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Autore: bluebb    03/04/2020    1 recensioni
[presenza di OC] [future!fic] [next gen bnha] [segue la trama di Dazzling Blackout]
Dal testo:
“Ti aspettavi qualcosa di diverso dai nostri figli?” Todoroki gli porse la birra sfoggiando il sorriso più amaro della sua vita. E quello era già assurdo di per sé.
Bakugou afferrò la bottiglia e annuì, mentre si appoggiava al balcone e sbuffava.
“Ah sì? E che ti aspettavi?” Shoto conosceva già la risposta. La domanda era puramente di rito.
L’amico si unì alla sua amarezza “Che non avrebbero fatto i nostri stessi errori.” avvicinò la bottiglia alla sua, per brindare “A quanto pare certe cose non cambiano mai.”
FF ambientata nel futuro con protagonisti i figli di alcune ship del fandom. I personaggi principali di BNHA saranno comunque parecchio presenti durante tutta la narrazione.
Genere: Angst, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Nuovo personaggio, Shouto Todoroki
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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Dusty Files.




 
Davanti al dormitorio della 1-A, Ichiro e Kyoko stavano ancora parlando con i rispettivi fratelli. Ayano era visibilmente in apprensione per il fratello, bianco come un cencio e la bocca incurvata in una smorfia tremolante di pianto, e continuava a rassicurarlo che sarebbe andato tutto bene.

Kei e Kyoko rimanevano invece seduti sugli scalini, entrambi troppo sopraffatti dalle emozioni di quella singolare giornata.

“A te papà non è sembrato strano?” la ragazza si rigirava tra le mani il cellulare, sovrappensiero, con in testa l’espressione persa e preoccupata che aveva assunto Katsuki mentre raccontava la dinamica dell’incidente. Kyoko non ricordava di averlo mai visto così stralunato prima di allora.

“E mamma allora? Nonostante stia cercando di mantenere un tono e dire che è tutto sotto controllo, le tremano fin troppo le mani per andare tutto bene. Poi Kimura? I servizi segreti non entrerebbero in azione se non fosse una faccenda seria.” Kei, le spalle incurvate e i gomiti poggiati sulle ginocchia, aveva la stessa espressione pensierosa da tutto il pomeriggio, da quando erano saliti in macchina per raggiungere l’ospedale, fino a quando Shinso non li aveva riaccompagnati alla U.A.

“Hai ragione, ma che possiamo fare?”

Kei si alzò e scosse la testa “Noi niente, possiamo solo sperare di avere qualche informazione in più nei prossimi giorni… e soprattutto augurarci che non sia qualcosa di troppo grave. Controllerò i giornali e qualche notizia su internet, tu fai lo stesso. Beh, credo che io e Ayano dovremmo tornare ai dormitori prima del coprifuoco, ci sentiamo sorellina.” le scompigliò i capelli e si allontanò, richiamando la sorella di Ichiro.

Dopo poco Midoriya si avvicinò a Kyoko, ancora seduta sugli scalini, intenda a controllare le notifiche sul cellulare: qualche chiamata persa, diversi messaggi da alcuni della classe che chiedevano cosa fosse successo. Sospirò e si rivolse a Ichiro, ancora parecchio scosso “Coraggio Ichiro, non preoccuparti, i nostri padri sono forti. Se la caveranno.”
Dentro il dormitorio, si sorpresero nel non trovare nessuno in sala comune. Effettivamente, era pomeriggio inoltrato, probabilmente tutti stavano già facendo i compiti che Monoma aveva assegnato per il giorno dopo, oppure stavano riposando.

Entrarono in ascensore “A che piano sei tu?” Kyoko indugiò sui tasti, rivolgendosi al compagno.

“Terzo.” rispose Ichiro, con le mani in tasca e gli occhi bassi, ancora lucidi.

Pigiò entrambi i numeri e salutò con un cenno del capo e un sorriso mesto l’amico, quando l’ascensore si aprì sul suo piano. Richiusesi le porte, si lasciò andare in un rumoroso sospiro liberatorio; se l’inizio di quella giornata le era sembrato tremendo, la fine era proprio una catastrofe.

Arrivata all’entrata del piano, rimase ferma, le mani in tasca e il labbro inferiore tormentato dai suoi denti. A destra c’era l’ala femminile, la sua stanza e, a quanto aveva saputo, quella di Yukiko. A sinistra l’ala maschile e una certa curiosità di scoprire chi fosse stato piazzato sul suo stesso piano. C’era Yukiko che poteva darle conforto e avrebbe anche avuto l’occasione di scoprire cosa fosse successo durante la sua assenza. L’immagine di Ryo di diverse ore prima si sovrapponeva a qualsiasi decisione lucida, il bisogno di ricevere un suo consiglio era vivido, quello di recuperare le settimane di assenza ancora di più.

Adocchiò le telecamere, batté il piede per un po’ e alla fine andò a destra: la via più sicura era quella della prudenza.
 

 
- - -
 
 
Quando Katsuki ebbe finalmente sott’occhio il fascicolo del caso, era ormai sera. In quelle ore c’era stato un gran trambusto tra la stanza d’ospedale e gli uffici della polizia investigativa.

Shinso aveva riportato ai dormitori i ragazzi, Uraraka e Kimiko erano rimaste a vegliare sui rispettivi mariti e Shoto, in compagnia di Aizawa e Kimura, erano andati a recuperare i file necessari per rendere partecipe Bakugou delle indagini. Alla fine, quasi ora di cena, si ritrovarono nella sua stanza, in silenzio, mentre Katsuki leggeva il fascicolo. Gli rodeva non solo che non fosse al corrente di quella storia, ma anche che non riuscisse a tenere in mano una cazzo di cartella. Kimiko infatti la teneva per lui e girava le pagine al posto suo.

“Voi starete scherzando?” disse dopo essersi fatto un’idea.

“Purtroppo qui non ci sono scherzi Bakugou, anche se vorremmo fosse così.” Kimura osservava dalla finestra il parco dell’ospedale, molto inquieto. Chiuse le tende e si rivolse direttamente a un Ground Zero molto poco in forma e con solo un briciolo di pazienza rimasto “Ci tengo a precisare che a parte Nishimura, mia allieva e facente parte della squadra investigativa, e di Aizawa, nessuno in questa stanza era a conoscenza del caso.”

“Perché non siamo mai stati presi in considerazione per le indagini?” Todoroki, accanto a Uraraka, cercava di mantenere un’espressione rilassata, anche perché le ferite al naso e alla fronte non gli permettevano di aggrottare le sopracciglia.

“Perché meno persone hanno a che fare con questa storia, meglio è.” Kimura aspettò qualche tipo di reazione dai presenti, poi continuò “Il caso è aperto da ventidue anni e diverse agenzie ci hanno lavorato, per poi abbandonare le indagini e dare le dimissioni.”

“Come mio padre.” anticipò Shoto. Kimura annuì di rimando, afferrò un fascicolo sulla scrivania.

“Endeavor e la sua agenzia si tirarono indietro dopo che Hawks, all’anagrafe Keigo Takami, subì un incidente che portò alla sua sospensione sul campo per oltre cinque mesi.”

Katsuki ricordava quell’evento: la notizia del temporaneo ritiro dell’eroe alato portò parecchio scalpore e si ipotizzarono molte teorie sul perché Hawks avesse deciso di congedarsi dalla scena per un po’. A pensarci, non si seppe mai il reale motivo.

“Ma perché Hawks si ritirò?”

“Perché aggredì un agente, Uravity.” Kimura sospirò, per poi mostrare ai presenti le foto e il verbale della faccenda “Vedete, molti agenti e eroi hanno rinunciato al caso perché sono cambiati, alcuni impazziti e a volte… morti.”

“Vai al punto Kimura, con chi abbiamo a che fare?” Bakugou aveva sempre detestato le premesse dove si evince quanto il cattivo di turno sia pericoloso e altre chiacchiere inutili.

“È proprio questo il problema: non lo sappiamo.” passò altre foto a tutti, a Katsuki bastò che Kimiko voltasse qualche pagina per ritrovarsi davanti l’identikit del soggetto “La sua identità è ignota, sappiamo solo che è un eccentrico sociopatico che ama mascherarsi da un personaggio immaginario da cui proviene anche il nome del nostro caso, ovvero Mind Flayer.”

“Mind cosa?” Todoroki sfogliava turbato e confuso le foto identificative.

“Il Mind Flayer è un viaggiatore dimensionale, schiavista che si ciba di cervelli e che, soprattutto, sa controllare le menti.”

“Vedo che Ground Zero se ne intende.”

“Ho il mio passato da giocatore di D&D, ispettore Kimura.” Bakugou si ricordava di quel nemico bastardo perché in una campagna ci era morto contro come un coglione.

“In ogni caso il nostro uomo ama mascherarsi da lui, con elaborati costumi fantasy e una maschera integrale dotata di tentacoli simili a quelli di un cefalopode, che non lascia trasparire nulla del suo vero aspetto. Inoltre sembra quasi un fantasma: in ogni attacco non ha mai lasciato una traccia, né un’impronta né un capello.”

"Perché è così difficile prenderlo? In ventidue anni non ci siete mai andati nemmeno vicini.”

“Questo perché, signor Bakugou, il nostro uomo sembra essere in tutto e per tutto un Mind Flayer: se viene ripreso dalle telecamere fa sparire le sue tracce, come se si teletrasportasse, ma soprattutto il suo quirk è la sua arma maggiore. Le vittime risultano in stato di shock, vaneggiano, fanno azioni insensate e dell’incontro con lui hanno ricordi confusi o in certi casi inesistenti.”

“E immagino che sui registri dell’anagrafe non risulti nessuno con un quirk del genere.” Uraraka sembrava aver perso tutto il suo colore naturale. Probabilmente, come Katsuki, stava pensando alle condizioni di Izuku.

“Esatto, tutti gli individui con un quirk simile sono stati interrogati e scartati. Abbiamo sempre pensato che il nostro uomo non avesse mai dichiarato il suo quirk o che sia riuscito in qualche modo a camuffarlo così da non farlo risultare sulle documentazioni.”

“Quindi insomma non abbiamo niente in mano. Qui leggo che il soggetto è stato inattivo per molto tempo, l’attacco fatto ai danni di Deku è il primo dopo otto anni di silenzio.”

“In realtà il nostro primo pensiero è stato che volesse attaccare proprio uno di voi, così da attirare l’attenzione nuovamente su di lui.” Aizawa si fece avanti, notando Bakugou sfregarsi gli occhi “Però io consiglierei di continuare questo discorso quando Ground Zero sarà in grado di muoversi e si sarà riposato a dovere. Domani verrà Eri per ristabilire le tue condizioni, poi ci metteremo al lavoro.”

“Per fortuna…” sussurrò Bakugou, mentre Kimiko lo aiutava a stirarsi.

Dopo pochi minuti si congedarono tutti, ad eccezione di sua moglie che si era lasciata andare sulla poltroncina accanto al suo letto. Aveva tenuto duro da quando era arrivata in ospedale, una spessa maschera di professionalità le aveva permesso di non lasciarsi coinvolgere eccessivamente, nemmeno quando i loro figli erano stati con loro nella stessa stanza.

“Oi,” la chiamò, Kimiko sollevò appena lo sguardo oltre la mano che sorreggeva il viso “stai tranquilla, domani mi rimettono in piedi, lo hai sentito anche tu.”

“Sai che non sono preoccupata per quello, Katsuki.” appoggiò il capo contro lo schienale della poltrona, ad occhi chiusi.

“Rendimi partecipe dei tuoi misteriosi dubbi allora.”

“È solo che, non lo so, pensavo che questo caso non avrebbe mai raggiunto anche voi. Molti agenti si sono persi durante gli anni e più che per la vostra salute fisica, temo per la vostra sanità mentale.”

“Pensi che Deku rimarrà in quello stato per sempre?”

“Io… non lo so, ma è una possibilità da tenere in conto.”

Katsuki deglutì, l’immagine dell’amico di infanzia completamente stravolto da quello strano quirk lo disturbava e non poco. Avvertì la mano di Kimiko prendere la sua, per poi portarsela alle labbra per donargli un delicato bacio.

“Parliamo di cose più importanti invece.” cominciò Katsuki, con Kimiko che inclinava leggermente la testa un po’ confusa “Che impressione ti ha fatto Kyoko?”

“Mi è sembrata parecchio giù, probabilmente il tuo incidente è stata la bastonata finale di oggi. Perché me lo chiedi?”

“Mmh, ho avuto come l’impressione che ci fosse qualcos’altro sotto. Come se avesse omesso qualcosa nel racconto.”

“Sai che non dovresti analizzare i tuoi figli come se fossero i sospettati di un delitto, vero amore?”

Katsuki rise “Deformazione professionale, che vuoi farci.”

“Comunque sono d’accordo con te, magari dopo che ti sarai rimesso in sesto farò un salto alla U.A., forse Monoma mi saprà dire qualcosa in più.” si allungò su di lui, passò una mano tra i capelli, attenta e leggera al tocco “Nel frattempo però vedi di riposare Ground Zero, domani sarà un’altra giornata carica di lavoro.”

La baciò, calmo e rilassato, il primo momento di vera quiete dopo quella lunga giornata. Aveva quarant’anni ormai e nonostante tutto Kimiko rimaneva il migliore calmante, la cura lenitiva per il suo umore. Forse era anche grazie a lei che il suo carattere, con gli anni, si era leggermente smussato.

“Buonanotte Ground Zero, a domani.”

“Notte, Amethyst Lady.”

La seguì con lo sguardo fino a quando non chiuse la porta. Sospirò e prese, senza poche difficoltà, il fascicolo del caso sul suo comodino. Osservò ancora una volta le foto identificative: il loro uomo amava davvero essere un Mind Flayer. Bisognava stabilire un punto di partenza e forse era il caso di tirare fuori qualche vecchio manuale di gioco.
 
 





ANGOLO AUTRICE
Sì, alcuni di voi sono stati bravi, ci avevate visto giusto. Mi sono fregata da sola quando ho scritto della maschera tentacolosa. Chapeau a voi, cari lettori.
 
Ora però c’è bisogno di un piano d’azione. Magari ne vedremo le bozze nel prossimo capitolo: Can someone please propose a scheme?
 
Hang in there
 
-bluebb
   
 
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