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Autore: la luna nera    03/04/2020    3 recensioni
La Duke of Kent Music Academy è una delle più prestigiose scuole di musica dell'intero Regno Unito. Per Charlotte e Sophie, selezionate per un semestre di studi, è un'occasione unica e partono assieme all'insegnante per questa avventura. Ma l'Accademia non è solo musica e melodia, è anche un luogo in cui esistono storie inghiottite dallo scorrere del tempo.
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nel silenzio della notte Oliver aveva trasferito i file ricevuti da Ethan sul suo portatile. Nonostante l’ora tarda non voleva saperne di aspettare il giorno successivo, aveva già notato cose anomale ed interessanti e la curiosità lo aveva iniziato a divorare fin dalla ricezione del materiale.
Iniziò con il filmato realizzato poco prima da Ethan dalla finestra e che mostrava il parco retrostante l’edificio di notte: c’erano centinaia e centinaia di orbs fluttuanti in aria, non erano microscopici grani di polvere perché si muovevano assumendo direzioni non compatibili con brezze o aliti di vento. Alcuni salivano verso l’alto, poi precipitavano giù e si muovevano armoniosamente come se stessero danzando. Era evidentemente in atto una forte attività paranormale, peccato che non sapeva dell’apparizione del fantasma a cui avevano assistito Sophie e Charlotte prima di rientrare in camera, la sua supposizione circa la connessione fra orbs e entità ultraterrene avrebbe ottenuto conferma. Ma il bello doveva ancora arrivare: dopo aver visionato il filmato più recente, Oliver selezionò quello della biblioteca, breve ma non per questo meno interessante. Lo aprì ed iniziò a guardarlo. Man mano che esaminava quelle immagini, davanti ai suoi occhi sempre più stupiti si materializzava la conferma della presenza di un’entità extracorporea: i pochi frammenti del filmato della biblioteca mostravano una figura biancastra dalle inconfondibili fattezze umane. Era ciò che Oliver desiderava da anni! Finalmente aveva le prove dell’esistenza degli spiriti! I suoi occhi erano letteralmente incollati a quel monitor e nonostante l’ora tarda non aveva la minima intenzione di chiudere tutto e andare a dormire. Anzi, la sua testa era talmente carica che ebbe la brillante intuizione di processare quel breve filmato attraverso un’app per elaborare l’audio. Man mano che l’analisi avanzava Oliver non percepiva più lo scorrere del tempo, gli sembrava di aver lanciato il programma da ore e ancora l’esito non veniva mostrato. Poi all’improvviso un minuscolo segnale acustico segnalò la fine del processo: il file era pronto per essere ascoltato. Il ragazzo indossò le cuffiette  e premette “play”, sentì dei brusii quasi incomprensibili ma non si accontentò e provò ad ascoltare una, due, tre volte con l’ausilio di filtri e opzioni per rallentare lo scorrimento del materiale registrato.

E finalmente udì quello che sperava di udire.

Anzi, forse di più.
 
 
 


 
Le prove individuali si erano concluse nei tempi previsti, prima dell’ora di pranzo dovevano ritrovarsi tutti assieme nella grande aula per eseguire alcuni brani tratti dalla colonna sonora de “Il Signore degli Anelli” ed arrangiati dai maestri dell’Accademia. Fin dai primi istanti fu evidente che Oliver moriva dalla voglia di parlare con gli amici e riferire loro le incredibili novità da lui scoperte durante la notte, ma doveva fare il possibile per apparire tranquillo e non destare sospetti. Aveva lanciato sguardi piuttosto eloquenti verso i compagni di avventura che non erano passati inosservati ai destinatari. Anche loro fremevano dalla voglia di sapere cosa aveva scoperto, in particolare Ethan, autore dei filmati autoproclamatosi caposquadra. Dovevano tuttavia far finta di niente e impegnarsi come tutti gli altri giorni. Sì, perché mentre suonavano seguendo gli ordini del direttore d’orchestra, la professoressa Stanford gironzolava fra di loro, osservando in silenzio ogni singolo giovane musicista. Aveva uno sguardo estremamente indagatore, metteva pure ansia, i suoi passi felpati la portavano silenziosamente in ogni angolo della grande aula di musica. Si strofinava spesso le mani con fare calmo e pacato, sembrava desiderasse tenerle sempre calde ed ogni volta che lo faceva, chiudeva gli occhi per qualche istante respirando profondamente.
Nonostante alla fine il risultato di ogni esecuzione riscuoteva il consenso di tutti gli insegnanti, ai ragazzi veniva chiesto di provare nuovamente e la cosa si ripeté per almeno altre tre volte. E ancora la Stanford gironzolava fra di loro, sempre silenziosa e sempre intenta a strofinarsi le mani l’una con l’altra. Si avvicinò a Gary, concentrato come sempre sul pianoforte, lo osservava, in modo particolare teneva l’attenzione sulle sue mani che sfioravano i tasti con una tale leggiadria che sembravano accarezzarli piuttosto che premerli. Sorrise, sembrava particolarmente compiaciuta del risultato dello studente e mentre lo ascoltava, continuava a strofinarsi le mani. Passò oltre, raggiungendo la parte dell’orchestra dove stavano gli strumenti a fiato, indugiando proprio vicino a Charlotte. Lei suonava con tranquillità, era ben concentrata sulla musica e non si preoccupò più di tanto della presenza ingombrante a pochi passi da lei. Oliver osservava quell’insegnante, non riusciva a ricordare dove l’aveva vista, ma era pronto a scommettere che non si trattava di una semplice professoressa esperta di musiche antiche, c’era qualcosa di diverso e lui l’avrebbe scoperto a qualunque costo. Emily, introversa e timida, teneva la testa bassa e lo sguardo incollato allo spartito. Anche presso di loro la Stanford non smetteva di strofinarsi le mani e nessuno ne comprendeva il motivo. Proseguì oltre, passando in rassegna ma con apparente minor interesse, gli altri musicisti che suonavano corno, clarinetto, oboe e trombe. Si soffermò poi non troppo lontano dalle postazioni dei violini e prese a fissare Ethan e Sophie con occhi sottili, senza aprire bocca e respirando in modo profondo.
“La Stanford mi sta mettendo ansia.” Sophie posò il violino sulle ginocchia non appena ebbe terminato di suonare.
“Ci sta fissando in un modo che non mi piace affatto.” Confermò Ethan. “Secondo te abbiamo sbagliato a suonare?”
“Non credo, così su due piedi mi sembra di aver fatto tutto bene.” Controllò sul tablet lo spartito.
“Ascolta, dopo pranzo vediamoci in caffetteria, lì potremo parlare lontani da occhi e orecchie indiscreti. Oliver ha roba scottante fra le mani, oramai lo riconosco al volo ed è da quando siamo entrati qui che non sta più nella pelle. Se non vuota il sacco, esplode.”
“Sì, l’ho notato anch’io.” Si strinse fra le braccia. “A me comunque quella donna mette i brividi.”
“Tranquilla dolcezza, il vostro fedele e devoto cavaliere vi difenderà sino allo stremo dalla minaccia della sinistra signora.”
Sophie roteò gli occhi e si lasciò sfuggire un sorriso, sorriso che non passò inosservato all’insegnante che mai li aveva persi di vista.
 
 
 
 




 
“Sophie Jackson ed Ethan Foster.” Il direttore Cowen porse i fascicoli dei due studenti alla Stanford che prese immediatamente ad esaminarli. “E’ proprio sicura che possano essere loro?”
“E’ uno di loro, ne sono certa.” I suoi occhi leggevano le informazioni riportare nei rispettivi documenti. “Ho percepito moltissime emozioni fra i ragazzi ed è una cosa più che normale in ambienti come questo.” Ripose il tutto sul tavolo. “Storielle fra gli studenti rientrano nella normalità, vengono qui, si conoscono, si prendono in simpatia, si frequentano e poi quando il semestre termina, termina anche l’infatuazione, ognuno torna a casa e tutto muore lì. Quello che ho percepito e che proviene da uno di questi due studenti è molto più forte e profondo, molto probabilmente esisteva già da prima. Sicuramente Mathilde ha seguito la scia emozionale ed è tornata nella nostra dimensione.”
“E lei ritiene che anche Arthur sia tornato per lo stesso motivo?”
“E’ prematuro azzardare un’ipotesi, devo ancora fare delle indagini più approfondite. Devo muovermi con grande circospezione, non devo assolutamente dare nell’occhio, soprattutto con gli altri insegnanti, ma soprattutto devo agire con estrema cautela per non urtare la sensibilità di Arthur, lui è molto suscettibile.”
“Questo lo so bene.” Si mise seduto facendosi scuro in volto. “Vuole assolutamente evitare che accada di nuovo ciò che ha fatto la sua amata, il problema è che non sappiamo mai come si manifesta, se attacca in modo violento o si limita a mandare segnali di avvertimento. Non posso permettere che sia gli studenti che gli insegnanti corrano rischi, in primis per loro e poi per il buon nome dell’accademia.”
“Stia tranquillo e mi dia un po’ di tempo. Dal 1898 non è più accaduto nulla di simile, io agirò con discrezione e professionalità così come hanno fatto mia madre, mia nonna e la mia bisnonna. Nel caso Arthur o la stessa Mathilde causassero un minimo fastidio, farò quel che devo fare.”
“Ho la massima fiducia in lei.”
 
 
 
 



Gary era seduto ad un tavolino della caffetteria in attesa dell’arrivo degli amici. Aveva il cellulare fra le mani e per ingannare il tempo stava rileggendo i messaggi scambiati in chat con Charlotte. Fra di loro era nata un’intesa incredibile, sembrava si conoscessero praticamente da sempre, infatti gli era venuto spontaneo e naturale confidarsi con lei. E non aveva sbagliato perché Charlotte lo aveva accolto nella sua vita con il sorriso, con la sua spontaneità e il suo calore umano. Lui si era confidato, aveva alleggerito il suo cuore raccontandole le rinunce, le frustrazioni e i suoi sogni nel cassetto, stava bene da quando il loro rapporto aveva preso a crescere e consolidarsi. Suonare con lei gli era venuto naturale, l’intesa era stata immediata e non aveva ancora digerito la sostituzione con Iris. Certo, il loro rapporto non si sarebbe per questo logorato, ma vedere Iris a fianco del pianoforte e non Charlotte non lo spronava a dare il meglio di sé. Man mano che i suoi occhi rileggevano quelle parole, sentiva crescere il desiderio di vederla, di parlarle, di scriverle un messaggio anche solo per chiederle dov’era, solo gli mancava quel briciolo di coraggio necessario. E quante volte si era bloccato, quante volte gli era mancato il coraggio di scriverle anche un semplice “ciao” e premere la freccetta per l’invio, facendosi mille film mentali sul fatto che lei potesse essere impegnata o potesse non gradire, cosa dirle o cosa risponderle….. Si sentiva stupido, eppure non riusciva a seguire la voce del suo cuore e quella scia di emozioni che scaturiva  dai semplici  messaggi scambiati. Com’era piacevole rileggere la loro chat, vedere tutte quelle faccine di commento alle prove, ad Iris, agli insegnanti…. Si lasciò sfuggire un sorriso, mentre sentiva il suo cuore battere sempre più forte. Gli mancavano quelle ore di prova con Charlotte, gli mancavano da morire. Con Iris tutto appariva più pesante e noioso, quasi forzato, come se lei volesse a tutti i costi dimostrare di essere la più brava dell’intera accademia. La maggior parte degli altri studenti si trovava lì per fare esperienza, per migliorarsi e suonare con altri giovani musicisti per puro e semplice amore per la musica. C’era un briciolo di competizione in alcuni, specie nei suoi confronti visto il curriculum, ma erano soggetti isolati. Forse la stessa Charlotte si era sentita a disagio all’inizio, ma tutto si era dissolto nel giro di pochi giorni. Sorrise, aveva lo sguardo sognante, se ne rendeva conto, poi la vide arrivare ed il suo volto si illuminò. Chiuse immediatamente la chat e posò il cellulare sul tavolino.
“Ciao!” Charlotte lo salutò allegramente sedendosi accanto a lui. “Pensavo di essere in ritardo, è tanto che aspetti?”
“Oh no, un paio di minuti.”  Sorrise guardandola, poi abbassò lo sguardo perché sentiva le sue guance sempre più calde. ”A-Allora… come…come va con Elise e la sua arpa magica?”
“Puah, una noia mortale, credimi.” Sbottò visibilmente disgustata. “Tu pensa che prima di  iniziare a provare deve fare esercizi per i muscoli di braccia e mani, poi cinque minuti di rapida meditazione…. Insomma deve fare i suoi comodi, poi suoniamo.” Notò la faccia divertita di Gary.” Vorrei vedere te al mio posto!”
“Scusa, mi sono immaginato la scena.” E la cosa gli aveva strappato una piccola risata.
“Piuttosto…. Come va con Iris?”
“Oh, una favola. Iris è brava, molto brava, anzi, fenomenale! Suoniamo che è una meraviglia, ti farei vedere la soddisfazione dei professori, quando ci ascoltano hanno gli occhi pieni di stelle.”
“Ma dai!” Aveva afferrato l’ironia delle sue parole e decise di stare al gioco. “L’ho sempre pensato anch’io, i fenomeni devono stare coi fenomeni, mica con le schiappe.”
“D’accordissimo con te. E posso dire che come suona lei Moon River, non la suona nessuno.”
“Mhm, non vedo l’ora di ascoltarvi.”
“Resterai senza parole.”
“Immagino. Beh, almeno mi sono risparmiata lo strazio di suonare con te.”
“Strazio?”
“Certo! Io non ho mica voglia di umiliarti con la mia maestria e il mio sconfinato talento musicale!”
“Come?”
“Pensavi fossi io la schiappa? Siete tu e la tua adorabile compagna, cosa credevi?”
“Non l’ho mai messo in dubbio, nemmeno per un istante.”
“Bravo, risposta esatta.”
Scoppiarono a ridere e prima che la loro conversazione potesse continuare furono raggiunti dal resto della combriccola.
“Scusate il ritardo e il disturbo, piccioncini.” Ethan irruppe allegramente come il suo solito. “Ho interrotto qualcosa?”
“No, siediti e risparmiati le battute.” Gary gli fece spazio per dar modo anche ad Oliver, Sophie ed Emily di prendere posto attorno al tavolino.
“Allora… Il nostro amico scalpita da stamani, immagino tu abbia grandi notizie, hombre.”
Quello accennò un sorrisetto. “Grandi notizie? Signori, io ho le prove.” Oliver parlò in modo diretto guardando negli occhi uno ad uno gli amici. Proseguì poi a voce bassa. “Adesso vi mando un video, voi guardatelo e soprattutto ascoltate l’audio. Mettete le cuffiette e fate attenzione.” Attese che tutti fossero pronti ed inviò il filmato opportunamente analizzato.
Come lo ricevettero, scaricarono immediatamente il file ed attesero qualche istante per poterlo visionare: c’era ben riconoscibile  la figura biancastra apparsa ad Ethan ed Emily in biblioteca, nel momento in cui questa muoveva lievemente gli arti superiori si sentiva qualcosa, una specie di fruscio.
“Quello è un fantasma. Incredibile!” Sussurrò Gary. “Ma non riesco a capire se è lui a provocare quel rumore che si sente o ci sono interferenze.”
“Vi mando ora lo stesso file: ho rallentato il filmato e utilizzato dei filtri particolari per rendere l’audio più pulito.”
Come ricevettero quanto detto da Oliver, ascoltarono di nuovo e lo stupore calò contemporaneamente su tutti quanti: le loro orecchie udirono in modo chiaro e inequivocabile la frase I am Mathilde.
 
 







 
Buon Pomeriggio a tutti!
Permettetemi di dire GRAZIE a tutti voi che mi state dando fiducia e continuate a seguire e commentare la storia. Come forse qualcuno sa, ho qualche difficoltà in più a scrivere e devo arrangiarmi come posso, per cui è possibile che ci siano errori o discorsi non chiarissimi. Vi chiedo scusa e, nel caso li notiate, vi sarei grata della segnalazione così da poter correggere.
Per quanto riguarda la storia, continuano i misteri sulla Stanford che già ha incuriosito molti lettori. Continuate a tenerla d’occhio, mi raccomando! E poi Gary sembra sul punto di crollare sotto le frecce di Cupido… Ma la cosa interessante è Mathilde che si è rivelata ufficialmente nel corso dell’apparizione in biblioteca. Perché lo avrà fatto?
 
Ancora grazie a tutti per il prezioso supporto e teniamo duro: andrà tutto bene! Ce la faremo!
 
Un abbraccio
La Luna Nera
 
 
 
 
 
 
  
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