura piacevole, veloce e senza giri di parole oppure potrei metter giù termini che nemmeno uso nel mio gergo e fare la figura dell’intellettuale. Ma sì, un pubblico lo si trova sempre. La prima persona da impressionare deve essere un editore a cui piacciano i rischi

Mi svegliai verso le otto e decisi di farmi una doccia. Magari dopo mi sarei preso dieci minuti per controllare la posta elettronica.
Prima di entrare in doccia, metto la mia playlist di Spotify per distrarmi, oppure inizierei a vagare con la mente verso soliloqui senza senso e confusi. Riesco a intonare almeno quattro o cinque canzoni prima di uscire definitivamente dal bagno.
Dopo essermi vestito e tutto, mi sedetti alla scrivania del computer che dava sul fiume Hudson e aprii la posta. Diedi un occhiata in giro tra le varie cartelle e tra le ultime mail ricevute, ne trovai una interessante da parte di un’azienda chiamata GlassCon. La mail citava:

Benvenuto

Aiden Rowe

GlassCon è un’azienda futuristica alla ricerca costante dell’avanguardia tecnologica. Abilita nel campo della medicina, della scienza, nelle forze armate e nell’istruzione. È la prima multinazionale a portare nelle case degli americani un nuovissimo utilizzo di Internet e il futuro della connessione mondiale, il tutto eseguito con un “batter d’occhio”.
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Sperando che l’orizzonte possa esserVi sempre più vicino,
Lewis Lynom



Ne avevo sentito parlare ovviamente, è ormai dappertutto questo Illimitatore Astrale. Il mio più caro amico, Steve, l’aveva comprato qualche settimana dopo l'uscita sul mercato e me la descrisse come la cosa più importante che fosse accaduta al genere umano dopo la creazione di Internet stesso. Rilessi più volte l’ultima frase della mail: Sperando che l’orizzonte possa esserVi sempre più vicino. La trovai brillante.
Lewis Lynom era un uomo di gran talento, un puro genio oserei dire. L’AU fu una sua invenzione e secondo le poche fonti che parlavano di lui, aveva speso tutta la sua vita per realizzare quella tecnologia. Pensai che la gente avrebbe visto una cosa del genere solo agli inizi del prossimo secolo, invece eccoci qua nel 2020 quando un uomo qualunque mette sul mercato una delle più grandi invenzioni del nuovo millennio.
Di lui si sapeva fin poco, era un uomo riservato e di poche parole. Le informazioni sulla sua vita erano molto limitate. Nessuno sapeva da dove venisse o che scuole avesse frequentato, nessuno sapeva niente sulla sua famiglia, non aveva recapiti telefonici, nessun indirizzo mail, nessun indirizzo di casa. C'è chi lo considerava un fantasma...oppure un idiota.
Fece una presentazione Online del prodotto qualche giorno prima che venisse effettuato il lancio dell’AU sul mercato (che avvenne il 15 Gennaio 2020) e ricordo di essere rimasto incollato allo schermo del pc per tutta la durata della diretta. Divenne l’uomo più misterioso del mondo, i telegiornali non parlarono d’altro per settimane, vennero aperti molti fan club in suo onore e in molti dibattiti televisivi non si parlava d'altro che di lui.
Sembrava avesse meno di 30 anni, portava degli occhiali spessi, i suoi occhi erano grigi e i capelli corti, neri. Nessun neo o altro segno particolare in volto, il suo naso greco lo rendeva più affascinante di quanto sembrasse e le labbra erano piccole e strette. Tutti impazzivano per sapere di più su di lui. Non si è abituati al mistero in un mondo dove si può accedere ai dati di chiunque.

Lynom, di conseguenza, guadagnò miliardi con l’AU e il dispositivo venne venduto il tutto il globo. Una tecnologia perfetta, nessun bug, nessun difetto di fabbrica. Come diceva la mail che ricevetti, l’AU venne usato anche in medicina per le ricerche sul corpo umano e lo studio delle malattie infettive e un aiuto enorme sulle diagnosi poiché il processore registrava ogni tipo di malessere, sia fisico che mentale. Nell’istruzione veniva usato per le ricerche, venivano organizzate gite scolastiche in qualunque posto presente sulla terra. Bastava creare una stanza e invitare tutta la gente che si voleva, come nei videogiochi, le conferenze, cinema, shopping. Ha migliorato notevolmente la vita quotidiana di miliardi di persone. Anche i metodi di pagamenti online vennero aggiornati con l’AU, niente più carte di credito. Lewis Lynom reinventò il mondo digitale e fece dell’informazione una meraviglia.

La usai anche io, ovviamente.
Il pacco che mi venne consegnato era poco più grande di un pacchetto di sigarette, all’interno c’era un astuccio nero in plastica con scritto in oro AU e un foglio illustrativo di poche righe:

1. Mettersi comodi
2. Indossare le lenti a contatto e pronunciare la parola “Lux”
3. Godersi il viaggio
LEWIS LYNOM HA IL PIACERE DI PRESENTARVI
L'ILLIMITATORE ASTRALE


Decisi di sdraiarmi a letto. Tirai fuori le lenti a contatto dall’astuccio e le osservai sulle punte delle dita. Erano opache e di color bianco. Le appoggiai entrambe sui miei occhi, con cautela, mi appoggiai al cuscino e cercai di scandire bene la parola.
LUX
Un bagliore di luce mi accecò e vidi tutto nero per qualche istante. Riuscivo a sentire un fruscio, come se stessi camminando in mezzo ad un campo di grano. Poi mi parve di sentire lo scoppiettio di un camino, oppure qualcuno che camminava su dei rami secchi.
Aprii gli occhi e mi trovavo in una stanza completamente bianca, come la Struttura in Matrix.
“Wow” dissi prima che un uomo che riconobbi proprio come Lewis Lynom apparve dal nulla dietro di me.
“Ciao.”
Rimasi di pietra. Lynom non si mosse, era in stand by.
“Uhm...ciao”
“Ti do il benvenuto nell’Illimitatore Astrale, io sono Lewis Lynom. Tu come ti chiami?"
"Aiden" Lynom riprese a muoversi e mi sorrise.
"Bene...Aiden. Ti accompagnerò in questo brevissimo tutorial per aiutarti ad usare al meglio il programma, ti va?” Era vestito di Bianco e portava una cravatta rossa. I capelli ordinati e gli occhiali che di tanto in tanto tirava su con l’indice. Sembrava reale.
“D’accordo“ dissi
“Bene, pensa ad un qualsiasi posto ti venga in mente, uno che conosci bene, che ti faccia stare bene. Qualsiasi cosa.” sorrise di nuovo e andò di nuovo in stand by.

All’inizio credevo di pensare a casa mia ma era troppo scontato. Mi venne in mente poi quella gelateria a San Francisco dove papà mi portava da piccolo, ogni fine settimana e dopo un lieve lampo riuscivo a vedere davanti a me l’entrata della gelateria Stiamo al Fresco.. Ricordo benissimo quando stavamo seduti davanti alla vetrina a contare i piccioni che svolazzavano sulla strada, a gustarci le nostre coppette a due gusti e a ridere degli scherzi che facevamo alla mamma quando rientravamo dopo le lunghe passeggiate. Era un posto magnifico, così pieno di colori.
“Porca troia!” Gridai
“Magnifico, vedo che ti piace!” Disse Lynom sorridendo
“È tutto vero?” Gli chiesi
“Ovviamente no, è solo dentro la tua testa, ma le emozioni si. Quelle sono reali al 100%. Quello che vedi è una simulazione costruita interamente dal tuo cervello e grazie all’Illimitatore Astrale, tutto ciò a cui pensi viene registrato e materializzato davanti ai tuoi occhi. Mi segui fino a qui?”
“Direi di sì” rimasi a guardare la vetrina del negozio. Intorno a noi non c’era anima viva, la città sembrava deserta.
“Come mai non c’è nessuno?” Chiesi
“Il ricordo base mostra solo il luogo, sei tu a decidere se vuoi compagnia o no”
“Questo posto ha chiuso nel 2005, quando il signor Johnson morì. Sono più di quattordici anni che non ci entro”
“Beh, fatti un giro, no?”

Feci un bel respiro e mi avvicinai alla vetrina.
Non so bene come esprimere che emozioni stavo provando in quel momento, sentivo il mio cuore battere e le mani che tremavano. Non credevo di rivivere mai la sensazione di varcare ancora la soglia di Stiamo al Fresco e prendermi un gelato.
Aprendo la porta in vetro, il campanello d’entrata squillò con un motivetto allegro. Le pareti erano di colori diversi, c’erano molti quadri appesi di attori famosi degli anni cinquanta e sessanta. Il signor Johnson mi guardava dietro il bancone in vetro con tutti i gusti esposti.
“Buongiorno Aiden, ti stavo aspettando” Mi disse il signor Johnson.
“Davvero?”
“Ti preparo subito la tua coppetta”
“Si” Era tutto così reale, sembrava che non fosse passato nemmeno un giorno dall’ultima volta che entrai in quel posto così bello, così vivace.
Guardai Lynom dietro di me che mi rispose con due pollici alzati e un sorriso smagliante, poi mi voltai di nuovo verso il signor Johnson che mi porgeva la coppetta a due gusti.
“Ecco qua giovanotto, cioccolato e vaniglia" Mi sorrideva.
“Grazie” dissi. Presi la coppetta e assaggiai il gelato.
“Com’è?” Mi chiese curioso Lewis.
“Ottimo” dissi “però manca qualcuno”
“Chi?”
Chiusi gli occhi. Pensai alle fotografie incorniciate della mia famiglia che avevo in salotto. In una c’eravamo io e i miei genitori a tavola durante l’ultimo Natale di papà, prima che il cancro ce lo portasse via.
Pensai al suo viso, alla sua voce, alla sua risata, al modo in cui pronunciava il mio nome.
Riaprii gli occhi e lo vedevo seduto al tavolo davanti alla vetrina mentre osservava la strada deserta
Mi avvicinai a lui silenziosamente e appena sentì la mia presenza, si girò e mi sorrise.
“Ciao papà” dissi
“Aiden, vieni a sederti”
Lo feci.
Porca puttana, che giostra di emozioni che provai quel giorno.



  
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